Gli scienziati credenti in Italia. Al contrario di quanto avviene all’estero, in Italia raramente gli scienziati credenti intervengono nel dibattito pubblico e spesso vengono chiamati i teologi. Ma ognuno si deve occupare del proprio campo.

---

 

L’appello ad un’armonia tra scienza e fede lanciato recentemente da Papa Francesco ha immediatamente fatto scattare in Italia, scandalizzato, il laicismo conservatore.

Come abbiamo rilevato, il quotidiano “Repubblica” ha storpiato le parole del Pontefice facendolo passare per un creazionista.

Il fisico Carlo Rovelli si è invece precipitato a ricordare che tutti gli scienziati sono atei e l’immancabile Piergiorgio Odifreddi ha scritto che la scienza dimostra che Dio non esiste.

 

Scienziati credenti in Italia, pochi intervengono

Tutto già visto, solite reazioni standardizzate e e meccaniche come avviene da anni in Italia.

All’estero le cose sono differenti, anche perché a parlare dell’armonia tra scienza e fede (in televisione come sui quotidiani) non vengono chiamati a confrontarsi con gli scienziati i teologi o i sacerdoti. Ma è un dialogo tra scienziati. Ognuno si confronta con l’altro nello stesso campo di appartenenza.

E’ infatti così possibile leggere quasi quotidianamente interventi molto interessanti, vediamo i più recenti.

 

Gli scienziati all’esterno sono parte del dibattito pubblico

Uno di questi è quello del biologo Jan F. Dudt, docente presso il Grove City College.

«Alcuni cristiani», ha spiegato, «si sentono in dovere di respingere le spiegazioni scientifiche dell’evoluzione a causa della “colpa per associazione”, ovvero associando esse a quei teorici che si dichiarano apertamente ostili alle dottrine cristiane».

Eppure, sostiene il biologo, «ci sono alcune cose che impariamo soltanto dalla Bibbia e che non possiamo trovare studiando la natura. La Scrittura ci parla del nostro bisogno di redenzione, che Cristo è nato da una vergine e che Egli è morto ed è risorto dai morti. Queste verità non sono ipotesi da verificare, ma proposizioni che vanno giudicate con la fede, spiritualmente».

Strumentalizzare la scienza contro la fede significa fare «un malsano sincretismo con il naturalismo».

 

Su “The Guardian” abbiamo apprezzato anche la recensione del libro “Faith and Wisdom in Science” di Tom McLeish, docente di Fisica presso l’Università di Durham e membro del Biophysical Sciences Institute.

Lo scienziato offre una moltitudine di ragioni storiche, culturali e antropologiche del perché occorra guardare la scienza e la teologia come parte di un’unica “città” culturale.

McLeish offre un quadro della scienza come disciplina di saggezza che aiuta una migliore comprensione della creazione nei libri della Genesi, dei Proverbi, delle lettere di San Paolo e, soprattutto, in quel meraviglioso inno alla scienza della terra che è il Libro di Giobbe. Chi lo ha scritto, afferma il fisico, «stava pensando al ciclo idrologico, sotto forma di poesia e teologia». Infine, mostra che nelle Scritture si riflette spesso una tensione tra caos e ordine che è alla base di tutti i tipi di fenomeni studiati dalla scienza moderna.

 

In un’intervista, il giovane fisico Ken Hahn, nuovo professore di Fisica presso la John Brown University, ha raccontato la sua storia di cristiano e di scienziato.

«Non vedo alcun grande conflitto», ha affermato, «ma nella cultura c’è un grande scisma tra la fede e la scienza. Sono pienamente consapevole del fatto che nella chiesa ci sono molte voci in competizione. Ma so che Dio non mente. La Bibbia non è un libro di testo di scienza, ma è vero».

 

Gli estremismi sull’evoluzione (Dawkins vs creazionisti)

Alvin Platinga non è uno scienziato ma un prestigioso filosofo, emerito di Filosofia presso Calvin College e l’University of Notre Dame.

Durante un’intervista sul tema ha risposto: «La maggior parte delle persone che afferma ci sia un conflitto tra scienza e fede, aggiungono qualcosa alla scienza. Pensano che essa possa dire qualcosa su Dio ed invece non è così. Se si accetta la fede in Dio, penserete della scienza solo come un modo di scoprire questo mondo che Dio ha creato».

La tensione su questo argomento «arriva da due lati». Da una parte i vari Richard Dawkins e Daniel Dennett affermano che la scienza sia incompatibile con il cristianesimo e sostengono che la scienza implichi l’ateismo. Dall’altra, alcuni cristiani reagiscono sospettosi verso la scienza e altri si abbandonano al creazionismo biologico, prendendo alla lettera i primi capitoli della Genesi e pensando che il mondo abbia 8.000 anni.

Entrambi questi gruppi, spiega Platinga, «stanno pensando al naturalismo, più che all’evoluzione, che è l’idea che non ci sia alcuna persona come Dio o qualcosa di simile a Dio. Ma l’evoluzione non dice nulla sul fatto che ci sia o no una persona come Dio. E’ un’aggiunta metafisica che importano nella nozione scientifica dell’evoluzione».

 

Abbiamo citato qualche esempio di interventi che si trovano sui media occidentali, cosa che non avviene in Italia.

Pensiamo invece ci sia bisogno anche qui che gli scienziati credenti entrino nel dibattito culturale per contribuire a smontare la leggenda sul conflitto tra scienza e fede, di cui fin troppi hanno abusato.

Come ha spiegato Matteo Bonato, dottorando del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Padova:

«Molto lavoro rimane ancora da fare, anche da parte della comunicazione scientifica e di quella religiosa, per rassicurare la frazione di popolazione che mostra ancora un atteggiamento di timore o diffidenza verso le spiegazioni scientifiche e per mostrare la ricchezza degli studi interdisciplinari nella descrizione della realtà e nella ricerca della verità».