Referendum scuola a Bologna: comunisti contro moderati

Referendum BolognaIl 26 maggio i cittadini di Bologna saranno chiamati alle urne per un referendum consultivo (cioè senza raggiungimento del quorum), dal costo di 500mila euro, per scegliere se abolire o meno il finanziamento comunale alle scuole paritarie convenzionate. Si tratta di un’iniziativa portata avanti da frange rosse e stataliste, riunitesi sotto il comitato «Articolo 33» formato da Sinistra Ecologia e Libertà (SEL) e dal Movimento 5 Stelle locale.

Militanti a favore dei referendiani l’impresentabile Fatto Quotidiano nonché tutto il potpourri di personaggi con cattiva fama comunista come Margherita Hack, Paolo Flores d’Arcais, Carlo Flamigni, Andrea Camilleri e Sabina Guzzanti (mancano Odifreddi e Augias, qualcuno li svegli!), comandati dall’onnipresente laicismo di Stefano Rodotà. Non a caso il prof. Ruben Razzante, ordinario di Scienze politiche, ha parlato di Bologna come somigliante «sempre più alla Stalingrado d’Italia».

Contrari a questo esercito di ideologia, invece, ci sono tutte le forze moderate, a partire dal PD e dal PDL bolognesi, le associazioni delle scuole libere, la Curia, il sindaco Virginio Merola (PD), la CISL e i padri della convenzione che dal 1994 regola il sistema di scuole dell’infanzia paritarie come l’ex sindaco Walter Vitali, il suo vice Luigi Pedrazzi e gli ex assessori Paolo Ferratini e Luciano Vandelli. Il segretario del Pd bolognese, Raffaele Donini è sceso in campo, assieme al suo partito, per difendere le scuole materne private «che sono paritarie e svolgono un servizio pubblico. Votate B al referendum, B come bambini e come Bologna» (qui il video). L’ex sindaco Walter Vitali ha detto: «È una vecchia idea della sinistra, quella della scuola pubblica intesa come statale. La sinistra più moderna da almeno vent’anni sta cercando di superarla, mentre c’è qualcuno ora che la vuole riportare in vita. Una vittoria della risposta “A” porterebbe a maggiori oneri per l’amministrazione pubblica, e quindi a una minore di possibilità di soddisfare le richieste scolastiche ed educative delle famiglie». Anche Matteo Renzi e i renziani si sono schierati a favore del finanziamento. Altri sostenitori della libertà d’educazione sono numerosi ricercatori e docenti universitari, nonché politici di ogni colore e appartenenza.

Il primo firmatario del Manifesto per la libertà d’educazione è l’economista Stefano Zamagni, ordinario di Economia presso l’Università di Bologna. «Vogliono farsi male da soli», ha detto rivolgendosi ai personaggi dell'”Articolo 33″, «approfittano del fatto che la gente non ha le idee chiare, ma le persone capiranno e non avranno esitazioni».

Il rischio, come ricorda Repubblica, è che 1.600 bambini possano restare fuori dalle scuole. A Bologna, infatti, ci sono 27 scuole dell’Infanzia paritarie convenzionate che accolgono il 21% dei bambini e ricevono meno del 3% (cioè un milione) delle risorse che il Comune investe sulla scuola dell’Infanzia. Il costo pubblico sostenuto per ogni bambino che frequenta le scuole paritarie è pari a circa al 9% di quello sostenuto per un bambino accolto nelle scuole comunali. Destinando il milione di euro alle scuole statali, così come vorrebbero i referendari, si potrebbero ottenere non più di 160/170 posti, mettendo a rischio però i 1.736 bambini accolti nelle scuole private paritarie. I detrattori delle scuole paritarie non capiscono che i soldi destinati a questi istituti non sono dati ai privati, ma soldi destinati ad un sistema scolastico integrato che si fonda su principi costituzionali e normato da leggi dello stato (L. 62/2000).

«L’occasione è locale», ha spiegato il prof. Zamagni, «ma la posta in gioco è evidentemente nazionale. Si vuole di fatto espungere dalla Costituzione l’articolo 118, laddove viene introdotto nel nostro ordinamento il principio di sussidiarietà. Infatti vi si dice che Stato, Regioni, Città metropolitane, Province, Comuni “favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale”. Non dice: devono tollerare o riconoscere, ma: favorire. E “favorire” ha un significato molto preciso per chi se ne intende di questioni economiche». I referendari invocano l’articolo 33 della Costituzione, dove si parla di soggetti che possono istituire scuole ma «senza oneri per lo Stato», il prof Zamagni replica: «appunto: si parla di istituire, e non di gestire una realtà già esistente, come a Bologna, dove nessuno ha mai chiesto al Comune finanziamenti per creare nuove scuole materne; l’amministrazione deve però consentire alle scuole materne di realizzare il principio di libertà di scelta da parte dei genitori». Evitare oneri significa che «non si possono chiedere risorse all’ente pubblico gravandolo; ma nel caso di specie è vero esattamente il contrario: il Comune di Bologna eroga annualmente alle scuole materne e paritarie un milione di euro, ricevendo dalle stesse un contributo in termini di posti per l’infanzia pari a sei milioni. Siamo di fronte a un caso plateale in cui è la società civile che finanzia l’ente pubblico e non il contrario». La Costituzione non dice senza pagamenti, ma senza oneri: se il comune paga un milione e riceve un beneficio di 6 milioni è chiaro che non c’è l’onere.

Il problema di fondo è la solita avversione ai cattolici , ha spiegato l’economista Zamagni: «Ci sono a Bologna 27 scuole partiarie, 25 sono di matrice cattolica e due non cattoliche. Se fosse vero il viceversa non ci sarebbe stato il referendum. La motivazione ideologica è dunque ispirata ad un laicismo che si sperava fosse scomparso e che invece continua a scorrere come un fiume carsico. È evidente che si tratta di persone malate di ideologismo.

Il 26 maggio al quesito referendario bisognerà rispondere «B, come Bologna», il risultato avrà un significato nazionale. Tutti, anche i non bolognesi, possono firmare il manifesto a questa pagina. Qui il gruppo Facebook.

57 commenti a Referendum scuola a Bologna: comunisti contro moderati

  • Daniele ha detto:

    Come diceva Chesterton (almeno penso si tratti di lui): “Coloro che combattono la Chiesa pensando di farlo in nome della giustizia e della libertà, finiscono inesorabilmente per combattere anche la giustizia e libertà pur di combattere la Chiesa”.
    Infatti, come Zamagni spiega bene, questi laicisti (bolognesi e non) nel loro cieco furore anti-Chiesa non si curano minimamente di pensare al fatto che 1600 bambini rimarranno senza la possibilità di continuare ad usufruire della scuola in cui stanno andando e, quindi, il Comune dovrà farsene carico impiegando i soldi dei cittadini.
    Io molte delle privatizzazioni avvenute in Italia, così come nel resto del mondo, non le condivido (mi riferisco a quelle attuate nello stile “reaganiano-tatcheriano”, cioè a vantaggio di poche persone e contro l’interesse di molte): ma se ora è vero, come è vero, che le scuole paritarie, che sono private ma offrono un servizio pubblico, sono uno dei pochi settori in cui la privatizzazione ha portato dei vantaggi alla popolazione tutta (e anche il Centrosinistra se n’è accorto di questi vantaggi, tanto che ora il PD difende le paritarie bolognesi), che senso ha distruggere una cosa buona e che la gente apprezza? Forse che per le forze politiche promotrici del referendum anti-paritarie l’ideologia fine a se stessa è più importante dei bisogni reali delle persone? Basandomi su ciò che avveniva nei Paesi dell’Est, in cui erano i cittadini ad essere a servizio dello Stato (invece che essere, come dovrebbe essere, lo Stato a servizio dei cittadini), purtroppo penso sia così.
    E poi, volendo entrare nel merito della battaglia “antiregligiosa” portata avanti da queste forze politiche, mi chiedo: ma questi qui pensano che nelle scuole paritarie cattoliche si faccia catechismo dalla mattina alla sera?
    Certamente, se una scuola è nata nell’ambito riconducibile alla Fede cristiana, è chiaro che almeno un po’ di cultura religiosa venga offerta ai ragazzi che la frequentano, però poi i giochi dei bambini dell’asilo o la matematica, l’italiano, la storia, la geografia, ecc… che si insegnano in tali strutture paritarie sono le stesse che si insegnano alle statali. Anzi, c’è pure gente che del discorso della Fede non importa nulla ma che, tuttavia, manda convintamente i propri figli alle paritarie perché ne apprezza l’alto livello culturale e scientifico degli insegnamenti e la solida proposta educativa, in alcuni casi superiori a quelli forniti dalla statale. Ecco, finora il Comune di Bologna è stato in grado di dare la possibilità ad ogni famiglia, ricca o povera che sia, di scegliere in quale scuola mandare i propri figli.
    Ora, invece, queste forze che si dicono “progressiste” (ma sono quanto mai retrograde ed anacronistiche) vogliono negare alle famiglie questa possibilità solo in base alla loro cieca ideologia anticlericale.
    Bolognesi, votare “B, come Bambini e come Bologna”!!!

  • Pino ha detto:

    Bologna sarà un problema ma ci sarà da divertirsi quando Marino diventerà sindaco di Roma.

  • Pino ha detto:

    il PD bolognese si è schierato contro il referendum e a favore delle scuole paritarie e quindi contro una certa forma di laicismo ideologico che ben conosciamo. Per il comune è evidente che se dovesse passare questa demenziale iniziativa si aprirebbe un problema economico, organizzativo e logistico di non poco conto. Però i piddini bolognesi dovrebbero dire qualcosa al loro segretario che in campagna elettorale si è schierato a favore delle leggi laiciste come testamento biologico e matrimoni gay. Perchè dall’articolo sembra che il PD sia diventato un partito cattolico.

    • Andrea. ha detto:

      Non è diventato un “partito Cattolico”, semplicemente l’articolo vuole rimarcare come il referendum abbia ricevuto critiche bipartisan.

      Per il resto qui nessuno vuol fare apologia a qualsivoglia PD, PDL o “lista io non voto” di sorta.

      • Pino ha detto:

        no, il discorso è diverso. Dall’articolo emerge una sostanziale opposizione al referendum da parte del PD, partito al governo a Bologna da 70 anni, come se la linea di tale partito fosse di opposizione ad iniziative laiciste. Se questo fosse vero dovrebbe opporsi a leggi come il testamento biologico ed il matrimonio gay e non proporle in sede nazionale. L’opposizione a questa demenziale iniziativa mi pare più ispirata a bassi interessi economici che sono ben evidenziati nell’articolo che a motivazione di ordine ideale ed etico. Per questo ho fatto notare che se i piddini bolognesi sono contro iniziative laiciste ed anticlericali lo dovrebbero dire anche al segretario del loro partito che invece le propone.

        • Daniele ha detto:

          Secondo me il PD è ad un bivio su molti temi e, tra l’altro, su questa cosa: tornare all’ideologia statalista o andare verso un modello in cui statale e privato si vengono incontro per attuare il bene comune? A livello nazionale non so, ma a Bologna il PD sembra aver preso quest’ultima direzione, mentre forze come SEL spingono per il ritorno allo statalismo.

          Ma anche il PdL e le altre forze di destra sono ad un bivio: continuare con l’ideologia del capitalismo sfrenato a tutti i costi, ideologia che la crisi economica in cui ci troviamo ha apertamente sconfessato, o andare verso un modello di sviluppo che metta al centro la persona invece che il profitto?

          Cioè bisogna evitare gli opposti estremismi (“tutto deve essere gestito e controllato dallo stato” vs “nulla deve essere gestito e controllato dallo stato”) ed andare verso una situazione in cui statale e privato si compensano e completano a vicenda, a vantaggio della persona: per cui, mentre è sbagliata la proposta laicista-comunista, contenuta nel referendum, di togliere dalla scena la scuola privata paritaria, è altrettanto sbagliata l’ideologia portata avanti (più o meno apertamente) da una certa parte della destra, cioè indebolire, fino a farla scomparire, la scuola statale.

          Comunque il fatto che su questo specifico referendum i due più grandi partiti italiani (PD e PdL) convergono sulla proposta “B” è un motivo di speranza, sia per l’immediato (esito vincente della proposta “B” al referendum) sia per il futuro, anche in chiave nazionale.

          • Daniele ha detto:

            Cioè, in altre parole, occorre uscire da questi due falsi paradigmi che invece che semplificare il quadro lo distorcono:
            1) la scuola privata penalizza la scuola statale (tesi sostenuta dagli statalisti);
            2) la scuola statale è un ostacolo alla costituzione di scuole private (tesi sostenuta dai capitalisti);
            ed approdare all’unica verità, cioè che scuole statali e private possono, e quindi devono, non solo coesistere ma aiutarsi reciprocamente, l’una compensando l’altra e l’altra compensando l’una, nel perseguire l’unico e nobile scopo, che è l’educazione dei ragazzi!

            • Pino ha detto:

              la scuola privata svolge un servizio pubblico, in Italia produce risparmi per lo Stato pari a 6 miliardi di euro. A fronte di questo risparmio le famiglie che mandano i figli alle private non hanno nulla. Non solo, c’è poi la delirante propaganda secondo la quale non si possono dare soldi alle private perchè sarebbero un onere per lo Stato, ma nessuno parla dei risparmi.

              • Daniele ha detto:

                Ma infatti è così.
                Io volevo soltanto aggiungere una cosa, cioè che sarebbe sbagliato ed ideologico anche il discorso diametricamente opposto allo statalismo, cioè che tutto deve essere gestito dai privati e nulla dallo stato.
                Io, piuttosto, condivido le idee di Zamagni, cioè sono per la sinergia e l’equilibrio tra statale e privato, avendo come unico valore-guida il bene comune.

        • edoardo ha detto:

          il PD è stato fondato nel 2007 da una convergenza dei DS e della Margherita di Rutelli, non governa da 70 anni, e nel PD ci sono gli ex-comunisti che di comunista non hanno quasi niente, e i cattolici di centro-sinistra, che anch’essi di comunista non hanno un bel niente.
          Forse lo confondi col PCI, partito defunto da un pezzo.
          E tutto si può dire del PD, fuorché che non sia democratico, anche se l’esserlo gli è costato caro.
          In quanto ai matrimoni omosex, passi in questo senso li ha fatti anche Berlusconi, e quando era al governo, alcuni anni fa, mi ricordo molto bene che le donne del suo partito, quella bona mi pare, la Carfagna, ma non solo lei, fece dei passi ufficiali. Mi pare fosse l’epoca della discussione della Giovanardi-Fini sulla droga; la Carfagna ed altre dissero in TV che sulla droga ci vuole tolleranza zero, ma sull’omosessualità bisognava legiferare per arrivare alle unioni gay, non specificando se unioni matrimoniali o una convivenza riconosciuta fiscalmente. Era anni fa, non ieri, dunque la cosa non è nuova.
          Il problema d’Italia sono i capriccetti dei partiti di maggioranza, e chi ci guadagna sono quelli che promuovono simili referendum anti-popolari….infatti, tra i promotori, oltre alla sinistra comunista (non ex stavolta!) c’è il Mov 5 stelle.

          • Pino ha detto:

            tu evidentemente credi alle favole, mi vieni a raccontare che il PD è un partito nuovo fondato nel 2007 quando altro non è che la sintesi di postcomunisti e cattocomunisti, il peggio del peggio. Una cosa è certa: chi ha messo a punto i DICO è stata Rosy Bindi e non la Carfagna, chi ha fatto una proposta di legge contro l’omofobia è stato il governo D’Alema nel 1998-99, chi fa i registri comunali per le coppie gay sono i sindaci della sinistra come Pisapia, chi in campagna elettorale ha proposto testamento biologico e nozze gay è stato Bersani.

  • manuzzo ha detto:

    Non mi aspettavo che il PD ragionasse in senso non distruttivo una volta tanto (andandosi a schierare con i falce-materllisti) . E devo dire che Renzi stavolta mi ha stupito. E poi: Bologna è un centro famoso da sempre per aver un certo tipo di servizi di istruzione, perché deve sacrificarli in nome dell’anticattolicesimo? non sono spesso i laicisti a dire: + ignoranza = + religione? ….. mah, contraddittori finanche in ciò….

    • Pino ha detto:

      a Bologna il PD non è stupido. Se andassero in crisi le paritarie avrebbe un problema economico ed organizzativo non da poco, dove sistemare i bambini? E con quali soldi?

      • beppina ha detto:

        E con quali soldi?

        Non é difficile ipotizzare una risposta. Come tutti i bravi statalisti italiani consigliano basterà “arrotondare” all’insu’ qualche barzello locale.

  • Andrea. ha detto:

    Più scuole per tutti” chiudendone?!?

    Questo sa di bispensiero staliniano…

  • J.B. ha detto:

    Bene l’iniziativa.
    Parte da un semplice e logico assioma “Pubblico non vuol dir statale”.
    Ma se devo essere sincero la parificazione a me non sta tanto simpatica: semplicemente perchè complica inutilmente il quadro della scuola in Italia.

    La parificazione è figlia dello spirito “statalista”, ha costretto le scuole a rinunciare ad una completa libertà di insegnamento e di programmazione della didattica, e di questo ne ha fatto le spese più gravi la gestione privata, che ha dovuto omologarsi ad un modello unico, quello deciso dallo Stato, e a porsi sotto il suo assoluto controllo; potete ben capire che si è cancellata una sana concorrenza tra gli istituti sul territorio (quella vera e non quella legata al nome, al prestigio storico o a qualche test Ocse) e si è tolta la possibilità a un istituto, che lo volesse, di diventare veramente eccellente, costringendolo ad appiattirsi nelle decisioni e nei programmi del Ministero. Senza contare poi che la scuola paritaria comprende istituti cattolici che sono, se presi da soli, mediamente molto buoni, e li affianca però, con la parificazione, a “cani e porci”, e questo a tutto svantaggio del buon nome delle scuole cattoliche, che vengono così anch’esse giudicate dei “diplomifici”.
    ANDREBBE SOSTANZIALMENTE ABOLITA.
    Non sta però a me giudicare quale istituto (pubblico, privato) di qualsivoglia ispirazione (statale, laico, cattolico ecc) sia migliore o peggiore, ma sta il fatto che se gli istituti fossero confrontati semplicemente tra di essi, in base a come vengono gestiti, ai programmi che offrono (ma che però possono decidere loro), al buon nome dei docenti che assumono, alla differenziata offerta formativa ecc sarebbe tutto molto più sincero e giusto, a tutto vantaggio di chi deve scegliere una scuola e a non essere criticato per la sua scelta.
    Il Ministero potrebbe semplicemente fornire un modello base su cui ogni istituto andrà poi autonomamente a regolarsi, fissare dei punti in comune nei programmi, istituire delle prove comuni alle scuole per verificarne il profitto, compilare la graduatoria delle scuole, gestire l’esame di stato.

    La parificazione semplicemente non è stata capita perchè non è facile da capire e, per una parte di pensiero, da accettare; prevedendo dei finanziamenti pubblici ha instaurato una mentalità per cui si dice “ ma se vai in una scuola privata te la paghi!”: ecco che la mentalità statalista va a punire il privato, sia esso un genitore perchè sceglie una scuola diversa da quella statale, ma che deve pagare lo stesso le tasse per finanziare quella pubblica (di cui non usufruisce) e in più la retta di quella privata (paga due volte!), sia esso un privato gestore di un istituto appunto privato, che potrebbe offrire molto di più se ne avesse la possibilità, ma viene costretto ad omologarsi al modello statale e a non poter competere.

    Per quanto riguarda il finanziamento della scuola, in generale, auspico che in futuro si proponga di destinare una parte (proporzionale al reddito) delle tasse versate dalla famiglia direttamente alla scuola dove ha iscritto il figlio. Questo consentirebbe alle scuole (sia pubbliche che private) maggiori introiti, d’instaurare un vero sistema concorrenziale tra gli istituti, che potrebbero gestire da soli le risorse che sarebbero certe, senza aspettare con ansia il “versamento del Ministero”, ed ampliarsi se lo vogliono, consentirebbe più regolarità e puntualità nei pagamenti, di assumere i professori che vogliono, e darebbe la possibilità a docenti brillanti di mettersi in evidenza; eliminerebbe poi le annose critiche che si porta dietro il sistema paritario, e sopratutto, anche l’ormai insopportabile muro contro muro tra pubblico e privato. Penso che i genitori sarebbero facilitati nella scelta.

  • Matyt ha detto:

    Curioso, appellarsi alla maggioranza quando si parla di una supposta prevalenza “cristiana” in Italia è giusto e doveroso.
    Quando invece si toccano le scuole private diventa una mossa da “Si tratta di un’iniziativa portata avanti da frange rosse e stataliste, riunitesi sotto il comitato «Articolo 33» formato da Sinistra Ecologia e Libertà (SEL) e dal Movimento 5 Stelle locale.”

    Frase quasi degna di un cinegiornale dell’Istituto Luce, complimenti.

    Poi, si può essere a favore o contro il quesito referendario, ma penso che le scelte lessicali e metodologiche siano fondamentali.
    Anche la forma è contenuto.

    • Salvatore ha detto:

      Non ho capito quello che dici all’inizio…cosa c’entra la prevalenza cristiana? Cosa c’entra l’istituto luce? Forse che per individuare le correnti nostalgiche del comunismo si debba per forza essere fascisti?
      Scelte lessicali e metodologiche?? Ma di cosa parli?

    • J.B. ha detto:

      Le prime due frasi del periodo, giuro, non hanno senso!

    • lorenzo ha detto:

      Hai ragione: se vincesse la proposta contro le scuole paritarie portata avanti da «Articolo 33», da Sinistra Ecologia e Libertà (SEL) e dal Movimento 5 Stelle, sarebbe proprio una bella supposta per tutti i cittadini bolognesi.
      Altro che forma e contenuto…

  • Stefi ha detto:

    Ottimo, complimenti perché siete sempre molto chiari e documentati nello spiegare, cosa per nulla scontata. Grazie mille.

  • Daniele ha detto:

    A tutti i sostenitori della tesi semplicistica e falsa “capitalismo bello, comunismo brutto”, consiglio di leggere questo articolo:

    http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/zamagni-il-thatchterismo-svolta-superata.aspx

    in cui Zamagni, lo stesso che ha scritto l’appello in difesa delle scuole paritarie, dice chiaramente che il capitalismo attuato dalla Tatcher (ed apprezzato anche da alcuni politici nostrani: l’altra sera Maurizio Lupi, del PdL, tesseva le lodi alle politiche tatcheriane, “dimenticandosi” però di menzionare i problemi sociali che tali politiche hanno prodotto) non è certo meno privo di criticità rispetto allo statalismo socialista (caro, invece, a molta parte della sinistra italiana).

    • manuzzo ha detto:

      IL TERZO COLORE TRIONFERÀ!!!! 😀 (ok sono di parte, lo ammetto XD)

    • J.B. ha detto:

      Bah, mancava solo “Prodi al Quirinale” 🙂

      • Daniele ha detto:

        Non è tanto una questione di politica, ma una questione di Dottrina Sociale della Chiesa (DSC):

        “Un sistema economico che voglia dirsi autenticamente cristiano, cioè concentrato esclusivamente sul bene delle persone, deve coniugare le due S, cioè Sussidiarietà e Solidarietà. Infatti la Solidarietà senza la Sussidiarietà sarebbe puro assistezialismo statalista (ciò che vorrebbero i nostalgici comunisti), mentre la Sussidiarietà senza la Solidarietà sarebbe puro capitalismo sfrenato che non guarda ai bisogni dell’uomo ma soltanto al profitto (visione purtroppo in voga in molta parte del capitalismo odierno)”.

        A Bologna le scuole per l’infanzia paritarie sono un esempio di buona applicazione della DSC, in quanto un privato si impegna (sussidiarietà) a fornire a tutti un servizio pubblico (solidarietà).
        Solo che a questi nostalgici comunisti, attaccati più all’ideologia che al vero bene delle persone, ciò non sta bene.

        Perché io ho l’impressione che, adesso che il capitalismo è in crisi (e non potrebbe essere altrimenti), i vetero-comunisti torneranno alla carica con frasi nostalgiche del tipo “col socialismo si sta meglio tutti”, “collettivizzando i beni usciremo dalla crisi”, “statalizziamo tutto e risolveremo i problemi”. Ma questa, cioè di rosolvere i problemi del capitalismo col ritorno al socialismo reale, è una pia illusione. Poiché non sarebbe risolvere un problema, ma sostituirne uno con un altro, visto che la storia, maestra di vita, ci ha insegnato che i sistemi basati sull’applicazione del marxismo sono anch’essi falliti. Perciò l’unico antitodo al capitalismo malato e al delirio statalista rimane la DSC.

        Curiosamente, mi pare più in linea con la DSC uno dei ragionamenti di Grillo fatti in campagna elettorale che non tanti discorsi di altri politici teoricamente vicini alla Chiesa:
        “Sogno un domani in cui il sindacato non sarà più necessario, in quanto nelle aziende non ci sarà più la contrapposizione padrone-dipendenti, ma tutti i lavoratori saranno soci e a fine anno divideranno gli utili dell’impresa”. Cioè, stando a questo ragionamento, sembra che si voglia superare la dialettica trita e ritrita del sindacato (statalista ed assistenzialista) e della confindutria (arroccata a difendere i propri capitali economici) per approdare ad un modello solidale-sussidiario.

  • Eigub Etted ha detto:

    La scuola pagata con soldi pubblici deve essere una soltanto, quella pubblica, chi vuole scuole private se le paghi.

    • Fabio Moraldi ha detto:

      Hai ragione, infatti le scuole paritarie sono pubbliche. Vedi che l’anticlericalismo è sempre figlio dell’ignoranza?

      • massimo ha detto:

        le scuola paritarie NON sono pubbliche.. non sono indipendenti e superpartes non sono garanti di imparzialità nell’educazione dei ragazzi.
        Sono un ricettacolo di inciuci, privilegi, diplomifici e quant’altro..

        Lo stato, cioe NOI, ha gia pagato per l’istruzione dei cittadini, le scuole paritarie vogliono ALTRI soldi, ALTRI privilegi e benefici..

        NON si esternalizzano i servizi pubblici: sanita, scuola , l’acqua potabile ecc.. sono e DEVONO rimanere servizi pubblici SENZA nessun privato di mezzo
        perche sono BENI NOSTRI

        Le scuole paritarie e private sono inoltre una VORAGINE di soldi pubblici, succhiano un’infinita di risorse mentre alla scuola pubblica i fondi vengono continuamente tagliati e contemporamente si fa progpaganda a quella paritaria o privata innescando un terribile circolo vizioso.

        Emblematico è il discorso (famigerato) che fece Berlsuconi contro la scuola pubblica parlando di comunismo..
        concetti che voi qui avete pienamente condiviso.

        le scuole private e paritarie hanno in media un rendimento molto scarso rispetto a quella pubblica (cosa confermata anche da recenti indagini OCSE
        http://www.repubblica.it/scuola/2010/12/10/news/pubbliche_private-10029837/
        ), diventano veicolo di corruzione dove i titoli di studio si possono comprare dove puo capitare di avere insegnanti sottopagati, diventano dipendenti dalle sovvenzioni di privati perdendo la porpria indipendenza e tante altre porcate..

        perche alimentare questo giro di soldi che sfrutta l’istruzione come una merce di scambio? a chi interessa?
        alla chiesa per fare proselitismo con i ragazzini?
        agli imprenditori senza scrupoli per fare soldi alaciare relazioni con la cllasse politica e talvota favorire il voto di scambio (vedete quello che ha combinato la Moratti quando era ministro con le sovvenzioni ai centri privati)?

        Abbiamo tutti bisogno della scuola PUBBLICA, che funzioni che sia amata e considerata un bene prezioso e non come fate voi che parlate di “statalismo” e che contribuite ad affossarla e denigrarla ..

        è inutile che parlate di statalismo, comunismo ecc che tanto sono tutte stupide scuse

        La scuola privata e paritaria non è liberta di educazione è una PRESA PER I FONDELLI e lasciate in pace le istituzioni di questo paese!

        • Fabio Moraldi ha detto:

          Massimino, sei sempre più divertente e la tua ignoranza è sempre più abissale.

          1) nel 2013 ancora non sai che le scuole paritarie sono PUBBLICHE, come ha deciso il ministro Berlinguer con la legge 62: http://www.camera.it/parlam/leggi/00062l.htm

          2) La compravendita di titoli di studio non è dimostrata, è una balla comunista tant’è che non esistono prove. Tu avrai un titolo di studio comprato, lo si capisce dalle sciocchezze che dici.

          3) Alle scuole paritarie viene destinato meno dell’1% dei soldi destinati alla scuola. Ricevono meno di 530 milioni di euro ed accolgono il 10% degli studenti italiani, mentre le statali ricevono 54 miliardi di euro. Ovviamente tu non puoi capire i numeri, ma alle paritarie viene destinato molto meno rispetto al servizio che fanno (cioè accogliere il 10% degli studenti in Italia) infatti ad esse spetterebbe un contributo di oltre 5,4 miliardi di euro. Tuttoscuola ha calcolato che lo Stato risparmierebbe oltre 500 milioni di euro l’anno se aumentasse di 100 milioni i fondi destinati alle paritarie: http://www.tuttoscuola.com/portali/paritarie/archivio-22828.html

          4) L’unica cosa che hai detto di corretta è che le scuole paritarie hanno secondo quel rilevamento OCSE un andamento peggiore. Ma questo è evidente, se venissero finanziate maggiormente la qualità aumenterebbe com’è nel resto d’Europa, a beneficio di tutti. Hai dunque dimostrato perché occorre finanziarle maggiormente 😉

          Ma quand’è che passi alla rivoluzione armata, Massimino? Perché ti trattieni? Lasciati andare, ammazzaci tutti, no?

          • lorenzo ha detto:

            Dubito che, anche se venissero finanziate maggiormente, la scuole paritarie risulterebbero migliori, col metodo utilizzato dal rilevamento OCSE, rispetto alle statali: dimentichi forse che molte paritarie servono a recuperare studenti che vengono emarginati dalle scuole statali?

            • domenico ha detto:

              non sapevo che le scuole statali emarginassero gli alunni…
              non si finisce mai di imparare.

              • lorenzo ha detto:

                Testo unico in materia di istruzione (DL n°297)
                Art. 137.
                Corsi per adulti finalizzati al conseguimento del titolo di studio.
                1. Possono essere istituiti, secondo piani provinciali approvati dal consiglio scolastico provinciale, corsi per adulti finalizzati al conseguimento della licenza elementare…

                Per tua informazione, i corsi istituiti dalle province, dalle regioni, dai comuni o da qualunque altro ente che non sia lo stato, sono scuole parificate.
                Queste scuole servono anche al recupero sociale di persone che, per i più svariati motivi, non hanno potuto frequentare le scuole statali e, se non ci fossero state le parificate, per lo stato avrebbero potuto pure attaccarsi al tram: se non vuoi chiamarli emarginati fai pure.

              • lorenzo ha detto:

                Ad ogni buon conto, l’intendimento non era quello di affermare che la scuola statale emargina talune categorie di persone, ma che talune categorie di persone che risultano emarginate dall’attuale strutturazione della scuola statale in Italia (studenti lavoratori, disoccupati, analfabeti di ritorno, adulti privi di istruzione professionale adeguata ecc…), possono elevarsi culturalmente solo grazie alle scuole paritarie.
                Quando allora l’OCSE utilizza anche questo tipo di parificate dedicate agli ultimi per affermare che il rendimento delle statali è superiore, non rende certamente un servizio alla verità.

                • domenico ha detto:

                  ok grazie ora ho capito meglio; in effetti se l’OCSE con scuole paritarie intende anche quelle serali frequentate da adulti lavoratori o disoccupati che cercano di conseguire un titolo di studio per trovare lavoro e poi le confronta con le scuole statali frequentate da ragazzi che devono pensare solo allo studio diventa comprensibile lo scarto nei risultati. E’ la classica statistica che confronta pere con mele.

        • J.B. ha detto:

          Le scuole paritarie sono pubbliche perchè semplicemente pubblico in giurisprudenza non vuol dir statale, per cui può entrare chiunque.
          Sulla parificazione mio sono già espresso sopra.
          Sottolineo solo, e mi piacerebbe farti notare, la grande disparità di trattamento che con il tuo ragionamento, appunto statalista (in quanto demanda allo stato ogni attività economica di interesse pubblico) sono costretti a subire i privati cittadini.

          “La parificazione semplicemente non è stata capita perchè non è facile da capire e, per una parte di pensiero, da accettare; prevedendo dei finanziamenti pubblici ha instaurato una mentalità per cui si dice “ma se vai in una scuola privata te la paghi!”: ecco che la mentalità statalista VA A PUNIRE IL PRIVATO, sia esso un genitore perchè sceglie una scuola diversa da quella statale, ma che deve pagare lo stesso le tasse per finanziare quella pubblica (di cui non usufruisce) e in più la retta di quella privata (cioè paga due volte!), sia esso un privato gestore di un istituto appunto privato, che potrebbe offrire molto di più se ne avesse la possibilità, ma viene costretto ad omologarsi al modello statale e a non poter competere.

        • lorenzo ha detto:

          massimo, a quanto le vendi le cavolate al chilo?

    • lorenzo ha detto:

      NON DICIAMOCI BUGIE
      A te ed a quelli come te della scuola pubblica o privata non interessa una mazza: vi importa solo chiudere la bocca alla libertà per poter schiavizzare indisturbati le masse per mezzo dell’ignoranza e della menzogna.

    • beppina ha detto:

      Che banalità… 🙂

  • buono legnani ha detto:

    allora visto che nel mondo ci siete voi (“la chiesa”) e gli Altri (“i comunisti”),le vostre scuolette parificate ve le pagate voi di tasca vostra.
    dov’e’ il problema,ciarlatani?

    • Alberto ha detto:

      Bel commento: pacato, che porta argomenti alla discussione e che soprattutto qualifica l’autore

    • Lucas ha detto:

      Gentile Bruno Legnani, la questione non è chiesa contro mondo, ma società contro statalismo. Le scuole parificate sono cattoliche e non cattoliche, sono iniziative meritevoli della società e delle comunità di cittadini. Il comunismo (che non equivale alla sinistra di oggi, ovviamente!) è stato sempre contro le iniziative sociali perché le ha sempre viste in concorrenza al dominio dello stato sul cuore degli uomini, e oggi sopravvive incredibilmente come dimostri tu e i tuoi amici rossi (di vergogna!).

    • lorenzo ha detto:

      Sei un ottimo ciarlatano abilissimo a ciurlare nel manico.
      Vorrei ricordarti che dello stato facciamo parte, ti piaccia o no, anche noi cattolici e tu, le tue idiologie ateo-laico-totalitarie, puoi mettertele là dove la schiena cambia nome.

      • buono legnani ha detto:

        ti riferisci a quel posto in cui ricevi lo spirito santo?
        se dello stato fate parte anche voi pagate la scuola pubblica e state zitti. le scuole private le pagheranno,per l’appunto,i privati.
        mi sembra molto semplice.
        del resto siete ormai privi delle coperture politice di cui avete goduto,e l’esempio di bologna sara’ presto seguito da molte citta’.
        anche grazie alla propaganda da quattro soldi che fanno i “cattolici” alla maniera vostra.
        con le tasche degli altri !

        • lorenzo ha detto:

          Il tuo intervento è davvero patetico:
          Lo sapevi che le scuole pubbliche sono sia statali che parificate?
          Lo sapevi che le scuole parificate possono essere provinciali, regionali, comunali e… private?
          Lo sapevi che se chiudono le scuole parificate la scuola statale va in tilt?
          Lo sapevi che a causa della tua ignoranza potresti lavorare come concime biologico?

        • domenicotis ha detto:

          “…ti riferisci a quel posto in cui ricevi lo spirito santo?…”
          Questo è troppo anche per un anticlericale. Ma daltronde il vostro livello argomentativo è di una banalità imbarazzante.

  • Daniele ha detto:

    Ho letto il testo del quesito e le relative opzioni di risposta che i bolognesi troveranno sulla scheda del referendum il 26 maggio: sembrano, anzi: sono, scritti apposta per confondere le idee e far venire quasi un senso di colpa in chi vuol votare l’opzione B (cioè quella sostenuta da Zamagni, dall’attuale sindaco della città, dal PD bolognese, dal PdL, ecc…).
    Infatti, per come sono posti quesito ed opzioni di risposta, potrebbe passare facilmente l’idea (falsa) che chi vota l’opzione B è uno che “ruba i soldi di tutti (cioè dello stato) per darli ai privati”.
    Cioè il quesito e le opzioni di risposta sembrano essere stati scritti a tavolino dagli avvocati del Comitato “Articolo 33” (quello a favore dell’opzione A) per gettare fumo negli occhi, confondere le idee, mistificare e quindi far vincere la A agitando l’inesistente spauracchio che se vincesse la B sarebbero in pericolo i diritti dei cittadini.
    Il Prof. Antonio Carullo, docente alla Facoltà di Giurisprudenza (quindi un giurista) dell’Unibo e aderente al Comitato di Zamagni, ha detto che quesito e risposte per come sono stati concepiti non rispecchiano la realtà (cioè dal quesito e dalle opzioni di risposta non emerge il fatto che scuole statali e private fanno entrambe parte del sistema scolastico pubblico) e che ci sono perciò tutti gli estremi per chiedere alle istituzioni competenti che il quesito e le opzioni di risposta siano modificati nel senso di rispettare maggiormente quella che è la verità dei fatti.
    Quindi si profila “una battaglia nella battaglia”.

    Di seguito vi metto quesito e risposte nella loro versione attuale, così potete farvene un’idea:

    Quesito: “Quale, fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali, che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata, ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alle scuole dell’infanzia?”

    Opzione di risposta A: “Utilizzarle per le scuole comunali e statali”

    Opzione di risposta B: “Utilizzarle per le scuole paritarie private”

  • beppina ha detto:

    dov’e’ il problema,ciarlatani?

    Deve ancora imparare a stare a questo mondo… allarghi gli orizzonti, accresca la sua cultura, la vita non é solo migliaia di pagine internet monorientate e di facile lettura.
    C’é anche la questione della maleducazione… ma nel caso del signor “buono legnani” sarebbe una battaglia persa, e non solo perché é mancante.
    Per quanto riguarda il “pagare di tasca propria” non é male precisare che i soldi delle mie tasse (non molti euro, ma comunque in quantità spropositata in proporzione a quello che lo Stato mi rimanda attraverso servizi e altro) farò di tutto perché vengano usati secondo il mio modo di pensare. Al momento della conta saprò sempre come comportarmi.

  • buono legnani ha detto:

    ah ah ah se poi non vi piace pagare per la scuola pubblica, facciamo all’americana (negli usa la chiesa cattolica,per l’appunto,conta zero virgola zero).
    il risultato e’ sempre lo stesso : il vostro circo religioso comincerete ben presto a pagarvelo di tasca vostra,con i vostri soldi.
    Vedremo con quali risultati.
    Del resto agli Altri (ai “comunisti”,appunto) di voi e della vostra propaganda di odio e di menzogne non frega assolutamente niente.

    • edoardo ha detto:

      Per prima cosa, ciarlatani LO DICI A TE E QUELLI DELLA TUA SPECIE, è chiara la cosa?
      Secondo, ridi, ridi, caro, che mamma ha fatto gli gnocchi: in America le scuole parificate ricevono una barca di sovvenzioni da parte del governo, comprese le università, caro mio.
      Certo, facciamo all’americana, a me va bene.
      Senti, legnano sabbiadoro, fatti meno canne!

    • lorenzo ha detto:

      Se parli di scuola pubblica confondendola con la scuola statale, sei sicuro che il tuo cervello sia in grado di produrre un intervento che abbia un minimo di logica e razionalità?
      Sei proprio sicuro che i tuoi genitori non abbiano sprecato i loro soldi mandandoti a scuola?

  • beppina ha detto:

    Del resto agli Altri (ai “comunisti”,appunto) di voi e della vostra propaganda di odio e di menzogne non frega assolutamente niente.

    Speriamo che “a questi Altri” Lei non appartenga; col modo sprezzante e privo di contenuti che usa nell’esprimere il suoi pensieri infangherebbe quello che di buono c’é nel Comunismo (poco o tanto che sia).