Gesù ha insegnato che è sbagliato giudicare gli altri?

GiudicareAnche i cristiani, come tutte le altre categorie sociali di uomini, hanno le loro idee e le loro opinioni e non rinunciano ad affermarle nello spazio pubblico. Tuttavia solo contro essi viene rivolto un ricatto: i cristiani non devono giudicare gli altri!

L’estrapolazione del contesto della frase “chi sono io per giudicare” di Papa Francesco nei confronti degli omosessuali è un tipico esempio di questa strumentalizzazione. Eugenio Scalfari è arrivato perfino a sostenere che il Pontefice avrebbe abolito il concetto di peccato (venendo subito smentito, ovviamente, dal portavoce del Pontefice). E’ una forma retorica usata per mettere a tacere la scomoda critica morale.

I più colti usano appoggiarsi al “Discorso della montagna” di Gesù, quando disse: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello» (Matteo 7,1-5). Giudicare gli altri sarebbe dunque sbagliato, lo dice anche Gesù. Eppure, la capacità di giudizio è fondamentale per discernere il bene dal male. Gli stessi che sgridano i cristiani li stanno in quel momento giudicando e, certamente, giudicheranno come sbagliato il comportamento di Hitler e dei nazisti. Allo stesso modo, Martin Luther King avrebbe sbagliato a criticare il razzismo perché stava giudicando le azioni di razzisti e William Wilberforce sbagliava ad esprimere giudizi morali sulla tratta degli schiavi perché in tal modo egli giudicava i proprietari di schiavi.

No, c’è evidentemente qualcosa che non va. Giudicare (in bene o in male) è obbligatorio, lo dice il buon senso, altrimenti -come ben spiegato recentemente sul blog dei coniugi evangelici Flannagan- non dovrebbe esistere alcun sistema giuridico, nessuna legge e nessun tribunali i quali hanno proprio il compito di giudicare le azioni e i comportamenti dei cittadini.

Se leggiamo le parole di Gesù notiamo che lui non sta infatti invitando al relativismo, a “non giudicare”, ma a non essere ipocriti: «Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello». Cioè, prima assicurati di non commettere lo stesso errore che stai sottolineando al tuo fratello uomo. Lui stesso, infatti, durante la sua vita pubblica, non ha perso occasione per giudicare in male il comportamento dei farisei, dei cambiavalute del Tempio (addirittura rovesciando i tavoli), del Sinedrio e, spesso, degli stessi apostoli. Ha giudicato in bene, invece, il centurione, il ladrone crocifisso con lui ecc. Gesù stesso ha infatti spiegato ancora: «Non giudicate secondo le apparenze, ma giudicate con giusto giudizio» (Gv 7,24). E ancora: «Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello» (Mt 18,15). Anche San Paolo lo ha detto a sue parole: «Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio?» (Rm 2,3).

Don Stefano Tarocchi, biblista e Preside della Facoltà teologica dell’Italia centrale, ne ha recentemente parlato: «chi opera con un metro differente ha un occhio diverso, che lo porta ad essere indulgente con se stessi (la “trave”) e severissimi con il prossimo (la “pagliuzza”)». Occorre saper giudicare senza ipocrisia e alla fine dei tempi Dio “giudicherà” colui che “giudica” con il metro che ha adoperato.

E’ dunque necessario giudicare il bene dal male, perché sia un aiuto ai nostri fratelli a seguire una strada buona per loro, ma dobbiamo saper giudicare avendo premura di non stare commettendo noi stessi gli stessi errori. Il giudizio deve sempre nascere come atto di amore all’altro, di passione al suo destino e non un’atto di accusa o di dimostrazione di superiorità. «Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi» (Lc 6, 27).

La redazione

70 commenti a Gesù ha insegnato che è sbagliato giudicare gli altri?

  • Luca Prodiani ha detto:

    Ma dobbiamo essere prima certi di aver eliminato ogni trave (o pagliuzza) dal proprio occhio. C’è qui qualcuno che è sicuro di essere nelle condizioni per poterlo affermare?

    • Giacomot ha detto:

      Sei tu capace di farlo per gli altri forse ?
      O se vedi un poliziotto che arresta un assassino ,che ha appena ammazzato ad uno, lo vai a fermare per chiedergli se ne è proprio sicuro ?

      • Alvarix ha detto:

        Il poliziotto arresta, non è sua responsabilità giudicare perchè questa spetta al tribunale.

        • Giacomot ha detto:

          Si ma ha usato la sua capacità di giudizio o sbaglio ?
          Posso anche cambiare esempio comunque , ma mi secca …già.

          • Alvarix ha detto:

            Il poliziotto non esprime giudizi morali ma segue quanto dice la legge, anche nei casi in cui ritenga che questa non rispecchi le proprie convinzioni.

            • Emanuele ha detto:

              …dunque i poliziotti che agivano nel rispetto delle leggi raziali, o i funzionari della Stasi agivano bene…

            • Giacomot ha detto:

              E la legge non deve giudicare ?
              E il poliziotto non deve giudicare qual è il momento adatto nel quale mettere in atto la legge ?
              Ma stiamo veramente discutendo di questo argomento ?!?!?

              • Alvarix ha detto:

                Veramente mi sembra che sia tu che non hai capito che il “non giudicare” evangelico non ha a che vedere con eventuali errori professionali o con il “giudizio” dei tribunali che seguono le leggi dello Stato.

                • athèos=a-éthos ha detto:

                  In verità sei tu a non aver capito che QUALSIASI azione fatta da un uomo ha un riferimento diretto, ma immediato o mediato (ossia più o meno lontano), a considerazioni di tipo etico, ossia proprio al tipo di “giudizio” di cui si parla nell’articolo.

                  Ciò vale in primis per le “leggi positive” (anche se oggigiorno, vivendo in una cogerie culturale di relativismo, ciò da molti non è più compreso), poiché le leggi positive sono stabilite, come specificazione della legge morale naturale, dalle legittime autorità di una certa società umana.

                  E infatti, anche quando si dichiari di ritenere tutto relativo, non si può fare a meno di ancorare il metodo legislativo (errato e contraddittorio) della “democrazia assoluta”, dove impera la volontà senza limiti della maggioranza (anche quando sceglie il male oggettivo, come nel caso delle legislazioni che permettono divorzio, aborto, ecc.), ad una precisa notazione etica, che ritiene tale sistema migliore, ossia eticamente migliore, delle possibili alternative. Altrimenti in base a cosa giustificheresti la preferenza per questo sistema, piuttosto che per un sistema totalitaristico come, ad es., quello sovietico?

                  In ultima istanza, dunque, mantenendo il riferimento alle leggi dello stato, qualsiasi funzionario pubblico non fa altro che mantenere anche il legame diretto alle considerazioni etiche che giustificano la promulagazione stessa delle leggi.

                  • Alvarix ha detto:

                    Giacomot confonde una valutazione di carattere professionale (l’arresto di una persona da parte di un funzionario di polizia) con il giudizio morale che lo stesso poliziotto può esprimere sulla legge che lo porta ad arrestare quella persona. Se l’arresto fosse determinato da questa seconda valutazione saremmo in balia dell’anarchia più assoluta, per questo credo che quell’esempio sia completamente fuori luogo.

                    Quel «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato» significa quindi non puntare il dito contro gli altri e non erigersi a giudici della moralità altrui. Significa ascoltare la propria coscienza ma non imporre agli altri ciò che la propria coscienza detta.

                    Per questo credo che parte dell’articolo e buona parte dei commenti siano fuorvianti, perchè in casi come ad esempio la legge sul divorzio o delle unioni gay, il cattolico non può erigersi a giudice delle scelte altrui e impedire che tali persone facciano ciò che ritengano giusto, in quanto nessuno obbliga un cattolico a divorziarsi o unirsi in matrimonio con una persona dello stesso sesso. Il cattolico può esprimere tutti i giudizi di carattere personale che vuole, però non può imporre agli altri il proprio giudizio o la propria visione della vita, come invece si è voluto fare con la legge sul divorzio o con le unioni gay.

                    • Azaria ha detto:

                      Giustissimo, se é per questo nessuno ti obbliga a fare una strage, quindi anche se una legge lo permette non é un problema, basta che agisci secondo ció che é la tua coscienza.

                      Stessa cosa per lo stupro, se la legge lo permette, mica di obbliga a stuprare qualcuno, se secondo la tua coscienza non va bene stuprare non stupri, ma non devi erigerti a giudice di chi stupra…

                      Seguendo questo tuo assurdo “ragionamento” si potrebbero fare molti altri esempi, tutti bacati come il punto di partenza (il tuo).

                    • Alvarix ha detto:

                      Ecco, ci mancava il paragone tra omicidio e divorzio…

                    • athèos=a-éthos ha detto:

                      1) Partiamo dall’evidente errore più piccolo che commetti, emblematico dei successivi e più macroscopici: nell’articolo si è fatto notare, tra le altre cose, che fu proprio Nostro Signore stesso a permettersi, eccome!, di giudicare il comportamento altrui (oltre che i cuori, dato che Lui, e solo Lui, lo può fare senza tema d’errore). Da ciò risulta evidente che la tua interpretazione di come dovrebbero comportarsi i cristiani cozza proprio cotro ciò che si evince in modo patente dagli stessi testi sacri. Dunque si tratta di un’interpretazione falsa e assurda, in quanto contraddittoria, del Cristianesimo stesso.

                      2) Tu, esprimendo una chiara posizione di relativismo etico, avresti torto anche se avessi ragione, poiché un relativista etico non può sostenere che non “ergersi a giudice della moralità altrui” sia più etico del farlo, o viceversa…

                      3) Non solo un poliziotto o un soldato può, ma deve necessariamente fare dipendere le proprie azioni di funzionario o di militare dal proprio “giudizio morale” sulle leggi o sugli ordini che riceve; e ciò non in base ad un malinteso concetto di “coscienza soggettiva”, ma, tutto all’opposto, proprio in base ad uno dei principi fondamentali dell’etica oggettiva: NESSUNO ha il diritto di pretendere l’applicazione o il rispetto di una legge o di un ordine ingiusti, ossia tali che implichino la trasgressione dei principi etici fondamentali. Mi spiegheresti altrimenti in base a quale altro principio sarebbe ad esempio possibile giudicare i crimini e i criminali di guerra?

                      4) Come ti ho già obiettato, infine, il tuo giudicare impossibile il giudicare i comportamenti altrui, non è forse anch’esso un atto di giudizio morale? E se non è così, in base a quale ragione, potresti motivare tale tua posizione? In altre parole dovresti renderti conto che l’unica posizione coerente con il relativismo etico, è astenersi da qualsiasi giudizio o affermazione di valore etico…. Se invece non sei un relativista etico, tutto il tuo discorso ha ancora meno senso.

                    • Alvarix ha detto:

                      @athèos=a-éthos,
                      1) non metto in dubbio la capacità di giudizio di Dio
                      2) infatti non sto esprimendo un giudizio assoluto ma solo cerco di interpretare nella forma corretta un passo del Vangelo, spero che tu non mi voglia limitare anche questa libertà
                      3) un poliziotto o un militare che non seguissero le regole d’ingaggio verrebbero destituiti sul momento, infatti durante la seconda guerra mondiale nessuno ha chiesto responsabilità personali ai militari nazisti e fascisti cattolici che hanno eseguito gli ordini. Questo non toglie che tali militari non dovessero esprimere giudizi sul loro operato e questa necessità particolare l’ho fatta notare prima, ma forse a te è sfuggita
                      4) non ho detto che è impossibile giudicare i comportamenti altrui, anzi ognuno è libero di giudicare i comportamenti altrui, non bisogna però obbligare gli altri a seguire il nostro giudizio. Questo è un dettaglio fondamentale che alcuni che qui commentano non riescono a capire.

                    • Kosmo ha detto:

                      @Alvarix

                      un poliziotto o un militare che non seguissero le regole d’ingaggio verrebbero destituiti sul momento, infatti durante la seconda guerra mondiale nessuno ha chiesto responsabilità personali ai militari nazisti e fascisti cattolici che hanno eseguito gli ordini.

                      Quindi secondo il tuo “ragionamento”, Priebke è stato condannato INGIUSTAMENTE, visto che, rifiutandosi di fare quello che ha fatto, avrebbe sicuramente rischiato il plotone d’esecuzione…

                    • athèos=a-éthos ha detto:

                      Per quanto riguarda i tuoi 1 e 2: Gesù ha giudicato sia i comportamenti esterni che i “cuore”, ossia le intenzioni profonde, di chi ha commesso quelle azioni sbagliate. Ora, la seconda cosa la può fare solo Lui, anche se per la verità la stessa giustizia umana giudica spesso delle intenzioni (quando siano dimostrabili), poiché possono costituire aggravante di certi atti. La prima cosa, il giudizio sui comportamenti espressi, non solo possiamo, ma dobbiamo praticarla sempre anche noi come Cattolici, proprio perché esistono un bene e un male oggettivi che valgono per tutti gli uomini e poiché l’amore per il prossimo è innanzitutto ricerca del suo bene (che passa anche attraverso la correzione fraterna. Di conseguenza il tuo tentativo di interpretazione di questo passo evengelico è del tutto fallimentare, perché non tiene conto del resto del Vangelo (e nemmeno del buon senso).

                      2) Se le regole d’ingaggio sono immorali (ad esempio se indicassero di sparare ai bambini o, caso reale, se un ordine ti indicasse di gettare una bomba atomica sui civili), il problema non si risolve dimettendosi o essendo sollevati dal proprio incarico, questa è pura ipocrisia, ma dando testimonianza della verità, ossia rifiutandosi di compiere un ordine immorale, anche a costo di venire fucilati.

                      3) “Non bisogna obbligare gli altri a seguire il nostro giudizio”, bella affermazione, apparentemente l’emblema dell’anti-totalitarismo, ma in sé assolutamente contraddittoria e in verità radice della peggior forma di totalitarismo. Dunque nessuno può obbligare chicchessia a rispettare regole dipendenti dal suo giudizio… Mentre se il giudizio è quello di una maggioranza, il tuo principio crolla? E per quale ragione il giudizio di una maggioranza diventa improvvesamente da doversi necessariamente rispettare?

                  • Azaria ha detto:

                    Ecco, ci mancava il paragone tra omicidio e divorzio…

                    Male uno e male l’altro, vuoi paragonarlo ad un furto? Ad una truffa? La differenza é che ció che mentre omicidio furto ed il resto i danni sono evidenti subito, con divorsio no, con l’aborto é facile vedere solo per gli addetti ai lavori ecc.

    • Li ha detto:

      E tu? Spesso la persona non riesce a vedere la propria trave.

    • Emanuele ha detto:

      Permettimi un esempio:

      Io rubo, quattro miei amici si pongono nei miei confronti nel seguente modo

      1 – “caro Emanuele, hai commesso un’azione sbagliata e devi andare a costituirti. Sono comunque pronto ad aiutarti se avrai bisogno”
      2 – “caro Emanuele, rubare è un azione sbagliata. Giudica te cosa devi fare”
      3 – il terzo, non volendomi giudicare, non si esprime
      4 – “caro Emanuele, siccome io non rubo, non lo devi fare neppure tu, quindi sono andato a denunciarti perché sei un ladro”

      Quali di questi, secondo te, ha rispettato appieno gli insegnamenti Evangelici?

  • Li ha detto:

    Inoltre non vedo perché un cristiano non dovrebbe correggere l’altro se sbaglia. E’ un atto di correzione fraterna.

    Se un bambino sbaglia non si corregge forse? Ops, ha scuoiato il gatto del vicino…pazienza, vuole solo giocare.

    Il politicamente corretto, con il suo squallido buonismo vuole tarpare le ali al cristianesimo che lo contesta.

    E non dovremmo contestare l’eutanasia di bambini down o di malati mentali? Ma dove siamo, nella Germania nazista quando er in funzione il progetto T4?

    Perchè non possiamo contestare le migliaia di cristiani trucidati ogni anno in giro per i mondo?

    E perché non possiamo lamentarci della scarsa attenzione morale che l’Arcigay ha dato per il funerale del ragazzo transessuale? Anche in vita non l’ha aiutato granché.

    Questi sono solo alcuni casi. Correggere ciò che è sbagliato è un diritto. Tanto più che al momento il mondo va alla rovescia.

  • Daniele ha detto:

    Gesù ci insegna che non dobbiamo giudicare le persone.
    Invece, i comportamenti, le azioni, le idee, le teorie, le parole, ecc… possiamo – anzi, dobbiamo! – vagliarli attentamente alla luce del Vangelo e vedere se sono per il bene (e quindi seguirli e promuoverli) o per il male (e quindi starne lontano ed invitare gli altri ad evitarli).

  • Controinformato ha detto:

    rifiutare il peccato ma mai la persona

  • Logan ha detto:

    Quindi per voi l’insegnamento tradizionale della Chiesa che non esclude il ricorso alla pena di morte deve essere dichiarato erroneo ?
    Riconoscete che i vari Sant’Agostino , San Tommaso e tanti altri hanno sbagliato ?

    • Emanuele ha detto:

      …No, come ci spiegò molto bene a-ethos=a-theos, la pena di morte non contrasta con il 5° comandamento, ma rappresenta l’estrema ratio della legittima difesa (ci sono pure documenti sul sito del Vaticano a riguardo) http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a5_it.htm vedi articolo 2267

      …Ovviamente l’abolizione è non solo auspicabile, ma ormai necessaria.

      • Logan ha detto:

        Quindi significa che nel Medioevo un Papa non faceva male a giudicare la vita sacra di una qualsiasi altra persona (pur in casi rari) . Ritenete veramente giusto porre fine alla vita di qualcun altroin nome della leggittima difesa ? Non potevano prendere quello da uccidere e invece “convertirlo” ?

    • lorenzo ha detto:

      Perché non leggi il Catechismo della Chiesa Cattolica prima di commentare a vanvera?

      2267 L’insegnamento tradizionale della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento dell’identità e della responsabilità del colpevole, il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’aggressore ingiusto la vita di esseri umani.

      Se invece i mezzi incruenti sono sufficienti per difendere dall’aggressore e per proteggere la sicurezza delle persone, l’autorità si limiterà a questi mezzi, poichè essi sono meglio rispondenti alle condizioni concrete del bene comune e sono più conformi alla dignità della persona umana.

      Oggi, infatti, a seguito delle possibilità di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente il crimine rendendo inoffensivo colui che l’ha commesso, senza togliergli definitivamente la possibilità di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione del reo “sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti” [Evangelium vitae, n. 56].

    • Alvarix ha detto:

      Caro Logan, tu sollevi un problema spinoso. A questo proposito ricordo una controversia che in Italia, come era da aspettarsi, non fu diffusa dai media e che riguardava cosa disse Ratzinger ai vescovi americani sull’applicazione della pena di morte. La posizione Ratzinger fu di lasciare libertà ai cristiani di dichiararsi favorevoli alla pena di morte, e quindi esercitarla, e non per questo essere privati del sacramento dell’eucarestia.

      Ecco il testo:

      Non tutte le questioni morali hanno lo stesso peso morale dell’aborto e dell’eutanasia. Per esempio, se un cattolico fosse in disaccordo col Santo Padre sull’applicazione della pena capitale o sulla decisione di fare una guerra, egli non sarebbe da considerarsi per questa ragione indegno di presentarsi a ricevere la santa comunione. Mentre la Chiesa esorta le autorità civili a perseguire la pace, non la guerra, e ad esercitare discrezione e misericordia nell’applicare una pena a criminali, può tuttavia essere consentito prendere le armi per respingere un aggressore, o fare ricorso alla pena capitale. Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull’applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all’aborto e all’eutanasia.

      • Eli Vance ha detto:

        In realtà il problema è spinoso solo per chi, per ignoranza o carenza intellettuale, non riesce a inquadrare e prendere di petto la questione della difesa al diritto alla vita. Perchè è evidente che sia il caso della guerra che della pena di morte, che ricordo essere adeguatamente trattata nel catechismo cui lo stesso Benedetto chiaramente segue, lo preciso perchè il rischio di decontestualizzare il discorso dalla sua dottrina cristiana sottostante è concreto, nei termini che la invito a rileggere, cioè in casi estremi per non dire nulli, interpellano comunque la legittima difesa, ovvero la difesa di una vita o piu’ a fronte di un pericolo reale, che sia una nazione bellicosa o un pazzo omicida. Tutto cio’ non si puo’ evidentemente applicare ai casi dell’aborto o eutanasia, mi spieghi altrimenti dove sarebbe la minaccia in questi due ultimi casi.

        • Alvarix ha detto:

          L’applicazione della pena di morte non è mai legittima difesa.

          • Emanuele ha detto:

            …no? E in tempo di guerra, quando si applicano le leggi marziali?

            • Alvarix ha detto:

              Anche quei casi non sono legittima difesa. Comunque Ratzinger fece quel discorso negli Stati Uniti in tempi recenti, dove nessuna delle numerosissime condanne a morte hanno avuto a che vedere con leggi marziali o con la necessità di scongiurare pericoli imminenti.

              • Emanuele ha detto:

                …ed infatti ha espresso la sua contrarietà… Ha solo detto che chi sostiene la legittimità della pena di morte o chi opera nelle carceri dove essa è prevista non è automaticmante escluso dai sacramenti come chi uccide un innocente (eutanasia ed aborto).

          • Li ha detto:

            No, ma ti sfido a dire ad una famiglia che la loro bambina è stata massacrata e mutilata, e che per un cavillo il serial killer è libero. Come pensi che starebbero?
            E’ un po’ difficile non giudicare certe persone, o giudicarle razionalmente, specie se sei coinvolto.
            Il problema maggiore è venuto quando hanno chiuso i manicomi senza neanche pensare di convertirli in posti vivibili.
            Certe persone non possono proprio andarsene a spasso se è compulsivo.
            si tratta di difesa, ma tanto chi è contro la pena di morte non lo capisce finché non gli capita.
            Uccidere non è solo sbagliato, ma anche controproducente: uno in meno e ne vengono fuori altri 1000.

          • Eli Vance ha detto:

            Se non vi sono strutture adeguate di detenzione o di recupero lo sono eccome.

    • Kosmo ha detto:

      che strano, la stessa identica domanda fatta in un commento su Tempi.it:
      http://www.tempi.it/basta-rosari-nelle-nostre-ovaie-ecco-a-cosa-si-e-ridotta-la-battaglia-per-promuovere-il-diritto-all-aborto#comment-509803

      è proprio vero che i troll infestano tutti i siti cattolic (e che sono monotoni).

  • lorenzo ha detto:

    E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. (Mt 25.32,33)

    Ognuno di noi sceglie, con la propria vita, se essere pecora o capro.
    Affermare che le pecore saranno separate dai capri è testoniare la verità.
    Spetta all’occhio del Pastore decidere chi è pecora e chi capro.

    • lorenzo ha detto:

      *Affermare che le pecore saranno separate dai capri è rendere testimonianza alla Verità.

  • Sophie ha detto:

    Molto spesso si usa la scusa del non giudicare per lavarsene le mani. Come fece Pilato.

  • Mario ha detto:

    Le parole di Gesù, di non giudicare, riguarda le persone e non gli atti in se stessi.
    Noi non possiamo giudicare esteriormente una persona perchè non conosciamo il grado di condizionamento, l’educazione ricevuta, il grado di consapevolezza, lo stato di pressione psicologica o sociale ed altri fattori in cui si trova una persona. Su tutto questo, solo il Signore può emettere un giudizio giusto, mentre a noi è impossibile.
    Mentre invece possiamo sapere e quindi giudicare, ciò che è bene fare e ciò che è male, in quanto la Chiesa stessa ce lo può e ce lo deve dire.
    In conclusione si può giudicare una azione ma non chi lo fa.

  • Emanuele ha detto:

    …secondo me si confonde giudizio con “emettere una sentenza”… si dovrebbe guardare il testo greco dei Vangeli per vedere quale parola è stata tradotta con “giudicare”… Non vorrei che fosse una di quelle traduzioni “frettolose” come “uomini di buona volontà”, “non ci indurre in tentazione”, “amen” tradotto con “in verità vi dico”, etc.

    Sinceramente non mi ero mai posto il problema, mi riprometto di controllare il testo greco… benché non sono un esegeta, ci provo…

  • Daniele ha detto:

    Nella società secolarizzata e relativista dei nostri tempi, la gente ha rifiutato Dio (con Dio intendo Colui che si è fatto Uomo, che è morto in Croce e che è Risorto) ed ha fatto di se stessa il proprio dio (scritto volontariamente con la minuscola, poiché l’Unico e Vero Dio, con la Maiuscola, è Uno Solo, cioè Quello fattosi Uomo, morto e Risorto per noi).
    E quando la gente fa di se stessa il proprio dio, la gente non diventa “più se stessa”, ma diventa soltanto preda del “delirio d’onnipotenza” in cui vive, si chiude nel proprio orgoglio, nel proprio egocentrismo e narcisismo. In questo contesto di orgoglio esasperato, la virtù dell’umiltà, cioè quella cosa che ti porta a riconoscere – e, per certi versi, anche ad apprezzare – il fatto che non sei perfetto e che per diventarlo non ce la puoi fare da solo ma hai bisogno della Grazia di Dio, è vista non come una cosa buona e necessaria, ma come un ostacolo alla realizzazione di sé.
    Se, perciò, io sono orgoglioso ed uno mi fa notare un mio errore, io sarò propenso a sentirmi giudicato sul piano personale (perché nella mia testa scatta il meccanismo: “Io, in quanto dio di me stesso, sono perfetto e quindi tutto ciò che faccio è perfetto ed io non sbaglio mai. Quindi chiunque mette in discussione ciò che faccio vuol dire che ce l’ha con me, cioè che mi sta giudicando”). Se, invece, sono umile, non divento permaloso e non mi offendo, ma, piuttosto, rifletto su ciò che mi viene detto e vedo di capire dove ho sbagliato ed in cosa posso migliorarmi.
    Ma, se manca l’umiltà (ed oggi, purtroppo, manca), le persone vedono rimproveri e consigli non come un’occasione di crescita ma soltanto come un giudizio su se stesse.

    • Li ha detto:

      Hai ragionissimo.

      La gente che vuole autoincensarsi (o deificarsi), difficilmente sarà così umile da farsi correggere.
      Mi chiedevo…ma se tutti pensassero di essere uomini deificati, poi non ci sarebbe qualcuno che vorrebbe essere comunque adorato dagli altri? Avere potere è una cosa terribile secondo me. Sia perché ti consuma dentro con un’ambizione sfrenata, sia perché sei sottoposto a stress e ad eventuali “dei” che vorrebbero farti la pelle per un tuo giudizio.

      Ok ho capito, viaggio troppo. Però il deificarsi rende ciechi. Conta solo il proprio potere, piacere e possedere. 🙁

  • Susy G. ha detto:

    straquoto in pieno Daniele!
    “Gesù ci insegna che non dobbiamo giudicare le persone.
    Invece, i comportamenti, le azioni, le idee, le teorie, le parole, ecc… possiamo – anzi, dobbiamo! – vagliarli attentamente alla luce del Vangelo e vedere se sono per il bene (e quindi seguirli e promuoverli) o per il male (e quindi starne lontano ed invitare gli altri ad evitarli).”

    • Klaus ha detto:

      Noi possiamo giudicare le singole azioni, anzi dobbiamo farlo per non cadere nell’indifferentismo, ma non possiamo dare un giudizio complessivo su una persona. Quello spetta solo a Dio. Chi mi dice che al posto di uno che ha un comportamento sbagliato, io non avrei fatto di peggio? posso solo sperarlo. Mi sembra che Padre Pio, una volta, abbia detto a un suo figlio spirituale che si scandalizzava per il peccato di un altro: “chi sa che saremmo capaci di combinare noi, se Dio togliesse la sua mano dalla nostra testa”. Questo non toglie che quando un comportamento è oggettivamente sbagliato, dobbiamo giudicarlo come tale.

    • Li ha detto:

      Vero, anche Sant’Agostino l’ha detto: perdonare il peccatore ma non il peccato. Il problema è come separare le due cose.
      Io ci ho messo anni per perdonare chi aveva pestato mio fratello. Anni, sai. E come consumava! Un forte risentimento. Un desiderio fatuo di fare occhio per occhio perché tanto la giustizia è cieca.
      Niente, ho tenuto tutto dentro. Poi è successo: il carico di rabbia si è dissolto un po’ per volta.
      Grazie a Dio, anche perché lo stomaco ne soffriva. ‘Ste cose ti psicosomatizzano mica da poco!

  • gianfranco tanzilli ha detto:

    Il problema non è avere un giudizio sulla condotta degli altri, perché tutti noi lo abbiamo, a volte giustificato se non dovuto, soprattutto verso comportamenti lesivi della dignità umana, anche se molto spesso non viene espresso per paura o ipocrisia. Il problema è quando questo giudizio si rivela accompagnato dal disprezzo, se non dall’insulto o dalla derisione verso l’altro e non è invece accomunato ad un sentimento sincero di rispetto per il prossimo, chiunque esso sia. Il rispetto è una componente fondamentale della carità cristiana; cerco di ripetere sempre a me stesso e tutti i giorni, quando mi accorgo della mia aggressività, sempre latente, l’insegmamento di San Paolo:
    “La carità è paziente,
    è benigna la carità;
    la carità non invidia, non si vanta,
    non si gonfia, NON MANCA DI RISPETTO,
    non cerca il proprio interesse, non si adira,
    non tiene conto del male ricevuto,
    ma si compiace della verità;..”.
    Questo inno alla Carità non fa distinzioni ….
    Sento spesso dire in alcune Comunità:”..spesso è necessario dare un calcio al paralitico..” giustificando così atteggiamenti degli ‘educatori’ molto criticabili. Finché la consideriamo una iperbole ci può anche stare, ma andiamoci piano con queste espressioni!!

    • Li ha detto:

      Eh sì, oggi il Rispetto è dura trovarlo.
      Quella del paralitico non la sapevo: è allucinante!
      Il rispetto (volutamente scritto con la minuscola) di oggi dicono va guadagnato. A me pare che più che rispetto sia timore, oppure finto rispetto per adulare e poi ottenere favori per la scalata del successo.
      Mah! Il Rispetto ce lo insegna solo Dio.

  • Ermi Veronesi ha detto:

    Un ottimo articolo. Peccato per i commenti.

    • Li ha detto:

      Perché? Non dovremmo esporre il nostro pensiero? Abbiamo una testa e la usiamo. 😉

    • gladio ha detto:

      Su Ermi ( ma che nome è, sei maschio o sei femmina?)commenta un po’ anche tu, vediamo se riesci ad alzare la media dell’ intelligenza dei commentatori…

      PS. Par carità Signùr…un altro fulminato

    • Boomers ha detto:

      Sono completamente d’accordo. Il 99% delle volte i commenti sono completamente inutili, polemici e astiosi e distolgono soltanto l’attenzione dall’articolo, io toglierei la possibilità di commentare.

      • Emanuele ha detto:

        w la libertà di pensiero!

      • Controinformato ha detto:

        tu sarai il primo

      • Li ha detto:

        Non c’è problema: già hanno messo il bavaglio ai giornalisti…io dico…approfittiamo per dire la nostra finchè possiamo. E grazie Dio!

      • Kosmo ha detto:

        a me sembra un troll che ha messo il nick dell’ “originale”. Altri commenti dell’utente non avevano lo stesso tono. La redazione potrà verificare se ha usato la stessa mail del solito (e se non l’ha resa pubblica in precedenza).

  • Davide ha detto:

    Il giudizio deve essere sempre sollevato con determinazione verso l’azione sbagliata (il peccato) non verso il peccatore, il quale va aiutato e accolto in ogni caso.

    • Li ha detto:

      Giusto, ma quel che ho ribadito sopra è non è facile separare peccato e peccatore, specie se sei direttamente coinvolto o molto vicino a chi lo è stato.

      Ci ho pensato…il giudizio ha bisogno del perdono spesso: per poter arrivare a giudicare nel bene una persona che ti ha fatto del male, a volte serve tempo, crescita interiore e soprattutto…Dio: senza non possiamo da soli.

  • Oscar F. ha detto:

    A mio modesto avviso l’articolo confonde due piani diversi e sembrerebbe avallare parzialmente il giudizio sugli altri che è invece esplicitamente proibito da Gesù. Forse una famosissima frase di Giovanni XXIII chiarisce meglio di tutti il concetto : distinguere l’errore dall’errante. Noi dobbiamo giudicare se una condotta e’ bene o male, ma non abbiamo gli strumenti per giudicare una persona. E non dobbiamo giudicare i nostri fratelli. Non è questione della trave, non possiamo giudicare gli altri perché solo Dio conosce il cuore dell’uomo. Certo se questo ha un comportamento sbagliato lo dobbiamo ammonire, ma perché giudichiamo cattivo il comportamento, non certo perché ci è permesso giudicare cattivo l’uomo. Quindi si’, i cristiani non devono giudicare gli altri, no, i cristiani non sono relativisti, perché sanno che c’è una Verità che li aiuta a discernere ciò che è bene e ciò che è male ( non chi è cattivo e chi è buono).

    • Emanuele ha detto:

      …ok, ma voglio portare il tuo ragionamento all’estremo…

      Supponiamo che una persona compia atti pedofili accertati. Noi dobbiamo giudicare solo gli atti come azioni sbagliate, ma non l’uomo… affideresti ancora dei minori a questa persona?

      • Davide ha detto:

        Giudichiamo cattivo il comportamento del prossimo quando utilizziamo gli strumenti che Dio ci ha messo a disposizione: le Sacre Scritture, gli insegnamenti della Tradizione e della Chiesa.
        Certamente non affiderei ad un pedofilo conclamato mio figlio minore, questo perché possiamo ricadere, mi renderei complice di reiterazione di reato, ce lo dice La Bibbia. Al pedofilo, dopo aver scontato la pena comminata dal tribunale terreno, gli darei, ad esempio, un lavoro di boscaiolo!

      • Li ha detto:

        Ovviamente non gli affiderei i miei figli, ma poi isolare una persona, cioè non andarla mai a trovare, trattarla come se avesse la lebbra è sbagliato.
        Ci vuole un grande coraggio e una grande forza per andare a trovare chi ti ha stuprato la bambina.
        Dio ci da gli strumenti. A noi usarli. Dio non ci ha messo un timer nel perdono: non siamo obbligati al perdono istantaneo, che io ritengo forzato, in quanto davvero di rado.
        Il giudizio e il perdono si equivalgono. Pensare…mettersi anche nei panni del nostro avversario.

    • Boomers ha detto:

      Io sono molto d’accordo con te, ed è la stessa posizione espressa nell’articolo. Non vedo alcuna confusione nel tuo commento, tanto meno nell’articolo.

  • Riccardo ha detto:

    Questo brano del Vangelo di Matteo viene citato anche da persone che non sono avvezze a parlare di Scritture per decretare che un buon cristiano non deve esprimere i suoi giudizi.
    Gesù è molto chiaro, anche se la chiarezza di Nostro Signore è tutt’altro che facile da intendere per noi duri di cuore e lenti di comprendonio.
    “Non giudicate, per non essere giudicati”
    Dobbiamo cogliere il monito del Messia alla fine del periodo. La conseguenza del giudizio è un altro giudizio.
    Ma un uomo può astenersi dal giudicare? Certamente no. Perché anche scegliere di non dare un giudizio, dichiarando che tutto è relativo secondo criteri soggettivi, avviene in ragione di tale giudizio.
    Se giudicare è inevitabile, lo è anche essere giudicati, la Parola ci spiega come:
    “perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi”
    Possiamo quindi scegliere il giudizio e la misura per le nostre azioni, facendo uso dei medesimi giudizio e misura nei confronti delle azioni degli altri.
    A quale giudizio ci conviene essere sottoposti? Secondo quale misura ci farebbe piacere essere vagliati?
    Certamente la misura di chi domina tutta la Creazione e Il Giudizio di chi è morto per ognuno di noi.
    Il giudizio che un cristiano è chiamato ad esprimere, per azione di Grazia dello Spirito Santo, non è il proprio.
    La frase di Gesù equivale dunque a dire:
    “Non sostituite il vostro giudizio al Giudizio di Dio”.
    Quindi è interesse e dovere di noi cristiani prendere una posizione quando il nostro prossimo è minacciato, offeso, attaccato.
    Per questo non possiamo rispondere con l’inerzia e l’inazione ad ogni atto contro la natura dell’umanità, fatta ad immagine e somiglianza di Dio.