Ecco qual è il problema dello statalismo…

Manzoni prestinaioA molti potrebbe sembrare inconcepibile, ma oggi nel sec. XXI ci sono moltissimi meccanismi economici spesso poco chiari.  In gran parte questo fenomeno di massa è il frutto generato dalle più strampalate e disastrose teorie economiche dei secoli XIX e XX. Generalmente queste vengono impropriamente categorizzate come totalitarismi sfociate nelle terribili esperienze dei regimi comunisti e nazisti. Credo però che questa chiave di lettura sia incompleta, perché non identifica la causa primaria di queste ideologie che secondo me riprende invece una ideologia madre: lo statalismo.

L’errore di partenza di tale ideologia riguarda un concetto molto semplice: la presunzione di conoscere tutte le informazioni possedute dagli operatori del mercato, ovvero l’Onniscenza. Potremmo dire in altri termini che la pietra miliare dello statalismo parte proprio dal fatto che lo stato in quanto tale abbia a disposizione maggiori informazioni delle persone che lo compongono; non solo dal punto di vista etico ma anche economico. Un esempio eclatante è l’uso del calmiere dei prezzi. Moltissimi avranno letto il capitolo XII dei “Promessi sposi” sull’assalto ai forni, scoppiato nella Milano del 1628. Vi inviterei a rileggere attentamente quelle pagine perché sono estremamente utili per comprendere questi concetti economici basilari e di come venga letteralmente manipolata l’informazione. Ritengo che l’enunciazione dei fatti da parte di Manzoni sia semplice e chiarisca ogni passaggio del processo economico causato dal calmiere.

Il clima avverso del 1628 aveva acuito la carenza di cibo a Milano e dintorni. Non sarebbe stata così drammatica la situazione se non fosse per colpa degli uomini, ed io aggiungo dello Stato. Ci fu un enorme sperpero di cibo a causa della guerra e molti contadini abbandonarono i campi lasciandoli incolti. La carenza di cibo si fece presto sentire e di conseguenza com’è giusto che sia i prezzi di pane e farina salirono.  Tuttavia si innescò all’interno dell’opinione pubblica la convinzione che l’aumento del prezzo non poteva essere spiegato solo dalla penuria di cibo e dalla guerra. “Gl’incettatori di grano, reali o immaginari, i possessori di terre che non lo vendevano tutto in un giorno, i fornai che ne compravano; tutti coloro in somma che ne avessero o poco o assai o che avessero il nome d’averne, a questi si dava la colpa della penuria e del rincaro, questi erano il bersaglio del lamento universale, l’abominio della moltitudine male e ben vestita. Si dicevano di sicuro dov’erano i magazzini, i granai, colmi, traboccanti, appuntellati; s’indicava il numero de’ sacchi, spropositato; si parlava dell’immensa quantità di granaglie che veniva spedita segretamente in altri paesi; ne’ quali probabilmente si gridava con altrettanta sicurezza e con fremito uguale, che le granaglie di là venivano da Milano.” La gente chiedeva a gran voce che si facesse giustizia e che si punissero i responsabili di tutto questo, ma Manzoni scrive: “ I magistrati qualche cosa facevano. …….. Siccome però tutti i provvedimenti di questo mondo, per quanto siano gagliardi, non hanno virtù di diminuire il bisogno del cibo; né di far venire derrate fuori stagione;…. Così il male durava e cresceva.” Manzoni aveva ben compreso che lo Stato non ha potere di creare qualcosa dal nulla, non è in grado cioè di sopperire a quella carenza originaria causata dal clima avverso e guerre.

Questo processo alle persone non era evidentemente chiaro anzi di fronte all’evidenza si chiedeva con ancora più furore l’intervento della giustizia e “dei governanti”(!) In quel periodo il reggente a Milano era Antonio Ferrer che secondo il mio punto di vista avrebbe meritato l’oscar o il nobel (fate voi) perché prese la decisione peggiore. “costui vide che l’esser il pane a un prezzo giusto è per sé una cosa molto desiderabile; e pensò, e questo fu lo sbaglio, che un suo ordine potesse bastare a produrla” Fissò il prezzo del pane a 33 lire il moggio, mentre nel mercato veniva scambiato anche ad 80 lire. Qui Manzoni raggiunge l’apice della genialità “Fece come una donna stata giovine, che pensasse di ringiovinire, alterando la sua fede di battesimo”. L’effetto di questo provvedimento fu nefasto, perché la gente non poteva credere alle proprie orecchie, era stato creato il paese del bengodi per legge! Tutti si riversarono nei forni per approfittarne. I poveri fornai erano tra l’incudine delle severissime pene proclamate dai magistrati in caso di non ottemperanza al provvedimento, ed il martello del popolo che a gran voce pretendeva si pagasse il prezzo stabilito per legge. Immaginate cosa succederebbe se domani il prezzo della benzina fosse 80 cent al litro? Non accadrebbe la stessa cosa? Probabilmente vedremmo migliaia di persone alle pompe ad accaparrarsi l’ultima goccia rimasta.

I fornai dopo un po’ di tempo non avrebbero potuto sostenere una tale situazione palesemente iniqua nei loro confronti, allora cercarono di far comprendere alle autorità che andando avanti così di pane non ce ne sarebbe stato più per nessuno e loro avrebbero chiuso baracca e burattini. Il “buon” Antonio Ferrer tuttavia spiegava che i fornai si erano “avvantaggiati della situazione” e che erano costretti a tirare la cinghia ed a resistere perché non aveva intenzione di revocare il provvedimento. Manzoni, ed anche il sottoscritto, ritenne che pur nell’evidenza dei fatti oggettivi (carenza di farina) Ferrer non avrebbe mai revocato un ordine così popolare rovinandogli la reputazione, meglio che lo faccia qualcun altro (non notate proprio nessun collegamento con i nostri giorni?). Ferrer non fece altro che inviare una lettera al Governatore che era troppo occupato per le vicende legate alla guerra per cui NOMINO’ UNA GIUNTA (anche questa idea non ci fa balzare in mente nessun collegamento con il funzionamento dello stato moderno?) che fosse in grado di stabilire il prezzo GIUSTO del pane. Assolutamente geniale, ed indovinate che responso raggiunse? Ebbene che il prezzo dovesse essere aumentato! Manco a dirlo che nel giro di pochi giorni scoppiò il putiferio, i forni vennero assaliti dalla gente.

Gli errori economici da parte delle istituzioni furono talmente evidenti che non c’è praticamente bisogno di andare oltre. Il meccanismo è stato quello di illudere il popolo creando per legge una realtà parallela in cui tutto è possibile, nel caso considerato consiste nel fissare il prezzo del pane al livello giusto. Siamo proprio sicuri che oggi le vicende cambierebbero di molto? Il prezzo è l’elemento fondamentale su cui si fondano gli equilibri del mercato perché trasmette l’informazione giusta ad imprenditori e consumatori. Se il prezzo fosse stato lasciato libero si sarebbe adeguato alla reale disponibilità di cibo e la gente avrebbe razionato la propria quantità recependo l’informazione corretta, ovvero “signori c’è stato un pessimo raccolto e buona parte del grano è stato assorbito dall’esercito per cui occorre parsimonia”. Aggiungo un altro elemento. Se il prezzo fosse aumentato avrebbe generato una motivazione nei confronti dei contadini a non abbandonare più i campi per poter sfruttare opportunamente l’occasione. In questo caso il mercato avrebbe ricevuto una maggiore quantità di grano ed i prezzi avrebbero nuovamente corretto il tiro raccogliendo la nuova informazione e ponendosi su un livello più basso.

Questa è la triste eredità che ci portiamo dai teorici statalisti e da Marx. Non esiste il prezzo giusto, perché l’economia è dinamica, le quantità disponibili di un bene fluttuano continuamente, ed anche le richieste di quel bene possono seguire sentieri diversi. Il prezzo si forma continuamente tramite gli scambi di consumatori ed imprenditori (siamo tutti imprenditori e consumatori!) ed in base ai gusti ed alle preferenze di ciascuno.

Marco Marinozzi

6 commenti a Ecco qual è il problema dello statalismo…

  • Hugo ha detto:

    Molto interessante! Complimenti!

  • beppino ha detto:

    Quante situazioni si verificano oggigiorno del tipo “fece come una donna stata giovine, che pensasse di ringiovanire, alterando la sua fede di battesimo“?

    Dopo duecento anni sappiamo molto di tutto e tutto di più ma la nostra società é sempre più da “immagine” e “superficiale”, anche nell’applicare le quattro regolette ed i relativi modelli economici destinati (pare…) ad indirizzare le giuste scelte in materia economica.

  • Eli Vance ha detto:

    Un’altra presunzione riguarda il cosiddetto teorema della “razionalità perfetta”, per cui gli operatori si dovrebbero comportare come stabilito dal modello stesso.
    Aggiungo che lasciare il prezzo libero di fluttuare funziona in caso di concorrenza (come i forni) ma nel caso di monopoli-oligopoli l’intervento statale si rivela necessario per evitare prezzi iniqui.

    • Marco Marinozzi ha detto:

      Il succo della vicenda parla anche della sua ultima affermazione “l’intervento statale si rivela necessario per evitare prezzi iniqui”. Posto che nel XVII secolo esisteva una concorrenza perfetta (in pratica),in questa vicenda si prescinde dai modelli economici in ottica moderna che nulla aggiungono all’informazione economica fondamentale. In particolar modo i cosidetti MONOPOLI o OLIGOPOLI esistono nella stragrande maggioranza dei casi solo grazie ALLO STATO o in forza di un diritto emanato dall’autorità, pensi all’italia e poi mi citi un monopolio oppure un oligopolio che non sia nato in forza di un atto dell’autorità statale. Il concetto di PREZZO INIQUO non ha alcun senso, nè logico nè economico, per il semplice fatto che il prezzo si forma in base alle quantità disponibili di un bene ed in base alle disponibilità dei consumatori a spendere per quel bene. Il prezzo che risulta INIQUO per lei può essere giusto per un’altra persona, sto parlando ovviamente dello stesso ed identico bene. Iniquo è un attributo morale che prescinde dalla realtà. E’ lo stesso concetto ripreso da Marx. Se infatti esistessero dei “prezzi giusti” Marx ed il sistema comunista sarebbero perfetti, invece sono falliti proprio perchè non esiste un “prezzo giusto” in assoluto per tutti. (cit. impossibilità di calcolo economico per i sistemi socialisti)

      • Eli Vance ha detto:

        La mia ultima frase è da leggersi, anche se non specificato, in chiave moderna, dove gli alti investimenti tecnologici impediscono la formazione di mercati concorrenziali. Ma anche qui siamo ben lontani dal giustificare la fissazione di “prezzi giusti”, piuttosto per intervento statale mi riferivo a forme di agevolazioni all’impresa che la spingano all’innovazione (cioè riduzione di costi e possibilità di abbassare il prezzo) e al produrre piu beni (l’impresa potrebbe non voler rischiare investimenti al fine di produrre di piu, sfruttare economie di scala per abbassare i costi, abbassare quindi i prezzi e soddisfare piu clientela), evitando il mancato soddisfacimento della domanda e causando quindi la situazione di fallimento del mercato.

        • Marco Marinozzi ha detto:

          Le cosiddette barriere all’entrata costituite dagli alti investimenti tecnologici non impediscono affatto la formazione di mercati concorrenziali. Pensi alle auto, oppure all’informatica, non si possono certamente definire oligopoli anche perchè i prezzi sono calati moltissimo (pensi a quanto le costava un auto trent’anni fa, e non aveva praticamente nessun optional, abs non esisteva, servosterzo non esisteva, climatizzatore non ne parliamo),anche la tecnologia obbliga ad un investimento di partenza molto elevato ma non mi sembra affatto che si possa parlare di oligopoli. Gli unici esistenti sono energia e trasporti dove lo stato praticamente fino a pochi anni fa faceva da padrone, sia direttamente attraverso il controllo delle imprese sia indirettamente tramite iperegolamentazione. onestamente non mi vengono in mente altri macro mercati in cui si possa ipotizzare assenza di concorrenza. Il concetto di prezzo giusto è già in partenza aleatoria, ed è difficile definire il prezzo giusto, sia in termini astratti sia in termini matematici, perchè i prezzi cambiano continuamente, e quello che vale oggi può non valere domani, non solo in termini di quantità ma anche di preferenze. Per es. la videochiamata esiste da tantissimi anni, solo oggi sta un po’ prendendo piede, ma nonostante questo pochissimi la usano, eppure i telefonini potrebbero fare cose che pochi sono in grado di sfruttare. Il mercato è imperfetto perchè l’uomo è imperfetto e lo stato non è affatto in grado di rendere l’uomo perfetto, nè men che meno il mercato.