Cosa manca a Vito Mancuso per essere un teologo cattolico?
- Ultimissime
- 26 Mag 2015
Se ponessimo la domanda: “Che cosa manca a Vito Mancuso per essere un teologo cattolico”, molti risponderebbero ricordando il rifiuto dei principali teologi –come abbiamo mostrato– a considerarlo tale (compresi i suoi formatori). Altri ricorderebbero il suo credo gnostico e panteista: proprio recentemente ha sostenuto che «occorre approdare alla convinzione che la Terra sia un unico organismo vivente chiamato Gaia». Altri ancora si soffermerebbero sul suo ateismo filosofico dato che l’editorialista di Repubblica sostiene che i miracoli, compresi quelli evangelici, non sono opera di Dio ma «sorgono dal basso, dall’energia della mente umana».
In realtà quel che principalmente manca a Mancuso è proprio la fede cattolica, non aderendo a nessun fondamento del cattolicesimo (dal peccato originale al principio di autorità della Chiesa e della lettera biblica, fino alla negazione di «circa una dozzina di dogmi della Chiesa cattolica» come ha scritto La Civiltà Cattolica). In secondo luogo manca a Mancuso la capacità di essere teologo, come ha spiegato il teologo e filosofo Antonio Livi: «è teologo nel senso che insegna Teologia ma l’effettivo contenuto e l’impianto metodologico» del suo pensiero «sono in netta contraddizione con l’idea stessa di teologia».
Un esempio è il suo ultimo articolo/relazione intitolato “Cosa manca alle religioni per accettare l’omosessualità” nel quale ha tentato di confutare gli argomenti delle religioni contrari ai comportamenti omosessuali. Un tentativo non riuscito, nel quale in realtà si è continuamente confuso tra persone omosessuali, inclinazione omosessuale e comportamento omosessuale. Prendiamo in considerazione la sua obiezione alla posizione della Chiesa cattolica: «In ambito cristiano gli argomenti contro l’amore omosessuale sono due: la Bibbia e la natura. Il primo si basa su alcuni testi biblici che condannano esplicitamente l’omosessualità, in particolare Levitico 18,22-23 e 1Corinzi 6,9-10. L’argomento scritturistico è molto debole, non solo perché Gesù non ha detto una sola parola al riguardo, ma soprattutto perché nella Bibbia si trovano testi di ogni tipo, tra cui alcuni oggi avvertiti come eticamente insostenibili. I testi biblici che condannano le persone omosessuali io ritengo siano da collocare tra questi, accanto a quelli che incitano alla violenza o che sostengono la subordinazione della donna. E in quanto tali sono da superare».
L’obiezione del teologo di Carate Brianza è molto debole: mentre i padri della Chiesa (partendo già dall’apostolo San Paolo) non hanno dato applicazione letterale alle immagini violente della Bibbia, mentre hanno progressivamente abbandonato un giudizio negativo sulla donna frutto della mentalità dell’antichità (extracristiana), non hanno invece mai attenuato la forte condanna dell’Antico Testamento verso i comportamenti omosessuali. C’è dunque un giudizio negativo continuo ed ininterrotto nella storia della Chiesa sull’omosessualità e non sarà certo il teologo di Repubblica ad interromperlo. Tanto meno va preso sul serio quando si erge a giudice universale su ciò che andrebbe superato o meno degli scritti biblici. Per quanto riguarda invece l’obiezione rispetto alla non menzione di Gesù, invece, ricordiamo che il Messia non parlò mai nemmeno contro poligamia e incesto, non condannò mai la schiavitù, la massoneria o l’uccisione deliberata degli animali ecc. Questo ovviamente non comporta che i cattolici debbano mettere in pratica questi comportamenti.
Passando al secondo argomento contro cui cerca di opporsi, ha affermato: «c’è un imprescindibile dato naturale che si impone alla coscienza al punto da diventare legge, legge naturale, il quale mostra che il maschio cerca la femmina e la femmina cerca il maschio, sicché ogni altra ricerca di affettività è da considerarsi innaturale. Personalmente non ho dubbi sul fatto che la relazione fisiologicamente corretta sia la complementarità dei sessi maschile e femminile, vi è l’attestazione della natura al riguardo, tutti noi siamo venuti al mondo così. Neppure vi sono dubbi però che anche il fenomeno omosessualità in natura si dà e si è sempre dato. Occorre quindi tenere insieme i due dati: una fisiologia di fondo e una variante rispetto a essa. Come definire tale variante? Le interpretazioni tradizionali di malattia o peccato non sono più convincenti: l’omosessualità non è una malattia da cui si possa guarire, né è un peccato a cui si accondiscende deliberatamente. Come interpretare allora tale variante: è un handicap, una ricchezza, o semplicemente un’altra versione della normalità? Questo lo deve stabilire per se stesso ogni omosessuale. Quanto io posso affermare è che questo stato si impone al soggetto, non è oggetto di scelta, e quindi si tratta di un fenomeno naturale. E con ciò anche l’argomento contro l’amore omosessuale basato sulla natura viene a cadere».
Ecco la confusione di Mancuso: è partito parlando di “ricerca dell’affettività”, dunque di comportamento omosessuale, ed è finito parlando di omosessualità come inclinazione che non è frutto di una scelta. Ha mischiato i piani probabilmente non conoscendo nemmeno la posizione della Chiesa: è vero che l’omosessualità è un’inclinazione della persona ma non è affatto ritenuta un peccato dalla Chiesa. Il problema sono invece i comportamenti omosessuali, quelli sì frutto di una scelta, e sono essi ad essere ritenuti un disordine affettivo dalla Chiesa, un’esplicita contraddizione tra l’orientamento fisiologico/anatomico della propria corporeità e la propria psicologia. Un peccato, cioè un inciampo al bene dell’uomo, vivere con questa dicotomia interna è un ostacolo alla propria realizzazione. Banale anche l’argomentazione dell’ex prete brianzolo sul fatto che l’omosessualità è presente in natura e dunque sarebbe una variante naturale dell’ordinario: in natura esistono anche un’infinità di inclinazioni dannose, disturbi e perversioni (anche sessuali) e non certo per il fatto che esistano debbono essere ritenute varianti naturali e/o equivalenti dell’ordinario.
La conclusione di Mancuso è la «piena integrazione sociale di ogni essere umano a prescindere dagli orientamenti sessuali. Accettare una persona significa accettarla anche nel suo orientamento omosessuale. Non si può dire, come fa la dottrina cattolica attuale, di voler accettare le persone ma non il loro orientamento affettivo e sessuale, perché una persona è anche la sua affettività e la sua sessualità». Ancora una volta Mancuso si confonde: la Chiesa accoglie qualunque persona con orientamento omosessuale, che compia atti omosessuali o meno. Il comportamento omosessuale, tuttavia, lo considera un peccato e invita il soggetto all’astinenza per un cammino ordinato con la sua vera identità, proposta accolta da tanti omosessuali che infatti hanno scoperto così la loro felicità (si veda, ad esempio, la testimonianza di Philippe Ariño).
Nessuna confutazione dunque, anche perché la posizione cristiana è il rispetto della volontà Dio nel crearci maschi e femmine e di donare all’uomo la compagnia della donna, e alla donna la compagnia dell’uomo perché fossero una cosa sola nel cammino della vita. Come ha spiegato Papa Francesco, «la Chiesa offre una concezione della famiglia, che è quella del Libro della Genesi, dell’unità nella differenza tra uomo e donna, e della sua fecondità». In ogni caso non ci aspettavamo poi molto da Vito Mancuso. Se un teologo è colui che è capace di «mantenere la religione legata alla ragione e la ragione alla religione», secondo la definizione data recentemente da Benedetto XVI, allora hanno ragione tutti coloro che rifiutano di riconoscerlo come tale.
La redazione
30 commenti a Cosa manca a Vito Mancuso per essere un teologo cattolico?
Ciò che non mi convince di Mancuso è la tristezza di fondo che pervade i suoi scritti… qualcosa manca davvero…non c’è apertura autentica, meravigliata, al trascendente…
Mancuso non mi preoccupa. Ha abbracciato il catechismo di Repubblica in pieno e dirà sempre questo per essere, a sua volta, riabbracciato da Repubblica. Il problema grosso è l’identità cristiana smarrita a partire dai Vescovi che imbarcano nei seminari e nel clero fiumane di persone che la pensano come Mancuso e, in troppi casi, praticano quello che pensano nel pieno silenzio dei superiori. Il fenomeno andrebbe affrontato seriamente altrimenti ci si sveglierà di colpo come il Vescovo di Dublino che non si trova coi conti: scuole cattoliche,parrocchie ecc…ma la gente esprime una mentalità anticristiana. Le contraddizioni interne non sono riconducibili all’umana fragilità ma a una forma mentis pervasiva, uno stile antievangelico. I più accorti,vescovi e preti, tacciono perché consapevoli di cosa si tollera in casa propria. E per questo la parola passa a Mancuso.
Mancuso, per ora, pensa parla e scrive come Giuda: speriamo non perseveri fino alla fine!!!
Beh, Mancuso ripropone la vecchia eresia pelagiana. Lui afferma che la «salvezza dell’anima» vada intesa come una vera e propria “auto-redenzione” da parte dell’uomo “illuminato”: «La salvezza dell’anima – scrive Mancuso – dipende dalla riproduzione a livello interiore della logica ordinatrice che è il principio divino del mondo;non dipende dall’adesione della mente a un evento storico esteriore, sia esso pure la morte di croce di Cristo, né tanto meno dipende da una misteriosa grazia che discende dal cielo».
Non so se vi rendete conto: in questo modo Lui rende la risurrezione di Cristo risulterebbe del tutto superflua: essa, per Mancuso, «non ha alcuna conseguenza soteriologica, né soggettivamente, nel senso che salverebbe chi vi aderisce nella fede visto che la salvezza dipende unicamente dalla vita buona e giusta; né oggettivamente, nel senso che a partire da essa qualcosa nel rapporto tra Dio e il genere umano verrebbe a mutare».
Vanificata così la soteriologia, ne consegue la negazione della possibilità di una condanna eterna, e così anche il dogma dell’Inferno viene contraddetto: esso sarebbe «un concetto teologicamente indegno, logicamente inconsistente, moralmente deprecabile».
E qui mi scappa da ridere: oltre a negare il valore redentore della morte di Cristo nega anche l’inferno, affermato svariate volte da Gesù stesso e da innumerevoli santi che ne hanno avuto nitida visione.
Direi che se definiamo cattolico Mancuso, dunque, potremmo benissimo beatificare MAOMETTO. A livelli di fedeltà alla dottrina e al Vangelo siamo li. 🙂
Scusa se mi permetto una domanda. Ma nelle chiese tu senti parlare di salvezza o inferno? Io raramente, per non dire mai. Per questo Mancuso per me è irrilevante. Nel senso che è una pagliuzza rispetto alla trave rappresentata dalla tiepidezza che trovi nel mondo del clero. Insomma, leggendo Mancuso mi sorge la domanda:” ma questo in chi o cosa crede?” e col sorriso mi rispondo: “in se stesso”. Ma ascoltando tanti preti e vescovi rispondo alla medesima domanda senza più sorridere. Il problema è “dentro” non “fuori”. Fraternamente.
È vero che nella Chiesa manca la predicazione dei nuovissimi, ma è altrettanto vero che nessuno si sogna di pronunciare tesi come quelle di Mancuso ( a parte padre Alberto Maggi e qualche altro).
Dei novissimi, non dei nuovissimi. Il correttore automatico detta leffe, come sempre. 🙂
Ecco appunto!!! Legge non leffe!!!
A che si deve questa mancanza? (sempre se mi posso permettere)
Si deve al fatto che la Chiesa, sotto molti aspetti, si è adattata al mondo nella predicazione. Il problema è che poi ti trovi “cattolici” che praticano l’occultismo (venendo anche posseduti), che credono nella reincarnazione, che non sanno cosa sia la Santissima Trinità e via discorrendo.
La Chiesa e’ certamente fedele alla dottrina, ma secondo me molti sacerdoti dovrebbero predicare in maniera più efficace.
Io credo che “la bocca parla dalla pienezza dl cuore”.Se certe cose non vengono più pronunciate è perché semplicemente sono scomparse dalla vita e dal cuore. Fidati. Stamm chiù ‘nguaiat e mancus
Il pelagianesimo di Mancuso emerge quando afferma che la morale cattolica debba essere cestinata perchè umanamente è difficile da applicare. E infatti e così: è estremamente difficile, anzi è impossibile essere cristiani autentici senza l’aiuto della Grazia. Ma Mancuso non crede nella Grazia, ergo trova insopportabile la morale cattolica.
Esatto. Il problema di Mancuso e di questi novelli “ateologi” (perché per me questo sono, tant’è vero che l’uaar ama molto sia Mancuso che Alberto Maggi) e’ che sono contaminati dal razionalismo, che non c’entra nulla con la razionalità, ed è un’ideologia. Come tutte le ideologie porta ad una visione parziale e distorta del reale, specie per quanto riguarda il trascendente.
Poi certo, Mancuso ha anche evidenti problemi di narcisismo che gli impediscono di sottomettersi al Vangelo, questo e’ certo.
Mancuso ha successo perchè dice quello che la gente vuol sentire per starsene tranquilla e sentirsi “buona” come spirito del tempo comanda.
Ottime le contro-argomentazioni dell’articolo.
È proprio così, purtroppo, caro Aleudin.
Comunque Mancuso è omofobo: “Personalmente non ho dubbi sul fatto che la relazione fisiologicamente corretta sia la complementarità dei sessi maschile e femminile, vi è l’attestazione della natura al riguardo, tutti noi siamo venuti al mondo così.”
Ahahahahaha 😀
eheh, grande Alèudin
Bell’articolo ma troppo lungo da leggere.
Sarebbe bastato scrivere: Cosa manca a Vito Mancuso per essere un teologo cattolico? Tutto!
L’omicidio volontario è un peccato così grande che la Chiesa lo elenca tra i 4 peccati “che gridano vendetta al cospetto di Dio”. Credo che tutti approverebbero questa posizione, sopratutto i tanti che criticano la Chiesa per mettere molti peccati tutti nella categoria dei peccati gravi senza distinguere per gradi di gravità. L’oppressione dei poveri è un altro di questi peccati molto più gravi degli altri e anche qui credo che la maggioranza degli uomini concorderebbe con la posizione tradizionale della Chiesa, ma più di tutti su questo concorderebbero i progressisti, i difensori dei poveri e ovviamente i poveri stessi che sono sempre la maggioranza degli uomini. Stessa approvazione ci sarebbe per il peccato, sempre più grave di altri, di defraudare della giusta mercede chi lavora. Diciamo che la nascita dei sindacati è preceduta di secoli da questa posizione della Chiesa e i lavoratori di tutto il mondo, che sono sempre la maggioranza, sarebbero concordi su ciò. Resta quindi un solo peccato di questo genere che pare non sia più nemmeno da considerare un peccato semplice, nemmeno veniale, che è il peccato impuro contro natura…
Su questo la Chiesa ci ha visto storto per secoli e finalmente abbiamo i Mancuso e compagnia che ci vengono a dire che il Magistero, almeno in questo caso, si è del tutto sbagliato. Lo Spirito avrebbe soffiato nella giusta direzione, quella approvata dagli uomini, solo per gli altri tre peccati molto gravi, per questo si sarebbe sbagliato, in attesa che Mancuso & C. rimediassero all’errore…se lo Spirito vuole ancora essere ritenuto cattolico dovrebbe adeguarsi a questi teologi avanzati e progressisti, altrimenti tanto peggio per Lui.
Neppure vi sono dubbi però che anche il fenomeno omosessualità in natura si dà e si è sempre dato.
Neppure vi sono dubbi che il fenomeno di scavare buche nel terreno per lasciarvi i propri bisognini, in natura si dà e si è sempre dato. Tra l’altro in certe occasioni d’emergenza risulterebbe piuttosto comodo anche per gli esseri umani. Sulla naturalità: credo che nessuno potrebbe opporre nulla.
Occorre quindi tenere insieme i due dati: una fisiologia di fondo e una variante rispetto a essa. Come definire tale variante?
Mah…. forse si potrebbe chiamare ‘toilette all’aperto’.
Le interpretazioni tradizionali di malattia o peccato non sono più convincenti: l’omosessualità non è una malattia da cui si possa guarire, né è un peccato a cui si accondiscende deliberatamente.
In effetti, anche riguardo le buche-toilette le interpretazioni tradizionali non sono più convincenti. Un certo trend suggerirebbe di denominarle “fertilizzante biologico autoprodotto e donato alla madre terra”. Non si accondiscende proprio deliberatamente, si sa…., il ritmo fisiologico è imposto. Però dove scavare la buca è lasciato alla scelta soggettiva.
Come interpretare allora tale variante: è un handicap, una ricchezza, o semplicemente un’altra versione della normalità? Questo lo deve stabilire per se stesso ogni omosessuale.
Sì, direi che lo stesso può stabilire per se stesso un essere umano che scegliesse la toilette all’aperto.
È un’altra versione della normalità. (Anzi la seduta plastico-ceramica è molto meno normale e naturale. Non se ne può più di queste imposizioni culturali!)
Quanto io posso affermare è che questo stato si impone al soggetto, non è oggetto di scelta, e quindi si tratta di un fenomeno naturale.
Sì, sì concordo.
E con ciò anche l’argomento contro l’amore omosessuale basato sulla natura viene a cadere
Come pure cade l’argomento del wc in muratura, con la porta chiusa e la tazza ceramica. Abbiamo ampiamente dimostrato che “in natura” si fa altrimenti, che l’azione non è oggetto di scelta e che si tratta dunque di fenomeno naturale.
Nulla da eccepire eccetto che mi risulta che le feci degli esseri carnivori siano troppo acide per essere dei buoni fertilizzanti 😉
P.S. Spero proprio che tu non intenda considerare l’appezzamento circostante al castello che ci contendiamo compatibile con questo genere di abitudini diversamente-naturali 😛
😀 😀 😀
Questo modo di porre le questioni è squallido e offensivo. Un conto è denunciare il grave sovvertimeto culturale in atto circa il concetto di sessualità e famiglia un altro è procedere con ragionamenti che mostrano, quantomeno, un pizzico di cattiveria. Speriamo che questi tipi di ragionamenti non pretendano di avere un fondamento religioso…Giusto per non rovinare il Cristianesimo, si capisce.
Purtroppo è una battaglia persa Lello, il dover indicare peccato e pure il peccatore con il piglio di chi farisaicamente deve ricordare al prossimo i peccati (e no già a se stessi i propri) è troppo forte ed è più importante di qualsiasi carità e di qualsiasi rispetto e di qualsiasi teologia…
Per costoro quando si incontra un gay, prima “fraternamente” gli si deve dare del sodomita e ricordargli che lui o lei sono abominio di fronte a Dio eppoi invitarli ad essere casti per essere felici pur se va cmq loro ricordato anche se sono pur sempre “malati” e spiritualmente “difettosi”…
Effettivamente quello che tu dici pone veramente questioni enormi che personalmente mi provocano tante domande.
Esprimi queste domande… magari avrai risposte interessanti
Ti faccio un esempio. Quando leggo Repubblica, Odifreddi, Galimberti, Sofri, Mancuso, Teodori e tanti altri mi convinco ulteriormente, della grandezza e giustezza del Cristianesimo.Quando ascolto e leggo alcuni cattolici (vescovi e preti compresi) mi fanno dubitare su alcuni aspetti dottrinali e interpretativi dello stesso Cristianesimo. Hanno qualcosa a livello sub-clinico che priettano nella loro fede? E’ chiaro che ogni percorso di fede è chiamato ad una costante purificazione per scoprire e fare esperienza del vero volto di Dio. Ma ho la sensazione (con relativi interrogativi) che per parecchi praticare la fede sia demonizzare e annientare i nemici storici (tipo Scalfari,per me grande antipaticone)al fine di dimostrare che il cattolicesimo gode di ottima salute. Proprio come il tifo calcistico. Fino a che punto un tale equivoco incide sulla credibilità di cò che si professa? Grazie
Ognuno ha la sua via alla santità a cui tutti sono chiamati, ciò che non si comprende è cosa sia autenticamente il peccato e cosa lo determina o cosa lo acuisce o diminuisce. Essere fan (contrazione di fanatico) da l’idea di quanto sia poco cristiano e poco cattolico il tifo a qualsiasi costo. Il cristianesimo ed il cattolicesimo sono un passo avanti ogni altro credo e certamente da felicità ma come si può essere felici nel ricordare al prossimo solo i loro peccati? Come dici tu, c’è una forma di frustrazione in questi atteggiamenti mentre la Chiesa invita alla santità, la dimostra e ne divulga la via….
Ahh i tradizionalisti cattolici non si comportano diversamente dai dottori del tempio, ahimè
A Vito Mancuso manca la fede. Concordo pienamente con Antonio Livi.