L’Enciclica è contestata da Vito Mancuso? Ok, allora è valida
- Ultimissime
- 05 Set 2013
Non avete ancora letto l’Enciclica di Papa Francesco ma, casomai vi venisse un dubbio, volete subito sapere se ha un contenuto illuminante e pienamente cristiano? C’è un trucco. Basta osservare come reagisce il teologo (gnostico) Vito Mancuso: se si agita e condanna il testo, allora la risposta è affermativa.
La Lumen Fidei è stata scritta a quattro mani da Papa Bergoglio e Benedetto XVI, per gli occhi più attenti si può anche capire cosa ha scritto l’uno e cosa ha scritto l’altro, in perfetta continuità. Ma a Vito Mancuso interessa il gossip, preferisce concentrarsi su chi indossa la croce d’oro e quella d’argento, sull’appartamento pontifico e il residence di Santa Marta, sulla Papamobile scoperchiata e quella più protetta.
Nel suo articolo l’editorialista di “Repubblica” si scandalizza perché l’Enciclica «riproduce con andamento lineare e senza particolari novità la tradizione della dottrina cristiana» e pone domande che dimostrano come si possa essere teologi e aver capito poco della fede cristiana: «chi non ha la fede non ha quindi ricevuto questo dono divino?», si chiede. Proprio lui dovrebbe dare la risposta, dovrebbe sapere che quando la Chiesa parla di “dono della fede” intende dire che segue la logica del “dono” e non dell’imposizione, la fede non è imposta da Dio e non è un oggetto, ma una relazione di vita con Qualcuno: non la si può “avere” a prescindere dalla libertà e dalla volontà di entrambe le persone coinvolte (io e Dio). Dio continua a donarsi a tutti gli uomini, ma solo coloro che aprono cuore e ragione possono incontrarLo. Ed infatti, come scrive Mancuso stesso senza capirlo, «la Lumen fidei sottolinea continuamente che c’è una “chiamata” da parte di Dio, cui deve corrispondere un “ascolto” da parte dell’uomo». Mancuso, conclude la sua “contro-Enciclica” ammonendo sul fatto che «l’enciclica, insistendo così tanto sulla luce della fede e sulla sua capacità di spiegazione, finisce per ignorare abbastanza clamorosamente che l’esperienza spirituale cristiana si conclude non con la luce ma con le tenebre».
Lasciando da parte le tenebre della ragione in cui è avvolto Mancuso, è interessante leggere invece quanto scrive il teologo Enzo Bianchi (che ritiene che «le risoluzioni che propone Mancuso si collocano nello spazio della gnosi») a proposito della “Lumen fidei”: «la fede non è lo spazio vietato alla ragione, non è un salto nel vuoto, non è un sentimento cieco e neppure un fatto soggettivo, una concezione individualistica. È vero che essa è sempre un dono, e di conseguenza un atto personale, ma è capace di rischiarare il cammino di ogni essere umano, di far comprendere la storia dell’uomo e dell’universo, di dare un senso al duro mestiere di vivere toccato in sorte all’uomo».
Anche Mario Tronti, filosofo laico marxista, ha commentato l’Enciclica: «un politico pensante sarebbe bene che dedicasse qualche ora del suo tempo ad attraversare questa sapienza mondana che viene da un altro mondo. C’è molto da imparare». Da laico scrive: «Lumen fidei ci interroga. Credere non è il contrario di cercare, è la sua vera condizione. Bisogna sapere che cosa si cerca. La critica al relativismo viene presa da un’altra parte, da una orizzonte di fede, il solo in grado di dare luce. Chi crede, vede. E il vedere credendo è un cammino, una via, anzi un viaggio. Ecco però il punto essenziale: non in solitudine, ma in comunità. È impossibile credere da soli. E chi crede non è mai solo. Chi crede da solo si illude, e rimane vittima delle illusioni del mondo. Di qui, il bellissimo concetto di “esistenza credente”. Io credo questo, oggi, l’unica figura di esistenza veramente libera. Perché il credere a niente porta al credere a tutto».
Il filosofo Giacomo Samek Lodovici ha trattenuto questo: «fede e ragione non sono due facoltà umane distinte: esiste un’unica ragione, che talvolta conosce da sola, talvolta invece conosce af-fidandosi ad altri, configurandosi come “ragione credente”». Interessanti anche i commenti di Maria Bettetini, docente di Filosofia allo Iulm di Milano e del teologo mons. Piero Coda. E’ intervenuto perfino lo scienziato Piero Benvenuti, docente di astrofisica all’Università di Padova, accennando alla grande apertura alla scienza che si legge in alcuni passaggi del testo.
Un’Enciclica che ha colpito tutti (200mila copie in un mese!), semplici fedeli e non credenti, intellettuali, teologi, filosofi e scienziati. Tutti tranne Vito Mancuso, rimasto con le sue domande retoriche e il suo affanno a prescindere “antipapista”. La fede è un dono ma l’uomo dev’essere disposto ad aprire cuore, mente e ragione e solo allora potrà intercettare lo sguardo di Dio. Coraggio Vito!
La redazione
30 commenti a L’Enciclica è contestata da Vito Mancuso? Ok, allora è valida
riproduce con andamento lineare e senza particolari novità la tradizione della dottrina cristiana dice Mancuso allora spieghi citando i testi sacri dove la chiesa sbaglia.Cosa vuole un papa che consenta la poligamia?la schiavitù? oppure che consenta ilsacerdozio femminile che è cosi radical chic?
Cito dall’articolo di Mancuso: “Ma se qualcuno di questi articoli appare in contraddizione con le esigenze dell’amore, come nel caso della dannazione eterna, oppure del peccato originale che macchierebbe l’anima di ogni bambino al suo concepimento, che cosa deve fare l’intelligenza teologica?”
E ci credo che scrive su “Repubblica”. Scrivesse su un giornale meno cattofobico, i lettori probabilmente protesterebbero il triplo.
O forse si farebbero quattro risate.
In un giornale teologico, Mancuso potrebbe avere solo una rubrica umoristica.
Sì, negare la (terribile) possibilità della morte eterna
significa aver compreso nulla del Sacrificio del CRISTO.
Ora, mi chiedo come sia possibile che una persona giunta
a simili conclusioni abbia potuto ottenere il
“patentino” di teologo cattolico.
mi sono letto l’articolo di Mancuso al quale si fa riferimento. Sempre la solita solfa in finale. L’amore di Dio che non può che stigmatizzare il magistero cattolico su dannazione e peccato originale, e la critica all’intellettualismo (?) ratzingeriano, detto da uno poi che fa le supercazzole filosofiche, con rispetto parlando. E’ la solita visione col paraocchi, ma d’altro canto se pretendi di chiamare il rosso con il nero, se non accetti il catechismo, di che parla ancora? Si stupisce che la Chiesa non va a braccetto con la modernità e non abbatte insegnamenti fulcro del cattolicesimo. Sarebbe come pretendere di essere buddhista ma non credere nel ciclo della reincarnazione. Davvero, di cosa tratta Mancuso nel suo lavoro? perchè io non l’ho capito quale è il suo ruolo.
“Sarebbe come pretendere di essere buddhista ma non credere nel
ciclo della reincarnazione”.
Esattamente.
Il compito di Mancuso lo si capisce soltanto se si entra nell’ottica di chi lo paga. Chi paga gli editoriali di Mancuso? Lo paga il massone anticlericale Carlo De Benedetti, grazie all’anticlericale Eugenio Scalfari. Solo così si capisce qual è lo scopo degli articoli di Mancuso…dimmi chi ti paga e ti dirò chi sei.
non riterrei Mancuso un prezzolato, lui crede veramente in quello che scrive. Il suo è a mio avviso un tentativo postumo di giustificare il suo stato di ex-prete arrampicandosi sugli specchi dottrinali. Trovo puerile lo svilimento che ha fatto di tutto quanto appreso in seminario. D’altro canto meglio ex prete, che un prete che non crede più nella Chiesa, è fastidioso però il suo voler fare il maestro nei riguardi di coloro che ancora ci credono nonostante tutto. Peggio ancora quando pretende di fare le pulci a quello o a quell’altro Papa.
Vedo tanto intellettualismo nelle sue parole, citazioni prestigiose di svariati filosofi, metafisica, ontologia, ma Cristo se lo è dimenticato fuori della porta.
Ip penso sia più facile fare il teologo di professione che il prete e d anche il teologo.Il teologo studia oppure elucubra alla scrivania e basta il prete fà anche altro sopratutto conosce le disgrazie altrui e non è bello ne facile.
….ancora con questa solfa dell’inconciliabilità dell’inferno col concetto di amore misericordia divine!
Se Mancuso non ha voglia di leggersi Tommaso d’Aquino ed altri classici per chiarirsi le idee, potrebbe leggersi un contemporaneo di area ortodossa quale Pavel A. Florenskij (il Leonardo russo) che giunse alle medesime conclusioni della tradizione occidentale/cattolica.
Il tutto si gioca su quello che Bontadini definiva il ‘rapporto di creazione’. Ora se la libertà della creatura (umana o angelica) è reale, allora non è impossibile, anzi è ragionevole pensare che la ‘salvezza universale’ pur voluta da Dio possa trovare un limite, non tanto nel creatore quanto nella creatura. Non è impossibile (anzi è ragionevole) pensare che questa misericordia possa essere rifiutata. La coscienza non può ammettere la possibilità di una salvezza senza una risposta amorosa a Dio, non può ammettere che l’amore non sia libero e che Dio costringa la creatura ad amarlo. Se ne deduce che è impossibile non concludere che l’amore di Dio può rimanere senza risposta (Lucifero ne è un esempio) da parte della creatura, e che quindi – per dirla con Florenskij – “è possibile l’impossibilità della salvezza universale”.
Se la libertà dell’uomo è una vera libertà di decisione, il perdono della cattiva volontà è impossibile, essendo essa il prodotto creativo della libertà; se la libertà non è reale, nemmeno l’amore di Dio per la creatura è reale; se non c’è una reale libertà della creatura, non c’è nemmeno una delimitazione reale da parte della Divinità sulla creazione, non c’è kenosis, e quindi non c’è amore. E se non c’è amore non c’è nemmeno perdono. Al contrario, se esiste il perdono di Dio, esiste anche l’amore di Dio e quindi una vera libertà della creatura. Se c’è una vera libertà è inevitabile anche la conseguenza: la possibilità della cattiva volontà e quindi l’impossibilità del perdono, non per volontà di Dio, ma per decisione dell’uomo. Chi nega l’antitesi nega la tesi, chi afferma l’antitesi afferma anche la tesi, e viceversa.
Florenskij appunto dice: “L’anima esige il perdono per tutti, agogna una salvezza universale, si strugge per la pace di tutto il mondo. Ma quando c’è la cattiva volontà, cioè la volontà depravata e ossessa che aspira al male per il male, che lo cerca come tale, quando c’è la volontà che nega Dio per negarlo e lo odia soltanto perché Egli è l’Amore, insomma quando abbiamo il cinismo, l’amore per il male, il demone della depravazione, l’anima maledice perfino il perdono di Dio, LO NEGA E NON LO ACCETTA”. Gli uomini – dice Pascal – non compiono mai tanto male e tanto volentieri come quando lo commettono coscientemente. Ora per queste persone l’inferno è ormai volontario e non li sazia. Sono ormai martiri volontari perché hanno maledetto se stessi maledicendo Dio e la vita. Essi si nutrono della propria superbia rabbiosa, come l’affamato nel deserto che succhia il sangue del proprio corpo. Ma “insaziabili nei secoli dei secoli, essi rigettano anche il perdono e maledicono Dio che li ama”. Dostoevskij diceva che essi “arderanno eternamente nel fuoco della propria ira e agogneranno la morte e il non essere, ma non avranno morte”.
Per concludere, il buon Mancuso dovrebbe ‘aprirsi alla comprensione’ che qui non è Dio che non fa la pace con la creatura e non perdona l’anima malvagia traboccante d’odio; è l’anima stessa che non fa la pace con Dio. Per costringerla con la forza a far pace e renderla amante PER FORZA, Dio dovrebbe togliere all’anima la sua libertà, cioò dovrebbe Egli stesso cessare di essere amante e farsi odiante: ma se Dio è Amore non può distruggere la libertà di nessuno, perciò scomunica permettendo di allontanarsi da Esso coloro che per propria decisione si allontanano da Lui. Una scomunica – ad ultimo – voluta dagli stessi condannati.
Giustissimo, ma se non ha tempo per leggere San Tommaso
(probabilmente lo ritiene superato), o l’altrettanto grande
Florenskij, potrebbe leggere semplicemente il Vangelo;
“Or IO vi dico, che molti verranno di Levante e di Ponente, e sederanno
a tavola con Abrahamo, con Isacco, e con Giacobbe, nel regno de’ cieli.
Ed i figliuoli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori.
Quivi sarà il pianto, e lo stridor de’ denti”
Mt VIII,11-12
Ma per il confuso teologo forse non va preso sul serio
neppure Gesù Cristo.
E quando l’Apostolo Giovanni parla della seconda morte
quella eterna, x Mancuso scherzava:
“Ma, quant’è a’ codardi, ed agl’increduli, ed a’ peccatori, ed agli abbominevoli, ed a’ micidiali, ed a’ fornicatori, ed a’ maliosi, ed agli idolatri, ed a tutti i mendaci, la parte loro sarà nello stagno ardente
di fuoco, e di zolfo, che è la morte seconda.».
Apocalisse XXI,8
Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco.
Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco.
Apocalisse XX,14
Ma Mancuso dimostra di non saper niente di teologia perché non è un teologo, ma soltanto un laureato (male) in tale materia, oltre ad essere uno gnostico apertamente dissidente. Come una laurea in filosofia non implica l’essere filosofi, così una laurea in teologia non implica l’essere teologi. Mancuso è uno gnostico del XXI secolo, pertanto parla di Dio senza neppure sapere cosa dice; definirlo un “teologo cattolico” è veramente grottesco.
Grazie, credo di aver capito che il Mancuso si
autodefinisca teologo cattolico, senza aver ricevuto
alcun avallo dalla Chiesa.
Un certo Gianni Mula, entusiasta estimatore del Nostro,
scrive(www.ildialogo.org/scienza/indice_1318772715.htm):
“Potremmo anche dire che, mentre gli altri teologi credono in Gesù
Cristo, Mancuso crede in Dio. Ma in quale Dio?
Per dirla con Pascal Mancuso crede nel Dio dei filosofi e degli scienziati, non certo in quello di Abramo, Isacco e Giacobbe.
Mancuso l’ha infatti ammesso esplicitamente, sia mostrando repulsione
per la fede di Abramo, sia ironizzando sull’argomento della scommessa
di Pascal”.
“Repulsione x la Fede di Abramo”, “ironia su Pascal”, e poi la perla:
non crede in Gesù Cristo.
C’è bisogno d’altro?
Le consiglio di rileggere con molta calma e senza pregiudizio l’intervento del prof. Vito Mancuso.
1) consiglio Mancuso di rileggere l’enciclica “con molta calma e senza pregiudizio”.
2) consiglio a Cristina di rileggere questo articolo ” con molta calma e senza pregiudizio”.
“L’esperienza spirituale cristiana si conclude non con la Luce ma con le tenebre”. L’avrà presa dal vangelo secondo Dario Argento?
Trovo il vostro attacco ingiusto.
La domanda che pone Mancuso è sicuramente valida e voi l’avete saltata a piè pari.
Chi non ha fede non ha accettato Dio?
Voi sostenete questo? Sostenete che tutti gli atei o coloro che confessano un credo diverso dal nostro si stanno rifiutando di ascoltare la chiamata di Dio?
Dio si è donato a tutti e chi non ha fede lo sta rifiutando?
Esattamente, magari più o meno inconscia è così; è una novità per te?
Accidenti, come l’ho scritta male, volevo dire “Esattamente, magari in maniera più o meno inconscia ma è così; è una novità per te?”. Scusatemi tanto.
Solo Dio scruta i cuori, ma un elemento interessante che può o potrebbe contraddistinguere il cristiano è quello dell’umiltà e dell’obbedienza. Quando vedo sette religiose brik a brak, groppuscoli evangelici che nascono per poi morire come funghi, pastori di anime che hanno trovato Cristo improvvisamente e si “improvvisano” per l’appunto tali, senza aver studiato un’acca di storia della Chiesa, allora il dubbio viene.
Non sto dicendo che tutti i cattolici sono obbedienti e umili, ma esiste un severo controllo sulla dottrina custodita dalla Congregazione della Fede, c’è un magnifico libro che è il catechismo in cui c’è scritto tutto ciò che bisogna sapere sul magistero ecclesiastico della Chiesa Cattolica. Dunque a nessuno è permesso inventarsi di sana pianta interpretazioni equivoche. Si potrebbe parlare “forse” non di verità maggiore rispetto a un’altra, ma di pienezza in essa offerta dalla Chiesa.
Il Vangelo non cammina con le sue gambe, ne si annuncia da solo. Il vangelo arriva la dove arrivano evangelizzatori. La dove non sono arrivati evangelizatori non c’è Cristo e spesso sorgono culture e valori totalmente alieni al criatianesimo. Il dono della fede è legato all’annuncio del vangelo e al carisma dell’evangelizzatore. Se chi mi annuncia il vangelo è un corrotto, un fariseo, o peggio ancora un pedofilo come posso venir colpito al cuore dalle sue parole?
“Se chi mi annuncia il vangelo è un corrotto, un fariseo, o peggio ancora un pedofilo come posso venir colpito al cuore dalle sue parole?”
Sì ma tu adesso stai portando casi estremi.
In una persona troverai sempre qualcosa che non va: è tirchia, è pettegola, è irascibile,è diffidente, è fredda… Non siamo perfetti, non puoi pretendere che tutti i cristiani siano tutti Cristo. Gesù era Dio e pertanto non peccava ed era perfetto.
Altro discorso ovviamente è quello di tanti cattolici che rasentano l’eresia ma questo è un altro discorso.
*che i cristiani siano tutti come Cristo
Ma come sto portando un caso estremo? Anche un SOLO caso estremo in cui la possibilità di avere fede mi è stata preclusa da eventi esterni dimostra che essere scettici o atei non è necessariamente “colpa” dell’uomo
La fede deriva dal Creato: un filo d’erba non si fà
da solo, dunque necessita un Creatore.
Non ho capito.
come dire che se uno ha a che fare con un poliziotto od un giudice corrotto allora è giustificato perdere fiducia tout court nelle forze dell’ordine e nella giustizia.
È una soddisfazione leggere i vostri articoli, continuate così. Bravi.
«la Lumen fidei sottolinea continuamente che c’è una “chiamata” da parte di Dio, cui deve corrispondere un “ascolto” da parte dell’uomo»
“Shemà Israel”!
… ma cosa parlo a fare.