Scuole paritarie: Rodotà ha problemi con i numeri…
- Ultimissime
- 08 Ott 2013
L’ottantenne giurista Stefano Rodotà è un uomo di grande spessore intellettuale ma forse la matematica non è il suo forte. Ancora combatte contro le scuole non statali come quando militava nel Partito Comunista Italiano. Ancora usa gli stessi slogan: «Non tagliare alla scuola privata per altri fini, ma per rendere la scuola pubblica adeguata ai propri fini», ha detto recentemente a Radio Popolare.
Ancora parla di “scuole private” in contrapposizione a quelle pubbliche, nonostante nel 2000 sia entrata in vigore la Legge 62 che afferma: «Il sistema nazionale di istruzione […] è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private». Le scuole paritarie sono scuole pubbliche perché forniscono un servizio pubblico. Bisogna ammettere che Rodotà ha fatto comunque uno sforzo, una piccola concessione: «Ammesso pure si possa pensare di dare denaro alla scuola privata, può avvenire solo dopo che tutte le esigenze della scuola pubblica siano state effettivamente soddisfatte». Leggiamo ancora la Legge 62: la differenza è tra scuole paritarie e statali, non tra paritarie e pubbliche, le scuole paritarie sono scuole pubbliche.
Entriamo ora nel merito di quanto dice Rodotà: le scuole statali sono in crisi dunque bisognerebbe prendere anche i fondi che vengono destinati a quelle paritarie. Eppure dei fondi totali dati all’istruzione, la scuola paritaria riceve meno dell’1%! Rodotà vorrebbe prendere anche quell’1%, come se davvero potesse cambiare la situazione quando non si è in grado di ottenere risultati con il 99% dei fondi destinati.
Senza contare, poi, che bloccando i fondi alle paritarie lo Stato smetterebbe di risparmiare e dovrebbe spendere 7 miliardi dii più all’anno. Secondo i dati Miur dell’agosto 2013, infatti, in Italia le scuole paritarie sono 13.807, raccogliendo un bacino di 1.000.034 alunni, circa il 10% del totale degli studenti italiani. La scuola statale accoglie invece 8.938.000. Le paritarie in media ricevono dallo stato 490 euro a studente, mentre per ognuno degli studenti che frequentano scuole statali le casse pubbliche sborsano 6.800 euro. Togliendo quell’1% di fondi destinati alle 13mila paritarie esse chiuderebbero e bisognerebbe ricollocare oltre 1.000.000 di studenti, con conseguenti esborsi da parte dello Stato. La Finanziaria 2015 avrebbe bisogno di quasi 7 miliardi aggiuntivi: molto di più dell’Imu o dell’aumento Iva di cui si è tanto discusso.
I numeri sono evidentemente aumentati dal 2010, quando la rivista specializzata “Tuttoscuola” ha calcolato che «si può stimare in un altro miliardo e 202 milioni il risparmio dello Stato per gli alunni iscritti in scuole primarie paritarie. Se le scuole paritarie non esistessero, lo Stato dovrebbe spendere 6 miliardi e 245 milioni all’anno per accogliere il milione e 60 mila studenti attualmente iscritti a scuole non statali». Togliere i fondi alle paritarie «è illogico», scrive Linkiesta, «perché le scuole private paritarie garantiscono a decine di migliaia di bambini un ampliamento di servizio per la collettività che, gestito direttamente dal pubblico, non sarebbe possibile».
Dopo aver perso il recente referendum Bolognese contro le paritarie, Stefano Rodotà ha chiaramente spiegato che a lui non interessa nulla se lo Stato risparmia grazie alla scuola paritaria, perché si tratta di «principi che non possono rimanere sulla carta e che, quindi, non possono essere messi tra parentesi con l’argomento dei vincoli imposti dalla crisi economica». Le scuole paritarie vanno chiuse per principio, punto e basta, poco importa se fanno risparmiare lo Stato! Sarà contento di sapere che nell’ennesimo sondaggio online ospitato da “Quotidiano Nazionale”, dopo quello su “La Stampa”, l’87% per cento dei votanti gli ha indirettamente detto: “caro Rodotà, abbandoni l’ascia di guerra e si goda la pensione: i suoi principi non sono i nostri”.
La redazione
25 commenti a Scuole paritarie: Rodotà ha problemi con i numeri…
«Ammesso pure si possa pensare di dare denaro alla scuola privata, può avvenire solo dopo che tutte le esigenze della scuola pubblica siano state effettivamente soddisfatte».
Bravo Rodotà!
… E delle esigenze dei contribuenti che mandano i loro figli in una scuola pubblica non statale (che volgarmente chiamiamo “privata”) che pagano le tasse dello Stato (con cui finanziano la scuola pubblica statale) + le rette (per la scuola pubblica non statale) come la mettiamo? Perché devono pagare un servizio di cui non usufruiscono? Perché devono pagare il doppio rispetto ai contribuenti che scelgono la scuola statale?
Rodotà è il (non) Presidente di tutti.
Ricordando che molti dei ragazzi che vanno alle paritarie si pagano la retta lavorando d’estate. Alla faccia dei ricchi.
Ma la cosa diventa anche più macchiavellica con gli asili paritari: nella mia provincia i figli delle persone con un ISEE basso hanno il posto negli asili statali e passano avanti in graduatoria a quelli con un ISEE più alto. Come si fa ad avere un ISEE basso? Si evade. La guardia di finanza ha scoperto che la metà dei moduli ISEE della mia città sono falsi. E siccome per evadere uno i soldi deve averli, i figli dei più ricchi passavano davanti ai figli dei meno ricchi che, non trovando posto negli asili statali, devono andare in quelli paritari. Dove vengono apostrofati come “ricchi”. Prima che questi asili, ovviamente, chiudano, perché i fondi dalla regione sono stati tagliati.
Non che sia una cosa “ristretta”: anche nelle case pubbliche ci sono persone che passano mesi in vacanza alle Maldive…
Aver lavorato in un CAF per qualche mese mi ha davvero roso il fegato: più hanno, meno pagherebbero.
Queste cose accadono perché a scegliere come deve funzionare la scuola non sono i genitori, attraverso magari dei buoni-scuola, ma i burocrati, che decidono cosa, come, quanto.
Rodotà è semplicemente un burocrate, di fatto mette al di sopra di tutto la scuola statale.
Quindi, riepilogando: non ci sono soldi per le statali, quindi bisogna prenderli alle paritarie, ma se gli si fa notare che con le paritarie si risparmia, allora i soldi non sono più una necessità.
Immagino che si possa riepilogare in “Proteggere la scuola, anche a costo di distruggerla. Preferibilmente distruggendola.”
…principi che non possono rimanere sulla carta e che, quindi, non possono essere messi tra parentesi con l’argomento dei vincoli imposti dalla crisi economica…
C’é un motivo per cui io debba pagare le tasse (nel caso specifico in relazione alla quota parte di spesa pubblica per l’istruzione) avvalorando indirettamente l’attuazione di questi “principi” di Rodotà and Company che però non valgono, o valgono in maniera differente, per la parte di comunità civile (tra cui la sottoscritta) che la pensa in modo differente?
Boh, ma è così difficile capire che sia le scuole statali sia le scuole non statali (cioè le private paritarie) fanno parte della “scuola pubblica”?
Rodotà & co. continuano erroneamente ad usare gli aggettivi “pubblico” e “statale” come se fossero intercambiabili.
Ma la realtà è che anche un’organizzazione privata, come può essere una scuola, che però lavori per la collettività può, anzi: deve, essere definita pubblica.
Per quanto riguarda il risparmio causato dalla presenza di scuole paritarie, probabilmente nell’articolo si fa un errore in eccesso, in quanto si moltiplica il milione di studenti delle paritarie per l’importo pro capite di euro 6800 speso dallo stato x ogni allievo. Infatti si ha : 1.000.000 x 6.800 = 6.800.000 che si approssima a 7.000.000. Considerando il problema dal punto di vista organizzativo, occorre valutare che, entro certi limiti (che però non so quantificare non essendo un esperto del settore), l’ingresso di nuovi allievi nelle scuole statali non produce oneri aggiuntivi, in quanto gli stessi possono essere assegnati a classi già esistenti, con conseguente invarianza della spesa per insegnanti e personale di supporto. Ci sarebbe però evidentemente una diminuzione del livello qualitativo dell’insegnamento, dovendo gli insegnanti occuparsi di un maggior numero di studenti e ciò risulta essere un danno di difficile quantificazione. In ogni caso è evidente che il risparmio per lo stato c’è ed è non trascurabile. Le posizioni alla Rodotà (fatte proprie anche dai “Grillini”) sono chiaramente frutto di impostazioni a priori di stampo ideologico e non sono supportate da semplici e realistiche considerazioni di ordine economiche. E’ ora che Rodotà si goda la meritata pensione, senza più esternare pensieri connotati da preclusioni ideologiche di vecchio stampo. Da considerare anche che il Rodotà, quando era Garante della Privacy , forse anche per giustificare il suo più che congruo emolumento, ha contribuito a riempire tutti gli uffici d’Italia di cartacce inutili.
Chiedo scusa dell’errore: alla terza riga leggasi: 6.800.000.000 che si approssima a 7.000.000.000
Ammettiamo pure che sia come dici tu e facciamo i conti della serva:
8.938.000(studenti statali) x 6.800(spesa pro capite) = 60.778.400.000(spesa per scuole statali)
1.000.034 (studenti paritarie) x 490(spesa pro capite) = 49.016.660(spesa per scuole paritarie)
60.778.400.000 + 49.016.660 = 60.827.416.660 (soldi totali per la scuola)
8.938.000 + 1.000.034 = 9.938.034 (totale studenti statali e paritarie)
60.827.416.660 : 9.938.034 = 6.120 (spesa pro capite per studente)
Domanda: se le scuole statali funzionano male avendo a disposizione 6.800 euro a studente, come funzionerebbero se avessero a disposizione 6.120 euro a studente?
Rodotà ha problemi solo con i numeri? Troppo buoni…
E’ proprio duro da capire, che le pubbliche parificate con l’1% di denaro pubblico si prendono in carico il 10% degli studenti.
Porco boia!
Scrivere e ripetere 100 volte:
“1% per il 10%”
1% per il 10%
1% per il 10%
Dai, altre 97 volte, chissà che entra nel cervellino.
Anche adesso su FB una, che si suppone potrebbe essere una mia collega, condivide quella boiata di pagina con lo sproloquio di quel Matusalemme.
Poi, dopo, dice che c’è il muro contro muro.
Ma porco cane, sono loro che innalzano questi muri di Berlino, il muro c’è perché noi lo subiamo quello di loro costruzione.
Allora, dai, dove siamo rimasti?
1% per il 10%
1% per il 10%
……………..
………..
…………..
Chissà che a forza di ripetere…….pure i pluriripetenti diventano dottori in qualcosa, con la figurina sopra della Repubblica Italiana su “er pezzo de carta”.
Rodotà, quello delle “stanze del buco”… Mi fa dubitare anche del suo spessore culturale.
Non la sapevo la storia delle stanze del buco.
E’ una vera schifezza.
Tanto vale essere meno ipocriti e liberalizzare la vendita degli stupefacenti, a questo punto, così chi ci incappa dentro è cucinato fino che campa.
Ma io a volte penso, quella gente quando da fiato al cervello, ma ci pensano alle stronzate che dicono?
E tutti i citrulli dietro “bravo, bravo”…roba da matti, guarda.
Ma perché non fanno parlare gli ex-tossici?
Perché li temono così tanto?
I nostri nemici fanno tanto i gradassi, ma in realtà il loro costrutto è fragile, e loro fanno leva sull’incapacità della Chiesa a reagire.
Io vorrei che questo fosse chiaro.
Oltretutto nessuno dice che i genitori degli studenti delle paritarie pagano due volte la retta scolastica: una volta con le tasse e una volta con la retta vera e propria.
Potreste cortesemente indicare le fonti dei dati che citate, quelli che portano ad una media di 6800 euro annui pubblici per gli studenti pubblici e 490 per gli studenti privati? Grazie.
Sono dati Miur 2013, vengono riportati ovunque: http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=47982&action=view e http://www.linkiesta.it/scuole-paritarie
Spiegatemi perché lo stato dovrebbe finanziare le paritarie, quando solo uno studente su dieci le frequenta.
Sarebbe come se i soldi che i fedeli danno all’8X1000 per la Chiesa cattolica venissero “dirottati” a quella valdese.
Forse perché offrono un servizio pubblico parificato a quelle statali?
Per essere coerente con la tua analogia dell’8×1000 allora l’aborto e il medico che lo pratica non dovrebbero essere finanziati dallo Stato, dato che anch’io -contrario all’aborto- pago le tasse. Ovviamente non sarai coerente e dunque il castello teorico crolla.
…sì, poi molti pagano per scuole che non hanno mai frequentato, come l’università…
Anche le cliniche private offrono servizi uguali, se non superiori, agli ospedali pubblici, ma non mi risulta siano finanziate dallo stato…
Sul discorso aborto non commento, non ho mai parlato di tale problema su questo sito, quindi mi piacerebbe sapere come fai ad attribuirmi il pensiero di cui scrivi tu.
Non è che se sono contrario al finanziamento pubblico alle paritarie allora sono automaticamente un fondamentalista ateo pro-aborto, pro-eutanasia, pro-adozione per gli omosessuali…
…comunque sbagli, le cliniche convenzionate con SSN, ricevono cospicui finanziamenti ed agevolazioni fiscali, odiata IMU/ICI compresa…
certo che le cliniche private sono finanziate dallo stato, o meglio direttamente dalle regioni.
informarsi è così brutto?
Anche la Chiesa Valdese, infatti, ha diritto a parte del finanziamento dell’8 per mille.
http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1985-05-20;222!vig=
Perchè lo stato ci guadagna, te l’hanno spiegato nell’articolo.
Stiamo parlando di circa l’1 del finanziamento pubblico.