Le scuole paritarie non offrono meno qualità di quelle statali
- Ultimissime
- 06 Lug 2013
La cultura post-comunista ma ancora fortemente statalista, fortunatamente una piccola anche se potente minoranza, usa sostanzialmente due argomenti principali per opporsi alla libertà di educazione e alla sussidiarietà verso le scuole nate dalla società: il “diplomificio” e la scarsa qualità formativa offerta. Ovviamente sono accuse infondate, come mostreremo in questo articolo.
DIPLOMIFICI?
Le scuole paritarie sono accusate, in toto, di “regalare” i diplomi agli studenti. L’imputazione è ovviamente insostenibile in quanto generalizza facendo di tutta l’erba un fascio, basta un po’ di onestà intellettuale per capire che tale accusa non può corrispondere alla realtà. Per quanto riguarda gli istituti cattolici, come ha spiegato padre Dante Toia, presidente Fidae Campania, i diplomifici «non hanno niente da spartire» con essi. Nella sua scuola, ad esempio, il Denza di Napoli, sono stati bocciati agli ultimi scrutini 14 ragazzi e nella cerimonia di fine anno è premiato solo chi supera la media del 7 con il 9 in condotta. «Il progetto educativo cattolico si pone in un servizio pubblico. Noi siamo all’interno di un servizio pubblico che siamo tenuti e vogliamo fare. Chi entra nelle nostre scuole sa e deve capire che ha un servizio dallo Stato».
MENO QUALITA’?
Molto più complessa l’accusa alle scuole paritarie di offrire una performance inferiore rispetto alle scuole statali. Solitamente gli articoli su alcuni quotidiani, come “Repubblica”, citano a supporto uno studio della Fondazione Agnelli del 2012, ricerca certamente seria che tuttavia occorre visionare attentamente, come ha spiegato e ha fatto il sociologo Massimo Introvigne.
L’indagine si è basata sul risultato universitario del primo anno, espresso in voti e in velocità di percorso accademico, conseguito dagli studenti provenienti da un determinato istituto. Sono stati forniti due tipi di classifiche diverse, una per “effetto scuola” e una “finale”. In molti hanno dato attenzione quasi esclusivamente alla classifica “finale”, anche se nella relazione stessa si dice che il ranking più significativo è quello “effetto scuola”. Il “ranking finale”, infatti, è poco interessante in quanto fotografa non le capacità della scuola ma l’ambiente complessivo in cui essa opera (posizionamento geografico ecc.), che non ha nulla a che fare con l’offerta formativa o la qualità degli insegnanti. Ma anche la classifica per “effetto scuola” ha qualche lacuna, ad esempio non tiene conto del fatto che ci sono sia università sia facoltà più facili e più difficili, dato non certo secondario rispetto all’eventuale successo nel primo anno di università.
Al di là di queste osservazioni, il grande limite dell’indagine -come è stato evidenziato dagli stessi ricercatori della Fondazione Agnelli- è l’aver penalizzato le scuole da cui un numero superiore di allievi passa all’università. Ed è più che possibile che fra queste ci siano le scuole cattoliche, perché se i genitori sono motivati a investire nei figli sostenendoli nella scelta della scuola superiore cattolica – che comporta notevoli costi per colpa di un sistema politico iniquo nei confronti della libertà di educazione – saranno più propensi a sostenerli anche nell’ingresso all’università. E’ un dato fondamentale perché per un istituto che manda 5 studenti all’università ci sono ovviamente meno probabilità che essi “falliscano” rispetto ad un istituto che manda 30 studenti. Ed infatti, i ricercatori stessi hanno rilevato che i licei cattolici hanno mandato all’università il massimo degli studenti (guardare tabella con stelle a fianco ogni scuola).
I dati della ricerca sono comunque indicativi ma è infondato considerarla una “prova” della complessiva qualità peggiore della scuola paritaria rispetto a quella statale. Anche perché nel 2010 i dati dell’INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione, edizione 2009), su incarico del ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, hanno rilevato che per ogni materia e per ogni area del Paese italiano, i punteggi medi delle scuole paritarie sono superiori a quelli delle scuole statali. Esattamente il contrario, dunque.
Proprio in questi giorni è da segnalare una svolta super-paritaria del Corriere della Sera che ha pubblicato un ebook intitolato “Liberiamo la scuola” scritto da Andrea Ichino (Università di Bologna) e Guido Tabellini (Università Bocconi di Milano). I ricercatori hanno criticato «un sistema scolastico dirigistico e centralizzato» e il «paternalismo di uno Stato che deve sapere meglio dei singoli che cosa per loro sia preferibile» auspicando «una scuola autogestita da comitati di genitori, docenti o enti no profit, che contrattano con l’autorità scolastica gli obiettivi del progetto educativo». «Bisognerebbe accettare anche in Italia», si commenta infine, «che il ruolo dello Stato sia limitato a finanziare e regolare l’istruzione scolastica (pubblica o privata che sia), lasciando ad altri il compito di gestirla e di fornire il servizio alle famiglie», con buona pace di Rodotà e amici statalisti.
Oltre al ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, anche Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione, ha spiegato che «la visione moderna è quella di uno Stato inclusivo che si apre in maniera sussidiaria a chi dal basso cerca di dare risposte. La scuola è tutta pubblica e non esistono due pesi e due misure. Le scuole paritarie ricevono 500 milioni, pari all’1,2% della spesa relativa alle scuole statali, e offrono servizio pubblico al 12% della popolazione scolastica. Le 13.657 scuole con le migliaia di insegnanti e oltre un milione di iscritti rappresentano una realtà pubblica che chiede attenzione e valorizzazione e non battaglie ideologiche». Nel frattempo l’Ocse ha appena confermato che le scuole paritarie sono un risparmio di oltre 6 miliardi per lo Stato. Il costo medio di uno studente delle scuole statali è di 6.882,78 euro l’anno, mentre uno studente di scuola paritaria costa allo Stato 500 euro l’anno.
La redazione
10 commenti a Le scuole paritarie non offrono meno qualità di quelle statali
Sì, però un sottosegretario all’Istruzione che si chiama Toccafondi non si pò vedè…
lòl !
Solo noi abbiamo di questi problemi, il problema di doverci scornare tra istituti (scuole) a gestione statale e non statale (che volgarmente chiamiamo private, ma, ricordo, è un non-senso, perchè tutti possono entrare in una scuola a gestione non statale). Questo perché una certa parte politica preme ed ha sempre premuto per avere il monopolio della scuola, affidandola alla completa gestione statale (questo per una presunta paura che i privati mercanteggino i titoli di studio, paura infondata. A me risulta che se fai il test di medicina alla statale e non lo assi non entri, che è la stessa cosa che succede all’UCSC!) Propongono un modello che non esiste nemmeno a Cuba!
Portano sempre l’esempio che la scuola statale nei paesi Scandinavi finanzia tutto, pure i libri, però si dimenticano di dire che non tutte le scuole di quei paesi sono a gestione statale, ma molte sono a gestione privata. Tanto è vero che i governi hanno predisposto dei Buoni Scuola che i comuni danno alle famiglie, un sussidio calcolato in base a un modello di minima spesa-massima efficenza possibile. La famiglia è così in grado di scegliere dove mandare il proprio figlio a scuola, e le scuole si mettono letteralmente in concorrenza per accaparrarsi gli studenti. Ed è una concorrenza in positivo, non quella che abbiamo noi.
In Italia invece si continua a dire che non deve esistere nessun tipo di finanziamento (vd. Bologna), in barba alla Costituzione che sancisce invece la libertà di educazione e di istruzione, e si ha pure la faccia tosta di dire che gli istituti a gestione non statale rubano i soldi a quelli a gestione pubblica! (e gli studenti vengono letteralmente istruiti a fare questo tipo di muro contro muro). Quando invece è lo Stato che, predisponendo male i finanziamenti, ruba letteralmente i soldi alle famiglie che fanno una scelta di libertà e mandano i propri figli alla scuola non statale, facendogli pagare non solo la retta della scuola non statale, ma attraverso le imposte, anche la scuola statale di cui non usufruiscono! Il messaggio è chiaro! ti è piaciuto scegliere? Bene, ora però me la paghi perchè non hai scelto la scuola statale!
il vecchio retaggio comunista per cui tutti devono essere “uguali” e nessuno deve emergere, tutti con il 18 politico.
E le conseguenze si vedono in tutti quelli che escono dalle scuole.
Ci avete mai parlato con un diciottenne fresco di maturità?
quest’anno mi sono ritrovato a correggere delle tesine per l’esame di maturità (un favore che dovevo ad alcuni, non lo faccio di professione), ed ho notato che nella scuola pubblica non si insegna nemmeno l’Italiano. Non ho avuto opportunità di visionare nulla di proveniente dalle scuole paritarie, ma non credo che ci si possa aspettare risultati peggiori……
La scuola ormai è uno stipendificio per gli insegnanti (e personale vario) e agenzia di “baby-sitteraggio” per i genitori degli studenti.
Per l’insegnamento c’è rimasto ben poco.
“…ed ho notato che nella scuola pubblica…”
Forse volevi dire “…ed ho notato che nella scuola statale…”
Poiché anche le paritarie sono scuole pubbliche.
L’attuale Sindaco di Bologna (Merola, del PD) ha detto che, avendo partecipato poche persone (meno del 30% degli aventi diritto) al referendum consultivo sulla scuola del 26 maggio scorso, la città di Bologna non potrà tenere conto del risultato di tale referendum e perciò continuerà sulla strada, già intrapresa da anni, di integrare statale e paritario, a tutto vantaggio della popolazione.
Sulle stesse posizioni dell’attuale Sindaco di Bologna si trovano le seguenti forze politiche: PD, PdL, UdC, Scelta Civica e Lega, cioè le forze che nel loro complesso rappresentano la stragrande maggioranza del Consiglio Comunale Bolognese (democraticamente votato dai cittadini bolognesi nel 2011).
Le uniche forze politiche, invece, ad essere contrarie sono: SEL, M5S, Rif. Comunista e Comunisti Italiani, forze complessivamente minoritarie all’interno del Consiglio Comunale.
Tuttavia tali forze minoritarie stanno accusando il Sindaco e il suo “entourage” politico di essere antidemocratici e “sprezzanti” del volere popolare.
Secondo questi “sinistri”, quindi, quel 30% scarso che si è recato alle urne (e che scende al 17% se si considera che, di quelli che sono andati a votare, solo il 69% ha votato per l’opzione A) rappresenterebbe il “volere di tutti i bolognesi”!? Non scherziamo!
Inoltre, SEL, M5S e i Comunisti hanno invitato i bolognesi a votare in massa, quando ne avranno l’occcasione (cioè alle elezioni comunali del 2016), per i candidati che non appartengono né al PD, né al PdL, né all’UdC-Scelta Civica né alla Lega.
Io penso che nel 2016, invece, la maggioranza dei bolognesi voterà convintamente una delle forze politiche che ho detto (PD, PdL, UdC, SC, Lega) e che, quindi, le forze di estrema sinistra raccoglieranno le briciole.
Tra tre anni vederemo se ho ragione.
Bisogna entrare nell’ordine di idee che il marxismo è nato rinnegando Dio (vedi ateismo di Stato in URSS, Cina, ecc…).
Rinnegare Dio non è nient’altro che uno dei modi attraverso i quali fare un patto col principe di questo mondo (il diavolo).
Ora: perché i marxisti di ieri e di oggi attaccano con violenza chi vuole dare un’educazione cristiana ai propri figli?
Perché al diavolo dà fastidio che la gente viva ancorata a Cristo: e, quindi, si serve dei marxisti (e perfino dei “cattolici adulti”) per cercare in tutti i modi di deviare e pervertire le anime delle persone, fin da quando son piccole.
Infatti, se si lascia la scuola in mano ai marxisti, si vedono ben presto i frutti amari: ai ragazzi e perfino ai bambini vengono veicolati messaggi deleteri, quali la scristianizzazione forzata, la presa in giro di chi ha un credo religioso, la denigrazione della Chiesa (accusata costantemente di oscurantismo), la trasformazione della scienza in “dea ragione”, l’ideologia del gender (addirittura vorrebbero che negli asili si leggessero alcune favole in cui i protagonisti sono omosessuali), l’educazione sessuale (vissuta non come “educazione a vivere secondo sani sentimenti e secondo una sana affettività” ma piuttosto come “soddisfacimento di tutte le curiosità pruriginose degli adolescenti”), ecc…
Tutto queste cose dannose e pericolose è il diavolo a volerle: quindi noi cristiani, con il potente aiuto del Signore e della Madonna, dobbiamo tenergli testa e non cedere nemmeno di un millimetro alle richieste diaboliche.
Pregare il Signore e testimoniarLo con la propria vita (quanto è importante l’evanglizzazione, sia quella a parole sia soprattutto quella attraverso i fatti!): solo così il mondo si salva ed il diavolo si allontana da noi!
Sì, ma se persino le alte gerarchie mettono i bastoni tra le ruote (vedi il caso del Family Day a Palermo) per rimanere “politicamente corretti” e non incorrere nella terribbbbbbbbbbbbbile accusa di razzismo e omofobia d parte di Repubblica, lo sFatto e Corsera, che ti aspetti che succeda?
Ormai l’attacco sistematico a tutto ciò che è (rimasto di) cattolico in Italia E’ EVIDENTE a tutti quelli che non hanno le fette di prosciutto sugli occhi, e nonostante ciò non si muove nessuno.
Questi faranno qualcosa quando vieteranno le partite di calcio, o vieteranno la bibita X, o le calze Y, o cazzate del genere.
Bisogna anche ammettere che i cattolici in Italia sono dei gran “pecoroni” (nel senso buono del termine) che non si muovono neppure se incendiano loro la casa e preparano il patibolo per i superstiti.