L’etica di Eugenio Scalfari, che sosteneva le leggi razziali

Eugenio ScalfariNel febbraio 1996 Eugenio Scalfari scrisse al card. Martini un contributo al suo volume “In cosa crede chi non crede” (Liberal) in cui, dopo aver ovviamente identificato la Chiesa cattolica come la causa di tutti i mali della storia, ha sfruttato le sue competenze da giornalista per teorizzare niente meno che l’origine dei principi morali dell’uomo.

Nel più puro stile ottocentesco social-darwinista Scalfari ha affermato che essi chiaramente risiedono «nell’appartenenza biologica degli uomini a una specie», tutta la complessità umana sarebbe spiegabile riconducendola a due istinti elementari: «quello della sopravvivenza dell’individuo e quello della sopravvivenza della specie». Tutto qui, Scalfari ha capito che basta questo a produrre «il sentimento della moralità» e che «è l’istinto biologico che sta alla base dell’agire morale».

Ma perché Scalfari è interessato a questo argomento? Ovviamente perché esso diventa la base teorica che serve a sostenere la sua visione esistenziale: «Perciò», trae le conseguenze Scalfari, «lasciamo perdere le metafisiche e le trascendenze se vogliamo insieme ricostruire una morale perduta». Anche l’aver elencato gli errori storici di diversi uomini di Chiesa torna utile: «Personalmente diffido di quell’Assoluto che detta comandamenti eteronomi e produce istituzioni deputate ad amministrarli, a sacralizzarli e a interpretarli. La storia, cardinal Martini, anche quella della Compagnia religiosa cui lei appartiene, mi autorizza e anzi mi incita a diffidare».

Riassumiamo sinteticamente lo “Scalfari-pensiero”: la morale esiste ma solo in quanto prodotto dell’istinto biologico e va assecondata in quanto proviene «dalla comune radice umana e dal comune codice genetico che è iscritto nel corpo di ciascuno di noi». Se avessimo dubbi basterebbe guardare alla storia criminale della Chiesa cattolica per convincerci che i suoi insegnamenti sull’uomo non possono sussistere. Il ragionamento è ovviamente un’immensa petizione di principio e per questo si fa fatica ad analizzarlo. Evitiamocela, per oggi, e confutiamo la riflessione di Scalfari adottando il suo ragionamento alla sua stessa biografia.

Tutti sanno che il fondatore di “Repubblica” è stato un militante attivo della gioventù fascista e un discepolo di Benito Mussolini. Nel 1942 invitava i compagni all’unità e alla determinazione: «Il Partito Nazionale Fascista deve oggi soprattutto essere in linea per la resistenza e la vittoria, fra questi noi vogliamo essere in prima linea». In questi giorni è comparso il suo nome nel saggio “Di pura razza italiana. L’Italia «ariana» di fronte alle leggi razziali” (Baldini e Castoldi 2013), curato dagli storici Mario Avagliano e Marco Palmieri, i quali ricordarono che molti intellettuali italiani furono i primi ad unirsi con fervore alla campagna antisemita. Scienziati, accademici, editori, giornalisti, artisti si prestarono a fare da agiprop della campagna razzista contro neri ed ebrei. Tra questi, oltre a Enzo Biagi, Giorgio Bocca e Indro Montanelli, anche Eugenio Scalfari.

Se la storia (ovviamente rivisitata in chiave anticlericale) di molti responsabili della Chiesa cattolica porta Scalfari a diffidare della validità della morale cristiana, anche la stessa storia del fondatore di “Repubblica” –riferimento del pensiero laico (o meglio, laicista) italiano-, dovrebbe portare lui stesso, e i suoi affezionati, a diffidare della validità della “morale laica”. O, ancora di più, della morale spiegata come mero istinto di sopravvivenza, esattamente come la concepivano i grandi dittatori del ‘900 che giustificavano i loro crimini proprio in base al darwinismo applicato a livello sociale (il grande naturalista C. Darwin non ha colpe sulla strumentalizzazione del suo pensiero, anche perché la pensava in modo opposto). La coerenza è un obbligo per un libero pensatore, no?

Vorremmo permetterci di dare un suggerimento a Eugenio Scalfari: piuttosto che trarre conseguenze così forzate, tirandosi poi la zappa sui piedi, provi a concepire l’uomo come un essere dotato di libertà, talmente libero e non pre-determinato da agire anche contro la legge morale universale che scopre misteriosamente abitare dentro di sé.  Inoltre, lasci perdere l’apologetica verso la morale laica e i tentativi per trovarne una giustificazione “naturalistica”. Il filosofo (ateo) Joel Marks, professore emerito di filosofia presso l’University of New Haven, ha trovato l’unica soluzione accettabile per chi nega una soluzione metafisica: «ho rinunciato del tutto alla moralità», ha scritto nel 2010. «Da tempo lavoro su un presupposto non verificato, e cioè che esiste una cosa come giusto e sbagliato. Io ora credo che non ci sia. Mi sono convinto che l’ateismo implica l’amoralità, e poiché io sono un ateo, devo quindi abbracciare l’amoralità. Ho fatto la sconvolgente scoperta che i fondamentalisti religiosi hanno ragione: senza Dio, non c’è moralità. Ma essi non sono corretti, credo ancora infatti che non vi sia un Dio. Quindi, credo, non c’è moralità. Niente è letteralmente giusto o sbagliato perché non c’è nessuna moralità».

Questo è l’unico manifesto coerente di una società davvero secolarizzata: il relativismo assoluto. L’eutanasia dei bambini malati nell’avanzatissimo Belgio e il libero associazionismo dei pedofili nella laicissima Olanda ne sono un’applicazione perfetta.

La redazione

15 commenti a L’etica di Eugenio Scalfari, che sosteneva le leggi razziali

  • Mattia ha detto:

    E pensare che c’è chi per le leggi razziali ha dato la colpa alla Chiesa Cattolica colpevole di non aver fatto abbastanza per denunciarle… Chissa cosa si dovrebbe dire allora degli intellettuali dell’epoca?

  • Mandi ha detto:

    Domanda: ma Eugenio Scalfari ha mai chiesto scusa? Ha mai parlato del suo passato? Ha mai riconosciuto pubblicamente i suoi errori?

  • Li ha detto:

    Ma ragazzi, perchè dovrebbe chiedere scusa? Non vedete che è candido come un giglio? (sarcasmo)

    E come vedere re Giorgio I, che è stato giovane universitario fascista e come chi non ha visto il film dice che la resistenza è stata bellissima anche se non l’ha fatta. Solo per avere il suo seguito.
    Si faccia un esamino di coscienza, mr. Scalfari che ne ha bisogno. Ammesso che ne abbia una.

    • harryburns ha detto:

      certo che ce l’ha, e pure nuova, mai usata! 😀

    • Fabrizia ha detto:

      Purtroppo, re Giorgio era anche dalla parte dei carri armati sovietici contro il popolo ungherese nel’56, e sempre dalla parte degli stessi carri armati sovietici contro il popolo cecoslovacco nel ’68. Tanto per non dimenticare.

      • gino ha detto:

        Anche Ratzinger ha militato nella gioventù hitleriana.

        • Mattia ha detto:

          Il paragone è decisamente improprio: far pare della Gioventù Hitleriana era obbligatorio all’epoca e chi si rifiutava rischiava di finire in un campo di concentramento, mentre far parte dal partito comunista in Italia era una libera scelta.

  • Andrea. ha detto:

    Abbiamo inventato la Teocrazia atea… Per quanto grottesco è così.

    Comunque è notevole vedere quanti, fascisti fino al 1945, siano virati verso sinistra negli anni ’60 per poi adesso andare verso forconi e grillini vari. Il tutto sempre presentandosi come “pensatori indipendenti” o persino “scomodi“…

  • Controinformato ha detto:

    ma perché tutti i Repubblichini sono scappati tutti a sinistra?

    • edoardo ha detto:

      Non sono scappati tutti a sinistra gli ex di Salò.
      Molti di loro rimasero di destra e hanno sempre votato MSI.
      Uno di loro che votasse DC non l’ho mai trovato.
      Molti di loro si sono ben insediati nel lavoro nell’Italia della ricostruzione, negli enti parastatali.

    • manuzzo ha detto:

      In realtà fascismo e comunismo sono più simili di quanto si crede. Sono stato in forza nuova per un po’ di tempo e posso ribadire che, almeno nelle politiche sociali, dicevamo moltissime cose quasi identiche a SEL, comunisti & co.

  • nicola ha detto:

    Se fra le dittature del ‘900 si comprende anche quella di Stalin l’articolo contiene un’affermazione errata: non solo non era razzista ma era antirazzista ed antinazionalista riconoscendo a tutte le nazionalità pari dignità.
    Evidentemente l’autore dell’articolo non considera l’esperienza del socialismo realizzato in URSS una ‘grande dittatura’. Detto questo sembra che la morale di Scalfari sia riducibile ad una morale vecchia come il cucco, la morale della pancia e del sottopancia. Solo che l’uomo non è riducibile a queste due pulsioni che possono riguardare le alte specie viventi, l’uomo è molto più complesso, infinitamente più complesso.