L’ipocrisia sul suicidio: se è un atto di libertà perché va prevenuto?
- Ultimissime
- 03 Ott 2014
Il 4/09 scorso il quotidiano “Repubblica” ha pubblicato un articolo sull’allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) verso l’aumento del numero di suicidi nel mondo.
Secondo i dati più recenti, almeno 800mila persone si tolgono la vita ogni anno, un suicidio ogni 40 secondi, la seconda principale causa di morte nella fascia di età 15-29 anni. Lo studio è stato realizzato in vista della Giornata Mondiale per la Prevenzione del Suicidio, svoltasi il 10 e 11 settembre. L’OMS ha fatto dunque appello ai singoli Paesi perché elaborino piani di azione coordinati, poiché «la prevenzione del suicidio è un imperativo». Secondo i ricercatori, queste tragedie sarebbero “prevenibili” grazie a ricerche finalizzate ad «accrescere la presa di coscienza sul fenomeno e chiarire la posta in gioco».
Dall’articolo si rileva che sono sei i paesi europei che rientrano tra i primi 20 in assoluti più toccati dal fenomeno, con tassi di suicidio che vanno dal 35,5 ogni 100 mila della Bielorussia al 14,2 del Belgio. Molto più basse le cifre nei paesi a tradizione cattolica come l’Italia (4,7) e la Spagna (1). Quest’ultimo dato conferma, come abbiamo notato più volte, il fatto che il suicidio è frutto diretto di una solitudine esistenziale, di una noia del vivere, di una mancanza del senso delle cose, caratteristica comune delle società più secolarizzate.
Il fattore più curioso è però l’ipocrisia e la contraddizione delle nostre società e dei nostri quotidiani che, da un lato sono allarmati per l’aumento e per i numeri del suicidio, e dall’altro spingono affinché esso venga concepito come diritto. Ma se non si possono limitare i diritti perché si potrebbe prevenirli? Da una parte Umberto Veronesi consigli chi non ha più voglia di vivere di «procurarsi una corda o di aprire una finestra: non c’è altra soluzione legittima o accettabile» e dall’altra si creano giornate mondiali per la prevenzione del suicidio.
Nella civiltà del benessere, della laicità, del raggiungimento delle libertà individuali, della moda dei diritti, della dittatura del desiderio…il suicidio diventa uno dei maggiori problemi di salute pubblica. Allora si corre alle strategie di prevenzione ma contemporaneamente si approva pubblicamente ed eticamente l’eutanasia per chi non ha più voglia di vivere e si celebrano gli aspiranti suicidi come coraggiosi paladini della libertà. Schizofrenia?
La redazione
30 commenti a L’ipocrisia sul suicidio: se è un atto di libertà perché va prevenuto?
Ma che cazzo state dicendo? I suicidi sono diffusi in tutti quei Paesi a clima freddo e con poche ore di luce. Provate voi a vivere in località dove piove e fa freddo quasi tutto l’anno.
Fratello, il Giappone è un paese che non ha certo mancanza di sole o è abituato ad un clima freddo: eppure in quel paese c’è un altissimo tasso di suicidi, per motivi purtroppo culturali al limite della salute mentale.
Purtroppo quando l’uomo lascia la spiritualità per il materialismo, è normale che poi a lungo andare perde il lume della ragione.
In Giappone hanno ritmi estenuanti tra lavoro, doposcuola e molto altro. Non c’è da stupirsi.
E parla meglio: non siamo mica cavernicoli!
Il tasso di suicidio può derivare da molteplici fattori climatici, ambientali, sociali e spirituali. Ebbene sì. Arrendetevi, atei perchè il senso di vuoto, la ricerca di un qualcosa (se non volete chiamarlo Dio) che permetta di rispondere alle vostre domande esistenziali…c’è!
La solitudine interiore non si compensa sempre in mezzo al gruppo. Quanti suicidi erano comunque sui social network alla ricerca di illusorie amicizie?
Il suicidio è anche moda. E ovviamente un atto egoistico, perchè non si pensa a chi resta. O forse lo si fa, ma fino ad un certo punto perchè tanto poi non si può vedere se si aveva torto o ragione sulle conseguenze della propria dipartita.
Tra un po’ basterà avere un’unghia incarnita per prenotarsi ad una clinica della morte. Triste!
Potresti anche esprimerti in maniera civile, ammesso tu ne sia in grado, capra.
E’ vero che ci sono alti tassi di suicidi in quei paesi. Ma il Belgio è un paese a clima freddo e con poche ore di luce? No perché è tra i primi posti come tasso di suicidi. La geografia europea Antonio la si impara in quarta/quinta elementare se non sbaglio…
Vuoi tirare in ballo la melatonina 😉 ? Fai pure… però ricordati che aprire il link all’articolo di Repubblica non è reato! Paesi con tassi di suicidi più alti di quelli riportati nell’articolo sono Guyana e Suriname, Tanzania, Sri Lanka, Mozambico, Sud Sudan…
Forse sarà semplicistico ridurre il fenomeno del suicidio a soli fattori esistenziali, ma il ridurlo a fattori ormonali influenzati da eventi climatici mi pare un po’ stupido, senza offesa.
In un certo senso, la luce del sole aiuta la produzione di serotonina, ma ovviamente non ha nessun collegamento con la posizione geografica e secolarismo/materialismo.
Forse hai ragione tu… io comunque mi riferivo a una teoria secondo la quale la produzione di melatonina (molecola prodotta a partire dalla serotonina, appunto) ad opera dell’epifisi, poiché comincia alcune ore dopo il tramonto, nei luoghi in cui si hanno grosse variazioni nella durata del giorno risulta sballata rispetto ai ritmi circadiani, causando alterazioni significative nell’umore con conseguente aumento dell’aggressività e forse della propensione al suicidio. Ipotesi interessante e probabilmente non transitoria, visto che pur non avendo correlazione precisa ha comunque una sua sistematicità. Ovvero, non è corretto dire che più vai a nord, più le persone si suicidano, ma effettivamente tutti i paesi scandinavi, quelli baltici, la Russia e il Canada hanno tassi superiori a 10/100.000: per me l’ipotesi non è da buttare in partenza. Chiaramente però ritengo che questo fattore sia solo una delle variabili, e oserei dire anche una delle meno importanti, visto che Islanda, Canada e Norvegia sono comunque sotto di oltre metà rispetto a Tanzania, Sri Lanka e Giappone per tasso di suicidi.
Non conosco questa teoria, ma da quel che so, l’uomo può adattarsi ai ritmi circadiani, quando essi sono prolungati nel tempo ( ad esempio un uomo che gira il mondo spesso, può soffrire di questi sbalzi d’umore che comunque il corpo riesce a regolarizzare ); stiamo parlando comunque di una persona psicologicamente equilibrata, ammesso che la melatonina sia regolata dallo stato psicologico o da un processo biochimico.
… ed ecco, per uno scientismo meccanicista, spiegata la morte di Michael Jackson! 😀
La pioggia come causa dei suicidi. Tu si che potresti contribuire efficacemente a “accrescere la presa di coscienza sul fenomeno” come auspicato dai ricercatori.
“Quindi dove fa freddo ci sono poche ore di luce sono diffusi i suicidi.”
Interessante vedi pag 67(http://books.google.it/books?id=BJ0BLKGSEMMC&pg=PA67&lpg=PA67&dq=fallacia+abduttiva&source=bl&ots=TngyXbJpzq&sig=lX54JrUJdosqdIHYB1AVzd7oTgo&hl=it&sa=X&ei=OOMuVIUaxNbtBrm-gbgH&redir_esc=y#v=onepage&q=fallacia%20abduttiva&f=false)
Mostratemi la mirabolante statisca induttiva su cui si dovrebbe basare il probabilmente dell’affermazione di cui sopra,dico almeno abbi la pietà per l’intelligenza altrui di metterci “probabile” e dopo di mettere un campione rappresentativo e di fare la dovuta proporzione.Sono pure d’accordo con la teoria dell’evoluzione (con quella scientifica si intende nè con la sociabiologia nè con Dawkins,rettaggio insensato di un darwinsmo sociale privo di senso ma spaccaito come se lo avesse),ora le dico solo che pur non venendo dalla scimmia,noto gente che ragiona ancora come un orango tango,e forse nemmeno l’orango tango crederebbe a simile fallacia.
In pochi termini non si ricava dalle condizioni di T cioè della temperatura (mi pare un ovvietà tautologica che se le temperature sono minori proporzionalmente ci sono meno ore di luce ai poli)CIO’ non implica razza di meneandro che ti spacci per logico come il piccolo nipotino di Voltaire o altrimenti detto e nominato ASINO D’ORO si quell’imbecille che ha scritto un libro secondo lui confutando GOEDEL che:
Se stai allora in un clima freddo allora è più probabile suicidarsi la taratura logica di sifatta imbecillità e comde indurre statisticamente un no sense del tipo:
Se a Roma Piove allora a Palermo c’è il sole.
Antonio, che una bella giornata di sole aiuti a tener su il morale è fuori discussione, ma ritenere che uno si spari in testa principalmente perchè fuori piove…no comment…
Ahimè, oggigiorno la cultura ragiona secondo due criteri: o sei felice, o, se non sei felice, falla finita, perché sei un peso.
Il dolore è stato talmente nascosto, che quando vien fuori, invece di ragionarci su, si preferisce tagliare corto con episodi così brutti.
Menomale che la Sapienza donataci da Dio ha permesso all’uomo di scoprire come interpretare i segnali della psiche.
Giusto: se il suicidio è un atto di libertà, perchè va prevenuto?
E perchè lo si considera atto di libertà se il suicida è vecchio (Lucio Magri, Monicelli) e si fanno i soliti discorsi tanto alla moda di (ipocrita) ammirazione e di stima, e invece si piange e ci si dispera e ci si interroga, quando il suicida è un ragazzo che dopotutto, come il vecchio, ha semplicemente disposto come voleva della propria vita?
La cosa che più imbarazza è che viene considerato un diritto e nel frattempo lo si vuole prevenire e limitare. Mah…
Massì, un po’ come quando si parla di prostituzione come libera scelta, come mestiere come un altro, tanto cosa costa, è così facile fare i (falsi) progressisti, soprattutto quando non toccano a noi certe sciagure! Poi però si commiserano le famiglie (e le si definiscono disastrate, magari parlandosi sottovoce di nascosto) dove la mamma si prostituisce, poi si rimane inebetiti quando qualcuno ti dice “fallo tu”, ecc.
Adesso aspettiamo solo che l’OMS prevenga anche quell’altro “diritto”: l’aborto. Perché qualcosa mi dice che non lo farà?
L’argomento è complesso, ma sicuramente, più che a fattori climatici (eschimesi e lapponi dovrebbero essere già estinti) ha a che fare con i valori etici che una società si dà, o si nega: il tasso di suicidi aumenta dove più marcato è l’individualismo o dove al contrario la singola persona conta poco rispetto alla società, il tasso cala dove l’individuo è bene inserito, valorizzato e rispettato in una comunità che, quando si trova in difficoltà, lo sostiene e non lo considera un peso da eliminare. Fondamentale a riguardo lo studio del sociologo Emile Durkheim (http://web.tiscali.it/nadcar/durkheim_il_suicidio.htm)
La soluzione è prendersi cura l’uno dell’altro, aprirsi agli altri e non avere paura di mostrarsi deboli e bisognosi, e non bisogna avere paura di aiutare l’altro, di mostrarsi generosi.
La società di oggi insegna che i generosi e i buoni sono sfigati, che sopravvive lo stronzo e il cattivo. Noi dobbiamo far capire che è il bene che salva, l’accoglienza, la vicinanza.
Fatta salva la distinzione tra suicidio ed eutanasia, che mi pare sia una grossa distinzione. Veronesi dice che non è reato suicidarsi, così come non è reato essere obesi, essere tossicodipendenti, essere autolesionisti, benché sia giusto e auspicabile attuare politiche per contrastare tali pratiche. Desiderare che accada il minimo possibile non preclude le possibilità reali e, incontrovertibili per chi le vive, che il suicidio esista. Come dire che il sogno di un mondo ideale non preclude l’esistenza di una realtà più articolata, drammatica e complessa.
ma cosa c’entra adesso il “reato” ipotetico di suicidio? E la bischerata del mondo ideale/mondo reale?
Una cosa e’ dire che non e’ reato essere obesi, un’altra e’ costringere lo stato a renderti tale. Ci sono forse reparti in ospedale in cui ti rimpinzano come un’oca da fois-gras? Ci sono reparti in cui ti iniettano deliberatamente cocaina, morfina, eroina (se non per gli scopi medici preposti), ci sono reparti in cui ti forniscono di lame e martelli per colpirti e ferirti da sola?
Cerchiamo di essere seri…
Scusa Tanasia, ma a me pare che Veronesi invece inviti chiaramente chi non ha voglia di vivere a suicidarsi. Non fa il ragionamento che fai tuo, che comunque comprendo.
La risposta alla domanda del titolo in un esempio:
anche il mal di gola è un diritto. Ma io cerco di prevenirlo coprendomi il collo con la sciarpina.
Bravissimo! Mi raccomando però, ora ci vuole coerenza: ogni volta che una mamma costringerà un bambino a mettersi una sciarpina contro la sua volontà, tu la denuncerai alla Corte di Strasburgo per la violazione di un diritto!
Giusto per capire: in questa metafora la “mamma” chi rappresenta? I credenti forse? Oppure i politici cattolici? E il “bambino” chi sarebbe? Gli atei? I malati terminali? O addirittura tutto il resto del popolo che non condivide il vostro modo di vedere le cose?
Le tue domande non c’entrano nulla. E’ l’affermazione di muzzusu ad essere paradossale e la risposta di Daphnos è impeccabile: se è un diritto avere il mal di gola, allora la madre che protegge i bambini dal mal di gola va denunciata alla Corte Europea per i diritti dell’uomo.
C’entrano, eccome se c’entrano. L’affermazione di muzzusu non è paradossale. Piuttosto, è la risposta di Daphnos che non riesce a centrare il punto. Perché se un mio vicino di casa mi obbligasse a mettere al collo una sciarpa contro la mia volontà potrei benissimo denunciarlo. Ma questo è ovvio, perché tra me ed il mio vicino esiste un rapporto di parità, e a lui non è consentito farmi mettere la sciarpa con la forza. L’esempio di Daphnos, curiosamente, si riferisce ad una situazione in cui uno dei due soggetti (il bambino), è subordinato all’autorità di un’altro (la madre), che in quanto tutore può imporre delle scelte ad un soggetto ritenuto ancora immaturo. È palese che in questo caso specifico denunciare la madre sarebbe paradossale. Io non posso leggere nella mente dell’utente muzzusu, ma dal suo commento mi sembra ovvio che si riferisse ad una situazione di scelta libera tra soggetti considerati adulti. Quindi, se Ottavio o Daphnos considerano la sua affermazione paradossale, i casi sono due: o non hanno capito il commento, oppure considerano l’insieme dei soggetti adulti diviso tra cittadini immaturi a cui devono essere negate le possibilita di scelta, e cittadini maturi che possono decidere anche per gli altri. Se è vera la seconda ipotesi, le mie domande restano aperte.
Benissimo. Adesso aspettiamo fiduciosi che l’OMS si attivi con ricerche finalizzate ad “accrescere la presa di coscienza sul fenomeno e chiarire la posta in gioco” anche per prevenire il ricorso a quell’altro “diritto”: l’aborto.