Il senso dell’amore non è quello della rivoluzione sessuale

 
di Anna Paola Borrelli*
*teologa moralista perfezionata in bioetica

 

La famiglia, scuola di amore e prezioso fondamento della società, oggi vive un processo di “apoteosi” e “disgregazione” insieme. Importanti trasformazioni l’hanno attraversata. Si è partiti da un iniziale modello di famiglia patriarcale, specifico della società agricola della prima metà del ‘900, in cui vivevano sotto lo stesso tetto nonni, genitori, figli, zii e nipoti, seguito poi dal modello di famiglia nucleare, formato unicamente da genitori e figli e tipico dell’età industriale e del boom economico avutosi in Italia negli anni ’60, fino ad arrivare ai nostri giorni, dove coesistono nella società post-moderna, molteplici forme di famiglia.

Dinanzi a questo scenario attuale Lucetta Scaraffia ribadisce che «la famiglia è l’istituzione preposta alla procreazione e alla generazione, che avviene solo tra due esseri umani di sesso opposto. La famiglia non può quindi essere moltiplicata attraverso situazioni che non prevedono la possibilità di generazione […]. E’ il luogo che serve a garantire una protezione e una possibilità di sopravvivenza ai bambini. E’ nata con questo scopo e non si può dire che sia un’altra cosa». Se prima il Matrimonio era considerato una solida istituzione, oltre che una vocazione, oggi sempre più persone decidono di andare a convivere a tempo indeterminato o per un periodo limitato che precede le nozze. Imponente è anche “il fenomeno dei cosiddetti single”: si tratta di persone che si ritrovano a vivere da sole per scelta personale, oppure come conseguenza di una separazione, un divorzio o per vedovanza, a volte con uno o più figli.

Inoltre, trova sempre più spazio la realtà della famiglia allargata, dove convivono insieme più nuclei familiari. In forte crescita è pure il fenomeno delle coppie omosessuali. Ancora, rispetto al passato non troviamo più un equilibrio tra i Matrimoni religiosi e quelli civili. Come si evince dall’ultimo rapporto elaborato dall’Osservatorio Laico i Matrimoni religiosi nel 1991 erano: 273.574, mentre nel 2010: 168.960, con un calo pari al 38%; nel 2011, poi, nel nord Italia le nozze civili hanno finanche superato quelle celebrate in Chiesa (51,7 contro il 48,3), i divorzi nel 1991 sono stati: 23.015, rispetto ai 254.160 del 2010, con un aumento del 135%; e infine le convivenze nel 1991: 207.000, nel 2010: 972.000, con un aumento del 369%.

Lucetta Scaraffia vede un nesso inscindibile tra la rivoluzione sessuale e le ripercussioni di queste sulla famiglia: “l’idea che si possa restare insieme finchè ci si ama e poi ci si lascia non è  una ricetta della felicità, in quanto i rapporti devono essere costruiti con pazienza, devono sopravvivere ai momenti di crisi, devono avere alle spalle un progetto stabile e serio. Se non hanno un progetto stabile e serio sono sempre fonte di dolore. La rivoluzione sessuale che ha promesso la felicità non ha quindi migliorato per nulla la condizione umana, anzi ha creato una maggiore fonte di infelicità”. In sostanza, se l’amore non costa niente non vale niente. “Ciò che non abbiamo con fatica costruito non sentiamo il bisogno che vada, con fatica, difeso e mantenuto” (E.Belotti).

«L’amore equivale a superare ininterrottamente l’egoismo individuale. O amo per sempre e totalmente o non amo, perché esso ha un’estensione nel tempo e nel vissuto esistenziale. Così come non posso dare all’altro solo gli avanzi del mio tempo o le briciole della mia quotidianità. Non ho altro che me stesso/a e voglio donare tutto me stesso/a. Dare il giusto valore ai sentimenti rimanda a non agire con superficialità e leggerezza – verso se stessi e il proprio partner – … La riuscita di un matrimonio non dipende unicamente dal fatto di aver trovato la persona “giusta”; è principalmente il risultato di un cammino fatto di molto impegno, di una volontà decisa di amare (non basta dire “io amo”, ma “io voglio amare”), di una capacità di donazione e di un grande spirito di sacrificio. E poi ci vuole coraggio, il coraggio di scalare le montagne, se necessario, e tanta determinazione. Sono tutte componenti che ci mettono costantemente in discussione. Se infatti ci si sposa non considerando minimamente la possibilità di compiere dei sacrifici, alla prima occasione in cui questi diverranno obbligatori, la prima reazione sarà di delusione, la seconda… di fuga. Quindi, la cosa basilare è tenere ben chiaro l’obiettivo che ci ha condotti un giorno a prometterci amore eterno. L’atleta che non si prefigge il traguardo non vincerà mai la corsa. Solo se abbiamo un fine, una meta condivisa e non ci arrendiamo dinanzi alle difficoltà, allora potremmo raggiungerla, salendo sul gradino più alto del podio. Gli sposi, disegnando insieme il loro presente e futuro, sono uniti da uguali progetti, perché quando c’è un ideale comune, interloquisce Antoine De Saint Exupery: “Amare non è guardarsi negli occhi, ma guardare insieme nella stessa direzione”. Per i fidanzati e gli sposi non esistono manuali o ricette precostituite, vi sono però alcuni suggerimenti che non si palesano mai vani. “Ricordate: giudicare l’altro e polemizzare con lui per farlo cambiare porta inevitabilmente, a lungo andare, a rancori e frustrazioni reciproche. Guardare solo le cose negative è facile e … banale. Potete pensare di cambiare partner, potete fermarvi ad analizzare sempre il comportamento dell’altro, potete continuamente lamentarvi, ma il vostro rapporto non farà un passo, non uno, verso lo stare bene. Dunque, un consiglio: accettate i vostri punti deboli, accettate quelli del vostro coniuge e il vostro rapporto comincerà ad andare bene. Aiutate l’altro, valorizzatelo, fate emergere la sua parte migliore e il vostro rapporto andrà sempre meglio. Non ho mai concordato con quanti si sentono liberi da tensioni e identificano in ciò la prova del loro amore. Le prove dell’amore si vedono nei momenti difficili, quando l’altro è in crisi, non si piace, ha perso la stima di sé, oppure quando tutto ciò capita a voi stessi”». (V. Albisetti, psicologo). [dal mio libro “L’amore e le differenze psicologiche e comportamentali tra uomo e donna“].

In effetti, «l’amore non è un vestito già confezionato, ma stoffa da tagliare, preparare e cucire. Non è un appartamento “chiavi in mano”, ma una casa da concepire, costruire, conservare e, spesso, riparare» (M.Quosit). Karol Wojtyla nel libro La Bottega dell’Orefice ci regala una bellissima riflessione quando disquisisce: «L’orefice guardò la vera, la soppesò a lungo sul palmo e mi fissò negli occhi. E poi decifrò la data scritta dentro la fede. Mi guardò nuovamente negli occhi e la pose sulla bilancia… poi disse: “Questa fede non ha peso, la lancetta sta sempre sullo zero e non posso ricavarne nemmeno un milligrammo d’oro. Suo marito dev’essere vivo – in tal caso nessuna delle due fedi ha peso da sola – pesano solo tutte e due insieme. La mia bilancia d’orefice ha questa particolarità che non pesa il metallo in sé, ma tutto l’essere umano e il suo destino”. L’amore non è un’avventura. Prende sapore da un uomo intero. Ha il suo peso specifico. E’ il peso di tutto il suo destino. Non può durare un solo momento. L’eternità dell’uomo passa attraverso l’amore. Ecco perché si ritrova nella dimensione di Dio – solo Lui è l’Eternità!»

9 commenti a Il senso dell’amore non è quello della rivoluzione sessuale

  • Daniele ha detto:

    Per dirla come il sociologo Baumann: “La società attuale si sta disgregando perché è diventata liquida. Prima, invece, la società reggeva e progrediva perché era solida, cioè aveva delle pietre – che sarebbero i valori – solide e stabili su cui poggiare”.
    O quanto ci sarebbe bisogno di “risolidificare” la nostra società liquefatta!
    O quanto ci sarebbe bisogno di rimettere Cristo, pietra angolare scartata dagli uomini ma scelta e preziosa agli occhi di Dio, al centro delle altre pietre, in modo da dar loro valore e solidità!

  • Lucio ha detto:

    Grazie per questo bell’ articolo! Purtroppo oggi prevale una concezione debole dell’ amore, che non entra mai in conflitto con l’egoismo umano. Il vero amore per essere vissuto richiede invece anche impegno e fatica, ed ha sempre bisogno dell’ aiuto di Dio.

    • Daniele ha detto:

      Il vero amore significa sacrificio: il sacrificio di mettere a tacere il proprio egoismo per potersi così aprire all’altro.
      L’uomo è come una bottiglia: se non la svuota e ripulisce dalla propria acqua amara, come potrà sperare di riempirla di quel buon vino che il Signore e i fratelli sono pronti a donargli?

      • Daniele ha detto:

        Che poi la metafora della bottiglia è anche quella della Confessione e della Eucarestia: se voglio riempirmi degnamente di Cristo, devo prima passare in confessionale a “vuotare il mio sacco” e a ripulire per bene la mia coscienza davanti a Dio!

  • Davide ha detto:

    La rivoluzione sessuale era doverosa, il sesso per puro piacere è gioia, non peccato

    • Salvatore ha detto:

      Questo commento è proprio l’etichetta dei sostenitori laicisti. La ricerca del puro piacere, oltre ad essere infantile, è pure denigratoria del valore dell’altro, usato come oggetto per il “puro piacere”, relegato allo scopo di un vibratore. Quello di Davide è il concetto laicista del sesso: infantile e animalesco.

      La Chiesa invece educa al sesso come dono di Dio, apice dell’amore tra i due sposi. E sopratutto lo scinde dalla riproduzione (alla faccia delle leggende), promuovendo infatti in tutti i corsi per findanzati i metodi naturali per la regolazione della fertilità.

      Grazie a Davide per aver permesso di verificare un’ulteriore differenza tra la cultura laicista e quella cattolica.

    • beppina ha detto:

      Può essere. Certamente il sesso per puro piacere sarà gioia ma é anche un latente egoismo per il fatto che non viene considerato il terzo incomodo che potrebbe arrivare pur con tutte le “precauzioni” del caso. Del resto sappiamo tutti come la società attuale risolve questi “errori”…

    • Azaria ha detto:

      non peccato

      É bello vedere che ci sono persone cosí illuminate da capire bene cosa sia “peccato” e cosa non lo sia… addirittura piú di quanto sapessero fare Padre Pio, S. Francesco, Don Bosco, S. Paolo… e persino lo stesso Gesú! Erano loro che sbagliavano, vero Davide?

    • Sophie ha detto:

      La rivoluzione sessuale ha portato a tutte le perversioni possibili.