Sottomessa? La moglie di Adinolfi spiega l’amore cristiano
- Ultimissime
- 29 Gen 2015
Il Convegno per la famiglia svoltosi recentemente a Milano è stato indubbiamente un successo, un popolo si è alzato nuovamente in piedi, a nulla è servito il contrasto di quattro omofascisti con le magliette colorate e il presidente lombardo Roberto Maroni ha annunciato nuove iniziative del genere, anche durante l’Expo. A nulla è servita la campagna di fango realizzata da “Repubblica” nei giorni antecedenti, tanto meno è stato efficace far imbucare tra le famiglie l’unico anti-famiglia con la faccia pulita, che è arrivato sì sul palco, ma dimostrando di non aver alcun interesse a confrontarsi tirando fuori una domanda assurda e inutile, tanto che è stato rimandato al suo posto.
I giorni successivi i media hanno comunque cercato di presentare l’evento all’opinione pubblica in modo negativo: le immagini trasmesse sono state solo quelle dell’allontanamento del provocatore e si sono appositamente concentrati sulla presenza, totalmente inopportuna, di un sacerdote accusato di pedofilia. Senza contare che, il giorno prima dell’evento, la macchina mediatica aveva portato “La Zanzara” a tentare di colpire Mario Adinolfi, direttore de “La Croce”, relatore principale al convegno. Il sesso è stato ovviamente il tema su cui hanno cercato lo scandalo, Adinolfi ha risposto parlando di sessualità responsabile e della visione cristiana della donna, ovvero fondamento attorno a cui è costruita la famiglia (per questo “sotto-messa”). Subito sono arrivate le strumentalizzazioni e le polemiche, anche se sia Mario che Costanza Miriano hanno chiarito che la questione è ben più profonda e ovviamente è una sciocchezza che questo significhi mettere in dubbio la parità dei sessi.
Il direttore de “La Croce” non si è piegato, anzi ha ribadito, e allora hanno provato l’estrema soluzione, ovvero l’intervista realizzata da “Lettera43” a sua moglie (seconda moglie), Silvia Pardolesi, sperando in un pubblico divorzio tra i due. In realtà ne è uscito un bell’intervento, così interessante che abbiamo deciso di mantenerne l’originale qui sotto.
Signora Pardolesi, cosa ne pensa della provocazione sulla sottomissione di Mario Adinolfi?
«Più che di una provocazione si è trattato di riprendere una verità della tradizione giudaico-cristiana. Le parole di San Paolo, che dice: “Le mogli siano sottomesse ai mariti come la Chiesa sta sottomessa a Cristo” ma poi aggiunge: “E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei”. I mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. A mio avviso è una vera e propria dichiarazione di parità fra i sessi e di amore all’interno di una famiglia. Penso sia stato tutto molto strumentalizzato».
Ma al di là di San Paolo, lei si sente sottomessa e mite?
«Se sentirsi sottomessa significa essere al servizio della mia famiglia e, quindi, fare tutto ciò che è in mio potere per rendere armoniosa la vita insieme a mia figlia e mio marito, allora sì, sono sottomessa».
Lo dica sinceramente: quando ha ascoltato suo marito, cosa ha pensato?
«Sapevo quello che intendeva dire. Non c’è niente di degradante per la donna in quello che ha detto se compreso nel suo reale significato. Le sue parole sono state estrapolate da un’intervista complessa e strumentalizzate, facendole passare per quello che non significano».
Quindi è stato travisato?
«Capisco che andare un po’ più a fondo nei ragionamenti richieda tempo e voglia, ma se non si fa questo esercizio si rischia sempre di etichettare a caso. In questo caso come “sessista”, “retrogrado”».
Vediamo, c’è una donna che ammira?
«Fin da ragazza sono stata colpita dalla figura di giovane artista di Jeanne Hébuterne e dal suo amore assoluto per Amedeo Modigliani, forse per via dei lunghi studi di Storia dell’Arte che ho compiuto».
E suo marito?
«Mario ha una vera e propria devozione per Marguerite Yourcenar, abbiamo in casa tutti i suoi scritti. È una scrittrice omosessuale e per questo sorridiamo sempre insieme quando gli danno dell’omofobo. Mentre il suo mito maschile è Jim Parsons, l’attore della serie americana The Big Bang Theory, gay anche lui. Ma contrario al matrimomio omosessuale. Come Mario».
Sottomessa e angelo della famiglia. Molte donne non si ritrovano in questa definizione. Soprattutto dopo decenni di battaglie femministe.
«Sicuramente il percorso di emancipazione delle donne non è stato facile. Ma oggi, in Italia, non credo esista una profonda disparità».
Cosa sono per lei le pari opportunità?
«Non vedo perché queste debbano scontrarsi per forza con l’essere, da parte di una donna, il pilastro della propria famiglia. Non vorrei che il femminismo alla lunga avesse perso di vista il vero obiettivo…»
E cioè?
«Cioè il ribaltamento di logiche secondo le quali la donna è posta in posizioni subalterne nella società».
Esiste la parità dei sessi?
«Uomini e donne hanno uguale dignità, ma non sono uguali. Hanno diversità caratteristiche che li arricchiscono. L’ideologia unisex è semplicemente stupida. Il Vangelo contiene una dimensione più alta di rispetto della donna rispetto a qualsiasi testo femminista».
Non è che suo marito ha deciso di fare questa boutade per lanciare “La Croce”?
«Mario ha stima di Giuseppe Cruciani e David Parenzo, hanno idee opposte su tanti temi ma so che sono colleghi che si conoscono da decenni. Io ascolto spesso La Zanzara e sono contenta quando sento loro tre battagliare, quando c’è Mario in onda si sa che non si parlerà di stupidaggini. E credo non abbia mai nominato il giornale».
Nessun intento pubblicitario dunque…
«Non è interessato a farsi pubblicità, è convinto che sono i temi del giornale a farsela da sé»
E lei da lettrice che voto dà al giornale diretto da suo marito?
«È un’avventura che richiede coraggio e un po’ di incoscienza, considerando il lato pratico delle cose. Ma è anche un modo per portare avanti concretamente una serie di idee e chiamare a raccolta una vasta comunità di persone che le condividono».
Solo?
«E poi, fatemi fare la laureata in Storia dell’Arte, dal punto di vista estetico credo che sia il più bel quotidiano italiano. Grande, ben disegnato, con quella testata così particolare. Invoglia alla lettura».
Da uno a 10, quanto è difficile essere la moglie di Adinolfi?
«Io sono la moglie di mio marito, non “di Adinolfi”».
Eppure suo marito è spesso nell’occhio del ciclone. L’uscita sui preservativi lascia un po’ il tempo che trova…
«Riguardo i preservativi sono d’accordo sul fatto che prima di distribuire preservativi gratis a destra e a manca servirebbe distribuire un po’ più di informazione riguardo il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili»
Non ha mai usato il preservativo con lei? Nemmeno all’inizio?
«No, mai».
Non crede che sia un messaggio pericoloso soprattutto per i più giovani?
«Mio marito mi ha convinto con una frase: “Se avessi un figlio che mi dice che va a prostitute sulla Salaria non gli insegnerei a mettersi il preservativo, gli direi di restare a casa”»
Non è che esistono solo le prostitute sulla Salaria…
«Credo che una cultura della sessualità responsabile e di rispetto del corpo della donna facciano molto di più di una meccanica cultura del preservativo».
E come la mettiamo con le dichiarazioni non proprio friendly sui gay?
«Le uscite sui gay non so quali siano».
Per dirne una ha definito le unioni gay “il male”…
«Mio marito viene tacciato di omofobia, ma chi lo dice non ha mai evidentemente letto il suo libro, Voglio la mamma».
Eppure qualche macchia suo marito ce l’ha. È un amante del poker e il papa ha criticato il gioco d’azzardo…
«Anche questo andrebbe approfondito e capito meglio. Il poker sportivo non è un gioco d’azzardo. È un gioco di abilità. Nell’immaginario collettivo credo ci siano troppi film, ma nel poker sportivo non ci si gioca la casa o cose simili»
E come funziona?
«Si paga una quota di iscrizione, come d’altronde si fa a qualsiasi gara anche al minigolf, e se si vince bene, altrimenti si è persa la quota. Mario odia il gioco d’azzardo, lo definisce “una tassa sui cretini”».
Ed è bravo come si dice?
«Pericolosamente bravo ed è molto bello da vedere: alla fine è riuscito a far diventare anche me una discreta giocatrice dilettante. Non a caso ci siamo sposati a Las Vegas».
Una sottomessa giocatrice di poker…ma ci sarà qualcosa che rimprovera a suo marito.
«Io nulla in particolare, mi piacerebbe fosse più presente in casa. Nostra figlia Clara, quattro anni, ultimamente non si capacita del fatto che papà non sappia cucinare».
Cosa ammira di più in lui?
«Io non lo ammiro. Lo amo».
Allora cosa ama di lui?
«Amo la sua determinazione. E la capacità di sopportare i travisamenti delle sue parole, gli insulti, le cattiverie che subisce in nome delle sue idee e della nostra fede cristiana. È una pecora nera, anche in Chiesa stiamo agli ultimi banchi perché a 20 anni è stato sposato e dunque nella condizione di divorziato risposato non può fare la comunione e io con lui».
Ne soffre molto?
«Quando viene il momento e tutti vanno verso il prete, lui mi stringe forte la mano e so che soffre, ma non me lo direbbe mai. Questa sua capacità di sopportare ogni vento avverso e ogni difficoltà senza mai cedere al vittimismo o scaricare su altri la tensione, mi ha fatto innamorare di lui. Chiunque lo conosca sa che è un uomo speciale. Ma conoscerlo davvero non è facile».
La redazione
54 commenti a Sottomessa? La moglie di Adinolfi spiega l’amore cristiano
Mi aspettavo dai cristiani la ricerca innanzitutto della verità. Ma non c’è niente di più lontano da essa e niente di più capzioso della descrizione di quanto accaduto. Mi rattrista vedere un fanatismo che usa la menzogna pur di sostenere le proprie tesi. Mi rattrista da cristiano
Ma di cosa parli? Già da sedicente cristiano ad accusare gli altri di fanatismo alle 8 e 30? Hai già tradito il Vangelo pochi minuti dopo esserti alzato? Il tuo intervento non c’entra molto con l’intervista e non c’è nulla di falso nella descrizione di quanto avvenuto. La tristezza è veder usato il nome del cristianesimo per colpire gli altri.
Da agnostico (prolife) quale sono dico che sono i (finti) cristiani come te che mi tengono lontano dalla chiesa. Cmq bella intervista!!
…non ti sbagliare, tipi così frequentano poco… Io darei un’occhiata di persona. Per partecipare alle attività delle parrocchie non ti chiedonon il certificato di battesimo, né di recitare il rosario… basta andare e vedere l’effetto che fa.
Ah – a.
Scorgo il solito meccanismo di auto-conferirsi il “patentino” di cristiano in modo di poter salire sul pulpito ed “ammaestrare le folle”, e poi enunciare una serie di frasi ad effetto, riconducibili a meri slogan, senza voler approfondire il discorso o muovere critiche od obiezioni articolate.
Sento puzza di troll…
Se non sbaglio anche l’omofascista imbucatosi al Convegno ha iniziato la sua domanda dicendo “Sono cristiano per questo sono qui con voi”… Sono davvero dei bei furbetti, lo devo ammettere. Come giustamente hai scritto è il loro lasciapassare che li conferisce autorità di parola. Ma ormai non attacca più 😉
Come dicevo l’altro giorno:
“Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci.
Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?” (Mt 7, 15-16)
non sono convinto. E’ un meccanismo questo degli infiltrati che degenera sempre (e sta degenerando) e che viene usato nel 99% dei casi per zittire il dissenso. Che ci siano persone che si dicono cristiani e non lo sono sicuramente è vero. Che compongano una schiera che va in giro a disturbare è totalmente irrealistico. Molto più probabile che ci siano effettivamente cristiani (o che si considerano tali) che vogliono dire la loro.
…può darsi, ma mi dici cosa vorrebbe dire il commento di Andrea?
Accusa genericamente di essere “lontani dalla verità” relativamente (immagino) al convegno di Milano. Infine, accusa la redazione di menzongna. A cosa si riferisce nello specifico?
Fose al convengo si sono effettivamente denigrate le coppie omosessuali o si è parlato di terapie riparative, come paventato da molti media?
Forse il prete pedofilo (incensurato, per la cronaca e per la giustizia italiana) era tra gli organizzatori?
Forse non è vero che l’intervento del giovane era organizzato e finalizzato alla provocazione, dato che 5 minuti dopo i fatti, su Repubblica on-line compariva un articolo a riguardo (sfido qualunque redazione a scrivere, impaginare, rivedere, caricare on-line un articolo in 5 minuti)?
Insomma, a cosa si riferisce con le menzogne?
…Ovviamente non ce l’ho con te e condivido il senso del tuo post, ma questa mi pare una provocazione fine a se stessa…
Dato che tu ricerchi la verità, ti dispiacerebbe farmi capire perché affermi: “non c’è niente di più lontano da essa e niente di più capzioso della descrizione di quanto accaduto”?
Puoi descrivermi brevemente come si sono esattamente svolti i fatti?
Bene , Andrea, se tanti tuoi confratelli di fede si tengono lontani dalla verità procurandoti tristezza e dolore, potrai sempre trovare conforto alla tua afflizione portando tu stesso la luce là dove ci sono le tenebre.
Potresti pertanto usarci la cortesia di rivelarci qual’ è la ” menzogna ” che sorregge le nostre tesi?
E giacchè ci sei, potresti illuminarci sulla ” capziosità della descrizione dell’ accaduto “?
P.S: se ” il mattino ha l’ oro in bocca” chissà cosa scriverai prima di notte…
Di leggere, al giorno d’oggi si legge di tutto perché Internet ha consentito ad oves, boves et universa pecora di poter dire la propria, per di più ammantandosi di autorevolezza.
Ovviamente, verificare le fonti, lasciare aperta la porta al dubbio che quanto riportato sia non veritiero o, quanto meno, inesatto, sforzandosi di contestualizzare l’avvenimento riportato è operazione che ai più viene estremamente difficile, per cui si aderisce acriticamente (santa prassi quella del discernimento, ormai caduta nel dimenticatoio) a tutto ciò cui si vuol credere.
Quindi, se fosse stato “Una donna argentina ha raccontato che Papa Francesco le ha telefonato personalmente per dirle che “gli asini volano””, ovviamente gli avresti dato retta, perché “si leggono queste cose”.
Il mio commento qui sopra era la risposta ad un intervento cancellato.
La Redazione, se lo ritene opportuno, può quindi eliminarlo.
Grazie
Credo che prima o poi finirò in galera perché mi piace troppo dirle fuori dai denti. Trovo insopportabile il politically correct. Mi sembra che dobbiamo per forza far tutti finta di essere dei perfetti cretini che non riescono a capire che l’espressione è fatta di diversi registri: comico, serio, scherzoso, satirico, provocatorio ecc.ecc.e che dovremmo essere capaci di capire quando una cosa è detta seriamente o no. È lugubre questo codazzo di gente in malafede che aspetta sempre che tu inciampi in una parola per stracciarsi le vesti. Mi sembra fosse Fouché che diceva:” Datemi una frase senza il contesto e vi impiccherò qualsiasi uomo”. Ho l’impressione che viviamo in un’epoca di suoi solerti imitatori
Al di la’ dell’articolo, che non mi sembrebbe irragionevole, c’e’ una cosa da dire.
San Paolo usa l’espressione “donne, siate sottomesse ai vostri mariti”. Poi dice ai mariti di amare le proprie mogli.
Sottomessa viene da “sub-missio”, stare sotto una missione. In altre parole, San Paolo sta dicendo alle donne di accettare la missione dei loro mariti che e’ quella di amarle.
E’ vero che molti cristiani, ignorando questo significato, hanno in passato trattato le loro mogli in maniera sbagliata, sciaguratamente.
Sarebbe davvero il caso, credo, che noi cristiani sapessimo il significato originale di questa ed altre espressioni; altrimenti rischiamo di essere facilmente contestati.
È vero che la sottomissione così intesa sta bene ed è onorevole. Purtroppo però oggi la parola “sottomissione” ha un significato piuttosto negativo. Si può sempre provare a darle l’interpretazione più costruttiva, sperando che sia quella buona. Comunque, quello che è davvero straordinario è che Paolo inviti i mariti ad amare la propria moglie e a dare la vita per lei. Doveva suonare incredibile alle orecchie dei contemporanei.
Bravo! Ma aggiungerei che molti ignorano (non so se per distrazione o malafede) il seguito della frase, senza il quale si perde il senso del discorso:
“Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore”
Non si tratta di una sottomissione in una logica umana, ma di una sottomissione sull’esempio di Cristo, come Paolo spiega di seguito. Pietro era sottomesso a Cristo (anche nel termine odierno) non quando con la spada lo difendeva nel Getsemani, ma quando accettava, obtorto collo, di farsi lavare i piedi. Cristo regna lavando i piedi ai suoi sudditi! Cristo regna sul trono della croce dove ha dato la vita per i suoi sudditi!
La sottomissione non è dunque un atto di debolezza contro una prepotenza del marito, è proprio accettare la missione del marito che deve essere la missione di Cristo (come dopo ben spiegato da Paolo). In questo si realizza il “mistero grande” della Chiesa sposa sottomessa a Cristo. Dunque marito e moglie devono essere esempio per la Chiesa!
Purtroppo, anche tra noi cristiani dilaga una grave ignoranza (complici molti prelati, mi duole dirlo) e queste cose suonano assurde non solo per la società, ma spesso anche per noi credenti. Non accettiamo lo Croce, “stoltezza per i pagani” e giudichiamo Paolo con logica umana succube del peccato, della prevaricazione, del sotterfugio, della menzogna, non alla luce degli insegnamenti di Cristo.
Riporto anche tutto il passo, perché, a mio avviso è uno dei più belli, uno di quelli che innalza l’amore coniugale a vette altissime. Anche togliendo gli aspetti religiosi, si tratta di vero umanesimo, di vera pari dignita nella differenza, senza egalitarismi atti ad appiattire tutto. Un caposaldo della letteratura e cultura mondiale, purché lo si legga appunto con cuore puro.
“Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo.
Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore;
il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.
E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei,
per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola,
al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata.
Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso.
Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa,
poiché siamo membra del suo corpo.
Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola.
Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!
Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito.”
Ah, quanti matrimoni sarebbero felici se queste parole risplendessero nei cuori di ciascuono! Come sarebbe bella la nostra società, fondata su famiglie “sottomesse” a Cristo!
E come sarebbe bello se gli uomini si decidessero finalmente a dare questa lettura al testo! Purtroppo, per la loro umana debolezza, hanno troppo spesso preferito trasformarlo in uno strumento di dominio e prevaricazione. Però quello che è scritto è scritto e prima o poi ci arriveranno anche loro. Speriamo prima.
per questo è essenziale che voi donne alziate la testa, ma non per diventare come gli uomini dominando con sovraffazione, ma per dominare con l’amore.
Per questo servono donne come la Miriano: emancipate, libere, autonome e… sottomesse, ma non nell’ottica umana, ma come segno di adesione al piano di Cristo.
Ora, che Adinolfi, nei suoi infiniti cambi di casacca e tentativi di acquisire visibilità, sia diventato improvvisamente il paladino della cristianità non ci credo. Secondo me ha semplicemente voluto pubblicizzare il suo giornale con un intervento sopra le righe che facesse scalpore, volutamente ambiguo e reinterpretabile su cui poi ha tentato lui di mettere una pezza e che sta sfruttando con candide ed innocenti interviste alla moglie come questa. Tutto qui secondo me. Non credo ci sia alcun dibattito tra cristiani e laici da intavolare su questa flebile base. L’alternativa (supponendo non sia vera la mia supposizione) è che Adinolfi da novello direttore di un giornale, non sappia usare bene l’italiano e non riesca a scegliere i termini giusti per esprimere esattamente il proprio pensiero. Delle due l’una.
“Giovanni gli disse: “Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demòni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri”.
Ma Gesù disse: “Non glielo proibite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me.
Chi non è contro di noi è per noi.” (Mc 9, 38-40)
@ Scorpion
«Ora, che Adinolfi, nei suoi infiniti cambi di casacca»
Quante casacche ha cambiato Adinolfi? Lo dico senza vena polemica, non ne sono al corrente…
«sia diventato improvvisamente il paladino della cristianità non ci credo.»
Manco lui, infatti. Non ha mai avuto il cattivo gusto di dirsi paladino/difensore della cristianità. Semmai si è detto attivista pro-life, pro-family e sostenitore del buonsenso. Tutte cose per me condivisibili.
«Secondo me ha semplicemente voluto pubblicizzare il suo giornale con un intervento sopra le righe che facesse scalpore, volutamente ambiguo e reinterpretabile su cui poi ha tentato lui di mettere una pezza e che sta sfruttando con candide ed innocenti interviste alla moglie come questa.»
Sei al corrente che ad iniziare con “interventi sopra le righe che facessero scalpore” ha iniziato la sua amica Costanza Miriano, con i ben noti titoli delle sue ultime pubblicazioni? Adinolfi non ha fatto che riprendere le immagini della Miriano… che tra l’altro scrive per La Croce, ma questa è un’altra storia, perché i libri sono stati pubblicati ben prima del quotidiano.
mi è sfuggito o la moglie dell’Adinolfi non ha detto che lavoro fa?
comunque, che lavoro fa?
@ Engy complimenti per la tua pazienza: continuare a scrivere nel blog dell’UAAR per tentare di riportare un po’ di equilibrio in chi è devastato dalla rabbia è una vera penitenza.
No ma guarda che sia nel forum di uaar (perchè poi una cosa è l’associazione, altra cosa è il commentarium) che in tanti altri, ci sono persone di tutti i tipi, quindi pessime ma anche ottime. La rete in generale comunque è un po’ desolante e mi riprometto sempre (senza successo fino ad oggi) di non frequentarla più, perchè l’aggressività di ognuno di noi, me compresa, viene molto sollecitata.
Poi a me incuriosisce l’essere umano, anche quando è (o sembra) particolarmente incarognito; ma penso che il problema del commentarium dell’uaar sia un problema di “branco” non del singolo. 🙂
@ Engy:
«No ma guarda che sia nel forum di uaar (perché poi una cosa è l’associazione, altra cosa è il commentarium) che in tanti altri, ci sono persone di tutti i tipi, quindi pessime ma anche ottime.»
Volendo sbilanciarti sui frequentatori del blog (non forum, a meno che tu non sia iscritta anche al forum dell’UAAR! Il che farebbe di te un’eroina!) dell’UAAR, quali nick definiresti “ottimo”?
«La rete in generale comunque è un po’ desolante e mi riprometto sempre (senza successo fino ad oggi) di non frequentarla più, perchè l’aggressività di ognuno di noi, me compresa, viene molto sollecitata.»
È l’anonimato, insieme all’assenza dei linguaggi non verbali, a scatenare il peggio di noi. Abbandonare la Rete serve relativamente, se poi ad esempio si fa lo stesso al telefono col solito operatore di call center sottopagato da qualche multinazionale della telefonia mobile che ti chiama con precisione kantiana sempre quando stai cenando… 😀
«Poi a me incuriosisce l’essere umano, anche quando è (o sembra) particolarmente incarognito»
Non so neppure se sei cristiana o meno (l’hai già dichiarato?), ma anche io in quel luogo andavo alla ricerca dell’essere umano più lontano da me, ma ho trovato solo erudizione condita da troppa stupidità (non che noi cattolici ne siamo privi, ovviamente, ma lì la frequenza era imbarazzante).
«ma penso che il problema del commentarium dell’uaar sia un problema di “branco” non del singolo.»
Hai avuto modo di verificare questa tua tesi parlando privatamente (email/chat etc…) con qualcuno di quei frequentatori?
e la peppa, quante questions ! 🙂
– non sono iscritta; tieni presente che io ancora confondo certi termini, tipo forun, blog, ecc: sono ancora una novellina in questo campo
– gli ottimi per me sono i seguenti (e per ottimi NON intendo solo chi dice cose che mi piacciono): Tino, Benjamin l’asino, Giorgio Pozzo, Mosconi, Bruno Gualerzi. Poi c’è Diocleziano col quale condivido poco o niente, ma che mi sta simpatico, chissà perchè, forse perchè è uno dei pochissimi là dentro dotato di ironia, e col quale scherzo.
– sono stata battezzata e mi definisco agnostica ancora (!) alla ricerca di risposte. e sono abbastanza ignorante (in generale e in tema di religioni)
– mai scritto mail private a qualcuno. Il branco però, a livello di commentarium, è obiettivamente un dato di fatto nel momento in cui qualcuno osa dissentire o anche porsi e porre dei dubbi e allora giù con le offese, il disprezzo, gli insulti, l’inciviltà più totale.
🙂
Ihihihi la curiosità di chi, dopo aver intuito la grandezza di Dio, non è mai appagato di null’altro 😉
A volte tentano di fare proselitismo anche invitando i frequentatori del blog (dove scrivi) a iscriversi (gratis) anche nel loro forum. Del resto ultimamente il calo di frequentatori abituali nel blog è evidente. Tra i tuoi preferiti hai infatti citato coloro che riempono la quasi totalità dei commenti presenti.
http://www.differenzatra.it/differenza-tra-forum-e-blog/ e http://www.differencebetween.net/technology/difference-between-forum-and-blog/ 😛 così ci capiamo, sono due approcci molto diversi.
Guarda, facendo uno sforzo riesco a salvare un pochino Tino, per le sue argomentazioni spesso ben documentate, ma gli altri proprio no… Cosa trovi di ottimo in loro?
Sarcasmo sprezzante, non è quasi mai ironico, men che meno autoironico.
Lieto che tu sia battezzata! 🙂 E anche che tu non abbia mai pensato di apostatare dalla fede cattolica, scelta per te dai tuoi genitori quando eri ancora troppo piccina per scegliere da sola (sto parlando di quella fesseria chiamata “sbattezzo” sponsorizzata dai soggetti di cui sopra 😉 ).
Anche io, ma come te desideroso di apprendere, oltre che di conoscere le ragioni dell’altro. E penso che sia importante.
.
Già 🙁 su UAAR vedo che insultano a volte anche te, pur sapendo che sei una signora/ragazza persino ben disposta nei loro confronti. Quanta grettezza…
…concordo! Per anni ho postato sul blog di Odifreddi… è stato un pio esercizio di pazienza oltre che una ricerca antropologica…
Sì, in passato mi sono inflitto anche questa penitenza, ti capisco 😀
…secondo me dovremmo tornare… Credo che con tre o quattro di noi il suo blog diventerebbe un manicomio… Certamente lui darebbe di matto…
Quando ho sentito parlare di un libro intitolato “sposati e sii sottomessa”, l’ho immediatamente “catalogato” fra libri da non comprare, scritto probabilmente da un ultra-centenario misogino e simpatizzante di qualche dittatura novecentesca (nazismo, fascismo o comunismo fate voi).
Poi per caso mi sono informato e ho scoperto che lo scrittore in realtà è una scrittrice, giovane e pure bella. Inoltre è madre di 4 figli e giornalista del tg3. E li mi sono incurisito. Poi, quando ho saputo che in Spagna (in unione europea) volevano censurare questo libro, tenendo conto che non hanno censurato niente dai tempi della dittatura franchista, ho pensato..devo leggerlo.
Da quello che ho capito la donna deve essere sottomessa, non nel senso “comune” del termine, ossia schiavizzata da. Ma posta a fondamento di. E solo tramite una libera scelta della donna stessa.
Vista in quest’ottica la cosa è interessante e si capisce perchè generi così grande scandalo.
Scandalo, tra l’altro strumentale, perchè solo un pazzo direbbe che le fondamenta sono meno importanti del tetto o le radici meno importanti delle foglie. E’ vero l’esatto contrario. Eppure sia le fondamenta che le radici sono sottomesse (alla casa e all’albero).
peraltro è un libro molto (auto)ironico, mi ha strappato anche qualche risata… altro che Charlie Hebdo. Sinceramente è una lettura che consiglio, leggera ma che lascia il segno.
Il testo greco di Ef 5.21-22, letteralmente recita:
“ὑποτασσόμενοι{sottomettendovi} ἀλλήλοις{gli uni agli altri} ἐν{nel} φόβῳ{timore} χριστοῦ{di Cristo}, αἱ{le} γυναῖκες{mogli} τοῖς{ai} ἰδίοις{vostri} ἀνδράσιν{mariti} ὡς{come} τῷ{al} κυρίῳ{Signore}”
1) L’invito a “sottomettersi” rivolto alle mogli, è lo stesso rivolto a tutti noi nei confronti gli uni degli altri.
2) Il verbo “ὑποτάσσω”, tradotto con “sottomettere”, era usato in ambiente militare e stava ad indicare la sistemazione delle truppe sotto il comando di un capo.
In gergo non-militare, stava ad indicare un atteggiamento volontario di cooperazione, di corresponsabilità e di condivisione di sacrifici nei confronti degli altri.
…discutevamo anche sopra del fatto, grazie per le precisazioni linguistiche…
https://www.uccronline.it/2015/01/29/sottomessa-la-moglie-di-adinolfi-spiega-lamore-cristiano/#comment-154610
Alcune precisazioni:
– Paolo scriveva in greco e l’etimologia indicata da Max ha origini latine.
– “sub-missio” rende più l’dea di sottostare, pur volontariamente, ad una ‘missione’ voluta da altri, come nel caso del verbo “ὑποτάσσω” usato in gergo militare.
– Paolo non scrive: sottomettendovi ai vostri mariti, ma: sottomettendovi gli uni agli altri… le mogli ai vostri mariti; è una sfumatura linguistica che rimanda a quel “Portate i pesi gli uni degli altri” di Gal 6.2 e rende più il concetto della pari dignità tra l’uomo e la donna.
grazie, preziose precisazioni..
Una domanda in punta di piedi, da ateo. Cosa si intende esattamente per “sottomissione”? io ne leggo sempre definizioni edulcorate, che cozzano enormemente con il significato comune che si trova nei vocabolari. prendiamo l’esempio della Sig.Pardolesi. Lei ammette di essere sottomessa a suo marito, come comanda la Bibbia, ma aggiunge una definizione sua e che in nessun punto suggerisce l’idea di sottomissione: “Se sentirsi sottomessa significa essere al servizio della mia famiglia e, quindi, fare tutto ciò che è in mio potere per rendere armoniosa la vita insieme a mia figlia e mio marito, allora sì, sono sottomessa”. Generalmente tutto questo non significa essere sottomessi. Inoltre, anche il marito immagino che sia sottomesso, sicuramente anche lui si mette al servizio della sua famiglia, facendo tutto ciò che è in suo potere per rendere armonioso etc.etc.”. Insomma, la risposta svicola.
Anche dopo, si afferma che la parità dei sessi non sia possibile, ma non si osa indicare quali siano le differenze, e quali conseguenze esse dovrebbero avere sulla coppia e sulla società. Contesto questa poca chiarezza, questa mancanza di coraggio nel rendersi impopolari. Da ateo, infatti, non discuto affatto la validità o no dei contenuti: per voi Dio ha detto questo e vuole così, mi pare abbastanza logico dal vostro punto di vista.
…relativamente alla sottomissione, in parte ho provato a spiegare qui:
https://www.uccronline.it/2015/01/29/sottomessa-la-moglie-di-adinolfi-spiega-lamore-cristiano/#comment-154684
Per le differenze sui sessi, senza ironia, basta aprire un libro di anatomia. Voglio dire che la donna fa due cose che solo lei può fare: portare avanti la gravidanza ed allattare il neonato (preciso che benché esista il latte artificiale, ormai qualunque associazione medica o sanitaria sostiene che il latte materno è essenziale per il corretto sviluppo del bambino).
Gravidanza e puerperio creano un legame psicologico molto profondo tra madre e figli che nei primi anni di vita è fondamentale, tant’é che i padri, per quanto presenti, premurosi, attivi con pappe, pannolini, etc., spesso si sentono esclusi (e frustrati) da un rapporto quasi simbiontico.
Per questo la società deve prendersi particolare cura della donna, soprattutto nel periodo gravidanza-allattamento. Ma questa cura deve iniziare ben prima, fino dalla scuola, spiegando che la gravidanza è un fatto naturale, positivo, bello. Spesso invece si inculca una cultura che è contraria alla maternità parlando di problemi sul lavoro, ostacoli alla carriera, limitazioni, etc.
La cura verso la donna deve continuare anche dopo che i figli sono svezzati: il ritorno al lavoro deve essere facilitato e non si devono discriminare le donne che preferiscono rimanere vicino ai loro figli. Alle donne-madri andrebbero corrisposti sussidi, corsi di aggiornamento e formazione, contributi pensionistici, etc. in modo che l’assenza dal lavoro non pregiudichi tutta la loro vita futura.
Ovviamente, dire che le donne sono uguali agli uomini difficilmente produce azioni che vanno verso la tutela della donna. Di fatto il femminismo egalitarista (che non è tutto il femminismo!) ha sancito che le donne devono comportarsi come gli uomini. Chi non tiene il passo è o da compatire o addirittura da biasimare. Così le donne spesso si ritrovano oltre i 40 a tentare gravidanze difficili, avendo aspettato per avere prospettive di carriera. Si arriva addirittura allo scandalo di Facebook o Google che incentivano le dipendenti a crioconservare i propri ovuli per ritardare le maternità.
Le stesse metruazioni diventano un problema, con donne che usano pillole per regolare (se non per sopprimere) il ciclo… del resto, gli uomini, mica hanno mestruazioni…
Quindi parificare i sessi fa un danno sia alle donne e, conseguentemente, a tutta la società.
Mi sembra sottilmente ipocrita…”Ma questa cura deve iniziare ben prima, fino dalla scuola, spiegando che la gravidanza è un fatto naturale, positivo, bello.” intendi che a scuola bisogna “spingere” affinché le bambine come aspirazione massima abbiano SOLO l’essere ottime fattrici e casalinghe? Sai quale sarebbe una cosa ottima? Sostenere l’essere umano affinché possa realizzarsi in quanto tale, e non metterlo nelle condizioni di scegliere una cosa al posto di un’altra, facendone per sempre un essere realizzato a metà. Basterebbe una società che aiuti con dei servizi degni di questo nome che permettano di conciliare le proprie aspirazioni con il desiderio di avere dei figli, magari educando anche gli uomini a dare una mano, ok, non possono allattare o partorire, ma le mani per cambiare un pannolino o pulire hanno le medesime funzioni sia nell’uomo che nella donna. Le donne si proteggono in ben altri modi, per esempio, con leggi efficaci contro lo stalking, non trattandole come soggetti minori e minorati…
Cara Titti, nessuno vuole imporre alle bambine come massima aspirazione SOLO l’essere mamma. È però vero che oggi la massima aspirazione per TUTTI sembra dovere essere obbligatoriamente uguali all’uomo. Si fa strame della particolare e unica capacità della donna di dare vita a un nuovo essere umano. Non si riconosce che la maternità non è solo un fatto privato ma anche e soprattutto il primo servizio che un individuo rende alla comunità: una comunità che non fa figli muore e verrà rimpiazzata da un’altra. Una possibile soluzione sarebbe questa: fermo restando che ognuno è libero di scegliere, se una donna che lavora ha figli, dovrebbe potere lavorare a tempo parziale ma a retribuzione intera, pagata dalla collettività, cioè dallo stato. Le donne potrebbero così avere almeno un figlio e probabilmente di più e anche dare il loro apporto alla società con il lavoro. È provato che quanto più la donna partecipa al lavoro e alla vita pubblica tanto più la società progredisce. Costa troppo? E quanto costa la mancata integrazione degli immigrati? Quanto costano in termini di sussidi, spese mediche, alloggi? Quanto costano gli adolescenti drogati, alcolizzati, psicanalizzati? Quanto costano i bambini che non nascono perché le donne sono obbligate a lavorare come gli uomini, senza però avere i tempi biologici degli uomini?
Infatti, se ti sei presa il disturbo di leggere tutto il mio intervento, è quello che intendevo. Ci vogliono i servizi adeguati, affinché una donna sia realmente libera di scegliere, altrimenti si dice solo: fai la casalinga che costa meno e pace amen per il resto.
cara Titti,
perdonami, ma non mi pare di aver scritto SOLO… Casomai è l’attuale modello di welfare che prevede che la donna sia SOLO lavoratrice con qualche breve finestra (maternità) in cui può essere anche mamma.
Ma la maternità cambia radicalmente la condizione della donna per tutta la vita, per questo serve un cambio di paradigma sociale fino dalla scuola.
La maternità ed altre agevolazioni non possono continuare ad essere “gentili” concessioni di una società maschilista, devono essere diritti fondamentali ed elementari. Non è tollerabile che le donne siano costrette a firmare lettere di licenziamento in bianco in caso di gravidanza o che un’azienza imponga quanti e quando fare figli.
Ma per questo cambio serve uno sforzo di tutti. Se quando si cerca di parlare di famiglia tutto si riduce ai nuovi diritti delle coppie omosessuali, con atteggiamenti antidemocratici come a Milano, impedendo a persone moderate di parlare appunto di welfare, fisco, scuola, etc. la strada è molto in salita. E, ricorda, le prime a rimetterci saranno proprio le donne.
Sulla vergogna delle dimissioni in bianco, sono perfettamente d’accordo. Da notare che Bersani, attraverso le dimissioni da far compilare contestualmente da enti quali il Caaf o i vari sindacati, proprio per evitare un simile abuso, si è passati col PDL, all’eliminazione di tale obbligo.
Noi giustamente ci scandalizziamo perché cent’anni fa si mandavano i bambini in miniera e le bambine lavoravano 10 ore al giorno nelle filande. Tra cent’anni si scandalizzeranno perché nel 2015 ci si aspettava che le donne lavorassero come gli uomini pur essendo donne. E ci si aspettava che facessero pure figli. E intanto ci si stupiva che non nascesse più nessuno e si dovessero importare immigrati.
Esiste una colossale differenza, chiamata capacità di intendere e di volere. Un adulto/a è perfettamente in grado di decidere cosa vuole fare. Spesso però è obligato a alavorare per l’indigenza, qui entrano in campo gli ammortizzatori sociali
…esiste anche un sistematico lavaggio del cervello che tramite media, scuola, modelli culturali inpone una visione distorta della donna a cavallo tra un sex-toy e un manager spocchioso…
Non so quanto sia attendibile (non sarebbe mica la prima leggenda metropolitana spacciata per buona) ma io ho già sentito parlare anche di allattamento maschile. Onestamente non ricordo dove l’avevo letto, di sicuro non dal sito che ho linkato comunque, ad ogni modo veniva citato il caso dello Sri Lanka
Mi permetto pure io, in punta di piedi.
Mi colpisce la tua frase “Dio vi ha detto così e quindi….”
Ecco, il fatto è questo: sembra che ci sia un’autorità, un pò burocratica, che ha emesso una legge e noi la seguiamo.
Vedendola così….è molto facile diventare atei…forse perfino auspicabile.
Secondo me, da cristiana, la realtà è tutt’altro: l’esperienza umana, il percorso umano di profonda ricerca di sè stessi porta inevitabilmente all’esperienza (esperienza) di Dio. Oppure, vista all’inverso, il percorso di ricerca di un Dio, di un possibile Dio porta ad una esperienza così profonda dell’essere umano che…. ti conferma l’esistenza di Dio, in particolare nella Persona di Gesù Cristo (vero Dio e vero Uomo nel contempo).
Dopo e solo dopo quel tipo d’esperienza e di conoscenza, la Legge diviene qualcosa di “naturale”, nel senso che la trovi la cosa più sensata da fare. Perché fondamentalmente credere è FARE qualcosa: che cosa faccio per esprimere con la mia vita che credo? Mi comporto secondo la Legge dell’Amore (e togli per favore ogni connotazione di “romanticismo”).
Sulla sottomissione: il “servizio” citato dalla signora rende molto bene il senso della “sottomissione” cristiana, sottomissione che non riguarda solo mogli e mariti, ma tutti i cristiani tra loro e tutto i cristiani in relazione a tutta l’umanità.
Sulla sottomissione di San Paolo: leggendolo per intero, in altre parti afferma l’uguaglianza come cristiani (quando dice che non c’è più uomo o donna, eccetera) quindi sicuramente la sua sottomissione è più servizio/cooperazione.
Anche se ho pure un dubbio che rivolgo ai più esperti: mi pareva di ricordare che alcuni passi di Paolo non erano più attribuiti con certezza a lui… e non so se per caso erano proprio questi della “sottomissione”?
Sulla parità dei sessi: beh, parità è la pari dignità di persone. Che uomo e donna siano UGUALI, se vuoi la faccio io quella impopolare: siamo del tutto e definitivamente DIVERSI, così diversi, così disuguali che non saprei nemmeno da dove iniziare. Pensiamo in modo diverso, affrontiamo il mondo in modo diverso, vediamo tutto in modo diverso. Diverso e complementare. Sarò più che impopolare: noi donne abbiamo bisogno della protezione degli uomini. È quello il loro servizio nei nostri confronti: se l’uomo decide di avvalersi della propria forza fisica per prevalere, ci può distruggere. Mentre noi donne possiamo proteggere l’uomo in senso psicologico, materno nel senso più ampio e cooperativo: se noi donne decidiamo di avvalerci della nostra forza emotiva-psicologica vi possiamo distruggere, letteralmente (e non è un’arma più debole di quella fisica maschile, anzi!). Tutto ciò, al di là delle teorie, si traduce in vita concreta quotidiana.
Riassumendo, mettendo le proprie forze “al servizio” dell’altro/a ci sottomettiamo ad una Legge superiore che credo sia valida e “funzionante” anche per gli atei: la Legge dell’Amore (quella vera, quella senza romanticismi, ma sicuramente fonte di bellezza e poesia).
P.s. io devo sempre grandi ringraziamenti agli atei perché mi costringono ad andare sempre ai fondamentali 😉
Grazie.
Carissima Francesca, grazie di avere detto così bene quello che penso anche io. D’accordissimo sul fatto che siamo uguali e diversi: siamo complementari, non brutte copie l’uno dell’altra. E siamo al servizio l’uno dell’altra. Verissimo che la Legge di Dio diventa naturale, quando si medita su di noi e su Dio: anzi, diventa la via ovvia e migliore per vivere una bella vita. E anche io ringrazio gli atei: è leggendo i loro libri che mi sono convinta che Dio esiste.
“Ma perché non si può pigiare il “like” 300 volte ? 😀
Io ci ho provato ma dà solo 1 punto.”
Grazie a voi per le risposte. Sono molto d’accordo quando si individua in un aiuto dello stato la soluzione pratica alle difficoltà lavorative delle donne. E’ la mia idea principale di parità dei sessi. Non sono d’accordo quando ci si sposta sul tema “e comunque no alla pillola, no all’aborto, no alle gravidanze ritardate, agli ovuli congelati, etc”. trovo che non sia in tema e la penso diversamente (sono abortista).
Sulla mia domanda sul cosa sia praticamente la sottomissione di una donna a suo marito, sarò sincero, se sommo la tua risposta con le altre (Emanuele, ad esempio), non se ne ha un quadro chiaro neanche stavolta. Le uniche parole che sembrano chiarissime sono della Bibbia: “Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore;
il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo.
E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.”
Sono parole ovviamente molto forti, ma evidentemente vanno interpretate, perchè se da queste arriviamo invece a dire che la sottomissione è “essere al servizio della mia famiglia e, quindi, fare tutto ciò che è in proprio potere per rendere armoniosa la vita ” (Pardolesi)
oppure
“La sottomissione non è dunque un atto di debolezza contro una prepotenza del marito, è proprio accettare la missione del marito che deve essere la missione di Cristo (come dopo ben spiegato da Paolo). In questo si realizza il “mistero grande” della Chiesa sposa sottomessa a Cristo” (Emanuele)
o ancora “leggendolo per intero, in altre parti afferma l’uguaglianza come cristiani (quando dice che non c’è più uomo o donna, eccetera) quindi sicuramente la sua sottomissione è più servizio/cooperazione” (Francesca)
Da queste opinioni si evince che questa sottomissione non è in nulla e per nulla simile a quella raccontata nella Bibbia, e tra l’altro non è assolutamente un messaggio non al passo con i tempi, neanche una femminista accanita avrebbe da ridire su “sottomissione è aiutarsi gli uni con gli altri e contribuire recuiprocamente alla serenità familiare.” Ma allora perchè questi titoloni provocatori (tipo “sposati e sii sottomessa”) che in nulla suggeriscono il vero messaggio di uguaglianza? Evidentemente per vendere di più.
Sulle differenze citate da Francesca, ovviamente ci sono, ma non sono a mio parere quelle che individua lei: il fatto che un uomo sia forte fisicamente e possa picchiare una donna, non vuol dire nulla: in una società minimamente civile è giusto che sia denunciato ed arrestato. Se poi metti in mano ad una donna la pistola, gli equilibri di forza cambiano ancora, e quindi? Inoltre non sono d’accordo sul fatto che le donne possano invece distruggere gli uomini dal lato psicologico, questi “poteri” dipendono dalla personalità, non dal sesso.
La sottomissione quando è una libera scelta, non è’ imposta, non è subita, quando è apprezzata, rispettata e valorizzata e’ la benzina che alimenta e rafforza l’amore nella famiglia tra i coniugi e tra questi ed i figli. Per S. Paolo, credo, anche l’uomo deve sottomettersi alla moglie: la deve trattare meglio di se stesso, deve essere x lei affidabile e responsabile.
Sta zanzara quanto rompe! Ma una bella spruzzata di insetticida non c’è?
Bella intervista, davvero. Grazie!