Soltanto i medici obiettori rispettano l’etica della medicina
- Ultimissime
- 05 Lug 2013
Nel 165 d.C. quando l’epidemia della peste raggiunse Roma, mentre i medici pagani scappavano dalla città -come Galeno-, i cristiani affrontarono il pericolo e salvarono migliaia di persone. «Il cristianesimo creò un’isola di misericordia e sicurezza oltre i confini della famiglia, nel mondo pagano la misericordia era considerata un difetto» (R. Stark, “Il trionfo del cristianesimo”, Lindau 2012 pp. 150-159).
Se fu il cristianesimo a diffondere il concetto di misericordia e di carità, l’origine della medicina “colta occidentale” è da individuarsi nell’antica Grecia ed è indissolubilmente legata al nome di Ippocrate (460 – 377 a.C. circa). A lui dobbiamo il celebre Giuramento, punto di riferimento dei principi etici normativi. In esso sono contenute frasi precise, come questa: «Non somministrerò ad alcuno, neppure se sarà richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un simile consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo». Su queste parole si è basata l’etica medica degli antichi Greci (anche se «lo status oggi attribuito a quel testo è stato possibile soltanto in epoca cristiana», ha commentato Armando Torno), e sul quale ancora oggi prestano giuramento i nostri medici ad inizio carriera (il testo è leggermente modificato rispetto all’originale, ma contiene ugualmente il principio di «perseguire la difesa della vita» e di «non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona»).
Possiamo dunque dire che soltanto i medici obiettori continuano a rispettare l’etica medica, restando coerenti con il loro giuramento. Sia l’aborto che l’eutanasia sono infatti atti contrari alla pratica medica perché entrambi uccidono qualcuno senza apportare alcuna guarigione (grazie allo sviluppo della medicina, infatti, l’aborto terapeutico non trova più alcuna applicazione, come è stato annunciato al Simposio Internazionale sulla Salute materna di Dublino).
Coloro che in Italia intendono combattere l’autodeterminazione dei medici ad agire secondo coscienza in caso di aborto (circa l’80% dei medici!), come l’Associazione Luca Coscioni, hanno interesse a far credere che questo sia un ampio fenomeno soltanto in Italia. Eppure uno studio pubblicato nel 2011 su “Obstetrics & Gynecology” ha rivelato che negli Stati Uniti se il 97% dei ginecologi e ostetrici ha incontrato donne in cerca di aborto, soltanto il 14,4% non si è rifiutato di sopprimere il bambino non ancora nato. Dunque ne consegue che l’83% dei ginecologi e ostetrici americani è obiettore di coscienza (anche se la percentuale è probabilmente anche più alta, come viene spiegato su questo sito web).
Occorre affrontare un ultimo concetto: l’aborto non è un diritto sancito dalla legge 194! Come ha spiegato Tommaso Scandroglio, dottorando di ricerca in Filosofia del Diritto presso l’Università degli Studi di Padova e assistente di Filosofia del Diritto e Filosofia Teoretica presso l’Università Europea di Roma, «obbligare una struttura a fornire l’aborto è anticostituzionale. Senza scomodare la morale naturale, lo dice il diritto positivo del nostro ordinamento: nell’articolo 2 della Costituzione la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, fra cui c’è quello alla vita. Significa che la legge 194 è una deroga al diritto e che l’obiezione di coscienza non è un boicottaggio, bensì il tentativo di riaffermare l’ordinamento. Esattamente il contrario di quanto sostiene chi dice che l’aborto è un diritto leso dall’obiezione di coscienza. La legge prevede l’obiezione di coscienza proprio perché accetta un’ingiustizia: se da una parte si permette di compierla a chi vuole, dall’altra non si può obbligare nessuno a eseguirla». Ricordiamo anche che il diritto all’obiezione non mette in discussione l’applicazione della legge 194, come invece qualcuno sostiene.
L’unico diritto in gioco è quello, semmai, della salute della donna, ma rimane un diritto minore rispetto a quello alla vita del concepito. Ovviamente se ci fosse in gioco la vita della madre allora le cose cambierebbero e la Chiesa non ha mai fatto prevalere la vita del bambino a quella della donna, come è stato più volte chiarito. In ogni caso, lo dicevamo già sopra, fortunatamente oggi la medicina è completamente in grado di evitare l’aborto e garantire la salute materna, non a caso i Paesi in cui l’aborto è illegale -come Cile e Irlanda– sono anche quelli in cui il tasso di salute materna è più elevato.
La redazione
30 commenti a Soltanto i medici obiettori rispettano l’etica della medicina
Bell’articolo, ho scoperto una serie di dati/riflessioni davvero interessanti.
1) Soltanto i medici obiettori sono coerenti e rispettano l’etica medica.
2) L’aborto terapeutico non ha più motivo di esistere, grazie al progresso della medicina.
3) Negli USA l’83% dei ginecologi è obiettore di coscienza.
4) L’aborto non è da considerarsi un diritto per la legge italiana.
5) La Chiesa non ha mai chiesto di scegliere tra la donna e il neoconcepito, né di preferire quest’ultimo.
6) In Cile e in Irlanda l’aborto è vietato e la salute materna è ad ottimi livelli, ben superiore ai Paesi in cui esso è legalizzato.
Correggimi ( o correggetemi ) se sbaglio, ma nei casi veramente gravi, la Chiesa, se proprio deve scegliere, sceglie la vita della madre in quanto può generare ancora vita.
Questo non lo so, bisognerebbe cercare nei documenti del Magistero.
…sbagli, ma non sei da solo. Purtroppo c’è molta mala-informazione, propagandata dai soliti cattolici-adulti.
Quello che è ammissibile è il così detto aborto indiretto. Ti faccio degli esempi di aborto indiretto/diretto.
1. Una donna incinta malata di tumore. Le cure (chemioterapia) o un operazione potrebbero avere un effetti abortivi. In questo caso, l’aborto non è voluto, ma solo conseguenza di cure inevitabili per la madre. Invece, non è lecito far abortire la donna con l’idea che la gravidanza possa indebolire il fisico della donna.
2. Eclampsia (grave patologia che può insorgere in gravidanza). In questo caso, l’unico rimedio è antipare il parto. Il feto potrebbe essere troppo prematuro e non sopravvivere, ma ritardare il parto provoca sicuramente la morte della madre e conseguentemente del figlio. Viceversa, non è lecito sopprimere il feto se la donna è a rischio di questa malattia, anche se già presenta i sintomi (aborto diretto).
3. Gravidanza ectopica (ossia con feto e placenta posizionati fuori posto, es nelle tube). In questo caso si deve aspettare il più possibile e vedere se si può far nascere il bambino non troppo prematuro. In caso di lacerazione, si deve intervenire di urgenza: anche in questo caso il feto potrebbe non sopravvivere. Al contrario, abortire all’inizio della gravidanza in previsione di futuri possibili problemi non è lecito.
4. Incidente stradale. Potrebbero essere necessari interventi di urgenza ed anestesie che possono provocare la morte del figlio. Anche in questo caso, non è però consentito abortire per accelerare la convalescenza, è infatti possibile portare a termine una gravidanza e partorire anche in coma.
Come vedi, in questi casi (ho citato i più frequenti) l’aborto non è né voluto né cercato, ma rappresenta la tragica conseguenza di un intervento diretto a salvare la vita della madre (e conseguentemente quella del figlio). In questo caso non vi è colpa né per la madre né per i medici. A volte, aspettare può aggravare la situazione della madre, ma ciò non giutifica la soppressione di una vita innocente (non ha lei colpa della malattia della madre o degli incidenti).
Non vale neppure (mai) la falsa idea di male minore. Il male è ammesso solo come conseguenza involontaria di un azione giusta. Salvare la vita della madre è un’azione giusta che può avere come conseguenza la morte del bambino (male). Invece, nell’aborto diretto, in previsione di possibili complicazioni, si sopprime la vita: ossia si compie il male in vista di un ipotetico altro male futuro, dando ingiustamente priorità alla vita della madre sul nascituro.
Ti ringrazio per i chiarimenti 🙂
Come proposta etica è discutibile — la sua disputabilità dipende dal presupposto che l’embrione sia persona sin dal primo istante del concepimento. Come proposta di legge, invece, è in senso letterale criminale. Uno Stato che costringesse una donna a portare avanti la sua gravidanza in presenza di un pericolo per la sua salute sarebbe da tribunale dell’Aia. Credo che nemmeno in Irlanda si nega il c.d. aborto (diretto) terapeutico.
Il presupposto è certificato dal momento in cui si diventa esseri umani, ovvero al momento del concepimento. Almeno che non si dimostri che possano esistere esseri umani non persone e il momento esatto in cui si diventi persone.
Oggi non esiste più l’alternativa aborto/vita, la medicina riesce già a salvare entrambe le vite.
Ancora con questa pagliacciata degli esseri umani non-persone?! I sofismi hanno le gambe corte! Lo zigote non è una persona proprio perché non è un uomo. Chi ha mai detto che lo zigote è un uomo senza essere persona? Esso non è né uomo né persona, anzi, a rigore, non è animale.
Sono contento per i progressi della medicina.
Un uomo per la tua concezione è diverso dalla mia di uomo. Chi ha ragione?
Se ne parlava proprio ieri Pavone e tu appoggiavi Ugo La Serra che dubitava dell’idea di verità assolute… per cui tu stai imponendo la tua visione…
Mentre noi guardiamo i risultati delle scienze mediche che ci mostrano un graduale sviluppo della specie homo nei vari stati di passaggio biologico.
Voglio seguire il tuo ragionamento. Tu sostieni che la “personificazione” è un processo continuo e non si può stabilire con esattezza quando ciò avviene. Se ben ricordo citasti il caso della calvizie di Collina, dicendo che non si poteva stabilire l’esatto giorno in cui era diventato calvo.
Se è un processo continuo comunque questo deve avere un inizio ed una fine. Non credo che Collina fosse calvo a 10 anni mentre adesso é sicuramente calvo.
Secondo la tua opinione, è possibile fissare l’inizio e la fine della personificazione dell’embrione-feto-bambino? Certemente per te non inizia con lo zigote, ma quando? E quando finisce? Con la nascita? Prima? Dopo?
Ti pregherei di rispondere senza divagare come tuo solito, grazie.
Mi spiace che chiami sofismi ciò che corrisponde alla realtà, se sono sofismi sarai certamente in grado di dimostrare l’esistenza di esseri umani non persone e allo stesso tempo saprai spiegare a quale ora si diventa persone.
A te sta l’onere della prova, finché non la porterai la persona umana coinciderà -come vuole il buon senso e come dice la filosofia e la medicina- con il diventare essere umano, ovvero al momento del concepimento.
nessun embrione può mettere in pericolo la vita della madre… Infatti ho parlato di feti. Quindi abortire un embrione è inutile per la salute delle donne.
Comunque, in tutti i paesi (eccetto Cuba) è proibito abortire dopo un certo termine, di solito compreso tra le 20 e le 24 settimane… Inizia a fare ricorso all’Aia, perché hai molto lavoro…
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica:
2263 La legittima difesa delle persone e delle società non costituisce un’eccezione alla proibizione di uccidere l’innocente, uccisione in cui consiste l’omicidio volontario. « Dalla difesa personale possono seguire due effetti, il primo dei quali è la conservazione della propria vita; mentre l’altro è l’uccisione dell’attentatore ». « Nulla impedisce che vi siano due effetti di uno stesso atto, dei quali uno sia intenzionale e l’altro preterintenzionale ».
2264 L’amore verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. È quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale:
« Se uno nel difendere la propria vita usa maggior violenza del necessario, il suo atto è illecito. Se invece reagisce con moderazione, allora la difesa è lecita […]. E non è necessario per la salvezza dell’anima che uno rinunzi alla legittima difesa per evitare l’uccisione di altri: poiché un uomo è tenuto di più a provvedere alla propria vita che alla vita altrui ».
Dal giuramento moderno (quello predisposto dagli Ordini dei Medici) é scomparso il riferimento “esplicito” a medicinali abortivi; pare questo sia in qualche modo avvalorato, nella mente delle “moderne” classi mediche, dalla constatazione che ai tempi di Ippocrate l’aborto non era condannato ne dalla legge ne dalla religione. Curiosa spiegazione. Il “giuramento di Ippocrate” risale comunque al III/IV secolo a.c., poi nel secolo primo d.c. arrivarono quei “rompiscatole” di cristiani che, almeno sulla “sacralità” incondizionata della vita furono evidentemente anticipati di almeno 3-4 secoli…
Beh però è difficile giurare sul “difendere la vita” e poi praticare l’aborto, la contraddizione permane. No?
Mah… Notoriamente un “principio” se non inequivocabilmente esplicitato rischia sempre di essere attuato dopo “relativa” interpretazione o “relativa” contestualizzazione. Insomma, viene ad assumere qualsiasi connotato, fuorchè proprio quello di “principio”.
Verissimo, è più aperto ad una interpretazione…
Però guarda caso si fa sempre riferimento al mondo ellenico-romani per quanto riguarda i disordini sessuali….
mah… che io sappia il testo di Ippocrate non viene più recitato durante il giuramento ma viene usato il testo moderno, che non è quello di Ippocrate modificato. Solo in pochissime facoltà viene ancora recitato il testo antico (mi sembra a Monza e da un’altra parte)… qui i due testi a confronto http://www.ordinedeimedicims.org/Giuramento.php
Se leggi l’articolo è specificato tutto quello che dici tu.
beh, tra il testo moderno e quello antico non c’è solo una leggera modifica ma una revisione completa (vedi link). Da quello che leggo sembra che ci siano 3 testi… ma forse ho capito male.
E’ rimasto il divieto per l’eutanasia e il principio di “difendere la vita”, chiaramente contraddittorio per la pratica dell’aborto.
in ogni caso è vero che entrambi i testi sembrerebbero negare l’aborto e l’eutanasia. Strano, sapevo che il testo di Ippocrate era stato dismesso proprio perchè l’aborto era consentito dalla normativa attuale…
…Strano, sapevo che il testo di Ippocrate era stato dismesso proprio perchè l’aborto era consentito dalla normativa attuale…
Come volevasi dimostrare. Quando un principio é “assoluto” ma (per essere poco chiaro) interpretato e quindi “relativo”.
Il problema non è tanto ciò che si giura (dopo la laurea, a me, per esempio, nessuno ha fatto giurare niente, nessunissima formula, passata, presente o futuribile) ma ciò che prevede il codice di deontologia medica di cui ho parlato, per esempio, qui: https://www.uccronline.it/2012/07/28/lobiettore-e-un-buon-medico-parla-stefano-bruni/
Lo slogan “L’obiettore è un buon medico” non è giusto. Piuttosto dovreste dire “Un buon medico è obiettore”.
Caro Luigi,
non ci piace particolarmente condannare, ci piace sopratutto difendere. Inoltre ci è stato caldamente sconsigliato in quanto era/è in corso una querela verso la Consulta di Bioetica Onlus per il loro slogan diffamatorio: “Il buon medico non obietta”.
“L’obiettore è un buon medico” significa 1) l’essere un buon medico è una condizione per obiettare, 2) che è possibile che un non-obiettore sia un buon medico. E’ ciò che pensate? Se sì, allora l’espressione è una buona espressione. Se no, allora non è una buona espressione, e si dovrebbe contestualmente riflettere che i principi sulla base dei quali ingaggiate una battaglia legale contro chi afferma che il buon medico non obietta sono gli stessi che vi impediscono di dirla come la pensate.
…mi dici nell’articolo dove ci sarebbe scritto “L’obiettore è un buon medico”?
Mi pare si parli di rispetto dell’etica professionale: l’obiettore la rispetta, l’abortista no.
…non necessariamente. Potrebbe essere una relazione biettiva.
Inoltre la frase: “L’obiettore è un buon medico” pone in risalto l’etica come elemento per essere buon medico. Questo è vero per tutte le professioni. Io sono ingegnere ed infatti è l’etica che mi guida a fare un lavoro che sono in grado di fare e a consigliare al mio cliente uno più bravo se non ho le competente. E’ sempre l’etica che mi porta a fare bene il mio lavoro con impegno, senza truffare il mio cliente. Infine, è sempre l’etica che mi guida nel cosigliare il mio cliente nel compiere un lavoro giusto rispetto alle esigenze. Né sovradimensionato, per guadagnare di più, né sottodimensionato, per lavorare di meno.
Per un dottore questo è ancora più fondamentale, poiché ha in mano la vita delle persone.
Comincio a sospettare che tu sia un cattolico
che scrive ste baggianate x ridicolizzare gli
atei; se è così, ci stai riuscendo perfettamente,
grazie.