Accuse all’utopia sessantottina: «ha creato adulti infantili»
- Ultimissime
- 26 Mar 2014
Secondo la nostra visione la colpa più grave delle ribellioni sessantottine è quella di aver creato degli eterni bambini, incapaci di educare e di essere testimoni credibili per le generazioni future (compresa la nostra). Ribellione all’autorità, libertinismo sessuale, laicismo, antiproibizionismo ecc. non hanno liberato l’uomo, lo hanno reso più solo, più schiavo dei suoi vizi e più impaurito della realtà. Più infantile.
Ci è sembrato di trovarne conferma, come abbiamo spiegato in un nostro articolo, in diversi interventi recenti di noti intellettuali italiani, come Antonio Polito (da leggere il suo “Contro i papà”, Rizzoli 2012), Antonio Scurati e Antonio Socci.
Un’ulteriore conferma arriva in questi giorni dalle colonne di “Repubblica”, dove Simonetta Fiori ha recensito un recente libro di Marina D’Amato, docente di Sociologia dell’infanzia e professoressa della Sorbonne, dal titolo “Ci siamo persi i bambini” (Laterza 2014). L’articolo parla così del contenuto del libro: «I bambini? Non ci sono più. Li abbiamo fatti crescere in fretta. Non più figli ma quasi coetanei. Complici nei pasticci sentimentali e negli imprevisti della vita che gli adulti infantili non sanno più reggere da soli. Abbiamo ucciso i bambini perché ci siamo sostituiti a loro, barattando la loro irresponsabilità con la nostra. Ci siamo persi i bambini perché i bambini siamo noi». Parole chiare, anche se non si dice -lo si dirà dopo- che i genitori di oggi sono i sessantottini di ieri.
Si accusa, giustamente, il «mito dell’eterna giovinezza, dove genitori e figli vestono allo stesso modo, si divertono allo stesso modo e talvolta parlano la stessa raccapricciante lingua. Con una pericolosa confusione di ruoli». L’argomento tocca anche un’altro cavallo di battaglia del ’68, il libertinismo sessuale, arrivato oggi inevitabilmente fin nella mente delle bambine: «Oggi ci sono case di moda che fabbricano reggiseni imbottiti per bambine di quattro anni. E mamme che li acquistano. Ma così costringi creature inconsapevoli ad assumere sembianze che non solo loro. Possiamo poi sorprenderci che, divenute adolescenti, ritengano normale vendere il proprio corpo?», si è domandata la D’Amato.
Verso la fine dell’articolo, finalmente, si arriva ad accusare direttamente la rivoluzione sessantottina: «secondo la sociologa interviene anche il nuovo clima culturale in cui sono stati allevati i figli degli anni Settanta, tra il permissivismo del Dottor Spock e le parole d’ordine di Bettelheim». Spiega direttamente la sociologa: «Molti tra i nuovi papà e le nuove mamme sono stati educati da genitori che avevano fatto del “vietato vietare” un principio irrinunciabile».
Anche su “Repubblica”, dunque, è finalmente apparsa l’ammissione del fallimento umano dell’utopia sessantottina, causa principale dell’emergenza educativa in cui vivono i giovani oggi.
La redazione
6 commenti a Accuse all’utopia sessantottina: «ha creato adulti infantili»
Oh no, su Repubblica c’è un articolo che guarda in faccia la realtà senza manipolarla… Dove finirà questo mondo?
Una realtà che lei stessa ha coltivato per anni…e che continuerà a sostenere. L’ipocrisia non ha mai fine…
😀 😀
E’ proprio vero!
Non è un crimine essere bambinoni.
L’importante è arrivarci a capirlo, e fare lo sforzo di volontà di darci un taglio.
L’infantilismo è ammesso fino ai 15 anni circa, poi, è stupidità
Vero, ma se trovi qualcuno che vuole darci un taglio avvisami. 😉