Jacques Le Goff: i secoli bui non sono mai esistiti

Jacques Le GoffE’ morto a novant’anni Jacques Le Goff, ritenuto giustamente uno dei massimi storici della storiografia del Novecento europeo e tra i più importanti studiosi del Medioevo, un periodo storico guidato dai valori cristiani e -proprio per questo- vittima di leggende nere nate in particolare nell’800.

Di estrazione laica, dichiaratamente agnostico ma ammiratore dei Santi cattolici di cui scrisse importanti biografie (come quella su San Luigi), Le Goff fu sopratutto un accanito demolitore dei pregiudizi contro il Medioevo, definito dagli ignoranti come “secoli bui”. Proprio pochi mesi fa ha sostenuto che il Rinascimento non è mai esistito ma si è trattato di un lungo Medioevo, dal VI al XVII secolo. Nessun “uomo nuovo”, il progresso è il Medioevo stesso.

«Il Medio Evo è stato sempre considerato come un periodo di passaggio tra l’Antichità e la Modernità», ha spiegato, «ma passaggio significa soprattutto sviluppo e progresso. Nel Medio Evo progressi straordinari ci sono stati in tutti i campi, con i mulini a vento e ad acqua, l’aratro di ferro, la rotazione delle culture da biennale a triennale. Ma non c’è nessuna rottura fondamentale tra Medioevo e Rinascimento, tra il 14esimo e il 17esimo secolo. Ci sono cambiamenti che non modificano in modo sostanziale la natura della vita dell’umanità. L’economia resta rurale, ciclicamente caratterizzata da carestie. Nonostante la rottura – importante – tra cristianesimo tradizionale e riformato, è sempre il cristianesimo a determinare una visione omogenea e religiosa di un’eternità definita da Dio».

Non solo progressi materiali ed intellettuali, ma anche sociali. Nel Medioevo, infatti, per la prima volta la donna acquisì l’uguaglianza sociale: «Io ritengo», scrisse Le Goff nel 2006, «che l’idea che la donna sia uguale all’uomo abbia determinato la concezione cristiana della donna e abbia influenzato la visione e l’atteggiamento della Chiesa medievale nei suoi confronti» (J. Le Goffe, “Un lungo Medioevo”, Dedalo 2006, p. 92). Anzi, ribadì in un’intervista per “Avvenire”, «credo che tale rispetto della donna sia una delle grandi innovazioni del cristianesimo; pensiamo alla riflessione che la chiesa ha condotto sulla coppia e sul matrimonio, fino a giungere alla creazione di tale istituzione, ora tipicamente cristiana, formalizzata dal quarto concilio Lateranense nel 1215, che ne fa un atto pubblico (da cui la pubblicazione dei bandi) e, cosa fondamentale, un atto che non può realizzarsi se non con il pieno accordo dei due adulti coinvolti».

Paolo Nanni, ricercatore di Storia medioevale presso l’Università di Firenze, ha valorizzato il lascito di Le Goff: «un Medioevo sottratto alla riduttiva definizione di età frapposta fra altre epoche: l’età di mezzo, quella dei “secoli bui”».

I secoli bui non sono mai esistiti, semmai ci sono state innovazioni nel Medioevo che hanno irradiato il Rinascimento e l’Illuminismo e ci sono stati momenti crudeli, non certo peggiori della ghigliottina e dei massacri degli ottocenteschi rivoluzionari francesi. Bisogna ricordarlo, anche per onorare davvero l’opera intellettuale di Jacques Le Goff.

La redazione

13 commenti a Jacques Le Goff: i secoli bui non sono mai esistiti

  • Daniele ha detto:

    Pur avendo io frequentato le scuole statali, devo dire che i miei docenti di storia e di italiano delle superiori mi han fatto conoscere ed apprezzare l’opera di Le Goff. Grazie a Le Goff ho scoperto che quello secondo cui “il Medioevo è un periodo buio della storia, forse il più buio” non è altro che un luogo comune che circola sin dai tempi dell’Illuminismo. Visto che gli illuministi-massoni odiano la Chiesa e visto che la gente nel Medioevo aveva un legame molto più profondo, rispetto ad oggi, con la Chiesa, cosa c’era di meglio che inventarsi la falsa leggenda che “il Medioevo è stato un periodo nefasto della storia per colpa della Chiesa”? Parlar male del Medioevo non è altro che un’operazione di propaganda tesa a negare la realtà.
    La realtà, invece, è che il Medioevo ci ha dato tanto: ospedali, biblioteche, opere letterarie di ineguagliabile bellezza, ecc…: altro che decadenza! Nel Medioevo, grazie alla Chiesa, è fiorita la civiltà!

    • Menelik ha detto:

      Qualche settimana fa ero in gita scolastica a Roma.
      Abbiamo visitato anche il centro col Foro e la ragazza che ci faceva da cicerone, persona molto preparata in storia dell’antichità (non era una bischera qualunque)disse in più occasioni che se è sopravvissuto qualcosa dell’edilizia romana che non sia rudere, è solo perché alcuni edifici sono stati “presi in carico” da istituzioni cristiane, cioè sono stati trasformati in luoghi di culto o adibiti ad altro uso funzionale alle istituzioni cristiane.
      Solo così si sono preservati, altrimenti avrebbero fatto la fine degli altri: cava di pietra da costruzione.
      E aggiungo poi che nell’Orvietano ci sono vari acquedotti ed adduzioni idriche di epoca etrusco-romana, alcuni dei quali tuttora in piena efficienza, e che hanno fornito acqua fino agli anni 60. Ne ho in mente uno, sulla Statale Maremmana, che attualmente sta servendo acqua ad una contrada. Oltre duemila atti di attività. Adduzione con trincea drenante, guarda caso, vicino al monastero della SS. Trinità, in località, ariguarda caso, Macchia dei Frati.
      E con volta cosidetta a cappuccina.
      E’ una tipica soffittatura etrusca, ma restaurata e trasmessa ai posteri dal monachesimo dei “secoli bui”. Tant’è vero che si chiama “volta a cappuccina”.
      Se c’è qualcosa di romano che funziona, è grazie al lavoro di restauro e manutenzione dei monaci, altrimenti sarebbe tutto interrato e l’acqua si sarebbe aperta altre vie.

      • Menelik ha detto:

        ….i monaci erano dei grandi tecnici. Tanto di cappello al loro operato….ingegneri, letterati, speziali.
        Gli altri erano solo predoni e vandali.

      • Manfred ha detto:

        Veramente San Pietro è stato costruitro con marmo del Colosseo… così come molte altre chiese sono state edificate con materiali presi da templi preesistenti o altri tipi di costruzioni. I cristiani quindi non hanno mantenuto le costruzioni citate dalla vostra guida per amor dell’antichità, ma perchè semplicemente tornavano utili.

        • DS25 ha detto:

          Non esisteva un “amore di antichità”: questo è un passaggio ideologico avvenuto a partire dal neoclassicismo, con la creazioen dell’archeologia. Esisteva un rispetto per l’opera (letteraria e filosofica) degli antichi, non per le loro opere materiali.

    • LawFirstpope ha detto:

      Anch’io ebbi al liceo professori atei (o agnostici) cui devo tuttavia riconoscere grande onestà intellettuale: mi fecero conoscere il pensiero di S. Tommaso senza pregiudizi e mi fecero scoprire, per esempio, che Galileo non era un anticlericale, oltre a sfatare il mito ‘secoli bui’…

      • Danilo ha detto:

        A me e’ sucesso il contrario..non solo non ci hanno mai fatto leggere d’Aquino o Sant’Anselmo o Sant’Agostino in compenso ci ha obbligato a studiare a menadito:Feurbach,Hume,Marx,Kant,Sartre ma si svolgevano in maniera acritica.Personalmente,li ho letti comunque da solo e ne ho ricavato una lezione: mai fidarti di un professore ideologizzato comunista,Marx lo ho abrogato subito dopo che ho capito la differenza tra argomentazioni logiche e argomentazioni retoriche,tra argomentazioni valide e sofismi populisti.

        • Alberto ha detto:

          Anche a me è successo il contrario, con la differenza che studiavo dai Gesuiti, liceo classico anni 70… Probabilmente la scuola statale era più cattolica di quell’accozzaglia di marxisti che erano i gesuiti in quegli anni.

    • Latinista ha detto:

      “Pur avendo io frequentato le scuole statali, devo dire che …”

      Niente di strano, Daniele: Le Goff è uno storico di orientamento nettamente marxista (veda il mio commento qui sotto) che una scuola schierata a sinistra non ha alcun interesse a censurare.

  • Umpalumpa ha detto:

    E’ proprio triste vedere come secoli di storia occidentale molto interessanti e innovativi siano da troppo tempo descritti in maniera volutamente falsa.
    Oltre agli ottimi esempi riportati dall’articolo, in campo artistico-architettonico vorrei ricordarvi la Sainte Chapelle a Parigi. Un inno alla luminosità costruita in pieno medioevo. Guarda caso, dopo la rivoluzione francese fu trasformata in un magazzino di burocrati. Prova provata di dove stava e sta l’ottusità e il vero oscurantismo.

  • Latinista ha detto:

    Insomma, l’Umanesimo (più che il Rinascimento) non è stato niente perché non ha portato nessun cambiamento nei mezzi di produzione. Solo con la rivoluzione industriale del Settecento si esce dal lungo Medioevo.
    I maggiori progressi del Medioevo, i più degni di essere ricordati, sono stati quelli dei sistemi e dei mezzi di produzione (agricola, vista l’epoca preindustriale).
    Nessuna parola della vita culturale, se non per accennare che comunque, fino al Seicento incluso, nonostante la spaccatura tra cattolicesimo e riforma (roba da nulla) era pur sempre in mano a “loro”, ai cristiani.
    E il cristianesimo va ricordato soprattutto come una specie di protofemminismo.

    E di queste tesi puramente marxiste dobbiamo trovare un elogio in un sito cattolico?
    Solo perché quest’uomo, col solo scopo di tirare acqua al suo mulino di medievista, ha dichiarato che il Medioevo non fu un’epoca buia? Ma per tutt’altre ragioni rispetto a quelle di parte cattolica (vedi sopra)!

    • DS25 ha detto:

      Tutto vero, ma in confronto a ciò che viene riportato naturalmente da un certo tipo di storiografia bisogna leccarsi i baffi.

      Comunque Le Goff, al di là dell’impostazione ideologica, ha anche redatto opere di una certa neutralità: per esempio ne “l’uomo medievale”, sebbene la sua introduzione non sia particolarmente benevola nei confronti dell’uomo di Chiesa, si può notare come molti autori siano chiaramente ascrivibili ad un ambito cristiano. Quantomeno non si può accusarlo di partigianismo.

      L’idea, tra l’altro, che sia esistita una serie di rinascimenti e non di un unico rinascimento antropocentrico e laico trova ampio spazio nelle sue opere.