La modernità ha travisato il concetto di “scienza”

Olivier ReyPermettete una premessa. Sarà capitato un po’ a tutti, che quando leggi un libro o guardi un film ti rimangono impressi dei particolari di per sé sono assolutamente secondari. A distanza di anni fai fatica a ricordare i nomi dei protagonisti o la trama, ma quel preciso particolare è ancora lì, fisso e indelebile nella memoria.

Per esempio, del romanzo ucronico Fatherland, ambientato negli anni ’60 di un’Europa che ha visto la Germania nazista vittoriosa, ricordo poche cose. Ma ricordo le (reali) specifiche tecniche, citate fugacemente nel romanzo, dello spioncino usato dalle SS per osservare l’agonia delle vittime dentro le camere a gas: doppio vetro, di tal materiale, con tot diametro, con doppie guarnizioni in gomma… Il rinforzo mnemonico che è all’origine della vividezza del ricordo è forse dato dalla visita, qualche anno fa, del lager di Auschwitz, dove in un blocco sono esposti i progetti tecnici di camere a gas e crematori. Chiari. Funzionali. Lucidi. Spietati.

Credo che poche altre cose, meglio di quei progetti di Auschwitz (e della descrizione dello spioncino), possano permettere di concludere che la proverbiale frase “il sonno della ragione genera mostri” non è altro che una grandissima stupidata. Infatti il male non deriva dalla volontà priva della ragione, come voleva ottimisticamente Socrate (intellettualismo etico). Il male deriva invece da una volontà unita a una ragione distorta, che ha perso il fine e il bene ultimo delle cose e delle persone. È questo il pericolo evidenziato dal filosofo e matematico francese Olivier Rey, di cui ci siamo già occupati. Un pensatore non certo anti-scientifico, ma anti-scientista, che sottolinea lucidamente i pericoli di un certo scientismo contemporaneo.

In passato l’antitesi principale è stata tra scienza e religione: l’illuminismo del ‘700, il positivismo dell’800, il materialismo del ‘900, inebriati dai risultati (indiscutibili) del sapere scientifico, volevano a tutti i costi relegare il sacro e la religione alla mera superstizione, inutile e dannosa. Ma col progresso scientifico è cresciuta anche la consapevolezza dei limiti della scienza. Benissimo ha detto Francesco Bacone: “Un po’ di scienza porta all’ateismo, ma molta scienza riporta alla religione” (Saggio sull’ateismo, 1612). Sono molti, infatti, gli scienziati contemporanei che riconoscono di trovare nella religione (nella fattispecie cristiana e cattolica) lo sprone della loro ricerca (vedi dossier), e tanti sono i filosofi della scienza che riconoscono nel cristianesimo la radice del sapere scientifico.

Superata dunque questa fase (scienza vs religione) si è aperta una nuova antinomia, più sottile e perniciosa: quella tra scienza vs morale. “Si può fare? Dunque è giusto farlo”. Ed è a questa (presunta) fattibile liceità, come alla connessa perdita di un senso più profondo, che rimanda l’analisi di Rey. Non tutto quello che la scienza scopre è buono e moralmente lecito. Non tutto permette all’essere umano di vivere bene e meglio. Per il pensatore francese la causa di tale pericolosa deriva va trovata in un travisamento del concetto di scienza: mentre per la tradizione la scienza aveva a che fare con la scoperta della realtà nella sua totalità, incluso l’uomo, oggi un certo sapere scientista ha come estromesso l’uomo dalla realtà, privandolo del ruolo centrale che gli dovrebbe competere. Un’analisi forse non nuova (per alcuni versi richiama il saggio Perché io credo in colui che ha fatto il mondo, 1999, del fisico italiano Zichichi), ma sempre di attualità.

Concludendo con un’altra citazione, ancora una di quelle che rimangono impresse. Tolkien (anglicano convertitosi al cattolicesimo) nel suo monumentale Signore degli anelli, parlando di Smeagol-Gollum scrive: “S’interessava di radici e origini; si tuffava negli stagni profondi, scavava sotto gli alberi e le altre piante, forava gallerie nelle montagnole. Non guardava più le sommità dei monti e delle colline, le foglie sugli alberi o i fiori arrampicati su pei muri: la sua testa ed i suoi occhi erano rivolti verso il basso”. Una precisa descrizione dell’homo scientificus contemporaneo, più attento alle radici che alle foglie e ai fiori.

Roberto Reggi

7 commenti a La modernità ha travisato il concetto di “scienza”

  • Matteo ha detto:

    Leggevo una volta che “sueño” in spagnolo non vuol dire solo sonno, ma anche sogno. “Il sogno della ragione genera mostri”? Se quel sogno è un’umanità standardizzata e rimossa chirurgicamente delle sue “debolezze” («Gli è stata amputata una gamba. Eliminiamolo perché non è più perfetto.»), probabilmente si.

  • Sidereus Nuncius ha detto:

    Bellissimo articolo e stupende citazioni!
    Mi auguro veramente che l'”homo scientificus” sappia intendere la scienza non come base per un relativismo sfrenato, ma come strumento per la necessaria conoscenza di quell’ordine perfetto e armonico che ci avvolge e ci sostiene, facendoci comprendere la nostra infinita piccolezza a confronto della mente geniale che, a ciò, ha dato inizio.

  • a-ateo ha detto:

    Bellissima, la frase di Bacone!
    Lo scienziato, secondo me, è uno scalatore della montagna della conoscenza.
    Ad una certa altezza può guardare verso il basso ed esaltarsi e inorgoglirsi per la strada percorsa: è quello che fanno gli atei…
    In realtà più si sale in alto, più eccelse cime si intravvedono fra le nebbie, e per ogni interrogativo risolto, si presentano decine di nuove e più complesse domanda.
    Lo scienziato credente che guarda in alto ne è cosciente e il suo sentimento prevalente è di umiltà e di fede. Il disegno complessivo, del resto, appare sempre più splendido e ordinato, e sempre più inspiegabile senza un Creatore.
    Come fa uno scienziato ateo a sentirsi pieno di sicumera, in pieno terzo millennio,e conservarla intatta, quando il 95% dell’Universo è materia oppure energia oscura che non vediamo o percepiamo?
    Sappiamo che c’è, ma non sappiamo dov’è…
    Così la scienza non è chiaramente capace di risolvere i suoi specifici problemi…e dovrebbe essere capace di risolvere i problemi di un campo (quello della fede) che non gli compete per nulla?

    • andrea g ha detto:

      Bellissimo, il tuo commento.
      Quando scrivi: “Come fa uno scienziato ateo a sentirsi pieno di sicumera”,
      mi fa pensare che ogni ateo, scienziato e non, non è sicuro proprio di
      nulla, ma l’ego dominato dall’orgoglio gli impedisce di riconoscerlo.
      L’ateo vive la (logica) umiltà come un’umiliazione, siamo sempre lì.

  • Alessandro Giuliani ha detto:

    In effetti è il ‘sogno’ di una ragione onnipotente il guaio grande 8e sueno vuol dire appunto sogno) proprio perchè questo sogno uccide il vero e sano uso della ragione che se onesta si scopre limitata e aperta alla contemplazione di ciò che la trascende, mi permetto di segnalare delle cose che avevo scritto proprio a partire dall’incisione di Goya:

    http://www.benecomune.net/news.interna.php?s_titolo=alessandro+giuliani&notizia=1416

    bellissimo comunque il tuo articolo caro Roberto.

    • edoardo ha detto:

      Ho appena letto il tuo articolo e devo dire di essere rimasto di stucco.
      Mi auguro di tutto cuore che non ci si arrivi a resettare le cellule umane in modo da poter vivere centocinquant’anni, perché ogni ultra-anziano usurpa il posto ad una vita che sta venendo su o ha da venire.
      Ma io mi chiedo: con quale diritto pensiamo di poter vivere una esistenza protratta artificialmente, consumando una quantità di risorse spropositata?
      Ma non ci pensano che se uno riuscisse a prolungare la vecchiaia un altro mezzo secolo, necessiterebbe di tante persone ben più giovani di lui che producano per lui?
      Un sistema del genere implicherebbe una razza padrona di ultra-anziani ed un oceano di schiavitù che dovrebbe produrre quello che pochi milioni di vecchissimi consumerebbero?
      Che schifo di mondo sarebbe?
      Io prego il Padreterno di farmi vivere quello che una vita umana deve giustamente vivere, all’interno dei limiti imposti dalla natura.
      Non voglio usurpare spazio vitale né risorse agli altri che hanno da venire dopo di me.
      Spero che resti pura fantascienza quello di cui fai notizia nel tuo articolo.

  • Li ha detto:

    Articolo interessante. Davvero l’uomo crede di potersi “divinizzare”, vivere senza Dio con una sua scienza intrisa di ateismo?
    Notizia di oggi che mi ha molto colpito:

    http://www.tempi.it/con-la-ragione-e-senza-dio-avremo-un-uomo-felice-ecco-come-si-e-ridotto-l-uruguay#.UodOWdKmH_d

    E così la modernità, lo stare al passo con i tempi. Chiamatelo progresso se volete…a volte si rivela essere solo un regresso mascherato. Mah!