La tomba di San Pietro e le scoperte archeologiche

Tomba san pietroL’archeologo Paolo Lorizzo, laureato in Studi Orientali e specializzato in Egittologia presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha recentemente trattato su “Zenit.it” la sepoltura di San Pietro nella Necropoli Vaticana, così come confermata dalle fonti letterarie e dall’apporto dell’archeologia.

Ogni storico serio sa che Pietro morì martire sotto Nerone nel 64, nel Circo Vaticano, fu sepolto a breve distanza dal luogo del suo martirio, e sulla sua tomba, all’inizio del IV secolo, l’imperatore Costantino fece costruire la grande Basilica vaticana. Attraverso le fonti letterarie si può ricostruire cosa accadde dopo il martirio, come ad esempio la testimonianza del I° secolo di Clemente, capo della comunità cristiana di Roma. Nei due scritti del II° secolo, “l’Ascensione d’Isaia” e “l’Apocalisse di Pietro”, si conferma la morte di Pietro a Roma in seguito al martirio neroniano del 64 d.C. La presenza a Roma dell’Apostolo è inoltre suffragata dal fatto che mai nessuno in passato ha rivendicato di possedere la sua tomba, segno dunque che le fonti possono esclusivamente limitarsi al raggio d’azione nella Capitale.

Rispetto alla tomba dell’Apostolo, utile è la testimonianza di Eusebio, storico della Chiesa del III-IV° secolo, che cita un presbitero romano di nome Gaio, il quale fa riferimento alla sepoltura definendola il “trofeo” di Pietro in Vaticano. Soltanto nel 1939, sotto il pontificato di Pio XII, vennero avviate ricerche sistematiche allo scopo di confermare le varie fonti letterarie.

Gli studiosi trovarono una antica necropoli parallela al Circo di Nerone che l’imperatore Costantino decise di sotterrare all’inizio del IV secolo livellando il terreno per la futura basilica. Esattamente sotto l’altare papale trovarono una successione di monumenti e di altari fin sopra il monumento che Costantino, ancora prima di costruire la basilica, aveva fatto erigere tra il 321 e il 326 sul luogo della tomba di Pietro. All’interno del monumento di Costantino c’era un muro coperto di graffiti, di antiche iscrizioni coperte di epigrafi che indicavano col loro affollamento l’immensa devozione dei fedeli. Il primo monumento di san Pietro aveva nel pavimento un’antica tomba in terra, detta “terragna” (poggiante direttamente a terra), sulla quale tutti questi monumenti si erano sovrapposti. Tuttavia la si trovò vuota.

A partire dal 1952 e fino al 1965 il lavoro dell’archeologa Margherita Guarducci fu fondamentale per raggiungere alla certezza che possediamo oggi: studiò il muro dei graffiti scoprendo la presenza esuberante del nome di Pietro, espresso con le lettere P, PE, PET, e unito di solito col nome di Cristo, col simbolo di Cristo, con la sigla di Cristo e col nome di Maria, e soprattutto dominavano, su questo muro, le acclamazioni alla vittoria di Cristo, Pietro e Maria. Poi c’era il ricordo della Trinità, il ricordo di Cristo seconda persona della Trinità, e via di seguito. Tutta la teologia del tempo era su quel muro.

Nel settembre 1953 l’archeologa italiana scoprì le ossa di Pietro: esse stavano nella tomba “terragna” come la tradizione della Chiesa aveva sempre dichiarato. Tuttavia durante gli scavi del ’40 non ci si accorse di esse e la Guarducci le ritrovò all’interno di un loculo ricavato nel muro di epoca costantiniana interamente rivestito di marmo (precisamente porfido), solitamente destinato a sepolture di grande riguardo. L’analisi delle ossa, avvolte in un tessuto prezioso, anche con l’aiuto dell’antropologo Venerando Correnti, rivelarono l’età approssimativa di 60/70 anni e le tracce terrose corrispondevano esattamente al tipo di terra contenuta all’interno della fossa ‘terragna’, segno dunque erano lì contenute prima della traslazione da parte dell’imperatore Costantino. L’analisi del loculo del cosiddetto ‘muro g’ ha messo inoltre in evidenza un graffito in lingua greca che riporta la frase “Pietro è (qui) dentro”.

L’identificazione delle reliquie come effettivamente appartenenti all’apostolo Pietro venne annunciata da Papa Paolo VI nel 1968 e mai smentita. Nel 1953 a Gerusalemme due archeologi scoprirono un ossario di una comunità cristiana di Gerusalemme, con alcuni nomi biblici familiari tra cui “Shimon Bar Yonah” cioè il nome biblico originale del discepolo Pietro (oltre a Gesù, Giuseppe, Giuda, Matteo, Marta, Maria e Mariame). Alcuni protestanti e anticlericali ritengono che sia la prova che Pietro non è sepolto a Roma, ma la comunità scientifica ha respinto tali affermazioni, anche per il semplice fatto che non avrebbe avuto alcun senso riferirsi a Pietro con il suo nome originale e non come “Cefa” o “Peter”.

La redazione

39 commenti a La tomba di San Pietro e le scoperte archeologiche

  • frenand ha detto:

    Pietro non é mai stato a Roma, fu giustiziato con Giacomo nel 46/47 a Gerusalemme e partecipò al primo sinodo ove fu eletto Giacomo il Giusto. Nei Vangeli, negli Atti e nelle Lettere non vi é cenno di un suo soggiorno a Roma e dopo il 47 scompare dal Nuovo Testamento. Vedi anche Giuseppe Flavio.

    • Danieleb ha detto:

      credo che devi fare un aggiornamento software delle tue conoscienze archeologiche.

      • frenand ha detto:

        Dammi qualche indicazione, io mi rifaccio alle fonti.
        A proposito “conoscienza” si scrive senza la – i -.

        • Danieleb ha detto:

          primo…leggi l’articolo.Secondo, per quanto riguarda la testimonianza biblica basta, vedi prima lettera di Pietro quando parla di Babilonia..il riferimento è Roma a detta di tutti gli esegeti. Si hanno anche le citazioni di Papia, Clemente di Alessandria ed Ireleno..senza contare il ritrovamento archeologico sotto la basilica vaticana. Ribadisco poi quello che dice l’articolo: nessuna altra città ha mai rivendicato il Santo.

        • lorenzo ha detto:

          Prima lettera di Pietro, lettera ai Corinti di Clemente, Papia, Ignazio d’Antiochia, Dionigi Vescovo di Corinto, Eusebio di Cesarea, Ireneo di Lione, Tertulliano, Origene…

          • frenand ha detto:

            A tutti questi autori mi accosto con diffidenza, non dimentichiamo che scrivevano interpolando e omettendo per costruire la visione “paoliniana”.
            Origene, ad esempio, é stato riveduto da Rufino di Aquileia, questi ha il coraggio di dire nella sua introduzione di aver fatto come san Girolamo : ( Prefazione alla traduzione del ” De Principiis” di Origine.
            E qui mi fermo……
            Saluti a tutti

            • frenand ha detto:

              Vedo che non compare tutto il testo:
              A tutti questi autori mi accosto con diffidenza, non dimentichiamo che scrivevano interpolando e omettendo per costruire la visione
              “paoliniana”.
              Origene, ad esempio, é stato riveduto da Rufino di Aquileia,
              questi ha il coraggio di dire nella sua introduzione di aver
              fatto come san Girolamo : ( Prefazione alla traduzione del ” De Principiis” di Origine.
              E qui mi fermo……
              Saluti a tutti

              • Alèudin ha detto:

                cortesemente Frenand prima di andartene mostraci il tuo curriculum di studi e pubblicazioni, perchè sai anche al bar sotto casa mia oltre che allenatori sono tutti pure teologi e storici della Chiesa oltre che esperti di dogmatica.

                • andrea g ha detto:

                  Ah ah, grande Alèudin!
                  Hai centrato il punto, mr frenand mi faceva proprio pensare ad
                  uno storico da Bar Sport.

            • lorenzo ha detto:

              Ti fidi di quanto scritto in 1Pt 5.13: “Ἀσπάζεται ὑμᾶς ἡ ἐν Βαβυλῶνι συνεκλεκτὴ καὶ Μάρκος ὁ υἱός μου”?
              Quali motivi porti a supporto del fatto che non si stia alludendo a Roma?

              Mi spieghi perché studiosi come Harnack, Lietzmann, Caspar, M. Dibelius, H. von Campenhausen, Bolotov, Cullmann, ecc., sostengono che Pietro è morto a Roma?

              Non riesco a trovare il brano in cui Giuseppe Flavio afferma che Pietro è stato ucciso a Gerusalemme: potresti, per favore, indicarmelo?

            • Katy ha detto:

              Frenand è un classico miticista, i ragionamenti sono gli stessi. Prima dice che non ci sono prove, poi scopre che le prove ci sono e afferma che non sono valide perché sarebbero interpolazioni.

              Si potrebbe discutere per anni ma non c’è possibilità che uno storico faccia loro cambiare idea.

              • Emanuele ha detto:

                infatti, questo è il metodo odifreddi… I documenti non sono affidabili (ma solo quelli cristiani), gli storici sono di parte (ma solo quello cattolici), etc.

                Della serie, le prove smentiscono le loro idee… Tanto peggio per le prove…

            • Danieleb ha detto:

              Il problema dell’interpolazione o omissione non è cosa esclusiva della vicenda cristina ma è comune ad ogni testo antico. Se ci dovessimo fermare a questo, credo che 3/4 della storia antica dovrebbe essere considerata inaffidabile perchè i copisti non li hanno certo inventati i cristiani. Il nostro problema è quello di giudicare la letteratura antica secondo canoni moderni, ma ogni storico sa che questa non è la strada giusta da seguire. Ogni testo antico è stato copiato e spesso “corretto” dai vari copisti dell’epoca. Non era certo stato ancora inventato il copyrigt quindi l’unica soluzione che rimaneva al redatore originario, era esegire una riscrittura dell’opera edulcorata dalle varie interpolazioni o correzioni. Il tuo accostarti con diffidenza ai vari autori antichi è tua personale, rispettabile certo, ma personale. Rientrando quindi nella categoria delle opinioni, non può considerarsi prova storica. Cercare prove inconfutabili quando si affrontano certe tematiche è quasi una chimera, ma questo te lo potrebbe dire qualsiasi storico antico. Di molti personaggi o fatti storici per esempio, abbiamo anche lì testi la cui redazione finale risulta essere molto oltre i fatti reali e poi riportata sempre da vari copisti. Stranamente però di queste altre vicende nessuno manifesta incertezze. Per quanto riguarda la questione di Pietro a Roma, quello che abbiamo sono dei forti indizi, costituiti dalla testimonianda sia dei tanti autori dell’epoca, ma anche dalla testimonianza di reperti archologici. Di contro non mi sembra che abbiamo alcun tipo di testimonianza che possa mettere in discussione tale tradizione.

              • Emanuele ha detto:

                Infatti, nessuno mette in dubbio la vita e le gesta di Alessandro Magno, benche la biografia sia stata scritta tre secoli dopo la sua morte e la copia più recente, se non ricordo male, risale a dopo il 1000 dC. Eppure, anche a lui sono state attribuite gesta mirabolanti…

                • Danieleb ha detto:

                  Ma che pretendi! Di questi tempi c’è chi nonostante ci siano filmati, testimonianze dirette, documentazioni, resti architettonici e reparti vari, mette in dubbio la realtà dell’olocausto, figuriamoci eventi storici così antichi. Se applicassi lo stesso metodo su tutte le vicende storiche credo che si salverebbe solo il periodo storico che va dall’illuminismo in poi…ma ho qualche dubbio anche su quello.

    • Fabrizia ha detto:

      Se fra duemila anni in un cimitero italiano trovano la tomba di un Giuseppe, scriveranno che hanno trovato la tomba di Garibaldi? O forse quella di Verdi? Sai quanti Simone c’erano a quel tempo a Gerusalemme?

      • Fabrizia ha detto:

        Era un commento alla fine dell’articolo, non a Frenand.

      • Claudio ha detto:

        E’ incredibile come quando si tratti di uomini legati alla storia del Cristianesimo, si è sempre scettici… Non si ha invece difficoltà a credere che la tomba sotto la piramide di Cheope fosse quella del faraone Radames 3049 (per dire)… O quella dello stesso Garibaldi o Verdi che tu citi… Lo stesso ragionamento vale anche al contrario. Che bella logica eh, che trionfo della ragione davvero… Dai riscriviamo tutta la storia allora, mica è sicuro che le ossa ritrovate fossero di questo o di quell’altro… Ma per cortesia, sii seria…

  • Alberto ha detto:

    Avete mai fatto la visita virtuale alla tomba di Pietro? E’ emozionante, molto ben fatta, ve la consiglio:
    http://www.vatican.va/various/basiliche/necropoli/scavi_italian.html

  • Sergio ha detto:

    Non sono molto esperto in questo campo, ma ho letto che molti archeologi, anche cattolici, non sono molto convinti della presenza nella necropoli Vaticana della tomba di San Pietro. Il pensiero di questi è che sotto la basilica romana ci sia solo un momumento per ricordare il luogo del supplizio dell’ apostolo, tesi sostenuta anche per il fatto che in prossimità della presunta tomba di Pietro sono stati ritrovati i resti di un cimitero pagano (che avrebbe quindi reso quel luogo non adatto ad una sepoltura tanto presigiosa). Quindi per molti esperti il colle Vaticano più che il luogo reale della sepoltura risulta il luogo del martirio e dove la tradizione vuole il suo ricordo. Ripeto, non essendo esperto di archeologia ma molto affascinato da questa materia mi piacerebbe avere qualche spiegazione a riguardo
    Grazie

    • Ottavio ha detto:

      Purtroppo non conosco un solo storico serio che affermi una cosa del genere. Ci sarà sicuramente qualche complottista ma certamente nessuno che è parte della comunità scientifica.

    • Danieleb ha detto:

      Da quanto ne so, gli storici sono convinti che la prima tomba di Pietro( e mi sembra ci sia una tradizone a sostegno di questo ma non ricordo ora) non sia stato sotto al colle Vaticano ma nelle catacombe di San Sebastiano. Successivamente( credo intorno al secondo o terzo secolo) furono trasferite dove sono ora. Ad onor del vero anche la scritta sopra la tomba “Pietro è qui” risulterebbe anche lei essere del 4 secolo se non ricordo male. Di contro però abbiamo che già nel primi secoli ( se ci fermiamo solo alle testimonianze archeologiche) c’ era una tradione molto antica che riconosceva a quei resti una importanza tale da costruire una tomba di un certo prestigio con tanto di scritta per l’identificazione. In più abbiamo la testimonianza sileziola dei tanti fedeli che già dall’inizio, preferirono farsi seppellire vicino o nei dintorni di a quel feretro. Forse qualche cosa significherà tutto questo. Qualcuno disse una volta, che tanti indizi spesso fanno una prova.

  • Picchus ha detto:

    Eusebio storico della Chiesa del II secolo?? Pregasi correggere con “tra III e IV secolo”

    • Redazione UCCR ha detto:

      Chiediamo venia, un errore di battitura.

      A proposito caro Picchus, ci sono novità sul frammento del Vangelo di Marco del primo secolo annunciato da Daniel B. Wallace di cui ci aveva parlato un anno fa?

      • Danieleb ha detto:

        posso rispondere io…da un altro forum ho apprenso che il signor Wallance abbia commesso un errore ad annunciare al mondo il ritrovamento di questo frammento di vangelo perchè sono sorti problemi con il possessore di tale frammento complicando la trattativa dell’acquisto. Forse corriamo il rischio che i dati di tale frammento non verranno mai pubblicati.
        Comunque non credo che tale reperto modificherà di molto la datazione evamgelica. Anche ammesso che fosse del primo secolo come sostiene Wallance, difficilmente credo sposterà di molto la datazione sostenuta dalla maggioranza degli studiosi i quali sostengono che la redazione finale dei vangeli vada dal 70 al 95 d.C circa. Quindi, tale frammento dovrebbe dimostrarsi più antico del 70 ma il problema è che, da quanto ho capito,che la datazione sia stata ottenuta solo con il metodo paleografico. Quindi al massimo gli studiosi potranno dire che è databile tra il primo secolo e il 100 d.c.

  • andrea g ha detto:

    @Frenand
    “A tutti questi autori mi accosto con diffidenza”.
    Comprensibile, se la realtà non è quella che vuoi tu, tanti saluti
    alla realtà.

  • Danieleb ha detto:

    Vorrei poi aggiugere che la scritta sulla lapide ritrovata a Gerusalemme nel 1953 tradotta come Simone bar Yonah non è nemmeno certa. Questo perchè sembra che alcune lettere non siano molto chiare. Da quanto ho capito la traduzione più probabile è “Simona bar Zilla”. C’è da dire poi una cosa: se fosse stato realmente Pietro non si capisce perchè solo lui è stato trovato di apostolo importante sotto la Dominus Flevit. Come mai poi nessun documento o nessuna tradizione accenna a tale ipotesi che io sappia. Vista poi l’importanza del personaggio, non si capisce come mai non gli venne costruita una dimora più adeguata.

    • Paolo Viti ha detto:

      E sopratutto ti pare che i cristiani primitivi lo vanno a chiamare con il suo nome di battesimo, così come più nessuno lo chiamava? Nemmeno una citazione a Cefa o Pietro? Figuriamoci su…!

  • GiacomoMo ha detto:

    L’idea che Pietro sia stato a Roma viene fuori dall’INTEPRETAZIONE di un passo biblico, I Pt 5:13, nel quale Pietro manda “saluti da Babilonia”.

    Così l’idea che Babilonia significa Roma semplicemente è un’interpretazione, ma non è sostenuta dai fatti. Fu messa in dubbio perfino da eruditi cattolici romani dei secoli passati, compresi Pietro De Marca, Giovanni Battista Mantovano, Michele De Ceza, Marsile di Padova, Giovanni Aventino, Giovanni Leland, Carlo Du Moulin, Luigi Ellies Dupin e il noto Desiderio (Gerardo) Erasmo. Lo storico ecclesiastico Dupin scrisse: “La Prima Epistola di Pietro ha la data di Babilonia. Molti antichi han compreso che quel nome significhi Roma; ma pare che non possa prevalere nessuna ragione secondo cui S. Pietro cambiasse il nome di Roma in quello di Babilonia. Come avrebbero potuto quelli ai quali scrisse capire che Babilonia era Roma?”.

    Ci sono prove che sebbene Babilonia declinasse dopo la sua caduta nelle mani dei Medi e dei Persiani, essa continuò a esistere. Ci fu una considerevole popolazione giudaica nella zona di Babilonia ai primi secoli d.C.. The International Standard Bible Encyclopedia dice: “Babilonia restò per secoli un fuoco di giudaismo orientale, e dalle considerazioni delle scuole rabbiniche fu elaborato nel 5° sec[olo] della nostra èra il Tal[mud] di Gerusalemme, e un sec[olo] dopo il Tal[mud] di Babilonia”.

    Ci sono prove bibliche che Pietro restasse a predicare ai Giudei (ai circoncisi) in Gal. 2:7-9 -> “7 Anzi, visto che a me era stato affidato il vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi – 8 poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per i pagani – 9 e riconoscendo la grazia a me conferita, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Barnaba la loro destra in segno di comunione, perché noi andassimo verso i pagani ed essi verso i circoncisi.” (C.E.I. Gerusalemme).

    La testimonianza di Clemente, utilizzata da chi e’ a favore dell’idea che Pietro fu a roma e’: “Poniamo dinanzi ai nostri occhi gli illustri apostoli. Pietro, per ingiusta invidia, sopportò non una o due, ma numerose fatiche; e quando ebbe a lungo subìto il martirio, si dipartì verso il luogo della gloria a lui dovuta. A causa dell’invidia, Paolo pure ottenne la ricompensa della paziente perseveranza, dopo essere stato sette volte gettato in cattività, costretto a fuggire e lapidato. Dopo aver predicato sia in oriente che in occidente, ottenne l’illustre reputazione dovuta alla sua fede, avendo insegnato la giustizia al mondo intero, ed essendo venuto all’estremo limite dell’occidente e avendo sofferto il martirio sotto i prefetti”.

    È vero che Clemente menziona sia Pietro che Paolo. Ma egli non dice in nessun luogo che entrambi subissero a Roma la morte da martiri. Si riferisce solo a Paolo che predicò “sia in oriente che in occidente”, implicando che Pietro non fu mai in occidente (servì, piuttosto, in oriente, a Babilonia). Così la testimonianza di Clemente in effetti contrasta l’idea che Pietro fosse a Roma.

    Poi c’e’ la testimonianza di Ignazio: “Non vi do, come Pietro e Paolo, comandamenti. Essi furono apostoli; io non sono che un uomo condannato”.

    Disse Ignazio che Pietro e Paolo fossero a Roma? No, egli semplicemente dichiarò che, come apostoli, Paolo e Pietro avevano emanato comandamenti. Si ricordi che comandamenti possono essere emanati per mezzo di lettere, mediante messaggeri o anche verbalmente quando si è visitati da persone provenienti da altri luoghi. Non occorre che chi comanda sia personalmente presente in una particolare città.

    Secondo gli scritti esistenti di Ireneo (secondo secolo E.V.), egli disse che Pietro fu a Roma. Leggiamo: “Anche Matteo emanò un Vangelo scritto fra gli Ebrei nel loro proprio dialetto, mentre Pietro e Paolo predicavano a Roma, ponendo le fondamenta della Chiesa”.

    C’è anche un riferimento all’“universalmente nota Chiesa fondata e organizzata a Roma dai due più gloriosi apostoli, Pietro e Paolo”.

    Ciò nondimeno, Ireneo poté non fare queste dichiarazioni. Perché no? Perché gli originali scritti greci di Ireneo si son perduti. Queste parole attribuite a lui sono tradotte da una povera versione latina trovata circa centinaia d’anni dopo.

    Uno scriba latino poté facilmente aggiungere i punti inerenti a Pietro. Che ci fossero contraffazioni simili è ammesso da Luigi Ellies Dupin, storico ecclesiastico cattolico romano. Egli dice: “I cattolici inventarono storie false, miracoli falsi e false vite di santi per nutrire e sostenere la pietà dei fedeli”.

    La più forte evidenza contro le dichiarazioni che si pretende fossero fatte da Ireneo è il loro disaccordo con la Bibbia. Come appare evidente dalla lettera ai Romani, a Roma c’erano cristiani prima che in questa città vi giungesse l’apostolo Paolo. Ciò è riconosciuto nell’introduzione del libro ai Romani nella New American Bible cattolica: “Poiché né la primitiva tradizione cristiana né la lettera di Paolo ai Romani menziona un fondatore della comunità cristiana a Roma, si può concludere che la fede cristiana venisse in questa città per mezzo di membri della comunità giudaica di Gerusalemme che erano convertiti cristiani”.

    Non c’è nessuna solida evidenza, né archeologica né storica, per stabilire che Pietro stesse a Roma. L’evidenza della Bibbia mostra il contrario. La pretesa della Chiesa Cattolica Romana inerente al “Primato apostolico di Pietro” è perciò falsa!

    • Paolo Viti ha detto:

      L’unica evidenza è che chi sostiene queste cose non le sa mai perché ha studiato ma perché copia e incolla pensierini che circolano sulla rete, nel caso di GiacomoMO le ha prelevate direttamente da un utente, probabilmente un Testimone di Geova, su Wikipedia e le ha incollate qui, senza ovviamente citare la fonte. Si chiama plagio: http://wikipedia.sapere.virgilio.it/wikipedia/wiki/Discussione:Papa

      1) Entriamo nel merito. Il testimone di Geova che scrive questo brano (non Giacomo ma colui al quale ha copiato) non sa, forse anche lui perché non aveva studiato, che quando Pietro parla di Babilonia ne parla ovviamente in senso metaforico citando la Roma pagana, così come viene fatto nell’Apocalisse di S. Giovanni (c. 17-18) e nei Libri Sibillini. Così la intendevano Papia, Clemente Alessandrino, Eusebio di Cesarea e S. Girolamo. Perfino l’anticristiano Renan riconosce che “In questo passo Babilonia designa evidentemente Roma; è in tal modo che si chiama, nelle comunità primitive, la capitale dell’impero”.

      Anche perché, l’antica Babilonia quando viene citata da Pietro era praticamente distrutta da molti secoli e in Mesopotamia non esisteva una comunità cristiana. Per Plinio e di Strabone, non era più che un “grande deserto”.

      2) Rispetto alla Lettera ai Corinti di Clemente, quando egli parla della “grande moltitudine di oltraggi e tormenti” per gli storici si intende evidentemente la stessa di cui parla Tacito (Ann. 15, 44) e cioè la moltitudine delle vittime sacrificate a Roma durante la persecuzione neroniana. Non esiste nessun altro riferimento adeguato.

      3) Sant’Ignazio d’Antiochia scrive ai cristiani di Roma e cita loro Pietro e Paolo come esempio da seguire, parole che non avrebbero fondamenta o senso se non supponessero un governo di Pietro a Roma.

      4) E si potrebbe andare avanti citando Dionigi, Vescovo di Corinto (“Tutt’e due (Pietro e Paolo), venendo nella nostra città di Corinto, ci ammaestrarono nella dottrina evangelica; indi se ne andarono in Italia ed, avendo istruiti allo stesso modo voi (Romani), contemporaneamente subirono il martirio”); Eusebio di Cesarea (che parlando di Pietro e Paolo cita Gaio: “Io posso mostrarti i trofei degli Apostoli. Se vorrai recarti nel Vaticano o sulla via Ostiense, troverai i trofei di questi due, che fondarono questa Chiesa”); Tertulliano (il quale informò che “Pietro venne a Roma fatto simile al Signore nel martirio” e battezzò nel Tevere); Origene (“”Pietro sembra aver predicato nel Ponto, nella Galazia, nella Bitinia, nella Cappadocia, nell’Asia, ai Giudei della Dispersione. Finalmente, venuto a Roma, vi fu crocifisso con la testa all’ingiù”).

      5) Poi si dovrebbe parlare delle scoperte archeologiche: l’iscrizione detta della platonia nelle Catacombe di S. Sebastiano dice: “Tu che domandi sul nome di Pietro e di Paolo, sappi: qui un tempo hanno abitato i due santi”; le centinaia di graffiti nelle catacombe di S. Sebastiano con i nomi e invocazioni a Pietro e Paolo ecc….

      6) Termino ricordando che non esiste uno storico che affermi quel che sostengono i testimoni di Geova. Persino i protestanti tedeschi hanno dovuto cambiare idea, come ad esempio Harnack, Lietzmann, Caspar, M. Dibelius, H. von Campenhausen ecc. Addirittura Harnack arriva ad ammettere: “Il martirio di S. Pietro a Roma è stato negato dai tendenziosi pregiudizi protestanti ed in seguito dai preconcetti dei critici partigiani… Non vi è studioso che attualmente esiti a riconoscere che questo fu un errore”.

      Una pagina molto interessante da cui ho preso parzialmente spunto e in cui si trovano le fonti delle citazioni da me riportate:
      http://apologetica.altervista.org/san_pietro_roma.htm

      • Danieleb ha detto:

        Aggiungo…international bible encyclopedia cita per Questo sia un passo riferito a Giuseppe Flavio credo sulle antichità giudaiche il quale dice Che a Babilonia esisteva una ancora una comunità di giudei. Con questo ancora sottolinea infatti Fe la città di Babilonia era stata in gran parte abbandonata. La cosa interessante poi Che non dice nulla di cristiani presenti in quella città. Un altro passo Che cita sempre la international bible è un passo Che racconta di una distruzione di una chiesa cristiana nel quarto secolo…Questo passo ancora non dice nulla sulla eventuale presenza di cristiani a Babilonia. Perché la Babilonia del passo di Pietro non può Che essere Roma? Semplice…se si ha la pazienza leggere dal verso precedente sì legge: ” Vi ho scritto brevemente per mezzo di SILVANO, Che io ritengo fratello fedele, per esortarvi e attestarvi Che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi! Vi saluta la comunità Che vive in Babilonia e anche Marco, figlio mio”. Chi era Silvano? Era lo scrivano anche di Paolo. Dove stava Paolo? A Roma. Quindi? 2+2=4

        • Danieleb ha detto:

          Manca un pezzo perché scrivo con il cell…Sorry…quando scrivevo del passo citato dalla international bible sulla chiesa distrutta a Babilonia nel quarto secolo, volevo dire Che non dimostra affatto Che nel primo secolo vi erano cristiani in quella città. Infatti non si hanno prove della presenza di cristiani a Babilonia prima del III secolo.

  • Alfredo Gentile ha detto:

    Io mi baso su quello che la Parola di Dio dice non alle fandonie di qualche archeologo troppo mariano che vuole fare credere quello che non e’e Pietro e’ morto a babilonia, e non credo che un morto lo portassero da li fino a Roma, percio’ ma fatemi un piacere cercate Dio al posto di pensare alle tombe ed ai morti ma occupatevi dei vivi che stanno a dando a finire all’inferno, leggete ls Bibbia e andate a Dio con tutto il cuore senza ipocrisia’ ma con umilta’e sincerita’ e vedrete che se lo cercate Lui si fara’ trovare, perche’ non e sordo o cieco come quello che tu cerchi e non lo trovi lo stesso.

    • Danieleb ha detto:

      Bene…se ti basi sulla parola di Dio, rileggi il passo della prima lettera di Pietro che ho precedentemente citato…forse ti accorgerai che la Babilonia di cui parla Pietro è proprio Roma, visto che SILVANO era a Roma. Comprì? Se poi per te l’archeologia non ha peso affar tuo. Qui non si tratta di essere cattolici o meno ma gardare la realtà dei fatti. C’è poco da aggiungere sui ritrovamenti sotto la basilica di San Pietro. Parlano da soli. Se poi nemmeno questo vi basta. Bè. Che ve devo dì! Continuate a credere a quello che vi pare, magari pure che il mondo fu creato in sette giorni perchè lo dice la Bibbia.

    • Paolo Viti ha detto:

      Capisco, caro Alfredo, che quando le cose cominciano a non tornare più si smetta di dare retta agli storici e agli archeologici.

      Definire Renan e Harnack “archeologi mariano” significa non sapere che il primo è stato il più noto anticristiano mentre il secondo il più importante teologo tedesco protestante, il quale ha affermato: “Il martirio di S. Pietro a Roma è stato negato dai tendenziosi pregiudizi protestanti ed in seguito dai preconcetti dei critici partigiani… Non vi è studioso che attualmente esiti a riconoscere che questo fu un errore”.

      Tuttavia noi cattolici siamo abituati a confrontare la fede continuamente con la realtà, per questo ci è chiaro che il capitolo della Genesi non è un capitolo di storia e non va presa alla lettera rifiutando l’evoluzione biologica. Allo stesso modo, oltre alle Scritture che testimoniano la presenza di Pietro a Roma, occorre verificare se la tradizione, la letteratura e l’archeologia siano una conferma, ed infatti è così.

      Appurato che Gesù ha fondato la Chiesa, appurato che Pietro ha accolto la guida della comunità cristiana datagli da Gesù, appurato che è stato il primo Pontefice e ha governato a Roma ora possiamo occuparci dei vivi, avendo una conferma che la Chiesa cattolica si basa direttamente sulla successione apostolica e sulle indicazioni di Gesù Cristo.