La metafisica è l’antidoto al pensiero unico (anche in bioetica)
- Ultimissime
- 15 Ott 2014
Oggi la bioetica pubblica è tema quotidiano sui media, anche se nella vita reale (ufficio, università, amici, parenti…) pochi affrontano tematiche simili. E non è certo un caso, il tentativo mediatico infatti -è evidente a tutti- è quello di creare una sorta di “pensiero unico” su certi argomenti, che è anche un modo per spaventare chi la pensa diversamente inducendolo a cambiare schieramento per “istinto di sopravvivenza”.
«Il pensiero unico», ha spiegato il filosofo Sergio Givone, ordinario di Estetica all’Università di Firenze, «non soltanto pretende di dirci come stanno “veramente” le cose, ma pretende anche di decidere quali comportamenti si possono seguire e quali no». Insomma, per «il pensiero vorrebbe metterci con le spalle al muro. Non accetta alternative, e già solo per questo dovrebbe farci sospettare che sia un falso pensiero. Al contrario, un pensiero di verità è quello che ci invita a guardare le cose da punti di vista diversi, a metterci nei panni dell’altro».
Chi riesce a non farsi condizionare dal pensiero unico? Solitamente chi non è condizionato né affascinato dal potere degli uomini e appoggia la sua speranza e la sua ragione oltre l’uomo, direttamente verso il Creatore. Lo conferma il filosofo Givone: «Il pensiero unico è falso perché non vede ciò che invece occorre vedere. A farlo è la metafisica, che è l’antidoto al pensiero unico perché ci dice che, sì, la realtà è quella che è: ma la realtà, l’essere, su che cosa è fondata? Il fondamento dell’essere è l’essere stesso, e la realtà allora è sospesa su un abisso. Detto altrimenti: il cuore dell’essere è la libertà, non la necessità; l’essere è quella fioritura infinita che nessuna prigione può contenere, nessun pensiero unico può esaurire». Questo spiega anche perché solitamente i credenti siano meno disposti a favorire la “cultura dello scarto”, come la chiama Papa Francesco, e le politiche contro la famiglia. Al contrario dei laici che approvano maggiormente la “bioetica laica”, per l’appunto, ovvero i “falsi miti del progresso” come li chiama Mario Adinolfi.
I liberi pensatori sono coloro che confidano in Dio e non nel potere degli uomini. Il fiorire di famigerati “nuovi diritti” (o “nuove famiglie”) è proprio la pretesa umana di dominare con la legge quel che non potrà mai dominare, ovvero la natura. «Io credo che il problema sia la pretesa, che il diritto ha, di porsi come costruzione puramente umana», spiega Givone. «Il pensiero unico nega ogni possibilità alla metafisica di andare al di là di questo orizzonte chiuso, costruito dall’uomo. Invece la metafisica ci invita ad alzare lo sguardo, a interrogarci sulla provenienza, sul destino, sul senso ultimo. Se ci richiamassimo a questo, forse riusciremmo anche nel diritto a vedere qualche cosa di più che una semplice costruzione umana».
Ma è accaduto tante volte nella storia che quello che sembrava essere “pensiero unico” evaporasse dopo qualche tempo. Oggi dicono che le cose “stanno cambiando”, domani cambieremo di nuovo, magari tornando indietro, le cose che oggi cercano di cambiare. «Tra qualche anno ciò che oggi ci appare senza alternative sarà morto. Incluso il pensiero unico bioetico. Oggi la Rete – che ci rende grandi servizi, tanto che non possiamo più farne a meno – fa esattamente come i giornali cui accennavo prima: fotografa l’esistente. Quello che chiamiamo “motore di ricerca” in realtà ricerca ben poco… E il vero motore di ricerca, quello che cambia gli orizzonti, che rinnova lo sguardo, non sappiamo esattamente dove sia. Forse, nonostante tutto, nelle università, nei luoghi dove si pensa, o dove si fa arte, dove si fa poesia. Bisogna avere fiducia: l’importante è pensare bene, prima o poi i buoni pensieri troveranno la loro strada».
Ammesso che questo “pensiero unico” sia davvero già dominante, anche se a sentire Paolo Natale, docente di sociologia politica all’Università di Milano, «è necessario distinguere tra gli aspetti di valore e i comportamenti individuali. Se si facesse un referendum sul tema», cioè sulla legittimità di altre forme di unione al di fuori del matrimonio, «probabilmente vincerebbero ancora i no»
L’opinione di Givone è stata confermata dal semiologo Ugo Volli, ordinario dall’Università di Torino: «Oggi ad imporsi sono le posizioni nate sul tronco radicale dell’individualismo etico, che si è fuso con il marxismo nel pensiero sessantottino e che fatica ad accettare che qualcuno possa pensare in termini diversi. Sui mezzi di comunicazione impera il politicamente corretto, che presuppone che si possa iniziare a ragionare solo a partire da una serie di premesse. È politicamente corretto tutto ciò che parte dall’individualismo etico, dal sessantottino “il corpo è mio e lo gestisco io”, tanto per intenderci. Chi nega questo presupposto viene squalificato a priori e sui media non trova più spazio per discutere. Questo discende dall’unico assoluto oggi rimasto: il relativismo, secondo il quale ciascuno decide da sé ciò che è bene e ciò che è male, senza riferimento agli altri. L’idea che esista una razionalità capace di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato è considerata autoritaria, e quindi sbagliata. È questo il grande paradigma sessantottino: a contare non è il tentativo di raggiungere una verità, ma solo la certezza personale. Paradossalmente, per esempio, se qualcuno contestasse l’eterologa dicendo “a me non piace” troverebbe più ascolto di chi dice “non è giusta in base al tal argomento”. È la forma generale del ragionamento razionale che su questi temi viene rifiutata. Viviamo in una società basata sull’individualismo metodologico: non solo è bello quel che piace, ma è giusto quel che pare».
La redazione
1 commenti a La metafisica è l’antidoto al pensiero unico (anche in bioetica)
Constato personalmente- e spero di non essere qualificato come arrogante fariseo perché non mi ritengo migliore rispetto agli altri- che diventa sempre più difficile comunicare seguendo un ragionamento sano….l’altro, molto spesso, neanche ti ha ascoltato e va per il suo binario e così il dialogo non ha buon fine …ma così come si può fondare un vivere sociale che abbia come base il Vero e il Buono?Solo per esserti espresso in tal modo, ti guardano come un poveraccio…e ti accusano nei più svariati modi (bigotto, conservatore della peggior specie, persona rigida, troppo inquadrata,…). A me pare che gli “inquadrati” male siano questi che seguono il pensiero del “si dice”e pensano pure di essere liberi ed originali perché hanno assecondato capricci ed istinti bassi..