I contributi per i neoassunti li paga la parrocchia

Doniamo lavoroPapa Francesco si è recentemente lamentato su come i quotidiani trattano la Chiesa, descrivendo un dialogo con un fedele: «”Ma, padre, io ho letto su un giornale che un vescovo ha fatto tal cosa o che un prete ha fatto tal cosa!”. “Eh sì, anche io l’ho letto, ma, dimmi, sui giornali vengono le notizie di quello che fanno tanti sacerdoti, tanti preti in tante parrocchie di città e di campagna, tanta carità che fanno, tanto lavoro che fanno per portare avanti il loro popolo?”. Ah, no! Questa non è notizia. Fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce».

Poche volte capita infatti che i giornali parlino del bene di ciò che i sacerdoti fanno ogni giorno, forse perché è qualcosa di scontato, forse per altro, non si sa. Ogni tanto però capita ed è bello divulgare queste notizie date tanto raramente.

“La Stampa” ha recentemente riportato che ad Arosio (Co) don Angelo Perego della parrocchia dei santi Nazaro e Celso ha deciso, come tanti suoi altri “colleghi”, di attivarsi in prima persona in favore delle tante famiglie in difficoltà a causa della crisi economica. Il progetto si chiama “DoniAmo un lavoro”: gli imprenditori che sono disposti ad assumere un under 30 offrono il posto e le spese dei contributi sono a carico della parrocchia. «Tutti quelli che possiamo», dice la parrocchia. «Se avessimo risorse a sufficienza pagheremmo il 100%. Vogliamo dare una mano agli imprenditore e tagliare i costi del lavoro». L’idea, si spiega, è nata con i volontari della Caritas parrocchiale. «Non solo questo», precisa don Angelo. «Siamo anche disposti a contribuire alle spese per i corsi di apprendistato e per le eventuali ore di formazione che i ragazzi avessero bisogno. Noi siamo qui. A disposizione. Basta che gli imprenditori interessati si facciano avanti».

Un’altra delle tante storie simili a questa è apparsa su “Il Giornale”: la diocesi di Carpi, guidata dal vescovo monsignor Francesco Cavina, è diventata anche una sorta di banca che presta soldi ad un tasso pari allo zero, per poi recuperare il denaro nel tempo e rimetterlo in circolazione per altre iniziative imprenditoriali. L’idea infatti è quella di finanziare progetti imprenditoriali giovanili, ma non solo, che risultano esclusi dal sistema del credito bancario per mancanza di garanzie o situazioni di precarietà. Capitale iniziale: 300mila euro.

«Il prestito», ha spiegato monsignor Cavina, «è un prestito d’onore, fondato sulla fiducia e ovviamente sulla fondatezza del progetto presentato. Vogliamo investire sui giovani, sulla loro creatività, credere nella loro forza e incoraggiarli ma valuteremo anche le altre richieste. Possono usufruire del finanziamento anche quei padri e quelle madri di famiglia, persone di mezza età che hanno perso il lavoro e che, una volta espulsi dal mondo del lavoro, possono arrivare a credere di avere perso, assieme a un’occupazione, la dignità».

La redazione

5 commenti a I contributi per i neoassunti li paga la parrocchia

  • Enrico ha detto:

    E quelli che siedono con il sedere sulle poltrone di Palazzo Chigi, nel prenderci per i fondelli, dicono di volerci regalare 80 euro sulle buste paghe al mese (a carico di chi se non delle aziende stesse?)… e la gente continua a votarli…

    • Menelik ha detto:

      Il governo ha detto che non sarà a carico delle aziende, anzi, avranno lo sblocco per i crediti con la pubblica amministrazione.
      In ogni caso, pensi che Grillo-Casaleggio, o Vendola, o Salvini, siano in grado di fare meglio?
      Pensi che Rodotà avesse potuto essere meglio di Napolitano?
      Non dimentichiamoci che con altre persone al potere, avremmo avuto anche i Radicali al potere.
      E che matrimonio-adozione gay, droga libera e abolizione dell’obiezione di coscienza per la 194, sono cose trasversali, non appannaggio di un partito, o di una coalizione sola.
      C’è chi le cose le strombazza ai quattro venti, e chi le fa sotto le braci.
      E chi cerca di impedire, nei limiti del possibile.

      • Enrico ha detto:

        Infatti, come sosteneva Lucilio, l’unico modo per purificare la politica è far scaturire un alluvione che travolga tutto e tutti, in modo da poter ricominciare da capo. D’altronde, quando si tocca il fondo, non si può che risalire.

      • Salvatore ha detto:

        Ottima osservazione! Ci metto la firma.

  • Menelik ha detto:

    Riguardo al fatto che la diocesi presti i soldi a tassi prossimi allo zero e a tempi lunghi, rendo noto, a chi fosse interessato, che anni fa lessi un libro scritto da un economista ex-direttore della Cassa di Risparmio di Verona, relativo ad una sua ricerca di storia dell’economia (lo scrittore era docente di storia dell’economia all’univ di VR), avente per oggetto il sistema creditizio che sostennero dei monasteri dell’area Garda-Verona nel 1600.
    Nel testo si sostiene che per quasi tutto il secolo (un terzo del quale travagliato dalla Guerra dei 30 anni e dalla peste del 1632), i monasteri prestavano denari a chi ne facesse richiesta (per lo più agricoltori) a tassi di interessi talmente bassi e con periodi di restituzione talmente lunghi (con rate basse, dunque), che a fine prestito il denaro ricevuto (capitale + interessi) era spesso minore di quanto avevano prestato (capitale), considerato il livello di inflazione lento ma costante che caratterizzò tutto il secolo.
    Nessuna banca “vera” praticava condizioni così, e men che mai i prestasoldi di professione.
    A giovarne erano per lo più famiglie di agricoltori per riscattare poderi in area gardesana.
    Ho il libro da qualche parte, non ricordo il titolo, ma chi lo volesse con una ricerca lo può avere.
    Lo scrittore si chiama Barbieri, docente di storia dell’economia a Verona (all’epoca) e già direttore della banca di Verona (sempre all’epoca, non so se sia ancora vivo o già passato a miglior vita).
    Chiesa, o almeno una buona parte di essa, ha SEMPRE svolto un ruolo sociale di prim’ordine. Non è composta solo di disgraziati, che anzi sono pochi ma molto rumorosi.