Una Chiesa povera e gli errori populisti di Celentano
- Ultimissime
- 19 Giu 2013
Papa Francesco parla spesso di povertà, di una “Chiesa povera per i poveri”. Abbiamo già fatto notare come queste espressioni vanno lette alla luce dell’interpretazione cristiana e non con la lente della demagogia mediatica. La povertà cristiana infatti non coincide con la miseria economica, ma identifica la posizione morale dell’uomo verso la realtà, denaro compreso. Il povero nel cristianesimo è colui che non pone la speranza e la salvezza in quel che ha e in quel che potrebbe avere, è certamente in antitesi all’opulenza, e guarda ad un distacco dal denaro anche se questo non equivale necessariamente ad avere il portafoglio vuoto: «il denaro deve servire non governare», ha spiegato infatti il Pontefice.
Il paradosso cristiano è che un povero geloso e attaccato a quel poco che ha non sta vivendo la povertà evangelica, al contrario invece di una persona ricca libera dal denaro e che lo investe con intelligenza per l’aiuto dei fratelli. Certo, è doveroso evitare gli sprechi ed eliminare orpelli e argenteria varia, ma chi vuole una Chiesa priva di denaro è in fondo chi spera che scompaia dalla scena pubblica: sarebbe infatti incapace di aiutare i poveri, fallirebbero le opere di carità nazionali e internazionali, le missioni nel Terzo Mondo, le scuole cattoliche, le chiese da costruire, ristrutturare e mantenere. Nessun peso nell’ambito culturale, sanitario o formativo per la gioia della cultura laicista (e non laica!). Per questo il “Fatto Quotidiano” e altri autorevoli portavoce di questo movimento ideologico hanno interesse a strumentalizzare queste parole del Pontefice.
Per quanto detto appare dunque incredibile che una persona tanto colta ed intelligente come Vittorio Messori sia cascato nel tranello concedendo un’intervista al quotidiano di Padellaro, sopratutto a Carlo Tecce ingordo anticlericale. Messori è comunque riuscito ad esporre il suo pensiero: «Il Vaticano è uno speciale e piccolo Stato, ma è pur sempre una realtà burocratizzata che distribuisce appalti, commesse, denaro e non può farne a meno. Non può rinunciare a una struttura di governo, comunque funzionale per la diffusione evangelica. Un po’ di serietà. Gesù aveva una disponibilità economica, persino un tesoriere che poi l’ha tradito, Giuda Iscariota. Quando fu crocifisso, le guardie notarono che aveva un abito cucito con un solo pezzo di stoffa, un lusso raro, e se lo giocarono a dadi perché costava. Era di valore. Gesù vestiva Armani».
Una battuta quest’ultima che ha fatto rizzare i capelli ai finti moralisti come Adriano Celentano, lo stesso che ieri invitava a far chiudere il quotidiano “Avvenire” e “Famiglia Cristiana”. Il cantante ha infatti inviato una lettera a “Repubblica” pubblicata in prima pagina dove, da predicatore del politicamente corretto come è purtroppo diventato, ha contestato Messori affermando: «Pa’ Francesco vorrebbe una Chiesa povera, invece la vogliono ricca perché col denaro è più facile comprare il “BUIO” dove nascondere i “peccati”, tipo i gravi abusi sui minori e il silenzio di chi sa e tace e il più delle volte insabbia». Ha proseguito: «lo scrittore e storico Vittorio Messori, del quale leggo sempre con interesse gli editoriali», ha detto che Gesù vestiva Armani. «A mio parere è veramente una Cazzata», usando il linguaggio tipico degli intellettuali e degli studiosi. Ha quindi concluso con altre affermazioni retoriche, del tipo: «noi sappiamo quanto Gesù tenesse ai poveri, a differenza dello Ior». E’ curioso che proprio Celentano faccia discorsi di questo tipo: pochi anni fa, in una bella intervista in cui emergeva tutto il suo fervore cattolico (ancora non era girotondino noglobal), raccontava di sé: «Quando ero giovane non ero ricco e non potevo permettermi di realizzare alcuni sogni. Ora sono ricco e ho tutto ciò che desidero, però la gioia e le emozioni che ho provato nel visitare la Grotta di Lourdes non le avevo mai provate prima» (G. Mattei, “Anima mia”, Piemme 1998, p. 82). Se il denaro è un male in se stesso, secondo i suoi appelli alla Chiesa, come questo si concilia con i suoi racconti autobiografici?
Andando a dare un’occhiata alla storia del cristianesimo, il prestigioso sociologo Rodney Stark (capitolo 5 di “Il trionfo del cristianesimo“, Lindau 2012) ha spiegato -citando i maggiori storici del cristianesimo, come G.W. Bauchanan, Abraham J. Malherbe, Arthur Darby Nock, Harry Y. Gamble, Edmond Le Blant, Marta Sordi, Alan Millard ecc.- che il cristianesimo è iniziato come un movimento di privilegiati (smontando l’idea marxista che invece esso nasca dalle classi povere ed emarginate della società con lo scopo di lenire la loro miseria materiale). Molti membri del primo gruppo di cristiani appartenevano alla nobiltà, erano persone colte e istruite e tendevano a conquistare seguaci in quell’ambiente, anche se ovviamente tanti erano i convertiti anche dalle classi povere. La stessa famiglia di Gesù era decisamente benestante, Giuseppe era quel che oggi chiamiamo un imprenditore edile, avevano proprietà a Cafàrnao come a Nazareth, ogni anno si recavano a Gerusalemme per la Pasqua, cose che le maggior parte delle famiglie non potevano permettersi. Gesù stesso faceva costantemente esempi riferiti alla ricchezza, suggerendo un uditorio privilegiato: proprietà terriera, investimento, affitto, eredità e la parabola dei talenti rivela «una certa familiarità con le pratiche bancarie». Infine, ricordiamo che lui stesso era una persona benestante, molto istruita. Esiste tra gli studiosi oggi una “quasi certezza” che fosse un rabbino molto colto, aveva a disposizione del denaro, aveva un tesoriere, le sue missioni e dei suoi apostoli erano finanziate spesso da donne ricche convertite (come Maria di Magdala e, successivamente, la ricca commerciante Lidia, Fil 4,16), indossava una tunica inconsutile, cioè tessuta tutta di un pezzo come era solito usare il Sommo Sacerdote.
Roberto Rusconi, ordinario di Storia del Cristianesimo presso l’Università Roma Tre, ha confermato l’intera visione sulla questione e il giusto concetto di povertà cristiana: «Certamente Gesù non era un pezzente, e magari nemmeno Giuseppe. Da un certo punto di vista non è mai esistita una Chiesa povera, mentre la Chiesa ha sempre avuto – come istituzione – il problema di come gestire i beni che possedeva, che generavano ricchezza e soprattutto potere. In altri termini, può essere estremamente antistorico usare la categoria di povertà al di fuori del contesto. Il problema della Chiesa è costituito dai beni che generano la ricchezza e non vengono utilizzati per i poveri». La povertà cristiana identifica l’atteggiamento morale nell’amministrazione del denaro, ovvero senza farsene un idolo. Non dovrebbe oggi essere strumentalizzata per fini ideologici da personaggi che non comprendono come interpretare le parole di Papa Francesco.
La redazione
78 commenti a Una Chiesa povera e gli errori populisti di Celentano
Scagliarsi contro l’Avvenire dal palco di Sanremo, Celentano aveva uno scopo: tappare la bocca al movimento cristiano italiano.
Se chiudesse l’Avvenire, loro non avrebbero più nessun ostacolo alla diffusione di disinformazione e notizie calunniose.
Siano maliziosi, che è difficile sbagliare a pensar male!
Quasi ogni giorno Avvenire bastona gli anticattolici del Fatto quotidiano, da seguire questa rubrica: http://www.avvenire.it/Rubriche/Pagine/Lupus%20in%20pagina/Consulenze%20di%20Stato%20%20%E2%80%9Cil%20Fatto%E2%80%9De%20l%20%C2%ABelastico%C2%BB%20che%20non%20c%20e_20130619.aspx?Rubrica=Lupus%20in%20pagina
…altro punto, mi son ricordato solo ora: avete idea di che razza di villone ha Celentano in Lombardia? Il parco si sorvola in elicottero.
E chissà quante dimore possiederà in Italia ed in giro per il mondo, perché (e di questo gliene do atto, perché anch’io farei così) Celentano non pare il tipo di star che brucia i guadagni in droga e vita dissipata, per poi trovarsi in brache di tela quando la festa è finita.
Pure la Litizzetto, che fa le pulci agli altri, possiede una dozzina di appartamenti…e fa bene, anch’io avrei fatto così.
Io, però avrei avuto il buon senso di stare zitto.
Beh! Chiudere famiglia cristiana e commissariare di nuovo i paolini ( visto poi l’ultimo festival della bibbia laicista) io non la trovo una cattiva idea!
Matteo
I Paolini… non so che pensare, veramente… non so se sono in buona o cattiva fede…che è come dire “non so se sono diabolici o se sono coglioni”: fanno degli ottimi reportage sui vari “family day”, si schierano con la famiglia e con Papa Francesco e poi mi pubblicano lo spot ” pro finocchi” del ministero delle “Pari opportunità”, mi sbattono Saviano in copertina (quello che andava da Fazio a fare la rèclame dell’ eutanasia) e mi fanno l’ agiografia della Boldrini e di don Gallo.Lavorare a questo modo per la causa cattolica porta allo stesso risultato di chi porta acqua con la “cavagna” ( la cesta in vimini per la legna ).
E loro rivista non ha la limitata tiratura del bollettino parrochiale di qualche don Balordo o di qualche don Che Guevara ( ci sono anche quelli) ma è quella che vanta la maggiore diffusione nell’ ambito cattolico!
Pertanto proprio gli elementi di cui il popolo cattolico in questo momento ha estremo bisogno ( la chiarezza, la certezza e la solidità dei punti di riferimento ), così operando, se ne vanno tranquillamente tutti a puttane.
Che dire…non so…
Credo sia semplicemente una questione di marketing, una sorta di cerchiobottismo per non inimicarsi nessuno e garantirsi quindi un target il più ampio ed eterogeneo possibile. Non scontentare nessuno insomma, e non schierarsi troppo da una parte o dall’altra..
La San Paolo non è un’associazione, nè una Onlus, è una SpA che deve generare profitti come una qualsiasi azienza del settore dell’editoria. Sarò forse troppo cinico ma è così.
Il beato Alberione fondò le Edizioni Paoline proprio per contrastare la cattiva stampa; se dunque i paolini si uniscono anche loro al mare magnum della cattiva stampa per ragioni di profitto, allora tradiscono la verità e la povertà (mo ci vuole) evangelica.
Anch’io approverei la chiusura di famiglia cristiana, per il resto non dovremmo neanche dare troppo peso alle parole di celentano. Se andiamo avanti ad ascoltare chiunque ha da dire qualcosa sulla Chiesa, tra un pò ci troveremmo a commentare anche le sparate del gabibbo e di topo gigio…
Peccato che, oltre agli articoli, non si possano votare anche le frasi.
Dunque lo faccio qui:
5 Stelle per questa frase “chi vuole una Chiesa priva di denaro è in fondo chi spera che scompaia dalla scena pubblica”
Fai “sei o sette stelle”, che è meglio dati i tempi… 🙂
Ecco, grazie del consiglio! 🙂
Diffidare dei VIP: cantanti, politici, giornalisti, attori, sportivi, intellettuali da salotto televisivo, presentatori, comici, ecc… Persone potentissime, non solo economicamente, ma anche per aver quell’enorme capacità di sovraesporsi, di incidere e (perché no) di prevaricare indirettamente il pensiero altrui; motivazioni eccellenti per giustificarne l’ascolto più rarefatto possibile e per parlarne il meno possibile.
Non c’è comunque da stupirsi: che parlino di Chiesa o di classe Borghese, la cultura di cui questi personaggi fanno parte ha sempre visto la ricchezza non come il frutto del proprio lavoro e del proprio impegno, ma come una pena da scontare. (vd. tasse sul lusso).
Proprio lunedì scorso al convegno diocesano di Roma Papa Francesco lo ha ribadito: “POVERTA’ NON E’ DIVENTARE UNA SORTA DI BARBONI SPIRITUALI!”
Proprio quelli che i nemici della Chiesa vorrebbero vedere in lui. 😉
Siamo sempre un poco fuori le righe. La Cdhiesa, non lo ho detto io, deve avere i poveri come assoluta priorità d’amore. Ciò implica una serie di conseguenze anche operative:
Non deve essere:
1 opulenta
2 ostentarice di ricchezza
3 ricercatrice del profitto (non della ricchezza distribuita) come valore assoluto, ma, soprattutto (e qui tutti tacciono, chissà perchè)deve avere in mente, per prima cosa,
4 una serie di iniziative coevangelizzatrici che diano ai poveri maggiore dignità e forza (enpowerment).
Faccio un esempio: se una ONG europea presenta un progetto per realizzare dei sistemi fotovoltaici di illuminazione nelle case Africane sprovviste di energia, è un’iniziativa lodevole, forse, ma non sufficiente, perchè si creeranno pochissimi nuovi posti di lavoro e,quindi, i poveri di quel territorio rimarranno ancora poveri.
Se invece la stessa ONG realizza un sistema fotovoltaico comunitario per far bollire l’acqua e cucinare senza l’uso del fuoco, ecco che abbiamo, oltre al servizio, l’empowerment dato dal tempo che si libera per le donne che non debbono poù raccogliere legna e dai benefici economici dei Carbon Credit (benefici assenti nel primo caso). Lasciamo stare Celentano e Grillo: unicuique suum. Quanti minuti della loro vita hanno passato in un villaggio del terzo mondo? Quanti di quelli che discettano sulle varie povertà della Chiesa hanno fatto lo stesso? Papa Francesco lo ha fatto. Magari non sarà tutto perfetto quello che dice sul tema, ma, per lo meno, ha conoscenza diretta e sufficientemente ampia. Gli altri danno l’impressione di parlare per sentito dire. Poi ci sarebbe anche lo Spirito Santo che lo illumina, se ci crediamo.
I tuoi quattro punti sono gli stessi scritti nell’articolo, ti sei accorto?
Mi spiace per la mia o forse tua disattenzione, ma il 4 punto (che è il più importante, perchè, finalmente, incarna gli altri tre che sono in “negativo”) non lo vedo. Grazie in ogni caso per la condivisione.
Gesù chiama la Chiesa ad essere libera dalle ricchezze ma non ha mai detto che sarebbe stata economicamente povera, anzi:
Pietro gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito». Gesù rispose: «In verità vi dico che non vi è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figli, o campi, per amor mio e per amor del vangelo, il quale ora, in questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi, insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna.» (Marco 10:28-30)
vedi anche MT 19,29 e Luca 18,28-30
Io però, confesso, una cosa ancora non l’ho ben capita.
Magari qualcuno mi aiuta.
Ma il Cattolicesimo si occupa dei corpi o delle anime?
Ovviamente, la soluzione più rapida – si occupa di entrambi – a me sembra anche la meno ragionata, perché in assoluto il benessere del corpo può essere ricercato anche nel peccato, se non soprattutto lì.
Dunque, perché occuparsi con tanta insistenza della povertà del corpo, dimenticando al contempo quella povertà dell’anima che sembra tanto più gravosa dell’altra, nel mondo contemporaneo?
Ci sono illuminazioni al riguardo?
Secondo me le due cose devono procedere di pari passo, anima e corpo convivono nella realtà terrena.
Promuovere l’uomo vuol dire anche preparare il terreno fertile per la cura dell’anima.
Questo accadeva fin dai primissimi secoli del cristianesimo, quando gli eremi erano anche luoghi di rifugio momentaneo per la popolazione “civile” che vi si rifugiava quando il territorio era percorso da soldataglie razziatrici.
Il missionario non è “solo” un prete (come se fosse poco!), ma anche un tecnico che aiuta la gente dove opera portando dei cambiamenti che li aiutino a vivere meglio.
Sembra una banalità, ma ho visto pochi giorni fa in un canale TV un servizio su un progetto (laico, nel senso di non religioso) di cooperazione italiana in Etiopia, e facevano vedere come gli indigeni arano ancora di questi tempi: con un attrezzo che ha un vomere senza versore, praticamente non è un aratro, ma un erpice. Questo fa una grande differenza. La terra è buona, sufficientemente sciolta, ma si limitano ad arieggiarla senza rivoltare e le infestanti non vengono eliminate, ma si sommano alle colture sementate competendo con essere per il nutrimento.
Ecco, lì ci vorrebbe un programma missionario con chiesa e cura delle anime e diffusione del Vangelo, ma anche che porti trattori ed aratri veri, con un programma in cui si educano dei giovani alle tecniche agricole, magari in un progetto congiunto con qualche istituto agrario nostro, uno scambio culturale, praticamente, religioso e scientifico.
Se loro produrranno di più, ci sarà meno bisogno di sfamarli e il rapporto squilibrato tra risorse e bocche, si riequilibra senza pratiche assassine, cioè aborti.
Eppure – lo dico sempre per cercare di capire – assistiamo ad un singolare paradosso di cui sembra che pochi si avvedano.
Mentre il Cristianesimo (ed il Cattolicesimo, in particolare) si anima di intenti umanitari, soccorre i deboli, assiste i poveri e gli anziani, si prodiga nell’attività missionaria per combattere il flagello della fame e della miseria (in concorrenza con i radicali pannelliani) e, con i Don Gallo d’occasione, promuove il riscatto del proletariato, mentre tutto questo succede perde presa sull’anima collettiva (chiamiamola così) privilegiando la cura dei corpi.
Al tempo stesso, la cultura secolarizzata e politicamente corretta si cura delle anime, con una sorta di evangelizzazione laicista militante onnipervasiva, lasciando che ai corpi ci pensino i buoni samaritani silenziosi del nuovo millennio.
Se fossi un demonio non troverei artificio migliore per ingannare il mondo….
Forse devi mettere tra le cause anche il nefasto cambiamento dell’uomo dedito a soddisfare il proprio egoismo e campione di insensibilità.
E’ di questi giorni la notizia che in una spiaggia una donna è morta per cause naturali, e la gente intorno ha continuato a giocare, fare il bagno e farsi i cavoli suoi come se niente fosse, mostrando un comportamento del tutto insensibile ed inappropriato.
Da gente così cosa ti aspetti? Qualcosa di buono?
Se parli alla gente comune, molti criticano la chiesa proprio per le missioni, perché anziché operare con una campagna massiccia di aborti e sterilizzazioni, opera per la promozione economica e spirituale.
Questo per loro è una colpa.
Temono gli Africani e gli Asiatici.
Non vogliono rinunciare alla parvenza di benessere con i suoi feticci.
Per fortuna quel mondo è al crepuscolo.
D’accordo.
Ma “il cambiamento dell’uomo” di cui parli, a cosa è dovuto?
Alla casualità?
Ad una natura umana inesorabilmente incline al male?
Ecco che, allora, il problema si pone in tutta la sua ampiezza anche nelle tue parole.
Io lo attribuisco all’eccessivo benessere troppo rapido che ha scardinato una struttura sociale con tante magagne, ma che, se non altro, si reggeva sulla solidarietà famigliare, senza la quale la vita era molto più difficile.
Questo benessere adesso sta venendo meno, ma ancora lo vogliamo perpetuare.
Ti faccio un esempio che, secondo me, è molto significativo:
nella maremma grossetana c’è un giacimento di antimonio, abbandonato negli anni 60, ma tutt’altro che esaurito.
I produttori di antimonio sono Paesi poveri e Cina, dove si lavora come possiamo bene immaginare.
E’ stata proposta la riapertura dell’attività estrattiva, con tecniche moderne a basso impatto.
La gente non ne vuole sapere, e una volta avrebbero fatto il diavolo a quattro per andare a lavorare lì, dato che prendevano paghe maggiori.
Oggi il prezzo di questo metalloide è alle stelle essendo assai richiesto per la tecnologia dei tablet e di altri apparati informatici sofisticati.
Parlando con la gente dicevo che attualmente la Cina è il leader mondiale, e l’Italia, prima dell’abbandono, era tra i produttori principali di questo “oro grigio”.
Lì sotto c’è una barca di milioni di euro che adesso inquina per meccanismi naturali, ma non te ne accorgi essendo sotto terra, dozzine di posti di lavoro per anni, e molto ben retribuiti, ed una tecnologia estrattiva all’avanguardia, non quella degli anni 30, che prevede impatto ambientale ridotto all’osso.
E la gente risponde in coro: finchè si sporcano le mani e i fiumi i Cinesi e gli Africani, cavoli loro, perché dovremmo estrarlo noi, mica moriamo di fame?
In soldoni: gli altri si appicchino, noi sfrutteremo le risorse loro, finchè potremo farlo.
E considera che intorno c’è quasi un deserto, sei mica in pianura padana.
E’ vero, non a caso il Signore ci ricorda:
“È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita”.
Giovanni VI,63
Si direbbe che la Vita Eterna non sia sufficientemente
“di moda”: ma per Gesù è la cosa centrale,
dunque dovrebbe esserla per il Cristianesimo.
I frutti di tale ‘dimenticanza’ dei Novissimi sono
-inesorabilmente- (pseudo)teologi come Mancuso.
certo che è il colmo: prima Giuda, poi Marcinkus!
L’espressione Gesù vestiva Armani di Messori forse è eccessiva, ma almeno abbatte una buona volta il mito del “Gesù barbone”. Trovo invece decisamente eccessiva e inopportuna la reazione di Celentano che liquida l’affermazione di Messori (basata su studi e indagini, non su aria fritta) bollandola come cazzata per poi, come se non bastasse, sgranare un rosario di luoghi comuni.
L’articolo non coglie nel segno. Infatti, nessuno vuole una chiesa economicamente povera. L’espressione è tipicamente riferita al mercimonio legato a tutte le modalità (cfr, 8 per mille) attraverso cui la chiesa cattolica evita il confronto diretto con il popolo dei fedeli, ad esso preferendo la sottana della mediazione statale e partitica.
Per quanto, poi, riguarda, i miei privatissimi gusti etici, ritengo più bello ed eticamente più buono non elargire ai sacerdoti nessuna forma di stipendio o salario. Penso che debba esistere un solo modo per guadagnare il danaro: il lavoro. Nulla di male se un sacerdote si guadagnasse da vivere con un mestiere qualunque o insegnando o altro. Lo stipendio al sacerdote è come lo stipendio alla casalinga, ne snatura l’attività. Ma questo è un affare interno alla chiesa.
Scusa, eh, ma tu hai una parvenza di idea di cosa comporti finanziariamente mantenere un apparato come le Caritas diocesane, che RICEVONO DALL’8X1000 GIRANDOLO AI DISEREDATI E NON CHIEDONO NULLA IN CAMBIO?
Hai idea del fiume di denaro che richiedono le strutture religiose, sanitarie e scolastiche nei Paesi dove operano i missionari?
Hai idea di quel che costa l’immenso patrimonio storico, architettonico ed artistico conservato nei luoghi di culto e costituito esso stesso dai luoghi di culto stessi?
Ti ricordi la cattedrale di Noto, anni fa, che rovinò a terra cancellando un capolavoro dell’arte barocca?
E poi i preti che devono fare? Le 8 ore di lavoro in fabbrica e poi accudire la chiesa?
Scusa, eh, ma tu quante ore di lavoro svolgi in una giornata lavorativa?
Non è fare il prete un mestiere esso stesso? O la suora?
Il prete è un lavoro altamente sociale, che ti porta a toccare con mano i casi umani più disperati, un’umanità di reietti, che senza di loro sarebbero abbandonati a sé stessi e agli squali del sottobosco malavitoso.
Il prete del mio paese ha sempre da fare, è vecchio ed è stato affiancato da un giovane seminarista, perché è anziano ormai, poveretto, una vita per la nostra comunità (ed è un paese privo di tensioni sociali), restauro chiesa “normale” e convento che senza il suo intervento sarebbe crollato, cento altre attività tra maggiori e minori. Ormai gli anni si fanno sentire in tutto il loro peso, e necessitava di un aiuto giovane, con l’ottica di continuare la sua opera.
Poi diamo milioni di euro a partiti con i loro ladrocini (l’ultimo scandalo è quello della Regione Sicilia: giro di escort strapagate dalle nostre tasse), e faremmo obiezione alle mille opere che coltiva la Chiesa? Oratori, attività giovanili….dillo a chi ha il problema di mandare i bambini ai centri estivi, a prezzi da oreficeria, mentre la chiesa li offre a prezzi popolari, e so di alcuni casi in cui ha tenuto i ragazzi senza compenso pattuito per problemi di liquidità famigliare. Vallo a dire ad un centro sportivo che a fine mese non ho i soldi per pagare interamente la rata, come ti sbattono il figlio alla porta!
Ma perché fare il prete/suora non è già un lavoro?
Che problemi dà l’8 per mille? Nessuno è costretto a versarlo alla Chiesa Cattolica!
Pavone queste cose che scrivi sono vecchie… e da un anno che le rigiri; ma le risposte che ti sono state date sono sempre le stesse!
Procediamo con ordine:
1)È la tua visione di Stato moderno ad essere sbagliata, me ne duole ma tu la consideri (ancora) alla strenuo della “macchina” sovietica: in cui esso era una cosa e il popolo un’altra. No! È il popolo ad essere organizzato in Stato, per cui è più che legittimo che attivi esso per soddisfare i bisogni dei cittadini, tra cui l’8permille. Altrimenti non sarebbe sinonimo di collettività.
2)Adesso tu scrivi che il sacerdote deve insegnare per guadagnarsi da vivere… ciò che scrivi produce in me riso, per due motivi: a) se non sbaglio non molto tempo fa dicesti che il sacerdote è un mago. Benissimo. Quindi cosa insegnerebbe ora magia? Accetteresti un insegnante così? Francamente no, quindi non prendiamoci in giro…
b) Hai criticato l’insegnamento dell’IRC e ora lo riabiliti? Dichiarando che essa non può essere una disciplina a sè poiché ha caratteristiche confessionali. È ora scrivi che può essere insegnata?
Direi che il teorema, che ti sei costruito, è molto contraddittorio, ha bisogno di rivisitazioni 🙂 buon lavoro
Non dimentichiamoci che associazioni tipo UAAR sono contrari ad insegnanti religiosi di altre materie anche se essi preparati con laurea!
Hai un po’ di disordine mentale. Rinuncio a mettere ordine. Mi limito a difendermi dalla contraddizione di cui mi accusi: non ho mai riabilitato l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche. Sono contrario, perché la religione non è una disciplina. Il sacerdote può però insegnare anche italiano, latino, filosofia, matematica, a patto che disponga dei requisiti corrispondenti.
Sì ma come ti ho fatto notare associazioni come l’UAAR dicono che viola il principio di laicità. Basta andare su YouTube e vedere un dibattito di tre anni fa a “la vita in diretta” sul crocifisso, in cui vi era Sgarbi, un prete e un rappresentante di questa organizzazione.
Ora francamente mi sembra curioso non capire dove il prete dovrebbe “stare” secondo la concezione (questa sì disordinata)di taluni di laicità. In sacrestia no, a scuola no, nei consultori no, nella caritas no.
E poi scusa, tempo fa non avevi affermato che il suo ruolo era molto simile al mago?
La verità è che non sapete nemmeno voi cosa svolgerebbe in una comunità, per cui è meglio informarsi e capire piuttosto che fare sterili improvvisazioni.
La nostra costituzione vieta le discriminazioni a sfondo religioso. Gli insegnanti cattolici non possono essere discriminati.
Che c’entra? Questo vale anche i comuni laici credenti; il punto è: devono sottostare alla Chiesa per quanto riguarda il loro operato d’insegnamento oppure no? Certo che sì, quindi se un insegnante si rifiuta di insegnare “educazione sessuale”in questo caso viola (secondo loro) il principio di laicità (=perché mette prima Chiesa nel suo codice etico e poi lo Stato). C’è uno scontro di potere, a meno che non si voglia di nuovo una sorta di vescovo-conte,un prete statale.
La critica che essi fanno è: insegnando il sacerdote da chi dipende (da tutti punti di vista: morali, ideologici, di appartenenza) dallo Stato o dalla Chiesa? Non essendo un laico dalla Chiesa, sposando una visione delle cose diversa da un punto di vista laico (secondo loro).
guarda Pavone che qui siamo tutti pronti a rinunciare all’8xmille se lo Stato Italiano restituisce alla Santa Sede tutto quanto le è stato sottratto con una guerra, secondo il diritto internazionale del tempo, illegale.
Cominciamo con il Quirinale che era una residenza privata e neanche pubblica?
Il commento di Luigi Pavone è superfluo, opinioni che mio figlio di 6 anni saprebbe formulare in modo più maturo.
Non ne dubito.
Affermare che i sacerdoti dovrebbero guadagnarsi da vivere lavorando, anche considerando l’ora et labora benedettino, è un’immensa boiata. Significa non avere compreso proprio nulla, non solo della figura sacerdotale cattolica, ma di qualunque figura sacerdotale e in definitiva del sacro in quanto tale. Non vale nemmeno la pena di rispondere a queste misere provocazioni…
Non penso esista un modo alternativo al lavoro di guadagnarsi da vivere onestamente, e io non considero l’attività del sacerdote essere una forma di lavoro, almeno nella misura in cui essa non produce merce. Lei forse parlerebbe di servizi religiosi? Io ho qualche difficoltà a utilizzare quella espressione, forse perché del sacro non ho la stessa concezione che ha lei. In ogni caso i servizi religiosi dovrebbero essere pagati da chi li acquista e dovrebbero essere messi sul mercato, per godere dei vantaggi della concorrenza.
In ogni caso i servizi religiosi dovrebbero essere pagati da chi li acquista e dovrebbero essere messi sul mercato, per godere dei vantaggi della concorrenza.
Luigi Pavone detto il Simon Mago.
Ma Simon Mago è stato uno dei fondatori della gnosi (il che almeno è un demerito molto serio!), invece qui siamo alla totale a-gnosi, cioè alla situazione in cui non si è né carne né pesce (con le conseguenze che ne derivano)…
E poi criticano la vendita delle indulgenze…
Già… è solo per questo che l’ho chiamato il Simon Mago 😉
Quello che stai dicedo (e smettila di darmi del lei bambinone!) è che il sacerdozio non è sacerdozio; allo stesso modo in cui, se tu ritenessi uso proprio di un’automobile l’utilizzarla come mobile da soggiorno, semplicemente negheresti ciò per cui esiste. Il che rende la discussione del tutto inutile e pure piuttosto stupida.
Ahahah, fanno troppo ridere tutte le volte che gli ricordi di non darti del lei 😀
E’ che lo trovo un modo veramente infantile di prendere per i fondelli o di tenere una distanza non so in base a quale motivazione; suppongo un suo complesso di superiorità o d’inferiorità. Boh, una volta ci discutevo pure quasi volentieri, ora si limita ad una superficialità che fa cascare le braccia…
L’ho notato anch’io, ha iniziato a impersonare un personaggio volutamente antipatico, esattamente come Odifreddi. Probabilmente ha capito di essere quasi sempre dalla parte del torto e piuttosto che riconoscerlo ha pensato di colmare l’ansia facendo il provocatore. Vedrai che prima o poi si stancherà.
Io preferirei tornasse quello di prima, magari migliorato, perché ciò che gli ho sempre riconosciuto è l’intelligenza e il costituire, nonostante l’asprezza talvolta assurda della sua ideologia, quel classico punto di vista “totalmente altro”, che finisce per provocare la ricerca e l’elaborazione di risposte migliori. Però poi, se l’ottusità e l’orgoglio superano certi limiti, diviene del tutto inutile la discussione…
Anche un disoccupato non produce servizi eppure viene pagato. Interi settori dello Stato sono fuori dal mercato rimanendo comunque attivi come voci di spesa. E poi gli intellettuali, e tutte queste categorie meticci legate alla didattica ad es.,che merci producono se non servizi stessi?
Ancora l’8×1000? Fai ridere i polli!! 😉
Secondo me Messori ha detto una cosa vera. Gesù vestiva di vestiti eleganti e preziosi. Trasportandolo al giorno d’oggi avrebbe un vestito di marca. Non piace armani, ok..cambiamo marca, ma il concetto è quello.
Certo per chi ha cercato di far passare Gesù come il primo figlio dei fiori è un concetto blasfemo ma se ne farà una ragione.
Però non vorrei che dietro questo fatto, si giusticasse l’attaccamento al denaro tipico di ogni persona, cristiani compresi. Quando questo attaccamento diventa “morboso” e il “vero dio” allora si scade nel clericalismo.
Chi è che diceva (tanto per stare in tema vestiario) “…a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica.”
Secondo voi come si concilia questa frase e il vestirsi bene? Non essere schiavi dagli averi. Questo non significa criminalizzare i soldi, sarebbe una fesseria, ma semplicemente considerarli uno strumento utile ma non necessario.
La ricchezza può servire alla chiesa ma non è indispensabile.
Concordo; d’altronde il Signore ci dice:
Matteo VI:24
“Niuno può servire a due padroni; perché o odierà l’uno
ed amerà l’altro, o si atterrà all’uno e sprezzerà l’altro.
Voi non potete servire a DIO ed a Mammona”.
Il Maestro Divino ci insegna cosa significhi
“dare tutto”:
” E GESÙ, postosi a sedere di rincontro alla cassa
delle offerte, riguardava come il popolo gettava denari
nella cassa; e molti ricchi vi gettavano assai.
Ed una povera vedova venne, e vi gettò due piccioli,
che sono un quattrino.
E Gesù, chiamati a Sè i suoi discepoli,
disse loro: IO vi dico in verità, che questa povera vedova
ha gettato più di tutti quanti hanno gettato nella cassa
delle offerte.
Poichè tutti gli altri vi hanno gettato di ciò che
soprabbonda loro;
ma essa, della sua inopia, vi ha gettato tutto ciò
ch’ella avea, tutta la sua sostanza”.
Marco XII,41-44
Ricordo anche le parole del Signore al
giovane ricco:
“Ed ecco, un certo, accostatosi, gli disse:
Maestro buono, che bene farò io per aver la Vita eterna?
Ed egli gli disse: Perchè mi chiami buono?
niuno è buono, se non un solo, cioè: Iddio.
Ora, se tu vuoi entrar nella Vita eterna, osserva i comandamenti.
Colui gli disse: Quali? E Gesù disse: Questi: Non uccidere.
Non commettere adulterio. Non rubare. Non dir falsa testimonianza.
Onora tuo padre e tua madre, ed ama il tuo prossimo come te
stesso.
Quel giovane gli disse: Tutte queste cose ho osservate
fin dalla mia giovanezza; che mi manca egli ancora?
Gesù gli disse:
Se tu vuoi esser perfetto, va’,
vendi ciò che tu hai, e donalo a’ poveri, e tu avrai
un tesoro nel cielo; poi vieni, e seguitami.
Ma il giovane, udita quella parola, se ne andò contristato;
perciocchè egli avea molte ricchezze.”
Matteo XIX,16-22
Una Chiesa povera non avrebbe senso perché essa opera in questo mondo non nell’altro! Ha quindi bisogno d’agire, e purtroppo deve servirsi dei mezzi per poter portare la sua parola.
Secondo me sbagli. Però forse sbaglio io…
Un conto è dire che la Chiesa debba servirsi di vari mezzi, che ci sta.
Certamente il denaro, come il tempo, l’organizzazione, il personale ecc sono dei fattori utili utilizzabili per raggiungere uno scopo.
Però dire una Chiesa povera non avrebbe senso, secondo me è proprio andare fuori strada.
La Chiesa non è una Ong (frase copiata, lo so). Quindi o si crede che l’unica cosa necessaria sia “qualcos’altro” e si ha fede in questo “qualcos’altro”, oppure si pensa che la Chiesa sia dipendente dalla capacità dei propri fedeli e relativi portafogli. Facendo così però temo si scada in una ong.
Hai capito vero cos’è il “qualcos’altro”?
Questo non significa che chi ci crede possa sedersi sotto l’ombrellone a sonnecchiare aspettando che a fare tutto il “lavoro” sia il “qualcos’altro”. Semplicemente significa che se la chiesa dovesse basarsi sulle forze di chi ci crede sarebbe scoppiata già in palestina 2000 anni fa.
Quindi ricca o non ricca, credo sia un dettaglio a cui i clericali e gli anticlericali si attaccano; da una parte accampando mille giustificazioni teologicamente raffinate che hanno un unico risultato e scopo, salvarsi il portafoglio, e dall’altra accampando discorsi strampalati come “se vendiamo l’anello del papa salviamo il mondo”.
ps: io sarei per vendere tutto. Così scopriremo se a tener su la “baracca” sono le capacità, finanziarie o meno, dei credenti o qualcos’altro.
Cmq, per evitare di passare per moralista, io, non avendo fede, i miei risparmi li difendo con i denti. Guai a chi me li tocca 😉
La Chiesa non si basa su una ideologia o su più ideologie.
Ti sei mai chiesto, cosa l’ha fatta reggere tutti questi anni?
La sua moderazione e mediazione con questo mondo.
Le idee assolutiste sono sempre concepite come una “soluzione” finale. Ma questa soluzione che s’invoca è del presente, è un qualcosa di momentaneo, che poi la storia rigira.
C’hanno provato gli illuministi con la loro civiltà “illuminata”, i rivoluzionari di Robespierre, Napoleone, e per finire i comunisti e fascisti…
Quello che costoro volevano realizzare era una sorta di Paradiso in terra… la loro uguaglianza è diventata disuguaglianza, la loro giustizia ingiustizia…
Invece il compito della Chiesa è essere un ponte tra il cielo e la terra, è ciò può verificarsi con il rispetto delle regole dei due mondi, ossia il capitalismo (mondo terreno) e la teologia (mondo ultraterreno). “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”.
Ah, non pensavo che uno dei punti di forza del cattolicesimo fosse (e cito) “La sua MEDIAZIONE con questo mondo”.
La legge divina non era immutabile, e doveva essere assolutamente indipendente da qualsivoglia “attualizzazione”?
Ahia.
La Chiesa viene criticata sia se media con questo mondo sia se non media.
Questo dimostra che sta sempre nel giusto.
Sai che significa mediare?
Fare da “medium ” (lo stesso medium volgarmente è un tramite) ,da tramite. Non significa accettare l’altro e il suo peccato, come intenderebbe una certa scuola.
Significa sostanzialmente aprire un dialogo e portare l’altro (il peccatore, l’incredulo, il credente farlocco) nelle posizioni di Dio, questa è un ruolo di ponte,appunto di mediazione.
Allora non è mediare, è convincere l’altro della bontà delle proprie posizioni.
Che, a casa mia, è un filo diverso dalla mediazione.
Non delle “proprie” posizione. E’ porgere la Verità affinché questa sia colta da tutti nella sua propria bellezza salvifica.
Come ha detto il Papa significa essere “mediatori e non intermediari”.
Come ha ricordato geminitolk, significa essere pontifex, cioè facitori di ponti tra il terreno e il Divino.
Quello a cui fai riferimento tu è intermediazione (cercarsi gli adepti), non mediazione (facilitare l’incontro).
scusa, ma che c’entra? Io non parlavo di ideologie..
La chiesa è durata millenni grazie alla sua opera di mediazione? Che possa aver fatto opera di mediazione per millenni ok, però non è certo durata grazie a quello, semmai potrebbe essere stata una conseguenza.
Rispetto alla storia sì, non rispetto alla fede (è chiaro se sei credente riponi la tua fede in essa grazie al fattore mistico, ma è un altro,discorso)
PS: comunque le ideologie c’entrano, poiché chi vorrebbe una Chiesa poverinista fa ideologia.
Mi sono perso.
Secondo te una chiesa povera non ha senso perchè sarebbe destinata ad estinguersi.
Allora, se sei ateo e pensi che la chiesa non sia altro che un’organizzazione +o- onesta..ok.
Se sei credente (io forse sbagliando lo davo per scontato), la tua affermazione è un po’ contraddittoria. Non credi?
Bisogna saper scindere, in questo caso, due profili: storico (critico), teologico (morale).
Da un punto di vista prettamente storico la Chiesa è riuscita ad andare avanti nei secoli, mantenendo un certo status quo, grazie al suo ruolo di mediazione. È questo lo riconoscono molti non credenti e storici, ad esempio Cacciari, Marcello Pera, Ferrara.
Da un punto di vista morale posso offrirti soltanto la mia visione di vita coincidente con una verità. Per cui è giusto distinguere i piani d’azione del discorso e le sue diverse stratificazioni.
Celentano è solo un altro falso profeta!
Per me basta questa affermazione dettata dalla mia coscienza, per non seguirlo!
Cerca notorietà per se stesso, per riempire i suoi concerti e vendere i suoi Dischi.
Si concentrasse di più a tirare fuori qualcosa di buono, musicalmente intendo!
… e la mia Coscienza non sono io!
Non so se avete mai visto Joan Lui…….polpettone megalomane in cui lui si da le arie da nuovo messia.
…appunto!
Finchè ci saranno persone che ragionano con la loro testa e non si adeguano alle loro linee direttive morali allora non sentiranno di aver sradicato il cristianesimo.
Il doversi nascondere nelle catacombe non ha dissolto la religione cristiana.
Per me potrei anche vivere dentro un cassonetto, ma finchè ringrazio Dio (mica devo vedere tutto nero!)e lo testimonio agli altri è diffondere la parola, e lasciate che ve lo dica già questo è una ricchezza.
Secondo me la questione sta tutta nelle parole, diamo per scontato il fatto che tutti attribuiamo ad una parola il medesimo significato, ma non è così. Ad esempio, “povertà”: per alcuni significa distaccamento dalle cose materiali, per altri significa scarsità, miseria. Lo stesso concetto di “Chiesa” non è recepito univocamente: mentre per alcuni la parola “Chiesa” sta ad indicare la comunità dei credenti in Cristo, altri invece la intendono come sinonimo del Vaticano.
Da qui si genera tutta una serie di fraintendimenti, incomprensioni, ed errori…