Woody Allen, un uomo che ha tutto…eppure ancora non basta

Photo Credit: Courtesy of the Academy of Motion Pictures Arts and SciencesE’ bellissima la recente intervista, pubblicata da l’“Espresso”, a Woody Allen, tra i più grandi geni cinematografici dei nostri tempi. Si è parlato della vita, quella vera, e Allen non ha trattenuto i suoi pensieri più profondi, più intimi.

Un personaggio famoso, di successo, una celebrità internazionale, circondato da fan e ammiratori, richiesto da ogni parte del mondo, pieno di soldi, una bellissima casa, una posizione privilegiata rispetto alla maggior parte degli uomini, un lavoro sicuro, «molto più facile di quello di un poliziotto o di un maestro di scuola e vivo esattamente come vorrei. Guardo film, passo le serate con mia moglie e le mie figlie, vado a vedere partite di basket e di solito trascorro l’estate in bellissime città come Londra, Roma o Parigi girando dei film». Una vita sognata da tanti, che pensano: “Eh, lui si che è davvero felice”.

Ed invece no. Nemmeno tutto questo basta al cuore dell’uomo, nemmeno questo apre alla felicità. Quid animo satis? Si domandava Sant’Agostino, “Che cosa soddisfa il mio cuore?”. Ha proseguito Allen: «Siamo ancora alle prese con le stesse domande alle quali i più grandi filosofi – dai greci a Kierkegaard – hanno cercato di trovare una risposta. Siamo condannati a vivere gli stessi dubbi, le stesse contraddizioni e delusioni che i nostri predecessori hanno dovuto affrontare nel corso dello sviluppo della civiltà. Non sono riuscito a trovare lumi né risposte soddisfacenti e proprio per questo i miei film riflettono quanto sia sfuggente la felicità, quanto sia impossibile trovare l’armonia e quanto fragili e imprevedibili continuino ad essere i rapporti tra gli uomini e le donne».

Lui è “uno che ce l’ha fatta” e la felicità è ancora sfuggente? Le domande ultime continuano a turbarlo perché la vera soddisfazione non la si raggiunge nemmeno con una vita come la sua, il vero compimento non lo si raggiunge con le nostre forze, con soldi, successo e fama. «Riesco a sopravvivere distraendomi», ha ammesso il noto regista. «È una via di fuga, lo so, ma funziona. Pensate quante persone si distraggono guardando orribili spettacoli televisivi o partite sportive, concentrando tante energie e aspettative su chi vincerà un insignificante incontro di calcio o andando al cinema. È il mio modo di illudermi e tenermi occupato per non cadere nella disperazione di fronte al lato più oscuro delle cose. Posso correre sul mio tapis roulant ogni mattina e mangiare cibi sani, ma alla fine la morte verrà a prendermi».

Ha detto bene, è un’illusione pensare di distrarsi, di impostare la vita in modo tale che gli interrogativi ultimi (il nostro “senso religioso”) non venga a galla. La coscienza dell’uomo grida la domanda di senso, di significato e l’uomo è tentato dalla fuga piuttosto che impegnarsi con essa. Ma come si può vivere intensamente, ragionevolmente, cercando di dimenticarsi di noi stessi? Non è una posizione adeguata a quello che siamo: presto o tardi l’illusione crolla, la distrazione cessa, così come una eventuale costruzione filosofica sul non senso della vita.

Ci si distrae forse perché si è convinti che a quelle domande non è possibile dare risposta? Eppure, come ha ricordato Benedetto XVI, «l’uomo “sa”, ne ha il confuso e nitido presentimento di essere fatto per una destinazione infinita, che sola può colmare quello “spazio” che egli sente di avere dentro di sé, uno spazio che chiede di essere riempito. Inquietudine, insoddisfazione, desiderio, impossibilità di acquietarsi nelle mete raggiunte: queste sono le parole che definiscono l’uomo e la legge più vera della sua razionalità. Egli avverte un’ansia di ricerca continua, che vada sempre più in là, sempre oltre ciò che è stato raggiunto. Dio, l’infinito, si è calato nella nostra finitudine per poter essere percepito dai nostri sensi, e così l’infinito ha “raggiunto” la ricerca razionale dell’uomo finito. Sta qui la “rivoluzione” cristiana: Dio Creatore “raggiunge”, oggi e permanentemente, la ricerca razionale dell’uomo tra gli uomini: “Io sono la via, la verità e la vita”». Questa è la risposta e la proposta che noi cristiani possiamo dare ai nostri fratelli uomini.

La redazione

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46 commenti a Woody Allen, un uomo che ha tutto…eppure ancora non basta

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  1. Interessante intervista, mi sembra che Allen sia giunto al limite,
    “sull’ultimo gradino” come diceva Dostoevskij, speriamo finalmente si decida per Cristo.

    Grazie per essere tornati.

  2. Nullapercaso ha detto

    Il problema non si sposta di una virgola, è chiaro che chi “riesce” ad accettare una verità consolatoria sta meglio, io non sono “obbligato” a non credere, semplicemente non mi convince e non è che credendo cambia la realtà, se c’è o se non c’è alcun dio.
    Sicuramente lo stupido che non si fa troppe domande è più felice del genio che continua a tormentarsi con le domande e cerca sempre più risposte.

    Io potrei tranquillamente “impormi” di credere per trovare la felicità, ma di fatto non la troverei perché per me non sarebbe per nulla consolatorio, sarebbe una imposizione, una verità sicuramente non percepita come tale. Di nuovo il dilemma del libero arbitrio io non scelgo di non credere, semplicemente a me risulta non credibile, nato e cresciuto in una cultura sicuramente non atea.

    La scommessa di Pascal per me è semplicistica, opportunistica e rozza. Credete che un dio di tutti avrebbe dato il privilegio della serenità o della felicità solo ad alcuni? Forse la risposta è alquanto complessa e se percettivamente il credo può dare risposte, la verità è una e non la potremo mai conoscere.

    • Norberto ha detto in risposta a Nullapercaso

      C’è un po’ di confusione nella tua risposta. Innanzitutto dovresti domandarti perché la risposta della fede è consolatoria. Non dare nulla per scontato: se ti consola è intuisci che possa soddisfare davvero le tue domande ultime. E’ appunto la risposta che ognuno cerca, ci consola proprio per questo. Nessuno se ne farebbe nulla di una risposta che non soddisfa, quindi non consola l’animo umano.

      In secondo luogo non devi “sforzarti” di credere ovviamente, la fede è un dono che accade a chi è seriamente impegnato con il suo destino, con la sua umanità e tiene costantemente la porta aperta ad una eventuale risposta alla sua sete di infinito.

      La scommessa di Pascal evidenzia quel che ognuno sa già: l’ipotesi di Dio è la soluzione più plausibile e razionale, così che se uno scommettitore asettico non avrebbe dubbi su dove puntare. E’ ovviamente un paradosso ma che coglie nel segno.

      • Nippur ha detto in risposta a Norberto

        Direi di Norberto: la scomessa di Pascal ha suppone che si sia nella religione “giusta”. Può farla un musulmano, tdg etc.
        E poi dice anche nel caso tu sia ateo, in un caso nell’altro non succederà niente.
        Per me, conferma ancora il mio ateismo.
        Per quanto riguarda Woody Allen, è sempre stato un “uomo problematico”: in analisi da una vita, (da sempre?).
        Anche fosse credente, sarebbe comunque incasinato.

        • Norberto ha detto in risposta a Nippur

          Pascal affrontava l’esistenza di Dio rivolgendosi ad un ateo, non parlava di religione e quindi la tua obiezione non è valida. E’ una provocazione paradossale e non va presa alla lettera, non capisco perché vi disturbi tanto oltre a non c’entrare nulla con l’articolo.

          Il tuo ateismo lo confermerebbe qualunque cosa perché non hai intenzione di lasciarti provocare da nulla che lo disturbi. Ma la tua esigenza di infinito rimane e hai solo tre alternative: o vivere distraendoti (scelta di Allen) o vivere negando l’esistenza di questa esigenza o vivere affermando la possibilità di una risposta. Negare Dio esaspera soltanto la frustrazione dell’impossibilità a dare un senso compiuto alla tua vita (ero ateo anch’io, so bene cosa si prova).

          Il tuo commento su Allen è di bassa propaganda ateista, considerare chi riflette sulle domande ultime senza metterle da parte una persona “incasinata” è un altro modo per tentare di sfuggire alla cruda realtà: quelle domande esigono una risposta, che tu non ti sai dare.

          • Nippur ha detto in risposta a Norberto

            “Pascal affrontava l’esistenza di Dio rivolgendosi ad un ateo, non parlava di religione e quindi la tua obiezione non è valida. E’ una provocazione paradossale e non va presa alla lettera, non capisco perché vi disturbi tanto oltre a non c’entrare nulla con l’articolo.” E’ una frase molto citata e molto presa alla lettera. Per non andare lontani, Sophie lo fa.

            “Il tuo ateismo lo confermerebbe qualunque cosa perché non hai intenzione di lasciarti provocare da nulla che lo disturbi. Ma la tua esigenza di infinito rimane e hai solo tre alternative: o vivere distraendoti (scelta di Allen) o vivere negando l’esistenza di questa esigenza o vivere affermando la possibilità di una risposta. Negare Dio esaspera soltanto la frustrazione dell’impossibilità a dare un senso compiuto alla tua vita (ero ateo anch’io, so bene cosa si prova).”
            Non siamo d’accordo neanche qui. Per me la vita ha il senso che tu gli dai, se capisci il gioco di parole. Sono tanto fortunato da esistere, va bene così. Il richiamo all’infinito, specialmente alla divinità, è un’aggiunta tua. Nego Dio ma non mi sento per niente frustato.

            “prova).

            Il tuo commento su Allen è di bassa propaganda ateista, considerare chi riflette sulle domande ultime senza metterle da parte una persona “incasinata” è un altro modo per tentare di sfuggire alla cruda realtà: quelle domande esigono una risposta, che tu non ti sai dare.”
            Anche qui, ripeto, la risposta ce l’ho. A te sembra banale perchè senti la necessitò di un dio, per me è logica così.
            Non tutti gli atei sono disperati e sofferenti.
            Ciao!

            • Norberto ha detto in risposta a Nippur

              Basterebbe leggere Pascal per capire che Pascal pronuncia un paradosso tra l’esistenza e l’inesistenza di Dio, non c’è nemmeno traccia del termine “religione”. Basterebbe leggere…appunto!

              Tu evidentemente hai scelto la negazione delle domande, è la tua costruzione filosofica che considero un modo tragico per sfuggire. Eppure il tuo stesso bisogno di intervenire su questi argomenti indica la tua non soddisfazione perché è una forma di interessamento che nasconde una domanda, una non pienezza. Parli di fortuna ma senza giustificarla, se tutto si basa su fortuna e sfortuna il tuo ateismo è superstizione allora? Se la vita avesse il senso che le diamo noi nessuno cercherebbe il nesso tra le cose, sarebbe talmente appagato che non esisterebbero vizi, suicidi, guerre, religioni e interventi su blog cattolici. Evidentemente il senso che tentiamo di darle noi non è affatto convincente.

              Infine, se ritieni che interrogarsi sulle domande ultime sia da persone bisognose di psichiatria (la tua accusa ad Allen) allora l’unico che dovrebbe fare a meno dello psichiatra sei tu. Ma io e te sappiamo bene che non è così, è solo la tua forma di difesa.

              L’ateo che non è disperato è di conseguenza l’ateo che ha speranza. Speranza in cosa? E perché avrebbe bisogno di sperare se fosse felice come tu ti descrivi? La speranza è l’atteggiamento di colui a cui manca qualcosa. Smettila di ingannarti Nippur! Ciao a te!

              • Nippur ha detto in risposta a Norberto

                “Basterebbe leggere Pascal per capire che Pascal pronuncia un paradosso tra l’esistenza e l’inesistenza di Dio, non c’è nemmeno traccia del termine “religione”. Basterebbe leggere…appunto!”
                Bizzarro! Di solito è una tipica formuletta di molti credenti…

                “Tu evidentemente hai scelto la negazione delle domande, è la tua costruzione filosofica che considero un modo tragico per sfuggire. Eppure il tuo stesso bisogno di intervenire su questi argomenti indica la tua non soddisfazione perché è una forma di interessamento che nasconde una domanda, una non pienezza.”
                Non esageriamo, mi piace chiaccherare e scambiare opinioni, filosofeggiare a volte, se mi passi l’espressione. Meglio questo che il calcio, no?
                “Parli di fortuna ma senza giustificarla, se tutto si basa su fortuna e sfortuna il tuo ateismo è superstizione allora?”
                No, ognuno gestisce la vita come vuole. Fortuna è un modo di dire “caso fortuito”. Eliminiamo cornetti portafortuna però.
                Nella vita a volte, nonostante gli sforzi, il caso agisce per i fatti propri. Non ci vedo nessuna volontà, ma solo un capriccio statistico del caso per così dire.

                “Se la vita avesse il senso che le diamo noi nessuno cercherebbe il nesso tra le cose, sarebbe talmente appagato che non esisterebbero vizi, suicidi, guerre, religioni e interventi su blog cattolici. Evidentemente il senso che tentiamo di darle noi non è affatto convincente.” Credo che di base l’Uomo non sia mai contento, non credi?
                E’ la nostra forza e la nostra debolezza. E credimi, lo trovo veramente affascinante.

                “Infine, se ritieni che interrogarsi sulle domande ultime sia da persone bisognose di psichiatria (la tua accusa ad Allen) allora l’unico che dovrebbe fare a meno dello psichiatra sei tu. Ma io e te sappiamo bene che non è così, è solo la tua forma di difesa. ”
                No, dico solo che ci sono atei più tranquilli ed atei meno, come tutti.
                Tutti possono andare dallo psicanalista, per la carità, ma l’aggancio dell’articolo lo trovo molto forzato. Questo sì, lo critico.

                “L’ateo che non è disperato è di conseguenza l’ateo che ha speranza. Speranza in cosa? E perché avrebbe bisogno di sperare se fosse felice come tu ti descrivi? La speranza è l’atteggiamento di colui a cui manca qualcosa.” La speranza è anche l’atteggiamento di chi vuole costruire qualcosa, di chi spera in un’umanità migliore, di chi vorrebbe per i propri figli un mondo migliore. E qui Dio per me, non c’entra.

                • Norberto ha detto in risposta a Nippur

                  Non mi interessa andare avanti su Pascal, abbiamo già chiarito.

                  L’ateismo è superstizione proprio perché basa la sua vita sul caso fortuito, dunque esasperando il dolore e l’impotenza per le ingiustizie subite da lui e dai suoi cari (ma qui apriremmo un altro capito che non mi interessa). Altro che tranquillità!

                  La cosa che mi interessa è quando finalmente riconosci che “l’uomo di base non è contento”. E’ vero, è molto affascinante, ma dovresti andare oltre e domandarti perché l’uomo di base non è contento, perché cerca sempre qualcos’altro, perché non è mai soddisfatto. La sua ragione cerca altro, è fatta per cercare qualcosa che lo renda contento.

                  Poi affermi che “la speranza è anche l’atteggiamento di chi vuole costruire qualcosa, di chi spera in un’umanità migliore, di chi vorrebbe per i propri figli un mondo migliore. E qui Dio per me, non c’entra”. Se uno vuole costruire qualcosa è perché non è affatto soddisfatto, “l’umanità migliore” la si vuole dal primo uomo apparso sulla terra e lo stesso un “mondo migliore” per i propri figli.

                  Tu pensi di essere felici quando ci sarà “l’umanità migliore” e il “mondo migliore”, altri sono convinti che saranno felici quando avranno “un lavoro migliore” e uno “stipendio migliore”. Sono le illusioni dell’uomo, come ha capito Woody Allen. Ma la risposta non sta nel mondo migliore e nella macchina nuova, anche avendoli ottenuti si vorrà sempre qualcosa di oltre. L’uomo è fatto per l’Infinito, come diceva Sant’Agostino: “il mio cuore è inquieto finché non riposa in Te”. Altro che Dio non c’entra!!

                  • Nippur ha detto in risposta a Norberto

                    Tu pensi di essere felici quando ci sarà “l’umanità migliore” e il “mondo migliore”, altri sono convinti che saranno felici quando avranno “un lavoro migliore” e uno “stipendio migliore”.
                    Beh, questo non dipende dall’essere atei. Conosco tanti credenti così.

                    “Ma la risposta non sta nel mondo migliore”: se lo dici tu.,,Per me sarebbe uan buona cosa se si puntasse a questo. Se si ragionasse come Uomo anzichè come singolo, le cose sarebbero migliori.

                    “L’uomo è fatto per l’Infinito,”: non so, io direi per migliorare.
                    Come dice Tsunetomo, “non si finisce mai di percorrere la Via”.Ma credimi, ancora non ci vedo la necessità di Dio.

                    • Norberto ha detto in risposta a Nippur

                      Tu attendi “il mondo migliore” e anche quando lo otterrai (lo aspettano dal 7000 a.C.!) ancora non sarai soddisfatto. E’ un’illusione di atei e credenti, si chiama venerare l’idolo e si tradisce il primo comandamento: “Non avrai altro Dio all’infuori di me”.

                      I tuoi dei si chiamano “umanità migliore” e “mondo nuovo”, in questi infatti riponi la speranza che tu possa essere finalmente soddisfatto. Passerai la vita di idolo in idolo, ovviamente negando accuratamente e pregiudizialmente la necessità di Dio (forse più per necessità retorica).

                      La vita intanto va e tu corri dietro al “mondo nuovo”. Migliaia di persone lo hanno già trovato e non si illudono più: “Io sono la via, la verità e la vita”.

            • Dario* ha detto in risposta a Nippur

              Tralasciando Pascal, dimmi che ne pensi di questo filo logico:

              Supponiamo che non esista alcuna intelligenza dietro all’esistenza dell’universo. In questo caso nessuno ha “progettato” il cervello umano per l’atto di pensare ma il pensiero altro non sarebbe che il movimento casuale di atomi all’interno della tua testa. Movimento che produce la sensazione che tu definisci “pensiero”. Se la vedi così, come fai a fidarti delle deduzioni del tuo pensiero? E’ come versare del latte a terra ed aspettarsi che si disponga secondo la mappa di Londra. Ma se non puoi fidarti delle tue deduzioni che ti portano all’ateismo, come puoi considerare razionale essere ateo?

              Per la cronaca, non è farina del mio sacco ma rappresenta anche le mie deduzioni ottenute indipendentemente, solo che è scritto meglio =)

              • Paolo94 ha detto in risposta a Dario*

                Bellissimo! Mi ricorda vagamente l’ottimo argomento di Alvin Platinga contro il naturalismo: http://www.uccronline.it/2012/03/12/largomento-evolutivo-contro-il-naturalismo/

                • Dario* ha detto in risposta a Paolo94

                  Magari stava parafrasando Lewis pure lui, o magari ci sarà arrivato autonomamente anche lui. In fondo quando il ragionamento è logico ed onesto ed è conseguenza dell’osservazione della verità è inevitabile che le conclusioni si rassomiglino =)

              • Nippur ha detto in risposta a Dario*

                Ciao anche a te Dario.
                “n questo caso nessuno ha “progettato” il cervello umano per l’atto di pensare ma il pensiero altro non sarebbe che il movimento casuale di atomi all’interno della tua testa.” Questa deduzione è sbagliata.
                La materia organica si evolve.Anche la vita sulla Terra è nata così, da amminoacidi semplici. Quindi posso fidarmi del mio pensiero, nel limite del possibile :), senza scomodare nessun creatore.

                • Dario* ha detto in risposta a Nippur

                  Si evolve in modo casuale (dal tuo punto di vista beninteso), il concetto non cambia. Se vuoi possiamo proseguire ma è inutile perché, a prescindere da quanto a fondo si vada, tu presupponi sempre che ci sia la casualità alla base di tutto quando nella stessa essenza della materia è insito quando di più acasuale esista. La materia stessa non è che energia che vibra in modo tutt’altro che casuale. Se la casualità governasse la materia, la materia stessa per come la conosciamo non esisterebbe. Alla fine della fiera l’ateismo è un atto di fede nella casualità, ma comunque un una casualità che non è casuale quindi, stringi stringi, è un atto di fede in un controsenso

                  • Dario* ha detto in risposta a Dario*

                    Errata Corrige: è insito quanTo di più acasuale (non quanDo)

                  • Woody85 ha detto in risposta a Dario*

                    Approfondisco: l’ateismo sostiene che il tutto è emerso dal nulla ed è divenuto tale grazie al cieco caso. Ma non è fede, questo è fideismo cieco perché non c’è alcun argomento razionale a sostengo se non la chiusura ideologia alla semplicissima spiegazione che tutto necessità di una causa. Ci vuole troppa fede per essere atei.

                    Ho evitato il fatto che Nippur inizia il ragionamento dalla materia organica, non spiegando da dove arrivi. E, sopratutto, afferma che la vita sia nata da amminoacidi semplici, dunque dalla non vita. Oltre al fatto che nessuno ha mai dimostrato che la vita nasca dalla non vita, se fosse vero bisognerebbe ancora spiegare da dove arrivi la non vita, da dove arrivino gli amminoacidi semplici.

                    • Klaud ha detto in risposta a Woody85

                      —… l’ateismo sostiene che il tutto è emerso dal nulla …— ma quando mai? Tutt’al più un ateo si rifà alle più recenti teorie, tipo ‘big bang’, ma non afferma nulla così categoricamente. Ci accontentiamo di sapere… non di credere!
                      Se per la vita è necessario un intervento divino, indicami, in un corpo vivente, quali sono le particelle che non si trovano comunemente in natura. Se non ci sono, queste particelle, vuol dire che un essere vivente è composto di comuni minerali ecc.? Se tiri fuori la storia dell’anima, dovresti anche darne la prova: il passo della bibbia non è insufficiente.

                    • minstrel ha detto in risposta a Woody85

                      Accontentarsi? Dunque l’uomo vuole di più.
                      Sapere? Ma se tutto è ontologicamente casuale (tralasciamo il nascere dell’essere dal nulla, bravo, meglio soprassedere…) non esiste nessuna conoscenza, nemmeno quella analogico-scientifica visto che l’analogia è riflesso logico gnoseologico dell’ordine ontologico.

                      In soldoni: vi accontentate di CREDERE di SAPERE!

                    • minstrel ha detto in risposta a Woody85

                      La risposta soprastante ovviamente è per Klaud, non woody.

                    • Nippur ha detto in risposta a Woody85

                      La materia organica inizia per la Terra dai primi amminoacidi.
                      Si può passare dall’inorganico all’organico, prendi l’urea:
                      “Fu scoperta da Hilaire Rouelle nel 1773 nell’urina umana. Fu il primo composto organico a essere sintetizzato artificialmente (nel 1828 da Friedrich Wöhler), impiegando esclusivamente reagenti inorganici”
                      Cito per praticità Wikipedia.
                      Per quanto riguarda la ricerca non c’è certezza ma teorie, ma questo non dimostra ci sia stato l’intervento di Dio. o sì 🙂 ?

                    • Nippur ha detto in risposta a Woody85

                      Minstel, mi esplichi “l’analogia è riflesso logico gnoseologico dell’ordine ontologico.” in parole più umane per favore?

                    • Norberto ha detto in risposta a Woody85

                      @Klaud Ti accontenti di sapere? Quindi sai che Dio non esiste? E su cosa si basa la tua sapienza?

                      E i comuni minerali da dove arrivano? E le particelle? La scienza ha la capacità di provare scientificamente l’esistenza dell’anima? E dell’amore? E dell’onestà? Non è un po’ troppo piccolo il mondo che ti sei creato?

                      Ha ragione Woody85: per essere atei occorre troppa fede e sopratutto occorre non farsi troppe domande.

                    • Norberto ha detto in risposta a Woody85

                      @Nippur

                      E da dove arrivano i primi amminoacidi? E le leggi che formano la materia organica chi le ha inventate?

                      A parte il fatto che paragonare l’urea all’essere umano è alquanto discutibile, ti sei accorto che per essere prodotto è stato “sintetizzato artificialmente da un essere intelligente”?

                      La tua puntuale negazione di Dio alla fine dei tuoi commenti, oltre che divertente, è decisamente sospetta. 🙂
                      E’ come partissi da questo e poi cercassi teorie che soddisfino la tua premessa. E’ un comportamento profondamente irrazionale.

                    • Dario* ha detto in risposta a Woody85

                      Klaud, visto che sei tanto sicuro perché non rispondi anche a ciò che ho scritto io o l’argomento è troppo difficile? Cerca di andare al di là dell’indottrinamento spicciolo su cose marginali e delle frasi fatte, cerca di farti una visione d’insieme. Te lo dico senza polemica credimi
                      Vi accontentate di sapere? Di sapere cosa? Vai più in profondità nelle cose se vuoi trovare risposte, non accontentarti della roba masticata e digerita dagli altri, perché se è vero che è più comoda da assimilare è anche vero che in soldoni non è che vomito… Chiediti ad esempio che cosa sono le particelle di cui parli tanto e come funziona la materia senza i soliti stereotipi e vedrai che nella meraviglia della realtà anche tu potresti renderti conto che c’è qualcosa d’altro sotto

                  • Nippur ha detto in risposta a Dario*

                    La presenza di alcune regole nell’universo ti fa quindi pensare che ci sia la necessità di un dio? Perchè?
                    Facciamo un gioco: se io avessi una scrivania incasinatissima e fossi bendato, c’è una possibilità, anche remota, che la possa sistemare anche non vedendo?
                    Credo di sì. Bene, questo mi pare più ragionevole di un dio guardone ci giudicherà alla fine dei tempi e ci punirà se non seguiamo le sue regole e non crediamo in lui.
                    E’ tutto.
                    Quando un dio mi darà prove concrete della sua esistenza, crederò.
                    Per ora, la benda e la scrivania incasinata mi sembrano moooolto più probabili.

                    • Norberto ha detto in risposta a Nippur

                      Hai molta ignoranza sul livello di “fortuna” e “probabilità” che ci voglia perché il caso abbia prodotto dal nulla l’universo e l’essere umano (altro che scrivania bendato!!) 🙂

                      Ti cito quel che scrive Elio Sindoni, Ordinario di Fisica Generale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca: “La probabilità che anche una singola molecola biologica si sia formata casualmente è tanto piccola da essere quasi incalcolabile, anche se il brodo primordiale avesse posseduto la massa dell’intero universo. Per realizzare una sola catena emoglobinica tramite incontri casuali –una delle più semplici strutture viventi-, sarebbero necessari 3×10 alla 90° di anni, contro i 10alla10° anni di esistenza dell’universo intero. E’ molto più probabile il sollevarsi spontaneo di un libro sospinto da un’improvvisa coalizione delle molecole dell’aria” (Siamo soli nell’universo? p.44).

                      Eppure tu vuoi credere a questo pur di evitare la risposta più plausibile e razionale, a cui sono arrivati tutti gli uomini della storia (a parte il 2% di atei), che ogni cosa necessità una causa e che vi sia la necessità di una Causa incausata. Escludi la via più semplice per incasinarti la vita.

                      Il “dio guardone” implica un riferimento alla religione cristiana che è un passo successivo alla questione dell’esistenza o meno di Dio. Anche su questo sei decisamente confuso 😉

                      Se ci fossero prove concrete di Dio (quindi scientifiche perché tu ragioni solo così) non ci sarebbe il tuo libero arbitrio. Fortunatamente non servono prove concrete di Dio, esattamente come non servono prove concrete per credere nell’amore.

                    • Dario* ha detto in risposta a Nippur

                      La presenza di regole da sola basta ad escludere il caso se ci pensi bene, perché se c’è una regola non c’è più casualità.
                      Io credo che potresti tranquillamente sistemare la scrivania da bendato per il semplice fatto che sei intelligente. Il gioco sarebbe una metafora più corretta se un terremoto potesse sistemare la scrivania.
                      Il fatto che esista un Dio non implica che sia “un dio guardone ci giudicherà alla fine dei tempi e ci punirà se non seguiamo le sue regole e non crediamo in lui”, apri un po’ la mente ad altre opzioni oltre alle 2 o 3 che hai considerato.

                      “Quando un dio mi darà prove concrete della sua esistenza, crederò.”. No, mio caro, non crederesti lo stesso finché ami tanto i paraocchi che ti sei forgiato e mi dispiace per te per questo

                    • viaNegativa ha detto in risposta a Nippur

                      Io farei notare inoltre che se anche ammettessimo -for the sake of argument- la perfetta contingenza dell’ordine che osserviamo nell’Universo, questo non ci direbbe altro che si è passati (seppur in modo contingente) da uno stato D(isordinato) ad uno stato O(rdinato) e che quindi c’è una potenzialità (della materia) che viene attualizzata. Ed è questo quanto basta per retrocedere verticalmente all’Atto puro.

                    • Dario* ha detto in risposta a Nippur

                      viaNegativa, un sacco di paroloni per non affermare niente (sarai mica un politico?). Se conosci un po’ di termodinamica saprai che non si può passare da uno stato di minore energia come il disordine ad uno di maggiore energia come l’ordine senza un apporto di energia dall’esterno e, credimi, qui si tratta davvero di un sacco di energia. Tu questa energia come la spieghi?

                    • Dario* ha detto in risposta a Nippur

                      viaNegativa, a scanso di equivoci vorrei precisare che, nonostante la battuta del mio post, non intendo mancarti di rispetto, è solo che non capisco dove tu voglia arrivare con ciò che hai scritto

                    • viaNegativa ha detto in risposta a Nippur

                      Dario, volevo semplicemente dire che se anche ammettessimo che l’ordine dell’Universo è contigente (al di là di come sia possibile che l’ordine sia venuto dal disordine, ma a me questo -ora- non interessa, perchè sto presentando un argomento di carattere metafisico e non fisico) ebbene non potremmo comunque negare che il passare da uno stato all’altro è sintomatico di una potenzialità intrinseca della materia, potenzialità che può essere attualizzata solo da qualcosa che è già in atto.
                      Ora però, la serie di ciò che è mosso e di ciò che muove non può retrocedere all’infinito perchè etc. etc. ergo, indipendentemente dal fatto che l’ordine sia contingente o meno, la serie deve terminare in un primo elemento che muove senza essere mosso, che sia quindi privo di qualsiasi potenzialità passiva: l’Atto puro appunto, vale a dire… Dio.

                      Vorrei comunque ricordarti che qualche post fa mi avevi promesso il tuo voto, che è, ci hai già ripensato?!

                    • Dario* ha detto in risposta a Nippur

                      viaNegativa, lol, parafrasando una famosa canzone: “perché niente dura per sempre, neanche i voti dati in ottobre” hahaha XD
                      Scherzi a parte, stavamo dicendo cose simili ma utilizzando linguaggi diversi e ti avevo frainteso, tutto chiarito, hai ancora il mio voto 😉

                    • Eli Vance ha detto in risposta a Nippur

                      Presuppone l’esistenza di un essere razionale che conosce i fondamenti del riordino, sussiste una intenzione ben precisa, sussiste una tendenza volontaria al perfezionamento che mi porta, dopo aver riconosciuto gli oggetti al tatto, di procedere al riordino. Sussiste una progettazione iniziale degli oggetti che sono conoscibili all’ordinatore umano.Mi sembra che l’esempio dimostri ciò che non volevi fosse dimostrato.

    • Alèudin - preghierecorte ha detto in risposta a Nullapercaso

      @Nullapercaso

      giusto 3 cose:

      1 – E’ impossibile oltre che stupido imporsi di credere.
      2 – La fede consolatoria? Personalmente stavo molto più rilassato prima, ora mi tocca vivere veramente.
      3 – La scommessa di Pascal non è così semplice come lasci intendere, vuol dire: visto che dal nulla potrai ottenere solo nulla, prova, buttati e approfondisci l’altra direzione.
      Definire rozza una affermazione di Blaise Pascal è quasi una bestemmia, leggiti “I pensieri” và.

      • Dario* ha detto in risposta a Alèudin - preghierecorte

        1) Non solo non è impossibile ma non è neppure stupido. Semplicemente decidi che vuoi credere perché è l’unica scelta ragionevole, anche se spontaneamente nulla ti porterebbe a farlo. Onestamente lo trovo estremamente razionale, è molto più razionale del decidere che Dio non esista solo perché questo o quello non accade secondo i miei gusti personali. Non mi riferisco a te in alcun modo, ne parlo riferendomi alle mie esperienze per cui ho onestamente considerato l’ateismo come possibilità e l’ho scartata.
        La fede è un dono ma se uno non vuole credere non crederà mai a dispetto dell’eventuale evidenza. Al contrario, se uno decide di credere, perché obiettivamente la vita non ha un senso senza, prima o poi il dono gli verrà concesso e si renderà conto di essere nel giusto. Cerco di spiegarmi con una metafora. Anni fa dovevo passare per la periferia di Verona (che non conoscevo) cercando l’imboccatura dell’autostrada ma la segnaletica, quando si arrivava ad una rotonda, non dava indicazioni. Bisognava prendere un’uscita “a naso” e solo dopo c’erano (o non c’erano) i cartelli per l’autostrada che confermavano di aver preso la strada giusta.

        2) Bisogna capirsi su cosa si intenda per consolatorio. L’edonismo è consolatorio perché riempie momentaneamente un vuoto ma anche dalla fede si ha consolazione, solo che è di natura diversa.

        3) Sono d’accordo che Nullapercaso non abbia mai veramente ragionato con un po’ di obiettività sul pensiero di Pascal altrimenti non lo snobberebbe tanto. Non dico che dovrebbe necessariamente concordare ma non lo denigrerebbe in questo modo perché, comunque sia, che si sia d’accordo o meno, resta sempre un serio filo logico degno di rispetto

    • Sophie ha detto in risposta a Nullapercaso

      Bè credere che potresti finire all’Inferno dopo questa vita non è tanto consolatorio, conviene più non crederci.

  3. Luigi ha detto

    Si, grazie di essere tornati …

    (era ora… 🙂 )

  4. Klaus ha detto

    Uno dei più grandi geni cinematografici dei nostri tempi, però, mi sembra esagerato. Uno dei più geniali battustisti e dialoghisti, senza dubbio, ma al di là di quello molti suoi film sono sopravvalutati. Comunque mi auguro anch’io come Alèudin che possa giungere alla scelta giusta.

  5. Klaus ha detto

    Del resto, che essere una grande star non dia la felicità, anzi, è stato purtroppo provato ad abundantiam da vari tragici casi più o meno recenti … Elvis Presley, Michael Jackson, Whitney Houston, Robin Williams … speriamo davvero che Woody Allen possa ragiungere la serenità che cerca

  6. beppino ha detto

    È il destino di tutte le persone che “subiscono” la propria intelligenza rifiutando inconsciamente la propria limitatezza (e indirettamente, per assurdo, proprio il proprio libero arbitrio).
    Persone che edulcorano le proprie paure con “attività riempitive di tempo”, tempo da utilizzare in piena libertà ma assolutamente mai destinato al guardarsi dentro, senza paura, per accogliere le proprie limitatezze. E soprattutto senza vergognarsi di cercare di ambire verso ciò che non si vorrebbe accettare.

    • Klaud ha detto in risposta a beppino

      Stai parlando di una persona certamente intelligente e che la vita ha portato ad avere esperienze creative, frequentazioni non concesse a tutti e mezzi adeguati alla propria realizzazione personale: ne parli come di uno che non è in grado di superare le sue limitatezze, dedito ad attività riempitive per superare le paure, incapace di guardarsi dentro. Figuriamoci se stessimo parlando di un operaio approssimativamente acculturato! Sarebbe in grado, costui, di superare W.A. nel realizzarsi solo che fosse un fervido credente? Vorrei infine capire perché qualcuno dovrebbe ”cercare di ambire verso ciò che non si vorrebbe accettare”. Autolesionismo?

      • beppino ha detto in risposta a Klaud

        Guardi che tutto deriva da frasi e argomentazioni del signor Woody… mi pare non ci sia altro da aggiungere.

        Per quanto riguarda la frase “cercare di ambire verso ciò che non si vorrebbe accettare” é semplicemente un tentativo (probabilmente infelice) di stigmatizzare l’importanza di conseguire un minimo di umiltà che aiuterebbe di molto chi ha una specie di “vuoto interno” (come il signor Woody per SUA ammissione) a trovare un po’ di pace e l’accettazione della sua limitatezza.
        Se il “fervido credente” é la prima cosa che ha pensato, é problema suo (potrebbe comunque essere una possibilità).
        Se poi la cosa in qualche modo le da fastidio, rimane sempre un problema suo.

    • andrea g ha detto in risposta a beppino

      Assolutamente condivisibile; il problema -come sempre-
      è l’umiltà; riconoscere che la nostra stessa intelligenza
      è dono di DIO, implica che non possiamo più vantarcene,
      ed è lì che l’ego orgoglioso incontra qualche problema.

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