Una Chiesa povera? I media non hanno capito nulla

Chiesa poveraDopo un mese di pausa per importanti impegni personali, torniamo a dare il nostro piccolo contributo nella difesa della ragionevolezza della fede e della posizione cattolica.

Nel marzo dell’anno scorso ci siamo chiesti: cosa se ne fanno le migliaia di poveri che affollano quotidianamente le mense della Caritas di una Chiesa povera? Cosa se ne fanno gli anziani ospitati in un ricovero di religiosi che non hanno i soldi per il riscaldamento perché sono poveri?

La Chiesa ha il compito di proseguire quel che Gesù ha iniziato, testimoniare la vicinanza di Dio agli uomini, e lo fa anche concretamente aiutando, anche economicamente, coloro che sono più in difficoltà. Lo può fare anche perché possiede capacità economiche, ad esempio grazie all’8×1000.

Chi invece vorrebbe far sparire la Chiesa dal suolo pubblico ha interesse a parlare di una Chiesa povera, incapace quindi di aiutare materialmente, di essere una presenza culturale. Da un anno a questa parte alcuni media e alcuni intellettuali (vedi Celentano e altri predicatori) proseguono in questo intento strumentalizzando le parole di Papa Francesco che, secondo loro, da buon marxista amante del pauperismo starebbe combattendo la ricchezza in sé.

Invece, lo abbiamo già ricordato, il Papa sta richiamando tutti alla povertà in senso cristiano, cioè la libertà da quel che si possiede (non necessariamente il denaro), il non porre la speranza in quel che si ha. Economicamente parlando equivale all’uso corretto dei soldi, così come fanno i missionari nel mondo: non donano il loro piccolo stipendio ai poveri che incontrano, ma usano questo denaro per investire, ad esempio, in centri di formazione per insegnare loro un mestiere. Questa è la povertà cristiana: un povero che fosse avido di quel che ha non sarebbe povero in senso cristiano, lo sarebbe invece un ricco che usa intelligentemente suoi beni per aiutare gli altri.

Proprio Papa Francesco ha chiarito per l’ennesima volta tutto questo nella prefazione al libro del cardinale Müller, pubblicata pochi giorni fa sul “Corriere della Sera”: «Il denaro è uno strumento che in qualche modo – come la proprietà – prolunga e accresce le capacità della libertà umana, consentendole di operare nel mondo, di agire, di portare frutto. Di per sé è uno strumento buono, come quasi tutte le cose di cui l’uomo dispone: è un mezzo che allarga le nostre possibilità», ha spiegato Francesco. «Tuttavia, questo mezzo può ritorcersi contro l’uomo. Il denaro e il potere economico, infatti, possono essere un mezzo che allontana l’uomo dall’uomo, confinandolo in un orizzonte egocentrico ed egoistico». E ancora: «quando i beni di cui si dispone sono utilizzati non solo per i propri bisogni, essi diffondendosi si moltiplicano e portano spesso un frutto inatteso […]. Compito dei cristiani è riscoprire, vivere e annunciare a tutti questa preziosa e originaria unità fra profitto e solidarietà».

Speriamo che, una volta per tutte, questo equivoco sia finalmente chiarito.

La redazione

11 commenti a Una Chiesa povera? I media non hanno capito nulla

  • Enrico ha detto:

    Non mi spiego come gli atei e gli sfruguliatori pensano che la Chiesa possa fare un “miracolo” nell’operare senza gli strumenti che oggi determinano il livello di ricchezza di qualcuno: denaro, media ecc… Certo ci vuole coraggio per continuare a denigrare chi, mosso dalla “Verità” (e non in virtù dello pseudo-possesso di essa), dona la sua vita o una sua parte al servizio dei poveri e dei bisognosi e per farlo necessita di portafogli…

    • Nico ha detto:

      Credo che, come è scritto, molte persone vogliano una chiesa letteralmente povera perché in questo modo non possa più essere presente a livello sociale e culturale come lo è ora.

      • Enrico ha detto:

        Concordo perfettamente. Se il problema della Chiesa nella sua natura umana e divina, in riferimente alle sue prerogative spirituali e sociali, si riducesse ad una questione di finanziamento economico o di modo di vivere, l’Italia può ritenersi avviata verso quel processo di distruzione morale, culturale e sociale nel cui solco si sono già inseriti gli Stati Uniti e l’intera Europa. Se noi davanti alle difficoltà e ai bisogni della Chiesa tacciamo oppure cerchiamo di reprimerla, al posto di pensare a cosa si possa fare per aiutarla, difficilmente avremo risolto il problema con più o meno soldi.

  • Q.B. ha detto:

    Anche Gesù e i discepoli aveano una cassa (nella nuova riveduta è una borsa) la cui contabilità peraltro era affidata a Giuda (Giovanni 12:1-11); Le questioni contabili quindi non erano affatto estranee anche a nostro Signore, che non era poi un poveraccio senza risorse, al contrario; San Giuseppe possedeva dei terreni e la tunica che i soldati si giocarono ai dadi era “senza cuciture”, quindi di fattura ricercata. Il ricco non entra nel regno dei cieli perchè non è capace di rinunciare alle sue ricchezze, non per il fatto di essere ricco.

    Sulla propaganda anticlericale circa una chiesa povera non c’è nulla di nuovo. Ci terrebbero così tanto a una chiesa “santa e povera” che nel ‘800 ci si misero di buona lena con spoliazioni e saccheggi dei beni ecclesiastici; ancora oggi è poco noto quale patrimonio librario sia andato perduto in questo modo.

    La menzogna si combatte solo divulgando la verità in tutti i modi.

  • Daniele ha detto:

    Ben tornata UCCR!!!
    E’ vero, il povero in senso cristiano è colui che usa ciò di cui dispone non soltanto per se stesso ma per il bene di tutti.

  • Giacomot ha detto:

    I media non hanno capito nulla , come sempre .
    Ben tornati comunque .
    Hallelujah !

  • athèos=a-éthos ha detto:

    Sarebbe interessantissimo approfondire il concetto di “proprietà privata”, perché anche su questo San Tommaso d’Aquino raggiunge un equilibrio e un’intrinseca armonia di dottrina veramente rare.

    Come è noto in Summa Theologiae II-II, 66, 1-2 San Tommaso sintetizza la sua posizione: la proprietà privata, intesa come assoluto possesso, non appartiene alla legge naturale (proprio perché non si evince dalla natura umana). Ciò che invece è necessario per l’utilità della vita individuale e sociale è la proprietà privata intesa come “uso” dei beni creati da Dio per l’uomo. Tale tipo di proprietà privata, pur non essendo derivabile dalla legge naturale, non è ad essa contraria e costituisce un’integrazione apportata dalla ragione umana per mezzo del “diritto positivo”.

    Questa differenza è molto importante, perché il concetto moderno di “proprietà privata” è invece quello di matrice liberale, che è inteso come assoluta appartenenza di dominio sul posseduto, che non si limita solo ai beni materiali a noi estranei, ma anche alla propria persona e al proprio corpo. E si tratta di una nozione del tutto incompatibile con il Cattolicesimo e con la buona ragione filosofica.
    Un breve articolo, ma che chiarisce bene queste cose: Possesso e proprietà nel pensiero di San Tommaso

  • geminit ha detto:

    Ben tornati! Si è sentita parecchio la vostra mancanza!

  • Annalisa ha detto:

    Non commento l’articolo, bello in se’. Voglio solo salutarvi e ringraziarvi per essere ritornati.

  • Li ha detto:

    Davvero! Ben tornati. E ben ritrovati voi altri che seguite uccr. 😉

    Al solito atei e sinistroidi, radicalchic vari e tutto il calderone avrà rigirato per suo conto le parole del Papa o si appresterà a farlo.
    Vorrei porre all’attenzione di tutti un video molto eloquente e di grande riflessione sull’argomento.
    Quest’uomo insegna parecchio. A voi l’ardua sentenza!

    http://www.youtube.com/watch?v=sIhqJFaqrVM

  • Anto ha detto:

    Bentornati!