Negare coscienza e libero arbitrio e accorgersi che è una tesi inaccettabile
- Ultimissime
- 29 Apr 2015
La filosofia materialista sta progressivamente abbandonando la strumentalizzazione dell’evoluzione biologica, preferendo concentrarsi sulle neuroscienze. Secondo gli esponenti del riduzionismo convincersi e convincere che gli esseri umani sono solamente delle macchine complesse, determinate unicamente da forze materiali, è una strada più efficace per ridurre l’eccezionalità dell’essere umano.
L’irriducibilità dell’uomo è infatti un fattore molto scomodo per chi vorrebbe negare il Creatore, per questo da decenni è in corso un tentativo di screditare la coscienza, l’anima e il libero arbitrio attraverso la strumentalizzazione delle scienze neurologiche. Senza coinvolgere la creazione da parte di un Essere personale è molto difficile parlare dell’uomo come agente morale capace di compiere scelte responsabili. Meglio teorizzare macchine prive di libertà, condizionate unicamente dagli antecedenti biologici. E’ evidente che l’anti-fattualità è uno degli ostacoli, certamente uno dei principali, a queste tesi: nessuno arriverà mai a concepirsi davvero così perché questa descrizione dell’essere umano è contraria all’esperienza che abbiamo di noi stessi e delle persone che ci stanno attorno.
Sopratutto, non regge alla prova dell’esperienza nemmeno nei loro sostenitori. Un esempio particolarmente chiaro è il filosofo Galen Strawson che ha affermato spavaldamente che «l’impossibilità della libera volontà e della responsabilità morale possono essere dimostrate con assoluta certezza». Salvo poi riconoscere che «ad essere onesti non posso davvero accettare me stesso in questo modo, e non perché sono un filosofo. Come filosofo affermo l’impossibilità del libero arbitrio ma non posso convivere con questo. Per quanto riguarda gli scienziati, essi possono affermare le stesse cose nei loro camici bianchi, ma sono sicuro che, proprio come il resto di noi, quando sono nel mondo, sono convinti della radicale realtà del libero arbitrio». La realtà corre da una parte mentre le teorie che vorrebbero spiegarla dicono tutt’altro. Ma quale affidabilità hanno queste spiegazioni? Non rivelano semplicemente l’ostinazione dei filosofi materialisti nel cercare di teorizzare una visione del mondo che non si adatta al mondo reale?
Un altro esempio è il prof. Edward Slingerland che nel libro What Science Offers the Humanities si è identificato come un imperturbabile materialista riduzionista, sostenendo che il materialismo darwiniano porta logicamente alla conclusione che gli esseri umani sono dei robot illusi di avere una volontà autonoma o coscienza. Tuttavia, anche lui ha ammesso che è impossibile credervi, «nessuno agirebbe più se ad un certo punto avesse la sensazione di non essere libero. Noi siamo costituzionalmente incapaci di sperimentare noi stessi e gli altri come dei robot». Saremmo dunque dei robot progettati, non si sa da chi, come o perché, «per non credere che siamo robot». La soluzione esposta da Slingerland è quella di continuare a mentire a noi stessi: «abbiamo bisogno del trucco del vivere con una coscienza duale, coltivando la possibilità di identificare gli esseri umani simultaneamente in due descrizioni: come sistemi fisici e come persone». La soluzione è vivere una dicotomia mentale. Slingerland parla della propria figlia, scrivendo: «In un importante e inestirpabile livello di me stesso, l’idea di mia figlia come una semplice e complessa robot che trasporta i miei geni alla generazione successiva è sia bizzarra che ripugnante» (p. 307). Una tale visione riduzionista «ispira in noi una sorta di resistenza emotiva e persino repulsione», tanto che quando ascoltiamo qualcuno che afferma queste cose lo «etichettiamo come “psicopatico” e giustamente cerchiamo di identificarlo e nasconderlo per proteggere il resto di noi».
Come è stato fatto notare, si tratta di ciò che George Orwell definì “bipensiero”: quando una visione del mondo non riesce a spiegare tutta la realtà, i teorici cosa fanno? Solitamente lo riconoscono e ritirano le loro convinzioni. Eppure ci sono persone che non si arrendono così facilmente e preferiscono sopprimere le cose che la loro visione del mondo non riesce a spiegare. O, per facilitare le cose, aderiscono al motto degli ideologi: “Se i fatti contraddicono le teorie, tanto peggio per i fatti“. Cosa possiamo altrimenti dire quando qualcuno ci spinge ad adottare una visione che egli stesso ammette essere bizzarra e ripugnante?
Un altro esempio è il prof. Marvin Minsky del MIT, secondo cui il cervello umano “non è altro che” (parola chiave del materialismo scientista) «un computer di tre chili circondato da carne». Ovviamente, i computer non hanno il potere di scelta e dunque nemmeno gli esseri umani. Sorprendentemente, però, Minsky chiede: «Questo significa che dobbiamo abbracciare la moderna visione scientifica e mettere da parte l’antico mito della scelta volontaria? No. Non possiamo farlo. Non importa se il mondo fisico non fornisce spazio per la volontà libera, non possiamo rinunciarvi. Siamo praticamente costretti a mantenere questa convinzione, anche se sappiamo che è falsa». Falsa, ovviamente, secondo la visione materialista del mondo. Questo è un incredibile caso di bipensiero orwelliano: Minsky dice che le persone sarebbero “costrette a mantenere” la convinzione del libero arbitrio, anche quando la loro visione del mondo dice loro che “è falsa”. Ancora una volta: il filosofo riduzionista fa un’esperienza di se stesso che è oggettivamente contraria alla sua tesi precostituita, perciò sostiene di sapere che tale esperienza è falsa (vivremmo dunque una indignitosa vita basata sul costante autoinganno di noi stessi) ma è costretto da se stesso a reputarla veritiera (“tanto peggio per i fatti”, dicevamo).
Infine l’ultimo esempio è Rodney Brooks, anch’egli professore emerito al MIT. Un essere umano, ha scritto nel libro Roboticist (Pantheon Books 2002), non è altro che un «grande sacco di pelle pieno di biomolecole». E’ difficile considerare così le persone, eppure -ha scritto- «quando guardo i miei figli mi costringo a guardar loro come delle macchine». Anche se, ovviamente, «non li tratto in questo modo ma interagisco con loro ad un livello completamente diverso. Hanno il mio amore incondizionato, il più lontano possibile da ciò che si conclude da un’analisi razionale». Brooks considera dunque “razionale” una visione del mondo in cui gli esseri umani sono “sacchi di pelle piene di biomolecole” e considera “irrazionale” l’amore ai propri figli. Come è possibile conciliare una tale e straziante dissonanza cognitiva? «Io sostengo due insiemi di credenze incoerenti», ha concluso, rinunciando alla speranza di raggiungere un’unica e coerente visione de mondo pur di non abbandonare le sue tesi.
Tutto ciò che il paradigma riduzionista e materialista non riesce a spiegare viene gettato via, compresi gli ideali su cui è fondata la società umana: la libertà morale, la dignità umana, l’amore verso i figli. In realtà le loro tesi sono completamente reversibili: non siamo noi che facciamo un’esperienza falsa costretti a ritenerla vera, ma è il loro “io” più profondo che ha repulsione per queste teorie perché sa benissimo essere false. Ma è meglio convivere con questa incoerente dicotomia piuttosto che ammettere ciò che la realtà ci mostra: siamo esseri liberi e morali. Chi vuole studiare il mistero dell’uomo dev’essere coerente, altrimenti non potrà evitare queste contraddizioni.
La redazione
77 commenti a Negare coscienza e libero arbitrio e accorgersi che è una tesi inaccettabile
Ma come si fa a negare qualcosa che non può essere nemmeno definita. L’espressione “libero arbitrio” non vuol dire niente, lo vogliamo capire una volta per tutte?!
Ora “libero arbitrio” non vuol dire nulla??? Sbaglio o è un po’ come la “teoria del gender non esiste”?
Se si preferisce, la si chiami “facoltà di decidere liberamente il compimento di determinati atti”, ma non cambia gran che.
Comunque, volendo definire il libero arbitrio, bisogna anzitutto notare che stiamo parlando di una “libertà positiva” (=libertà per), e non di una “libertà negativa” (=libertà da). Chiarito questo, il LA può essere definito (positivamente) nel seguento modo:
Ora si potrà anche cercare di negare quanto sopra riportato, ma almeno non si dica che manca la definizione!
Perfetto vianegativa!
Beppe, ti basti Basti!
Ma la scelta del fine (da cui dipende la scelta dell’azione) è libera? Non deve essere fatta anch’essa secondo un qualche criterio o senza alcun criterio, e dunque o in modo necessario o in modo casuale/arbitrario?
Certo che è libera, tant’è che puoi sbagliare clamorosamente fine ultimo, ponendo al posto della perfecta beatitudo una qualche fesseria tipo il potere, il successo, etc. (che comunque non sono cattivi in sé, ma lo diventano se vengono posti come valori fondementali rispotto cui finalizzare la totalità dei propri atti).
Con che criteri viene scelto il fine? Perché uno sceglie la beatitudine e un altro il piacere?
Perché sono entrambi liberi di scegliere come vogliono essere ed a cosa ambire
Ti hanno, almeno in parte, già risposto più sotto. Qua mi limito a precisare che con perfecta beatitudo si intende il fine ultimo in quanto perfetta felicità che ogni uomo desidera, se ne renda conto o meno, giacchè ogni altro fine che l’uomo desidera per sé, lo desidera in funzione a questo fine ultimo. Cito da ST (I-II,1,7c):
Allora il punto è: come mai esistono differenze notevolissime tra gli uomini nel definire quale sia il sommo bene? La risposta di San Tommaso è che le differenze non dipendono dalla volontà, ma dall’intelletto… però di questo, se non erro, ne avevamo già discusso qualche tempo fa, ricordo male?
Allora dimostri che questa sua stessa affermazione è scaturita da processi deterministici e li metta bene in evidenza, poi magari se ne ridiscute seriamente.
Ahhh, povero Hume, già dimenticato…
Appellarsi a grandi nomi quando le loro conclusioni sono già state messe in discussioni dalla filosofia contemporanea suona decisamente anacronistico, qui il primo esempio che ho trovato: https://www.uccronline.it/2013/02/16/superare-la-legge-di-hume-in-una-prospettiva-teleologica/ , sul tema specifico mi sembra che prenda in considerazione due situazioni semplificate di un determinismo e indeterminismo assoluto, e con questi assunti è facile liquidare il discorso del libero arbitrio. E’purtroppo il destino e al contempo la bellezza della filosofia, getta luce su temi che la conoscenza empirica non può abbracciare ma non permette la facilità del citare un nome per dichiarare esaurito un argomento.
E meno male, un piccolo sofista che ha teorizzato tesi autoconfutanti, basterebbe studiarlo: http://edwardfeser.blogspot.it/2015/03/pigliucci-on-metaphysics.html
Piccolo sofista. Ma per piacere…
“L’espressione “libero arbitrio” non vuol dire niente, lo vogliamo capire una volta per tutte?!”
Giuseppe , penso che una siffatta affermazione possa essere formulata solamente da un’ entità fornita di cervello positronico strutturato in base alle “tre leggi della Robotica” ( vedi Isaac Asimov)
Pertanto, Giuseppe… ehm… sei umano o sei il prototipo segreto di un robot umanoide?
No, sono uno che ha letto molta filosofia analitica. Mutuando Wittgenstein, la Fisica descrive, non prescrive, è un registro linguistico come lo sono altri. Che io possa descrivere la mia volontà cosciente in termini di configurazione del suo substrato materiale, è solo un tipo di approccio semantico, che non fa venire meno il suo essere agente causale. Capito?
Prima regola del fight club: il fight club non esiste!!!! (Scusa Aleaudin, questa battuta l’ho presa da te! XD )
Siccome il libero arbitrio va contro la visione riduzionista dell’uomo come volgare scimmione venuto dal nulla allora la si nega (mentre contemporaneamente si danno agli animali le qualità dell’uomo XD).
Innanzitutto, di quale riduzionismo parliamo, metodologico o ontologico? Vede, per me che sono un fisico, non è che siccome tutto è riconducibile a campi quantistici immersi in una varietà spaziotemporale, allora la mia volontà cosciente non sia un agente causale descrivibile con altri registri linguistici che non siano solo il formalismo matematico della fisica. Bisognerebbe stare attenti alle parole che su usano, piuttosto che uscirsene con slogan, non crede?
“Brooks considera dunque “razionale” una visione del mondo in cui gli esseri umani sono “sacchi di pelle piene di biomolecole” e considera “irrazionale” l’amore ai propri figli. Come è possibile conciliare una tale e straziante dissonanza cognitiva?”
Non è possibile, ovviamente. Queste ideologie vengono dal padre della menzogna, che non è altro che caos e menzogna.
Non è un caso che i vangeli, negli ultimi 3 secoli, siano stati attaccati così tanto, chi si oppone alla verità diventa, consciamente o no, schiavo dell’abisso.
Come Bertrand Russel, l’occultista che si professava ateo.
Il “nient’altro che’ scientista e’ uno dei molti esempi dell’odio verso l’uomo che certa spazzatura umana ha. Basta pensare a Emile Cioram, che definiva l’uomo “il punto nero della creazione”, o Gustave Flaubert, che diceva di voler affogare l’umanità nel suo vomito.
Per questo arrivano a distorcere la realtà cercando di affermare che siamo cyborgs, perché sono mentitori degni figli del loro “padre spirituale”.
C’è un forum che conosco che si occupa in particolare della diffusione di queste falsità.
Russell non era proprio ateo, si definiva agnostico, ora che ci penso.
Abbiamo capito che questi “professori” del MIT più che stare a contatto con dei Robot, farebbero meglio a passare più tempo con le loro famiglie ed in particolare coi figli, ne guadagnerebbero in salute mentale!
faccio un appunto su questa frase dell’articolo che non condivido:
“L’irriducibilità dell’uomo è infatti un fattore molto scomodo per chi vorrebbe negare il Creatore, per questo da decenni è in corso un tentativo di screditare la coscienza, l’anima e il libero arbitrio attraverso la strumentalizzazione delle scienze neurologiche.”
l’anima riguarda essenzialmente noi Credenti, non ha nulla a che vedere con le neuroscienze
Concordo. Personaggi come tale Brooks mi inquietano, più che scienziati mi sembrano persone di precario equilibrio mentale con parecchi conflitti interiori. Consiglierei loro una buona psicoterapia per le loro manie di riduzionismo e una visione materialistica del mondo francamente esagerata e drammatica che sicuramente li porta a vivere male.
Scusa Freez ho letto la frase ma non ho ben capito il tuo appunto…non mi sembra che si stia dicendo che l’anima riguardi le neuroscienze, o no? Solo che molti vorrebbero negarla tramite la struemetnalizzazione delle neuroscienze.
Intendevo dire che secondo me occorre rimuovere “l’anima” dalla frase, in quanto non oggetto delle Neuroscienze
Tra parentesi: poveri figli con dei genitori del genere…
Le prove della mancanza di libero arbitrio vengono solitamente da studi sulle immagini fMRI trattate in maniera statisticamente ridicola….è una vecchia storia solo ‘tinteggiata a nuovo’ , già nel 700 lo svizzero Gall stupiva la repubblica dele scienze e delle lettere del tempo con una pseudoscienza chiamata frenologia che sosteneva di comprendere la psiche delle persone a partire dalla forma del cranio (è da lì che deriviamo termini come ‘il bernoccolo della matematica’).
Per chi vuole entrare più in dettaglio nelle mistificazioni della moderna frenologia consiglio:
http://www.ibs.it/code/9788815130716/legrenzi-paolo/neuro-mania-cervello.html
Ottimo spunto di riflessione Dott. Giuliani
Spero che questa sua puntata su UCCR non rimanga isolata!
Grazie per quel molto interessante link 😉 .
Compiamo ciascuna delle nostre azioni per un motivo (cioè secondo un certo criterio di scelta, in vista di un qualche fine) o senza motivo? Nel primo caso sono i motivi che determinano le nostre azioni (determinismo), nel secondo caso le nostre azioni sono casuali come il risultato del lancio di un dado (indeterminismo). Esiste una “terza via” che può ammettere il libero arbitrio? Apparentemente si, ed eccola: è vero che facciamo ogni cosa per un motivo, ma siamo liberi perché siamo noi a scegliere i motivi delle nostre azioni. Ma a questo punto c’è da domandarsi: secondo quali criteri scegliamo i motivi? o li scegliamo senza alcun criterio? La scelta del motivo o è determinata da criteri (a loro volta, se volete, scelti secondo altri criteri, all’infinito) oppure è casuale come il risultato del lancio di un dado. Determinismo e indeterminismo escludono entrambi il libero arbitrio.
La terza via è la cosiddetta scelta arbitraria e si trova nel secondo gruppo, quello delle azioni senza motivo, le quali possono essere, oltre che casuali, arbitrarie appunto, cioè messe in atto da una volontà che agisce senza motivo, ma liberamente, non soggetta alle leggi del caso. Libertà allo stato puro, potremmo dire, originaria.
Secondo me casuale e arbitrario di fatto si equivalgono.
Prova a immaginare questo (macabro) scenario:
hai potere di vita o di morte su 1000 prigionieri. Ogni giorno devi decidere della sorte di un prigioniero: se decidi in modo casuale, ad esempio affidandoti al lancio di una moneta, dopo mille giorni avrai circa la metà dei prigionieri giustiziati e metà salvi. Se invece la tua decisione è arbitraria, nessuno potrà prevedere l’esito finale: potresti ucciderli tutti, oppure nessuno, oppure quattro, ecc.
Se prendiamo in esame la singola azione, allora per un osservatore esterno le cose appaiono come dici tu, perchè in entrambi i casi è impossibile prevedere l’esito della decisione ed è difficile dimostrarne la non equivalenza. Il ragionamento sui grandi numeri però dovrebbe aiutarci a capire questa differenza, perchè vediamo che la decisione casuale è soggetta alle leggi dei grandi numeri, rientrando addirittura in un certo quadro di determinismo, o almeno di prevedibilità, mentre la decisione arbitraria rimane totalmente imprevedibile e non è soggetta a nessuna legge.
Ma allora l’azione arbitraria non è una “terza via”, ma appartiene alla prima categoria di azioni che ho indicato nel mio primo commento, cioè le azioni compiute per un motivo, secondo un criterio. Infatti anche dire “ho ucciso dell’uomo perché così mi girava” è una motivazione. Un azione fatta per un motivo non è l’azione libera.
Dire “decido così” e dire “decido così perchè mi gira così” non è la stessa cosa: nel secondo caso la scelta è subordinata al “come mi gira” e dunque non libera, ma io ho facoltà di assecondare oppure ignorare i miei giramenti.
La frase corretta, da una prospettiva di libero arbitrio, non è quella che hai scritto tu (“ho ucciso quell’uomo perchè mi girava così”), ma la seguente: “ho ucciso quell’uomo perchè ho deciso così” e cioè “ho deciso così perchè ho deciso così”.
Questo significa che davanti all’alternativa uccidere o non uccidere la nostra volontà sarebbe indifferente. Ma allora, di nuovo, chiedo: con che criteri uno decide se uccidere o no? Con che criteri uno sceglie una delle due alternative piuttosto che l’altra, se queste due alternative si presentano come uguali? A quel punto uno dovrebbe o astenersi dalla scelta (come l’asino di Buridano) oppure scegliere a caso, lanciando un dado mentale. E se hai scelto a caso non sei responsabile di ciò che hai scelto.
Non ho capito se in quest’ultimo commento ti stai riferendo ancora all’esempio teorico o se hai inteso spostarti sulla questione dell’uccidere o non uccidere nell’esperienza del mondo reale.
Uccidere o non uccidere è solo un esempio di situazione in cui si deve scegliere tra alternative
L’asino di Buridano non può decidere, perchè non è dotato di libero arbitrio.
Il suo comportamento è determinato dall’attrazione per il cibo e la perfetta equivalenza tra le due forze attrattive ne paralizza l’azione.
Nell’uomo questo esito non è scontato, perchè l’uomo può decidere di decidere, oppure di non decidere, a prescindere dall’equivalenza delle forze attrattive.
L’uomo può anche decidere di decidere affidandosi al caso, e allora sarà la scelta di affidarsi al caso ad essere arbitraria, ad essere cioè un atto libero della volontà non ulteriormente fondato.
Se immaginiamo le due forze attrattive non equivalenti, nel caso dell’asino il comportamento sarà di nuovo prevedibile: si dirigerà cioè verso il cibo più attraente; nel caso dell’uomo invece le possibilità rimarranno tre, con esito non prevedibile: l’uomo potrà decidere di non scegliere, oppure scegliere il cibo più attraente, o ancora scegliere il cibo meno attraente. L’esito della decisione rimarrà imprevedibile e potrà apparire, ad un osservatore esterno, indistinguibile da un evento determinato dal caso , ma in realtà la decisione, in quanto decisione, non sarà determinata dal caso, bensì da un atto di volontà non ulteriormente fondato.
Come ho già scritto nel secondo commento, scelta arbitraria e scelta casuale non sono equivalenti; la scelta casuale è una scelta alla cieca, ad occhi chiusi, e l’esito è prevedibile: su cento scelte, 50 e 50. La scelta arbitraria è una scelta ad occhi aperti, libera e dunque non prevedibile.
Dal momento che la scelta arbitraria non è una scelta determinata dal caso, ma da un atto di volontà, la responsabilità del soggetto agente rimane.
Il fine ultimo, conscio o inconscio che sia, delle azioni dell’Uomo è la felicità, ovvero realizzare compiutamente la propria natura.
Siccome io su questo sono abbastanza socratico, il problema nasce dall’errore sulla natura: quando si crede, consciamente o inconsciamente, che la natura umana sia quella dell’animale, e dunque si vive nel cupio dissolvi e nella sessualità sganciata dall’affettività, cose che non generano felicità ma fugaci appagamenti; oppure, viceversa, che sia quella di Dio, e dunque si vive nell’assolutizzazione di se stessi e si cerca la felicità a discapito del prossimo e dunque si cerca il successo a tutti i costi, il potere a tutti i costi ecc.
Tutti gli obiettivi intermedi che ci poniamo dipendono da una costante, tenace e inesorabile ricerca della felicità (e non dal principio di piacere freudiano che della felicità è una semplificazione che in fatti risolve poco o niente a ben analizzarlo).
Noterei che è quantomeno controverso sostenere che causare=implicare. Un motivo può causare la mia azione (fame->cibarmi), ma non la implica necessariamente (=posso aver fame ed astenermi dal mangiare perchè sto digiunando).
Ti astieni dal cibo perché stai digiunando. 🙂 Se scegli di digiunare nonostante la fame, allora la tua determinazione a continuare il digiuno è un motivo più forte di quello rappresentato dalla fame.
Esatto, quindi? Io sto parlando di determinismo causale mentre tu, mi pare, stai utilizzando “determinazione” in luogo di “forza di volontà”…
Il concetto è solo spostato: il fatto di digiunare è comunque una scelta. Se vuoi puoi anche proseguire con le cause delle scelte (es. digiuno perché seguo una religione) ma ad un certo punto arriverai al fatto di aver fatto una scelta per puro atto di volontà (es. seguo quella religione per mia scelta)
Bell’argomento! Me lo leggo con attenzione…
Tanto di cappello per l’articolo. Che poi non capisco come si possa sostenere seriamente il riduzionismo e il materialismo sfrenato mantenendo la coerenza. E’ propio da folli secondo me, da figli del principe di questo mondo, come ben dice Massimiliano… Leggendo un libro di Sheldrake, sono incappato in una visione della realtà del neuroscienziato Steven Lehar che mi ha sconcertato, che più o meno afferma che quando guardiamo al cielo, il cielo è nella nostra testa e il nostro cranio è quindi aldilà del cielo. Quindi, a rigor (o no, a questo punto) della logica (materialista), tale realtà sarebbe virtualizzata all’interno del nostro cranio, elaborata dalle interazioni bio-chimiche mediate a livello dei neurotrasmettitori. Ora dico, come può quindi il tizio sostenere in senso “assoluto”, ossia estendendo a tutti i crani umani, che la realtà “esterna” sia quella per cui ognuno di noi si crea a sua volta una realtà “interna”, se esattamente quello che lui sperimenta è proprio virtualizzato dal suo cervello, dentro il suo cranio? Non so se mi sono spiegato, ma è davvero assurda e contorta una cosa del genere, secondo me… Mah
Ho notato che sta prendendo piede, nell’ambito scientifico, la teoria che la fisica quantistica è incompatibile con il libero arbitrio. Credo che questo faccia rivoltare nella tomba il filosofo Carl Popper, che insegnava logica e metodologia scientifica. Perché vi sono scienziati (?) che sono talmente convinti di questo che non ritengono necessario fare degli esperimenti ad hoc, ma che semmai il problema è di diffondere tale “verità”, che l’umanità non è pronta ad accogliere, quasi avessero fatto una rivoluzione scientifica al pari di quella di Einstein. Ma della capacità di ragionamento di Einstein questi scienziati, quali Sabin Hossenfelder, non hanno proprio nulla.
Il ragionamento che fanno è: la fisica quantistica è tale per cui una parte degli eventi sono rigidamente determinati ed un’altra dipende dal caso. Per i primi non possiamo far nulla e così per i secondi quindi il libero arbitrio non esiste. Ovviamente qui non si sta affermando che il libero arbitrio è fortemente limitato da un ambiente, ormoni e quant’altro. Qui si afferma che non esiste proprio, che è solo un illusione!
Ora, aldilà della gravità dello spacciare per prova una argomentazione meramente teorica, è fallace anche l’argomentazione stessa che ignora il significato delle parole. Indeterminato non significa che dipende dal caso, ma che non possiamo prevedere il fenomeno a priori, anche conoscendo tutte le variabili in gioco. Da un punto di vista matematico, che è forse quello più pertinente, si parla di indeterminazione per quei sistemi di equazioni che hanno infinite soluzioni.
Il libero arbitrio è proprio questo: il soggetto che ne è dotato a parità di variabili in gioco può scegliere infinite soluzioni. Quindi la fisica quantistica è compatibile con il libero arbitrio proprio perché esiste il principio di indeterminazione. Sarebbe incompatibile solo se tale principio non esistesse.
Aldilà di mere esposizioni teoriche quello che contano sono le prove: se ne può fare una molto semplice. Si sottopone a sperimentazione un individuo normodotato, lo si invita a scegliere una parola che digiterà poi su un computer. Per una verifica di questa sua “presunta” capacità a fare una scelta scriverà la stessa parola in un foglio da dare agli scienziati prima di digitarla al computer. Se vi è coincidenza tra la parola scritta e quella digitata al computer vi è, per quanto limitato possa essere da condizioni ambientali e fisiche, libero arbitrio. Se le parole non coincidono allora effettivamente il libero arbitrio è una illusione, il soggetto sottoposto a sperimentazione affermerà che è stato ingannato, che è stato sostituito il foglio, ma gli scienziati sapranno che ciò non è vero. Esperimento semplice semplice. Perché non lo si fa prima di dire grandi idiozie?
Altri idiozie che possono dirvi è che l’esperimento non serve perché è la volontà a essere alterata, ovvero possiamo fare ciò che vogliamo, ma non possiamo scegliere quello che vogliamo. Arrampicatura sugli specchi per dimostrare l’indimostrabile. Perché se la nostra volontà è in qualche modo alterata lo sarà in maniera tale da limitare ma non annullare il libero arbitrio. Perché se lo annullasse completamente, nella sequenzialità degli eventi “casuali” della fisica quantistica, non vi può essere coincidenza tra la parola scritta nel foglio e quella digitata nel computer.
Altre idiozie a supporto della non esistenza del libero arbitrio: è stato dimostrato che la donna mette la minigonna nei giorni più fertili. Embé? Qui non stiamo decidendo se uccidere o meno un uomo, stiamo solo decidendo se vestire in maniera più attraente e se ho un impulso istintivo a farlo non vedo perché lo dovrei reprimere. Se questo basta a dire che il libero arbitrio non esiste propongo un altro esperimento: prendete una ragazza adolescente di famiglia modesta, promettete un milione di Euro se evita di uscire con la minigonna per tutti i giorni di un suo ciclo mestruale e state pur certi che per quella cifra sarà perfino disposta a vestire da monaca di clausura. Non credete?
Altra presunta prova che il libero arbitrio non esiste è che durante certi esperimenti è stato dimostrato che aree del cervello preposte al movimento si attivano dopo certe aree del braccio. Peccato di presunzione di certi scienziati che ritengono di avere capito tutto di un fenomeno molto complesso, quale il cervello e il sistema nervoso, solo perché ritengono di avere individuato aree del cervello preposte al movimento (non certo alla scelta di fare qualcosa). Figuriamoci se costoro possono avere capito qualcosa di fenomeni ben più complessi quali il pensiero, che porta alla scelta di una decisione.
Altra presunta prova che il libero arbitrio non esiste è che attivando certe aree del cervello induciamo l’individuo a fare dei movimenti. In questo caso stiamo manipolando il cervello e quindi il soggetto non è in una condizione normale. Se interveniamo in maniera ancora più pesante sul suo cervello trasformiamo il migliore scienziato del mondo (che oramai appartiene ad un passato sempre più lontano) in una specie vegetale.
Non sono questi gli esperimenti da fare, ma quello semplice semplice che ho proposto. Fatelo e poi ditemi se esiste il libero arbitrio. Perché io sono convinto di si, come pure sono convinto che se ci troviamo di fronte a certi scienziati tutte le nostre potenzialità saranno azzerate. Allora sarà possibile che le formiche, con il loro minuscolo cervello, riescano, affidandosi all’interesse della collettività, a fare opere di ingegneria migliori delle nostre, che abbiamo scoperto il “gene egoista” e che quindi ci facciamo in maniera spudorata i nostri interessi, costi quel che costi alla collettività.
P.S. Ho fatto il copia-incolla su un mio precedente intervento in un blog che parla di scienza, perché sono molto infastidito di un certo modo di interpretare la realtà. Quando leggo articoli di certi scienziati ho la sensazione che se una volta la religione poteva essere di ostacolo al progresso ora lo è, senza alcun dubbio, l’ateismo.
Il punto debole dell’esperimento che proponi mi sembra questo:
se le parole non dovessero coincidere, non avremmo la dimostrazione che il libero arbitrio è un’illusione, perchè il soggetto potrebbe aver deciso arbitrariamente di scrivere sul computer una parola diversa da quella scelta in precedenza e scritta sui foglietti. Mi pare che l’esperimento non soddisfi il criterio di falsificabilità.
Ma che c’entra il principio di indeterminazione col libero arbitrio? Non c’entra niente, come chiarito anche dal prof. Masiero in altra sede. Il principio di indeterminazione è una semplice conseguenza della struttura metrica dello spazio di Hilbert degli stati, che implica che esistono osservabile che non commutano. Di fatto però la funzione d’onda di un sistema si evolve deterministicamente, perché soluzione di una equazione differenziale del primo ordine nel tempo. Fine della discussione. Bisognerebbe parlare di Fisica con cognizione, senza annacquare il discorso con cose che non c’entrano niente.
Mi puoi rispiegare la faccenda del computer e del foglietto? Perché non sono riuscito a cogliere in che modo dimostri il libero arbitrio (premetto che io al libero arbitrio ci credo senza bisogno di prove, mi basta pensare a quando mi costringo a fare qualcosa controvoglia per rendermene conto). Per come la vedo io, in modo forse simile a Riccardo, le parole potrebbero essere diverse eppure esserlo proprio per una libera decisione di chi le ha scritte e quindi anche in questo caso si avrebbe libero arbitrio da parte del soggetto in esame
Come ha detto Riccardo il punto debole è che se l’esperimento fallisce, ovvero non vi è coincidenza tra quello che si scrive sul foglio, che indica la frase che verrà scritta sul computer, e quello che verrà digitato sul computer, effettivamente non abbiamo la prova che il libero arbitrio non esista. Viceversa se vi è coincidenza abbiamo la prova che il libero arbitrio esiste (inteso come possibilità di fare scelte, a prescindere da quanto limitate possano essere). Infatti l’unica ipotesi alternativa è che la coincidenza tra le due azioni è possibile solo per una precisa legge che fa “riallineare” la casualità di tipo indeterministico al fine di farci avere l’illusione del libero arbitrio e tale legge non può che essere frutto di una intelligenza universale. Ovvero o abbiamo la prova del libero arbitrio o di Dio (inteso come intelligenza universale capace di intervenire nell’Universo con un preciso scopo).
Non ti seguo. Se prendiamo un’entità e le diciamo di fare una cosa (nel caso del tuo esempio scrivere una parola) e lei esegue ciò che le è stato chiesto a me sembra dimostrare solo che quella entità abbia in qualche misura capito ciò che le si era detto di fare e l’abbia eseguito. A mio avviso il fatto che sia stata in grado di eseguire la richiesta non dice nulla riguardo al libero arbitrio di quell’entità. Modificando parzialmente il tuo esempio: se programmo un PC per stampare una parola e per visualizzarla su un monitor non ho mica dimostrato che il PC abbia un libero arbitrio. Al massimo posso aver dimostrato che c’era una sorta di intelligenza dietro alle sue operazioni, ma quell’intelligenza non era del PC quanto di chi gli impartiva i comandi. In fin dei conti il PC non ha libero arbitrio infatti non era libero di fare diversamente da quanto gli veniva comunicato di fare. Paradossalmente avrebbe dimostrato libero arbitrio se, in assenza di malfunzionamenti o errori di programmazione, avesse in qualche modo disubbidito a ciò che gli veniva richiesto
P.S. Integro quanto scritto nel post precedente:
Volendo si è anche dimostrato che l’entità (persona o PC) abbia una memoria che le permetta di ricordare la parola scelta a caso (la seconda volta infatti non la sceglie nuovamente ma semplicemente la ricorda)
Forse non mi sono spiegato bene. La parola la sceglie chi la scrive e la comunica agli sperimentatori, che poi verificheranno che sia quella che, il soggetto sottoposto a sperimentazione, digiterà al computer. Se non esistesse libero arbitrio la prima scelta (scrivere la parola al computer) non può essere uguale alla seconda (parola digitata al computer) perché nel frattempo sono intervenuti “casuali” eventi di tipo indeterministico o serie di eventi rigidamente “deterministici” o un mix dei due che ci farà fare azioni diverse. Se invece la parola è frutto di una scelta, che va oltre il principio di indeterminazione quantistica, l’individuo avrà il potere di confermare quella scelta anche a distanza di tempo, perché è una scelta sua e non dipende dal caso o da un rigido determinismo o un mix delle due cose.
E’ vero che anche il PC può simulare tale comportamento, ma questo ha anche un software creato da una persona intelligente. Infatti, come ho già detto, l’unica spiegazione alternativa possibile alla coincidenza dei due eventi, è che esista una intelligenza universale, ovvero Dio. Quindi tale esperimento dimostrerebbe, a mio parere, che o esiste il libero arbitrio o Dio, non escludendo, ovviamente, che possano esistere entrambi.
Mi sembra che l’esperimento non regga:
se ho ben capito, il primo passo sarebbe quello di scegliere una parola e scriverla su un foglietto (scelta di libero arbitrio) e il secondo passo, di verifica, sarebbe di riscrivere la stessa parola su un PC (perchè non su un altro foglietto?).
La seconda azione però è una mera esecuzione di istruzioni, che potrebbe essere eseguita, oltre che dal soggetto, da chiunque abbia visto la prima parola e sia in grado di ricordarla; è un’azione che dimostra solo la capacità di ricordare una parola e di saperla riprodurre. Non vedo come possa dimostrare la questione del libero arbitrio.
E poi bisognerebbe sempre chiedersi quale evento potrebbe mettere in discussione l’esistenza del libero arbitrio (come nel caso della gravità: se io lasciassi cadere una pallina e questa, anzichè cadere, iniziasse a salire , allora dovrei rivedere le mie ipotesi sulla gravità).
Se la coincidenza tra le due parole fosse la conferma dell’esistenza del libero arbitrio, la non coincidenza dovrebbe esserne la confutazione, ma abbiamo visto che così non è.
Dal momento che la scienza non è al momento in grado di capire con certezza cosa sia la “mente” e la “coscienza”, in che modo questo proprieta’ derivino dalla materia, se la mente e il cervello coincidano o meno, come puo’ affermare l’assenza di libero arbitrio? Traggo conclusioni su qualcosa la cui natura mi è ignota. Questa non è scienza.
E ci mancherebbe altro che fosse scienza: è ideologia materialista, né più ne msono.
Ne più ne meno, errore di battitura.
Parole sante!
Un po’ come quegli atei che ti dicono che la vita non ha senso, salvo poi dirti che se non la vivi in un certo modo sbagli.
Esattamente, caro Aleudin.
Il
Certo che per stabilire se esiste o meno il libero arbitrio è necessario intavolare discussioni che scomodano dalla tomba nientemeno che personaggi del calibro di Hume, Russel, Popper quando un po’ di sano buonsenso usato in una discussione fra comuni mortali dotati di altrettanto normale buonsenso sarebbe più che succiente…
Ma il problema è che l’espressione “libero arbitrio” è proprio un equivoco filosofico. Io sono la mia volontà, detto in altri termini, il mio Io è isomorfico alla mia volontà cosciente, che poi questo isomorfismo sia descrivibile secondo altri registri, come quello della Fisica, ad esempio, non implica alcun problema al fatto che la mia volontà, a livello umano, sia un agente causale. Si è liberi se si agisce secondo propria necessità, e questa necessità, la posso esprimere secondo molteplici registri. Comunque, nel pantheon di pensatori che ha citato, metterei anche Hobbes, che ha chiarito bene cosa si intende con l’equazione libertà=necessità, ed è alla base del compatibilismo moderno…
Ciao,
ho una piccola curiosità: come può esistere il libero arbitrio se Dio è onnisciente?
Qualcuno me lo spiega senza paroloni?
Grazie delle spiegazioni!
Ho trovato questo, mi sembra utile e semplice: https://www.uccronline.it/2014/01/24/se-dio-e-onnisciente-puo-esistere-il-libero-arbitrio/
Facciamo un esempio in scala ridotta, prendiamo un labirinto per topi. Se tu hai costruito il labirinto lo conoscerai in ogni dettaglio ma questo non vuol dire che un topo messo nel labirinto non sia libero di andare dove vuole al suo interno. Tu hai dato al topo un certo grado di libertà e conosci ogni direzione in cui potrebbe andare e cosa troverà andandoci ma ciò non toglie che sia il topo a muoversi, non sei tu a guidarlo
Simpatico esempio, aggiungerei però che per quanto riguarda l’uomo, esiste la possibilità di leggere le indicazioni poste sulle pareti del labirinto e trovare “comodamente” la via d’uscita…
Sì, ovviamente il mio era un esempio estremamente riduttivo, solo per far arrivare il concetto 🙂
Se non sbaglio la tua domanda riguarda il futuro e cioè come si possa parlare di libertà di scelta se Dio, in questo momento, sa già quali saranno le nostre scelte future.
Immaginiamo gli abitanti del pianeta Palla, che si trova a 100 giorni/luce di distanza dalla Terra: osservano gli uomini e vedono che le loro vicende si svolgono in modo non prevedibile, secondo criteri (anche) di libero arbitrio.
Gli abitanti del pianeta Pinco si trovano invece a 99 giorni/luce dalla Terra e hanno sviluppato la capacità di trasmissione telepatica istantanea. Riprendono le vicende sulla Terra e le trasmettono telepaticamente al pianeta Palla.
I Pallini (gli abitanti del pianeta Palla), non sanno niente della velocità della luce e pensano che tutto ciò che vedono sia contemporaneo. Quando guardano le vicende sulla Terra riprese dal loro pianeta vedono certe cose, ma se si sintonizzano sulle trasmissioni trasmesse dal pianeta Pinco ne vedono altre e si accorgono che il giorno successivo vedono sui propri canali gli stessi eventi trasmessi il giorno prima sui canali del pianeta Pinco.
A questo punto i Pallini penseranno che i Pincolani abbiano sviluppato la capacità di prevedere e addirittura riprendere il futuro e ipotizzeranno inoltre che, se il futuro è prevedibile, significa che in qualche modo è anche già determinato.
Si arrovelleranno nel tentativo di carpire il segreto di leggere nel futuro, ma invano, finchè, a Dio piacendo, qualche abitante del pianeta Terra non inciamperà nella loro orbita e spiegherà gli arcani misteri della velocità della luce.
So di non avere risposto alla tua domanda, ma potrebbe essere utile fare questo sforzo di immedesimazione, perchè potrebbe diventare più comprensibile capire cosa significhi trovarsi in una condizione di incomprensibilità.
La domanda, caro Nippur, si pone solo se consideriamo il tempo come un’ entità assoluta , cosa che desumiamo
( erroneamente ) dalla comune esperienza quotidiana , esperienza che costruiamo entro limiti fisici molto ristretti sia di velocità ( tutt’altro che sub-luminali ) sia di gravità:
Quindi, nella comune percezione il tempo è uguale per tutti in quanto tutti quanti facciamo parte di uno stesso sistema inerziale : esiste pertanto un passato, un presente ed un futuro; il passato ed il presente si possono conoscere, il futuro solo predire.
Tutto questo non ha valore per un’ entità soprannaturale ,ossia che è al di sopra del tempo e dello spazio.
Pertanto per questa “entità° ” ( Dio ),la nostra suddivisione del tempo in passato, presente e futuro non ha ovviamente alcun senso ; ciò che noi chiamiamo ” avvenimenti futuri ” Dio li conosce non perchè li prevede, ma perchè già li vede.
E’ questa caro Nippur la soluzione dell’ arcano.
Stiamo davvero sprofondando nel paradossale, questo è peggio della teoria gender. La teoria gender consiglia a chi soffre di disforia di genere di farsi operare ma qui si fa l’apologia della schizofrenia! Dove arriveremo di questo passo? Tra un po’ apriranno delle case di cura per sani di mente
E’ curioso come l’orgoglio dell’uomo che ha portato all’Umanesimo, al Rinascimento, all’Illuminismo ed all’adorazione della Dea Ragione sia poi giunto alle seguenti conclusioni: 1) la Terra non è al centro dell’Universo ma un infimo pianeta ai margine di una galassia di second’ordine, 2) L’Uomo non è il culmine della Creazione ma una scimmia nuda che si è evoluta per caso, 3) la Ragione non esiste e l’uomo è una specie di macchinetta autormatica ed ora la più bella di tutte: l’uomo è una sacco di pelle pieno di m.. (anche la m.. è composta di biomolecole!).
Forse era meglio tenersi Dio!
I punti 2 e 3 sono indimostrati e indimostrabili, anzi, più si va avanfi è più e’ evidente il salto ontologico fra uomini e animali. Allo stesso modo la neurologia non riesce a trovare la coscienza nell’immanente.
E occhio, mi permetto di darti un consiglio, ad usare questi ragionamenti con gli atei, che altrimenti si sentono autorizzati a vedere la fede in Cristo come un banale “wishful thinking”, quando non e’ affatto così 😉 .
Non voglio né sostenere le conclusioni a cui giungono gli adoratori della Ragione, né dare spazio alle elucubrazioni degli atei ma solo far notare come sia curioso che l’orgoglio (o per meglio dire la superbia) dell’uomo che nega Dio perché si sente lui stesso Dio abbia portato a conclusioni tanto diverse dalle premesse ed abbia tolto ogni valore a quella Ragione che costui adora al posto di Dio.
Del resto anche Nietzsche, che tanto aveva cianciato del Superuomo, alla fine è arrivato alla teoria dell’Eterno Ritorno (dove, senza alcuna prova, considera le particelle dell’Universo in numero finito ed il tempo infinito) che riduce il suo Superuomo ad un semplice burattino.
Per altro Nietzsche ha la scusa che stava impazzando per la tabe sifilitica, scusa che l’emerito professore del MIT non ha.
(Off Topic: Ho la sgradevole sensazione che se davvero volessi approfondire a livello filosofico le varie posizioni riguardo a questo ed a tanti altri interessanti argomenti di discussione, passerebbero 40 anni, ed alla fine concluderei comunque con: “non lo so, non lo sappiamo”)
Comunque, se vi fa piacere, se vi può essere utile per i vostri dialoghi futuri, vi dico cosa pensa un agnostico curioso, sicuramente superficiale, non un professore di filosofia o uno scienziato. Io devo anche lavorare, tanto tempo più di leggere gli articoli ed i commenti, purtroppo non ho, anche se voi siete sempre molto gentili nell’indicarmi link e letture varie (che sarebbero interessanti). Io quello che posso fare è mantenere aperte le domande e non accontentarmi. Quando sarò pensionato forse sì…
Perchè dovrebbe essere un problema conciliare il fatto che un mammifero ami i figli, e che questi figli sono sacchi di molecole con un cervello più evoluto di altri animali? Tali figli non scelgono nulla? Le loro decisioni procedono su un binario? Non mi pare: a seconda di variabili interne (umore, ormoni, etc.) ed esterne(le stimolazioni e le informazioni continue) posso prendere decisioni di volta in volta diverse. E se non fosse così, che mi sembra la spiegazione meno fantasiosa, come lo dimostro? In realtà non posso argomentare ciò se non con speculazioni perchè è a priori. In definitiva, come per tutto, per essere onesto dovrei dire “non lo so”
Per me l’uomo è un animale molto evoluto, e le capacità del suo cervello sono quelle di un animale evoluto. Un cane ama i suoi cuccioli, perchè amare mia figlia non dovrebbe farmela vedere come un sacco di molecole con un cervello? Una cosa non esclude l’altra, l'”anima” di mia figlia è la sua personalità data dalle reazioni biochimiche nel suo cervello. Tante domande mi vengono, riguardo ad esempio all’anima di chi ha gravi problemi neurologici dalla nascita: come può non essere solo frutto di processi organici? Quale senso nell’anima di persone con forti ritardi, o che cambiano enormemente dopo un incidente grave? Come il polpo sceglie quale buco occupare come tana, perchè è necessario un Dio per spiegare perchè mangio una pizza e non una piatto di pasta?
In ultima analisi, credo che tutte queste obiezioni possano essere fatte anche per una scimmia, e l’uomo è solo un animale un po’ più complesso. E la sua complessità è data, principalmente dalla società e dalla cultura in cui vive: si pensi alla struttura mentale degli indigeni, molto più istintiva, semplice, e vicina a quella animale.
Ho letto alcuni libri divulgativi sulle neuroscienze che parlavano anche del problema del libero arbitrio e le posizioni degli autori non mi sembravano così estreme come quelle citate nell’articolo. Da quello che ho capito gli esperimenti, in un campo che è certamente giovane come quello delle neuroscienze, sembrano aver evidenziato che il cervello non ha una struttura gerarchica, ma è formato da diverse aree che si scambiano informazioni e che talvolta sono in qualche modo in disaccordo tra di loro (semplificando molto). A me pare che un problema che i neuroscienziati stanno ponendo, sia la necessità di cercare di definire in maniera più specifica il problema del libero arbitrio, tenendo conto dei risultati sperimentali. In particolare alcuni di questi esperimenti sembrano negare l’esistenza del libero arbitrio, ma solo se inteso in un ottica di cervello gerarchico, ovvero pensando che esista una specifica zona del cervello che prende decisioni e che in un certo senso potrebbe rappresentare la nostra coscienza.
Insomma, pare che il nostro cervello sia un organo ancora più complesso di quello che si pensasse e forse la scienza può dare un contributo a nuove riflessioni filosofiche.