Monoteismo violento e politeismo tollerante? E’ una leggenda
- Ultimissime
- 05 Ott 2014
Il noto semiologo e filosofo italiano Umberto Eco ha riassunto in un breve articolo tutti i un cliché esistenti circa il rapporto tra monoteismo, politeismo e violenza. Con una imbarazzante sintesi ha ridotto in poche righe secoli di complessi sviluppi storici, accompagnandoli con luoghi comuni da bassa propaganda anticristiana.
«Nessun politeismo ha mai fomentato una guerra di grandi dimensioni per imporre i propri dèi», ha scritto Eco. «I due monoteismi che hanno scatenato invasioni per imporre un unico dio sono stati quello islamico e quello cristiano». Questa è la sua tesi, riciclata da Edward Gibbon, Hume, Comte e altri intellettuali illuministi. Ma ciò che sta dietro a queste posizioni della pubblicistica anticristiana è che, come ha spiegato Massimo Borghesi, ordinario di Filosofia morale dell’Università di Perugia, «l’idea di verità, comunque intesa, rappresenta una minaccia per la democrazia la quale può vivere solo nell’orizzonte di un pluralismo scettico, in quel “politeismo dei valori” che, secondo Max Weber, era il plafond del mondo secolarizzato. Se verità=violenza allora tutto ciò che riconduce all’Uno, al Dio unico, è segno d’intolleranza. Dopo l’11 settembre questa è l’accusa che il post-modernismo rivolge alle religioni abramitiche: cristianesimo, ebraismo, islam». Il teologo Pierangelo Sequeri, preside della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, ha affermato che «la compulsiva diffusione della formula, che interpreta il monoteismo religioso come l’ideologia radicale della volontà di potenza, è certamente frutto dell’ignoranza. Ma anche una semplificazione grave». La Commissione Teologia Internazionale ha pubblicato proprio qualche mese fa il documento “Dio Trinità, unità degli uomini. Il monoteismo cristiano contro la violenza”, che sfata il mito del legame tra monoteismo e violenza. Senza negare gli abusi storici commessi in nome di Dio da parte di molti cristiani, si spiega che «l’aggressività con la quale viene riproposto questo ‘teorema’ si concentra essenzialmente nella denuncia radicale del cristianesimo».
Il cristianesimo viene colpevolizzato ma è l’unico che afferma che la verità non la si possiede ma è un incontro, l’incontro con Gesù («io sono la via, la verità e la vita»). E questa verità, questo incontro può solo essere una proposta e non un’imposizione, ed ogni volta che è stato, è o sarà imposto, si tradirà la sua vera natura. Come ha spiegato Papa Francesco, «a volte si pensa ancora che portare la verità del Vangelo sia fare violenza alla libertà. Paolo VI ha parole illuminanti al riguardo: “Sarebbe un errore imporre qualcosa alla coscienza dei nostri fratelli. Ma proporre a questa coscienza la verità evangelica e la salvezza di Gesù Cristo con piena chiarezza e nel rispetto assoluto delle libere opzioni che essa farà è un omaggio a questa libertà” (Esort, ap. Evangelii nuntiandi, 80). Dobbiamo avere sempre il coraggio e la gioia di proporre, con rispetto, l’incontro con Cristo, di farci portatori del suo Vangelo».
Se dunque l’accusa filosofica al cristianesimo non regge, è anche errata storicamente. Umberto Eco, ad esempio, usa come esempio di “violenza cristiana” le crociate, che sarebbero state indette «per imporre il loro dio su quello degli islamici» e il colonialismo il quale «ha sempre giustificato le sue conquiste con il progetto virtuoso di cristianizzare le popolazioni conquistate». Stupisce come Eco ignori -come chiunque sa- che le crociate nacquero per difendere e liberare i pellegrini cristiani a Gerusalemme, seviziati e rapiti dai califfi islamici. Per quanto riguarda il colonialismo, trattato su UCCR in un lungo dossier, la Chiesa cattolica non invitò mai a cristianizzare nessuno e, anzi, si alleò ai nativi (pensiamo alla famosa battaglia di Mbororé, dove gesuiti e indigeni respinsero i colonizzatori) proteggendoli ed emettendo una serie di bolle papali in cui venne condannata la loro schiavitù o l’esproprio dei loro beni. «Con l’autorità apostolica e attraverso questo documento stabiliamo e dichiariamo che i predetti Indios, e tutti gli altri popoli, anche se non appartenenti alla nostra religione, non si possono privare della libertà e del dominio della loro proprietà», ha scritto nella bolla “Veritas Ipsa” Papa Paolo III nel 1537. Le conversioni, forzate o meno, vennero attuate dai colonizzatori occidentali, i quali però vanno in parte giustificati dal fatto che si trovarono di fronte ad un raccapricciante spettacolo di violente religioni politeiste, i cui dèi pretendevano sacrifici umani, cannibalismo e omicidi. E’ stato anche dimostrato che il popolo Azteco, ad esempio, smise di praticare sacrifici umani e altre violente forme autoctone di culto proprio proprio grazie alla conversione cristiana di molti dei suoi membri, forzata o meno che fosse (Koschorke, “A History of Christianity in Asia, Africa, and Latin America” 2007, pag. 31–32; McManners, Oxford Illustrated History of Christianity 1990, pag 318).
Occorre inoltre ricordare, come ha fatto il prof. Borghesi, che l’alternativa fra un monoteismo necessariamente violento e un politeismo presuntivamente tollerante, oltre ad essere un’indebita semplificazione è anche «una contrapposizione fortemente ideologica, perché il politeismo antico non fu affatto pacifico dacché le guerre tra popoli, come in Omero, sono al contempo guerre tra dèi». Infatti tra le storiche (e tolleranti!) religioni politeiste che non avrebbero mai scatenato invasioni o guerre religiose, oltre ai violenti e disumani culti dei Maya, Atzechi e Incas, occorre ricordare anche quelli degli antichi egizi. Infatti, come ha spiegato Daniel Timmer, professore di Antico Testamento presso l’University of Sudbury, le conquiste dei faraoni egiziani venivano attribuite agli dei, «rendendo chiaro che le azioni militari dell’impero egiziani attraverso i secoli sono casi di violenza religiosa». Lo stesso, spiega, vale per tutte le popolazioni politeiste -come gli assiri e i babilonesi- in cui vi era un’identificazione tra il re e la divinità, «che esercitava la sua violenta autorità nel nome del dio». Per questo si evince che «Babilonia, Egitto, e l’Assiria furono tre contesti costantemente politeisti e promossero la violenza in modo non meno efficace o diretta» di quella viene di solito attribuita ai monoteismi.
Non è un caso che Umberto Eco parli di politeismi citando solo Roma e Atene e tralasciando tutte le società politeiste precedenti come quelle appena descritte. Ha scritto: «Greci e Romani non volevano conquistare la Persia o Cartagine per imporre i propri dèi. Avevano preoccupazioni territoriali ed economiche ma, dal punto di vista religioso, non appena incontravano nuovi dèi di popoli esotici, li accoglievano nel loro pantheon». Se Eco si dimentica la violenza dell’imperialismo ellenico nei confronti della religione ebraica (cf. 1 Mac 1-14; 2 Mac 3-10), basterebbe leggere la “Repubblica” e le “Leggi” di Platone per conoscere i particolari di uno stato totalitario dove i culti da ammettere nella polis andavano strettamente sorvegliati e i dissidenti religiosi spediti in istituti di rieducazione, e in seguito uccisi se non si fossero conformati ai precetti religiosi. Ad Atene, Protagora ed Annassagora vennero processati per le loro idee religiose e nel capo d’accusa di Socrate, trascritto da Platone, è «non crede negli dèi della patria». A Roma, invece, l’introduzione di un culto straniero richiedeva l’autorizzazione della politica da parte del Senato e vi furono spesso casi di violente reazioni della politica pagana a credenze religiose, ad esempio contro alcune espressioni del culto metroaco e del culto dionisiaco. Quest’ultimo venne proibito a Roma. Tra il 60 e il 40 a.C. il Senato romano ordinò la distruzione di tutti i templi, gli altari e le statue dedicate a Iside e Serapide, dopo il 30 a.C. vennero perseguitati tutti i culti greco-egiziani, nel 21 a.C. Agrippa proibì i culti alessandrini, nel 19 a.C. Tiberio fece uccidere tutti i sacerdoti del tempio di Iside ecc.. Senza dimenticare la moltitudine di cristiani martirizzati per la lor fede, come lo stesso Eco riconosce: «i primi cristiani sono stati martirizzati non perché riconoscevano il dio di Israele (fatti loro), ma perché negavano legittimità agli altri dèi». Per l’appunto: la religione politeistica dell’impero romano perseguitò con specifico accanimento il cristianesimo, colpevole di rifiutare l’incensazione dell’imperatore come figura divina. La risposta si espresse nella testimonianza non violenta e nell’accettazione del martirio cristiano.
Per sostenere la sua accusa, oltre a Roma e Atene, Eco cita anche il subcontinente indiano il quale «non ha mai cercato di esportare le proprie divinità, e l’impero cinese è stata una grande entità territoriale, senza la credenza in una sola entità creatrice del mondo, e (sino a oggi) non ha mai tentato di estendersi anche in Europa o in America. Caso mai la Cina lo fa ora, ma con mezzi economici e senza impegno religioso, disposta a comprare industrie e azioni in Occidente, ma che la gente continui a credere in Gesù, in Allah o in Iahve non gli fa né caldo né freddo». A quanto pare il noto semiologo cade nella fallacia di considerare il politeismo come tollerante solo perché le società politeiste non hanno indetto guerre religiose per imporre i loro dei. Oltre al fatto che tra le società politeiste vanno incluse -come già detto- anche quelle assire, babilonesi ed egiziane, le cui conquiste erano religiose, è storicamente errato dimenticare che Roma e Atene, anche se non sono note per le “guerre religiose”, erano intolleranti verso i diversi culti religiosi al loro interno. Occorrerebbe parlare anche delle teocrazie buddiste del Tibet e del Buthan, che si sono combattute per due secoli con grande spargimento di sangue. Ancora oggi nelle società induiste è proibito il proselitismo di appartenenti ad altre religioni e tantissimi cristiani subiscono conversioni forzate. E lo stesso è accaduto e accade nelle (tolleranti) società buddhiste.
La tesi del monoteismo violento e del politeismo tollerante è l’ennesima leggenda nera illuminista, ma essa come abbiamo visto è insostenibile filosoficamente e storicamente. E’ Gesù Cristo che ha chiesto: «Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano» (Lc 6,27) e, come spiegato dalla Commissione Teologica Internazionale, è «il Figlio, nel suo amore per il Padre, che attira la violenza su di sé risparmiando amici e nemici (ossia tutti gli uomini). Il Figlio, che affronta e vince la morte ignominiosa, allestita come dimostrazione della sua impotenza, annienta in un solo atto il potere del peccato e la giustificazione della violenza».
La redazione
21 commenti a Monoteismo violento e politeismo tollerante? E’ una leggenda
«i primi cristiani sono stati martirizzati non perché riconoscevano il dio di Israele (fatti loro), ma perché negavano legittimità agli altri dèi».
Quindi i cristiani, che credono a un’unica verità tanto da accettare il martirio pur di non replicare, sarebbero per questo i violenti e gli altri, loro carnefici invece, no.
Dov’è la logica di queste accuse?
Solo lo stolto confonde Parola ed eco.
Articolo interessante, l’ho letto con piacere. In aggiunta ai vostri esempi sulle stragi comminate dai “tolleranti” romani politeisti, si potrebbe anche aggiungere il massacro dei druidi celtici che i soldati del console Suetonius Paulinus compirono 1950 anni fa:
http://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Menai
Sul discorso della tolleranza individuale, forse Eco fa un errore di fondo, noto agli storici come “presentismo”. Ovvero, il giudicare i fatti del passato remoto con le stesse regole del presente. E’ un errore. Nel VI o nel XVI secolo a.C. non esisteva il concetto di ” libertà di religione” per gli individui. Questa e’ un’idea del mondo moderno, nata nel XVIII e XIX secolo; coloro che vissero prima non la conoscevano come non conoscevano la guida delle automobili o i fogli Excel. Fino a 2-300 anni fa, religione veniva vista come un qualcosa di comunitario, un collante per la società. Di conseguenza, un eretico o peggio ancora un membro di un’altra religione era visto come nemico della comunita’.
Per il resto, come gia’ ben descritto da voi, i pagani potevano essere benissimo intolleranti e violenti, altro che i tipi razionali e giusti dipinti dagli illuministi. Ho solo un piccolo appunto: secondo vari storici, le crociate non vennero indette come difesa dai Musulmani violenti, ma proprio per liberare Gerusalemme, culla della Cristianita’:
http://armariummagnus.blogspot.it/2010/05/gods-battalions-case-for-crusades-by.html
Liberare Gerusalemme, culla della cristianità dai selgiuchi, musulmani, violenti e integralisti che trucidavano i pellegrini. Di conseguenza, per difendere i cristiani che ivi si recavano in pellegrinaggio.
Spero di aver chiarito.
Sono pienamente d’accordo con le sue parole per quanto riguarda il presentismo che affligge gli intellettuali odierni.
Spesso mi è capitato di sentire da parte di cattolici (in questa sede) questo concetto – la Chiesa è al di sopra dei mutamenti storici -, vorrei avere un commento in tal proposito dal momento che talvolta mi capita allo stesso tempo di leggere, come in questo caso, constatazioni del fatto che la Chiesa stessa si fa influenzare dal mondo moderno e da idee filosofiche estranee alla sua tradizione.
Eco mi fa tanta pena. Ho letto che da giovane era cristiano convinto. Cosa gli sarà successo per diventare quello che è adesso , e per scrivere cose che è tanto facile contestare, dati alla mano?
Se da giovane era cristiano convinto, allora sa che quelle che ha scritto sono balle.
Questo la dice lunga sugli atei: non credete agli atei, con una verifica seria ed approfondita le loro fregnacce crollano una dopo l’altra.
Sanno decontestualizzare dati reali e presentarli dando un’immagine falsa con dati veri.
Scrivere che “la Chiesa cattolica non invitò mai a cristianizzare nessuno” è la bufala più grande che ho sentito in tutto il 2014.
L’autore dell’articolo ha comunque perso il proprio tempo, perchè gli è sfuggita la cosa più importante che ha scritto Eco, cioè che nessuna guerra si è mossa da parte di culture politeiste per imporre i propri dèi, mentre cristiani e musulmani hanno scatenato conquiste in nome del loro dio.
Ma quando mai le nazioni cristiane si sono mosse per imporre il loro Dio? quando mai?
Gli spagnoli si sono mossi per cercare l’ Eldorado.
Gli inglesi, con le compagnie commerciali , per fare i loro interessi economici e così pure i francesi.
I Veneziani, pur di fare affari mercanteggiavano con tutti.
Nessuno , ma proprio nessuno ha mai intrapreso una guerra al solo scopo di evangelizzare qualcuno.
Purtroppo le storie dei nativi d’America parlano chiaro. Ovviamente non tutti i missionari erano mossi dal desiderio di imporre Dio, ma alcuni volti dal cieco fanatismo: bada, non intendo che essere cristiani è fanatico, ma nei secoli abbiamo visto passare dal cilicio al fatto di essere mancini e altro ancora. Cose piccole e grandi che hanno depistato da Dio, credendo di agire per conto di Dio. Non so se mi spiego.
Dicevo…”uccidi l’indiano, salva l’uomo” era uno dei motti che trovavi alle boarding school, dove portavano i bambini, li spogliavano della loro identità a cominciare dal nome d’origine e poi li restituivano alle famiglie dopo tempo, ormai spezzati tra la mentalità dei bianchi e quella nativa. Incapaci di adattarsi davvero.
Ora, non tutti i missionari erano così, ma alcuni lo erano. Anche se va detto che i fini erano soprattutto politici. Queste scuole, le riserve eccetera erano un modo per battere il nemico assimilandolo, spingendolo ad una crisi d’identità. Una crisi che si è protratta per quasi 100 anni, tra l’altro.
Cattolici, protestanti e atei.
Questo sito lo conoscete, ma cecate e troverete anche foto di suore, gesuiti e così via. Del resto erano soprattutto loro a insegnare ai “selvaggi” a comportarsi. Il risultato si è visto.
http://www.nativiamericani.it/?tag=boarding-school
E sarebbe bastato il dialogo. Ma i politici volevano le terre…proprio come gli spagnoli con gli indios: volevano le terre, le risorse.
Quando denaro e potere si uniscono, possono corrompere anche chi crede di agire in buona fede.
Oltre alla corretta risposta di Gladio, bisogna ricordare che non importa nulla che le culture politeiste non abbiano fatto guerre in nome dei loro dei (cosa comunque falsa), dato che erano violente con i culti al loro interno. La violenza può manifestarsi in molti modi.
La tua, ad esempio, è un tipo di violenza contro qualunque cosa si dica a favore del cristianesimo.
Francy, ma lo ha letto bene l’articolo? Sicuro/a di avere capito quello che ha letto?
Infatti noto molti frati missionari che erigono gulag e laogai,certo ci sono anche persona violente ma vou siete gli unici a fare sifatto ragionamento:”se esiste un italiano assassino l’intero popolo italiano assassino”.Voi fate le morali al cristianesimo ma avete perfino la pretesa del relativismo etico,mi raccomando non sforzatevi troppo nel vaniloquio moralista di essere coerenti,giustamente la coerenza e’ relativa pero’ ne avete sempre la pretesa assoluta.
Tutto si può dire del cristianesimo tranne che sia portatore di un messaggio destinato a “perorare” la guerra per imporre la propria fede. Chi afferma questo o ignora il Vangelo o é in mala fede. Basti dire che tra i fondamentali del messaggio di Cristo c’é la Testimonianza (senza Testimonianza non c’é fede…).
Semmai corrisponde alla verità affermare che molte volte i “potenti”, nel loro egoismo, hanno “approfittato” del popolo dei fedeli per conseguire finalità incongrue col messaggio evangelico (con “potenti” intendo anche esponenti del clero che di danni ne hanno fatto a iosa).
Ora può darsi che il signor Eco, da evoluto intellettuale quale si considera, abbia inteso semplicemente dire che, tra le religioni monoteiste, il “cristianesimo” é stato portatore di morte perché “utilizzato” da potenti senza scrupolo per propri fini; ma anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una stupidaggine “intellettuale” perchè, se anche questa fosse la prospettiva, bisognerebbe colpevolizzare i costruttori di coltelli, i costruttori di automobili, i preparatori di medicine, ecc… in genere tutti i “creatori” di qualsiasi manufatto o teoria, che se non utilizzati nel rispetto delle finalità corrette che giustificano il corrispondente contributo al bene dell’uomo, dovrebbero essere eliminati.
Il signor Eco forse, da evoluto intellettuale qual si considera, dovrebbe arrivare inoltre a capire che tra le religioni monoteiste esistono affinità (poche) ma anche differenze (molte). Evidentemente certe “differenze” al nostro luminare interessano poco (o molto più prosaicamente gli fa più “comodo” far di tutta un’erba un fascio).
Oggi va molto di moda la creativita’ Eco ne’ e’ dimostrazione.Per inciso se vuole vedere il degresso storico della parola “tolleranza” sarebbe gradita la lettura di Erasmo da Rotterdam,visto che secondo Eco era politeista.Oltretutto tale comparazione non ha senso e’ pura retorica,non so,non le soviene sig.Eco che tra i tolleranti politeismi si praticava il sacrificio umano,in che senso sig Eco i politeismi non sono anche le religioni precolombiane?
Diventa sempre più difficile trovare persone intellettualmente oneste nel mondo della cultura…Dov’é in queste persone la vocazione alla ricerca della verità che DEVE animare colui/colei che decide di dedicare la propria vita agli studi? Abbiamo troppi schiavi dell’ideologia dominante…ne risentiranno notevolmente le giovani generazioni; di fronte all’indifferenza, in aggiunta, di parecchi insegnanti di materie umanistiche che neanche si pongono il problema se stanno trasmettendo conoscenze fondate o semplici “atti di propaganda”…Come a dire: la verità coincide con l’opinione della maggioranza…Il mondo della cultura dà retta al “si dice”…Mi ricorda una situazione simile il famoso “mito della caverna”: individui ciechi sul fondo della caverna che vivono in una totale inconsapevolezza…i pochi saggi ai quali bruceranno gli occhi, se non ricordo male…
Purtroppo l’accettazione dell’uguaglianza “verità = pensiero della maggioranza” (più o meno consapevole) è una diretta conseguenza di una resa (anche essa più o meno consapevole) al relativismo odierno, secondo me.
Umberto Eco è un’artista e gli artisti non sono particolarmente indicati per la ricerca della verità. Interpretare l’11 settembre come un’aggressione di tipo religioso è un baggianata. A parte molti interrogativi che rimangono senza risposta su quell’accadimento resta il dato del drappello di attentatori suicidi di origine islamica. Ma l’islam non è solo una religione ha anche e soprattutto un carattere fortemente identitario. E le guerre si combattono anche per difendere la propria identità. I giovani musulmani che vivono in occidente anche se ‘integrati’ non è detto che vivano un clima o un contesto ostile, umiliante o offensivo della loro identità. Tanto per far un esempio, c’è un gran differenza fra come viene considerata la specificità ebraica e come viene considerata la specificità musulmana nei paesi occidentali. In definitiva si tratta di combattenti non dell’islam ma dell’identità islamica.
corrego, ‘non è detto che NON vivano…’
“I pagani imputano ai cristiani la responsabilità di ogni pubblica sventura: se il Tevere inonda la città, se il Nilo non irriga i campi, se vi è siccità, carestia, peste, terremoto, tutta la colpa è dei cristiani che disprezzano gli dei e sorge il grido: “I cristiani ai leoni”. (Tertulliano)
Non c’è che dire erano molto tolleranti i politeisti romani….
La bolla Dum Diversas, purtroppo, mi pare giustificasse la sottomissione dei pagani.