Ciò che il buon senso già sa, la scienza conferma
- Ultimissime
- 18 Ago 2013
di Stefano Bruni*
*pediatra
Tanto per cominciare, sgombriamo subito il campo da possibili equivoci. La vita umana è tale, e come tale va rispettata, dal momento del concepimento al momento del suo termine ultimo.
Ciò che viene a determinarsi a seguito dell’unione di uno spermatozoo e di una cellula uovo umani è un nuovo essere umano vivente, unico ed irripetibile che, in un susseguirsi progressivo di quotidiani e meravigliosi eventi maturativi arriva ad essere, in condizioni fisiologiche in un periodo di nove mesi, quella meravigliosa creatura che è il neonato. Il quale, a sua volta, è solo uno stadio intermedio, ma non per questo meno perfetto o meno umano, di ciò che progressivamente diventerà un bambino, poi un adolescente, quindi un giovane uomo e un adulto e infine un anziano.
In questo continuo processo di sviluppo, lo zigote unicellulare di 0,1 mm di diametro circa (concepito nell’utero materno in maniera naturale ma anche prodotto in laboratorio e poi congelato), il feto in ogni stadio della sua progressiva maturazione, il neonato medio di 3,500 kg di peso per 50 cm di lunghezza, l’adulto di 70 kg e 175 cm e persino il malato terminale sceso a 35 kg di peso, tutto pelle e ossa e sofferenza, tutti sono espressione dello stesso essere umano la cui vita NON è nella disponibilità degli altri esseri umani, nemmeno in quella dei suoi cari, in primis della sua mamma.
La dignità dell’essere umano è indipendente dal numero di cellule da cui è composto il suo corpo o dal grado di maturazione dei suoi organi ed apparati, ivi incluso il sistema nervoso centrale (che, lo ricordo, non è completamente maturo fino all’età adulta, come, tra gli altri e solo a mero scopo esemplificativo, gli studi della dottoressa Sarah-Jayne Blakemore, dell’University College di Londra, hanno ampiamente dimostrato). Così come è indipendente dalle sue competenze, dalla sua coscienza di se stesso, dalla sua abilità a sopravvivere autonomamente, dalle sue capacità di rapportarsi con l’ambiente e gli altri esseri umani, dal suo stato di salute.
Dunque sopprimere la vita di un essere umano, anche se ancora in sviluppo nel grembo materno, magari da alcuni anni non è più considerato un omicidio grazie ad una legge che lo permette e lo rende “legale”, ma resta un assassinio intollerabile, tanto più perché atto violento compiuto contro un essere umano indifeso e per di più proprio da coloro (genitori e medici) che della vita umana dovrebbero maggiormente avere cura. E lo stesso vale per l’uccisione di un bambino nei primi mesi di vita, da alcuni teorizzato sulla base delle supposte “incompetenze” di quest’ultimo, sano o malato che sia (personaggi come Singer o la Warren o Tooley, sono arrivati a teorizzare l’eticità dell’uccisione di bambini dopo la nascita così come quella dei feti prima della nascita e le loro teorie hanno portato, tra l’altro, ad aberrazioni come il Protocollo di Groningen proposto da Eduard Verhagen nel 2005).
Date le suddette premesse trovo comunque molto interessanti i risultati dei nuovi studi scientifici che, in maniera assolutamente rigorosa, ogni giorno vengono pubblicati e ci spiegano come il bambino piccolo o il feto abbiano, a dispetto di quanto qualche loro detrattore si ostina a voler far credere, competenze assolutamente meravigliose se contestualizzate alle loro “proporzioni”, piccole se paragonate a quelle di un essere umano adulto. Semplicemente, oggi chi sostiene che un feto o un neonato o un bambino piccolo possono essere ammazzati in quanto non hanno competenze che si vorrebbero appannaggio solo dell’età adulta, deve prendere atto che le basi su cui poggia il proprio ragionamento non sussistono più (sempre che siano mai state una giustificazione accettabile, il che non è). Ogni giorno, nuove acquisizioni scientifiche ci dicono che l’essere umano è uno solo in tutte le fasi del suo sviluppo che sono un continuum e non c’è un dopo senza un prima; dunque non si può stabilire una “gradazione” di dignità o personalità o diritto alla vita. Almeno non se si è in buona fede.
Lo scorso Aprile, su Science (credo di non dover specificare che si tratta di una rivista scientifica peer reviewed tra le più prestigiose) un gruppo europeo di esperti nel campo delle neuroscienze ha pubblicato i risultati di un interessante studio effettuato su un gruppo di bambini di 5, 12 e 15 mesi di vita, volto all’individuazione di un marker neurologico di coscienza percettiva. L’articolo è un po’ complesso per i non esperti ma in estrema sintesi proverò in modo semplice a spiegare cos’hanno fatto gli autori e quali sono stati i loro risultati.
Come nell’introduzione al loro lavoro dicono gli autori stessi, oggi sappiamo bene che i bambini, già dai primi mesi di vita, hanno un sofisticato repertorio comportamentale e cognitivo suggestivo della loro abilità a presentare riflessi coscienti. Tuttavia nel bimbo, che non può ancora parlare e manifestare chiaramente i propri pensieri, la dimostrazione di ciò è complicata. Questi ricercatori dunque hanno pensato di applicare ai bambini una tecnica già consolidata negli adulti per dimostrare la presenza della coscienza attraverso l’evidenza di uno specifico dato elettrofisiologico; nello specifico questa “firma” elettrofisiologica corrisponde ad una risposta corticale tardiva non lineare che viene attivata dalla visualizzazione di immagini mostrate al soggetto in studio per un breve periodo.
Nel soggetto adulto la risposta del cervello ad uno stimolo visivo (registrabile con opportuni strumenti non invasivi) si caratterizza per una prima fase (entro i primi 200-300 ms dallo stimolo) in cui l’attivazione della corteccia procede linearmente con l’intensità dello stimolo e in una seconda fase ( dopo i primi 300 ms, nei soggetti con coscienza intatta) con una nuova risposta più complessa, non lineare, appunto, espressione dell’attivazione di più aree cerebrali. Questa seconda fase permette il mantenimento della rappresentazione percettiva anche molto tempo dopo che la somministrazione dello stimolo è cessata e corrisponde ai report soggettivi di visione. In altre parole solo la presenza della seconda fase descritta abilita l’individuo all’esperienza visiva cosciente.
Ebbene, applicando la stessa tecnica a bambini di 5, 12 e 15 mesi di età i ricercatori hanno trovato le stesse dinamiche note per l’adulto. Unica differenza: tempi di latenza (un po’ più lunghi), picchi di voltaggio e “forma” delle componenti del riflesso sono quantitativamente un po’ diverse rispetto a quanto evidenziato nei bimbi di 12-15 mesi che hanno caratteristiche più vicine a quelle dell’adulto. Ciò è evidentemente da mettere in relazione con lo stato maturativo (progressivo) delle strutture cerebrali e in particolare con la mielinizzazione di strutture che sappiamo bene comunque essere già presenti nel lattante e, prima ancora, nel feto, e con lo sviluppo dei dendriti e la sinaptogenesi che, iniziate ben prima della nascita, presentano un particolare incremento alla fine del primo anno di vita (per poi continuare per molto tempo successivamente). Questo studio dimostra quindi come anche i bambini molto piccoli sono dotati degli stessi meccanismi cerebrali responsabili della percezione cosciente la quale dunque è già presente in epoche molto precoci dello sviluppo e continua ed accelera durante lo sviluppo postnatale.
In un mio articolo precedente avevo riferito di analoghe prove, dirette e indirette, che ci permettono di affermare scientificamente che anche nel feto questa percezione cosciente è evidenziabile in epoche molto precoci dello sviluppo. Certo le suddette informazioni non possono e non devono costituire il presupposto per la scelta di un termine, del tutto arbitrario e pretestuoso, prima del quale si possa considerare lecito sopprimere una vita umana: mai è lecito sopprimere una vita umana, come già sottolineato in precedenza, perché (e questo è il valore degli studi che ho riportato) ogni momento del suo sviluppo chiaramente e inconfutabilmente rappresenta una tappa di un continuum che è la vita umana.
Non è certo perché lo dice la scienza che io credo che l’embrione, il feto, il bambino piccolo non possono essere uccisi. È semplicemente il buon senso che mi dice che io sono stato un embrione e che quell’embrione era semplicemente e meravigliosamente il primo stadio del mio sviluppo; e poi sono stato un neonato, incapace di compiere calcoli matematici o imparare poesie a memoria o guadagnarmi da vivere, dipendente com’ero per la mia stessa sopravvivenza dalla mia mamma; e poi sono stato un adolescente brufoloso, spesso più istintivo che razionale, ombroso; ed ora sono un adulto (nemmeno più troppo giovane, ahimè!). Sono stato tutto questo e tanto altro ancora dovrò essere: in altre parole sono stato, sono e sempre sarò uomo. E mi seccherebbe parecchio, ora, se qualcuno, ormai diversi anni fa, avesse deciso che non ero degno di vivere perché “incompetente”.
Il buon senso mi convince già abbastanza, dunque. Però la scienza, che alcuni vorrebbero usare per sostenere la liceità di aborto e infanticidio, al contrario mi sembra chiaro che contribuisce a rafforzare l’idea opposta.
49 commenti a Ciò che il buon senso già sa, la scienza conferma
Nessuno degli amici atei è disposto a replicare? E Luigi Pavone, con la sua bizzarra teoria degli esseri umani non persone, dove si è imbucato?
Se vuoi, posso provare io a replicare. Con ogni evidenza, il senso comune e la scienza di cui parla il post sono il senso comune e la scienza di Stefano Bruni. Infatti, il senso comune comune non suggerisce che lo zigote sia un uomo, e la scienza scienza, con l’ausilio della filosofia filosofia, lo conferma. Dire che lo zigote non è un uomo, poi, non vuol dire che sia un essere umano non persona, vuol dire invece che esso è lo zigote di più uomini in potenza. Esemplificando: Stefano Bruni è uno degli uomini che il suo zigote poteva divenire! Auguri Muttley, e salutami Dastardly.
Mah, non direi che si tratti proprio soltanto del senso comune mio proprio, visto che è condiviso da milioni di persone in tutto il mondo. Altrimenti non sarebbe “senso comune” ma piuttosto “personale opinione”.
Quanto poi alla obiezione relativa a “scienza vs scienza-scienza”, mi pare anch’essa fuori luogo: prima di tutto perchè in questo e in precedenti articoli e post ho fatto riferimenti a studi e scoperte fatte da altri ricercatori (e pubblicate su riviste scientifiche prestigiose e non su Topolino) e non da me e in secondo luogo perchè una verità scientifica è tale finchè non viene confutata dalla scienza stessa attraverso altre ricerche i cui risultati devono essere convalidati dalla comunità scientifica (il che, certo, può sempre accadere ma mi pare che ancora nessuno abbia messo in dubbio talune verità, in primis quelle che ho commentato in questo articolo, ma anche molte altre).
Che poi, infine, sia la filosofia a dover validare i dati di una ricerca scientifica, beh, capisco che ai filosofi possa dispiacere ma a me sembra un po’ osée.
Ciò premesso, in cosa la sua risposta confuterebbe/replicherebbe l’articolo, che parla di vita umana e del suo sviluppo come continuum e dei risultati di una ricerca elettrofisiologica molto specifica e rigorosamente condotta?
In omaggio al principio di carità, voglio dare per scontato che tu sia in buona fede, e che davvero pensi di esserti limitato a riportare dati scientifici. Ti chiedo soltanto: lo zigote è un uomo? Se sì, quali sono gli studi scientifici che affermano questo? Se no, allora siamo d’accordo. Che ci sia un continuum, questo non dimostra nulla, tanto più che il continuum è possibile rintracciarlo in epoche precedenti alla formazione dello zigote: la coppia di gameti, non ancora unita, è in potenza più zigoti, lo zigote è in potenza più uomini (una volta si diceva che la natura non fa salti). Io non sono un chiacchierone, come Luigi Pavone, quindi ti pregherei, qualora decidessi di rispondere alla mia domanda (lo zigote è un uomo?), di farlo in modo spartano, chiaro e distinto.
Volevo riservarlo a Pavone, ma visto che gli argomenti sono gli stessi:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=3HdjthJek_M&t=63
Gli articoli di Stefano sono come al solito CAPOLAVORI!
Qui non è questione di buona o cattiva fede (almeno da parte mia e, in ossequio allo stesso principio di carità che sostieni di avere seguito tu, do per scontato anche da parte tua) ma di capirci.
Io ho espresso chiaramente (e non ne ho fatto mistero nè l’ho negato) anche delle opinioni personali condivise da un numero molto elevato di persone (ecco perchè ho parlto di buon senso comune). E ho commentato un articolo scientifico. Ergo ho fatto due cose diverse e, in parte complementari. Quindi non capisco il tuo commento al mio commento.
Ciò premesso, per essere “spartani”:
– i gameti sono cellule con un corredo cromosomico e dunque un patrimonio genetico non compatibile di per se stesso con la formazione di un essere umano vivente: contengono infatti la metà dei geni che servono a dar vita ad un essere umano vivente; d’altra parte però non potranno mai dar luogo nemmeno ad un essere vivente di specie diversa (specie transgeniche, infatti, sono una realtà della moderna biotecnologia ma derivano dall’introduzione di un gene esterno all’interno di un organismo in formazione di specie diversa e non dalla fusione di gameti di specie diverse); e questa non è un’opinione;
– da quanto scritto sopra si evince che i gameti sono necessari alla formazione dell’essere umano ma non sono l’essere umano; per come la vedo io la fecondazione è l’unico elemento di “discontinuità” nella genesi di un essere umano che prima (gameti) non c’era e poi (zigote) c’è; e anche questa non è un’opinione personale;
– lo zigote (e da quel momento tutta la sua maturazione, che si risolva nella nascita di un bambino o di due gemelli monocoriali) è la prima forma della vita umana e come tale, per il sentimento mio e di milioni di altre persone, va rispettato e salvaguardato; ma che lo zigote che deriva dalla fusione di due gameti umani (cellula uovo e spermatozoo) sia un essere umano vivente (o finanche due esseri umani viventi) non è un’idea mia e di milioni di altre persone bensì un dato scientifico; infatti quello zigote non sarà mai e poi mai un puledro nè un gattino nè uno scoiattolo e nemmeno un qualsiasi altro animale o insetto;
– “che ci sia un continuum” nello sviluppo dell’essere umano per me significa eccome; semmai avrei qualche dubbio se la scienza avesse dimostrato che dallo zigote generato dall’unione di due gameti umani ad un certo punto potesse svilupparsi una gallina o un panda; ecco, in questo caso avrei meno certezze su cosa sia lo zigote; ma si dà il caso che mai nessuno abbia tirato fuori un merlo da uno zigote umano (OK, qualche essere umano “merlo” lo conosco, ma questo è tutto un’altro discorso! :-));
– se lo zigote X si fosse diviso e da questo si fossero sviluppati due gemelli, Stefano Bruni (cioè il sottoscritto) e Pincopallo Bruni, in cosa questo avrebbe reso meno umano quello zigote? in caso di aborto, non sarebbe ancora più grave aver soppresso due gemelli anzichè un unico essere umano?
– lascio ad altri la diatriba filosofica sulla “personalità” dell’embrione; per quanto mi riguarda essere umano e essere persona coincidono, ma francamente, sempre per quanto mi riguarda, anche così non fosse, per il fatto stesso di essere umani, ed indipendentemente dal fatto che possiedano o meno una “personalità”, credo fortissimamente che zigote, embrione e feto (e neonato) siano solo diverse fasi di sviluppo dell’uomo e dunque abbiano il diritto di svilupparsi, crescere, nascere e vivere.
Spero di essere stato abbastanza spartano (anche se ahimè non proprio brevissimo).
Concludo ribadendo un concetto già espresso nell’articolo: non sono i dati scientifici che mi dicono che lo zigote, l’embrione e il feto umano (e anche il neonato che per la propria sopravvivenza dipede da una madre o da un’incubatrice) sono solo livelli diversi e progressivi dello sviluppo dell’essere umano. E non importa se si tratti di zigoti, embrioni, feti o neonati sani o con danni congeniti: tutti sono esseri umani comunque e come tali hanno il diritto di vivere. E’ proprio non avere paraocchi ideologici che mi fa sostenere questo, affidandomi al semplice buon senso. Però la scienza, guarda caso, ogni giorno non fa che confermare, con le sue scoperte sempre nuove e affascinanti, che le cose stanno proprio come il buon senso le interpreta. Ciao. 🙂
Quando ho scritto che il continuum (che, ribadisco, nulla ci dice intorno all’essere uomo dello zigote) è rintracciabile nella coppia di gameti, intendevo riferirmi non ai singoli gameti, ma per l’appunto alla coppia, considerata in modo analogo a come un matematico considera le coppie ordinate di elementi come elementi singoli di un insieme. E’ la coppia, così considerata, ad essere in potenza più zigoti, come lo zigote è a sua volta in potenza più individui (non solo nel caso delle gravidanze gemellari, ma sempre, in tutti i casi). E’ chiaro che lo zigote di un uomo è lo zigote di un uomo e non di un merlo. E’ in potenza un uomo e non già un merlo, ma essere in potenza un uomo non significa esserlo in atto. Anzi, per dirla tutta, ciò che è in potenza qualcosa, deve essere in potenza anche non-qualcosa. La coppia di gameti è in potenza uno zigote, ma in potenza è anche un non-zigote. Lo zigote è in potenza un uomo, ma in potenza è anche un non-uomo.
Non riesco a rintracciare in modo chiaro e distinto la risposta alla mia domanda. Dici che vuoi lasciare la diatriba sulla personalità dello zigote ai filosofi, però, se interpreto bene, la tua opinione è che lo zigote sia un uomo. Il punto è che non esistono studi scientifici, né filosofici, che affermino questo. Infatti è solo una tua opinione, condivisa da altri, senz’altro.
Solite elucubrazioni di psudo-filosofi che non hanno di meglio da fare nella loro vita: le stesse di Pavone, tanto che potrrsti essere un clone.
Se ti do’ un calcio nel sedere, hai bisogno di studi scientifici e filosofici per dire ahia! ??
Queste sono considerazioni da minus habens.
Stai parlando delle tue sciocche “argomentazioni” vero?
D’altronde, chi sano di mente, direbbe che Napolitano e’ vecchio, E QUINDI non e’ piu’ un uomo?
Come se appiccicare una nuova etichetta possa cambiare la natura delle cose.
Se io una rosa la chiamo Luigi Pavone, essa non smettera’ di profumare.
Per la redazione: come mai avete cancellato la mia risposta (senza insulti) e avete lasciato questo commento di questo villanzone di Luigi Pavone?
Vediamo se riesco a dirtelo in un altro modo.
Prova a guardare le cose da un altro punto di vista.
Tu dici che lo zigote X non è un essere umano vivente in quanto poteva diventare Stefano Bruni o anche un altro diverso da Stefano Bruni o Stefano Bruni + un suo gemello o anche non diventare mai nè me nè te nè nessun altro (cosa che in effetti, a molti zigoti o embrioni e finanche feti può purtroppo accadere a causa dell’aborto, volontario o spontaneo).
Però Stefano Bruni oggi c’è, esiste; parla, scrive su UCCR, fa il medico, ha una famiglia. Ebbene, questo Stefano Bruni qui (lasciamo perdere i casi di omonimia che, converrai, non ci azzeccano nulla con questo discorso, :-)) è stato un tempo quello zigote X e da nessun altro zigote poteva svilupparsi. E questo è un dato di fatto. Questo ce lo dicono scienze come la genetica, la statistica, la matematica. Infatti in tutto il mondo non esiste e in tutti i tempi non è mai esistito né mai esisterà un altro me stesso.
Un dato di fatto contro una supposizione: ciò che sono contro ciò che avrei potuto essere o non essere.
Ma allora, se io ero quello zigote X che è diventato quell’embrione X che poi è stato quel feto X cui quando è nato è stato dato il mio nome, nome che mi porto dietro da 48 anni insieme a tutto ciò che sono, allora quello zigote, quell’embrione e quel feto sono stati me stesso che, in un continuum di piccole e grandi trasformazioni (nel senso di modificazioni progressive), predeterminate da quell’irripetibile combinazione di geni derivante dai gameti di mio padre e di mia madre e da successivi ulteriori rimaneggiamenti contestuali alla fecondazione e quindi alla fusione di spermatozoo e cellula uovo (a loro volta diversi da tutti gli altri spermatozoi e da tutte le altre cellule uovo di mio padre e di mia madre e, a maggior ragione di ogni altro essere umano) sono diventati ciò che sono ora.
Perciò se mi chiedi se quello zigote X fosse un essere umano vivente a partire da quell’istante in cui è esistito a seguito dell’atto della fecondazione, ti rispondo (ma lo avevo già fatto chiaramente nel mio precedente commento) che sì, per me quello zigote era già me stesso quanto lo sono io ora; e dunque sì, era un essere umano vivente.
E questa non è una mia opinione: è un fatto.
ti rispondo più tardi. C’è un problema linguistico nell’affermazione che tu sei stato uno zigote.
Ah, beh, se c’è un problema linguistico! 🙂
sì, c’è proprio un problema linguistico. Il linguaggio comune dice che Stefano Bruni è stato uno zigote. Un linguaggio più filosoficamente avvertito direbbe che ciò che è Stefano Bruni è stato uno zigote. Ma ti risponderò più dettagliatamente più tardi.
Questi sono banali fuochi di sbarramento per evitare di riconoscere ciò che è evidente: l’essere umano è tale dal concepimento. Basta, il resto è fuffa e gente favorevole all’uccisione deliberata dei suoi simili.
@Katy
sono fuochi di sbarramento per evitare la corruzione del pensiero e delle leggi.
Cara Katy, più che fuochi di sbarramento a me sembrano esercizi dialettici atti a confondere le idee o “corrompere il pensiero” per difendere leggi profondamente ingiuste e giustificare atti terribili come l’uccisione di un altro essere umano.
Caro Abby, io non avrò un “linguaggio filosoficamente avvertito” (d’altra parte faccio il medico e non il filosofo) ma resta il fatto (e ripeto: il fatto) che tu sei stato il tuo e soltanto il tuo zigote e che io sono stato il mio ed unicamente il mio zigote. E che uno zigote possa dare origine ad un singolo essere umano o a due o, nel caso non sopravviva o sia soppresso volontariamente, a nessuno, nulla toglie al fatto che è il primo stadio di un essere umano. E come tale un’umanità degna di questo nome dovrebbe salvaguardarlo, prendersene cura e non sopprimerlo.
Senza quello zigote io non sarei quello che sono (cioè un essere umano unico e irripetibile, vivente) e se io sono un essere umano quello zigote non può non essere il primo stadio di un essere umano.
Il fatto che l’uovo di gallina fecondato dal gallo possa diventare un pulcino (sai per caso se da un uovo possono nascere due pulcini? io, ammetto la mia ignoranza, non lo so; o meglio, fino d ora non mi ero mai posto il problema! :-)) o un tessuto su cui produrre un vaccino o una frittata come può rendere quell’uovo feondato o quell’embrione di pollo qualcosa di “altro” rispetto al primo stadio di sviluppo di un pollo? Ma probabilmente nel mio “linguaggio filosoficamente poco/non avvertito” riconoscerai un altro problema linguistico.
Il fatto è che quello che per te è un “problema linguistico” rispetto ad un “linguaggio filosofico avvertito” per me è un “essere umano”. Difficile che noi due si possa trovare una sintesi. 🙂
@Stefano Bruni
Se fosse un fatto, come tu scrivi, che Stefano Bruni è stato uno zigote, allora non esisterebbe nessuna diatriba filosofica in merito alla personalità dello zigote, e non esisterebbero dubbi sul fatto che lo zigote sia un uomo. Tu scrivi però che una tale diatriba esiste, e che tu vuoi starne alla larga.
Il problema è che Stefano bruni non è mai stato uno zigote. E’ vero che lo zigote fa parte di un continuum (ma il continuum va ancora indietro alla coppia di gameti, considerati come coppia). E’ vero anche che lo zigote è il primo stadio di un certo sviluppo. Ma convenzionalmente potremmo considerare uno sviluppo alternativo, rispetto al quale il primo stadio è dato non già dallo zigote, ma dalla coppia di gameti corrispondente, considerata, questa — ripeto –, come coppia. Considerato questo secondo sviluppo, l’affermazione che Stefano Bruni è stato quella coppia di gameti non ha una plausibilità minore rispetto alla affermazione che Stefano Bruni è stato uno zigote. In realtà, però, Stefano Bruni non è stato, propriamente parlando, né uno zigote né una coppia di gameti.
Parlando sbrigativamente, noi diciamo che gli uomini diventano cadaveri, ma in realtà, posto che il cadavere non sia un uomo, nessun uomo diventa cadavere, cioè un non-uomo. Analogamente, e a andando a ritroso, nessun uomo è mai stato uno zigote. Si deve piuttosto dire che ciò che era un uomo è diventato un cadavere, così come ciò che era zigote è diventato un uomo.
Alla corruzione del pensiero segue anche quella delle leggi. Infatti, sarebbe coerente da parte di chi sostiene la personalità dello zigote invocare l’ergastolo per le donne che usino la spirale o tutti quei mezzi contraccettivi che impediscono l’annidamento dell’ovulo fecondato.
Una diatriba esiste anche sul fatto se i bambini debbano o no avere rapporti sessuali con adulti per non reprimere la loro sessualità. L’esistenza della diatriba non significa nulla.
O si dimostra che esistono esseri umani non persone oppure la si fa finita. O si dimostra quando si diventa persone o la si fa finita.
Io sono stato zigote e io ero persona, io sono stato neonato ed io ero persona, io sono un giovane adulto e io sono persona. Smettiamola di filosofeggiare a vanvera sperando di poter essere più legittimati ad uccidere i nostri simili senza sentire rimorsi di coscienza.
Non esistono uomini non-persone, testa di rapa! Lo zigote non è né un uomo né una persona. Se il tuo interesse è quello di far venire i rimorsi di coscienza a chi usa la spirale o a chi, pur avendo un utero a disposizione, non lo mette immediatamente al servizio di tutti quegli uomini che allo stato attuale si trovano nello stadio zigotico, fai pure, ma non diffondendo menzogne. Se lo fai diffondendo menzogne, troverai sempre uno come me che cercherà, con tutti i mezzi leciti, tra i quali la filosofia, di impedirtelo.
Caro Abby, io ho risposto sempre molto pacatamente e rispettosamente alle tue obiezioni ma se per caso attribuisci l’aggettivo menzogna ad affermazioni fatte dal sottoscritto (e temo di sì, visto che Phantom non ha scritto menzogne), allora permettimi di rimandare al mittente l’accusa.
Peccato: che non avremmo trovato un compromesso lo avevo messo in conto. Speravo almeno si restasse in un ambito di rispetto reciproco. Vedo che non è stato così. Pace e bene comunque, Abby.
Come detto: difficile che noi si possa trovare una sintesi.
Certo che la diatriba zigote-persona vs zigote-non persona esiste. Non ho detto che ne voglio restare fuori: ho detto anzi che per me è risolta nel fatto che un essere umano è anche una persona, sempre.
Due gameti umani non sono una persona umana perchè pur essendo “umani” non sono “un essere umano”: sono entrambi necessari per la formazione di un essere umano (lo zigote) ma non sono sufficienti, ciascuno preso singolarmente, a definire “un essere umano”.
Lo zigote è il primo stadio di un essere umano vivente; il corpo senza vita di un essere umano che prima era vivente è lo stesso uomo iniziato in quello specifico zigote ma non più vivente (almeno per ciò che attiene alla vita fisica). Ma immagino che su quest’ultima affermazione proprio non possiamo andare d’accordo. 🙂
Pace e bene, Abby! 🙂
La sintesi non è necessaria. Non siamo in parlamento. Sulle questioni scientifiche non c’è mai sintesi, il vero e il falso non si sintetizzano.
Ovviamente dai per scontato che il tuo punto di vista sia la verità e quello degli altri, il mio incluso, una serie di menzogne. Bene: mi piacciono quelli sicuri di sè… anche quando hanno torto! 🙂
Caro Stefano, perché adesso mi tratti così? In primis, il commento precedente era rivolto a Panthom, che, come suo solito, si intromette per dire sciocchezze, come quella degli uomini non-persone che egli mi attribuisce. In secundis, sì, penso che io sia nel vero e tu nel falso, ma mi pare che anche tu hai questo pensiero, o pensi che la mia tesi abbia una qualche plausibilità?
Caro Abby, intanto rileggi il mio commento qui sopra e fai caso alla faccina sorridenta che segue l’autoironia/ironia (che credo di non doverti spiegare).
In secondo luogo uno può avere, certo, una convinzione sbagliata (per esempio tu ritieni che uno zigote non sia uomo come invece riteniamo Phantom e io e dunque per te la nostra posizione secondo cui uno zigote è uomo e dunque persona è sbagliata); ma la parola menzogna sottende, a mio modo di vedere la malafede e dunque non trovo sia rispettosa in un dialogo in cui le persone sostengono ciascuna la propria idea.
Prendila come un eccesso di sensibilità ma per uno come te che si esprime con un “linguaggio filosofico avvertito” credo che dovrebbero essere importanti le parole, tutte quante. E perdonami se sono stato ancora un pochino ironico: non è mia intenzione essere offensivo. 🙂
Grazie per questo tuo commento Stefano, mi rincuora. Comunque la menzogna è quella, sostenuta da Panthom e non da te, secondo la quale chi sostiene che lo zigote non sia una persona sostiene anche che esistano uomini non-persone. E questa è una palese falsità che chi la dice non può che essere in mala fede.
Il “continuum” dell’essere vivo non parte “dai gameti” ma volendo essere coincisi parte da Adamo ed Eva, vale a dire dal primo rappresentante della nostra specie.
E in questo continuum “emergono” nelle adatte condizioni degli esseri che filosoficamente parlando chiamiamo “persone umane”.
Pazzesco: non sapevo (o non ricordavo) il protocollo Groningen!
Quindi è lecito uccidere un feto, un pugno di cellule imperfette che crescendo potrebbero comunque diventare un essere umano capace di donare e ricevere tanto, mentre lo stato permette che l’essere umano si rovini già da ragazzo con alcol, droghe arrivando a 25 anni con qualche neurone in meno o depresso e psicotico? Ma che bel mondo che sta costruendo il politically correct!
Dove sta il buon senso in un atteggiamento così repressivo?
E se passano le adozioni gay come la mettiamo con la lotta per il figlio sano? E quelli malati che riescono a nascere vanno buttati nell’indifferenziata o nell’organico?
Domanda filosofica secca: Un’attività autoriflessiva (come l’autocoscienza, cioè il pensiero) può essere mediata da un organo corporeo?
NO.
“La vista non vede sé stessa.
Il tatto non tocca sé stesso.
L’udito non ode sé stesso.
Il pensiero pensa sé stesso.
Allora vuole dire che non è esercitato attraverso un organo corporeo. Ma i meccanismi fisico-chimici io li conosco attraverso l’analisi di organi corporei. Se un’attività come il pensiero esclude – non può anche bensì ESCLUDE (altrimenti non sarebbe autoriflessiva) – la mediazione corporea, non posso mica spiegarlo in termini chimici. Lo so a priori.”
Padre Giuseppe Barzaghi OP, Storia critica del pensiero filosofico. Ventottesima lezione, Accademia del Redentore
Ergo a mio umile avviso le risposte da dare alla pessima metafisica imperante, che permette alla ragione una logica nell’aborto, sono puramente in chiave metafisica.
Nella facoltà di Medicina, orientati allo studio del corpo umano, si tenda a vedere i gameti come cellule (del corpo umano) specializzate e atte alla formazione dello zigote, una nuova vita umana.
Ma questo, per quanto vicino al senso comune, è un punto di vista assolutamente particolare, che non tiene presente una descrizione più generale che è possibile dall’invenzione del microscopio ottico, e dai successivi studi di biologia.
Tralascio lo sviluppo storico e passo alle evidenze dalla biologia:
1) Ciascun essere vivente deriva da altri esseri viventi. Non esiste discontinuità nella vita (in altri termini nella trasmissione della vita non c’è soluzione di continuità).
Forse è questo che intende dire Abby con la frase “un continuum è rintracciabile anche in epoche precedenti”
C’è piuttosto un essere vivente che “origina” un altro essere vivente.
Se ho capito bene questo è quello che StefanoPediatra intende con la frase “i gameti danno origine ad un nuovo “essere umano vivente”
2) Fondamentalmente in natura esistono due modi per riprodursi: la riproduzione per scissione e l’alternanza di generazione,
3) La riproduzione sessuata, è un particolare tipo di alternanza di generazione.
Dal punto di vista della biologia generale, ciascun gamete, pure quello umano, non è una cellula “speciale” di un organismo, ma è “un essere umano (unico ed irripetibile)” definito da uno specifico corredo cromosomico, un proprio corpo definito nello spazio-tempo, e, ovviamente “vivo”. Costui rappresenta la “fase aploide” del ciclo più generale che contempla anche la “fase diploide” la quale, passando dallo zigote (diploide) arriva al feto e poi all’organismo diploide maturo per produrre nuovi esseri aploidi.
In natura alcune specie si ha la fase aploide rappresentata da una sola cellula e quella diploide da un organismo.
In altre specie viceversa sono le fasi aploidi che sono rappresentate da organismi, mentre quelle diploidi sono rappresentate da un organismo unicellulare. In altre ancora sia la fase aploide come quella diploide sono rappresentate, nella maturità, da organismi pluricellulari (ciclo aplodiplonte).
Grazie Valentino per le tue osservazioni. Ti posso chiedere se secondo te sia biologicamente plausibile concepire lo zigote come un ente biologico che è in potenza più di un individuo umano (laddove per individuo umano intendo un uomo particolare)? In modo analogo a come è in potenza più di uno zigote una coppia di gameti?
E’ difficile parlare di questioni delicate senza avere un vocabolario comune il più possibile definito. E finire in una discussione nominalistica.
Fatta questa premessa provo a rispondere:
Lo zigote (essere unicellulare diploide) ovviamente è “un” “essere(ente)” “biologico (cioè vivo)” che “in potenza” si divide e produce due cellule diploidi (identiche a sé stesso), dunque in potenza “produce più di un individuo umano”.
Una “coppia di gameti” non è “un essere”, è “un insieme di due esseri“
Aspetta, non capisco. Vuoi dire che la fase successiva a quella zigotica consta di più di un individuo umano? Scusa l’ignoranza. Ma la mia domanda era un’altra. E’ plausibile, da un punto di vista biologico, affermare che lo zigote è tale che da esso possono svilupparsi uomini (in senso stretto) differenti? Cioè: dal mio zigote avrebbe potuto nascere un uomo altro da me, benché con lo stesso patrimonio genetico?
Sulla coppia di gameti, sono d’accordo nel non considerarla un ente biologico, ma è senz’altro un ente, da un punto di vista più astrattamente filosofico.
Per me è evidente che tu hai come origine uno zigote, e che ciò non significa che dallo stesso zigote non possa aver origine anche un’altro (o più) essere pluricellulare (se è questo che intendi per “uomo in senso stretto?). Questa è la situazione normale se hai un (o più) gemelli omozigoti. Ma pensa che in altre specie, per esempio negli imenotteri (api, formiche, per esempio) da un unico zigote si originano migliaia di “gemelli”.
Dubito che dal punto di vista astrattamente filosofico una coppia di gameti possa considerarsi un “ente”, per lo meno nel significato che ne do io (ciò per cui una certa cosa è quello che è, e non un’altra cosa) . Per esempio, “acqua, farina, sale,lievito secondo necessità” sono quattro enti e non sono “pane in potenza”: lo sono solo “se” vengono mescolati insieme e messi in un forno (acceso).
Anche a me sembra evidente. A volte però capita di doversi farsi carico dello sporco compito di difendere l’evidente contro l’irrazionalismo. Ti vorrei chiedere altre cose, ma lasciamo stare.
So che è controintuitivo pensare a insiemi di enti come a enti, ma è possibilissimo.
Caro Valentino, non sono molto d’accordo col fatto che i gameti umani siano definibili “esseri umani viventi”. Il gamete dell’essere umano è senz’altro una cellula viva umana, con un proprio patrimonio genetico, ma non “un essere umano vivente” col quale termine s’intende l’intero e non una sua parte. Nello stesso modo per cui un braccio è una parte dell’uomo ma non è l’essere umano, e così pure il fegato o un dito o i polmoni, …
Da un gamete soltanto infatti non potrà mai originarsi un uomo (nè, prima di lui uno zigote), cosa possibile solo quando a fondersi in un unico (intero) essere umano vivente sono due gameti complementari. L’uomo, l’essere umano vivente, unico e irripetibile, ha origine dallo zigote e non da un gamete.
Per inciso, considerando i gameti “cellule (del corpo umano) specializzate e atte alla formazione dello zigote, una nuova vita umana” la Medicina non fa altro che prendere atto della specifica funzione ed essenza dei gameti. Non mi consta che la biologia, nemmeno dopo l’invenzione del microscopio elettronico, abbia in alcun modo superato questa definizione che, almeno relativamente all’essere umano e alle altre specie che si riproducono utilizzando due gameti di cui uno di origine paterna e l’altro di origine materna, non è nè “assolutamente particolare” nè semplicemente “vicina al senso comune”.
Ma magari non ho capito bene l’incipit del tuo commento.
Caro Stefano, quello che dici l’ho osservato anche in altre discussioni con altri tuoi colleghi. Vale a dire che tu, formato in Medicina, consideri il gamete “non un essere vivente”, ma una parte di un essere vivente. Questo è un errore blu, e lo sai benissimo se fai mente locale, che c’è una differenza concettuale tra un braccio, un piede, un fegato, che sono “parti” di un organismo, fondamentalmente hanno lo stesso patrimonio genetico dell’organismo, vivono grazie al fatto di vivere in relazione con gli altri organi dello stesso organismo, ecc.
I gameti invece sappiamo bene che hanno un loro corredo cromosomico, che sono nettamente definiti, che vivono una vita propria, che in breve non sono e non fanno parte dell’organismo che li ha originati.
In biologia sostenere che i gameti hanno la “specifica funzione ed essenza” di produrre l’essere diploide correlato, ha lo stesso significato (poco) che dire “l’essere diploide ha la specifica funzione ed essenza di produrre gameti”. O dire che la funzione e l’essenza della zanzara è quella di succhiarmi il sangue.
Io non so se riesco a trasmetterti, e spiegarti questa specie di “rivoluzione copernicana”, ma se guardi a come in generale si riproducono gli esseri viventi ( e si trasmette la vita) e vedi che gli organismi aploidi (generati da quelli diploidi) non vivono necessariamente all’interno di cavità dell’organismo che li ha prodotti, ma più usualmente nell’ambiente esterno, in certi casi addirittura formano organismi pluricellulari. Insomma sono degli individui. Potrei raccontarti tanti “esempi particolari”, e i gameti umani sono uno tra i tanti casi particolari di questo meccanismo generale di alternanza di generazione.
Noi invece, abituati ab ovo alla fisica aristotelica, tendiamo a pensarli come un’emanazione del corpo dell’uomo, naturalmente usiamo delle immagini più realistiche, e più scientificamente corrette, ma rimaniamo ancora dentro al cliché di Aristotele (che ci è più immediatamente familiare) a meno che non ci siano dei motivi importanti per cambiare paradigma.
Valentino, a parte che i medici non sono tutti dei cretini ignoranti che fanno “errori blu” relativamente alla biologia e fisiologia del corpo umano, definire un gamete qualcosa “che vive di una vita propria, che in breve non sono e non fanno parte dell’organismo che li ha originati” o, come prima “esseri umani” mi sembra una cosa che, a motivo del mio carattere mite, continuo a definire osée. Studiare ho studiato e continuo a studiare parecchio ma, in tutta onestà, è la prima volta che sento affibbiare ad uno spermatozoo e a una cellula uovo l’attributo di essere umano vivente e capace di vita autonoma. Nè mi risulta di rivoluzioni copernicane di questa portata in quest’ambito. Ma magari mi sbaglio.
No, assolutamente non intendevo definire ne te, ne tutti gli altri medici “cretini, ignoranti, ecc.”.
Volevo semplicemente evidenziare che vi risulta naturale, spontaneo, dal momento che studiate “l’organismo umano pluricellulare”, far dipendere qualsiasi definizione, qualsiasi altra considerazione dall’oggetto principale dello studio medico. In ciò non credo ci sia niente di offensivo, e se se ti ho turbato, mi dispiace, ma non era mia intenzione.
Quello che piuttosto mi interessava far notare è che “gli stessi fenomeni”, visti non da un particolare punto di vista, quello dell’organismo pluricellulare diploide, prendono aspetti differenti se osservati da un punto di vista generale, quello della biologia,.
E’ per questo motivo che ti facevo notare quanto è incongruente parlare di profilo genetico di un individuo, per definirne l’individualità, e considerare come facente parte di questo essere qualcosa che ha un corredo genetico completamente differente (perlomeno ha metà cromosomi, ed ogni zigote con differente corredo rispetto agli altri). Certo che non è niente di che: basta “aggiungere un’eccezione” e tutto fila inosservato. E sono sicuro che queste riflessioni non le troverai in un testo di medicina, almeno io non le ho mai trovate. In pratica queste riflessioni, per la cura delle malattie delle malattie, non hanno nessuna rilevanza (per impostare una griglia bio-etica, invece forse).
Ma quanto è semplice, ed in accordo con tutte le osservazioni del modo di riprodursi di tutti gli organismi viventi, considerare il gamete come “organismo (unicellulare)”, e trattarlo come l’elemento della fase aploide nell’alternanza di generazione della specie umana (esattamente come in qualsiasi specie vivente con presenza di organismi pluricellulari (siano pluricellulari aploidi, che diploidi).
Sono ben convinto che, per quanto insolite, non dovresti obiettare alle affermazioni che, per esempio un ovocita sia un “essere” e che sia “umano (nel caso che lo sia)”, o che uno spermatozoo viva anche al di fuori dall’organismo da cui ha avuto origine”, dunque senza dubbio “possiede una vita propria”.
“essere” e “umano” (o bovino, o equino, o di una qualsiasi graminacea, tutti “esseri viventi”) sono termini d’uso comune: riconoscerlo non dovrebbe dipendere da un carattere mite o impulsivo.
Lo so che si tratta di un argomento poco trattato: di solito vedo che si preferisce litigare piuttosto che scambiarsi (almeno) spunti di riflessione
Caro Valentino, tranquillo che non mi hai turbato: sono altre le cose che, nella vita di tutti i giorni e nella mia professione mi turbano. In primis il fatto che mentre noi stiamo qui a dissertare di ovociti e spermatozoi come di esseri viventi indipendenti (sulla qual cosa continuo a nutrire tutte le mie perplessità già espresse e che quindi non ripeterò) nel mondo vengono abortiti migliaia di esseri umani (già, proprio in questo esatto momento).
La cosa mi turba, questa sì, perchè è l’uomo che distrugge se stesso dall’inizio: in pratica, per come la vedo io, un “suicidio di massa” che non ci porterà, come umanità, molto lontani. E per chi, come me, è credente, questo non è solo un atto contro l’uomo ma è anche un terribile atto di superbia e odio verso Dio.
Per inciso, caro Valentino, nel caso ci fosse sfuggito nel corso di questa discussione, l’uomo è un po’ diverso dagli imenotteri. dai lombrichi, dalle piante e da tutti gli altri esseri viventi che si riproducono in maniera sessuata o asessuata. E per me è terribilmente importante, dal punto di vista etico, distinguere i gameti (che sono cellule vive umane con patrimonio genetico aploide ma non sono un essere umano) da uno zigote che invece essere umano è, con tutto il suo patrimonio genetico e, certo, non solo quello.
capito Valentino ?
e’ “certo” che non c’e’ solo quello….Iddio gli ha infuso l’anima….
certo che dev’essere stata dura farsi strada in un paese come l’Italia,dove fior di giovani ricercatori sono costretti ad emigrare.E’ noto che queste idee coraggiose (i gameti…lo Zigote….come no) non aiutano nella carriera,soprattutto nel centro italia governato dai comunisti stalinisti e assassini.
Un pensierino anche per loro (chi se n’e’ dovuto andare) ce l’avrai anche tu,no?
io direi anche di battezzarlo quando e’ in pericolo,alla maniera del fu Cangiamila :
http://palermo.repubblica.it/dettaglio/il-caso-cangiamila-teocon-del-700/1586874/2
e nel caso non ci sia un anestesista nei paraggi…embe’ “la salute eterna di questo (il figlio) ,benche’ soltanto probabile,preponderi sempre al dolore,e al pericolo probabile della morte di quella (la madre) …”
una storia di cui andare orgogliosi,eh? del resto tutto quello che gli raccomandava il Buon Senso,era “certo”.
Tranquillo Stefano,certe cose non succederanno mai piu’.
http://www.enzopennetta.it/2013/08/donne-sventrate-dai-preti-ovvero-quando-il-pregiudizio-acceca/
Ti ha gia’ risposto Pennetta, troll!
Attenzione a stare lontani da lui, che quando gli esplodera’ il fegato per l’odio parossistico che prova per i cattolici, sara’ peggio della bomba atomica di Hiroshima!
Alla corruzione del pensiero segue immancabilmente la corruzione etica e legislativa. Oggi il valore del battesimo come strumento salvifico è stato ridimensionato, ma in un’ottica in cui venisse pensato come condizione necessaria è chiaro che quei comportamenti — siano stati davvero teorizzati, siano stati davvero messi in pratica, non importa — appaiono comunque coerenti con le premesse corrotte del pensiero. Analogamente, come ho fatto sopra osservare, oggi sarebbe coerente da parte di chi sostiene la personalità dello zigote invocare l’ergastolo per le donne che usino la spirale o altri mezzi contraccettivi simili.
Mi permetto di sottolineare solo la parte che capisco, e di dirmi d’accordo.
…Iddio gli ha infuso l’anima …
E’ da qui che si può proseguire nella discussione, ma questo esula da problemi di impostazione biologica.
Intendevo arrivare a questo, non prima però di aver concluso la parte biologica.
No, non esula da problemi di impostazione biologica. Abbiamo sempre bisogno della biologia. L’anima, per la tradizione filosofica anima razionale (cioè pensiero), ha bisogno di un sostrato materiale come condizione della sua emersione. In termini metaforici, Dio non può infondere anime a suo piacimento, dove pare a Lui.
Sottoscrivo al 100% il tuo intervento: anche a me disturba, direi mi addolora, nella vita di tutti i giorni, che nel mondo vengono abortite migliaia di persone. Non mi dispiace perché è un “suicidio di massa” (nel suicidio uno ammazza sé stesso, qui si uccide un altro, un proprio simile) o perché non porta molto lontano l’umanità. Mi spiace piuttosto perché si fa evidente ed “atto” la volontà di negare ad un’altra persona (umana) il diritto a vivere consegnatogli da Dio (e dalla ragione). E per di più, nella maggior parte dei casi da colei (o con il contributo di colei) che la natura dovrebbe portare per prima a difenderne la vita. Per un’errata interpretazione di cosa è “bene per sé stessi”.
Dunque cerco nei modi di cui sono capace di contrastare questi gesti, con pensieri parole ed opere. E sono sicuro che anche tu fai così.
Riguardo all’inciso invece non sono d’accordo:
l’uomo ha lo stesso comportamento “biologico” di tutti gli esseri viventi terrestri. Non mi risulta nessuna confutazione, nessuno che sostenga l'”eccezionalità” della biologia umana, non credo che neppure tu, in un altro contesto, sosterresti quello che hai scritto.
Capisco che “dal punto di vista etico” per te sia “terribilmente importante” distinguere un organismo unicellulare diploide da un organismo unicellulare aploide nello studio della trasmissione della vita all’interno di una specie (nel caso in oggetto, quella dell’Homo Sapiens Sapiens). Proprio per questo mi sono permesso di farti osservare che “dal punto di vista biologico” non ci sono argomenti a supporto delle tue necessità.
Per inciso voglio farti notare ancora una volta la deformazione professionale: tu scrivi “lo zigote è un essere umano con tutto il suo patrimonio genetico”.
Come tu ben sai, nello zigote (umano) il “patrimonio genetico” è doppio o duplicato (salvo eccezioni come nelle trisomie).
Per te “è normale” che un patrimonio genetico sia “doppio”. Lavori sempre su soggetti di questo tipo; se lavorassi sempre con i calamari (o con le felci) sarebbe “normale” che il patrimonio genetico sia “singolo”.
Caro Valentino,personalmente continuo a ritenere che l’essere umano sia molto diverso da imenotteri, lombrichi, calamari, felci, … Non perchè le leggi biologiche che ne regolano la vita siano “speciali” o facciano “eccezione” rispetto a ciò che accade negli altri esseri viventi (mai sostenuto): semplicemente è l’unico essere vivente per cui possiamo parlare o meno di “persona” (almeno non volendo credere che animali ed insetti possano essere reincarnazioni di individui umani o abbiano una propria anima e qualche altro attributo utile alla “personalizzazione”). Qui stiamo parlando di zigoti umani, abortire i quali, per me, non è come abortire un calamaro, indipendentemente dal fatto che anche a mamma calamaro, a modo suo, possa dispiacere perdere uno dei calamaretti che ha generato.
Quanto alla faccenda dei gameti umani, correggimi se sbaglio (anche perchè vado a memoria):
– dagli spermatogoni diploidi (46, XY) si formano gli spermatociti primari sempre diploidi (46, XY) e da questi, a seguito di una divisione riduzionale (prima divisione meiotica) originano gli spermatociti secondari aploidi (23,X + 23,Y); da questi, attraverso una seconda divisione meiotica originano gli spermatidi aploidi che poi “maturano” come spermatozoi;
– nella femmina, un ovocita di I ordine diploide (46,XX) attraverso una prima divisione meiotica dà origine ad un ovocita di II ordine aploide (23,X) + un primo globulo polare e, a seguito di una seconda divisione meiotica, ad un ovocita maturo aploide (23,x) + un secondo globulo polare.
Fin qui tutto giusto, no? Vero, dunque, che nella formazione dei gameti ci siano fasi in cui le cellule progenitrici sono diploidi, ma spero siamo d’acordo sul fatto che i gameti, quelli che serviranno, fondendosi, a dar vita allo zigote ricostituendo il patrimonio genetico diploide (46,XY o 46,XX) sono ciascuno una cellula aploide.
Bene, il fatto che in biologia esistano organismi viventi aploidi non significa che nell’essere umano una cellula aploide costituisca un uomo. Già, perchè per fare un uomo occorrono cellule diploidi quali quelle che a partire dallo zigote, prima cellula diploide originata dalla fusione dei pronuclei dello spermatozoo maschile e dell’ovocita maturo femminile al momento della fecondazione, si ottengono per successive divisioni mitotiche (segmentazione). Ivi inclusi i progenitori dei gameti (spermatogoni e ovociti di prim’ordine) che, come tutte le altre cellule del corpo umano, sono diploidi.
Nello zigote il patrimonio genetico dell’individuo non è “doppio o duplicato” ma RICOSTITUITO (si parla infatti, come sai bene, di ricostituzione del corredo cromosomico diploide). Certo è doppio se si considera come “unità” la dote genetica portata dallo spermatozoo o dall’ovocita maturo; ma poichè il patrimonio genetico aploide è la metà di quello diploide, la somma di due metà dà più semplicemente IL PATRIMONIO GENETICO unitario (diploide per definizione) dell’individuo umano.
In altre parole la morte di un ovocita maturo (che avviene ogni volta che la donna ovula e non è fecondata, ad esempio) o di alcuni milioni di spermatozoi non costituisce un aborto mentre la morte dello zigote sì: i primi non sono individui umani mentre il secondo sì. Ecco perchè per me è importante definire bene le cose (e senza sostenere eccezioni o menzogne o rivoluzioni copernicane).
Chiaro che la vita umana, se si procede a ritroso, ha origine in progenitori sempre più “vecchi” (di cui permane traccia nel patrimonio genetico di ogni individuo), ma non è questo il punto. Il punto è che il nuovo individuo (o due nuovi individui, se vogliamo includere i gemelli; il che, come ho già spiegato, è irrilevante a mio parere da un punto di vista etico se non costituisce addrittura un’aggravante rispetto all’aborto) è presente nello zigote, non nei due gameti dai quali origina; e dunque nello zigote e non nei gameti c’è il primo nucleo dell’essere umano che poi, in un continuum di eventi maturativi, diventerà te, me, Abby e tutti gli altri uomini e donne di questo mondo, passati, presenti e futuri.
Non mi pare di sostenere eresie biologiche. 🙂
Tralascio di rispondere alle farneticazioni di “filippo” perchè sarebbe tempo perso.