L’immaturità delle femministe spagnole (e italiane)
- Ultimissime
- 17 Nov 2013
In Italia è diventato un bestseller nel 2011, addirittura il “caso letterario” dell’anno nella saggistica, ora lo stesso sta accadendo in Spagna dove è arrivato soltanto da qualche settimana. Si tratta di “Sposati e sii sottomessa” della scrittrice Costanza Miriano, attualmente all’ottavo posto nella classifica dei libri venduti su “Amazon”.
Questo enorme successo è anche dovuto alla sterile critica di qualche femminista-zitella italiana e della grande sollevazione mediatica e politica che invece si sta verificando in Spagna, dove addirittura i maggiori partiti politici hanno annunciato provvedimenti per il ritiro dal commercio del libro (“Casate y sé sumisa”, tradotto) e le femministe lo hanno denunciato alla Procura con l’accusa di apologia della violenza sulle donne. Nel Paese zapaterista è impossibile criticare il movimento femminista -come fa la Miriano nel suo libro- e proporre una visione cristiana del matrimonio che al posto dell’omologazione, preveda la naturale differenziazione e l’equilibrio dei ruoli familiari.
Si può non essere d’accordo, non leggere il libro, non consigliarlo, si può discuterne…eppure il femminismo non ne è capace, ma parla solo attraverso il linguaggio della violenza, della censura. In nome della libertà, viene tolta la libertà. Oltretutto nella maggioranza dei casi senza neppure leggere il libro, ma fermandosi al titolo, cioè un’affermazione di San Paolo dove la parola “sottomessa” non ha alcun legame con l’interpretazione moderna. La Miriano invita, da donna alle donne, a non voler controllare tutto: «fidati di tuo marito, obbediscigli, fai uno sforzo di vedere il bello di quello che lui dice e fa». «La parità di diritti e di dignità tra uomini e donne non è in discussione», ha spiegato ancora. «La Chiesa ha sempre sostenuto questo».
Il “matrimonio cristiano” non ha alcun legame con la donna chiusa in casa dedita alle faccende domestiche, la Chiesa non ha mai promosso tale visione, ha spiegato Feli Merino, membro del consiglio direttivo della casa editrice Nuevo Inicio che ha pubblicato il libro. D’altra parte la stessa Miriano è madre ma anche donna in carriera come giornalista della Rai. «Solo in un Paese estremamente ideologizzato può accadere che un giornalista di un’agenzia nazionale scriva una notizia su un libro conoscendone solo il titolo. Questo libro, che sembra sollevare un polverone, ha venduto migliaia di copie in Italia, dov’è stato accolto come uno dei grandi successi dell’ultimo anno. Perché? Le italiane vogliono restare recluse in casa aspettando il marito con il brandy già in mano per servirglielo con premura? No. La questione è che è un libro interessante, indipendentemente dal fatto che si sia d’accordo in tutto o in parte con quanto dice».
Sul “Fatto Quotidiano” la femminista Silvia Ragusa non ha creduto di poter tornare a bastonare la collega in difficoltà, esultando perché le sue amiche spagnole sono riuscite a censurare laddove lei ha fallito in Italia. Oltretutto diffamando anche il proprietario della casa editrice, Javier Martínez, arcivescovo di Granada, accusandolo di aver affermato (mettendolo tra virgolette): “Se la donna abortisce, il maschio può abusare di lei”, quando in verità ha detto un’altra cosa, una verità scomoda: l’interruzione di gravidanza «facilita anche l’irresponsabilità di uomini e donne nelle proprie relazioni, e -per estensione- gli abusi verso le donne».
Lo stesso arcivescovo in un comunicato ha ricordato che «Costanza Miriano è stata recentemente invitata a partecipare al seminario sulla dignità della donna, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici», incontrando Papa Francesco e che «la posizione della casa editrice su questi due libri è in accordo con l’insegnamento della Chiesa». Oltretutto rilevando che «gli scaffali delle librerie, sono pieni di libri che, talvolta in modo ironico, talaltra con la massima serietà, insultano o si prendono gioco di sacre verità, dal matrimonio alla maternità, dalla libertà di educare a un significato profondo del vivere alla realtà della fede che professa gran parte del nostro popolo. Per di più, questi insulti e prese in giro godono della protezione della libertà di espressione». E si vuole censurare questo libro? In realtà il vero obiettivo di tutta la polemica, ha spiegato ancora la Miriano, è la Chiesa cattolica spagnola.
«Il mio sarebbe il primo libro censurato in Spagna dopo la fine del regime di Franco», ha commentato. «Mi dispiacerebbe perché parla a donne indurite e uomini egoisti, si potrebbe provare a dargli un’occhiata. La maggior parte della gente si è fatta un sacco di risate (in molte librerie sta nel settore umorismo). Oppure si può sempre non comprarlo».
La redazione
58 commenti a L’immaturità delle femministe spagnole (e italiane)
Non mi piace il titolo. Comunque lo leggerò.
C’è anche la continuazione “Sposala e muori per lei”. Il titolo è forte, ma come spiega l’articolo non è la sottomissione intesa in senso moderno. Buona lettura!
Non bisogna fermarsi alle apparenze .
Chi si ferma è perduto .
il titolo era provocatorio, forse un po’ troppo
Immaturità proprio perché è immaturo chi si ferma al titolo.
purtroppo al giorno d’oggi s’ha da dialogà anche con gli immaturi che ormai costituiscono la maggioranza
Sono arrivata a metà libro, simpatico, spassoso, ma soprattutto CRISTIANO.
Cervellino piccolo chi si ferma al titolo!!! Gli uomini spagnoli cmq sono più intelligenti delle loro compagne, perchè non si scandalizzano per il fatto che chiede di morire per loro!!! ( hanno capito che è una metafora)
Mi chiedo continuamente come facciano le femministe “estreme” a destreggiarsi nella vita quotidiana, vista la loro totale incapacità di ragionare logicamente. Cosa faranno, ad esempio, quando vedono un semaforo rosso?
Il semaforo rosso “è evidentemente un controllo imposto dal patriarcato per impedire alle donne di trovare la libertà al di là dell’incrocio.”
Al massimo, in caso di incidente, era colpa del barista maschio che le ha venduto 10 martini.
Caro amico… stai attento. Se dal tuo nick deduco correttamente il tuo orientamento filosofico, i libri degli autori da te tanto apprezzati subiranno lo stesso destino del pericolosissimo volume della Miriano. Ricordo bene quando Sylvie Coyaud rispose a Francesco Santoni che Tommaso d’Aquino aveva torto in quanto autore notoriamente “maschilista”… 🙁 🙁 🙁
Ehm… domando scusa per il nick. Ero io in entrambi i casi 🙂
Be, vabbè, cioè, Sylvie Coyaud … non spariamo sulla Croce Rossa …
Premetto che non ho letto il libro e pertanto non mi avventuro a commentare una cosa che non conosco.
Aprezzo comunque Costanza Miriano sia come persona che come scrittrice.
Ritengo però che con il titolo del libro abbia commesso una grossa stupidaggine.
Convintissimo che l’ opera della Miriano voglia essere tutto tranne che un’ esortazione alla “sottomissione”, così com’ è intesa nel linguaggio comune, della donna.
E’ anche vero però che la canaglia anticlericale con quel titolo ci è andata a nozze col risultato di aver limitato, tramite una censura da medioevo,la diffusione di idee sane ( che è quello che realmente conta )in una più larga fascia di lettori; limitazione che non sarebbe avvenuta soltanto con un titolo diverso.
Del resto anche Nostro Signore consigliava sì la mansuetudine della colomba, ma anche l’ astuzia del serpente.
Spiace constatarlo, ma troppe volte noi cattolici ci facciamo male con le nostre mani, non credete?
…la Miriano, come ho spiegato sotto, ha citato la Bibbia. Lasciamo gli anticlericali arrostire e non facciamoci sedurre dal maligno…
Ok Emanuele , ho capito che il titolo è solo una provocazione, ma quante persone, nella nostra società riescono ad afferrarlo?
In Spagna il libro è stato censurato, cosìcchè in tante famiglie non è potuta entrare una parola buona, parola buona che con un po’ di “astuzia” ( uso questo termine con un po’ di disagio)avrebbe potuto entrare e magari in qualche mente fare breccia.
Siamo in “guerra” caro Emanuele e annunciare il Vangelo nella nostra Europa equivale a fare la guerra in pieno territorio ostile, pertanto se si vuole far penetrare le idee bisogna imparare ad eludere il “nemico”.
…sì, comunque il libro ha avuto ottime vendite, tanto da essere un caso letterario. …non credo sia stata una strategi sbagliata.
Non hai capito nulla Gladio, quel titolo l’ha messo apposta, estrapolando una frase di S.Paolo. ( che vuoi che ne sappiano le femministe di S. Paolo?)
Se l’hai capito tu che il testo vuole indicare tutto tranne la sottomissione della donna, come mai le spagnole non ci sono arrivate?
Questo polverone semmai l’avrebbero sollevato le italiane 3 anni fa quando è uscito il libro!!!
Non è che non l’ abbiano capito!!! non ‘ hanno voluto capire!!!comunque anche se non l’ avessero capito ( da quelle zucche non c’ è da stupirsi di nulla ),gli è stato offerto un pretesto su un piatto d’ argento per censurare un’ opera che le avrebbe certamente danneggiate!!!
Aggiungo a mo’ di esempio:
Avete presente il racconto di Giovannini Guareschi “Il compagno don Camillo”?
Bene, in quel racconto il breviario entra in Unione Sovietica con stampigliato in copertina “Massime di Lenin”.
Ecco, grazie a questo titolo la parola di Dio è entrata nel regno dell’ ateismo. Ammetto che il paragone non calza alla perfezione ma credo0 di aver chiarito meglio il concetto.
ma si sono censuarate da sole!
Da quando un libro proibito non sara più in circolazione?
Per me quella censura ha incrementato la sua vendita!!!
e non solo in Spagna ma nel resto d’Europa, con il polverone che ha sollevato
Il titolo è volutamente provocatorio…
Riprende San Paolo nella famosa lettera agli Efesini. Tutti si scandalizzano, perché leggono solo la prima parte: “le moglie siano sottomesse ai mariti”.
Se avessero mai aperto una bibbia (e lo dico rivolto anche a molti sedicenti cattolici, compreso qualche prete) avrebbero letto anche il seguito: “come la Chiesa è sottomessa a Cristo”. Inutile sottolineare che questa sottomissione non è quella del marito padrone, infatti Cristo è venuto per servire la Chiesa e per dare la vita per lei, non per trovare cena pronta e pantaloni stirati.
E leggendo ancora un po’ oltre, troviamo: “e i mariti amino le proprie mogli, come Cristo ha amato la Chiesa”. Dunque, nuovamente Paolo esorta i mariti all’amore sull’esempio di Cristo, chiedendo anche l’estremo sacrificio per la proria moglie.
Volendo essere terra terra, San Paolo chiede alle moglie di non tradire il marito e di rispettarlo, ai mariti chiede l’amore fino al sacrificio della vita! Alla faccia del maschilismo…
Certo se uno interpreta amore, sottomissione e servizio con i criteri del mondo, queste frasi possono sembrare discriminatorie e assurde… Ricordiamo però che Cristo regna, ma il suo trono è la Croce, la sua corona sono le spine… forse all’ultima cena ha preteso di essere servito battendo i pugni sul tavolo? O si è chinato lui sui piedi polverosi dei suoi discepoli? Questo esorta san Paolo: mariti, lavate i piedi alle vostre mogli! E voi mogli, accettate questa lavanda, sull’esempio di San Pietro.
Questo è un grande esempio di umiltà: di chi lava, perhé si abbassa ad un lavoro servile; di chi si fa lavare, perché riconosce che, senza l’aiuto del marito o moglie (segno di Cristo), non è ingrado neppure di pulirsi i piedi, figuriamoci l’anima!
Quindi la Miriano ben ha fatto a ricordare cos’è nell’essenza il matrimonio cristiano: una via di santità. Via in cui i coniugi si salvano INSIEME, non luogo dove ognuno realizza se stesso. Come dice Gesù, non esistono più due persone, ma una sola carne.
Il libro della Miriano da fastidio per questo, non perché ricerca una nostalgica impostazione patriarcale del matrimonio, ma perché indica l’estrema novità del matrimonio cristiano, vero esempio di santità.
Grazie, un aggancio alle letture (spiegate bene, bravo) era indispensabile.
…grazie, ma non è farina del mio sacco…
Bellissimo, quello che scrivi. Bellissimo, un matrimonio basato sull’amore e il servizio reciproci. Però, purtroppo, non credo di essere l’unica a pensare che molti matrimoni si reggevano (e magari si reggono ancora) sul sacrificio delle mogli,uniche chiamate a dare tutto e perdonare sempre. Speriamo si cominci a cambiare.
Tra come dovrebbero essere le cose e come sono nella realtà, putroppo, c’è di mezzo il peccato…
Però, quante donne si trincerano dietro a questa scusa? Alcune donne preferiscono rimanere a casa per stare con i figli ed accudire il marito… poi magari a 45 anni si svegliano ed ascoltanto le sirene femministe iniziano a dire che la vita è uno schifo…
Mia moglie non adesso non lavora, ma io le sono grato per quello che fa e per come riesce ad educare nostra figlia… Io non mi diverto per niente, ho un lavoro precario sottopagato. Piacerebbe anche a me passare più tempo con mia figlia che spesso vedo solo la sera, quando ormai sono distrutto… Sia stare in casa a badare ai figli sia lavorare hanno pro e contro. Non si tratta di vedere le cose come contrapposte, ma di fare squadra.
Anche nelle più grandi squadre ci sono i portieri, i difensori, le riserve, i massaggiatori, i medici, etc. Se manca una di queste persone o una di queste persone fa male il suo lavoro, difficilmente la squadra vince il campionato.
Dobbiamo dimenticare la logica del numero 10: chi segna è il più bravo… questa logica non è né cristiana né efficace. Quindi, le donne che non lavoranosi devono sentire orgogliose di mantenere una casa a posto, i figli educati, etc. Perché se non ci fossero loro a far quadrare i conti, il magro stipendio del marito difficilmente permetterebbe di vivere in modo dignitoso. E neppure è giusto che la coppia lavori 10 ore al giorno, per guadagnare i soldi necessari per parcheggiare i figli con la babysitter o in palestra o al corso d’inglese…
Io credo che la Miriano abbia indicato una via per uscire da questa mentalità consumistica… certo richiede sacrifici, ma questi sono meriti, non cose di cui vergognarsi.
Caro Emanuele, sarebbe bello se fosse sempre come dici tu. Purtroppo, il lavoro delle donne a casa, l’accudimento, il servizio, li apprezzi tu. Ma il grosso della società evidentemente no. Avere figli ormai non è più solo una scelta privata. È il primo servizio reso da una donna(scusa, ma è soprattutto la donna) alla società. Senza figli, la società scompare e viene sostituita da gruppi più prolifici. La soluzione più economica è permettere alle donne con figli e che lavorano di lavorare part-time ma pagate a salario intero. Dallo Stato, cioè dalla collettività, cioè anche da chi non ha figli ma avrà bisogno dei figli degli altri per la pensione. Alt! Prima si seppellirmi di critiche…riflettiamo sui vantaggi. Più tempo per la donna per fare figli e potersene occupare (neanche fra mille anni gli uomini se ne occuperanno tanto quanto le donne),più figli, meno immigrazione con tutti i costi ,tra cui la mancata integrazione, che l’immigrazione comporta. I vantaggi economici ( magari c’è qualche lettore economista che potrebbe fare i conti?) dovrebbero essere evidenti già dopo pochi anni.
Se io provo a leggerlo, mia moglie me lo sbatte in testa.
Mia moglie invece cercherebbe di capire perché vorrei leggerlo e se mi dimostrassi interessato lo leggerebbe volentieri con me, anche se non fosse d’accordo.
C’è un trucco però: mia moglie lo ha già letto e ha imparato da Costanza, io ho imparato a morire per lei invece. Capisci la differenza? Violenza in casa tua, apertura in casa mia anche se c’è disaccordo. Questo insegna Costanza.
Compra un’ edizione economica, la copertina non è rigida
“fidati di tuo marito, obbediscigli, fai uno sforzo di vedere il bello di quello che lui dice e fa”…tua moglie ha tanto da imparare dalla Miriano.
e tu falle leggere la versione4 maschile, ” sposala e muori per lei”
Sostenere che chi sostiene la sottomissione della donna fa apologia antifemminista non è più vero che dire che chi sostiene la sottomissione dell’uomo ad un rapporto cosiddetto paritario (secondo il codice femminista) fa apologia antimaschilista. Non significa nulla. L’accusa di apologia è retaggio di codici illiberali (quello italiano lo è per certi versi) ed è sempre espressione di violenza oltre che di rozzezza argomentativa. Se uno crede che sia giusto così non è libero di dirlo? E perché? Un’idea ha più valore di un’altra ancor prima di essere discussa?
Povera Spagna…
la cosa più scandalosa è che lo stesso vescovo di Bilbao, monsignor Iceta, ha dichiarato che il titolo è “scandaloso” e “induce all’errore”.
Roba da matti. E ce la prendiamo con le femministe …
dove l’hai letto? puoi mettere il link?
vedi l’articolo sullo stesso argomento pubblicato oggi dalla Nuova Bussola Quotidiana.
Hai detto Bilbao…
Va bene che il mondo è globalizzato e le differenze culturali si sono appiattite con il ridursi delle distanze, ma nei paesi baschi i prelati hanno sempre strizzato l’occhio al progressismo: durante la guerra civile molti preti stavano dalla parte dei repubblicani…
Come volevasi dimostrare, ho ragione io…
Ormai la nuova evangelizzazione in Europa va portata avanti con la tecnica delle operazioni di “coommandos”,come nei telefilm: pochi uomini, ben addestrati , idelogicamente ben motivati e col nerofumo spalmato sulla faccia.
Ho reso l’ idea?
perché non scriviamo al Papa dicendogli di questo vescovo? Visto che considera molto messaggi e telefonate, magari da retta pure a noi.
Ottima idea prima però bisognerebbe, per sicurezza e correttezza sentire direttamente l’ interessato perchè dai giornali…
Voglio ancora sperare che non sia vero anche se ormai non mi stupisco più di niente
Ho trovato questo video… sì, andrebbe sentito tutto il discorso, ma la notizia sembra fondata.
http://www.antena3.com/noticias/sociedad/obispo-bilbao-dice-que-libro-“casate-sumisa-refleja-pensamiento-iglesia_2013111300481.html
Da quello che ho capito, parte della polemica è dovuta al fatto che il libro è stato pubblicato dalla diocesi di Granada… probabilmente, se la Miriano avesse pubblicato con un editore “laico” la polemica sarebbe stata meno virulenta.
…pare che non tutti però la pensino così. Il mio livello di spagnolo non mi permette una traduzione letteraria, ma il senso mi pare abbastanza chiaro:
http://sociedad.elpais.com/sociedad/2013/11/16/actualidad/1384626692_463615.html
Ma che c’è di scandaloso nel titolo del libro della Miriano? Mica l’hanno censurato “Uomini che odiano le donne”, benché si presti ad essere interpretato come un’istigazione al femminicidio. Scandalosa e riprovevole è l’idiozia imperante, pericolosa quanto la mancanza di ironia (con cui spesso s’accompagna)
Non mi risulta però che il libro sia stato effettivamente censurato. Credo si tratti di una metafora, sono secoli che non si censura un libro in occidente, se non vado errato. Ma la cosa divertente di tutta questa faccenda è appunto che si invochi la censura, in un paese sedicente “aperto” come la Spagna, per un libro. Insomma una fatwa identica a quella che fu lanciata qualche anno fa per Versetti satanici di Salman Rushdie… Roba da matti. Cmq viste le vendite record, ben venga la fatwa progressista. Sono talmente scemi da farsi male da soli.
(pubblico qui perchè non mi fa lasciare commenti che non siano risposte… capita solo a me?)
ah… la censura atea, che bella trovata mascherarla da “rispetto”, “libertà”, sono belle cose: se una pubblicazione mi dà fastidio, posso tranqullamente dire “non mi piace, fa schifo”; invece no: meglio dire che è apologia di questo o quel reato per ottenere conseguenze legali (o sperare ingenuamente di ottenerle). Per darvi un’idea: un conto è se dico “censura atea” (sounds bad), altro è se dico “rispetto della diversità altrui”(sounds good). Un pò come dire ” sto prendendo in considerazione l’idea di esplicare funzioni escretorie nella parte terminale dei tuoi arti superiori nel caso non muti il tuo atteggiamento altezzoso” invece di “se non la finisci di sbattertela ti pis**o in mano”; ma l’ateo militante, guarda caso, sa sempre quando usare le belle parole per le sue “suine agiatezze” (ove noi esseri inferiori avremmo detto: “porci comodi”)
Ne abbiamo parlato anche nel nostro blog
“Sposati e sii sottomessa” un libro sovversivo
🙂
Blog estremamente interessante. Verrò a visitarlo spesso appena avrò finito di nerdare con i miei esami… 🙂 🙂 🙂
Allora in bocca al lupo per gli esami 😉
Non male il blog. Ha un’aria molto giovanile. 😀
Comunque io di farmi rappresentare dalle femministe non ho proprio voglia. Proprio come certi medicinali che nel tempo si sono dimostrati un’arma a doppio taglio assumendo poi il ruolo di droga: non se ne può fare a meno e se ne vuole di più, finché ci si ritrova con l’aborto tra i piedi, i figli che crescono su male perché non tutti hanno dei nonni a cui affidarli ed entrambi i genitori lavorano.
E lo stress…
Questa voglia di competizione immatura con il maschio a fare a gara di orgoglio, bravura e così via, portano le coppie a sfasciarsi e basta.
Sei libero di dire, pensare e fare tutto ciò che vuoi, finchè corrisponde a ciò che voglio io…
Le femministe non le capisco: gli vanno bene i libri sadomaso dove lì bene che non c’è libertà, ma libri che ti insegnano a vivere una sana vita matrimoniale proprio no.
Ecco un’altro danno della cosiddetta “libertà sessuale”! La voglia di trasgredire e la libertà di essere sé stessi sono due cose differenti. Ma quando lo capirà sta gente?
Crescete, femministe.Pensate con la vostra testa, e possibilmente non moltiplicatevi (in senso morale, intendo!).
L’avranno capita quando avranno solo cocci della loro vita da raccogliere.
Noi le abbiamo avvisate in tutti i modi per cui “chi è causa del suo mal, pianga sè stesso!!!
Scommetto che i libri e le pratiche sadomaso gli vanno bene soltanto nella variante “femdom”, non in quella “maledom”.
Pratiche un po’ così…osè, fanno parte della dialettica erotica di molte coppie “normali”. Nulla da obiettare all’interno di una relazione seria basata sul costruire una vita insieme che comprende tutto, di cui il sesso è parte.
Loro, però, lo fanno per ideologia, il che rende la dialettica sessuale diversa.
Ce l’hanno con gli uomini anche da quel punto di vista lì.
Per me si tratta di gente psicologicamente molto disturbata, quel tipo di femministe, intendo. E anche i maschi che gli vanno dietro: autentici masochisti.
In un rapporto uomo-donna intenso e passionale, che ha per forza di cose anche risvolti sessuali intensi, è vera più che mai la frase della Miriano: Sposala e muori per Lei….e scrivo lei con elle maiuscola.
Ma il vescovo di Grenada non si arrende:
http://www.tempi.it/arcivescovo-di-granada-chi-e-contro-il-libro-della-miriano-e-contro-il-popolo-cristiano#.Uon3cdKmH_c
In questa intervista Costanza è riuscita a riassumere perfettamente tutto il suo pensiero: http://costanzamiriano.com/2013/11/18/ma-di-cosa-state-parando/#more-9157
Sfido a trovare qualcuno che legga e non sia d’accordo, e sopratutto sappia argomentare.
L’unica parte dell’intervista che ho apprezzato è l’ultima, dalla domanda “Perché pensa che il suo libro abbia suscitato tante polemiche in Spagna?” in poi, soprattutto per ciò che Miriano dice della censura e per il fatto che comunque lei sembra più calata nella realtà.
Premessa: giusta e opportuna la critica a chi critica la Miriano senza aver letto il libro o i libri. Mi sa che ora me lo vado a comprare pure io.
Detto questo e concentrandomi invece su questa intervista, devo dire che, a pelle, non mi piace, più che altro perché non mi pare credibile.
Già a partire dal riferimento alle calze parigine, io personalmente – che NON appartengo come Miriano alla buona e alta borghesia – mi irrito; non che me ne freghi qualcosa di ste calze, ma credo che la maggior parte delle donne e delle persone abbiano altri riferimenti (la frase era “ passando dalle calze parigine al Catechismo”).
Più avanti si legge: “ … una donna comune come me che si mette a scrivere alle amiche. Chi mai avrebbe pensato che le mie lettere le avrebbero lette cinquantamila persone in Italia e all’estero?” Ecco, questa è la prima argomentazione poco credibile, poco sincera: per parlare o anche scrivere alle proprie amiche non c’è bisogno di scrivere un libro; dunque la scelta del libro era ben ponderata, così come scaltramente ponderato deve essere stato anche il titolo, di sicura presa. E i risultati in termine di vendite infatti hanno dato ragione alla furba operazione. Per inciso: non mi permetto di mettere in dubbio la fede e le convinzioni dell’autrice, ma avrei gradito maggiore schiettezza, tipo: avevo cose da dire, le ho messe su un libro sperando di venderne molte copie e di avere successo.
Andando ancora avanti, l’autrice parla del ruolo della donna (con immancabile riferimento a quello che fu Beatrice per Dante) che come compito primario avrebbe quello di redimere l’uomo aiutandolo a superare il suo connaturato egoismo. Dunque “donna”, “uomo”, trattati come intere categorie, il luogo comune insomma, la banalità, alla fine il falso, perché sappiamo bene che ci son solo persone, ottime o pessime, generose od egoiste, uomini o donne che siano.
La convinzione dell’egoismo del maschio deve essere proprio una fissazione, dato che è ribadita anche sotto la domanda “Una donna può essere felice di essere sottomessa al marito?”
Se io fossi un uomo, un po’ mi arrabbierei.
Inevitabile quindi il passaggio a parlare di quella particolare inclinazione “delle donne” le quali “SEMPRE” vogliono (“hanno la tentazione”) formattare le persone e imporre loro la propria visione del mondo.
E via di questo passo anche per quel che riguarda la risposta alla domanda “A che servizio è chiamata la donna nel matrimonio?”
Donna dalle grandi certezze appare comunque la Miriano, o almeno così sembra volersi proporre e, come tutte le persone dalle granitiche certezze, sotto sotto, a livelli forse inconsapevoli, un po’ arrogante e presuntuosa. Ad esempio a me pare abbastanza “agghiacciante” l’affermazione (riferita alle sue amiche che secondo Miriano dovrebbeo sposarsi) : “Perché le conosco e so che per loro quella è la via della felicità”
Sono d’accordo, questi giudizi comunque superficiali, ma la persona è pubblica, scrive, lavora o lavorava in rai, rilascia interviste.
Però ok, il libro va letto.
La diversità della diversità Regole e trasgressioni
di Eugenio Maria Falcone
La diversità umana ha sempre destato preoccupazione ai propri simili.
Il diverso era colui che nasceva deforme, che fisicamente presentava dei difetti e che in qualche modo metteva in imbarazzo e suscitava profonde riflessioni sulla stessa natura umana.
Il diverso così appariva, oltre che diverso per forma e contenuto, anche come manifestazione di qualcosa di indecifrabile, di magico o trascendentale.
Un elemento da venerare o da distruggere.
La nostra società, cioè quella occidentale, ma forse dovremmo dire società liberal-capitalista, ci ha insegnato che diverso significa anche altro.
Le radici dell’intolleranza, dell’ineguaglianza, dell’iniquo trattamento degli individui, traggono alimento da queste paure e dalle aberrazioni della “diversità” intesa come “supremazia”.
La storia recente, ma forse non dovremmo prendere molto le distanze, ci ha insegnato che “diverso” può essere colui che vuole a tutti i costi imporre agli altri suoi simili, la propria personale visione sulla “diversità”, una sorta di diversità nella diversità, insomma.
Allora dobbiamo dire, a questo punto, che è nel concetto stesso di diversità che è insito il concetto di “non normalità” ed è quest’ultimo che giunge pericoloso.
L’uomo, nello stabilire le regole, ha stabilito anche che la supremazia dell’individuo stà nella momentanea situazione del sistema di potere, perché le regole le stabilisce il legislatore attraverso le forme “momentanee” di partecipazione collettiva.
Può anche non esistere la partecipazione collettiva e ancor più pericoloso allora sarà il senso della “diversità”.
Quando la diversità diviene “LOBBY”, che sia femminista, che sia gay, che sia ariano, che sia giudeo, che sia bianco oppure nero oppure nordista o sudista, allora siamo all’affermazione di un sistema prossimo alla dittatura!
L’interpretazione che hanno dato al titolo di quel libro mi pare tanto asinina quanto l’interpretazione che dette Bossi all’inno d’Italia, alle parole “…che schiava di Roma Iddio la creò.”………Non c’ha capito un cavolo!