La Spagna limita l’aborto. E fa bene
- Ultimissime
- 15 Gen 2014
La notizia, anche se è riduttivo definirla così, è il dietrofront del Governo spagnolo sull’aborto procurato rispetto alla precedente legislazione varata nel 2010 da Zapatero.
Nello specifico, la proposta avanzata dal ministro della Giustizia Alberto Ruiz-Gallardón e approvata lo scorso 20 dicembre dal Parlamento, assicurando l’obiezione di coscienza a tutti i professionisti sanitari interessati, prevede l’aborto volontario nelle prime 12 settimane solo in caso di stupro ed entro le prime 22 settimane di gestazione nell’esclusiva eventualità di rilevante e duraturo rischio della salute materna, da accertarsi da due differenti medici.
Ora, dei possibili atteggiamenti del legislatore in materia, quello assunto dall’esecutivo di Mariano Rajoy non rientra nella tipologia più restrittiva – vale a dire quella che sancisce il divieto assoluto di aborto con tanto di sanzione penale -, ma costituisce egualmente una svolta significativa nel panorama europeo ed occidentale, come del resto suffragato dal vespaio di polemiche che questa decisione sta scatenando. Non solo ha riacceso i riflettori sul tema eticamente sensibile per eccellenza, ma di fatto costringe noi tutti a tornare a considerare quale fondamento possa avere l’idea dell’aborto legale.
In altre parole, quello che sta succedendo in Spagna si traduce, per noi osservatori esterni, in un interrogativo: perché – noi come Italia, come Europa e come Occidente – dovremmo continuare a mantenere l’aborto legale? Di certo, diversamente da quanto sentiamo spesso affermare, non per sconfiggere la piaga dell’aborto dato che se da un lato un Paese come l’Italia effettivamente registra un calo di aborti che però riesce difficile non leggere quale riflesso di un generale calo di nascite (e dunque di concepimenti), d’altro lato – come brillantemente osservato dal dottor Puccetti – «le donne abortiscono in maggiore misura se l’aborto è legale in una percentuale che gli» stessi «autori pro-choice stimano tra il 10 ed il 30%» (Puccetti R., Aborto e salute della donna: stato dell’arte. «Bollettino di Dottrina Sociale della Chiesa» 2013, 1, IX; 14-20:19).
L’aborto legale, dunque, non serve a contrastare l’aborto. E neppure – per venire ad una seconda ipotesi di legittimazione della pratica – a sconfiggere l’aborto clandestino dal momento che, per stare all’Italia, lo stesso Ministero della Salute, nella sua ultima relazione, ribadisce una stima «pari a 15.000 aborti clandestini». A questo punto, si potrebbe ribattere che l’aborto legale, anche se non diminuisce il fenomeno in generale e neppure ne sconfigge la dimensione clandestina, quanto meno tutela la salute delle donne; ma pure questa è una falsa ragione giacchè, se ci atteniamo alla letteratura scientifica, risulta accertato come il divieto di aborto non risulti correlato alla mortalità materna e men che meno ad un suo peggioramento.
Anzi, a dirla tutta la pratica abortiva – anche sorvolando sui non trascurabili ed anzi altissimi rischi di cancro al seno, depressione ed ansia che comporta – risulta associata ad un maggiore tasso di mortalità, per le donne che vi ricorrono, sia rispetto all’aborto spontaneo che alla gravidanza portata a termine. Riepilogando, non esiste una – dicasi una – buona ragione, neppure considerando la sola salute femminile e tralasciando totalmente l’ambito morale, per cui il legislatore farebbe bene a mantenere l’aborto legale; al contrario, ne esiste una ma solidissima che va nella direzione esattamente opposta. Di quale ragione stiamo parlando?
Semplice: della ragione, ma sarebbe meglio dire del fatto, per cui il bambino non ancora nato è una persona e come tale merita di essere incondizionatamente tutelato. Perché nel momento in cui siamo informati dell’esistenza di qualcuno col cuore battente, con già una sua vita relazionale, fatta di ritmi giorno-notte ed in grado a suo modo di rispondere alla voce materna, di memorizzarla fra le altre e di avvertire un senso di dolore, abbiamo solo una possibilità per negare che quel qualcuno sia uno di noi: chiudere gli occhi. Ma chi inizia col chiudere gli occhi, molto presto, si ritroverà chiusi non solo quelli, ma anche il cuore, col rischio – reale e gravissimo – di perdere la propria umanità. Ne vale la pena?
12 commenti a La Spagna limita l’aborto. E fa bene
…e come tale merita di essere incondizionatamente tutelato…
E non può essere che così perché la tutela non può che essere direttamente proporzionale alla possibilità del tutelato stesso di potersi difendere.
Ops… leggasi “inversamente” proporzionale.
a quanto pare la Spagna s’è davvero rotta le scatole di Zapatero
Se la Spagna toglie anche i matrimoni gay sarebbe un bel passo, l’omosessualità andava a tutta nell’Impero romano e nell’antica Grecia. Che facciano un passo avanti nella civiltà.
per quanto riguarda l’antica Grecia è un mito quello dell’omosessualità accettata e benvoluta:
https://www.uccronline.it/2012/11/23/il-matrimonio-omosessuale-condannato-nella-grecia-classica/
In realtà pare che non sia proprio tutto così positivo:
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-aborto-in-spagna-la-falsa-retromarcia-8037.htm
Ho letto che i Popolari spagnoli di Rajoy vogliono abolire anche il matrimonio gay (quello introdotto nel 2005 dal Socialista Zapatero). E fanno bene!
Io penso che l’abolizione del matrimonio gay debba essere non solo totale (come dovrebbe essere totale quella dell’aborto), ma pure retroattiva, cioè bisogna dichiarare nulli i matrimoni delle coppie gay che dal 2005 ad oggi si sono sposate e si dovranno “ridare” allo Stato gli eventuali bambini che tali coppie hanno adottato, bambini che saranno – finalmente! – dati in adozione alle coppie sposate formate da un uomo e da una donna.
Rajoy lo ha detto in campagna elettorale…spero rimanga coerente.
No, credo che non sia possibile. Un paio di anni fa la piu’ alta Corte Spagnola ha decretato che ormai non e’ piu’ legalmente possibile “andare indietro”.
Rajoy e’ intervenuto sull’aborto invece, come evidenzia l’articolo di cui sopra.
Zapatero ha rovinato la Spagna. Già con il sussidio praticamente non lavorava più nessuno, perché tanto quello era il modo per far più soldi.
E come si sono arrabbiati gli spagnoli quando gli han toccato la loro gallina dalle uova d’oro!
Vi chiedete perché non tolgono l’aborto legalizzato in Italia? Soldi! Anche nel resto del mondo è così: non è che noi stiamo messi peggio di Francia: la Bayer ha vinto la causa e verrà rivenduta la Diane35, pillola anticoncezionale che ha ucciso 4 persone e causato almeno 120 trombosi.
Se la Spagna si muove, già questo è un piccolo passo per uscire dalla crisi in cui l’ha portata Zapatero.
In Italia abbiamo ancora parecchia strada da fare:
http://www.tempi.it/scuola-di-roma-genitore-1-e-2-al-posto-di-padre-a-madre-palermo-affido-di-un-minore-a-coppia-gay#.UtbLBtLuLpI
Zapatero ha rovinato la Spagna. Già con il sussidio praticamente non lavorava più nessuno, perché tanto quello era il modo per far più soldi.
E come si sono arrabbiati gli spagnoli quando gli han toccato la loro gallina dalle uova d’oro!
Parlo, ahimè per esperienza, in quanto un parente è tornato dopo anni e anni in Spagna e aveva sempre impiegati diversi che duravano poco.
Tornando al discorso…un tempo la Spagna era cattolica, aveva dei principi moralmente saldi e così via, ma… non mi è chiaro. Hanno fatto marcia indietro e la situazione è ancora pro aborto?
Che pena. Beh, da chi insegna la religione e la morale ai bambini in questo modo…
http://www.nocristianofobia.org/spagna-sacerdote-si-traveste-da-donna-per-la-vigilia-dellimmacolata-concezione/
…posso anche aspettarmelo. 🙁
O.O