Anche Vito Mancuso si adeguerà alla realtà e abbandonerà il gender

Vito Mancuso
 
 
di Giovanni Marcotullio*
*giornalista, baccelliere in Sacra Teologia e specializzatosi in Teologia e Scienze Patristiche

da La Croce quotidiano, 21/04/15

 

L’oracolo mancusiano è tornato a parlare, il profeta del San Raffaele ha detto: «Un giorno la Chiesa arriverà ad accettare la sostanza di ciò che essa definisce “teoria del gender” e che oggi tanto combatte». E ancora, sul finire del vaticinio: «Oggi alla Chiesa cattolica appare blasfema una famiglia diversa da quella tradizionale: in un tempo non lontano essa capirà che la pluralità degli amori umani è un altro punto di forza della nostra società, in quanto capace di accogliere tutti».

Quando un profeta parla con voce tanto perentoria dobbiamo osservare anzitutto un momento di religioso silenzio: sarebbe inopportuno chiedersi “ma che ne sa questo?” davanti a uno che parla con tanta autorevolezza. Vito Mancuso, però, è un profeta buono, uno che crede nella ragione e che anzi del suo razionalismo (a piacere) ha fatto una professione di fede, e per questa ragione non si contenta di emulare gli antichi vati, suoi predecessori, che ci lasciavano con una manciata di parole buttate «al vento / ne le foglie levi». No, egli ci dice di più: «Nel Seicento avvenne la rivoluzione astronomica alla quale la Chiesa si oppose costringendo l’anziano Galileo ad abiurare in ginocchio la teoria copernicana: poi la Chiesa cambiò idea, adattandosi alla realtà. In seguito la rivoluzione politica portò i popoli a determinare laicamente la propria forma di governo e la Chiesa si oppose condannando in particolare lo Stato unitario italiano: poi la Chiesa cambiò idea, adattandosi alla realtà. In seguito la rivoluzione sociale inaugurò diritti umani come il suffragio universale, la parità uomodonna, l’istruzione obbligatoria statale, la libertà religiosa, contro cui pure insorse l’opposizione ecclesiastica: che poi cambiò idea, adattandosi alla realtà. Contestualmente la rivoluzione biologica darwiniana mostrava che le specie risultano il frutto di una lunga evoluzione e non di una creazione puntuale: la Chiesa, prima acerrima nemica, poi cambiò idea, adattandosi alla realtà».

A leggere questo monotono salmodiare – sembra quasi “il grande Hallel”, salvo che non si ripete la lode della misericordia divina bensì l’azione di un ritardatario e riluttante adattarsi alla realtà – uno avrebbe l’idea che la storia della cristianità sia analoga alla passeggiata di un tizio che porta a spasso il cane, ove il tizio sta per il mondo e il cane per la Chiesa: il quadrupede ha bel credere e fare come se la passeggiata dipendesse da lui e dai suoi bisogni; in realtà è il “bipede implume” (a Mancuso piacerà questa citazione) a stabilirne l’opportunità, la durata, la direzione, il tragitto, e vi è uno strumento apposito – il guinzaglio – per persuadere l’animale ad “adattarsi alla realtà”. Tale benigno strumento compare anche nelle parole compassionevoli di Mancuso, che invita i lettori di Repubblica a non pronunciarsi troppo severamente sulla sciocca e retrograda testardaggine del cane ecclesiale: «La Chiesa è quindi un’abile trasformista? No, è la logica della vita che è così e che trasforma ogni cosa. Nella vita ciò che non muta muore. Se la Chiesa dopo duemila anni è ancora qui, è perché è ampiamente mutata. Perlopiù in meglio, mettendosi in condizione di essere sempre più “ospedale da campo”, come la vuole papa Francesco, cioè china sulle ferite degli esseri umani per curarne amorevolmente le ferite».

A questo punto non posso che levare un accorato plauso a Vito Mancuso, che oltre a dire (nelle ultime due righe) cose tutto sommato condivisibili, per quanto non geniali, sembra finalmente riconciliarsi anche lui con la realtà (sempre nelle ultime due righe): mi ricordo infatti le sue fresche aspettative, ribadite in più interviste all’indomani dell’elezione di Francesco. Sembrava che “finalmente” (la parola che tradizionalmente i veri reazionari alla Tradizione ripetono in certe circostanze) la storia si fosse messa nel giusto solco. Ricordo pure il disorientato disappunto con cui lo stesso Mancuso commentava la Lumen fidei e la Evangelii gaudium di Papa Francesco, dovendone constatare la limpida continuità dottrinale coi predecessori. Oggi finalmente Mancuso ammette che sul gender sono “dure” le «parole delle gerarchie cattoliche, Papa compreso». Meno male, da parte del cultore dell’adattamento alla realtà è un bel segno.

Aggiungo poi che un simile plauso della realtà è tanto più lodevole in uno che non ha mai amato citare Tommaso d’Aquino: lo so, fa poco chic in certi salotti, mentre Teilhard de Chardin si veste meglio (tanto in certi salotti non hanno letto nessuno dei due, e proprio per questo possono dire di essere in disaccordo col primo e di apprezzare il secondo). In realtà la forma canonica della dottrina tradizionale cattolica sulla verità è proprio formulata dal frate di Aquino: «Adaequatio intellectus et rei» – ovvero, la verità si dà nel giudizio dell’uomo quando il suo intelletto si adegua alla realtà. Proprio come ha detto Mancuso. Dà sollievo vedere che anche i profeti del suo rango professano di guardare alla realtà. Ma poiché la persona delle cui dichiarazioni parliamo si professa teologo, nello specifico (e non profeta), e visto che la stessa è professore di teologia (e non di profezia), il suo lettore spererebbe di trovare un maggiore e più puntuale riscontro con la storia della Chiesa e dei suoi dogmi: un discorso storico non banale non dovrebbe neanche accennare al Caso Galilei senza fare riferimento al ruolo di Bellarmino e alle tensioni di scuola tra gesuiti e domenicani e non potrebbe non fare menzione delle clausole dottrinali della Humani generis di Pio XII. Tralasciamo le banalità sulle donne, sul governo democratico, sull’illuminismo in genere (al professore potrà essere utile un ripasso del disprezzato discorso di Ratisbona di Benedetto XVI): non era materia fondamentale del pezzo di Mancuso e non vale la pena rispondere punto per punto in questa sede.

Torniamo alla realtà e alla legge naturale e sociale che chiede di adeguarsi ad essa: la necessità di mutare per sopravvivere l’ha messa nero su bianco perlomeno Vincenzo di Lerino nel 434, è curioso leggere su Repubblica uno che la spaccia per “novità” ecclesiale e teologica: il teologo provenzale ci teneva pure a precisare che certo muore l’organismo che non si evolve per crescere, ma ci sono pure evoluzioni che portano alla morte. Un cancro è uno sviluppo organico anomalo e mortifero per un organismo, ma a differenza del virus non viene dall’esterno, si sviluppa dall’interno: nella fattispecie, la Chiesa condanna duramente (e giustamente) la teoria del gender perché vi ravvisa uno sviluppo canceroso dell’antropologia filosofica. Mancuso sembra tenere a mente l’adagio immortalato da Hannah Arendt per cui nella Chiesa come in politica «si combattono oggi, con i nemici di ieri, gli alleati di domani». Questo è accaduto molte volte e moltissime altre potrà accadere: non è tuttavia una legge inderogabile, e in tal senso Mancuso sembra adeguarsi, più che alla realtà, al pregiudizio positivistico per cui il giudizio di ogni “modernità” è per definizione “aggiornato” e perciò stesso vero – il pregiudizio, in fondo, che fa coincidere la cultura con le mode.

E le mode, che sono la radice etimologica e fenomenica di tutte le modernità, mostrano ben presto di avere poco o nulla a che fare con la realtà a cui millantano di adeguarsi: se così non fosse non si pretenderebbe di imporre a marce forzate un pensiero sconfessato da ogni evidenza scientifica realmente indipendente. Mancuso ama ricorrere, nei suoi testi, a categorie mutuate da discipline quali la biologia e la fisica, riuscendo peraltro a non risultare mai esoterico, ma sempre comprensibile al lettore di buona cultura ma digiuno di studi specialistici (e questo merito è un punto saldo del suo successo editoriale, bisogna prenderne atto). Ecco, restando su questo stesso piano, sorprende l’ingenuità – o ciò che sembra tale – con cui si saluta il fenomeno del transgender: «La rivoluzione bio-tecnologica – scrive Mancuso – consente ad alcuni esseri umani per i quali la sessualità è diversa dal genere di transitare in un genere più confacente alla loro vera identità sessuale». Tutte categorie della teoria di genere, appunto, sciolte da ogni riferimento scientifico esterno e obiettivo: perché non precisare, ad esempio, che nessun intervento può cambiare il sesso genetico, quello iscritto nel bagaglio cromosomico di ogni cellula dell’organismo umano, e che dunque gli interventi ormonali e chirurgici non producono altro che mascolinizzazioni e femminilizzazioni superficiali (o “fenotipiche” che dir si voglia)? Di fatto il “fenomeno detto transgender” aggiunge un termine in più alla “disforia di genere” (dando per buona la terminologia della teoria del gender), piuttosto che armonizzare i due in contrasto.

Con quale candido ottimismo si può guardare a questo spettacolo di persone sofferenti – e sarebbe disonesto negare quella sofferenza – affidandole ai bisturi dei nuovi artigiani dell’umanità? Mancuso evoca la consueta dialettica tra natura e cultura, implicando (giustamente) che la dignità dell’essere umano sta proprio nel non ridursi al puro dato naturale come accade per gli altri animali. Perfetto, e in questo sta appunto ciò che la teologia cattolica chiama “trascendenza” dell’uomo: essa si caratterizza per la libertà e il potere di autodeterminazione, ma mai questo potere è stato concepito come “assoluto”, ossia sciolto da ogni legame, da ogni riferimento, da ogni influenza. Il maschile e il femminile sono presenti in ogni individuo a livello archetipico – sono considerazioni di Jung, mica di un papa – e l’archetipo è cosa immensamente più radicale e profonda di un vago “sentirsi maschi” o “sentirsi femmine”. In realtà la dimensione cancerosa del gender sta nell’ipertrofia di una sessualità superficiale che tende a invadere gli spazi esistenziali della sessualità profonda, archetipica.

Il maschile e il femminile sono le declinazioni fondamentali dell’essere umano, e un teologo dovrebbe sempre ricordare il numero non trascurabile di codici biblici in cui il versetto “maschio e femmina li creò” riporta il pronome singolare invece di quello plurale: “maschio e femmina lo creò” non allude a un presunto mito dell’androgino o, se lo fa, lo fa proprio perché quel mito dice di un’irriducibile differenza chiamata a ricercare nell’altro-da-sé il proprio orizzonte. In tale quadro di riferimento il fenomeno dell’omosessualità non può che essere osservato come “un mistero” – l’ha ben detto una volta Vittorio Messori – e le persone omosessuali non possono che essere accolte «con delicatezza e rispetto» – lo fece scrivere il tanto vituperato Ratzinger nel Catechismo – ma i misteri non si “risolvono” e le persone non si “modificano”.

Il motivo più radicale per cui la Chiesa giudica e condanna severamente la teoria del gender è che ad essa soggiace un determinismo superficiale e vacuo, il cui esito è proprio quello di portare le persone alla stregua degli oggetti. E questo non solo la Chiesa, ma neanche un teologo potrà mai accettarlo. Non senza sbagliarsi gravemente.

39 commenti a Anche Vito Mancuso si adeguerà alla realtà e abbandonerà il gender

  • andrea g ha detto:

    Spero che Mancuso modificherà le sue assurde tesi.
    Spero cioè che, grazie a DIO, sarà in grado di riconoscere la propria
    (attuale) problematica narcisistica.

  • renzo gori ha detto:

    Ricordiamoci anche negli anni 70 il mito del dialogo tra cristianesimo e marxismo ora superato e in quella fase interpretato come scientifico. La gerarchia non lo ha mai accolto nonostante le pressioni di una base condizionata dalle mode.

  • lorenzo ha detto:

    La teoria del gender ha lo stesso valore scientifico della teoria della terra piatta.

  • Maria ha detto:

    La Chiesa non lo ha mai sconfessato! Dove sono prese di posizione nette che informino i cattolici che questo non parla a nome della Chiesa Cattolica? noi non siamo psicologi, scienziati, teologi o filosofi e ci aspettiamo dai nostri pastori chiare indicazioni. Chi ci indica Cristo crocifisso è risorto? Chi ci allontana? Questo io voglio,sapere. Grazie che fate articoli così, ma la Chiesa è troppo divisa.

  • Fabrizia ha detto:

    A forza di leggere e ascoltare interventi sul gender, eterosessualità e omosessualità mi vengono delle idee. Per esempio. I sordi esistono, sono una minoranza, la sordità è un fenomeno che appare in natura , ma noi la consideriamo un’anomalia da correggere se possibile. Idem per la cecità e per qualsiasi condizione che si discosti dalla “norma” cioè dalla condizione della maggioranza. Non diciamo: bene, sei cieco o sordo, va benissimo così, continua pure per la tua strada che noi udenti e vedenti continuiamo per la nostra. Anzi: mettiamo tutto in atto perché ciechi e sordi siano aiutati a superare il loro handicap. Con gli omosessuali, cosa succede? È evidentemente un’anomalia, in quanto gli organi genitali maschili sono fatti per quelli femminili e viceversa, e la stragrande maggioranza dei maschi è attirata dalle femmine e viceversa. E invece di indagare perché esista questa anomalia e cercare di correggerla,come si fa per tutte le anomalie, diciamo: va benissimo così, non ti preoccupare, continua pure per la tua strada. Anzi , la tua non è nemmeno un’anomalia. Vi sembra normale?

    • Raffaele Vargetto ha detto:

      Sono d’accordo con Fabrizia, ma le cause di tanto stravolgimento delle coscienze riguardo il diritto naturale sono da ricercarsi nell’abbandono da parte di molti della via tracciata dal Signore mediante le sue leggi, sia a livello naturale che soprannaturale. Siamo nel tempo predetto da S.Paolo, dove gli uomini disaffezionatisi a Dio cercano di costruire un altro edificio rimuovendo la pietra angolare che è Gesù Cristo e sostituendola con un’altra pietra, l’uomo peccatore, aizzato da satana, il quale vuole capovolgere ciò che Dio gli concede di vedere delle sue opere. Un’opera fondamentale del Signore è il matrimonio fra uomo e donna, fra loro complementari, segno dell’unione sponsale di Cristo con la Sua Chiesa. Le proposte di unioni dello stesso sesso costituiscono questo capovolgimento accennato sopra.

      • Fabrizia ha detto:

        Guardi. Io non dico che chi nasce sordo fa peccato. Conosco omosessuali, ma non so come si sia omosessuali: ci sono tante teorie al riguardo: si nasce? si diventa? È chiaro che se uno nasce omosessuale non ha nessuna colpa, come uno non ha colpa di nascere sordo. Firse il problema è che, mentre un sordo si fa di tutto per aiutarlo a sentire, agli omosessuali si dice che va benissimo essere omosessuali. In barba a tutti gli omosessuali che vivono male la loro condizione e, a quel che leggo, ce ne sono tanti.

        • andrea g ha detto:

          Il pensiero omosessualista ritiene addirittura ci sia da essere orgogliosi
          -vedi gay pride- di un così triste problema.
          L’orgoglio è anche all’origine del primo peccato.
          Anzi, il peccato è proprio l’orgoglio.

    • lorenzo ha detto:

      Concordo pienamente con te su fatto che:
      i sordi abbiano problemi con l’udito,
      i ciechi li abbiano con vista,
      gli zoppi con la deambulazione,
      gli omosessuali con la sessualità.
      Tutti questi nostri fratelli handicappati hanno bisogno di aiuto.

    • Massimiliano 1989 A.D ha detto:

      Più che altro non sono mai riuscito a capire l’omosessualità perché mi piacciono troppo le donne, posso invece capire benissimo l’omosessualità femminile.
      Fossi stato una donna sarei probabilmente lesbica (vogliamo mettere Ilary Blasi con Totti? ; )

      • Massimiliano 1989 A.D ha detto:

        Aldilà degli scherzi, a parte i casi rappresentati da bambini che già da piccoli ragionano come bambine e sono, in tutto e per tutto, donne in corpo di uomini, credo che si posso arrivare a trovare una cura per l’omosessualità. Anche perché il “gene” dell’omosessualità non è mai stato isolato.

  • Enrico ha detto:

    Pascal: “Ma dell’eccezione voi fate una regola senza eccezione, in modo che non volete neppure che la regola esista come eccezione” (Pensieri, 904). Questo è il gender, questo non ha capito Mancuso.

  • Alberto ha detto:

    Sono d’accordo con Mancuso sul fatto che la Chiesa debba periodicamente cambiare idea per adattarsi alla realtà. E’ sempre stato così. Personalmente trovo che questo arrivare in ritardo sui cambiamenti e sui progressi della società non depone a suo favore, perchè sembra ritagliargli il ruolo di guardiana delle tradizioni e delle consuetudini fino a che la società non le ha digerite e stradigierite, quindi se fosse per motu proprio non cambierebbe praticamente nulla.
    Anche riguardo l’omosessualità sappiamo che si è passato dal definirla un vizio abominevole e una perversione a un più generico e non meglio definito disturbo dei sentimenti. E riguardo le unioni gay molti cattolici hanno decisamente ammorbidito le proprie posizioni condividendo l’idea del riconoscimento legale alle unioni di questo tipo. Credo quindi che anche con la questione omosessuale succederà quello che sta accadendo con il divorzio, dove, pur non difendendolo, la Chiesa ha dovuto prender atto della realtà agilizzando e facilitando il cosiddetto “divorzio religioso”, cioè l’annullamento della Sacra Rota, con un conseguente aumento di richieste e risoluzioni. Anche le parole di Papa Francesco mostrano il segno del cambiamento: “il divorziato che si comunica non sta facendo nulla di male”. La Chiesa quindi cambia idea, ma è meglio che lo faccia senza la società non se ne accorga più di troppo, altrimenti in molti capirebbero che non ha molta utilità un’istituzione che procede sempre… con i freni tirati.

    • lorenzo ha detto:

      Non preoccuparti, per la retta dottrina della Chiesa le pratiche omosessuali erano, sono e saranno sempre un peccato abominevole: il non condannare chi pecca riguarda invece, per tua informazione, i peccatori che si pentono e si affidano alla misericordia di Dio.

      • andrea g ha detto:

        Hai perfettamente ragione, l’unico problema è il non riconoscere quella che
        dovrebbe, invece, essere una ovvietà: un uomo non prova attrazione per
        l’altro sesso, non vede la bellezza dell’unione fisica e psicologica
        con la donna, ne ha paura se non addirittura ribrezzo….e non è triste
        x questo…ecco il problema.

    • Controvento ha detto:

      La Chiesa governata da Simone figlio di Giona (colui al quale – tanto per intenderci – Gesù disse “Vade retro Satana)potrà anche cambiare idea, ma non credo lo farà quella governata da Pietro, sul quale Cristo ha inteso fondare la SUA Chiesa. Molti si aspettano da Papa Francesco dei cambiamenti corrispondenti ai proprio gusti ed alle proprie aspettative, ma un sesto sento, nonché alcuni particolari, già mi dicono che rimarranno alquanti delusi.

    • Massimiliano 1989 A.D ha detto:

      Papa Francesco non cede e non crederà di un millimetro sui temi realmente importanti, e lo ha ampiamente dimostrato.

    • domenico ha detto:

      Non diciamo inesattezze. Sono anni che si assiste ad un aumento dei ricorsi alla sacra rota ben prima di Bergoglio. Il motivo? costa meno di un divorzio in tribunale.
      Per quanto riguarda la frase “il divorziato che si comunica non sta facendo nulla di male” bé è sempre stato così.
      Avvertimi quando Papa Francesco dirà “il divorziato RISPOSATO che si comunica non sta facendo nulla di male”.
      Non è che la Chiesa cambia idea è che ci troviamo di fronte a persone che non capiscono o fingono di non capire la differenza tra ‘divorziato’ e ‘divorziato risposato’ e quindi possono vedere cambiamenti dove non ci sono.

      • Alberto ha detto:

        Quella frase la disse a una donna divorziata e risposata.

        • domenico ha detto:

          Non cambia nulla do quello che ho scritto.

          • Alberto ha detto:

            Beh, direi che se il Papa si riferiva a una persona divorziata e risposata, il senso del tuo commento viene proprio a cadere.

            • lorenzo ha detto:

              Lo sapevi che è una bufala?

            • domenico ha detto:

              scusi ero fermo a ‘un marito ha detto che la moglie gli ha detto che al telefono il papa le aveva detto’.
              nonostante un de relato di terzo livello, la frase attribuita al papa è nel solco di quello che già si sa.

              • Alberto ha detto:

                Innanzitutto non mi hai contestato quel fatto e non capisco perchè ora vuoi girare la frittata. Poi dimmi come fai ad esser sicuro che queste due persone siano dei mitomani, perchè parliamo una notizia che è stata riportata da tanti media e nessuna fonte vaticana l’ha mai smentita. Quindi per quanto ne sappiamo è assolutamente vera.

                • lorenzo ha detto:

                  Ti ripeto che la notizia è una bufala che, per chi conosce i pronunciamenti del Magistero, non merita nemmeno di essere smentita: fidati.

                • domenico ha detto:

                  alberto capisca bene,
                  notizia vera o falsa la frase “il divorziato che si comunica non sta facendo nulla di male” è in linea con l’attuale magistero da qui la non necessità di smentite.
                  Tra l’altro, se vera, nella telefonata la donna può aver detto al papa cose sulla sua vita privata che non sappiamo né vogliamo sapere.

                  • Alberto ha detto:

                    Temo che sia tu quello che non voglia capire, ecco cosa hai scritto:

                    Non è che la Chiesa cambia idea è che ci troviamo di fronte a persone che non capiscono o fingono di non capire la differenza tra ‘divorziato’ e ‘divorziato risposato’ e quindi possono vedere cambiamenti dove non ci sono.

                    La donna in questione è una divorziata risposata che scrisse al Papa proprio per questo motivo, quindi tu e Lorenzo potete inventarvi la storia che si tratta di una bufala o che il Papa non sapesse con chi stava parlando, ma così non fate altro che dimostrare quanto dico io: la Chiesa cambia idea ma cerca di non darlo a vedere, esattamente come state facendo voi, perchè accampate scuse che non esistono pur di non riconoscere questa realtà evidente: Papa Francesco si è dichiarato favorevole a che una divorziata risposata possa ricevere l’eucarestia, contraddicendo quindi la posizione ufficiale della Chiesa.

                    • domenico ha detto:

                      alberto la invito ad attendere con pazienza i risultati del prossimo sinodo sulla famiglia e spero che lei non sarà fra coloro che, in mancanza di certe scelte sperate da alcuni settori, griderà al ‘papa tradito’, ‘i cattivoni conservatori che frenano il progresso’ e simili.

                    • Hugo ha detto:

                      E’ divertente osservare come gli atei fondamentalisti siano tanto ossessivamente informati di fatti religiosi, non avendo alcun argomento razionale a loro favore cercano di convincersi e convincere i fedeli che il loro Papa andrebbe contro la Chiesa, sperando così di seminare almeno un po’ di confusione. Patetico 😉

  • nicola ha detto:

    Ma con la poligamia ( o la poliandria) come la mettiamo? In base a quale principio potrebbe essere negato il matrimonio poligamico o poliandrico se si accetta il matrimonio fra persone dello stesso sesso? Anzi il matrimonio poligamico sarebbe più urgente da introdurre dal momento che è la condizione legale di miliardi di persone nel mondo al contrario dello sparuto numero di matrimoni omosex.

  • vito p ha detto:

    Di nuovo attiva la vostra prezzolatissima macchina del fango contro l’ottimo Mancuso.

    • domenico ha detto:

      la macchina del fango contro il povero Mancuso è arrivata molto in alto: «Il gender è colonizzazione ideologica… Pensate ai Balilla, pensate alla Gioventù Hitleriana» firmato Papa Francesco.

      • vito p ha detto:

        L’unica cosa che assomiglia alla gioventù hitleriana è la martellante propaganda cattolicista intrisa di odio. A forza di vomitare menzogne qualcuno vi crederà. Lo diceva pure Goebbels

        • domenico ha detto:

          si vede che lei non vede né le trasmissioni RAI, né Mediaset, né satellitari e digitali di maggiore ascolto, né legge i grandi quotidiani nazionali con le loro lettere in prima pagina.
          Non è un caso che il mal interpretato ‘chi sono io per giudicare’ è stato ubiquo mentre le frasi da me riportate sopra sul gender sono state INESISTENTI sui mezzi di comunicazione che arrivano al grande pubblico.
          Poi viene lei a parlarmi di propaganda…

        • andrea g ha detto:

          “intrisa di odio” verso chi?

  • Franceschiello ha detto:

    Dice Mancuso che col passare del tempo la Chiesa diventa sempre più come un “ospedale da campo”, china sulle ferite degli esseri umani per curarne amorevolmente le ferite.
    Ma se, come Mancuso lascia intendere, tutto va bene, se il mondo è un posto bellissimo, e se la Chiesa non deve far altro che adeguarsi alle magnifiche sorti e progressive, quali sarebbero le ferite da curare? Quale sarebbe l’utilità di questo ospedale da campo che sarebbe la Chiesa, se implicitamente si afferma che l’Umanità è pefetta già di suo (perchè ovviamente Mancuso nega il peccato originale)?

    • andrea g ha detto:

      Dici bene, ma è inutile cercare coerenze e logiche negli scritti
      del teologo da bar sport Vito Mancuso.
      L’accecamento narcisista porta a contraddizioni nevrotiche
      continue, senza che l’interessato le percepisca.
      Non a caso il nostro si trova a proprio agio negli articoli
      privi di contraddittorio: le sue esternazioni possono
      sussistere soltanto in questo modo.

  • Dario* ha detto:

    “in un tempo non lontano essa capirà che la pluralità degli amori umani è un altro punto di forza della nostra società”

    A proposito di rendersi conto della realtà e all’aderirvi, non sarebbe più opportuno auspicarsi che un certo numero (percentualmente esiguo) di persone si rendessero conto di essere nati con un determinato sesso e vi si adeguassero? Che filo logico si segue per arrivare alla conclusione che sia giusto adeguarsi al fatto che sarebbe giusto che altri non si adeguino alla realtà contingente? E’ un controsenso talmente madornale che è difficile persino riuscire a metterlo per iscritto senza fare un bisticcio coi termini