L’odifreddura della settimana: Roberto Saviano

Roberto SavianoL’odifreddura della settimana l’ha vinta ancora una volta Roberto Saviano. Lo scrittore aveva conquistato l’ambito premio anche la scorsa volta, dividendolo a metà con Gianni Vattimo, quando su Twitter aveva temuto che le dimissioni di Benedetto XVI «fossero strategiche per la campagna elettorale: mostrare la fragilità della Chiesa per chiedere compattezza al voto cattolico. Sarebbe terribile se fosse così».

Questa volta si è lanciato in una crociata a 360° contro i “tabù della sessualità” nella società italiana, come recita il titolo del suo intervento. E quali sono secondo lui questi tabù? Sono «le coppie di fatto, le unioni e le adozioni gay, il fine vita. Per non parlare delle condizioni nelle carceri e della legalizzazione delle droghe». La colpa? Ovviamente della Chiesa, cioè degli sporchi cattolici che Saviano ha già preso di mira in passato quando ha setenziato: «I cattolici possono dire la loro, ma non influenzare o boicottare nuove leggi. Questo è profondamente ingiusto». Secondo Saviano, invece, «in una società sana, incline al cambiamento, non ci sono limiti ai diritti che è possibile ottenere senza sottrarre attenzione alle scelte economiche». Secondo Saviano, dunque, i Paesi in cui le rivendicazioni omosessuali, l’eutanasia e la droga libera non sono legali, sarebbero società insane, dunque malate, da curare a suon di ideologia. Fa sorridere più del resto leggere che la droga libera, elencata tra i tabù che si dovrebbero abbattere, sarebbe per Saviano il sintomo di una società sana…Da notare ancora la fantastica contraddizione di Saviano, notata anche da Gennari su Avvenire. Prima dice che sulle tematiche sopra citate ci sarebbe un “consenso unanime”, poi però rinnega tutto, leggiamo: «su questioni che vedono spesso un consenso pressoché unanime nella società civile, la politica ancora si nasconde dietro il velo di presunti temi etici. Altro non sono che tabù che fa comodo mantenere per non perdere voti». Ma i voti di chi? Non c’era mica un “consenso unanime”??

Soffermiamoci in particolare sull’affermazione che non dovrebbero esserci limiti al conferimento di diritti, ovvero chiunque potrebbe rivendicare un suo desiderio come un diritto. Quella del desiderio-diritto, espressa perfettamente e inconsapevolmente da Roberto Saviano, è una deriva molto comune: «alla parola “diritti” è ormai associata una tale connotazione emotiva positiva da poter essere utilizzata per persuadere e ottenere la fiducia di chiunque: il diritto è quindi divenuto anche un efficace artificio retorico», spiegano i magistrati Guido Piffer e Tommaso Emilio Epidendio. Siamo all’interno di una fase storica in cui «si assiste alla rivendicazione come diritto di qualunque pretesa soggettiva, cioè di qualunque desiderio, espressione di una concezione dell’esistenza individualistica (ciò che esiste è solo il singolo con le proprie aspirazioni) e relativistica (non esiste nessun criterio oggettivo di giudizio esterno al soggetto)». E ancora: «si potrebbe dire che la categoria del “diritto-desiderio” è espressione di una mentalità in balia del sentimento». Inoltre, ha spiegato Claudia Mancini in questa riflessione, «un desiderio autoreferenziale, abbandonato a se stesso, e che si nutre di sè, è destinato, però, ad una pericolosa ipertrofia: il desiderio si trasforma in bisogno […]. Il desiderio della continua affermazione di sé moltiplica bisogni, che reclamano diritti, e che spostano i limiti. Ma il limite non viene mai eliminato, si sposta solo, generando altri desideri che determinano nuovi bisogni, che reclamano ancora diritti, in un processo infinito che vanifica il fine stesso del desiderio autarchico: affermare se stessi in maniera soddisfacente.».

Lo ha sottolineato anche il filosofo Umberto Scarpelli, spiegando: «La parola ‘diritto’” si è caricata nella storia della cultura di una forza emotiva favorevole e intensa, sino a costituire uno strumento retorico di notevole efficacia. È molto più inquietante e persuasivo … pretendere qualcosa come proprio diritto, che non farne l’oggetto di una invocazione o preghiera affidata alla buona volontà del destinatario» (U. Scarpelli, Diritti positivi, diritti umani: un’analisi semiotica, cit. p. 39).

Anche Lucio Pegoraro, ordinario di Diritto pubblico comparato presso l’Università di Bologna ha criticato «la pretesa o l’interesse alla tutela di una posizione soggettiva» che vorrebbe equivalere «alla sua effettiva protezione in ciascun ordinamento […]. Se l’immigrato rivendica il diritto all’assistenza dicendo “ho diritto a curarmi senza il rischio di essere denunciato”, o l’omosessuale afferma che ha diritto a vivere la propria sessualità e a sposarsi come qualsiasi altra persona, in effetti stanno dichiarando esattamente l’opposto, ossia che non hanno alcun diritto. Manifestano pretese di vantaggio non riconosciute, in nome di una cultura che sembra ormai matura per ampliare la sfera dei riconoscimenti. Il fatto è che possono farlo solo se questo è il presupposto. In altri climi e in altri luoghi e in altri tempi, probabilmente neppure si sognerebbero di avanzare tali rivendicazioni. Gli studiosi di formazione giusnaturalista e idealista danno corpo con le loro teorie a tali rivendicazioni, che scollegano dalla storia, dalla geografia, dalla politica, dalla sociologia, dall’economia, dall’antropologia, offrendo la base per rivendicazioni di “diritti” che tali non sono in senso positivo, commisurate a un ordinamento ideale, che tuttavia, ahimè, sono pur esse figlie di particolari influssi culturali, generati dalla lunga e faticosa storia delle lotte e delle dottrine politiche occidentali che le hanno accompagnate». Quindi, ha concluso Pegoraro, «va denunciato l’abuso della parola “diritto” nel linguaggio giuridico, per designare qualsiasi “interesse” non ancora protetto in qualche misura all’ordinamento […]. Gridando sempre “al lupo”, quando il lupo non c’è, nessuno crederà più al pericolo del lupo, quando questo arriva davvero» (L. Pegoraro, Esiste un “diritto” a una buona amministrazione? (Osservazioni critiche preliminari sull’(ab)uso della parola “diritto”), Istituzioni del federalismo, 5/6.2010).

Ancora una volta Saviano appare confuso su quel di cui vuol sentenziare, arrivando anche ad affermazioni bizzarre, come abbiamo visto. Sorprende infine la sua confessione di usare gli scritti di Mircea Eliade come «bussola per orientarmi nella modernità». Peccato che il celebre scrittore e storico delle religioni rumeno la pensi esattamente al contrario di Saviano. Nella sua monumentale opera, Enea ha infatti mostrato il fallimento a lungo termine della secolarizzazione e del laicismo, poiché nell’uomo -ha spiegato- esiste un senso religioso innato, che è una componente ineliminabile della società umana. Sarebbe davvero positivo che Saviano si faccesse davvero orientare dagli scritti di Eliade, magari eviterebbe affermazioni come quelle appena da noi criticate.

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50 commenti a L’odifreddura della settimana: Roberto Saviano

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  1. Daniele ha detto

    L’Associazione Radicale “Certi Diritti”, che si batte per il riconoscimento delle coppie di fatto, dei matrimoni omosessuali, ecc…, attacca, con tanto di manifestazione a Bruxelless davanti alla sede dell’Unione Europea, il Governo Ungherese (democraticamente e liberamente eletto dalla maggioranza degli ungheresi), defininedolo addirittura “golpista”, soltanto perché le politiche del Primo Ministro Viktor Orbàn e del partito (FIDESZ) a cui appartiene sono contrarie ad aborto, eutanasia, matrimoni tra persone dello stesso sesso, ecc… e quindi favorevoli alla vita, alla famiglia tradizionale, ecc…
    Quindi, secondo costoro le cose stanno più o meno così: un regime totalitario come è ad esempio quello cinese, che pretende di controllare le nascite (anche se, grazie a Dio, le cose stanno lentamente cambiando) e che fa abortire forzatamente e sotto la minaccia del carcere (se non della morte) le donne incinte, è in realtà un governo liberale e progressista, mentre un governo, democraticamente e liberamente eletto, che tutela, difende e promuove la vita in tutte le sue fasi, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna e la sana educazione dei figli è in realtà un regime dispotico e tirannico.
    Questi di “Certi Diritti” per sostenere certe castronerie devono aver evidentemente fumato, e anche pesantemente, la roba che gli passa Pannella. Non trovo altra spiegazione.
    Un’altra che ha fumato è Paola Concia (tagliata fuori, grazie a Dio, dal Parlamento), che dice che, se Papa Francesco vuole pensare agli ultimi, ebbene deve aprire ai matrimoni tra omosessuali (notate innanzitutto che accostando la parola “ultimi”, che sono i poveri, alla parola “matrimonio tra omosessuali” fa un torto proprio ai poveri), altrimenti la Chiesa “non recupererà consenso”. Il Signore è forse venuto a cercare il plauso degli uomini? Il Signore è forse sceso dalla croce per accontentare quelli che gli dicevano “Salva te stesso!”? No! Il Signore, che piaccia o meno, ha pronunciato verità, a volte scomode e difficili ma assai necessarie, ed è rimasto sulla croce a morire in obbedienza totale al Disegno d’Amore del Padre. Perciò un Papa fedele all’insegnamento di Cristo, Maestro e Pastore, non “svende” il Tesoro, costituito da Cristo stesso, in cambio di un po’ di popolarità in più (che poi non arriverebbe nemmeno: cedere alle richieste delle folle produce sovente risultati opposti a quelli sperati).

    • lorenzo ha detto in risposta a Daniele

      Quello che non capisco è come possa Saviano sostenere: «in una società sana, incline al cambiamento, non ci sono limiti ai diritti che è possibile ottenere senza sottrarre attenzione alle scelte economiche», e poi negare alla mafie, che come è noto mettono la massima attenzione alle scelte economiche, il diritto di esiste e di agire liberamente al fine di creare una società più sana.

    • edoardo ha detto in risposta a Daniele

      La Chiesa perderebbe consenso??????
      Ma è matta quella lì.
      Se la Chiesa decidesse di ammettere al rito religioso anche i matrimoni omosessuali, che credo saranno, presto o tardi, ammessi come rito civile, io mi allontanerei.
      Resterei cristiano cattolico, perché la credenza resta ed i sacramenti pure, ma “giro al largo”.
      E credo che saremo anche in molti i profughi, se sciaguratamente ciò dovesse avvenire.
      Lo Stato…va be’…è un’altra cosa, ma la Chiesa non potrebbe farlo. Sarebbe una di quelle follie che si pagano care.
      Lo Stato ammette anche l’aborto come mezzo anticoncezionale, stravolgendo il senso della legge, ma la Chiesa lo nega senza mezze misure.
      Dunque lo Stato ammetterà i matrimoni gay, ma lo Chiesa li rifiuterà e non li riconoscerà.
      Allora cercheranno di forzare lo Stato affinché non riconosca i matrimoni con rito religioso, come ritorsione e vendetta.
      Bisogna lottare. Chi non lotta è un perdente in partenza.

      • Daniele ha detto in risposta a edoardo

        Quindi, secondo te, se l’Italia dovesse un giorno finire in mano ai più deliranti laicisti, costoro potrebbero attuare, come ritorsione per la contrarietà della Chiesa Cattolica ai matrimoni gay, l’annullamento del matrimonio di tutte le coppie sposate con rito religioso cattolico?
        Se fanno questo siamo al delirio puro, come quando i rivoluzionari francesi, accecati dall’ideologia, bruciavano, oltre che i palazzi degli aristocratici, anche Chiese, Conventi e Monasteri (che, oltre che depositari della Fede, erano magari anche depositari di arte e cultura) ed uccidevano preti, frati, suore, monache e monaci credendo, nel far questo, di affermare il “lume” della ragione contro l'”oscurantismo” ecclesiale.
        Tutti della Rivoluzione ricordano il motto “Libertè, Egalitè, Fraternitè”, chissà perché nessuno ricorda i massacri e le distruzioni contro i religiosi compiuti in nome dell’ideologia…

        • manuzzo ha detto in risposta a Daniele

          Tutti interventi interessanti. E comunque vorrei sottolineare: su questi temi (disordine sessuale in primis) quel massone (non trovo altri motivi a sostegno di ciò che dice, io lo sospetto di massoneria) di don Gallo prende ottimi plausi dalla vulgata dominata dai finanzieri (=borghesi francesi del fine 1700). Il papa emerito invece è stato costantemente criticato, forse più per le bufale che per gli scandali veri. Per me signori, è solo un indicatore di buona qualità: “guai a voi quando gli uomini parleranno bene di voi”… ” ne sodomiti ne fornificatori entreranno nel regno dei cieli”. Sta gente non ha mai letto il Vangelo (don Gallo in primis). Stando alle critiche, il papa emerito ha fatto un buon lavoro. S’incazzino pure i laicisti, il loro isterismo mi dà soddisfazione. E poi non ci dimentichiamo che dobbiamo andare incontro all’apostasia, quindi passare per l’ostentazione del vizio è passo obbligato, anche se “nessuno sa il momento, neanche gli angeli nei cieli”. Ometto la fonte delle citazioni, tanto la conoscete bene.

        • picchus ha detto in risposta a Daniele

          Si scriveva fraternité ma si leggeva ghigliottiné, come in tutte le rivoluzioni che promettono i paradisi in terra.

  2. Linda G. ha detto

    Se a Saviano piace tanto il Brasile (dove il sesso è “scevro da morbosità” secondo lui), forse c’è qualche speranza che vi si trasferisca!

    • Lugh ha detto in risposta a Linda G.

      “dove il sesso è “scevro da morbosità””. Si, si. Infatti i viados sono l’esempio lampante di virtù, mica come quei depravati di etero (uomini che stanno con donne, ma dove andremo a finire di questo passo, signora mia!).

  3. Davide ha detto

    I bambini devono essere cresciuti da una madre e da un padre, lo dice il buon senso, non dogmi religiosi.

    Sugli altri temi: “I cattolici possono dire la loro, ma non influenzare o boicottare nuove leggi. Questo è profondamente ingiusto”. Come non concordare.

    Saluti

    • DSaeba ha detto in risposta a Davide

      Dicendo la mia influenzo le leggi. Non mi sembra una problematica difficile da afferrare.

    • Matteo ha detto in risposta a Davide

      Votando, e votando ad esempio referendum abrogativo, “influenzo o boicotto nuove leggi”. Quindi non ho più il diritto al voto perché non la penso come una minoranza?
      Interessante.

    • Penultimo ha detto in risposta a Davide

      Io mi esprimo e influenzo leggi come mi pare visto che sono un cittadino italiano.Se non ti stà bene vai nella cina socialista vivrai meglio.Sono cattolico e cittadino italiano qualcosa da ridire?Oppure solo nel vostro fanatismo non si puo essere credenti e cittadini?Ma questo è il tuo fanatismo che nemmeno ha qualcosa a che vedere con lo stato, non il mio,ed è un fanatismo dogmatico privo di supporti razionali,postulato con la sola retorica,che di per sua natura è dogmatica,ovvero costrutti fatti di slogan,lo slogan è uno stereotipo, lo stereotipo di per se stesso, è un dogma dunque un’affermazione perentoria.

  4. EquesFidus ha detto

    Dodicesima riga: “sentenziato” anziché “setenziato”. Per il resto concordo con tutto.

  5. Giorgio P. ha detto

    Tutto il popolo vuole il matrimonio gay, ma i politici non lo fanno per non perdere voti.
    Saviano, lei è un genio.

    • Semelets ha detto in risposta a Giorgio P.

      E’ così confuso, il ragazzo!
      Forse basterebbe smettere di replicare e lasciarlo parlare a ruota libera: chissà, a forza di contraddirsi, potrebbe anche arrivare a dire cose sensate.

  6. edoardo ha detto

    Io penso che “la guerra della droga libera” avviata anni fa e poi momentaneamente accantonata, presto tornerà.
    Ci attenderà una bella Crociata.
    L’unico Stato spacciatore in Europa deve restare l’Olanda.
    Bisogna preparare “le armi”, perché loro diranno che la mariuhana non fa niente, è una droga leggera, e nessuno ci è mai morto di sovradosaggio, ma spero sapete che la mariuhana prodotta oggi non è nemmeno comparabile a quella che girava negli anni 70.
    Oggi è completamente diversa, perché le varietà di Cannabis Indica sono degli OGM o incroci ottenuti in laboratorio per ottimizzare la produzione di resina, e da queste cultivar nuove si ottiene per prodotto secco una quantità di resina molto superiore a quella ottenibile da cultivar naturali tradizionali.
    Una volta si ottimizzava la produttività con degli artifici meccanici applicati su cultivar normali tradizionali, e da queste si ottenevano degli hascish molto potenti, in grado di dare distorsioni visive ed auditive e profonde alterazioni della coscienza. Non tutti gli hascish erano così, solo alcune varietà sottoposte a procedimenti particolari, gli hascisc ordinari “da commercio” erano molto più deboli.
    Oggi queste mariuhane OGM e ibridi selezionati artificiali danno effetti come gli hascish alterati di trent’anni fa.
    Parlare di droghe leggere oggi non ha più senso.
    Prepariamoci a fronteggiare questa guerra quando sarà il momento.
    Loro puntano sull’ignoranza di questi fatti, e cercheranno ancora di diffondere il concetto di “droga leggera”, che se poteva essere valido trent’anni fa per le varietà “commerciali” da cannabis tradizionali non alterate, oggi non lo è assolutamente più.

    • PituraFreska ha detto in risposta a edoardo

      Guarda che quello che citi tu non è un processo irreversibile. Con opportuni incroci il tenore di THC presente nella resina può essere modulato.
      La canapa è come il vino, ne esistono infinite varietà con differenti tenori di THC. È approssimativo affermare che il tenore di THC negli anni sia andato aumentando.
      Gia all’epoca (anni 70) esistevano varietà documentate ad alto tenore di THC.
      Con un processo di legalizzazione si potrebbe garantire una standardizzazione del prodotto evitando che i giovini si facciano di schifezze non controllate come accade tutti i giorni. Inoltre attualmente con questo tipo di politica si sta garantendo un sussidio alla criminalità organizzata.

      La cultura del divieto crea miti, alimenta le subculture e conferisce al consumo di cannabis quel fascino del proibito che tanto piace ai giovani.

      Che idea hai in proposito del alcol? Credi che alcol e cannabis siano comparabili?

      • Salvatore ha detto in risposta a PituraFreska

        Peccato che la cultura del divieto ha diminuito il consumo di droga, così come la cultura del divieto di girare senza cinture di sicurezze in auto ha diminuito il numero di morti in caso di incidente.

      • LawFirstpope ha detto in risposta a PituraFreska

        Ma liberalizzare le droghe leggere non è solo uno ‘spostamento’ del limite?
        Il nuovo step di divieto saranno allora le droghe ‘pesanti’ (che verranno viste come sono ora le droghe leggere), tuttavia “La cultura del divieto crea miti, alimenta le subculture e conferisce al consumo di EROINA [un esempio a caso] quel fascino del proibito che tanto piace ai giovani”… Ne segue che si dovrà arrivare a legalizzare anche quella? Dove ha termine questo processo?
        Umilmente, non credo possa funzionare in questi termini: se qualcosa è sbagliato, allora è da condannare, non da legalizzare… Il principio secondo il quale legalizzare è la soluzione minore per contenere un fenomeno è (sempre nella mia umile opinione) sbagliato in generale (lo si pensi per esempio applicato all’aborto: la sua legalizzazione in Italia non ha ridotto, come si pensava, il numero di aborti, anzi…)
        Offro questo come spunto di ulteriore riflessione
        Cordialmente 🙂

        • PituraFreska ha detto in risposta a LawFirstpope

          La questione che poni è interessante infatti per quanto riguarda il limite non saprei darti in questo momento una risposta personale.

          Allora perchè non abbassiamo il limite e vietiamo integralmente i comportamenti sbagliati? (Quelli che ho citato in un altro messaggio)

          Rilassarsi a casa propria con una canna è inoltre tanto sbagliato quanto bersi una pinta al bar.
          Coltivare qualche piantina in casa propria per consumo esclusivamente personale è sbagliato tanto quanto la distillazione della grappa in casa.

          Replico con questo:
          http://it.wikipedia.org/wiki/Diffusione_delle_droghe_in_Italia
          Ma in particolare porrei l’attenzione su questo dato:
          http://it.wikipedia.org/wiki/File:Stime_sul_consumo_di_oppiacei.png

          • MarcoF ha detto in risposta a PituraFreska

            Da quando wikipedia è diventato una pubblicazione scientifica?

          • LawFirstpope ha detto in risposta a PituraFreska

            Credo che le due cose (canna e birra) non siano comparabili:
            la prima è uno stupefacente, la seconda no.
            Mentre nel primo caso basta l’USO per avere una alterazione dell’attività mentale (e possibile crearsi di dipendenza), nel secondo caso si deve avere un ABUSO per avere effetti in qualche modo simili.
            Bere una birra non da effetti rilevanti sull’individuo, non credo si possa dire la stessa cosa per il consumo di droga (anche solo ‘leggera’).

          • edoardo ha detto in risposta a PituraFreska

            Guarda che la distillazione di grappa casalinga è vietata.
            Ne è concesso solo produrne un litro per membro famigliare maggiorenne.
            Ma questo viene da tradizione, poiché nel Veneto, per esempio, è stata tradizione produrre grappa nelle case di campagna, e anziché fare una raffica di arresti di persone non criminali ma che la legge rendeva perseguibili come criminali, si è introdotta questa modifica su ridotta quantità con la speranza che col passaggio di generazione la grappa di produzione casalinga scendesse a livelli quasi inesistenti, come oggi.
            Oltretutto la grappa fatte in casa sono molto più dannose di quelle industriali, a causa di metanolo, aldeidi e chetoni non rimossi dalle frazioni iniziale e finale.

          • LawFirstpope ha detto in risposta a Laura

            Beh, personalmente non posso che compiacermene 🙂
            Il problema è che la maggior parte dei giovani non la ritiene tale e sottovaluta il problema.

      • edoardo ha detto in risposta a PituraFreska

        Non so a che tipo di processo ti stai riferendo.
        Provo a rispondere comunque.
        Attualmente sono state introdotte numerose varietà di canapa sia indica (da droga) che sativa (da fibra).
        Ci sono dei progetti per la reintroduzione della coltivazione della canapa sativa come coltura energetica. Questi progetti prevedono delle nuove cultivar a contenuto in cannabinoli estremamente basso, sufficiente da renderne impossibile l’uso come fonte di stupefacente, ma soprattutto questi nuovi cloni presentano delle diversità tali da essere distinguibili a colpo d’occhio in modo da rendere difficili cammuffare delle piante da droga nei filari di piante da coltura energetica.
        Il problema è la cannabis indica. Chi la coltiva lo fa solo per il contenuto in cannabinoli, non serve ad altro, e come fibra ha pessime proprietà mentre la canapa è un’ottima fibra, al punto che la sativa è una pianta che ha un posto di primo piano nella etnobotanica ed ha accompagnato lo sviluppo della civiltà umana dal tardo paleolitico.
        Questi nuovi cloni di indica hanno spiazzato le cultivar tradizionali.
        Mi dici mai chi, cercando nella pianta solo la droga, ritornerebbe alle vecchie varietà che ne producevano molta meno?
        Secondo punto: se fosse libera la produzione, ma quando mai si coltiverebbero le vecchie varietà, che per ettaro di terreno impegnato ti rendono forse un quarto di quelle nuove?
        Le “schifezze non controllate” come di ci tu, in realtà schifezze non lo sono affatto, con l’ottica di chi la usa, perché la “schifezza” non è altro che un contenuto in cannabinoli molto superiore a quello che era il normale, ed anche la distribuzione dei singoli cannabinoli nella miscela resinosa cambia, e quelli maggiormente psicoattivi sono presenti in maggior percentuale, dunque non solo più resina, ma nella resina c’è più materia stupefacente contenuta.
        Per fare questo una volta stringevano fasci di steli in telai di ferro e li piegavano, in modo che le piante entrassero in stress e producessero molta più resina. Il prodotto che se ne otteneva, un hascish, era molto potente nell’alterare la coscienza e creava distorsioni auditive e visive notevoli, non era come una pasticchetta di valium, era un vero “trip”. Le anfetamine “classiche” metedrina e metilcatinone alterano lo stato di coscienza molto meno di quei tipi di hascish. Eppure le une sono universalmente considerate droghe pesanti, quegli altri leggeri.
        Il confronto con l’alcol: io sono astemio, conosco l’alcol solo come solvente chimico. Però una cosa è lampante: chi si fa le canne lo fa per sballare, si o no? Visto e considerato che l’effetto è molto immaginifico, e basta chiudere gli occhi per “volare” perdendo il senso della realtà, e ad occhi aperti hai davanti una realtà alterata. Chi consuma vino lo fa per fare un “trip”, secondo te? C’è chi beve per ubriacarsi, ma la stragrande maggioranza dei bevitori non lo beve per ubriacarsi. Parlando col linguaggio del vino, chi si fa le canne, lo fa per ubriacarsi, per fare il “viaggio mentale”, per alterare lo stato di coscienza, per vivere una parentesi temporale in un mondo diverso da quello che è, elaborato dalla fantasia, prodotto dalla stimolazione dei cannabinoli in alcune aree cerebrali.
        Non dire che lo fa perché gli piace l’aroma della mariuhana, perché sia io che te sappiamo che non è vero.
        (Pitura Freska, io quella roba la conosco, tanti anni fa la vendevo anche, il libanese rosso, il ketama, i neri pakistani. Molti anni fa….La droga leggera da me non abbocca).

  7. controinformato ha detto

    Roberto S(chetti)no deve ancora dirci quanto ha preso dai radicali per Vieniviaconme

  8. beppina ha detto

    Secondo me, al giorno d’oggi e comunque più di ieri, fare giornalismo é diventato “assicurarsi la pagnotta”; ed é ben noto che, a seconda dei concetti espressi dalla propria penna, la pagnotta può essere piccola e secca. Per farla diventare grossa e polposa lo strumento più semplice, = meno faticoso, é sicuramente contestualizzare macchiavellisticamente ciò che viene ritenuto adeguato allo scopo (vedi, ad esempio, il meccanismo del desiderio-diritto accennato nell’articolo). Se poi dette immediatezze pseudo-intellettuali si concretizzano attraverso scorciatoie etiche di cui non può essere noto a priori lo sbocco (ad esempio per mancanza di seri studi sociali) ovvero si concretizzano attraverso accelerazioni immotivate, senza capo ne coda ed a valenza unicamente contingente (ad esempio in danno a qualche componente strutturale della società) evidentemente non interessa al caro intellettuale, o meglio pseudo-intellettuale, di turno. Rigorosità intellettuale assente e scorciatoie immonde giustificate da potenziali beceri fini vogliono dire (anche) assenza di adeguate idee e limpide prospettive, mancanze che più sono significative nel signor Saviano secondo me, almeno nel momento in cui la sua fervida immaginazione ha partorito i concetti esiziali accennati nell’articolo.

  9. Lugh ha detto

    Sempre i finocchi il cavallo di battaglia degli atei, sempre loro, ogni giorno a rompere i maroni. Sempre, in eterno, ossessionati! Se non ci fossero loro l’ateismo militante crollerebbe dall’oggi al domani, anche se probabilmente cercherebbe di sopravvivere aggrappandosi alla canna come ricordato nell’articolo. Ma non sarebbe certamente la stessa cosa una Uaar di eterosessuali.

  10. Daniele ha detto

    Ieri sera a “Le Iene” su Italia 1 è andato in onda un servizio di Giulio Golia sull’Africa.
    Il servizio, pur avendo il merito di puntare i riflettori sulla difficile situazione del Congo RD, alla fine cade nel consueto spot “pro-preservativo” per contrastare AIDS e sovrapopolazione.

    Ma, per quel che riguarda l’AIDS, la cosa migliore non è divulgare il preservativo ma piuttosto insegnare alle donne e agli uomini la monogamia e la fedeltà coniugale (la vera educazione sessuale è, infatti, questa, cioè insegnare che non siamo bestie ma uomini, per cui l’atto sessuale umano è una cosa preziosa e intima, da attuarsi in un contesto d’amore e di reciprocità rigorosamente monògamo). Il preservativo eviterà anche, dal punto di vista strettamente scientifico, il contagio, però banalizza l’atto amoroso, perché fa passare l’idea che si può fare sesso con chiunque e ovunque, senza legami sentimentali e affettivi, “tanto c’è quel pezzo di gomma a proteggerci…”.
    Che il preservativo non è la vera soluzione all’AIDS non lo dice soltanto la Chiesa, ma lo dicono anche alcune organizzazioni mediche e lo dimostra il fatto che se l’Uganda è oggi uno dei Paesi africani col più basso tasso di infezioni da HIV lo deve al lavoro tenace svolto da una suora missionaria cattolica (che Dio la benedica e la conservi a lungo!), che ha insegnato alla popolazione la tradizionale visione cattolica in merito alla sessualità.

    Per quel che riguarda la sovrapopolazione mi chiedo: ma che razza di mondo abbiamo costruito noi uomini, in cui l’avere figli è diventato “un problema” invece che essere, come dovrebbe essere, una gioia e una benedizione!? Non è il benessere materiale che pone la gente in grado di fare più figli (lo dimostra il fatto che nei Paesi ricchi la natalità è scarsa), così come non è il PIL alto che fa automaticamente la felicità (informatevi su cosa sia la “decrescita felice”). Infatti l’Africa avrà pure tanti problemi, di cui la causa siamo anche noi occidentali che per secoli – e ancora oggi – abbiamo sfruttato senza scrupoli le risorse di quel Continente, ma di sicuro ha mantenuto quei valori umani e relazionali che nella parte ricca del mondo stanno scomparendo del tutto. Perciò la miglior cosa da fare per dare ai bambini africani, e quindi all’Africa, un futuro non è quella di dire “fate meno figli”, ma è quella di dare agli africani ciò che spetta loro di diritto e che per tanto tempo noi abbiamo loro negato, cioè il controllo sulle proprie risorse (l’Africa è un Continente ricchissimo!) e sulle proprie terre. Per fare questo dobbiamo “accompagnarli”, ad esempio insegnando loro a costruire case, ponti, strade, a guarire malattie, a potabilizzare l’acqua, a coltivare al meglio le proprie terre, a gestire al meglio le risorse di cui dispongono. Nel far questo i tanti bimbi africani non solo non sono più un “problema”, ma diventano una risorsa, poiché più sono i cervelli che ragionano e studiano e le mani che lavorano e più velocemente la condizione sociale di un popolo migliora! Ecco: le missioni cattoliche portano avanti proprio questo concetto di sviluppo.

    La “scorciatoia” illusoria del preservativo e di altri anticoncezionali, purtroppo propaganata anche dall’ONU (che, in definitiva, è in mano alla Massoneria), rischia di sbarrare la già impervia strada verso lo sviluppo umano autentico delle popolazioni più povere del nostro pianeta.

  11. francesco ha detto

    La contraddizione sul “consenso unanime” è semplicemente favolosa. Ma anche la frase “i cattolici possono dire la loro, ma non influenzare […] nuove leggi” ha un non so ché di profondamente umoristico.

  12. nicola ha detto

    “I cattolici possono dire la loro, ma non influenzare o boicottare nuove leggi. Questo è profondamente ingiusto”
    Ossia possono dire la loro ma non devono essere ascoltati da nessuno per non influenzare o boicottare. Sarebbe come imbavagliare, non dico i cattolici, ma chi dissente. Questa è l’esenza della democrazia che predicano costoro: o canti in coro e ripeti le scemenze a loro gradite o non deve sentirti nessuno.
    Una vriante in peggio dello stalinismo:Stalin aveva come fine la costruzione del socialismo e i fatti lo hanno provato; costoro hanno come fine la loro fortuna personale e i ftti lo dimostrano perchè un personaggio del genere in condizioni normali dovrebbe guadagnarsi il pane lavorando non dicendo stronzate.

  13. nicola ha detto

    Associare Odifreddi ad un personaggio del genere è una bestialità. Odifreddi è miscredente e anticlericale, ma si tro a suo agio in logica, questo personaggio si trova a suo agio in stupidaggini pronunciate seriosamente. E se ci crede in ciò che dice significa solo che è un piccolo abitante di creta.

  14. Paolo ha detto

    Fa sempre sorridere quando si leggono definizioni del tipo “pretesa soggettiva” o “desiderio personale” quando si tratta del doveroso riconoscimento delle famiglie formate da due persone dello stesso sesso. Così come è ridicolo che ciò venga definito “relativismo” (termine ormai abusato e diventato uno dei mantra dell’ideologia religiosa insieme a lobby gay e laicismo).
    Essendo ormai stato dimostrato da anni, su solide ed inequivocabili basi scientifiche, che l’omosessualità è un naturale e normale orientamento omosessuale, al pari dell’eterosessualità, è semmai assurdo “relativismo” considerare a riguardo le soggettive ed infondate visioni delle ideologie religiose che possono dire tutto e il contrario di tutto, essendo unicamente fondate su “verità” più o meno campate per aria. Ideologie che nè sono titolate nè hanno le competenze per poter pretendere che l’orientamento omosessuale venga considerato qualcosa di diverso da quello che è.

  15. cornacchia ha detto

    Le parole di Lucio Pegoraro sono state estrapolate dal contesto. Il Professore intende affermare che, nell’ottica giusnaturalista (che Voi sostenete), i diritti sono assegnati dalla ragione e prescindono dalla cultura di riferimento, mentre, secondo la concezione positiva, un diritto è tale solo se riconosciuto dall’idem sentire.
    Paradossalmente, è la Vostra posizione a favorire le rivendicazioni degli omosessuali.
    Nel merito, non comprendo come possa negarsi che la libertà di vivere le relazioni omosessuali con la medesima libertà di quelle eterosessuali possa considerarsi un abuso del diritto. Al massimo, si può ritenere che il matrimonio omosessuale sia un abuso del diritto, ma non certo la libertà sessuale che è riconosciuta (anche dalla natura e dalla ragione) a qualunque persona anche non sposata.

  16. Daniele ha detto

    L’Associazione Radicale “Certi Diritti” ha formulato una propria proposta di “Legge contro l’omofobia” articolata in 7 punti: http://www.iomimpegno.org
    Sono tutti punti che, se attuati, produrrebbero un disatro sociale.
    Tra questi, in particolare, ce n’è uno, il N° 3, che dice che “la Legge deve non solo contrastare le violenze fisiche e verbali contro gli omosessuali, ma anche contratastare A LIVELLO CULTURALE le tesi di coloro che si oppongono al riconoscimento dei diritti degli omosessuali, tesi queste che fomentano l’odio verso gli omosessuali”.
    A parte il fatto che si dice un’enorme falsità, cioè non è vero che essere “contrari al matrimonio tra omosessuali” significhi automaticamente essere “contro gli omosessuali” o addirittura “odiarli”, va notato che se passasse questa proposta, allora, chiunque si dichiarasse contrario, ad esempio, al matrimonio tra omosessuali e alle adozioni per tali coppie sarebbe perseguibile a norma di Legge. Troveremmo fuori dalle Chiese, ad esempio, la polizia ad attendere, con il blocchetto delle multe già pronto, i preti e i fedeli che, aderenti all’insegnamento della Chiesa, dichiarassero la propria contrarietà a concedere “certi diritti” agli omosessuali.
    Ovviamente questa proposta di Legge andrebbe palesemente in contrasto con l’Art. 21 della Costituzione (quello sulla libertà d’espressione), per cui i Legislatori sarebbero costretti, onde evitare la bocciatura da parte della Corte Costituzionale, a modificare l’Art. 21 in questa maniera “La Repubblica tutela la libertà d’espressione, salvo il caso in cui tale espressione sia contraria ai diritti degli omosessuali”.
    Sarebbe il delirio totale.

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