Giorgio Napolitano e quella responsabilità su Eluana Englaro
- Ultimissime
- 14 Gen 2015
Oggi si è dimesso Giorgio Napolitano, il presidente della Repubblica Italiana. Per uno strano caso del destino proprio nei giorni in cui i media internazionali hanno ripreso -non si sa perché solo ora- la storia di Martin Pistorius, il 39enne sudafricano risvegliatosi da un profondo stato vegetativo lungo dopo 12 anni.
Umberto Veronesi definisce con disprezzo queste persone dei «penosi morti viventi», ma in questa condizione di coma era anche Eluana Englaro, uccisa il 9 febbraio 2009 dopo diciassette anni di stato vegetativo. Napolitano si rifiutò di firmare un disegno di legge che il Consiglio dei ministri approvato velocemente per fermare la macchina giudiziaria e tentare di salvare la vita ad Eluana, obbligando l’assistenza attraverso alimentazione e idratazione per soggetti non autosufficienti. Proprio l’anno scorso il Consiglio Europeo si è espresso affermando che idratazione e alimentazione non possono essere considerati una terapia (e dunque dovrebbero essere «sempre assicurati»).
Sul “caso Eluana” abbiamo già ricostruito i fatti e le enormi bugie dette dai media per giustificare la morte di questa donna. Il noto filosofo Adriano Pessina ha detto: «A mio avviso si è trattato di una forma di abbandono assistenziale. Se, come dice il rianimatore, Eluana è morta 17 anni fa, perché non è stata seppellita allora? La verità è che non era un cadavere, perché non basta il venir meno della coscienza e delle relazioni con gli altri per essere dichiarati morti e sospendere le cure proporzionate alla condizione del paziente». Addirittura venticinque tra i massimi neurologi italiani scrissero un appello contro la «condanna a morte» di Eluana, ritenendo «disumano il modo proposto di mettere a morte la paziente: l’agonia sarà lenta e porterà alla morte attraverso la lenta devastazione di tutto l’organismo».
I fatti sono stati ben ricordati da Rosaria Elefante, presidente dell’Associazione nazionale biogiuristi italiani, consulente giuridico dell’European Task Force che raccoglie i massimi specialisti in stato vegetativo: Eluana è morta in seguito ad un «decreto della Corte d’Appello di Milano del luglio 2008, quello che ha autorizzato Englaro a togliere nutrizione e idratazione a Eluana, e che ha completamente disatteso le richieste della Cassazione che autorizzava i giudici di Milano a disattivare il sondino solo in presenza di due presupposti»: il primo era la rilevazione scientifica che lo stato vegetativo fosse irreversibile e impossibile da raggiungere il recupero e, il secondo, che la volontà di morire di Eluana fosse ricostruita attraverso elementi di prova chiari e univoci. Tuttavia «i giudici non hanno eseguito quanto dovevano. Nell’acclarare il suo stato di salute, la Corte d’Appello di Milano non ha nominato un medico, anzi, ha preso come proprio specialista il medico di parte di Englaro, dottor Defanti, cosa che non si fa nemmeno per un banale incidente d’auto, figuriamoci per decidere della vita di una persona. Addirittura si è affidata alla certificazione di stato vegetativo stilata da Defanti nel 2002 e l’ha considerata “passata in giudicato”, quindi “inappellabile”. Non solo: anziché rifarsi agli standard scientifici internazionali, i giudici milanesi hanno citato la letteratura medica ferma al 1994: in medicina e soprattutto nelle conoscenze sugli stati vegetativi è preistoria».
Ma anche per la seconda condizione ci sono state gravi inadempienze: nonostante furono raccolte decine di testimonianze «che raccontavano un’Eluana diversa da quella descritta da Englaro, nessuna di esse fu presa in considerazione dai giudici. Allora ho fatto un esposto alla Procura di Milano, ricordando che la volontà di Eluana non era stata affatto ricostruita, e che nessuno specialista era stato chiamato ad appurare se in lei ci fosse “un qualche sia pur flebile recupero della coscienza” nonostante ormai esistessero tecniche incontrovertibili come la Risonanza magnetica funzionale, che avrebbe tagliato la testa al toro. Per 4 anni io ho visitato Eluana e, avendo seguito per 15 anni i casi di stato vegetativo, assicuro che lei aveva una sua coscienza». Addirittura uno stretto amico di Beppino Englaro, Pietro Crisafulli (fratello di un ragazzo in stato vegetativo, Salvatore, che si è poi risvegliato), anche lui favorevole all’eutanasia, ha rivelato: «Englaro si confidò a tal punto da confessarmi, in presenza di altre persone, che ‘non era vero niente che sua figlia avrebbe detto che, nel caso si fosse ridotta un vegetale, avrebbe voluto morire’. In effetti, Beppino, nella sua lunga confessione mi disse che alla fine, si era inventato tutto perché non ce la faceva più a vederla ridotta in quelle condizioni». Crisafulli non è stato mai smentito (tanto meno querelato).
Insomma, un caso che certamente peserà sulla presidenza di Napolitano, così come tornerà sempre alla mente quando si penserà a lui. Tuttavia è anche una persona di estrazione comunista convinto di una laicità giusta, positiva, tanto che ha riconosciuto sempre ai cattolici il contributo verso la «maturazione di valori, quali quelli della mutualità, solidarietà e convivenza pacifica, che trovano oggi consacrazione nella nostra Carta costituzionale». Molto bello il rapporto che crebbe con Benedetto XVI, lo stesso Napolitano disse nel 2012: «Non esito a confessare che una delle componenti più belle che hanno caratterizzato la mia esperienza è stato proprio il rapporto con Benedetto XVI. Abbiamo scoperto insieme una grande affinità, abbiamo vissuto un sentimento di grande e reciproco rispetto. Ma c’è di più, qualcosa che ha toccato le nostre corde umane. E io per questo gli sono molto grato […]. Un rapporto di schietta amicizia, con tutta la deferenza che io ho per lui e per il suo altissimo ministero, per la sua altissima missione».
Ritornando a Martin Pistorius, svegliatosi dopo 12 anni di stato vegetativo, ci piacerebbe che Napolitano leggesse il suo libro, “Ghost boy”. In esso ha raccontato che nel 2001, dopo che i medici si sono accorti che reagiva agli odori, in poco tempo ha ripreso a parlare, a leggere, scrivere e comunicare, ha trovato lavoro e nel 2009 si è sposato. E scrive: «Ricordo perfettamente di essermi reso conto dell’elezione di Mandela a presidente del Sudafrica e della morte di Lady Diana, ma non riuscivo a comunicare con gli altri. Mi sentivo prigioniero del mio stesso corpo, come fosse però un corpo estraneo in calcestruzzo. All’inizio non ero consapevole di nulla, solo dopo circa due anni mi sono risvegliato e mi ho cominciato ad essere cosciente di ogni cosa che mi veniva fatta o detta. La mia paura era che dovessi passare così il resto della mia vita, completamente solo, spaventato dal fatto che nessuno potesse più mostrarmi tenerezza e amore». Anche Eluana avrebbe potuto essere stata cosciente della condanna a morte che le è stata inflitta dalla macchina giudiziaria e, forse, se avesse ricevuto le giuste attenzione e non fosse stata scartata, avrebbe potuto essere stata qui a raccontarlo. Anche lei.
La redazione
24 commenti a Giorgio Napolitano e quella responsabilità su Eluana Englaro
Personalmente, non sono mai riuscita a dimenticare che Napolitano era dalla parte dei carri armati sovietici in Ungheria nel ’56. Era dalla parte dei carri armati sovietici a Praga nel ’68. Sembra avere cominciato a vedere la luce nel 1989, con il crollo del Muro e il collasso del comunismo. Certo, meglio tardi che mai. Ma , certo, ci ha messo tanto tempo.
In realtà è puro e semplice opportunismo politico: una volta sembrava che il comunismo stesse per conquistare il mondo, quindi era vantaggioso schierarsi dalla parte dei soviet. Dopo la caduta del Muro nell’89, quei comunisti si riciclarono prontamente, facendo danni ovunque andassero: prova ne è Boff, passato da teologo della liberazione a ecologista new-age.
Speriamo solo che, dopo un uomo con le mani sporche di sangue come Napolitano (personalmente lo considero complice d’omicidio), non ci tocchi una serial killer come la Bonino a farci da presidente…
La signora Bonino, dopo tante battaglie ( quasi sempre purtroppo vinte)volte alla sopressione dei più deboli e degli innocenti, sta ora combattendo quella più dura e importante della sua esistenza,questa volta a favore della vita( pro life ), la sua.
A lei i miei più sinceri auguri di una rapida e completa guarigione uniti alla speranza che nel percorrere questa sua ” Via dolorosa” possa riflettere su quel sublime mistero che è la vita e sul suo immenso valore, anche quando passa attraverso la prova della sofferenza e della malattia.
Signora Bonino, forza!, coraggio e… auguri!
Sono d’accordo con te però devo ammettere che per fare gli auguri alla Bonino devo proprio fare uno sforzo. Le auguro invece, e questo di cuore, che nel venire a contatto con la propria fragilità possa trovare la conversione
Eh Dario, è dura anche per me, però…siam cristiani o… caporali?
Napolitano fece benissimo a fermare quello che era un evidente colpo di mano della politica atto a sovvertire una sentenza di un tribunale italiano.
Già, peccato che da quel rifiuto di firmare a una donna vennero sottratti cibo e acqua lasciandola morire di stenti. Meglio una donna morta che un colpo di mano politico?
Una sentenza del tribunale dichiarò che quelle furono le volontà di Eluana. Critica quindi se vuoi la sentenza ma non puoi prendertela con chi ha l’obbligo di garantire il rispetto delle sentenze.
Poteva fare come il re Baldovino del Belgio, che si rifiutò di firmare la legge sull’aborto e che, per questo motivo, fu momentaneamente esautorato dal Parlamento belga. Vero è che quello era un re e pure cattolico, non un ex comunista che è sempre riuscito a rimane in piedi (nonostante Tangentopoli ed il crollo del comunismo, che aveva appoggiato a viso aperto per tanti anni) nonostante tutti i moti della politica italiana.
Anche oggi scrivi risposte senza riflettere: il PdR italiano non può dimettersi “momentaneamente” come fece Baldovino, oltretutto, essendo garante anche del potere giudiziario, è l’ultima persona che può commentare le sentenze. Il fatto poi che tu lo accusi di essere “comunista” o di aver vissuto l’epoca di Tangentopoli la dice lunga sulla tua partigianeria (tengo a precisare che politicamente io non difendo Napolitano) e sulla tua poca conoschenza della storia politica italiana: Napolitano ha sempre rappresentato la destra del PCI ed era considerato dai “comunisti” autentici un estraneo. Riguardo Tangentopoli… non c’è differenza con quei democristiani che tutt’ora sono in politica e che tu con molta probabilità hai votato più di una volta.
Ha parlato quello che ha deciso di dare a ciò che ho scritto l’interpretazione più sciocca possibile. Contento tu.
Per quanto riguarda il PCI Napolitano era iscritto ad esso ma, come ho detto sopra, era un comunista per convenienza; prova ne è come si è riciclato prontamente una volta caduto il Muro. Stessa cosa per Tangentopoli: a parte il fatto che i democristiani mi sono sempre sembrati molto “demo” e poco cristiani, ma non è che i loro torti facciano una ragione a favore di Napolitano, che peraltro non ho mai accusato di essere stato coinvolto in Tangetopoli ma di essere sempre riuscito a restare sulla cresta dell’onda, indipendentemente dal partito o dalla fazione al potere.
Napolitano non si espresse sulla sentenza ma rifiutò un disegno legge che garantiva idratazione e alimentazione, non considerandole terapia (come infatti si espresse poi il Consiglio d’Europa). La sentenza non c’entrava nulla, tant’è che la legge si sarebbe applicata a tutti i pazienti in stato vegetativo.
Falso: Napolitano ammise a tramite il decreto, se non lo firmò non fu perchè era contrario al suo contenuto.
Qui avete commentato in molti ma nessuno dimostra di essere al corrente di quanto realmente accadde con il Quirinale, ecco di seguito la lettera di Napolitano:
http://www.corriere.it/politica/09_febbraio_06/napolitano_decreto_eluana_englaro_475d05a4-f465-11dd-952a-00144f02aabc.shtml
In Italia abbiamo una Costituzione bellissima perchè garantisce tutti e riduce al minimo i “colpi di mano” di questo o quel governo.
Non è vero che il Presidente della Repubblica ha l’obbligo di garantire il rispetto delle sentenze. Non è tra i suoi compiti.
Che scoperta… a quell’obbligo pratico ci pensano le forze di P.S. Il PdR è però il garante ultimo e il suo potere non è al di sopra del potrere giudiziario, soprattutto quando si tratta di singole sentenze. Studia un poco la Costituzione…
Rispondendo a Willy e Giampiero, come già scritto sopra, la sentenza della Corte d’Appello di Milano non c’entra nulla con il rifiuto di Napolitano di firmare un disegno di legge sull’idratazione e alimentazione non considerate più terapia.
E secondo te perchè dopo il dinego del PdR Berlusconi dichiarò: “Pronto a cambiare la Costituzione sui decreti d’urgenza”? Forse perchè anche lui riconobbe che il decreto presentato in quel modo era anticostituzionale e quindi era d’obbligo per il PdR non firmarlo?
Informati prima di scrivere…
Non sono d’accordo, ma anche ammettendo che fosse, valeva di più una vita umana o il suo prestigio e la sua reputazione? A questa domanda ha risposto con i fatti
Non sei d’accordo con quanto dichiarò Berlusconi o con il fatto che il PdR deve attenersi ai propri obblighi?
Non sono d’accordo che fosse anticostituzionale, ma anche lo fosse stato, trovo che una vita umana valga più di un po’ di carta stampata e la tanto idolatrata costituzione viene forzata di continuo quando fa comodo
Giampiero M. ha scritto: “Una sentenza del tribunale dichiarò che quelle furono le volontà di Eluana”.
In realtà, la Corte non dichiarò questo, ma parlò di ““interpretazione autentica” della presunta volontà di Eluana datane dal tutore” a pag. 54 della sentenza.
Non è stata Eluana, ma il padre a decidere la sua morte; e questo lo afferma esplicitamente la Corte d’Appello di Milano, infatti nella sentenza a pag. 51 è scritto: “La S.C. non ha ritenuto che fosse indispensabile la diretta ricostruzione di una sorta di testamento biologico effettuale di Eluana, contenente le sue precise dichiarazioni anticipate di trattamento, sia pure rese in modo non formale; ma che fosse necessario e sufficiente accertare che la richiesta di interruzione del trattamento formulata dal padre in veste di tutore riflettesse gli orientamenti di vita della figlia”.
In realtà, la volontà o meno di Eluana è ininfluente per la Corte d’Appello di Milano: testuali parole scritte a pag. 32: “la possibilità di considerare legittima una richiesta del tutore volta all’interruzione del trattamento vitale non può poi essere esclusa (nemmeno ora che una disciplina legislativa specifica non è stata ancora emanata su tale problematica) neppure nei casi in cui sia di fatto impossibile ricostruire una volontà presunta dell’incapace orientata al rifiuto del trattamento”.
Ecco: la rilevanza della (presunta) volontà dell’incapace scompare. Per quale motivo? “… potrebbe in effetti apparire ingiustamente sfornito di tutela il diritto alla dignità individuale del malato incapace, da un lato non potendosi affermare, ma neppure escludere, che egli sarebbe stato contrario al trattamento, e dall’altro correndo egli il rischio di restare indefinitamente esposto a trattamenti che potrebbero anche essere – prima ancora che per soggettiva opinione – obbiettivamente degradanti”.
ELUANA ERA SEMPLICEMENTE UNFIT. LA SUA ERA CONSIDERATA UNA VITA INDEGNA DI ESSERE VISSUTA. PRECISAMENTE HANNO FATTO CREDERE CHE NEPPURE FOSSE UNA VITA.
Sabato 11 ottobre 2008. Eluana Englaro, che in sedici anni non ha mai avuto neanche un raffreddore, che respira da sola, che non fa nessuna terapia ma si nutre con un sondino, ha avuto un’emorragia interna improvvisa e abbondante, che l’avrebbe potuta portare in poco tempo alla morte se non si fosse arrestata, all’improvviso, così come era cominciata, senza nessun intervento esterno. Carlo Alberto Defanti, il neurologo di Eluana: «Per il momento non è più a rischio di vita immediato. L’importante è che l’emorragia non ricominci ». Ma come, all’improvviso parliamo di “rischio di vita”? Non avete detto fino a cinque minuti fa che era un vegetale, una pressoché morta? E poi: perché adesso è diventato improvvisamente importante che l’emorragia non ricominci, per il medico che vuole farla morire di fame e di sete? Sempre Defanti, in una intervista su Repubblica: « Da un certo punto di vista è un peccato che succeda adesso, perché per me si doveva andare fino in fondo ». Drammatico il racconto di Beppino Englaro: « Mi hanno chiamato stamattina “Eluana sta male, devi venire”. Sono corso, l’ho vista, non mi capacitavo che fosse in quello stato, ero disperato ». Disperato come tutti i genitori, quando sta morendo un figlio. Ma, per l’appunto, di solito si muore da vivi. « Ero disperato, era pallida con lo sguardo che vagava ». E continua il giornalista “Il volto di Eluana è chiaro e disteso. Englaro la osserva « sta meglio rispetto a come l’ho vista stamani ». Ma come, non era un “sacco di patate”? E come fa un “sacco di patate” ad avere lo sguardo che vaga? Come fa ad impallidire, e poi a migliorare, un ortaggio? Ma non l’avete descritta sempre come una non-viva? “Questa vita, non-vita o non-morte”, scrisse il non-giornale Repubblica…
Queste sono ricostruzioni discutibilissime perchè oguno, anche un medico, può avere una percezione diversa di un corpo in quelle condizioni.
Ribadisco anche a lei quanto detto dall’inizio: noi siamo liberi di criticare e commentare le sentenze, ma il PdR non può farlo, nè tanto meno sovvertirle, come non può firmare una legge in cui ravvisa, anche solo nel metodo, cioè nell’iter di approvazione, principi di anticostituzionalità.