La cintura di castità: un mito contro il Medioevo
- Ultimissime
- 15 Apr 2015
Il mito della cintura di castità nel Medioevo: una leggenda nata nel 1800 e che tira in ballo perfino gli immancabili Crociati. Si trattava in realtà di una metafora e l’archeologia ha infine smentito tutto.
di Federica Garofalo*
*laureata in Beni Culturali, studiosa del Medioevo e blogger
«In tempo d’estate, un mattino, giaceva la Dama accanto al meschino […]. Con una cintura a sua volta la sua carne nuda cinge, attorno ai fianchi forte la stringe; chi la fibbia potrà aprir senza spezzarla né strapparla, il solo sarà ch’ella potrà amare. Poi la bacia, e così rimane». Questa scena d’amore, tratta dal Lai de Guigemar di Maria di Francia, ha suscitato le congetture più assurde da parte degli storici dell’Ottocento e dei primi del Novecento.
Cos’altro avrebbe potuto fare il cavaliere in esilio Guigemar, parto di quel Medioevo così oscuro e misogino, per garantirsi la fedeltà assoluta della sua dama, se non serrarla in una morsa di ferro che castrasse chiunque osasse toccarla, così che appartenesse a lui soltanto?
Medioevo, la cintura di castità era una metafora
Sembra che a nessuno degli storici di cui sopra sia passato per la testa che quello evocato da Maria di Francia fosse semplicemente un giuramento di fedeltà incondizionata l’uno all’altra, suggellato da un gesto concreto, uno di quei segni di cui la società feudale (stavolta sì) non può fare a meno: il nodo con cui sono legati sia la camicia del cavaliere sia la cintura della dama, infatti, richiama i tre nodi che si vedono sulle cinture di tessuto portate dai novizi degli ordini religiosi, tre quanti sono i voti che dovranno pronunciare, tra cui anche quello della castità.
Non solo, il nodo e la fibbia che rappresentano il legame tra i due amanti saranno anche il mezzo che permetterà loro di ritrovarsi alla fine della storia.
Il mito e gli immancabili Crociati
A leggere le affermazioni degli storici dell’Ottocento (e anche gli articoli su certe riviste “divulgative” con tanto di titoloni a caratteri cubitali), c’è davvero di che far venire la pelle d’oca: secondo quanto si legge, a fare uso della cintura di castità sarebbero stati soprattutto i crociati, i quali, partendo per liberare il Santo Sepolcro dagli infedeli, si sarebbero premurati di evitare qualsiasi rischio di ritrovarsi al ritorno in patria con un bel paio di corna, chiudendo letteralmente in cassaforte “l’onore” delle mogli.
Cosa che non ha molta consistenza già di per sé, perché l’obbligo di tenere un arnese di ferro a così stretto contatto con le parti intime avrebbe presto provocato una strage di donne per setticemia o per tetano.
Per giunta, nessuna delle fonti sulle Crociate, nemmeno da parte musulmana o bizantina, fa mai riferimento a questa pratica.
Al contrario, Anna Comnena, nella sua Alessiade, sottolinea come, all’indomani dell’appello di papa Urbano II nel 1089 per difendere il Santo Sepolcro e i Cristiani di Gerusalemme dalle vessazioni dei Turchi, non sono solo gli uomini a mobilitarsi, ma anche le donne:
«Si produsse allora un movimento di uomini e di donne come non si ricorda di averne mai visto l’uguale: le persone più semplici erano davvero animate dal desiderio di venerare il Sepolcro del Signore e di visitare i Luoghi Santi. […] L’ardore e lo slancio di questi uomini era tale, che tutte le strade ne furono coperte; i soldati franchi erano accompagnati da una moltitudine di gente senz’armi più numerosa dei granelli di sabbia e delle stelle del cielo, che portava palme e croci sulla spalla: uomini, donne e bambini che lasciavano i loro paesi».
Dunque non solo non c’è traccia di “segregazioni”, ma è documentato che le donne possono perfino seguire i mariti nei “pellegrinaggi armati”, come vengono chiamate all’epoca le Crociate; a volte intere famiglie di alto lignaggio partono per la Terra Santa.
Ed esempi ne abbiamo a iosa: nel 1147, ad esempio, Eleonora d’Aquitania, regina di Francia, è al fianco del marito Luigi VII nella seconda crociata, portandosi dietro un seguito monumentale che fa storcere il naso a parecchi. Fanno tappa a Costantinopoli, e lo storico Niceta Coniata annota come al seguito di questa “dama dagli speroni d’oro” vi siano nobildonne in abiti maschili, e per giunta abili nel maneggiare la lancia e l’ascia da guerra.
Non basta, troviamo donne fin sui campi di battaglia, come nella battaglia di Dorileo, durante la prima crociata, dove rischiano la vita per portare l’acqua ai combattenti spossati dal caldo di giugno; i cronachisti arabi, soprattutto durante la terza crociata, riportano perfino di nobildonne a cavallo, rivestite della cotta di maglia, armate di tutto punto, che si gettano nella mischia, combattendo come uomini e a fianco di uomini. È pur vero che molte restano in patria, ma non certo per starsene chiuse in casa: in assenza dei loro uomini, sono loro “il capofamiglia”, signore dei feudi e responsabili dei vassalli, e come tali sono trattate.
La cintura di castità nei testi medievali
C’è da dire, comunque, che la cintura compare sì nei testi medievali in riferimento alla castità, ma in maniera del tutto simbolica: ad esempio nel Decretum Gratiani, raccolta di norme di diritto canonico risalente al XII secolo, in una delle cui miniature che riguardano il matrimonio, vediamo consegnare alla sposa una cintura (una cintura assolutamente comune), come segno del suo nuovo stato di “consacrata” allo sposo, un simbolo simile a quello che si scambiano come pegno di fedeltà reciproca gli amanti del Lai de Guigemar.
La scelta della cintura come simbolo di castità, per le donne ma soprattutto per gli uomini, non è casuale: la predicazione del XIII secolo cerca di dire chiaro e tondo che il matrimonio è un sacramento, un “ordine sacro”, la cui importanza è pari a quella degli ordini religiosi, e che dunque ha anch’esso delle regole, molto esigenti, sia per l’uomo sia per la donna.
La prima menzione di qualcosa che somiglia alla “cintura di castità” come la concepiamo noi, cioè come arnese per impedire rapporti sessuali, è del 1405, e viene dall’ingegnere militare tedesco Konrad Kyeser von Eichstätt, che la inserisce all’interno di un trattato sulle varie tecniche di guerra, il Bellifortis; ad un certo punto troviamo il disegno di una specie di mutandoni di metallo, accompagnato da una scritta in Latino, “Est florentinarum hoc bracile dominarum ferreum et durum ab antea sic reseratum”, “Queste sono le brache di ferro pesante delle donne fiorentine chiuse sul davanti in questo modo”.
La cosa viene presentata dunque come un’usanza specifica delle donne di Firenze, e per giunta descritta nel contesto di un trattato militare. C’è da capirle, le povere Fiorentine: la guerra, in pieno Quattrocento, è divenuta affare di bande di mercenari comandate da capitani di ventura, e, quando una città cade nelle loro mani, ci si può aspettare ogni tipo di barbarie, compresa quella di veder violentate perfino le monache; ancora peggio, poi, se si tratta della Toscana, dove infuria la guerra tra le grandi famiglie come i Cavalcanti, i Pazzi, i Medici. A mali estremi, estremi rimedi, e le donne di Firenze, perlomeno, possono contare su questa specie di “armatura” per evitare se non altro le conseguenze dei saccheggi nella propria carne.
Presto la notizia di questi arnesi si diffonde, e diventa materia succulenta per la letteratura satirica tanto di moda soprattutto nella Francia del Cinquecento: le cinture di castità sono le armi comiche dei soliti Barbablù da novella che alla fine si ritrovano immancabilmente “cornuti e mazziati”, ad esempio nella raccolta Le dame galanti di Brantôme o nel romanzo Pantagruele di Rabelais.
La leggenda nasce nel 1800
Il guaio è che queste storielle finiscono per esser prese alla lettera da letterati e storici di Settecento e Ottocento, e la storia di signori del Medioevo dispotici e violenti che, partendo per la guerra, impongono alle mogli la cintura di castità, della quale soltanto loro hanno la chiave, per scongiurare qualsiasi tradimento, viene data per buona; non solo, alimenta un mercato di “riproduzioni” ad uso dei collezionisti (in realtà veri e propri falsi inventati di sana pianta), sostanzialmente quelle che riempiono ancora oggi i vari “musei della tortura” sparsi per l’Europa.
Nel 1889, addirittura, l’archeologo austriaco Maximilian Anton Pachinger annunciò la scoperta di una tomba femminile a Linz, da lui datata tra il Cinquecento e il Seicento, il cui scheletro avrebbe avuto l’osso pelvico cinto da una fascia di cuoio e ferro chiusa da ben due lucchetti, e possiamo facilmente immaginare quali fantasie avesse suscitato all’epoca un simile ritrovamento; purtroppo lo scheletro, con relativo arnese, è andato perduto, ma qualcuno ha recentemente ipotizzato che la defunta soffrisse semplicemente di una qualche deformazione al bacino e che la “cintura di castità” fosse in realtà soltanto una protesi per sostenerlo.
La verità sulle cinture di castità dall’archeologia
L’unico esemplare autentico conosciuto di “braga de fero” è custodito nell’armeria del Palazzo Ducale di Venezia, e si dice appartenuto ai da Carrara, signori di Padova (XV-XVI secolo): la sua analisi ha permesso di chiarire molte cose.
La sua fattura corrisponde in pieno alle braghe di ferro fiorentine anti-stupro descritte dal von Eichstätt: una fascia “a croce” relativamente sottile che avvolgeva sia la vita sia il pube, rivestita di cuoio per una maggiore comodità.
Interessante è il fatto che la braga in questione sia chiusa da un lucchetto cosiddetto “romano”, fermato cioè da una sorta di fibbia, completamente inadatta ad una “cassaforte” ma che non permette un’apertura immediata. Insomma, questo arnese non poteva certo esser strappato con violenza di dosso a colei che lo indossava da un potenziale stupratore, ma, a emergenza passata, la signora avrebbe potuto toglierselo da sola in tutta tranquillità.
Bibliografia:
Albrecht Classen, The Medieval Chastity Belt: A Myth-Making Process, New York, Palgrave Macmillan, 2007;
Régine Pernoud, La femme au temps des croisades, Parigi, Librairie generale francaise, 1992;
James A. Brundage, Law, Sex, and Christian Society in Medieval Europe, University of Chicago Press, 2009;
Umberto Franzoi, L’armeria del Palazzo ducale a Venezia, Treviso, Canova, 1990.
43 commenti a La cintura di castità: un mito contro il Medioevo
Ho qualche dubbio anche sulla verità dell’uso delle “braghe di ferro” da parte delle Fiorentine, guerra o non guerra. È probabile che la cintura di castità sia solo una bufala? Anche io ne ho viste in qualche museo, ma spesso le date risalivano per l’appunto al 1500, quando si cominciava a pensare male dei “secoli bui”.
Nell’articolo di cui sopra, appoggiandomi allo studio direi completo di Albrecht Classen, ho tentato appunto di dare una risposta alla sua domanda: come è nato il mito della cintura di castità?
Più che “un mito usato contro il Medioevo” direi “un mito creato da chi non conosceva bene il Medioevo”. Così come tanti altri enumerati in questo intervento a mio parere splendido del prof. Alessandro Barbero:
http://www.youtube.com/watch?v=m_pZUwSbofc&feature=share
Video davvero notevole, l’ho davvero apprezzato nella sua interezza tranne forse la sparata dello spettatore che si riferisce alle moderne modalità di registrazione dei dati, commento che denota una mastodontica lacuna di conoscenza specifica (nonostante sembri millantarla) e tanta supponenza. Quella uscita l’ho trovata un po’ patetica ma il relatore l’ha gestita piuttosto bene evitando di “nutrire il troll” in questione e tagliando corto
P.S. Complimenti per l’articolo ed anche per il blog
Tutto ciò per dire cosa? Secondo me orrori come la cintura di castità non sono direttamente ascrivibili alla Chiesa, ma al periodo storico “buio”. E non penso che affermare che sia tutto il solito complotto anticattolico con migliaia di cinture di castità false costruite qua e là per far fare una figuraccia ai cristiani.
In più, le informazioni sono imparziali quando lo è la fonte: se dei cattolici ferventi mi riscrivono ogni volta la storia in completa antitesi con quello che si studia nelle scuole ed università (crociate, medioevo, conquistadores, inquisizione,caccia alle streghe, etc) le possibilità sono due: o c’è un mega complotto anticattolico in tutto il mondo da sempre, o i cattolici se la cantano e se la suonano da soli. Ma attenzione, se avete un buon dialogo con un non credente ed un giorno dal nulla ve ne uscite col “complotto sull’inquisizione che era buona”, eprderete in un attimo tantissima stima guadagnata.
Veramente a dare il contributo a questa leggenda sono stati anche cattolici, e non di secondo piano, come il cardinal Baronio, alla fine del XVI secolo, che fu il primo a coniare il termine “secolo buio” per indicare nello specifico il X secolo.
E, se vogliamo, il X secolo un po’ buietto lo è stato davvero…
Come tutti gli altri; vogliamo fare dei raffronti del XX secolo? O col XXI, che non è partito esattamente nel modo migliore?
Giusto non dare adito a falsi cliché, ma onestamente, pur con tutti i difetti di questi tempi, sono felice di non essere un ragazzo del Medioevo 😉
Ho validi motivi per pensare che la vita sia assai migliore adesso che a quei tempi. Almeno, sono felice di non rischiare più la “morte nera” o una morte per un banale raffreddore.
Così come sono felice nel sapere che non mi ritroverò con una moglie che a 40 anni sarà già vecchia e sdentata 🙂
Chi nasce di questi tempi, proprio per il benessere che abbiami, ha molte meno scusanti se si comporta in maniera scorretta e non si occupa di chi sta peggio rispetto a quelle che aveva un cristiano del xv secolo.
Insomma, ringrazio Dio di avermi fatto nascere di questi tempi, di avermi risparmiato le asperita” di cui era piena la vita dei nostri avi.
Avevo una bisnonna del 1915 e mi raccontava con dovizia di particolari la vita e la gioventù che ha vissuto.
Ma io infatti non idealizzo il “Medioevo”: so bene che in quel periodo, per esempio, un’appendicite poteva essere fatale, come pure nell’Ottocento o nell’Antica Roma. Soltanto, giudicare un periodo come “buio” senza vedere come, in realtà, ogni periodo sia caratterizzato da elementi positivi e negativi è soltanto ideologico ed antistorico, dato che (tra l’altro) la storia non si occupa di dare giudizi morali, bensì di ricercare ed esporre i fatti avvenuti nel passato.
Questo sicuramente 😉
Mi verrebbe da chiedere quali sono questi aspetti positivi, nell’ottica di un non credente
Un sacco; da quale secolo vuoi partire? Non ti conviene fare lo spiritoso con me su questo argomento, ti avverto. 😉
Per alcuni aspetti e in alcune zone sì, ma non per altri. Per esempio, proprio nel X secolo nacque l’ordine cluniacense, e Amalfi divenne una potenza al livello mediterraneo.
Le cose, nella realtà, non sono mai “in bianco e nero”, ma con un’infinità di sfumature.
Baronio per sostenere la indipendenza e la supremazia del Papato nel periodo post Riforma Protestante aveva tutto l’interesse a dipingere nel modo peggiore un periodo in cui appunto gli imperatori pretendevano di scegliersi i papi e i vescovi. E una delle fonti che più discreditano questo periodo guarda caso è proprio uno che fu fatto vescovo da un imperatore che voleva scegliersi il papa…
Nel XXI secolo gli storici devono tenere conto delle agende dietro le fonti storiche.
Il problema è che nelle università non si insegna secondo la vulgata laicista corrente: gli studi di diversi storici dimostrano che le cose da te citate sono, appunto, in buona parte frottole condite da menzogne da usare contro la Chiesa. Ma la realtà storica è un’altra; allo stesso modo, per quale motivo la “cintura di castità” non potrebbe essere un mito illuminista, specialmente dato l’articolo, che cita fonti e trattati? E’ lo stesso discorso della cosiddetta “vergine di Norimberga”, ritenuta dai più essere una macchina di tortura medievale ma di cui, in realtà, non si conoscono esemplari o fonti antecedenti al XVII secolo. Il mito del “Medioevo” come “periodo buio”, purtroppo, risiede nella matrice illuminista ed anticattolica che ha coniato, essa stessa, il termine; in realtà, basta studiare la storia per bene e ci si rende conto che si tratta, appunto, di un mito nato nell’ambito storiografico settecento-ottocentesco anglosassone, di matrice protestante e chiaramente in polemica con la Chiesa.
Più che altro direi “classicheggiante e rinascimentale”: la demonizzazione del Medioevo è cominciata molto prima dell’Illuminismo, forse già dalla fine del XV secolo.
una demonizzazione dettata dall’ignoranza in senso tecnico. Basti pensare che i primi umanisti attribuivano i manoscritti carolingi al periodo romano classico perché proprio non sapevano nulla della storia dei secoli che li precedeva.
La terza possibilità è che devi cambiare libri, Odifreddi non è la fonte adatta.
Non so su quali libri hai studiato, ma nei miei libri si parla di crociate come pellegrinaggi in difesa dei cristiani, si parla di medioevo come il periodo storico di nascita della scienza, degli ospedali e dell’università, dei conquistadores come europei contro i nativi difesi dagli uomini di chiesa (gesuiti in particolare), di caccia alle streghe come fenomeno protestante.
Ti ricordo Umberto che se avrai un buon dialogo con un credente e tirerai fuori il solito tormentone della Chiesa cattiva che ha prodotto miseria, ha perseguitato i buoni e gli intelligenti e ha impedito lo sviluppo dei diritti umani allora perderai in un attimo tantissima stima guadagnata.
Avrà studiato alle statali, sei fortunata, Katy, perché son pochi a pensarla come te..
Ho studiato dai gesuiti. Mica è obbligatorio mentire per forza, alcuni credenti non lo fanno.
Se hai studiato dai gesuiti fatti raccontare quando difesero i nativi dai conquistatori europei allora. La Chiesa fu l’unica voce in loro difesa!
Alcuni credenti sono anche stritolati dal “complesso di colpa” inculcatoli loro dai laicisti, a cui fa il paio con un buon livello di ignoranza storica (grazie anche al nostro sistema scolastico, che ancora propone miti e storiografie vecchi di cinquant’anni, quando va bene). Per fortuna, anche la storiografia procede col passare del tempo; tuttavia se io, dovendo pubblica un articolo, devo citare le ultime ricerche e, se non lo faccio, rischio non solo di non vederlo pubblicato ma anche di trarre conclusioni imperfette o “datate”, non vedo per quale motivo invece per quanto riguarda la storia vengono mantenuti studi nel migliore dei casi molto datati. E’ un controsenso, specialmente se consideriamo che ormai anche nelle librerie si trovano storiografie medievali di buon livello ed accessibili a tutti, non solo sulla “storia delle battaglie” (come veniva chiamata un tempo, in modo assolutamente parziale) ma anche sugli usi e costumi del tempo. Poi è chiaro, se uno pretende che “Il libro che la tua chiesa non ti farebbe mai leggere” o le varie paccottiglie anticattoliche similiari che, purtroppo, si trovano ancora nelle librerie (perché vendono ricamando sul pregiudizio anticlericale, non per altro) siano libri storici, a questo punto per quanto mi riguarda è inutile anche solo parlarne.
Non leggo odifreddi, Dawkins, o gli altri atei militanti. Se nei tuoi libri si parla di crociate come pellegrinaggi festosi in difesa della chiesa, di conquistadores spagnoli come affettuosi missionari vogliosi di far conocsere pacificamente la loro religione agli indios, di medioevo come era dei lumi,di inquisizione come fenomeno non cattolco, non ho dubbi: non hai studiato sui normali libri scolastici ed universitari, ma su qualche libercolo cattolico scritto ad uso e consumo per gli ignoranti che non ricordano quanto hanno studiato a scuola, universalmente condiviso da tutti.
Bene: ti sei svelato. A te del cosiddetto “dialogo” non frega niente, specie perché qui si parla di fatti storici e non di fede; taci, che fai più bella figura.
Riconosco di essere stato fin troppo duro, ma denigrare la moderna storiografia a “qualche libercolo cattolico” scritto “ad uso e consumo per gli ignoranti”, spacciando i vecchi miti legati ai “secoli bui” come fatti accettati e condivisi da tutti è, nel migliore dei casi, una balla, nel peggiore una rancorosa parzialità; in ogni caso, fa parte di un ragionamento che, con la storiografia, non c’entra niente.
No caro Umberto i ‘cattolici ferventi’ fra cui coloro che pubblicano articoli storici su questo sito sono abituati a citare le loro fonti che sono spesso proprio i migliori professori universitari come in questo caso Albrecht Classen. Fatti un giro su google per vedere le sue credenziali.
Ma l’hai letto l’articolo prima di commentare visto che affermi “Secondo me orrori come la cintura di castità non sono direttamente ascrivibili alla Chiesa, ma al periodo storico “buio””?
L’articolo spiega chiaramente che l”orrore’ di cui scrivi non è che un mito e quindi va attribuito solo a chi se l’è inventato.
L’ ho letto si! Per questo ho detto che non ci credo! Mi rendo conto di parlare con gente che “le crociate erano solo pellegrinaggi”, quindi la mia fiducia è scemata a zero
Le crociate erano pellegrinaggi in difesa dei cristiani e dei pellegrini perseguitati di Gerusalemme, basta leggere le motivazioni che spinsero i crociati a partire. E’ ovvio che al tempo non c’era la diplomazia di oggi e si risolvevano le cose tramite la spada, ma più nessuno oggi mette in dubbio che le crociate nacquero per nobili motivi.
Evidentemente leggi troppo libri scritti da anticlericali laicisti, migliora la tua informazione altrimenti non converti nessuno qui.
Guarda che la storia non può essere una questione di “ci credo/non ci credo”: se hai delle fonti che smentiscono quanto detto dall’articolo, proponile. Non basta dire “non ci credo perché sul mio libro di scuola di ‘anti anni fa sta scritto così”: l’articolo cita fonti e personaggi storici, quindi se vuoi smentirlo devi, di rimando, dimostrare che si tratta di frottole, che non esiste il suddetto autore, che la frase è estrapolata in modo parziale, che il libro in questione non esiste, è falso o che è altrimenti contestabile. Punto. Tutto il resto, i “non ci credo” e le varie sciocchezze non sono storia: sono opinioni personali, sbagliate peraltro. Meno male che c’è chi dice che sono i cattolici quelli che mettono in mezzo la fede per qualsiasi cosa…
io dubito che sui libri di scuola anche di tanti anni fa si parlasse delle cinture di castità; forse si riferirà ai fumetti o a certi filmetti anni ’70…
Ci sono tali atrocità su alcuni libri di “storia” scolastici (mi riferisco a quelli fino alle superiori incluse, all’università ho studiato altro) che a me invece la cosa non stupirebbe affatto
Io ho letto cose sui libri delle superiori che oggi, ad una decina d’anni di distanza, mi sembrano impossibili: tra Crociate sostanzialmente scoppiate per l’avidità degli europei (come fossero stati dei colonialisti ante litteram), Inquisizione che provocò centinaia di migliaia di morti in tutta Europa, passando per l’Illuminismo come esaltazione della ragione umana (“dimenticandosi” convenientemente di cose come il massacro di Vandea, o citandolo appena, non ricordo bene questo punto) a fronte dei “secoli bui” del “Medioevo”, improponibili “piramidi feudali” e servi della gleba (ammesso siano mai esistiti come gli conosciamo) trattati come (se non peggio) degli schiavi, per finire con tutto il contorno di imbarazzo nel parlare dell’Islam (a cui era riservato un trattamento esattamente contrario rispetto agli europei cattolici) sembrava di leggere un libro di favole. Il guaio è che io, già a 17-18 anni ed anche meno, mi accorgevo che qualcosa non quadrava; col passare degli anni mi sono reso conto, con disgusto, che metà delle cose scritte su quel libro erano inventate di sana pianta e si basavano, spesso, sulle illazioni di altri autori che avevano commesso la mortale (ed immorale) fallacia di filtrare i fatti di ieri con gli occhi dell’ideologia.
Sono 6 anni che dico esattamente le cose che tu hai espresso nel tuo post. Non posso che quotare.
e quindi che l’hai letto a fare se già parti dall’idea che non ci credi a quello che si scrive qui?
e soprattutto chi te lo fa fare di continuare a leggere questo sito se hai già questa convinzione (leggi ‘pregiudizio’)?
A dire la verità, non mi risulta che il Classen sia cattolico.
Sul fatto che le crociate siano state difensive, e sul fatto che in assenza di esse la cristianità sarebbe stata spazzata via, nemmeno un australopitecus afarensis potrebbe avere dubbi 😉
Chiaro, dopo tre secoli in cui tutto ciò che viene fatto o fu fatto dai cristiani viene dipinto come male assoluto questo non è così scontato da dire, benché sia la verità.
Ok, e la scusa per massacrare gli idios in sud america quale era invece? Ma ci credi a quello che dici o vuoi solo convincermi?
Non capisco cosa c’entrino gli indios in sud america…difesi oltretutto soltanto dalla Chiesa: https://www.uccronline.it/2010/09/07/chiesa-e-colonialismo/#1500-1900
Ti ha risposto Katy. Mi ha preceduto 😉
A dire il vero in quel caso il massacro fu tutto meno che mosso da motivi religiosi, tant’è che i missionari cristiani furono gli unici a difendere quelle popolazioni in diverse occasioni dalle razzie spagnole, così come fu dalla Chiesa che vennero i primi riconoscimenti nei confronti di neri e indios di esseri umani al pari degli europei. Ma nel caso dei conquistadores fu quasi solo la sete di ricchezze e territori a decretare il loro sterminio
Nella conquista delle Americhe da parte spagnola ci furono massacri come per qualunque altra conquista contemporanea o successiva da parte di altre nazioni. Non cadete però nella leggenda nera che la conquista spagnola fosse peggiore delle altre visto che questa leggenda venne proprio diffusa dai loro nemici protestanti. Anzi la conquista spagnola fu molto diversa proprio perchè gli stessi missionari ne denunciarono i crimini e ne alleviarono le conseguenze chiedendo la protezione della Corona. Questi stessi missionari denunciarono anche i crimini fatti nell’America del Nord dai protestanti inglesi ma in questo caso i loro libri non vennero prontamente tradotti in inglese come quelli di Las Casas…
Inoltre visto che oggi nell’America Latina i discendenti delle popolazioni indigene rappresentano quasi il 50% della popolazione mentre nell’America del Nord siamo all’1% ci andrei cauto con il termine sterminio riferito all’America del Sud, altrimenti che termine volete usare per l’America del Nord?