Chiara Lalli e l’aborto, un approccio poco scientifico
- Ultimissime
- 20 Mar 2013
La ricercatrice Chiara Lalli, volto nuovo del relativismo laicista italiano, ama spaziare senza soluzione di continuità dal sostegno per l’eutanasia fino alla negazione dell’esistenza dell’anima (ricevendo risposte precise e puntuali su questo sito web).
La filosofa collabora con Il Corriere della Sera, dove è recentemente stata recensita la sua ultima fatica dedicata all’aborto: “La verità, vi prego, sull’aborto” (Fandango 2013). La missione che si è data è molto suggestiva: dopo l’eutanasia come “dolce morte”, ora è il momento di far passare anche l’idea dell’“aborto dolce”, tentando di normalizzare l’interruzione di gravidanza ad un banale intervento medico, una sorta di estrazione delle tonsille. Scrive: «Voglio esplorare una possibilità teorica che si possa scegliere di abortire, che lo si possa fare perché non si vuole un figlio o non se ne vuole un altro, che si possa decidere senza covare conflitti o sensi di colpa». La frase è agghiacciante, anche perché non si parla del feto umano come un agglomerato di cellule, ma proprio di “figlio”. Una lucida e consapevole ammissione di cosa è la soppressione di individuo umano, accettata con tranquillità.
In un intervento del 2005 anche lei è caduta nella fallacia utilitarista del considerare “persona” soltanto il soggetto che presenta «stati mentali coscienti e una pur rudimentale capacità di autocoscienza», quindi, ha concluso, «è abbastanza inverosimile attribuire all’embrione – sebbene umano e geneticamente irripetibile, e sebbene potenzialmente personale – queste caratteristiche». Se la Lalli avesse ragione, allora sarebbe lecito teorizzare l’infaticidio, come hanno fatto i ricercatori Minerva e Giubilini, responsabili della Consulta di Bioetica Laica, dato che nemmeno il neonato è dotato di coscienza e autocoscienza, così come centinaia di disabili e malati gravi. Embrioni, neonati e disabili apparterrebbero tutti alla non ben definita categoria degli esseri-umani-non-persone, ovvero individui che è lecito eliminare in quanto esseri umani privi diritti giuridici.
Tornando al nuovo libro della Lalli, la ricercatrice ha impostato il suo lavoro attraverso interviste a donne contente di aver abortito (selezionate in che modo? estranee? sue amiche?) e sopratutto ha tentato di confutare l’esistenza della cosiddetta Sindrome Post Aborto (PAS), il disturbo prevalentemente psichiatrico che insorge frequentemente dopo l’aborto e che rimane costante fino a quando viene elaborato, o si aggrava all’aumentare di altre esperienze traumatiche. Secondo la recensione de Il Corriere, la Lalli ha cercato di demolire l’esistenza di tale disturbo tramite alcuni studi. Il primo è quello del 2012 realizzato dall’American Pubblic Healt Association Meeting, che però ha valutato le donne soltanto entro la prima settimana mentre sappiamo che il “disturbo post-traumatico da stress” insorge solitamente tra i tre e i sei mesi successivi all’aborto, come ha spiegato la psicologa e psicoterapeuta Cinzia Baccaglini, tra le massime esperte italiane.
E’ stato poi citato il lavoro di Nada Logan Stotland, che però è in realtà un semplice libro intitolato “The Myth of the Abortion Trauma Syndrome” (la Stotland è inoltre una abortista convinta, come si evince dai suoi articoli sull’Huffington Post), e di quello realizzato negli anni ’90 da Brenda Major (e altri), dove però -al contrario della Lalli- si riconosce l’esistenza di disturbi post aborto, seppure in bassa percentuale (inoltre, il 72% del campione analizzato nello studio riferisce comunque dei danni dall’aborto, seppur considerati, dalle stesse donne intervistate, minori rispetto ai presunti benefici addotti a giustificazione dell’aborto). Probabilmente verranno citati altri studi, ma quasi certamente (pronti ad essere smentiti) nel libro non si parla della revisione sistematica realizzata nel 2008 e pubblicata su Contraception (rivista americana considerata schierata in versione pro-choice), la quale, valutando tutti gli studi tra il 1989 e il 2008, ha rilevato che quelli di scarsa qualità e con metodologia più difettosa erano proprio quelli che negavano l’esistenza di un legame tra l’aborto e una peggior salute mentale.
Probabilmente (pronti ad essere smentiti) la Lalli non ha nemmeno citato l’infinità di studi scientifici che dicono proprio l’opposto della sua tesi, i quali dimostrano quanto l’aborto possa danneggiare la salute mentale delle donne. Sul nostro sito web abbiamo raccolto in un dossier molti di questi studi: citiamo, come esempio, lo studio del 2008 pubblicato dal British Journal of Psychiatry, dove si evidenzia un “moderato” aumento di disturbi mentali per le donne che hanno avuto aborti indotti. Nel 2011, sempre il British Journal of Psychiatry ha cambiato idea dopo aver analizzato la più grande stima quantitativa dei rischi per la salute mentale associati all’aborto disponibili nella letteratura mondiale. Verificando 22 studi e 877.181 partecipanti si è arrivati a questa conclusione: le donne che hanno subito un aborto presentano un rischio maggiore dell’81% di avere problemi di salute mentale e queste informazioni devono essere comunicate a chi fornisce servizi per l’aborto. Presupponiamo che Chiara Lalli non sarà d’accordo con il British Journal of Psychiatry, ma questo probabilmente non interesserà ai ricercatori inglesi. Nel 2008, perfino il Royal College of Psychiatrists ha abbattuto la missione dell'”aborto dolce” mettendo chiaramente in guardia, come riporta il Time, sul fatto che «le donne possono essere a rischio di problemi di salute mentale se hanno aborti», e addirittura che «non dovrebbe essere consentito di avere un aborto fino a quando non vengono valutati i possibili rischi per la loro salute mentale».
La questione dunque è ampiamente aperta e il lavoro della Lalli -almeno così come viene presentato da Il Corriere della Sera– appare viziato da un bias ideologico e ben poco scientifico.
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35 commenti a Chiara Lalli e l’aborto, un approccio poco scientifico
Alla Redazione: “inoltre, il 72% del campione analizzato ha riportato dei danni dall’aborto, seppur minori dei benefici”.
Sarà anche una sfumatura ma io riscriverei l’inciso come segue: “inoltre, il 72% del campione analizzato nello studio riferisce comunque dei danni dall’aborto, seppur considerati, dalle stesse donne intervistate, minori rispetto ai presunti e discutibili benefici addotti a giustificazione dell’aborto”.
Parlare di “benefici” dell’aborto in maniera “asettica” stride un po’, per i miei gusti.
Ho letto il link postato e riporta: “… 301 (72%) of 418 women were satisfied with their decision… 315 (72%) of 440 reported more benefit than harm from their abortion… *cioè* …301 (72%) su 418 donne erano soddisfatte della loro decisione… 315 (72%) su 440 ha riferito più benefici che danni dal loro aborto…”
Non mi ispira però nessuna fiducia una ricerca che, partendo da 1043 donne, le fa poi diventare 882 e finisce per considerarne solo 442: dove sono finite le altre 601?
Grazie Stefano, ottimo suggerimento.
Meglio una depressione post aborto che una depressione post parto, con tutti i tragici problemi che comporta una maternità non volutà ed il venire al mondo in condizioni tragiche ed estremamente sfavorevoli.
Inoltre, se l’articolo si incentra ESCLUSIVAMENTE sul punto di vista della salute mentale della madre, sicuramente è una minaccia più lunga e duratura un figlio non desiderato o nato fra mille problemi.
Consiglio quindi di tornare ai soliti discorsi sul feto (molto noti, comunque)
Saluti.
Meglio una depressione post-aborto che una post-parto? Sotto quale punto di vista?
“se l’articolo si incentra ESCLUSIVAMENTE sul punto di vista della salute mentale della madre, sicuramente è una minaccia più lunga e duratura un figlio non desiderato o nato fra mille problemi”
Non é detto:
https://www.uccronline.it/2013/02/16/quando-un-aborto-fallisce-cominciano-le-gioie-della-vita/
Senza considerare la pessima possibilitá (che comunque é un male INFINITAMENTE minore) di abbandonare il bambino alla nascita senza ucciderlo nel grembo materno.
Meglio abortire che partorire insomma, e poi vi lamentate se vi chiamano cultura pro-death! 😀
In ogni caso, il tuo commento è puro sforzo di contrapposizione , privo di QUALUNQUE BASE SCIENTIFICA.
In ogni caso, un’alternativa alla maternità non voluta (non voluta?? ma forse che ancora qualcuno non sa che facendo sesso si concepiscono dei bambini?) si chiama adozione e non omicidio.
Consiglio quindi di tornare ai soliti discorsi sull’infanticidio legale, a meno che tu non voglia prendere le distanze dalla Bioetica Laica.
Saluti.
Laura, lo chiami “sforzo”, dato il livello del contenuto è probabile che battendo a caso sulla tastiera ne sarebbe venuto fuori qualcosa di più intelligente. Se si è dovuto veramente sforzare, è messo veramente male…
Mi sei mancato a-theos, ogni tanto mi sparisci così… 😉
Sì, è che ora ho cambiato completamente stile di vita: da quando mi hanno strappato la filosofia e costretto a tornare al tempo pieno dall’altra parte, mi alzo alle 5, per poter studiare 2,45 h… A quest’ora sono cotto come un bimbetto… Ciao
Ciao, anch’io cominciavo a preoccuparmi, tanto più che uno dei tuoi ultimi post indicava come orario le cinque di mattina e pensavo ti fossi dato a una vita sregolata.
A proposito, senti questa:
“mi alzo presto per amare prima”, disse la fervente sorella.
“vado a letto tardi per amare di più” replicò il navigato viveur.
A una vita REgolata, quasi monacale…, e mi piace!
Anche a me non piace l’espressione “non voluta”: oramai tutti chiedono diritti senza ricordarsi dei doveri, così finiamo per volere il sesso a tutti i costi senza essere pronti a prenderci le responsabilità se qualcosa “va storto” (perché così ormai è vista alla fine una gravidanza dai più: un incidente di percorso)
I nostri politici (ed in particolare alcuni) mi deprimono: meglio farli fuori tutti che dover prendere antidepressivi.
Alcuni commenti tra quelli che vengono postati anche su questo sito mi deprimono: meglio far fuori i commentatori che sopportare i danni biologici che mi causa leggere certe bestialitá.
La maleducazione mi deprime: risolviamo la faccenda eliminando fisicamente tutti quelli che sputano per la strada, saltano la fila, si esprimono volgarmente. Vuoi mettere il beneficio che da questa strage deriverebbe alla mia psiche?
Ma ci rendiamo o no conto che stiamo parlando di vite umane? E che nessun essere umano ha diritti sulla vita degli altri?
No, ti prego, non dire così, se no questo si fa promotore di una petizione per fare scarcerare tutti gli ergastolani pluriomicidi…
Meglio un’esecuzione capitale che una lunga condanna, con tutti i tragici problemi che comporta una detenzione in condizioni economiche e gestionali sfavorevoli.
E, se parliamo dal punto di vista della società, sicuramente è meglio una minaccia più lunga e duratura un potenziale criminale che esce dal carcere piuttosto che un risparmio di spazio e costi.
Consiglio quindi di tornare ai soliti discorsi sul diritto alla vita (molto noti comunque).
Saluti.
🙂
E’ una presa in giro: non c’è nessun inferno e non ha nessun senso l’esistenza umana (se non uno fittizio dato da creature umane nate dal caso=senza un senso). In pratica: se ammazzo qualcuno e il codice penale non mi punisce, lo posso fare. Con questa impostazione mi pare ovvio che non si fa fatica a uccidere. È poi bello vedere come gli stessi che non hanno problemi ad uccidere innocenti, ormai strascientificamente riconosciuti come figli, come pure la brava persona Lalli dichiara nel suo discorrere, sono in buona parte quelli che dicono che la Chiesa è cattiva perché ha aspettato il 20 secolo per abolire formalmente la pena di morte. Un’ altra delle contraddizioni laiciste, stampo caos, disordine e confusione. E meno male che loro sono più intelligenti!
“Meglio una depressione post aborto che una depressione post parto”
Perfavore X( ,Meglio volare precipitando.
Filosofa una che nega l’anima!?
Mah! Chiacchierona direi!
Un’altra figlia del cogito ergo sum e chi se ne fotte dei fatti! Ideosofa o doxofosa! Di certo filofoba! Tenuto presente che la statistica NON è la realtà e la buona fede NON e’ La Verità! Anzi l’esatto contrario: la Verità genera buona fede e la realtà smentisce le statische!
Matteo Dellanoce
«Voglio esplorare una possibilità teorica che si possa scegliere di abortire […] senza covare conflitti o sensi di colpa».
La possibilità che si possa abortire senza provare sensi di colpa e conflitti interiori rimmarrà solo un’illusione, poiché nella realtà la maggiorparte delle donne che hanno abortito hanno provato sensi di colpa e conflitti interiori.
E poi questi laicisti dicono che è la Chiesa, contraria all’aborto, ad esser lontana dalla realtà? A me sembra il contrario, cioè che è la Chiesa l’unica a guardare in faccia i problemi, senza negarli (altro che “oppio dei popoli”! La Chiesa ha ben presente i problemi del mondo, sicuramente li ha più presenti di quanto li abbiano presenti questi laicisti che sentenziano dall'”alto” delle loro cattedre senza cercare, o – peggio – negando, il minimo confronto con la vita reale!), ma stando davanti ad essi con un atteggiamento propositivo e di speranza.
E poi avete notato come questi laicisti si definiscono non per quel che sono (cioè laicisti), ma si definiscono, subdolamente e astutamente, “laici”?
Questi signori cercano di cambiare persino l’origine delle parole! Infatti intendono il termine “laico” (e laicità) in contrapposizione al termine “clericale”. In realtà, il termine “laico” è nato proprio nella Chiesa e sta a denotare i battezzati che non hanno preso i Voti (frati, suore, monaci, monache) o l’Ordine (diaconale, presbiterale, episcopale). Cioè laico distingue (ma non contrappone) chi è consacrato da chi non lo è. La distinzione si basa sul fatto che i consacrati hanno fatto, all’interno della comunità ecclesiale, specifiche scelte (povertà, castità e obbedienza e/o clausura) e, nel caso di preti e Vescovi, possono celebrare i Sacramenti. Ma, al di là di questa distinzione, laici e consacrati sono entrambe categorie, ugualmente necessarie, appartenti alla stessa comunità di battezzati, cioè la Chiesa. Quindi, sui temi importanti, biotetica inclusa, per la vita di ogni fedele (anzi, di ogni essere umano), laico o consacrato che sia, la Chiesa tutta (laici + consacrati) è logico che si esprima, per il bene di tutti, come “un cuor solo e un’anima sola”.
Quindi, chi intende “laico” e “laicità” come contrapposizione alla Chiesa, dovrebbe avere l’onestà intellettuale di denotare con “laicista” e “laicismo” coloro che si oppongono sistematicamente alla Chiesa. Perciò: io sono laico, nel senso che sono battezzato ma non ho preso i Voti o l’Ordine, mentre la Lalli e tanti altri (Augias, Odifreddi, ecc…) possono essere definiti, in base alle loro dichiarazioni pubbliche, laicisti.
Laicità : laicismo = bontà : buonismo = scienza : scientismo = spiritualità : spiritualismo.
Purtroppo gli “-ismi” sono degenerazioni perverse di concetti che al principio erano buoni.
PICCOLO OT
Rispetto all’articolo della “Chiesa povera non aiuta nessuno”, questo cardinale dà ragione a UCCR: http://www.ilgiornale.it/news/interni/solo-chiesa-ricca-aiuta-i-poveri-897487.html
Più che altro il cardinal Coccopalmerio dice cose diverse rispetto a ciò che ha detto il papa.
Il punto è questo: siccome non si può escludere a priori che Bergoglio la pensi come Helder Camara, la semplice frase “come vorrei una chiesa povera! e per i poveri!”, detta a dei giornalisti da un papa a che ha scelto per sè il nome Francesco, sarebbe più logico interpretarla in senso letterale.
Come però osservava giustamente Andrea, solo il papa potrebbe dirci se con quelle parole intendesse dire qualcosa di diverso.
Saranno il tempo e le scelte che farà a svelare l’arcano.
Perché speculare e spremersi meningi per caratterizzare la possibilità che si concretizzi l’aborto dolce? La signora/signorina Lalli lo trova necessario perché allora la donna potrebbe decidere senza covare conflitti o sensi di colpa. Ma se una donna non arriva ad avere conflitti e sensi di colpa vuol dire che é convinta del gesto… anche senza tanti approfondimenti o possibili ripensamenti. Quindi l’aborto non é più una possibilità ma una soluzione. Se é una soluzione l’aborto diventa di fatto un dovere. Inoltre, se é una soluzione, come non pensare a cosa potrebbe accadere al verificarsi di situazioni per cui ci si trova obbligati ad abortire, indipendentemente che una donna lo voglia o meno (ad esempio sotto ricatto)? Non avremmo quindi più una scelta personale più o meno sindacabile ma una insindacabile imposizione da parte di un terzo. Siamo in presenza di una libertà a poter abortire o ad una imposizione a dover abortire?
Dice poi la signora/signorina Lalli che la persona é il soggetto che presenta stati mentali coscienti e una pur rudimentale capacità di autocoscienza. Evidenzia che l’embrione non ha queste caratteristiche. Lasciamo stare l’embrione per il quale poverino é già difficile avere una caratterizzazione scientifica che non sia immancabilmente banale, a quale età un bambino ha queste caratteristiche? Ci sono adulti che non si sono mai posti la domanda di esistere? Come li trattiamo? E se non é possibile definire una età quale é il limite per l’eliminazione lecita di una persona? Se non si riesce a definire l’età ci vuole un terzo (lo Stato) che prende questa decisione che, ancora questa volta, diventa insindacabile. Siamo in presenza di un libertà di poter decidere il tempo per l’aborto o c’é una costrizione/imposizione a dover abortire solo prima di un determinato tempo? Siamo quindi in presenza di un potenziale diritto o di un sicuro dovere?
Insomma, con la signora/signorina Lalli, non siamo in presenza dell’immancabile relativismo etico laicista ma di una molto più banale etica incontrollata e stocastica; evidentemente per la signora/signorina Lalli speculare vuol dire soprattutto (o esclusivamente) aprire bocca o scrivere qualcosa, che abbia senso o meno é irrilevante e soprattutto é irrilevante che contribuisca ad aumentare, anche in modo trascurabile, la Conoscenza. O forse, molto più semplicemente, parlare/scrivere pure di qualcosa… e ritenere che tanto nessuno ci ascolta/legge (ci vuol pure un banale principio di precauzione… o no?).
Ma signora/signorina Lalli… e se non ci fossero vie di mezzo?
Notasi che ormai il mondo anti-Life dice sempre le stesse cose; sono standardizzati come burattini, altroché “opinioni coraggiose“!
Poi nella Storia di regola lo standard viene formalizzato quando un movimento s’è esaurito o quando inizia la sua fase discendente… Spero vivamente che per il liberalismo etico non si tratti di un’eccezione.
La cultura della morte (come la battezzò GP2) ormai sta galoppando lungo l’occidente. Probabilmente lo sapete già, ma in Belgio stanno discutendo una legge per consentire l’eutanasia dei minorenni. E a deciderla dovrebbe essere o i genitori, o il medico o il giudice. Cos’è se non infanticidio???
Non mi sorprenderebbe se fra qualche anno si discutesse seriamente, magari in campagna elettorale, della possibilità di prevedere l’infanticidio. Portando chiaramente ad esempio il caso del bambino sofferente ecc ecc.
E dopo ci chiediamo perchè l’occidente è travolto da una crisi mai vista prima???
Cos’è se non infanticidio???
E’ infanticidio, ma evidentemente è giusto così. I romani la sapevano lunga.
Non hai mai sentito, tra le argomentazioni dei sostenitori dell’aborto, quella che recita: “è lecito poiché ciò che si trova nell’utero è soggetto alle decisioni di chi detiene la gestione dell’utero?”. E’ così difficile estendere la responsabilità verso un bimbo nel grembo ad un minorenne? In fondo, la responsabilità (materiale, legale, ecc.) è nelle mani del genitore sia che il figlio sia nell’utero o che sia fuori e abbia meno di 18 anni. Basta cambiare un po’ il senso comune, e vedrai fin dove potranno arrivare…
questo è il motivo per cui, da un punto di vista penale, ero contrario alla reclusione della Sig. Anna Maria Franzoni. Non capisco davvero quale sia la differenza tra uccidere nella culla e uccidere nell’utero. Ovviamente è una cosa che sono troppo stupido per capire, la lascio agli intelliggentoni che hanno dimostrato (scientificamente, è ovvio! quindi ne hanno la prova) che il mondo è venuto fuori dal nulla e rigorosamente per caso.
«Voglio esplorare una possibilità teorica che si possa scegliere di abortire […] senza covare conflitti o sensi di colpa».
Giusto! Perché si dovrebbero provare sensi di colpa ad uccidere un innocente indifeso? Solo perché é il proprio figlio? Proprio idiozie clericali eh!
Lalli! Il sangue degli innocenti che anche grazie a te sono stati squarciati nel grembo materno chiederá giustizia quando per te sará tardi chiedere perdono!
C’è sempre la possibilità che si ravveda… almeno lo spero per lei…
Lo spero per lei.
Secondo la Lalli commemorare Moro e la sua scorta danneggia l’equilibrio psichico della Balzerano &company.
Permettetemi una provocazione.
Gli abortisti, femministe e non, ci dicono, affermano, strillano che l’aborto è un diritto delle donne.
Una possibilità di scelta sacrosanta, razionale, un segno di civiltà, un atto che restituisce dignità alla donna ecc.
Per le femministe poi, l’aborto è un sistema di contraccezione come un altro indispensabile non solo per l’autodeterminazione della donna ma anche per raggiunge l’agognata parità con l’uomo.
Benissimo. Personalmente catalogo questi concetti come puttanate (mi si perdoni il francesismo) ma, per amore del paradosso, mando a spasso il cervello per un po ed affermo:
Sì, femministe ed abortisti hanno ragione.
Ma, se le femministe hanno ragione, ne dobbiamo desumere che la parità, l’uguaglianza tra uomo e donna non è frutto di natura. Ma una “conquista culturale”.
Che io sappia, la donna non nasce con un “un pulsante organico” per l’espulsione del feto se questo è indesiderato. Ne il suo corpo sintetizza, tramite secrezione ghiandolare o altro, le sostanze chimiche necessarie per la creazione di pillole anticoncezionali.
La donna, se le femministe hanno ragione, è biologicamente non solo diversa dall’uomo ma anche a lui inferiore. Perché l’uomo non necessita di tutto questo armamentario tecnologico per essere libero, vivere in piena dignità la sua vita ed autodeterminare la propria esistenza.
Ci si troverebbe difronte ad una leopardiana natura matrigna, dove la donna, biologicamente inferiore all’uomo, viene sottomessa dall’oggettivo strapotere di quest’ultimo.
Si potrebbe dire che le femministe combattono per dimostrare “la reale” inferiorità della loro natura.
Affascinante 🙂
l aborto è 1 assassinio di stato ,il male che subisce il bambino ,mentre viene strappato dalla vita è incalcolabile.Mentre la “mamma “viene sedata ,la creatura viene spappolata .NON è possibile che nessuno lo dica
Non é corretto Patrizia, qualcuno lo dice, solo che viene messo a tacere perché la veritá offenderebbe gli sciacalli (dalle “madri” abortiste, alle grosse ditte farmaceutiche, passando dai politici che usano l’aborto per rubare voti… e la lista degli sciacalli é lunga).
In questo link in coda c’é unvideo che mostra la radiografia di un aborto in diretta, e di simili comunque qualcuno in giro si trova.
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2003
Ti consiglio di dare un’occhiata ognittanto al sito di “basta bugie”. Articoli molto interessanti pubblicati ogni mercoledí.
Inoltre c’é anche questo sito che nella prima parte descrive i metodi abortivi.
http://difendilavita.altervista.org/50_domande_aborto.html
É vergognoso che debba essere un sito che tratta di spiritualitá a descrivere questo.
Leggendo ogni singolo metodo abortivo (ma in particolare i metodi “dilatazione ed espulsione” e “prostaglandine”) non credo che serva esplicitare quanto il bimbo soffra nel morire, la cosa é abbastanza palese.
Riporto in particolare dal metodo “isterotomia”:
Alcuni medici usano la placenta per soffocare il bimbo