Perché i cristiani possono mangiare i frutti di mare?

Frutti di mareMolto spesso alcuni critici della Chiesa cercano di trovare qualche contraddizione sui suoi pronunciamenti morali sostenendo più o meno questo: «Sempre quando un religioso fervoroso afferma che l’omosessualità è peccato, esso cita Levitico 18:22: “Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole”». Eppure, fanno notare, l’Antico Testamento, pone altri divieti oltre all’omosessualità che gli stessi cristiani non rispettano. E dunque si contraddicono.

Viene quindi solitamente elencata la lista delle varie privazioni contenute in particolare nel Levitico, come il divieto di mangiare carne di porco (Lv 11,7-8), i frutti di mare (11,9-12), non tagliarsi i capelli (Lv 19,27), non radere la barba (Lv 19,27) ecc. Dunque l’accusa si completa: «Siccome i cristiani amano mangiare i frutti di mare trovano una spiegazione per invalidare i loro peccati, che sono ammorbiditi a seconda della loro voglia contemporanea».

Per spiegare il senso di questi apparentemente bizzarri “divieti” e per rispondere a tale accusa si dovrebbe ricordare che il Levitico è un testo scritto in ebraico, composto da numerose prescrizioni rituali ad uso dei sacerdoti e dei leviti (i custodi del Tempio), che Mosè diede agli Ebrei durante il soggiorno nel deserto del Sinai. Come è stato ben spiegato, il Levitico fu scritto durante l’esperienza dell’esilio dove la comunità giudaica, a causa della sconfitta babilonese (586 a.C.), aveva perduto il re, il tempio, la terra. In questa situazione, si concepì nuovamente come comunità religiosa, guidata dai leviti, garanti della fedeltà e identità giudaica, in mezzo a popoli pagani, i cui usi e cultura potevano trascinare nell’idolatria. Il divieto di mangiare carne, ad esempio, serviva per evitare che gli uomini proseguissero nei sacrifici animali per “ingraziarsi” Dio, come appunto facevano i pagani. L’incessante appello alla santità e alla purità rituale era una scuola di formazione per una coscienza religiosa retta e crescere nel rapporto con Dio. E’ quello che fanno ancora oggi i cristiani durante il periodo di Quaresima: si pongono dei sacrifici per “costringersi” a far memoria di Dio, fortificare la capacità morale e il dominio di sé.

Oltre a questa premessa occorre aiutare a far comprendere cosa siano i patti biblici stipulati da Dio con l’uomo per aiutarlo a staccarsi dagli idoli e a raggiungere una fede certa, in un unico Signore. Ce ne sono diversi nell’Antico Testamento: nell’alleanza con Noè, ad esempio, le persone non avevano limiti nel mangiare: «Tutto ciò che si muove ed ha vita vi servirà di cibo; io vi do tutto questo, come l’erba verde» (Gn 9,3). Nella cosiddetta Vecchia alleanza, invece, come abbiamo visto, Dio chiede ad Israele dei piccoli sacrifici (presenti in Levitico e ne Deuteronomio 14,1-21). Israele però non fu in grado di mantenerla, l’idolatria si diffuse e ci fu bisogno della cosiddetta “Nuova Alleanza”.

E’ stata infatti predetta dal profeta Geremia: «Ecco verranno giorni – dice il Signore – nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova. Non come l’alleanza che ho conclusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto, una alleanza che essi hanno violato, benché io fossi loro Signore […] Tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il Signore; poiché io perdonerò la loro iniquità e non mi ricorderò più del loro peccato» (Geremia 31, 31-34). La nuova alleanza venne compiuta con Gesù Cristo, lui stesso disse di essere venuto per compiere la “Legge dei Profeti” (Mt 5,17; Lc 24,44). E durante l’ultima Cena disse: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati» (Mt 26,27, Mc 14,23, Lc 22,20). Ecco dunque la nuova legge che libera l’uomo dell’antica alleanza (e dalle prescrizioni rituali). L’apostolo Paolo lo esplicita meglio: «Con coloro che non hanno legge sono diventato come uno che è senza legge, pur non essendo senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo» (1 Cor 9,21).

Lo stesso Gesù ribaltò le prescrizioni contenute nella Vecchia alleanza, tutte le volte che proclama i vari «avete inteso che fu detto…ma io vi dico…». Così come annullò le prescrizioni sul cibo: «”non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo […]. Tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?” Dichiarava così mondi tutti gli alimenti» (Mc 7, 18-23). Negli Atti degli Apostoli si racconta anche di una visione di Pietro di vari quadrupedi, rettili e uccelli. «Allora risuonò una voce che gli diceva: “Alzati, Pietro, uccidi e mangia!”. Ma Pietro rispose: “No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo”. E la voce di nuovo a lui: “Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano”» (Atti 10: 13-15). Similmente poi ne parlò anche San Paolo (1 Tim 4, 2-5).

La visione della Chiesa sull’etica e sulla morale (anche sessuale), dunque, si appoggia anche all’Antico Testamento, ma sopratutto si basa sul Nuovo Testamento (per quanto riguarda l’omosessualità: Rm 1,24-27; 1 Cor 6,9-10; 1 Tm 1,10) e, sopratutto, sulla Tradizione della Chiesa. Non siamo infatti una “religione del Libro”, la Bibbia va sempre interpretata e, come ha spiegato Papa Francesco, «la sacra Tradizione e la Sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Ambedue infatti, scaturendo dalla stessa divina sorgente, formano, in un certo qual modo, una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti, la Sacra Scrittura è Parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito Santo; invece la sacra Tradizione trasmette integralmente la Parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito Santo agli Apostoli, ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano. In questo modo la Chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Sacra Scrittura. Perciò l’una e l’altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e di riverenza».

La redazione

59 commenti a Perché i cristiani possono mangiare i frutti di mare?

  • luca ha detto:

    E quale sarebbe la parte sull’omosessualità nel vangelo????

    • EquesFidus ha detto:

      Tipo il fatto che il Cristo non ammetta altro matrimonio se non tra quello tra uomo e donna, negando de facto tutti gli altri?

      • Laura ha detto:

        No, ad esempio questo:

        Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno. […] E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa.
        (Rom 1,24-28.32)

        Vi è quindi continuità con quanto detto nell’AT, ad es. in Levitico 20:30:

        Se uno ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro.

        • Mattia ha detto:

          Che onesta intelletuale. Perché non riproduci il verso mancante? “commettono ciò che è indegno: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, cupidigia, di malizia,; pieni di invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio; arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi del male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio ciò che gli autori di queste cose meritano la morte” ecc.

          • Laura ha detto:

            E dici poco? Qui non fa altro che rincarare la dose…

            • Max ha detto:

              Se stai “usando” l’idea che le punizioni 2000 e passa anni fa erano estremamente severe per svalutare l’insegnamento cristiano-guidaico, stai commettendo quello che gli storici chiamano “fallacia del presentismo”.
              Ovvero, applicare idee, valori e standard morali di oggi a popoli che non potevano conoscerli, piu’ di quanto non potessero usare Excel o guidare un’automobile (c’e’ un abbozzo anche su Wikipedia: http://en.wikipedia.org/wiki/Presentism_(literary_and_historical_analysis))

              • Danilo ha detto:

                D’altra parte non si potrebbe non affermare che quelle regole sono state cambiate perchè inutili e senza senso.Infatti abbiamo scoperto che se una persona è omosessuale non nè consegue affatto che sia anche:invidiosa,assassina,irrispettosa verso i genitori,diffammatrice,maligna,insensata,sleale,spietata,e senza cuore.

                Concorderai che sarebbe un non sequitur,ovvero no nci sarebbe alcuna necessità che lo fosse,per cui si sbaglia chi lo ha affermato e chi lo ha pensato.San Paolo potrebbe anche essersi sbagliato.

                Una persona piena di malvagità, omicidio, senza cuore e misericordia e tante altre cose negative che punizione si dovrebbe meritare?

                Non la pena di morte.

                Si ma il fatto che tale persona potrebbe essere chiunque indipendentemene dalla condizione sessuale,o religiosa,o nazionale o altre.

                • Mattia ha detto:

                  E certo che una persona così potrebbe essere una etero o qualcos’altro. Lì nello specifico Paolo si rivolgeva al mondo pagano dell’epoca per le sue azioni generali da lui descritte, ma qualcuno vuole far sembrare che c’è l’abbia con gli omosessuali nello specifico. Con la morte credo anch’io che debba intendersi con la morte spirituale e non materiale: Paolo non vuole instaurare uno stato teocratico (frequenti sono i suoi appelli ad obbedire all’autorità), ma lascia l’eseguimento della giustizia a Dio.

                • Max ha detto:

                  Danilo, non ho capito se ti stavi rivolgendo a me e non a qualcun altro. Credo che San Paolo stesse solo facendo l’elenco delle pratiche che, per lui, sono estremamente sbagliate. Non necessariamente i comportamenti omosessuali provocano gli altri, e viceversa. Poi, l’esperienza ci dice che chi fa un dato peccato grave spesso non si ferma li’….

                  • Danilo ha detto:

                    Dipende solitamente se è molto grave si ferma in prigione mentre riguardo a come gli esseri umani si rapportano al piacere sessuale,che secondo me è una cosa privata e intima,non c’è il carcere,trenne che per soggetti non consenzienti o non in grado di esserlo (pedofilia),poi se tolto l’ultima casistica,anche un etrosessuale pratica la masturbazione e o rapporti orali ecc non sono affatto certo che sarà un futuro rapinatore di banche.

                    Il che coinvolgerebbe il concetto di piacere sessuale da un lato e leggittimità dello stesso,leggitimita che preferisco lasciare a descrizione privata delle persone,se sia peccato per alcuni o per dottrine religiose o per Paolo,e sempre a discrizione privata la cosa.

            • Mattia ha detto:

              Una persona piena di malvagità, omicidio, senza cuore e misericordia e tante altre cose negative che punizione si dovrebbe meritare? Tu hai invece hai postato il brano senza inserire quella frase per fare intendere che San Paolo volesse uccidere gli omosessuali

        • lorenzo ha detto:

          Ma hai capito di quale morte si parla?

  • LG ha detto:

    non so se dico una castroneria ma mi fa sempre un po’ strano quando vedo le questioni legate alla sessualità-affettività umana associate ad ambiti differenti.
    A volte si vedono/sentono discorsi sui paragoni col mondo animale, altre volte con i temi dell’alimentazione e delle funzioni biologiche…
    credo ci sia una gerarchia e che la sessuaità sia il più alto linguaggio che ci è sato per comunicare e comunicarci. Un linguaggio che fa della polarità maschio-femmina, inscritta fin nelle cellule,l’accordo di base su cui fiorisce la sinfonia della vita.
    Che Gesù sia molto severo parlando del cuore dell’Uomo non deve destare meraviglia : non sareste severi anche voi nelle indicazioni per custodire una gemma preziosa ?

  • Luca ha detto:

    Nelle letture di oggi (calendario ambrosiano) abbiamo ascoltato tra l’altro questa parola: Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in sé stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in sé stesso l’inimicizia (Ef 2, 14-16).
    Tra legge e libertà la cosa mi sembra allora un po’ più complicata di come la presenta l’articolo.
    Provo ad offrire alla riflessione alcuni spunti personali.
    Riguardo la legge Paolo ha saputo essere anche molto più duro di quanto abbiamo letto oggi. Scrive infatti Non avete più nulla a che fare con Cristo voi che cercate la giustificazione nella legge; siete decaduti dalla grazia (Gal 5, 4).
    I vangeli riportano queste parole del Salvatore:
    Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. (Mt 5, 17-19)
    A me pare ci sia una contraddizione solo apparente con la parole di Paolo. Cristo infatti dice di osservare ed insegnare, non di imporre come un giogo. Non una legge come Verità astratta da osservare ma una Verità che ha bisogno della nostra personale incarnazione. In questo, consentitemi, diventa in sé una verità “relativa”. Infatti Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! ( Mc 2, 27)
    Per tutti questi motivi io penso, come la redazione, che “la visione della Chiesa sull’etica e sulla morale (anche sessuale), dunque, si appoggia anche all’Antico Testamento” Penso tuttavia anche che per tutte le scritture (Vecchio e Nuovo Testamento) non esista una legge astratta da imporre a chi non crede ma solamente un dovere di testimonianza fedele e di insegnamento morale. Credo che questo sia l’unico senso possibile per gli insegnamenti della Chiesa sull’etica e sulla morale, non quello troppo facile e comune di ricvarne un modello di società da imporre con forza di legge a chi non ne vuol sapere. Perché non esiste una Verità slegata dalla Libertà dell’uomo. Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù (Gal 5, 1). Solo nella Libertà la Verità acquista un qualche significato, e questo appunto è il senso profondo della legge anche nell’Antico Testamento: vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi (Ez 36, 26-27). Di fronte a tutte le scelte che la nostra società deve fare trovo che ben si attaglino le parole di Francesco: Chi sono io per giudicare ?

    • Michele ha detto:

      “Di fronte a tutte le scelte che la nostra società deve fare trovo che ben si attaglino le parole di Francesco: Chi sono io per giudicare ?”

      Il che è abbastanza equivoco. Cosa vuol dire? Che non si deve prendere posizione sulla direzione che la società percorre? Se così fosse, questo “nascondimento” quanto sarebbe da considerarsi evangelico?

      • Luca ha detto:

        Per come la vedo io vuol dire che non può esserci una “linea” politica fatta di regole e prescrizioni valida per tutti ed in astratto rispetto alla vita ed alla Carità (Carità che come sappiamo é l’unica VERA legge di Cristo). A meno di non voler immiserire la nostra Chiesa a livello di un qualsiasi partito politico. L’unica VERITA’ non negoziabile, quella che professiamo nel Credo, é una VIA spirituale e trascendente che ognuno di noi a imitazione di Cristo é chiamato ad incarnare nella propria VITA. Se esistesse un’unica Via valida per tutti e avulsa dalla libertà la fede verrebbe meglio veicolata da un qualsiasi “libretto rosso” o da un’imposizione dall’alto di stampo miracolistico. Detta in politichese, l’unico modo corretto di discutere le questioni sociali “eticamente sensibili” é quella di assumere da credenti un punto di vista strettamente laico.

        • Michele ha detto:

          Insisto: cosa vuol dire un punto di vista strettamente laico? Che si discute in base ad argomenti razionali, oppure che il ns punto di vista alla fine non può che coincidere con quella dei “laici” che, ricordo, basano le proprie argomentazioni su un assioma assunto acriticamente, e cioè quello della autodeterminazione assoluta dell’individuo?

  • Luca ha detto:

    Strettamente laico vuol dire che non esiste la possibilità di stabilire una qualsiasi giustizia umana e terrena nelle relazioni sociali se non attraverso la condivisione di significati con l’altro, indipendentemente dal suo credo (e sono daccordo con te, anche l’ateismo può configurarsi come un credo). Che cosa vuol dire l’assioma che attribuisci ai “laici” ? Per te siste o no il libero arbitrio ? Fa parte o no del disegno di salvezza ? Una qualsiasi giustizia “imposta” e non condivisa diventa evidentemente ed inevitabilmente un’ingiustizia. Se la Verità avesse bisogno di essere imposta essa diverrebbe “in sé” inumana e perciò stesso falsa.

    • Michele ha detto:

      Quello che voglio dire è che per un laico l’autodeterminazione individuale, intesa come puro volere di fare ciò che si vuole, è alla base del ragionamento etico ed è un assioma in quanto non si discute nemmeno se la libertà è effettivamente questo ma si assume questa definizione come punto di partenza del ragionamento. Diverso è il caso del libero arbitrio, che è possibilità di scegliere il bene o il male (che quindi pre-esistono alla volontà del soggetto), senza trascurare che la libertà cristiana è scegliere e aderire al bene.

      • Luca ha detto:

        Mi sembra una riduzione eccessiva delle posizioni laiche. Forse Nietsche si avvicina in qualche modo alla tua strana idea di libertà come “fare quel che si vuole” ma la laicità comunemente intesa, quella che fonda la democrazia e l’occidente a partire dall’illuminismo, si fonda piuttosto sul concetto che la mia libertà ha confini precisi, quelli della libertà del mio vicino. Ora poiché i credenti (o la Chiesa) non sono Dio, sanno bene che loro compito non é quello di fondare la Gerusalemme celeste con le loro mani ma di far si che la Gerusalemme celeste risulti visibile e condivisibile attraverso le loro opere. E’ raccontato molto bene negli Atti: i cristianio “godevano della simpatia di tutto il popolo. Nessuno infatti era tra loro bisognoso
        Ora il popolo non era composto di banali “laici” ma di persone pronte ad ammazzarli nel nome della Legge giudaica o di quella romana. Paolo (Rm 13) arriva a designare come ministri di Dio i magistrati e gli esattori delle tasse di Nerone che pure lo avrebbero arrestato e crocefisso. Le leggi che regolano la società perciò non possono rispecchiare un ideale che nella sostanza possiamo solo sperare e cercare, non possedere definitivamente. Perciò in quanto uomini che vivono in una società imperfetta anche i credenti di fronte alla legge non possono che essere laici.

    • lorenzo ha detto:

      Vediamo se ho capito bene.

      Pigliamo ad esempio il fatto che mangiare la “Amanita Phalloises” porta alla morte fisica: questa io ritengo sia una cosa vera.
      In base però al tuo ragionamento, esistendo il libero arbitrio, “Se la Verità avesse bisogno di essere imposta essa diverrebbe “in sé” inumana e perciò stesso falsa.”
      Quindi, in base al tuo ragionamento, l’asserzione “mangiare la “Amanita Phalloises” porta alla morte fisica” sarebbe da te ritenuta falsa e mangeresti impunemente il fungo in oggetto?

      • Francesca ha detto:

        @Lorenzo. Penso che ti risponderà Luca come vuole lui.
        Però volevo farti notare che sbagli l’analogia.
        Sbagli perché stai confondendo il tipo di “verità”.
        Si parla ovviamente di Verità di ben altro tipo e anche di Morte di ben altro tipo.
        La Verità in campo politico, filosofico, sociologico, spirituale ecc ecc è SEMPRE oggetto di discussione in quanto coinvolge diversi uomini, diverse visioni del mondo, ecc. Già la trasformazione stessa da Verità a Legge, pur essendo chiara una Verità, risulta sempre un’opera umana….e quindi imponendola a tutti indistintamente potrebbe diventare “inumana” cioè esterna, cioè slegata da un vissuto concreto che magari in quel momento richiede una versione della legge leggermente diversa per esprimere Verità in quel dato momento. Di esempi ce ne possono essere tanti….
        ma mi sono già intromessa abbastanza nella risposta che spetterebbe a Luca – che comunque ringrazio per gli ottimi commenti.

        • Luca ha detto:

          Grazie Francesca

        • lorenzo ha detto:

          Rispondendo a te ed a Luca che, se non erro, concorda con te.

          Premesso che l’esempio del fungo era solo un pretesto per alludere alla Verità di tipo spirituale, credi forse che una qualsiasi legge positiva che sancisse, ad esempio, la liceità dell’aborto, dell’adulterio o delle pratiche omosessuali, renderebbe quelle azioni prive di effetti mortali in campo spirituale?
          Credi forse che l’essere laico assicuri, chi pratica tali azioni, dal rischio della morte eterna?

      • Luca ha detto:

        Esatto. Infatti che l’amanita phalloides faccia male é tanto vero che non c’é alcun bisogno di impoporne per legge la proibizione

        • lorenzo ha detto:

          Però l’avvertenza che l’amanita phalloides è mortale è una verità oppure no?
          Nell’AT la Verità religiosità era regolata da leggi positive.
          Nel NT la Verità religiosa è la “strada”, per la vita eterna.

          • Luca ha detto:

            E’ ovviamente vera. Il tema, come ti segnala Francesca é però diverso. Che relazioni ci devono essere tra Verità e Legge ? Se occupassi il mio tempo a far proibire per LEGGE l’Amanita falloide, questa diventerebbe più o meno velenosa ? Nell’AT come dici la Verità era regolata da leggi positive. Il Messia ha speso l’intera sua vita terrena a battersi contro il legalismo farisaico per sostituirlo con l’adesione dello spirito (sostituendo i nostri cuori di pietra con cuori di carne). Il legalismo farisaico ha fatto del bene o del male alla Verità che quelle regole e prescrizioni giustamente cercavano di veicolare ? Rovesciando la questione, come faccio a testimoniare la Verità, la positività se la presento come una legge positiva la cui positività che puà essere concepita solo in un’ottica di fede e al di fuori di quell’ottica appare automaticamente come un’imposizione assurda ed impropria ?
            PS proibire per legge l’Amanita Falloide, rispetto alla situazione esistente condotta attraverso un minimo di educazione ambientale, secondo me avrebbe l’unico effetto di renderla attraente. Questa allora é la strada: testimonianza, educazione e convincimento. Che é anche l’indicazione evangelica.

            • lorenzo ha detto:

              Se il mio scopo fosse quello di procurare morte, non credi che, oltre ad esaltare i benefici effetti dell’amanita, insisterei anche sul fatto che chi afferma la pericolosità del fungo lo fa perché vuole limitare il libero arbitrio?

              • Luca ha detto:

                No, non lo credo perché credo nella libertà individuale, nel fatto che il mio prossimo vale quanto me e che abbia un minimo di discernimento. Anche se così non fosse nella realtà, lavorerei perché la nostra società questo diventi: una società di persone libere e dotate di discernimento.

                • lorenzo ha detto:

                  Che mi dici, tanto per citarne uno, del “diritto” di aborto?

                  • Luca ha detto:

                    Dico che l’aborto più che un diritto é un delitto. Cosa ammessa anche molti non credenti. Pertanto non ha niente a che fare con il nostro discorso. Poi se vuoi discutiamo delle strategie migliori per limitare il delitto, ma questo é appunto un’altro discorso, da fare in contesto diverso.

                    • lorenzo ha detto:

                      Dire che l’aborto è un delitto: questa è dunque una Verità.
                      Ma tu dici che uno stato laico non può imporre, per legge, tale Verità.
                      Perché allora lo stato impone leggi con le quali vieta l’omicidio ed il furto?

                    • Luca ha detto:

                      Che sappia io o che io ricordi (ho l’età per aver anche votato il referendum) proprio nessuno ai tempi della legge 194 si é mai sognato di dipingere l’aborto come un diritto o tanto meno come un bene da salvaguardare (con l’esclusione forse dei toni troppo accesi e polemici di qualche femminista scalmanata). Dunque secondo me stai parlando di una cosa che semplicemente non esiste, é fuori contesto. Detto questo confermo: lo stato non può imporre nessuna Verità (ti fideresti tu di una Verità imposta dallo Stato ???). La condanna legale dell’omicidio e del furto non hanno assolutamente a che fare con la legge morale che te ed io ci vediamo. Sono semplicemente la forma attraverso cui la Società salvaguarda sé stessa.

                    • lorenzo ha detto:

                      Come hai ricordato giustamente, nel referendum per l’aborto (anche per il divorzio le modalità sono state le stesse) nessuno lo ha presentato come un diritto ma, una volta diventato possibile per legge, è diventato un diritto.

                      Non ti sorge il dubbio che questo sia il metodo col quale quell’immondo essere che vuole solo la morte dell’uomo combatte la Verità?

                      La legge sull’aborto non impone forse la verità che il bambino, fino a quando è nel ventre della madre, è di sua proprietà?
                      E la legge belga sull’eutanasia non impone forse la verità che solo i bambini sani e desiderati hanno diritto a sopravvivere?

                    • Luca ha detto:

                      Poiché a me non lo impone, immagino che anche le altre persone abbiano come me analoghe possibilità e capacità di discernimento. Il dubbio che dici te é molto forte eppure non vedo possibile risolverlo positivamente attraverso strumenti legali e politici.

                    • lorenzo ha detto:

                      E vero che nessuno mi impone di partecipare attivamente ad un aborto, però lo stato mi impone di parteciparvi indirettamente con le tasse.
                      Perché lo stato deve finanziare un delitto?
                      Perché deve essere vietata, anche da uomini di Chiesa, la proiezione pubblica di un film sul come avviene un aborto?

                    • Luca ha detto:

                      Perché viviamo in un mondo imperfetto Lorenzo. La pace sia con te

                    • lorenzo ha detto:

                      La Via della Verità sia la tua Vita.

  • Giovanni di Pannonia ha detto:

    Il Levitico non è composto solo da “prescrizioni rituali ad uso dei sacerdoti e dei leviti”. Ad esempio, il capitolo 19 si rivolge a “tutta la comunità degli israeliti”.

    http://www.vatican.va/archive/ITA0001/__P31.HTM

    Questo capitolo vieta, tra l’altro, gli abiti di fibra mista (Lev 19, 19):

    “Osserverete le mie leggi. Non accoppierai bestie di specie differenti; non seminerai il tuo campo con due sorta di seme, né porterai veste tessuta di due diverse materie.”

    • gladio ha detto:

      Diciamo però che duemila anni fa, in Palestina, è nato un Signore che ha fatto piazza pulita di tutte queste corbellerie. Non per niente è stato l’ artefice della più grande ” Rivoluzione culturale ” che l’ umanità abbia mai conosciuto.

      • Giovanni Di Pannonia ha detto:

        Corbellerie l’Antico Testamento? Ma non era Parola di Dio? 🙂

        • gladio ha detto:

          Vedi Giovanni, la Bibbia non è “parola di Dio “è “ispirata da Dio” ma scritta da uomini con tutte le loro pecche ed i loro pregiudizi caratteristici del loro tempo.
          Quanto alle “corbellerie” queste sono tali solo quando vengono estrapolate dal contesto storico da cui provengono.
          Ti faccio un esempio semplice semplice: se qualcuno, oggi,sostenesse con insistenza che il sole gira attorno alla terra o che questa posa su di una tartaruga gli si potrebbe dare tranquillqmente dell’ idiota; non così invece se ci riferissimo ad un uomo del 1000 A.C., anzi sarebbe idiota chiunque di noi moderni lo ritenesse tale.

          Stessa cosa per l’ esegesi biblica dove alcune sette protestanti americane si coprono di ridicolo per non riuscire a capire i veri insegnamenti morali di tale testo senza arroccarsi dietro i ” fronzoli” di un’ ottusa interpretazione letterale.

          Tanto per capirci: nessuno crede che il buon Dio abbia modellato materialmente con le mani acqua e fango per fare un uomo e che questi gli abbia disobbedito mangiando una mela;semplicemente questo tipo di narrazione era il più adatto a far capire ad una persona dell’ epoca che è esistito un creatore e che è stato commesso un peccato di disubbiduienza ( e di superbia).

          P.S: mi sono espresso un po’ come ho potuto ma credo di essere stato chiaro.

  • Max ha detto:

    Certe regole, in effetti, dovevano (devono) essere osservate da tutti gli ebrei. Comunque…

  • ok ma nessuno ha detto che non poter mangiare i frutti di mare sarebbe una disgrazia!
    Sono troppo buoni. 😛

  • Francesca ha detto:

    @lorenzo
    Solo un breve appunto in riferimento alla discussione con Luca.
    Io conosco persone (e credo che ne conosca anche tu) che seguono la dottrina cattolica alla lettera, vanno a Messa, si confessano, si comunicano, ecc. Sono praticamente dei perfetti “praticamenti”. Eppure….faccio un esempio, se queste persone mi vedessero cadere svenuta a terra sarebbero le ultime a muovere un dito. Mentre magari un “peccatore” si precipiterebbe a soccorermi. E questo atteggiamento, senza bisogno di cadere svenuti a terra, è percepibile benissimo in molte persone: alcune sono mosse dalla Legge, altre sono mosse dall’Amore.
    Potrei anche fare l’esempio di madri che non abortiscono per “dovere” e poi passano tutta la vita ad “abortire” il figlio facendolo sentire indesiderato e responsabile di tutte le loro disgrazie. I casi non sono pochi….purtroppo. Certo, sempre meglio “non abortire”, però capisci dove sta il punto?
    Il cuore di pietra e il cuore di carne. Quello di pietra non lo cambi con una legge. Mentre quello di carne segue la legge per amore…e ispira altri cuori alla trasformazione. Ispirare è giusto. Proporre è giusto. Impegnarsi molto è giusto. Imporre, secondo me, è sbagliato di per sè.
    Anche sperare è giusto: sperare e lavorare molto perchè molti “cadano” nella rete dell’amore. Per il LORO bene. Non perché a noi “sembra bene per loro”. Purtroppo è così: anche se sappiamo che “è bene per loro” non possiamo imporlo.
    Nemmeno Dio ce lo impone…

    • Francesca ha detto:

      Mi correggo.
      Perfetti “praticanti”.

    • Giovanni Di Pannonia ha detto:

      “se queste persone mi vedessero cadere svenuta a terra sarebbero le ultime a muovere un dito”

      E’ ciò che dice la parabola del buon samaritano: un sacerdote ed un levita tirano dritto, un samaritano si ferma a soccorrere il ferito.

    • lorenzo ha detto:

      Dici bene: esistono cristiani che, quando si tratta di impegnarsi in prima persona, girano la testa dall’altra parte.
      Scrive Luca che “viviamo in un mondo imperfetto”, ed è vero: quale ritieni allora sia il metodo migliore per migliorarlo?
      In Italia il divorzio e l’aborto sono stati introdotti facendo credere a moltissimi cattolici che era un passo verso un mondo più libero e giusto; una traccia di questo ben riuscito inganno la puoi ancora leggere sul titolo della legge 194 che recita: “Tutela della maternità”.
      Rimuovere le cause che potrebbero portare alle tragedie richiede impegno.
      Per legalizzare le tragedie basta convincersi che, se uno se le cerca, non spetta a noi intervenire.

      • Luca ha detto:

        Politiche di sostegno alla vita e alla famiglia. Ne hai mai visto qualcuna al di là delle parole ? Nemmeno io. Non si risolvono i problemi con le proibizioni né delegando allo stato (si desse una mossa …). Si risolvono facendosi carico delle cause (es la solitidine di una ragazza madre o di una coppia in crisi). Queste cose in larga parte non dipendono dalle leggi dello stato ma dall’impegno civile dei cittadini. Le leggi dello stato sono necessariamente solo dei compromessi, ma la stragrande maggioranza dei laici sa bene come me e voi che un aborto o un divorzio sono delle amarissime sconfitte.

        • Max ha detto:

          Pensero’ male, ma ritengo che molti pensino di lasciarsi delle scappatoie aperte.

          • Luca ha detto:

            Penso SICURAMENTE male ma secondo me qualcuno concepisce la propria fede nella Chiesa o per altri aspetti le leggi dello stato come una delega in bianco che annulli le personali responsabilità di scelta. Nei miei interventi spesso provocatori é esattamente il tipo di atteggiamento che tento di madare in crisi. Letta in questi termini la “scappatoia” é una strettoia piuttosto impegnativa, ma diventa un problema di coscienza personale. O ci fidiamo l’uno dell’altro, stiamo alla lettera di quel che ciascuno scrive e parliamo franco oppure ogni dialogo é inutile ed inconcludente. Sono pronto ad affrontare il tema scappatoia ma ritengo che in questo contesto non sia in tema. Il tema, stando all’articolo, potrebbe semmai essere quello dell’omosessualità e delle unioni civili. Penso che Lorenzo, il cui dialogo ho comunque apprezzato moltissimo, abbia buttato lì l’aborto in termini volutamente provocatori, perché in questo caso si esce dal binario libertà personale – legge includendo le facoltà di scelta verso una persona terza (come sarebbe ad esempio con l’eutanasia). Ho risposto in modo diretto e non elusivo a Lorenzo, ma se vuoi andare oltre su questa strada del tutto fuori tema, ti toccherà cercare un’occasione diversa. Per intanto la pace sia con te.

        • lorenzo ha detto:

          Politiche di sostegno alla vita e alla famiglia?
          Hai mai sentito parlare dei Centri ed i Servizi di aiuto alla vita (315 in tutta Italia)? Hai idea di cosa fanno in concreto le Caritas per le famiglie in difficoltà?

          La stragrande maggioranza dei laici sa bene che un aborto o un divorzio sono delle amarissime sconfitte?
          Mi sbaglierò, ma ho l’impressione che la stragrande maggioranza dei laici le consideri delle conquista sociale irrinunciabile!

          • Luca ha detto:

            I CAV in Italia sono delle ONLUS, sono sostenuti da volontari e tutto quello che ottengono dallo stato sono agevolazioni fiscali. Perciò rientrano meritatamente nella categoria di quel che possono fare i cittadini (come auspicavo nel mio precedente – e sottolineano tristemente quel che NON FA lo stato, che in questo colpevolmente NON ATTUA quanto previsto dalla 194.
            Quanto ai laici sono daccordo con te ma sono perfettamente cosciente che la maggior parte di loro pensa le leggi sull’aborto ed il divorzio come una triste necessità e con altrettanta chiarezza ritiene l’atto di abortire o di sciogliere una famiglia una sconfitta personale e sociale. Da gestire al meno peggio forse, non certo da incoraggiare. Dal punto di vista laico, una volta che abbiamo affermato con forza tutto il male insito in questi fatti dolorosi, quali sono le alternative reali ? Famiglie dove ci si odia qootidianamente, ragazze che si procurano l’aborto e spesso la morte con un ferro da calza …
            PS circa l’aborto in particolare, ribadisco: discorso lungo, complicato da tutti i punti di vista ma ribadisco: secondo me fuori tema. La chiuderei qui, con una considerazione di carattere generale: io non credo che l’atteggiamento dei cattolici debba essere quello di isolamento e alterità rispetto alla società e allo stato o di demonizzazione dei non credenti come par di leggere costantemente su questo sito per altri versi ottimo. Credo invece che si debba e si possa cercare di essere un motore positivo dall’interno della società, dei suoi limite ed imperfezioni. Mangiando cioé frutti di mare pur con le dovute cautele sanitarie, coscienti dei pericoli connessi (probabilmente all’origine di quello strano divieto)