L’ateo militante convertitosi a causa del dolore innocente
- Ultimissime
- 10 Ott 2014
Il dolore innocente e l’esistenza di Dio. Non per forza il male ingiusto dev’essere letto come obiezione ad un Creatore buono, possono diventare un’occasione, una croce che apre alla conversione. Com’è accaduto a Scott Coren.
«Chi crede in Dio, deve spiegare l’esistenza del dolore. Ma chi non crede in Dio, deve spiegare tutto il resto», dice una famosa citazione. E’ vero, se l’esistenza del bello e del vero inquieta chi non ha fede, l’esistenza del dolore mette a dura prova la fede. Come può un Dio buono permetterlo?
Abbiamo più volte risposto ricordando che Gesù ci ha insegnato che da ogni male, misteriosamente Dio ne trae sempre un bene maggiore. Ce lo ha mostrato tramite la sua stessa vita: la sofferenza della croce, la tortura dell’ingiusta passione che ha subito sono state la circostanza per la sua resurrezione. Un bene infinito ha richiesto un male ingiusto, così «se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16, 24,25).
Se vissuti in questo modo, allora, il male e il dolore possono diventare l’occasione di nuove riflessioni, l’acquisizione di nuovi pensieri e sentimenti, e persino di una felicità sconosciuta in precedenza, più profonda, intensa e inattesa. E’ quello che è accaduto a Scott Coren, un “ateo militante” che, come ha spiegato a “TheBlaze”, credeva in un «mondo in cui opera solo il caso e la selezione naturale», ma poi qualcosa è cambiato. Nel 2012 è nata sua figlia con un grave problema cardiaco e ha iniziato le cure quotidiane nelle strutture mediche, osservando alcune dinamiche che gli hanno cambiato il cuore e la mente. Guardando infatti le infermiere occuparsi dei bambini malati, Scott ha cominciato a trasformare le sue idee su Dio e sull’aldilà: «La morte non può essere il fine delle cose. Semplicemente non ha senso». «Sono stato fortunato», ha aggiunto, «perché ho un’impronta cristiana dentro di me. Uno dei soliti sottoprodotti di essere un ateo militante è sapere verso cosa si sta militando contro».
La “ragione” e “logica” che una volta usava per negare l’esistenza di Dio lo hanno portato improvvisamente verso una fede in qualcosa di più profondo e, nonostante i suoi migliori sforzi per evitare di diventare cristiano, Scott ha spiegato che le sue facoltà di ragionamento lo hanno lasciato senza alcuna opzione alternativa: «un processo molto graduale e lento» iniziato con la malattia di sua figlia. «Mia figlia è nata con un problema cardiaco. Per due anni e mezzo sto con lei e non posso lasciarla sola per un secondo, la situazione potrebbe precipitare in un attimo» ha spiegato. Ma mentre alcuni tendono ad incolpare Dio quando i propri cari vivono una malattia, Scott ha vissuto tutto il contrario: ha iniziato nuovamente a leggere i Vangeli, questa volta sotto una lente diversa. «E’ quasi come riscoprire la mia cultura. Credo che Dio si serva di tutto per raggiungere qualcuno», notando di aver speso la sua vita ignorando i segni e le rivelazioni. «In realtà c’è un conforto nel negare Dio, ironia della sorte, a vedere le cose accadere come fossero colpi di fortuna».
La figlia di Coren ha ancora bisogno di un intervento chirurgico, ma la sua prognosi è positiva. Cosa c’è di più sofferente e tragico di una figlia malata? Eppure, come abbiamo visto, l’esistenza del male non è per forza un’obiezione a Dio. Il dolore e il male sono una circostanza, una croce da portare sia per chi li vive in prima persona, sia per chi gli è vicino. E, se vissuti così, possono spalancare il cuore ad una vita migliore, ad una coscienza più matura, ad una fede più certa. Da ogni male Dio ne trae, misteriosamente, un bene maggiore. Oggi Coren può testimoniarlo.
La redazione
20 commenti a L’ateo militante convertitosi a causa del dolore innocente
Alla faccia di chi dice che la ragione è strumento o dell’Anticristo o del materialismo… varrebbe la pena rispolverare una goccia di San Tommaso d’Aquino (al di là dell’errato sistema aristotelico)…
Dio benedica lui e tutti gli atei perché ritrovino in lui la vera gioia!
La stessa Edith Stein da atea divenne cristiana vedendo come reagì un’amica credente alla morte del marito… Cercava la Verità, e l’ha trovata!
Sarebbe bene poter credere partendo da lucidi, non da disperati e distrutti dal dolore. Sotto tortura tutti ammettono colpe, anche quelle inesistenti.
Quindi fammi capire: se uno si converte quando è lucido tu obietti che non ha mai sperimentato l’esperienza del dolore e quindi non si è scontrato contro la contraddizione di un Dio buono che permette il male. Se invece uno si converte in seguito ad un dolore allora obietti che non è lucido.
Perché ti è tanto difficile accettare la realtà? L’unica fede che è possibile avere è quella che il tutto sia emerso dal nulla per caso (vedi il tuo nick)…
Alla fine il credere per forza interpella sia le parti emotive che quelle razionali dell’essere umano. Detto questo il principio di conversione può scaturire tanto quanto in un momento di dolore che in seguito a un periodo di lucida riflessione sugli interrogativi esistenziali, non attribuirei maggiore dignità all’uno rispetto a un altro.
O detta in altro modo, la conversione post dolore indica verosimilmente che l’uomo aveva già considerato come alternativa valida il credere, ma mancava di una esperienza personale tale da chiarirla e applicarla. Altrimenti dopo il periodo di sofferenza uno ritornerebbe al suo stato precedente.
Il tuo pensiero, intrinsecamente stupido, mi fa ridere. Se leggi un articolo (si presuppone redatto con lucidità razionale e scientifica, almeno sufficientemente) sostieni la tua ipotesi materialista e critichi quanto si scrive; se ti danno una testimonianza (e davanti alle testimonianze anche l’apice del materialismo viene sommerso, perché l’esperienza predomina sulla conoscenza – la ragione è fondamentale, ma che non può scavalcare la fede), ne asserisci l’inattendibilità.
Non negate l’evidente: se voi scegliete di non vivere di Cristo, non potete negare che Cristo esiste né che altri vivano di lui e si lascino permeare dall’Amore.
“se l’esistenza del bello e del vero provoca la non fede”
su questo non sono d’accordo
Credo che si intenda “provoca” non come sinonimo di “causa la non fede” ma nel senso che interroga e inquieta chi non ha fede.
Anche io ci ho messo un po’ a capire quella frase ma poi sono arrivato alla stessa conclusione di Hugo
“Abbiamo più volte risposto ricordando che Gesù ci ha insegnato che da ogni male, misteriosamente Dio ne trae sempre un bene maggiore. ”
Quando mi spiegheranno come possa esserci un bene superiore da certe disgrazie, sarò grato a tutti.
Misteriosamente significa che la spiegazione non è a portata degli uomini, perché “i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie”.
Anche i discepoli nel vedere Gesù frustato e crocifisso avevano la tua stessa domanda, poi però dopo la Resurrezione hanno capito che la “disgrazia” era un evento necessario e si è trasformata, misteriosamente, in bene.
Caro Nippur, ovviamente lo puoi capire solo avendo una panoramica completa della situazione come può averla solo chi la vive o chi gli è vicino, non puoi basarti solo sulle informazioni date da un articolo. Il protagonista della vicenda evidentemente questo bene superiore lo ha visto, noi possiamo vedere solo il cambiamento che questo ha portato in lui.
Facciamo un paragone, se tu sei in casa e guardi un albero dalla finestra tu vedi l’albero che si muove ma solo l’albero sente il vento. Se non hai mai sentito il vento ti affannerai inutilmente nel capire che cosa capita all’albero. Il tuo problema è che neghi il vento invece di provare a conoscerlo.
Scusa Dario, mettiamo che ti ammazzino la figlia, così, senza scopo.
Come farai ad accettare la cosa?
Ma tu salti sempre di palo in frasca quando non sai più che rispondere? L’accettazione o meno di una disgrazia cos’ha a che vedere con il fatto che da un male possa venire un bene superiore? Comunque sia ho appena detto che le situazioni si possono giudicare solo se si è immersi nel contesto in cui si verificano e tu mi porti un esempio assurdo ancora più decontestualizzato? Tra parentesi, tu presumi troppo caro mio perché non mi conosci e non sai cosa posso aver già accettato o meno nel corso della mia vita. La vita non è una passeggiata per nessuno
E se avessero ammazzato Gesù Cristo, venuto sulla terra per indicarci la vera via? Ah già, lo hanno fatto e….guarda un po’ cosa ne è venuto fuori! Ognuno ha il suo tempo, ognuno la sua ora, ognuno ha il suo destino e ognuno la sua vita…nessuno capirebbe un dipinto se lo guardasse con il naso attaccato. Poi quando fai tre passi indietro riesci a collegare tutte le macchie e viene fuori lo splendore e ne capisci il senso.
C’è un’amica di mia sorella che è stata violentata con la forza da un branco di delinquenti quando era strafatta di droga e quindi del tutto non in grado di intendere e di volere nè in grado di opporsi fisicamente perchè non ce la faceva. Dopo questo trauma ha deciso di andare da una psicologa e di smettere di bucarsi. Adesso sta in un centro di recupero per tossicodipendenti, sta bene ed ha superato quello che è successo, non si droga più ed ha capito che ha amici che le vogliono bene. Quando il Signore non ti evita un male, ti dà comunque la forza di sopportarlo. Gesù c’è sempre e per tutti. Lui per primo ha sofferto.
E aggiungo che come questo caso ce ne sono tanti altri dove persone che dopo aver visto la malvagità degli uomini o il male del mondo o magari il dolore di un lutto, ecc trovano poi la luce del sole. Ma aiutati che Dio ti aiuta.
Questa testimonianza è straordinaria!Uno dei vari casi in cuicomprendiamo che solo Dio dà significato al vivere, senso all’esistere…L’ateo dove attinge, con serietà ed onestà intellettuale, la forza per sopportare il giogo dell’esistenza? Essere certi di vivere in balia del caso, della cattiveria degli altri non spinge al desiderio di morire? Mi sembra ragionevole pensare così…
Se mi è permessa un’obiezione: io non credo che sia stato il dolore della figlia ad aprirgli gli occhi ma l’amore che nutre per lei, il dolore della figlia è stato solo una sorta di catalizzatore
Il dolore per la sofferenza di un figlio è devastante, specialmente quel dolore “innocente”… Ogni volta che leggo queste notizie penso a Maria, davanti alla croce, alla morte, alla fine, all’oscurità, chiedendosi “Perché?”… La Madre di Dio… Pur sapendo che il suo era non era un figlio qualunque, ma il Figlio di Dio. Non ci sono risposte a questi perché o vie d’uscita, o meglio si: bisogna immergersi nel mistero oscuro. E solo in fondo si trova la Luce…