Eutanasia, risposta a Vito Mancuso
- Ultimissime
- 07 Mag 2013
Il teologo “cattolico” Vito Mancuso è contro l’aborto, anzi lo considera un delitto e l’uccisione di un innocente. Lo dichiara lui stesso e chissà se verrà etichettato anche lui come “nemico della donna” dai suoi colleghi opinionisti di “Repubblica”. Oltretutto non è nemmeno contro alle scuole private, per giunta!
Ovviamente Mancuso non ha saputo dirlo chiaramente, la sua dichiarazione compare nascosta all’interno di un articolo pro-eutanasia che ha realizzato per “Repubblica”: «La vita umana non fa eccezione: anch’essa è sacra e va trattata con rispetto dal concepimento fino alla fine», ha scritto. Lo ha ribadito poi nella sua pagina Facebook attraverso la citazione del filosofo cattolico Jean Guitton il quale dice: « l’aborto è l’uccisione di un innocente […]. Io credo che l’aborto sia un delitto». Subito sotto Mancuso ha affermato: «Io sono totalmente d’accordo».
Gli argomenti pro-eutanasia di Mancuso sono banali. Si concentra sull’«alleviare la sofferenza sempre, in ogni caso laddove sia possibile». Ma anche i nemici dell’eutanasia, compresa la quasi totalità dei medici e delle associazioni medico-scientifiche, la pensa nello stesso modo e si oppone alla sofferenza tramite le cure palliative e, laddove viene richiesta, anche la sedazione palliativa per attendere la morte nel sonno. In questo modo è morto il card. Carlo Maria Martini, decisione condivisa anche dal cardinale Elio Sgreccia, presidente emerito della pontificia Accademia per la vita, che ha affermato:«Anch’io come Carlo Maria direi no a quelle terapie». Vito Mancuso, che si dice “figlio spirituale” di Martini, ha cercato di strumentalizzare la sua morte (assieme al suo amico Corrado Augias) facendola passare per eutanasia…chissà Martini cosa pensa dal Cielo di questa opera meschina del suo più noto figlio spirituale.
Il dott. Ferdinando Cancelli, specialista in cure palliative, ha pubblicato recentemente un libro in cui mostra che l’uso della morfina è poco costoso e rende sopportabile il dolore, senza accelerare la morte del paziente. E quando neppure la morfina può far tacere il dolore, c’è la possibilità di far entrare il paziente – possibilmente con il suo consenso – in coma farmacologico per evitargli sofferenze inutili e difficilmente sopportabili. La sedazione palliativa, richiesta e ottenuta ogni giorno da migliaia di pazienti in Italia e non, non accorcia la vita e non accelera la morte, rispettando l’armonia tra la vita biologica, la vita psichica e la vita spirituale del paziente, secondo le preoccupazioni di Mancuso, come conferma anche Paolo Marchettini, medico del dolore di fama internazionale.
Mancuso parla di «rispetto della libera coscienza che si esprime nella libera autodeterminazione», ma nel diritto fortunatamente non compare e non esiste questo concetto di autodeterminazione radicale e totale della persona. Ad esempio, nessuno può guidare senza cinture di sicurezza o senza casco, nonostante sia in gioco soltanto la salute personale e, allo stesso modo, gli ospedali non avviano terapie specifiche (o semplici risonanze magnetiche) semplicemente perché lo richiede la libera coscienza del paziente. Inoltre, sappiamo che chi arriva a chiedere l’eutanasia molto spesso soffre di disturbi depressivi e dunque si è soventemente privati della possibilità di una richiesta davvero autocosciente.
Mancuso parla di lasciar morire con dignità, eppure chi ha a che fare tutti i giorni con i pazienti in stato terminale, come Bernard Devalois, medico anestesista all’ospedale di Pontoise (Francia), spiega: «Morire dignitosamente non è affatto sinonimo di suicidio assistito o di iniezione letale. Sono due cose diverse. Le cure palliative consistono nel garantire la morte con dignità». Lucien Israel, luminare francese dell’oncologia ha spiegato che «attualmente siamo in grado di placare tutte le manifestazioni dolorose, e di conseguenza gli esseri di cui ci occupiamo non soffrono insopportabilmente. Nella misura in cui ci occupiamo dei pazienti in questo modo, non ci chiedono l’eutanasia».
Nel suo manifesto Mancuso si confonde più volte con l’accanimento terapeutico, un errore banale che chi sa di cosa sta parlando -come i medici e gli specialisti citati- non commetterebbe mai.
91 commenti a Eutanasia, risposta a Vito Mancuso
“Mancuso parla di «rispetto della libera coscienza che si esprime nella libera autodeterminazione», ma nel diritto fortunatamente non compare e non esiste questo concetto di autodeterminazione radicale e totale della persona”.
Questo, caro Pendesini, se ci fosse bisogno di ribadire quanto, neanche a farlo apposta, le avevo appena indicato come sciocchezza galattica scritta dal suo idolo…
@a-theos=a-etos
Come lei sa sono un po un asino e non solo quando imbastisco frasi in italiano…
Per cui vorrei chiederle :
ma come mai Dio (ovviamente il cattolico) al quale attribuite epiteti grandiosi tipo “amore infinito”, “vede e provvede tutto”, “capace di misericordia”, “onnipotente” ecc…e (se non vado errato) solo lui puo’ decidere del bene e del male cosi come della vita delle sue creature,… per quale motivo quando una persona credente, onesta e devota soffre in maniera irreversibile non sia Dio a porre fine alle sofferenze, affinché possa morire dignitosamente ?
Mille grazie per la risposta
…sciocchezza galattica scritta dal suo idolo…
@a-theos=a-ethos
Caro o cara a-theos : spiacente di doverle dire che ignoravo l’esistenza di Vito Mancuso, personaggio che, per caso, ho scoperto oggi !
Per cui non vedo perché lei si permette di affermare che è “il mio idolo”.
Aggiungo e preciso, nel caso non lo sapesse, che non ho nessun idolo, in altre parole non sono idolatra ! Strano ma vero………
La sua domanda può essere posta in termini ancora più stringenti: perché Dio non ci ha creato direttamente nello stato di beatitudine paradisiaca, evitandoci ogni dolore e persino rischio di salvezza?
La risposta è solo una: la nostra intelligenza/libertà è un dono sublime, ma anche terribilmente serio. Dio vuole essere liberamente amato sul serio! E se ci avesse creato già nella Sua diretta visione, non avremmo avuto nemmeno la possibilità di usare della nostra libertà, perché non si potrebbe desiderare altro di fronte all’Infinita Perfezione in Atto, che è Dio stesso. In questo è compresa anche la risposta intorno al male, che nella vita, chi più, chi meno, dobbiamo soffrire in accettazione della volontà di Chi non può sbagliare. Per amore ci si dimentica di se stessi, questo l’unico segreto. Io lo comprendo ma sono forse l’ultimo a poter dire di mettere in pratica tale sublime verità…
…dobbiamo soffrire in accettazione della volontà di chi non puo’ sbagliare….
@a-theos=a-thos
La mia domanda, che le ripeto, è : perché Dio ha creato il male, cioé la sofferenza, che penalizza insopportabilmente persone che non hanno commesso nessun reato ! in primis i bambini che nascono con malattie gravissime, ciechi-sordo-muti, con patologie mentali irreversibili ecc..ecc..Tutto questo è stato voluto da Dio onnipotente e onnisciente, l’unico responsabile, il quale non ha voluto (o non ha potuto?) evitare queste amarissime sofferenze ! Che peccato puo’ aver commesso un neonato ? Grazie per la risposta.
La risposta è duplice (ma bisogna avere una solida preparazione filosofica per comprendere appieno le nozioni cui accennerò): 1) Dio è conoscibile filosoficamente come Atto Puro d’Essere (San Tommaso d’Aquino arriva a definirlo come “Ipsum Esse Subsistens”, lo stesso atto sussistente), nozione che equivale a dire che Dio è Ente Infinito in Atto (l’infinitudine in atto è diversa da quella “in potenza”, che è quella relativa alla possibilità di sommare numeri o accumulare quantità all’infinito, cioè senza smettere mai di sommare un’unità al numero precedente). Ora, vi può essere solo un Infinito in Atto, poiché Egli possiede tutte le qualità esistenti al massimo grado e ciò implica che due infiniti in atto sarebbero contraddittori.
1.1) Da ciò si deduce che Dio, se decide di creare, non può creare un altro Infinito in Atto. Da cui segue che tutte le creature sono in qualche modo imperfette e dunque, anche moralmente, possono sbagliare e peccare (lo fece anche la creatura più sublime: Lucifero). Ecco da dove viene il male morale, cioè il peccato originale, da cui ogni altro male (se conosce la dottrina cattolica intorno al peccato originale).
2) La seconda risposta riguarda la libertà umana (per usare un termine più corretto: il libero arbitrio), come le dicevo sopra. Dio, non potendo creare enti perfetti, sa che il libero arbitrio (che non è un gioco o qualcosa di fittizio, ma è vera libertà di decidere tra il bene e il male) comporta la possibilità che qualcuno decida per il male proprio e degli altri; ciò che di fatto avverrà certamente, poiché Dio conosce il nostro futuro, che per lui non è tale (essendo egli fuori dal tempo e dunque essendo egli presente a ogni istante della storia umana). Ma allora perché Dio, se ha deciso di creare e quindi di accettare (contro la propria volontà = permettere) il male, non vi pone rimedio? Questo senz’altro potrebbe fare, come ammette lo stesso San Tommaso d’Aquino; ma per evitare il male dovrebbe agire “miracolosamente” al di fuori della natura (essenza) delle creature umane, poiché tale natura non può essere perfetta. Ma se Dio impedisse sempre miracolosamente il male, non avrebbe alcun senso avere creato gli enti, non solo dotati di libertà, ma anche di una propria natura, cioè di proprie caratteristiche ontologiche, che verrebbero, per così dire, costantemente “cortocircuitate” dai miracoli divini a tali nature esterni.
…..ecco da dove viene il male morale, cioé dal peccato originale, da cui ogni altro male…. a-theos=a-ethos DIXIT !
@a-theos=a-ethos
Trovo questa sua frase infantile, infondata e irrazionale !
Le ripeto : che colpa puo’ avere un bambino per meritare dalla nascita in poi delle patologie gravissime ? N.B. -Se mio padre, ad esempio avesse commesso gravi reati, dovrei essere considerato (co)responsabile sin dalla nascita ? Ma lei si rende conto dell’assurdità di quello che scrive ?
Grazie per la sua risposta
Mi scusi, ma invece di ringraziare, cerchi di non fare affermazioni tanto banali. Non è colpa mia se lei non ha neanche idea di cosa sia la dottrina cattolica intorno al peccato originale. Non ho detto io che i mali fisici hanno la loro origine nel peccato originale, LO DICE LA DOTTRINA CATTOLICA DA CIRCA 2000 ANNI!!! Per comprendere tale dottrina c’è bisogno di poter accedere alla fede, che lei evidentemente non ha.
Sul puro piano filosofico, ciò che si può dire è che CERTISSIMAMENTE l’esistenza di Dio come Atto Puro (e dunque anche come Bene Perfetto) non è contraddittoria all’esistenza del male.
Provo a sintetizzarle al massimo il motivo, sperando non siano, come mi è sembrato in precedenza, perle gettate ai porci (non si offenda, la citazione non vale in senso letterale): siccome il male è privazione di bene (cioè non è un ente, ma corrisponde al mancato funzionamento di ciò che dovrebbe in un ente: quando diciamo che un virus che provoca in noi una malattia è male, in realtà ci esprimiamo impropriamente, poiché il virus è un ente come altri, è l’effetto delle sue attività a provocare la nostra malattia, cioè il non funzionamento corretto del nostro bios), se gli enti malati hanno necessità, come tutti gli altri, di una Prima Causa, l’esistenza di tale Prima Causa non è in contraddizione con il male, che, anzi, senza di essa non potrebbe esistere (pillole di filosofia…).
Lei scrive :…. « non ho detto io che i mali fisici hanno la loro origine nel peccato originale »….
@ a-theos=a-ethos
A me i preti hanno sempre detto che il male, cioé la sofferenza, è un castigo voluto da Dio ! Causato dalla disobbedienza umana ! Questa frase lo sentita e letta migliaia di volte….
Ricapitolando: se l’uomo non avesse peccato, cioé disobbidito a Dio, il male (inteso come insopportabile o atroce) non sarebbe esistito ?
No, esprimersi appropriatamente in questi casi è essenziale: Dio non vuole né il peccato né le conseguenze del peccato, semplicemente PERMETTE l’uno e le altre, per i motivi che ho già spiegato. I castighi di Dio, certamente possibili, vanno visti solo in quest’ottica: castigare serve solo ad un maggior bene, che è la conversione, oppure alla GIUSTIZIA, che non bisogna mai dimenticare, poiché Dio è misericordioso, ma sempre anche giusto.
Certamente, se l’uomo non avesse peccato, non vi sarebbe stata la sofferenza fisica e spirituale che ne è derivata; ma del resto nemmeno la Redenzione, il cui risultato supererà di molto la condizione del Paradiso Terrestre di Adamo ed Eva e in questo senso i Padri della Chiesa parlavano di “felix culpa”, cioè di “colpa felice”, poiché solo attraverso di essa potremo essere elevati al rango di “dei”, come si esprimono le Sacre Scritture.
Non si capisce perché 2 infiniti in atto sarebbero contraddittori. Potrebbe essere più preciso al riguardo?
Tu potresti cortesemente smetterla di darmi del “lei”?
E’ una problematica impostata male;
l’Amore di DIO consiste nell’averci
tratto dal niente e nel donarci la
Vita eterna.
Questa eternità che ci attende può
però trasformarsi in morte eterna,
poichè il Signore non può obbligarci a
superare il nostro io: “chi Mi vuol seguire
rinneghi sè stesso” (Mt XVI,24).
Qui siamo su un treno, tra poco si scende,
se abbiamo viaggiato in prima o seconda classe
conta poco.
Bisogna tenere ben presente anche il fatto che questa vita non è quella definitiva, che consisterà invece nella visione di Dio “faccia a faccia”, dopo il giudizio universale e la resurrezione dei corpi (dopo, quindi, che qualunque danno corporale subito, sarà sanato per sempre). In questo senso qualsiasi male fisico si subisca, ciò non corrisponde a qualcosa di irreparabile e definitivo, per quanto non si tratti certo di una scherzo.
C’è poi la risposta mistica, che è quella di più altro grado, consistente nelle conseguenze logiche della “rinuncia a se stessi” per amore, in primis, di Dio stesso e poi del prossimo. Un divenire tutto per tutti, che ha come conseguenza la comprensione profonda del sacrificio, del dolore, dell’accettazione consapevole e volontaria del male subito per il bene altrui e la “comunione dei santi” (che costituisce l’altra faccia della medaglia del “peccato originale”).
…..certamente, se l’uomo non avesse peccato, non ci sarebbe stata la sofferenza fisica e spirituale che ne è derivata…..a-theos=a-ethos DIXIT
@ a-theos=a-ethos
Spiacente doverle dire che i suoi commenti tinti di retorica lessicale, dogmi e metafisica, non mi hanno convinto !
Bene, pur ammettendo che gli argomenti da lei evocati sulla necessità teologica della sofferenza umana tengano la strada. Ma allora come la mettiamo quando trattasi di animali NON UMANI CHE SOFFRONO ? Che peccato avrebbero commesso ?
N.B. Mi sia concesso di ricordare che da Sant’Agostino a Malebranche fino ad un Papa che non voleva nel XIX° secolo, sentir parlare della Società Protezione Animali, poiche per l’ortodossia cattolica il dolore animale (non umano) era oggetto di pura derisione !…. (sic)
Premesso che la sofferenza umana sia la conseguenza del peccato originale, che solo gli umani possono risentire. Per logica teologica di questa teodicea : riconoscere ed accettare che gli animali soffrono, in buona ortodossia, bisogna riconoscere che abbiano a loro volta peccato !!! tesi che appare come assurda ! O riconosciamo l’origine della fede umana e diabolica dovuta al peccato originale, e dedurre che gli animali non hanno partecipato a questo peccato, per cui non possono soffrire (salvo per ingiustizia divina), o ammettiamo che soffrono !!!
L’allontanamento dell’uomo da Dio ha allontanato l’intera creazione (essendone l’uomo il vertice), d’altro canto l’avvicinamento dell’uomo a Dio avvicina tutta la creazione a Dio. Così San Paolo dice che l’intera creazione viene redenta in Cristo. Allora quando l’uomo soggioga, cioè mette sotto il suo giogo l’animale, può scegliere dove condurlo: alla sofferenza senza senso e quindi all’allontanamento di Dio; o a Dio e quindi, in concreto può scegliere di amare l’animale così come lo ama Dio che lo ha creato, senza cioè pervertirlo nella sua essenza, senza trattarlo come un oggetto, ma neanche trattandolo come un uomo, come mi sembra tu stia facendo.
@ Alessandro Pendesini
Dato per probabile che lei non è un neuroscienziato (le faccio cortesemente notare che è lei che rivestiva le sue affermazioni di un’autorità che non le competeva), veniamo alla sua affermazione “il dolore animale era oggetto di derisione”.
Questa appare affermazione errata.
L’uomo è posto come custode del creato (Genesi) è procurare inutili sofferenze ad un animale è peccato.
Veniamo ad alcune affermazioni:
Il male fisico è dovuto all’essenza finita delle cose di cui si compone l’universo ed al corso normale e ordinario delle leggi della natura.
Dunque non ripugna a Dio tale situazione, come non ripugna il dolore che al male fisico suole accompagnarsi.
Rendere l’uomo, e l’animale, sensibile ad agenti che possono nuocere è spesso mezzo imprescindibile per la conservazione della vita nella natura.
Tant’è che sindromi che rendono insensibili ad agenti nocivi sono pericolose per la vita stessa dell’individuo.
Inoltre la morte stessa è necessaria per dare posto alle nuove generazioni.
La dottrina cattolica insegna che l’uomo era stato preservato per dono preternaturale (cioè fuori dalle leggi di natura che invece sono sempre state le medesime per gli animali) dalle malattie e dalla morte, anche se comunque vi era un passaggio da questo stato finito.
Posto che il termine “preternaturale” è stato coniato recentemente (se non sbaglio nell’800) e che né nei Padri della Chiesa, né in San Tommaso compare, qui tocchi una questione molto delicata.
San Tommaso afferma chiaramente (Summa Theologiae, I, 97,1) che l’immortalità del corpo dei progenitori fu dovuto ad un’azione “soprannaturale” (non “preternaturale”) della grazia divina, poiché la natura umana di per sé non prevederebbe l’immortalità del corpo, ma solo l’incorruttibilità dell’anima spirituale.
Io tuttavia non comprendo bene questa posizione, poiché essa implicherebbe varie conseguenze che non comprendo.
La sofferenza fa comunque parte dell vita e, per certi versi, è quella che ci rivela tutta la nostra umanità più profonda… Tante cose si possono imparare dalle persone che soffrono (o la cui vita secondo alcuni è meno degna di essere vissuta)…
In proposito, non mi stancherò mai di consigliare la lettura de “Il Mondo Nuovo”.
Caro Alessandro, provo a risponderti io.
1. “solo lui puo’ decidere del bene e del male cosi come della vita delle sue creature“. Non è del tutto vero… Dio, nel suo infinito amore, ha voluto che l’uomo fosse libero al 100%. Questa libertà è assoluta e permette all’uomo di non ricambiare l’amore di Dio, anzi addirittura di odiarlo.
Così l’uomo puo decidere del suo bene, aderendo liberamente al programma di Dio, o può decidere per il male, rifiutando questo programma. Dio esorta al bene, non lo impone; Dio avvisa del male, non impedisce di farlo. Dunque, l’uomo nella sua libertà è libero di fare il bene verso se stesso e verso gli altri, oppure di fare il male contro di se e gli altri.
Questa libertà è essenziale: Dio ci ama e si fida di noi, se imponesse la sua volontà non amerebbe perché non avrebbe fiducia di noi. Saremmo allora schiavi, predestinati a compiere solo il bene… ma questo non è amore è sopruso, anche se a fin di bene!
2. per quale motivo quando una persona credente, onesta e devota soffre in maniera irreversibile non sia Dio a porre fine alle sofferenze, affinché possa morire dignitosamente.
La prima domanda da porsi è: da dove viene il male? A questa risposta rispose Gesù: “dal cuore dell’uomo”. Il cuore (ossia la parte più intima dell’uomo) è corrotta dal male ed ad esso è incline… solo le grazie dell’amore di Dio possono salvare l’uomo dalla sua natura corrotta.
Dunque, quando una persona cade malata, certamente parenti amici pregano per la sua guarigione e per la fine delle sue sofferenze. Ma insieme a queste persone ce ne sono altre che sono felici che questa persona soffra… Alcune direttamente, altre forse in modo subdolo.
Quante volte abbiamo sentito dire: “gli sta bene”, “se lo meritava”, etc.? E quante frasi ancora più impronunciabili albergano nel cuore di tante persone… Questi desideri di male, comunque, non possono essere completamente negati da Dio, altrimenti non ci sarebbe quella libertà di cui dicevamo prima.
Ma Dio non permette mai il male se da questo non ne possa scaturire un bene ancora più grande. La sofferenza dei moribondi non è vana: può essere donata a Dio (sempre volontariamente) e Dio allora la trasforma in amore e grazie per gli altri sofferenti. Dio non può prendere il nostro male se noi non lo doniamo, violerebbe la nostra libertà.
3. Anche nelle estreme sofferenze si può morire bene o male. Persone come il citato Card. Martini o Giovanni Paolo II, pur tra grandi sofferenze, sono morte serenamente… molto diversa, le posso assicurare, è la morte di chi è lontano da Dio… La disperazione prende il posto alla speranza, il dolore diventa vuoto e sterile, subentra la rabbia e spesso l’odio per chi è vicino.
Dio non può eliminare il male perché molti uomini desiderano che ci sia… Ma l’uomo può donare questo male a Dio, perché lo purifichi e lo renda strumento di salvezza… solo Dio può farlo, il cuore dell’uomo è infatti troppo inquinato
Due parole su cui riflettere: dignità e autodeterminazione. La prima è declinata in mille modi diversi, ambigui; preferirei parlare di sacralità, cioè inviolabilità della vita. La seconda esprime in modo pieno la tragicità del nostro vivere, che tenta confusamente e contraddittoriamente di negare il dato primo e irrefutabile della nostra esistenza: la relazionalità che è essenza dell’esistere, che se è, non può che essere coesistere…
1) La vita non è “sacra”, cioè non è inviolabile in modo assoluto, altrimenti l’uccisione per legittima difesa e la guerra in quanto tale (anche di difesa), sarebbero dei peccati.
2) Immagino tu intenda “autodeterminazione” presa nell’accezione laicistico-liberale riguardante una libertà senza limiti morali; altrimenti non vi è ragione di considerarla un male, essendo, anzi, ciò che permette la relazionalità.
…sul primo punto non sono molto d’accordo.
1. Affinché si possa configurare un peccato servono tre requisiti:
– Materia grave.
– Piena avvertenza.
– Deliberata volontà di compiere il male.
…nel caso di omicidio per legittima difesa, i primi due certo ci sono… uccidiamo una persona e sappiamo che farlo è una cosa molto grave.
Ma manca la terza… Infatti, non uccido la persona per gusto di farlo o perché la odio, ma per compiere un’azione giusta: salvare una vita innocente. (la mia o quella di altre persone in pericolo).
Ovviamente, il pericolo deve essere grave ed imminente e la reazione proporzionata. …la violenza deve essere l’estrema ratio e la morte dell’aggressore deve essere accidentale…
Provo a fare qualche esempio:
Un ladro mi entra in casa ed io lo uccido. Ho commesso un omicidio senza scusanti, la vita di un uomo non vale la refurtiva.
Un aggressore mi minaccia con un coltello ed io gli sparo al petto e lo uccido (volontariamente). Ho commesso un omidicio, sarebbe bastato sparare alle gambe per fermarlo.
Un aggressore mi punta una pistole, mi percuote, mi minaccia di morte… io riesco a liberarmi e sparando a mia volta lo uccido. Non ho commesso il peccado di omicidio, infatti, se avessi potuto non lo avrei ucciso, la morte è seguita alla concitazione del momento nel tentativo di compiere una buona azione: salvare la mia vita.
2. Secondo me la sacralità resta intatta anche nell’ultimo caso… infatti, a ben guardare, è più un caso di “suicidio” che di omicidio… nessuno ha obbligato quell’uomo ad aggredirmi, poteva agire diversamente. Lui ha deciso di “gicare” con la sua vita, mettendola in pericolo per compiere un’azione malvagia… Credo dunque che la colpa grave di aver interrotto una vita debba ricadere sull’aggressore, non su chi si è difeso.
Il tuo ragionamento non funziona. Il quinto comandamento prescrive in realtà (mala la traduzione italiana dall’ebraico) di “non uccidere l’innocente”. Uccidere un colpevole di attentato alla vita altrui o un omicida (come pena capitale) non è un peccato in alcun modo.
La “piena avvertenza” poi riguarda la consapevolezza del fatto che si tratta di un’azione peccaminosa, non il fatto di ad es. di non essere sotto effetto di stupefacenti, che è relativo invece alla terza condizione. Dunque non c’è nemmeno la seconda condizione. Questo lo stralcio del Catechismo al riguardo: “1859 Perché il peccato sia mortale deve anche essere commesso con piena consapevolezza e pieno consenso. Presuppone la conoscenza del carattere peccaminoso dell’atto, della sua opposizione alla Legge di Dio. Implica inoltre un consenso sufficientemente libero perché sia una scelta personale”.
Il tuo discorso sul suicidio è pura metafora poetica, senza alcun valore dottrinale.
…non mi pare che stiamo dicendo cose sostanzialmente diverse…
Sul suicidio, certamente è una mia speculazione… Voglio dire però che la vita è sacra, sempre (anche quella di un delinquente), perché Cristo è morto per salvare tutti.
Ma la vita, benché appartenga a Dio, è data in “gestione” agli uomini che sono diberi di profanarla (sia la propria, sia l’altrui). Nel caso di legittima difesa, è l’aggressore che profana la sua vita, non chi si difende… questo volevo dire con il paragone del suicidio…
…siceramente non ho capito allora la tua obiezione sulla sacralità della vita in guerra o per legittima difesa.
Semplicemente non è vero che la vita sia sacra, se con ciò intendi dire che non vi siano mai casi in cui toglierla non corrisponda ad un peccato. Se siamo d’accordo su questo, todo bien!
“Semplicemente non è vero che la vita sia sacra”
Ma così non si rischia di avallare le posizioni di chi considera l’aborto legittimo, l’eutanasia per gli invalidi e via discorrendo?
Bisognerebbe prima provare la colpevolezza del feto. Non mi stupirebbe se in una civiltà distopica il feto fosse condannato per reato di violazione di domicilio.
Appunto!!!
A parte gli scherzi, il feto potrebbe benissimo (e infatti lo è già) essere accusato di essere un ostacolo alla carriera della mamma, o a procurare turbe psichiche alla partoriente, di essere solo un peso per la società per il suo presunto handicap, e quindi, soppresso, beninteso, “per il suo bene”.
Calma, ti confondi.
1) Non è che io sia colpevole di qualcosa, solo perché qualcuno, per questione dei propri peccati d’orgoglio, mi ritenga “fastidioso”, “inopportuno”, “colpevole di impedirgli di realizzare i suoi porci comodi”…
2) Ovviamente, invece, è diverso il caso di chi stia tentando di commettere o abbia commesso scientemente un omicidio. Costui ha perso la propria innocenza morale e il diritto all’integrità (sicuramente può essere ucciso come extrema ratio di legittima difesa e sicuramente può essere punito a posteriori, anche con la vita, poiché il debitore è generalmente tenuto a rifondere interamente il proprio debito: mi chiedo perché, se uno ruba, è, generalmente parlando, obbligato a restituire l’equivalente di quanto rubato e in più gli si applicano ulteriori aggravi e pene, mentre in caso di omicidio, oggigiorno, non si possa considerare lecito fargli pagare l’equivalente…).
Comunque è in questo senso che la vita di quaggiù non può considerarsi “sacra”, altrimenti non si potrebbe in nessun caso, anche per legittima difesa, uccidere qualcuno.
Credo di poterti rispondere con buona precisione alessando pendesini.
Perché il dio cattolico ha dato all’uomo la libertà di vivere, libertà! E la “rispetta”, non “intromettendosi”. Come attestato dalle scritture.
Peccato che ne decida il concepimento, di conseguenza la scelta di chi dovrà nascere sapendo poi ciò che farà.
Il tuo concetto di logica lascia a desiderare, davide ti ha appena detto che Dio rispetta la libertà non intromettendosi.
Queste obiezioni antiteiste ottocentesche puzzano di muffa, sicuro che non vuoi parlarci della teiera di Russell?? Ragazzi è ora di svegliarsi, l’800 è finito da un pezzo!
…mi pare che i bambini nascano da un libero atto di persone sessualmente mature (…diciamo almeno una, poiché ci sono le violenze sessuali)… non mi pare che Dio faccia spuntare i neonati sotto i cavoli… o mi sono perso qualcosa?
A parte che più che genericamente gnostico il pensiero di Mancuso lo trovo libertario (pensiero oggi nemico numero uno della Chiesa, comunque strettamente imparentato con lo gnosticismo), ma poi vorrei far notare come ultimamente persino Augias (no, forse lui manco tanto… Diciamo che metà del tempo lo dedica ad altro che ad attaccare la Chiesa) e Travaglio pensino più a tutti i problemi d’ordine altro che abbiamo che non a queste battaglie laiciste; ed il “Teologo” Mancuso cosa fa? Le tira fuori proprio quando magari qualcuno se ne stava scordando?!?
Ma allora siamo sulla linea Pannella/Zapatero/Hollande…
Per negare il coraggio di Vito Mancuso….ci vuol un gran coraggio!!!
Da sempre l’Italia nel campo delle conquiste civili arriva in ritardo rispetto alle altre nazione occidentali perchè subisce l’influenza della Chiesa.
L’eutanasia è una libera scelta individuale che ci deriva dalla stessa libertà che è la nostra essenza e che nessuno può arrogarsi il diritto di vietare perchè riguarda la nostra stessa vita e non quella di altri.
“La sacralità della vita” è una bella frase ma non può avere lo stesso significato per tutti. Mi riferisco ad esempio a tutti quei bambini in Africa ridotti pelle ed ossa che sono vivi solo per soffrire.
Non è ne giusto ne caritatevole far soffrire esseri umani in modo disumano in nome della sacralità della vita. Non è cosa ne buona ne giusta ma solo un esercizio di potere.
Sull’aborto io non credo che un uomo anche se dotto possa sapere di cosa stiamo parlando. Io dico solo, pur non avendo fatto una simile esperienza, che per la maggior parte delle donne che vi ricorrono l’aborto è sempre un dramma che lascia segni profondi e perenni. Ritengo invece delittuoso mettere al mondo figli per poi farli prostituire in tenera età per mancanza di mezzi di sostentamento (il che accade in alcuni paesi dell’asia vedi IL QUADERNO AZZURRO scritto da un medico americano).
Gli umani debbono lottare e soffrire così tanto per vivere…riconosciamo loro almeno il diritto di dire “basta, non ce la faccio più”.
Mi puoi dimostrare che l’eutanasia sia una conquista civile e non un arretramento alle opere naziste? Mancuso è un fifone che cerca l’applauso del mondo, la storia lo dimenticherà presto come tutti quelli come lui.
Il tuo assunto è fallace e di conseguenza lo è tutto quanto dici, come una cascata. Eutanasia e nozze gay sono all’opposto del progresso, sono la rovina della famiglia e il ritorno a pratiche naziste.
Non esiste alcun diritto a chiedere allo stato di ucciderti, esiste la libertà di suicidarsi come meglio si crede ma senza nominare lo stato come tuo killer.
L’unico delitto è quello di mettere al mondo dei figli senza dare loro un senso della vita buttandoli nella disperata adorazione del contingente, ma questo è un altro discorso che forse non hai il coraggio per capire.
Puoi dire “basta” ma non hai alcun diritto di chiedere allo Stato di ucciderti, spero che questo sia chiaro perché non ho più voglia di ripetertelo.
Ho letto l’articolo e tutti i commenti. Devo dire che, leggendo i libri di Mancuso (“Rifondazione della fede”, “L’anima e il suo destino”), di gnosticismo non è che ne abbia trovato tanto. Piuttosto, la sua idea di Salvezza mi pare alquanto confusa (cosa inevitabile, quando si postula che le anime evolverebbero spontaneamente dalla materia).
Va detto, altresì, che l’autore dell’articolo pecca di grande superficialità nel criticare un presunto diritto all’autodeterminazione radicale. Gli esempi che porta, ambedue in relazione alla salute personale, non dirimono affatto la questione: in ambedue i casi citati (cinture di sicurezza in auto e terapie o esami diagnostici), infatti, la società – nel limitare i diritti dell’individuo – protegge il diritto della comunità a non veder sprecate risorse (economiche e di altra natura) più utilmente impiegabili. Che è una delle funzioni dello Stato.
Pertanto, un discorso serio sui limiti del diritto all’autodeterminazione necessiterebbe di ben altri argomenti.
Interessante
Quindi lo stato ci obbliga a mettere la cintura perchè se sopravvivessimo ad un incidente peseremo sul servizio sanitario. Giusto? In breve è questo il discorso, vero?
Allora, estremizzando, una persona potrebbe non mettersi legittimamente la cintura di sicurezza se applicasse al posto del clacson un pugnale che certamente sarebbe letale in caso di incidente. Oppure firmando un documento in cui si assume tutti gli oneri derivanti da un incidente fatto mentre non indossava la cintura.
Io ho il dubbio che se l’utilizzo della cintura di sicurezza diventasse un dogma di fede per la religione cattolica immediatamente diventerebbe il primo punto del programma di governo dei partiti pseudo progressisti.
Chiaramente la frase finale esatta sarebbe stata “se l’utilizzo della cintura di sicurezza diventasse un dogma di fede per la religione cattolica immediatamente, l’abolizione del suo utilizzo, diventerebbe il primo punto del programma di governo dei partiti pseudo progressisti.”
Mi spiego meglio: se si vuole affrontare l’argomento autodeterminazione dell’individuo, è necessario stabilire in via preliminare se si parla da cattolico credente o da laico che ritiene che le leggi dello Stato debbano essere “neutrali” nei confronti di qualunque fede.
Un cattolico ha, per forza di cose, una concezione della libertà personale ispirata alla dottrina della Chiesa e agli insegnamenti delle autorità a cui si inchina (Gesù Cristo in primis).
Un filosofo agnostico (passatemi il termine) discuterebbe la questione in base a parametri spesso diversi, rifacendosi a princìpi morali sviluppati nei secoli che non necessariamente sono accettabili per un cattolico.
Ovviamente, ambedue le posizioni sono legittime.
Pertanto, buttare lì un paio di esempi a caso, senza specificare il punto di vista impiegato né il percorso effettuato, non ha alcuna utilità.
Quelli che tu chiami “esempi a caso”, oltretutto non sapendo argomentare né il perché né sapendo offrire presunte alternative, sono gli stessi usati dai costituzionalisti cattolici (come D’agostino, ad esempio) per evidenziare come non esiste nel diritto il concetto di autodeterminazione radicale. Questi commenti non hanno alcuna utilità in quanto non risultano costruttivi.
@ Meister Eckhart e Luciana
Riguardo all’eutanasia.
Si pone in contrapposizione la visione cattolica della vita come dono ad una visione “laica” che prevede la possibilità di autodeterminazione e dunque di decidere sulla propria esistenza.
Inrealtà la contrapposizione è fra un comportamento umano o meno.
Ora ponendo un esempio, se qualcuno vedesse propria madre nell’atto di gettarsi dal balcone, anche se a conoscenza di sue personali sofferenze
(fisiche o psicologiche) è da considerarsi una reazione umana soccorrerla oppure tenere le braccia conserte stabilendo che essa a diritto ad autodeterminarsi e stabilire il proprio destino?
Allo stesso modo la Chiesa afferma che l’uomo si comporta secondo la propria natura quando soccorre il suo simile, non quando lo appoggia in una scelta di annichilimento.
Allo stesso modo distingue tra accanimento terapeutico, ovvero quando le cure sono sproporzionate alle attesa di vita della persona, e dovere di nutrire la persona.
Perfettamente d’accordo sull’umanità della scelta di aiutare i propri simili, sebbene sia innegabile che esistano esseri umani che godono della sofferenza altrui. Forse per questo consideriamo la loro crudeltà “disumana”.
Ciò non toglie che un cattolico ligio al magistero della Chiesa ponga altrove (presso il Creatore, attraverso la comprensione delle Scritture) la fonte di ogni validazione morale, compreso quindi il giudizio su cosa vada considerato conforme alla natura umana e cosa no.
L’obiezione di Meister è fallace per vari motivi.
1) Costa di più un cittadino vivo che uno morto dunque lo Stato obbligando alla sicurezza stradale per salvaguardare la vita del cittadino opera uno “spreco di risorse”. Il confronto dunque è corretto, non esiste l’autodeterminazione radicale, come d’altra parte spiega Mangiameli se si segue il link correlato.
2) La sua idea di Salvezza (mi salvo da solo) è proprio ciò che rende Mancuso un seguace dello gnosticismo, evidentemente Meister Eckhart non sa nemmeno di cosa si sta parlando.
Un commento superficiale ad un articolo che meriterebbe ben altri argomenti.
Invece siete voi, Fabio Moraldi e Umpalumpa, che peccate di ignoranza sulla questione del “bene comune”, a cui le parole di Meister Eckhart si riferiscono. Lo stato si deve occupare del bene comune, che implica attenzione all’uomo nella sua interezza (corpo e spirito). Un uomo vivo non è in alcun senso uno spreco di risorse maggiori di uno morto, sia perché, quando produttivo mantiene i vecchi (tra un po’ ce ne accorgeremo tutti, grazie ai vostri principi dell’eudonismo libertario), sia perché, quando non più produttivo, rappresenta un patrimonio di esperienza ineguagliabile in primis per la sua famiglia. La vita individuale deve essere preservata (= non si ha alcun diritto al suicidio), sia per il bene individuale che per quello comune.
Errata corrige: “edonismo libertario”.
Scusate l’OT, mi riferisco alla risposta a Matyt su relativismo-Aristotele.
A-theòs=a-ethos hai perfettamente colto il punto della questione, dicendo chiaramente e concisamente in poche parole ciò che ho detto dilungandomi troppo e perdendo di concisione: la Verità è una ed è incontestabile, alcune posizioni particolari (non concernenti alle Verità di Fede) possono al massimo essere contestate.
Scusa se ti sono sembrato troppo permissivo, non era nelle mie intenzioni,
ma il fatto è che a me piace, agli inizi delle discussioni su internet,
(essendo un contesto alquanto diverso da quello “diretto”) sembrare “aperto” nel dialogo, mettendo a suo agio l’interlocutore, per poi condurlo, sempre che ci si riesca, al nodo essenziale. Il problema è che, agendo in questo modo, si può rischiare di sembrare poco decisi.
*solo alcune posizioni particolari (non concernenti alle verità di Fede) possono eventualmente essere contestate.
Ma figurati non devi mica scusarti, ognuno ha i propri metodi. Ciao
Peccato che a-theòs=a-éthos smentisca clamorosamente Meister Eckhart, quest’ultimo dice infatti che lo Stato non si occupa del bene del cittadino ma soltanto del suo costo.
Dove sta questa affermazione, io non l’ho letta…
Grazie a=a (mi permetto di abbreviare).
In effetti non puoi averla letta, visto che non l’ho scritta! Diciamo che Fabio tende a semplificare un po’ troppo le posizioni altrui, o sbaglio?
1) La sua critica di cui al punto 1 è talmente ridicola e priva di qualunque fondamento sia economico che morale da non meritare risposta.
2) Al secondo punto, invece, penso di poter brevemente replicare.
Innanzitutto, vorrei chiederle se Mancuso ha mai affermato di considerarsi un “seguace dello gnosticismo”. A me risulta esattamente il contrario, e credo che gli si debba almeno concedere il beneficio del dubbio.
Per quanto riguarda lo gnosticismo, che è un insieme di dottrine talmente ampio da non poter essere ridotte a uno slogan (“mi salvo da solo”), non so con quanta attenzione lei abbia letto i libri di Mancuso – le cui idee sull’anima e sulla salvezza, detto per inciso, non condivido per niente – né posso sapere quale sia il suo grado di conoscenza delle scuole gnostiche – sebbene il suo commento non deponga certo a suo favore – ma una cosa è certa: nei testi di Mancuso manca completamente la contrapposizione insanabile materia-spirito, con la conseguente inconciliabilità tra demiurgo veterotestamentario e Dio neotestamentario, che è condizione irrinunciabile di qualunque gnosticismo.
In “L’anima e il suo destino”, Mancuso afferma esplicitamente che NON è affatto necessario essere salvati “dal mondo, ovvero dallo stato di corruzione e di dolore nel quale nasciamo”. A lei questa sembra una posizione gnostica?
Prima di insultare a vanvera (dando per scontato che io non sappia di cosa si sta parlando), le consiglio di leggere, informarsi, riflettere, e magari bersi pure una camomilla.
La contro replica è peggiore della replica, mi auguro che sia finita qui.
1) Sostenere che lo Stato ti obblighi alla sicurezza stradale per i costi di un infortunio è ridicolo, è evidente che ci sia in gioco la salvezza della vita aldilà della propria volontà. In ogni caso l’autodeterminazione radicale è giustamente violata perché non esiste, e lo Stato lo sa bene.
2) Non riesci a creare un’obiezione valida qui e vuoi perfino pensarla di più dei teologi (come Bruno Forte e Enzo Bianchi) che hanno definito Mancuso uno gnostico? Non credo tu possa permettertelo.
Un abbraccio 😉
1) Lo sa talmente bene da permettere a chiunque sia maggiorenne e considerato capace di intendere e di volere di rifiutare le cure prescritte dai medici, persino fino alle estreme conseguenze. Contestazione respinta al mittente.
Questo non significa che l’autodeterminazione radicale sia da approvare: significa che servono argomenti più convincenti di questi per giustificarne la limitazione. La fede potrebbe essere uno di questi, mentre risulta più complesso elaborarne di validi al di fuori di un discorso che includa la religione.
2) Cioè, ubi maior minor cessat? Richiamarsi a delle opinioni altrui (da quando Enzo Bianchi e Bruno Forte sono considerati Dottori della Chiesa?) invece di replicare ad un’argomentazione che smonta alla radice la tesi esposta non è esattamente convincente.
Ho portato un esempio chiarissimo del perché io fatichi a considerare Mancuso uno gnostico. A meno che qualcuno non mi dimostri che il mio esempio è errato, non vedo perché la mia obiezione non debba essere considerata valida. Lei è in grado di farlo?
Per me si può chiudere qui, se crede. Senza rancore, ça va sans dire.
Tanto per far vedere dove conducono queste belle idee “progressiste”.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/18102
Mi sia concessa una domanda :
Se una donna incinta sapesse che il suo bambino è affetto dalla malattia di Lou Gehrig (sclerosi laterale amiotrofica), una malattia neurologica tra le più crudeli. In questa malattia degenerativa dell’encefalo, i pazienti coscienti perdono gradualmente la capacità di muoversi, parlare e perfino deglutire……Questa donna secondo voi
riterrebbe più umano -PER IL BAMBINO- abortire o partorire ?
Grazie per la risposta
Aspetta, come si chiama questa donna? Emma Bonino o Chiara Corbella Petrillo?
per quanto ne so la SLA si manifesta a partire dai 20 anni ma soprattutto dopo i 50 ammesso che ci sia la certezza che si manifesti. Quindi perchè vorresti privare quel bambino e quella mamma di tutti questi anni di vita? fra 20 anni magari ci sarà pure una cura…
@Domenico
Un bambino di circa sette anni sa distinguere tra “causa” e “effetto”, per cui non capirebbe perché dovrebbe soffrire (ad esempio di un tumore maligno, leucemia acuta mielogena o altre malattie gravi) a causa dei peccati o crimini causati unilateralmente da suo padre o madre e ancora meno da un antenato !
Per una persona razionale -dotata di un minimo di buon senso etico-, non è possibile conciliare l’esistenza oggettiva di sofferenza gratuita nel mondo e l’idea di un Dio onnisciente, onnipotente e infinitamente buono. Chi, sano dimente, colto e razionale potrebbe considerare giusto condannare nientemeno che l’umanità per una presunta colpa di un antenato “disobbediente” ?
Se certi religiosi considerano che il mondo è una valle di lacrime e sofferenza che porta alla redenzione, liberi a loro di crederlo, ma che non abusino nell’imporre ad altri queste credenze tradizionali senza che esista l’ombra di una prova !
Il tuo materialismo da quattro soldi dovrebbe farci credere cosa è lecito accogliere su questa terra? oppure ci è stata affidata da Qualcuno un briciolo di coscienza per capire i più sofferenti e rendere giusta la loro vita?
La prova che esiste DIO è la creazione;
di lì, se uno è giusto, nasce l’interesse
per questo Essere Assoluto che ci ha tratti
dal nulla.
E DIO convince, ma bisogna essere giusti
e umili (un pò la stessa cosa).
Mediti sulla Croce del Cristo, vedrà che
le tenebre si diraderanno.
Ma la pianti una buona volta!
Non si tratta di imporre agli altri visioni religiose, ma di saper vedere le cose come stanno. Lei non ha ancora capito che se Dio e una vita dopo la morte non esistono, è proprio allora che non ci sono problemi morali di alcun tipo, perché il male e il bene morale rispetto ad una vita priva di senso, non esistono.
Una vita giunta direttamente dal puro caso e protesa verso l’assoluto nulla, cosa conta? Ma che senso ha vivere, sopratutto proprio quando tutto va bene e siamo pienamente felici? Io odierei sommamente la vita, proprio perché non mi consentirebbe di portarmi dietro nulla del bene, dell’amore e della felicità sperimentata… Che senso avrebbe mettere al mondo dei figli? Per fare loro assaporare l’impossibilità di continuare a essere felici o l’impossibilità di diventarlo, se ci è andata meno bene?
Se tutto finisce nel nulla assoluto e di noi non resterà nemmeno un vago ricordo, ma che senso ha aspettare di morire? Si tratterebbe di pura vigliaccheria, che uno scienziato del ragionamento rigoroso come lei dovrebbe schifare, PROPRIO PERCHE’ PRIVO DI ALCUNA RAGIONE!
Incominci a poter dare risposta a queste domande, solo dopo potrà venire a sindacare sul modo in cui i Cattolici danno senso ulteriore alla sofferenza.
non ho capito cosa c’entri con il discorso della SLA diagnostica prima della nascita; quello che lei dice si presenterebbe tale e quale come problema in caso di SLA diagnostica dopo la nascita.
Quindi cosa propone? l’aborto post ma molto post nascita?
Sono una donna alla quale era stato diagnosticato che il proprio bimbo era, nella migliore delle ipotesi affetto dalla trisomia 21, ma più probabilmente trisomia 18 (ho tutto documentato). i medici mi dicevano che “questa gravidanza non aveva senso,… che avrei avuto un parto prematuro,…che la patologia era incompatibile con la via…..ecc…” Che cosa ho fatto? Andrea è nato, ora ha 20 anni, ha conseguito la maturità classica e sta frequentando scienze giuridiche.L’aborto è la morte per il figlio ed anche per la madre….
@Franca
La trisomia 21 non è considerata una malattia che comporta sofferenze !
Un trisomico (malgrado possa manifestare delle debolezze cardiache) puo’ vivere intensamente la sua vita, questo lo avrà senzaltro notato.
In questi casi sono pienamente daccordo che siano i genitori -la madre in particolare- a decidere. -Bien à vous et à votre fils !
Perché solo la madre, il padre non ha forse lo stesso patrimonio genetico del figlio?
@Gemini
In questo caso considero la sua osservazione pertinente !
P.S. :Intendevo riferirmi a dei casi particolarmente difficili di gravidanza, quando la madre -e non il padre- rischia penibili sofferenze a volte letali.
E se egli vuole che il figlio viva? E’ anche suo quel pezzetto di carne che cova dentro la donna…
Verissimo !
Ma la persona che soffre e avolte muore in casi difficili è la madre e non il padre ! Coglie la differenza ?
La donna si deve assumere le sue responsabilità… sa il detto “vuoi la bicicletta? Pedala”?
In questi casi sono pienamente daccordo che siano i genitori -la madre in particolare- a decidere. -Bien à vous et à votre fils !
Ma mi incuriosisce sapere chi dovrebbe (eventualmente) decidere negli “altri casi”.
la stessa cosa che ho pensato io…
Perdonami, o non hai capito o non mi sono spiegata io. Mio figlio non è portatore di alcuna trisomia, quindi rifletti…non sempre ciò che affermano i medici corrisponde alla realtà. non ho parlato di malattia perchè altrimenti saremmo tutti “diversamente malati” o “diversamente sofferenti”(a tutti è capitata o capiterà una malattia)così come tutti siamo attualmente “pre-salme”, cioè destinati a morire… Non ho avuto bisogno di decidere, anzi non abbiamo dovuto decidere (perchè ho un marito e padre di mio figlio), perchè sappiamo che la vita, ogni vita è un dono…che la cultura di morte non riesce a capire!
@Franca
Il mio commento si limitava a dire che un bambino affetto da trisomia non è un dramma in sé, puo’ benissimo gioire della vita come se niente fosse. Punto
Peccato che Franca ha testimoniato che i medici le dicevano ben altro…
su questo punto Pendesini non si è pronunciato.
E poi permettetemi di dire che anche quel “come se niente fosse” è proprio una vaccata!
Mi scuso per il termine, ma nessun genitore, nemmeno un cattolico praticante, potrà mai essere felice di avere un figlio mongoloide; anche se poi la consapevolezza che tutto ha senso e che quella vita handicappata non ha certo meno dignità, lo porta ad accettare la situazione.
Altrimenti bisognerebbe dire che nessun genitore di handicappato, se per miracolo potesse, rifiuterebbe di guarire suo figlio! Siamo REALISTI, mica MASOCHISTI in quanto credenti!
Errato corrige: ovviamente non “rifiuterebbe”, ma il contrario “accetterebbe”…
@ a-theos=a-ethos
La invito a rileggere il mio commento il quale dice :
…..”La trisomia 21 non è considerata una malattia che comporta sofferenze ! Un trisomico (malgrado possa manifestare delle debolezze cardiache) puo’ vivere intensamente la sua vita, questo lo avrà senzaltro notato”….
Come vede NON PARLO DEI GENITORI che ovviamente non possono gioire di avere un figlio menomato mentale ! Ma della vita del trisomico che -si-informi- puo’ VIVERE BENISSIMO SENZA SOFFERENZE PSICOLOGICHE DOVUTE AL SUO HANDICAP, deve solamente essere parzialmente assistito. Sperando di essere stato chiaro
P.S. Aspetto la sua risposta al mio commento del 8maggio 13:31 ! Grazie
Franca, un abbraccio forte e complimenti!!!
Quoto.
La cultura della morte fa parte del vostro DNA intellettuale, dovete sempre e comunque ritenere lecito, a vostra discrezione, l’abominio.
Perché non provi a chiederglielo quando è già grandicello?
“Dì la verità, avresti preferito che tua madre ti avesse abortito, vero?”
Il problema qui è che si tenta di nascondere dietro a presunta pietà verso il diritto interessato (che non può comunque replicare) l’egoismo di talune madri che non vedono realizzato il loro desiderio (legittimo, per carità) di avere il figlio ‘ideale’, in perfetta salute…
Pur essendo perfettamente umanamente comprensibile lo stato di disagio e ansia che questa situazione comporta, pare evidente che l’aborto non sia la soluzione.
La tua ragione senza una base valida (da dove viene? dove ti porta?) è illogica…
La tua è cultura della morte, perché strutturata su un materialismo brutale volto a svilire la dignità dell’essere umano!
Sai bene la differenze tra mito e storia vero? Ci sono dei testimoni che riportano un Evento che ha cambiato per sempre senza ombra di dubbio la storia umana. Le conclusioni postume alle scoperte scientifiche ci danno un disegno razionale dello spazio e del tempo. La nostra emozione innata e unica ci rende sempre guardiani della verità più insita in questo mondo naturale del tutto estraneo al nostro essere profondo, che può provenire soltanto dall’Alto.
risp a Pandesini (perché credere)
@Gemini
Ma chi le dice che non abbia una base valida e logica ? Che non vivo -sia pur relativamente- in simbiosi con la natura, che abbia gradevoli emozioni quando guardo un tramonto o la luna piena, quando mi capita di aiutare una persona bisognosa, ascolto la musica di Vivaldi e non solo, o cerco di capire il funzionamento del nostro “ordinatore biologico” ecc…ecc…?
Allora si abbandona al sensazionalismo… non era quello imbevuto di razionalità? Ha già esaurito la sua sete di sapere? La domanda che mi pongo riguardo alla sua credenza è: il fine della sua logica lei pensa non ci sia ma allora perché esiste tale logica e se esiste perché dovremo seguirla?
Come fa a conciliare la sua scelta di dare aiuto ad una persona bisognosa e nel contempo giustificare la possibilità di negare la vita altrui sulla base del presupposto che lo stesso “altrui” avrebbe in futuro un enorme bisogno di aiuto (es. bambino che da grande potrebbe essere affetto dalla malattia di Lou Gehrig)? Col suo modo di ragionare direi che i casi sono solo due: o c’é interesse nella scelta o i termini dell’aiuto sono precostituiti…
@Beppina
Come già detto : Intendo riferirmi a dei casi particolarmente difficili di gravidanza, quando la madre -e non il padre- rischia penibili sofferenze a volte letali.