“Da quando mi sono convertito sono diventato coerente”

J. Warner Wallace 
 
di J. Warner Wallace*
*detective di polizia e docente di Apologetica presso la Biola University di Los Angeles

 
da coldcasechristianity.com

Ognuno ha una visione del mondo, tutti noi facciamo l’esperienza di interpretare il mondo attraverso un insieme di credenze che guidano la nostra comprensione. Come ateo, ho interpretato le mie esperienze attraverso la lente del naturalismo. Ho creduto che tutto quello che vivevo e osservavo poteva essere spiegato in termini di cause e leggi naturali. Non ho mai pensato profondamente alle incongruenze nella mia visione del mondo o al fatto che il mio naturalismo non riusciva a spiegare tre caratteristiche della mia esperienza quotidiana:

 

Mente
Se il naturalismo è vero, una qualche forma di fisicalismo o di materialismo deve avere un ruolo. Il “problema della mente” (come i filosofi e ricercatori comunemente dicono) è solo un “problema”, perché le limitazioni materiali del naturalismo faticano per tenere conto della coscienza immateriale. Il naturalismo può spiegare l’esistenza del cervello ma niente più, le nostre “menti” sono un’illusione creata dai processi fisici che avvengono nel nostro cervello materiale. Dunque i nostri pensieri sono semplicemente il risultato di una serie di cause fisiche (ed effetti conseguenti). Si potrebbe credere che si sta pensando liberamente su ciò che si è appena letto, ma in realtà i vostri “pensieri” sono semplicemente le conseguenze neurali, come tessere del “domino” che cadono l’uno contro all’altro. In un mondo di rigoroso fisicalismo causale, il libero arbitrio (e i pensieri liberamente motivati) sono semplicemente un’illusione.

 

Moralità
Se il naturalismo è vero, la morale non è altro che una questione di opinione. Tutti noi, come esseri umani, semplicemente abbracciamo quei costumi culturali o personali che promuovono meglio la sopravvivenza della specie. Non vi è alcuna trascendente e oggettiva verità morale. Le culture abbracciano semplicemente i valori e i principi morali che “servono” a loro e portano alla fioritura di una determinato gruppo di persone. Un gruppo di esseri umani evoluti non ha alcun interesse nel cercare di raccontare ad un altro gruppo evoluto ciò che è veramente giusto o sbagliato fare dal punto di vista morale. Dopo tutto, ogni gruppo è giunto con successo al suo particolare livello di sviluppo, abbracciando e accettando i propri standard morali. Gli argomenti su cui le verità morali prevedono una maggiore prosperità umana sono semplicemente soggettivi disaccordi, non c’è un trascendente standard oggettivo che può giudicare tali divergenze dal punto di vista naturalistico.

 

Significato
Se il naturalismo è vero, il senso e lo scopo della vita sono semplicemente negli occhi di chi guarda. Se tuo figlio ti dice che lui pensa che il significato della vita sia trascorrere dieci ore al giorno davanti ai videogiochi, c’è poco che si può fare per offrire una confutazione oggettiva. Dopo tutto, se non vi è un Autore trascendente della vita, ognuno di noi arriva a scrivere il proprio copione. Si può credere che il proprio figlio ha perso il punto della sua esistenza e ha perduto la possibilità di vivere pienamente la vita, ma non ha alcuna autorità oggettiva su cui fondare una alternativa di vita. Come un naturalista, anche lui si sta inventando il proprio significato. Scopo e significato, da un punto di vista puramente naturalistico, non sono altro che opinioni e preferenze personali.

 

Come ateo ho scelto di aderire al naturalismo, nonostante il fatto che vivevo ogni giorno come se fossi in grado di usare la mia mente, fare scelte morali basate oltre la mia stessa opinione. Inoltre, ho cercato il significato e lo scopo al di là delle mie preferenze edonistiche, come se fosse davvero c’era un significato da scoprire. Io mi definivo un naturalista mentre abbracciavo tre caratteristiche della realtà che semplicemente non possono essere spiegate dal naturalismo. Come cristiano, ora sono in grado di riconoscere le fondamenta di queste caratteristiche della realtà. La mia filosofica visione del mondo è finalmente coerente con la mia concreta esperienza del mondo.

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41 commenti a “Da quando mi sono convertito sono diventato coerente”

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  1. Giuseppe ha detto

    A proposito del libero arbitro: la fisica descrive, non prescrive!

    • htagliato ha detto in risposta a Giuseppe

      La fisica descrive, ma le sue descrizioni si basano sul dire in che modo un sistema evolva da uno stato iniziale a uno finale e affinché questo modo risulti scientificamente corretto deve essere unico e prevedibile, ossia determinato univocamente. Per questo il libero arbitrio è una contraddizione per le filosofie naturalistiche: se la nostra mente fosse un oggetto fisico sarebbe determinata dalle interazioni chimiche e la nostra sensazione di poter scegliere tra un’azione o un’ altra sarebbe apparente (con gravi ripercussioni sul significato di cose come la responsabilità morale).

      • Giuseppe ha detto in risposta a htagliato

        Ma noi siamo la nostra volontà. La nostra volontà, e in generale la nostra mente, è isomorfica all’organizzazione materiale sottostante. La mente è una forma di organizzazione della materia. E’ come se ci fosse uno spazio degli stati mentali, ed uno spazio delle configurazioni neurali, ed un isomorfismo ad unire i due insiemi. Dunque dire che il cervello prende decisioni, evolvendo secondo le leggi della fisica, o dire che è la nostra mente a farlo, costituiscono posizioni equivalenti. vabbè, si è capito che concordo con Hofstadter…

        • htagliato ha detto in risposta a Giuseppe

          Lei dice: “la nostra mente, è isomorfica all’organizzazione materiale sottostante”, fin qui sono d’accordo, poi prosegue affermando:
          “La mente è una forma di organizzazione della materia.” e, forse non se ne accorge, ma questa è già una posizione naturalistico-riduzionista, perché volendo essere il più “laici possibile”, la mente è una funzione della persona, ossia è qualcosa sicuramente legato alla materia, ma il suo legame è tutt’altro che chiarito: come si genera l’isomorfismo tra i due stati la dei descritti? Infine sembra paradossale che il cervello prende decisione secondo LEGGI, o ci sono leggi o cui sono decisioni se la mente è solo una forma della materia.

          • Giuseppe ha detto in risposta a htagliato

            Ha mai letto “Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante” di Douglas Hofstadter? Le mie idee sulla mente, certamente rozze e incomplete, si ispirano alle tesi riportate in quel libro. Per quanto riguarda il problema dell’etica e della responsabilità, credo che questo non sia affrontabile con gli strumenti della fisica. Mi spiego: per me la realtà è ontologicamente omogenea, non c’è alcuna discontinuità ontologica partendo dai quark e arrivando agli ammassi di galassie, passando per l’uomo. Ma questa consapevolezza semplicemente non può essere utilizzata come criterio guida per le scelte etiche individuali. Lei giustamente dice: che senso hanno allora la responsabilità a fronte del determinismo universale? Il punto è, come ho detto, che noi siamo la nostra volontà, indipendentemente che questa possa essere ricondotta a processi elementari sottostanti.

            • achille.91@live.it ha detto in risposta a Giuseppe

              Devo aver frainteso il suo pensiero, perché l’affermazione:”noi siamo la nostra volontà, indipendentemente che questa possa essere ricondotta a processi elementari sottostanti.” NON è riduzionista; però è da approfondire il significato delle assenze di discontinuità ontologiche dell’universo. Lei è la terza persona che mi invita a leggere Hofstader, dovrà significare qualcosa.

              • htagliato ha detto in risposta a achille.91@live.it

                P.S: Ho confuso nick-name con e-mail, il commento precedente va sotto il nome di “htagliato”

                • Giuseppe ha detto in risposta a htagliato

                  Ma guardi, francamente ho sempre avuto difficoltà a capire cosa si intende davvero per riduzionismo. Che il nostro universo presenti una gerarchia crescente di livelli di complessità, ognuno dei quali è suscettibile ad un livello di descrizione, mi pare una posizione condivisibile, così come è condivisibile affermare che la mente rappresenta uno di questi livelli di complessità. Spinoza avrebbe parlato di modi e attributi, io parlo di differenti configurazioni dei campi quantistici, ma la sostanza è quella. Se per riduzionismo si intende che un ente è la semplice somma delle sue parti, non posso che trovarmi in disaccordo, altrimenti un sasso, una pianta, ed una persona, sarebbero la stessa cosa. Io penso che la meravigliosità del nostro universo sia proprio che, a fronte di una omogeneità ontologica fondamentale, esso si manifesti in molteplici forme, non riducibili l’una all’altra.

  2. Umberto P. ha detto

    Premesso che sono lieto per la ritrovata serenità del nostro amico, da agnostico a me la visione “precedente” sembra già abbastanza coerente. Se il buon Paolo Viti mi dice di “aprire” il cuore, per sentire, per accorgermi di un qualcosa, seguo: non è con i miei criteri che posso trovare Dio. E può avere un senso, e ritengo teoricamente possibile che mi manchi qualcosa per capire.

    Sui tre punti enunciati da nostro detective, io sinceramente non vedo queste contraddizioni: la mente la usiamo ed è un riflesso della chimica del cervello: anche i cani sognano, le scimmie ridono e ideano, etc. La morale è un mix di quello che ci viene insegnato e quello che personalmente riteniamo giusto (infatti ognuno ha la sua), ed il significato della vita non sembra esserci, quindi ognuno è libero di dargli quello che vuole, dall’edonismo più sfrenato a fare qualcosa per la propria famiglia, o gli altri, etc.

    • htagliato ha detto in risposta a Umberto P.

      Umberto P., mi offro per alcune confutazioni del suo commento:
      1)”la mente la usiamo ed è un riflesso della chimica del cervello” è un’affermazione che nasconde un assunto ambiguo, cioè se è vero che la mente è il riflesso della chimica del cervello, chi è il soggetto del verbo “usiamo”, noi? Noi chi, se siamo solo il riflesso di leggi chimiche allora ci troviamo di fronte a reazioni elettro-chimiche che dovrebbero usare, cioè comandare, se stesse, mentre sappiamo che sono le leggi naturali a comandarle, NON noi, qui vi sta la contraddizione.
      2)Se la morale è un mix di insegnamenti (e quindi intende cultura, educazione ecc.) e di pensieri soggettivi, allora non fa altro che confermare che la morale naturalista non è oggettiva in quanto fenomeno soggettivo e culturale, allora è vero che il bene e il male sono arbitrari, e se sono arbitrari non hanno potere coercitivo ne su di me, ne sugli altri; qui sta la contraddizione.
      3)la libertà derivante dall’assenza di significato intrinseco della vita è una libertà di fatto vuota, perché se non c’è differenza tra libertinaggio e un santità, visto che sono semplici scelte personali, allora la mia capacità di scegliere è solo apparente, è come trovarsi sperduti in un deserto e sentirsi liberi di urlare come pazzi o di cantare meglio di Massimo Ranieri; ribadisco: qui sta la contraddizione.

    • Vincenzo Farina ha detto in risposta a Umberto P.

      Se la mente è solo un riflesso della chimica del cervello e nulla più allora noi non siamo responsabili delle nostre azioni come ad esempio non siamo responsabili del buon funzionamento del nostro pancreas. Portando questa concezione della mente alle dovute conclusioni finali, ne conseguirebbe una società di irresponsabili, in cui non esisterebbero più i concetti di colpa, dolo, merito. Sarebbe una società senza futuro e senza senso.

      • Umberto P. ha detto in risposta a Vincenzo Farina

        Certo che è un riflesso della chimica, secondo me. Nel senso che come per ogni particolare del nostro fisico il DNA ha le istruzioni per formarlo e viene in un certo modo. Questo non vuol dire, come credo affermi tu per assurdo, che non siamo responsabili delle nostre azioni, perchè oltre all’ambiente c’è anche la personalità, il carattere. Caratteristiche anche queste che hanno anche di animali meno evoluti: cane con temperamento aggressivo, cane remissivo.

        • Vincenzo Farina ha detto in risposta a Umberto P.

          Ma la personalità e il carattere sono un prodotto della chimica? Se lo sono, allora siamo ancora in piena irresponsabilità del singolo individuo.

    • Emanuele ha detto in risposta a Umberto P.

      Quando vedrò una scimmia o un cane commentare su questo forum, cambierò idea…

    • lorenzo ha detto in risposta a Umberto P.

      Se la mente è un riflesso della chimica del cervello e la morale un mix di quello che ci viene insegnato e quello che personalmente riteniamo giusto, perché il rimorso per aver fatto determinate azioni ed il rimpianto per non averne fatte altre?

      • Umberto P. ha detto in risposta a lorenzo

        In che senso? Perchè non dovremmo provare anche rimorso? Anche il cane si accuccia sotto al tavolo quando sa che ha fatto cadere il vaso. Ripeto, non sostengo che non esistano carattere e personalità, ce li hanno anche gli animali!

        @ Emanuele: certo, sono enormemente più evoluti gli uomini, ma determinate caratteristiche che avete enunciato sono proprie anche degli animali. Lo ho ribadito perchè alcuni dicevano: dal momento che puoi immaginare una cosa, avere un determinato carattere, sentirti in colpa, etc. Tutte cose che fanno anche gli animali più evoluti.

        • lorenzo ha detto in risposta a Umberto P.

          Il cane prova rimorso? Il cane capisce solo che ha fatto una cosa che non è gradita al capobranco: il rimorso non è dovuto alla riprovazione di altri ma di noi stessi.
          Tu affermi che la mente è un riflesso chimico che mi spinge a fare una determinata azione: perché allora la mente dovrebbe provare “rimorso” per per aver agito in modo coerente ai propri stimoli?

          • Simone ha detto in risposta a lorenzo

            Sull’esempio del cane credo non sia possibile rispondere con assoluta certezza, l’unico modo sarebbe entrare nella mente dello stesso, cosa che ovviamente non è possibile.

            Per quanto riguarda l’argomento “animali ed emozioni”, per quanto si tratti di un argomento difficilmente districabile, non credo possa essere preso troppo sottogamba: http://en.wikipedia.org/wiki/Emotion_in_animals

            • lorenzo ha detto in risposta a Simone

              Ti assicuro che un cane non prova rimorso: è solo sottomissione al capabranco.
              Le “emozioni” degli animali sono solo gesti istintivi: le opinioni dei raccoglitori di escrementi non fanno testo.

              • Simone ha detto in risposta a lorenzo

                La sicurezza e l’arroganza con cui rispondi mi lascia basito:
                “mi assicuri” che un cane non può provare rimorso, ma non spieghi come fai a saperlo.

                Stesso discorso per il resto. Cosa vuol dire esattamente che si tratta “solo di gesti istintivi”? Hai liquidato pregiudizievolmente e frettolosamente la questione solo perché non ti piacciono le implicazioni che potrebbero scaturirne, insomma, tu hai già deciso che gli animali non DEVONO provare emozioni A PRESCINDERE.

                A questo punto, vista la tua immane sicurezza (che comunque non ti impedisce di usare in modo errato la parola “istintivo”, che in etologia non ha assolutamente il significato che ti inventi tu) mi chiedo perché non hai ancora scritto una pubblicazione scientifica che metta alla gogna tutte le invenzioni dei “raccoglitori di escrementi”

                Nel link che ho postato ci sono tutte le referenze che si potrebbe volere, e se si cerca su internet se ne troveranno anche di più, i “raccoglitori di escrementi, che tra le loro fila annoverano anche premi Nobel (mi domando quanti Nobel possa contare tu, piuttosto), studiano queste cose da decenni, e pur se divisi su alcune questioni, sono concordi nell’affermare che gli animali potrebbero provare almeno qualche emozione.
                Quindi, o che si producono dati seri contro questa visione delle cose e li si pubblicano su una rivista scientifica (come fanno i “raccoglitori di escrementi”), altrimenti le tue rimangono chiacchere senza alcun valore.

                • lorenzo ha detto in risposta a Simone

                  Rimani pure basito, ma gli animali non diverranno mai esseri umani anche se molti esseri umani hanno molto da imparare dagli animali.
                  Io amo e rispetto tutti gli esseri viventi ma, se permetti, preferisco pulire i bagni dei dormitori pubblici piuttosto che farmi portare a spasso da un cane e raccoglierne i bisognini.

  3. Li ha detto

    Se questi 3 punti sono solo un insieme di chimica ed anatomia (per dirla breve) allora non sono responsabile se prendo un mitra commetto un omicidio di massa, mi sparo qualche acido ad un rave o se faccio qualcosa anche di peggio.

    Andiamo, noi non siamo solo quello che vediamo! E’ ora di finirla con questa storia. E’ uno scaricabarile per non prendersi le proprie responsabilità. Fortuna che il signor Wallace l’ha capita, anche se mi piacerebbe sentire la sua testimonianza su come sia avvenuto il cambiamento.

  4. Falena Verde ha detto

    Forse non era intenzione riportarlo, però manca il link all’articolo in lingua originale. L’unico link rimanda all’home page del sito.

  5. Simone ha detto

    Non capisco questo problema della mente. Quindi secondo voi esiste un “qualcosa” al di sopra delle mere cellule che ci dà il libero arbitrio, ecc…?
    Eppure è dimostrato che il cervello e tutto il resto c’entrino qualcosa, basti pensare che a seguito di danni all’encefalo seguono squilibri nel comportamento, nella personalità, ecc…

    • htagliato ha detto in risposta a Simone

      Certamente il cervello c’entra qualcosa nel funzionamento della nostra mente, ma anche senza coinvolgere la neurologia già S. Tommaso d’Aquino considerava la persona umana un sinolo indivisibile di anima e corpo. Ti chiederai cosa sia e di cosa sia fatta quest’anima. La mia risposta è un sostanziale “non lo so”, così come non so cosa siano la forza, il tempo, il momento d’inerzia ecc. ma conosco il modo in cui “funzionano”; nel nostro caso S. Pio X definiva l’anima così: “L’anima è la parte più nobile dell’uomo, perché è sostanza spirituale, dotata di intelletto e di volontà, capace di conoscere Dio e di possederlo eternamente”.

    • bluePhlavio ha detto in risposta a Simone

      Pensa ai colori. La fisica ci insegna che la luce può avere diverse lunghezze d’onda e la fisiologia ci dice che queste onde vengono tradotte dall’occhio in impulsi cerebrali in base alla loro frequenza. Bene, ma dov’è il colore rosso in tutto questo discorso? I colori sono generati dall’interazione fra mondo esterno e corpo ma sono in definitiva di una qualità diversa, sono sostanza spirituale. E ce li abbiamo sotto gli occhi letteralmente 🙂 continuamente e questa è sostanza spirituale più immediata e intimamente reale più del mondo fisico che solo tramite i colori ricostruiamo! Non si può trovare il rosso, il blu, il giallo nei costituenti della materia di cui parlano gli scienziati. Sono una cosa diversa, appartengono al mondo interiore e alla coscienza sebbene si producano solo grazie ad un impulso esterno, da una realtà esterna.

      • Bichara ha detto in risposta a bluePhlavio

        Infatti ci sono anche i daltonici che non destinguono colori altrimenti perfettamente destinguibili dai non daltonici
        la materia NON ha colore intrinseco..il colore è l’interpretazuione della nostra mente a tali frequenze visibili agli nostri occhi
        Anzi la fisica ci dice che la materia assorbe tutte le varie frequenze della luce bianca tranne la frequenza (che riflette) e sembra a noi il colore di quel materiale.
        Ma non ho afferrato dove vuole arrivare con il suo commento … mi sembra interessante

    • Emanuele ha detto in risposta a Simone

      Il cervello è l’hardware, la mente il software… Se l’hardware è guasto, il programma gira male… Ma il software esiste a prescindere da un computer su cui farlo girare…

      • Giuseppe ha detto in risposta a Emanuele

        Se sostiene questo, al pari dei funzionalisti, allora è un sostenitore dell’i telligenza artificiale…

        • Emanuele ha detto in risposta a Giuseppe

          …il mio era un paralelismo… Comunque, l’intelligenza è solo un aspetto della mente. Il vero problema è la coscienza.

          Quindi, sì, credo che si potrà realizzare un’intelligenza artificiale; no, non credo che si potrà mai realizzare una coscienza artificiale.

          • Giuseppe ha detto in risposta a Emanuele

            e come fa a distinguere un interlocutore molto intelligente che non ha coscienza di sé da uno che invece è cosciente?

            • Jacques de Molay ha detto in risposta a Giuseppe

              Questa è una bella domanda, ma spero non abbia la pretesa di trovare risposta in questo spazio dedicato ai commenti! L’argomento è vasto ed è dibattuto a livello filosofico: mi riferisco alla questioni degli “zombies” (che non hanno nulla a che vedere, in questo caso, con quelli à la “The Walking Dead”!). Non so se ha dimestichezza con la questione, ma in caso negativo QUA trova un’introduzione utile.

              • Giuseppe ha detto in risposta a Jacques de Molay

                Sì conoscevo la questione degli zombie, ne parla David Chalmers, un famoso filosofo della mente, ma al di là di idee personali a livello embrionale, non sono granchè attrezzato per affrontare simili questioni filosofiche. Da fisico, mi limito semplicemente a rimane a bocca aperta quando mi pongo simili interrogativi e a chiedermi come sia possibile.

                P.S. Ho capito che guardiamo entrambi “The Walking Dead”…

      • Giorgio ha detto in risposta a Emanuele

        Esattamente, hai centrato il punto! Direi che l’intero corpo umano è l’hardware e che il cervello è la parte più complessa.

        Una visione “naturalista”, materialista porterebbe invece a far credere che i sentimenti e la coscienza morale sono solo frutto dei neuroni. Questo non è accettabile, significa essere solo dei robot fatti di materiale organico.

      • Jacques de Molay ha detto in risposta a Emanuele

        Attenzione però a non cadere nell’ errore di Descartes: la mente NON è una sostanza completa e, almeno in principio, indipendente dal corpo…

        • Emanuele ha detto in risposta a Jacques de Molay

          …giusta precisazione

          • Giuseppe ha detto in risposta a Emanuele

            E’ vero, però ad un monismo ontologico, si può associare un “dualismo operativo”, altrimenti non avrebbero senso discipline come la psicologia…

            • Jacques de Molay ha detto in risposta a Giuseppe

              Quello della filosofia della mente è un campo vasto e complesso. Personalmente non me la sento di espormi, non per il momento almeno. Attualmente mi stò documentando circa il cosiddetto dualismo “ilemorfico” di stampo aristotelico-tomista (si faccia riferimento a Oderberg, ad esempio). Mi pare -MI PARE- che ci siano validi motivi per difendere tale posizione, ma ripeto non vorrei lanciarmi in giudizi avventati.

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