Rivoluzione e illuminismo: genitori di tutte le ideologie moderne

Rivoluzione FranceseIl presidente Giorgio Napolitano, in un recente intervento sull’Osservatore Romano ha affermato che «è stato impossibile -se non per piccole cerchie di nostalgici sul piano teoretico e di accaniti estremisti sul piano politico- sfuggire alla certificazione storica del fallimento dei sistemi economici e sociali d’impronta comunista».

Finalmente una chiara dichiarazione autorevole. Ma non è una posizione scontata: tutti sono pronti a condannare il fascismo ma esistono ancora molti che faticano a prendere le distanze dal comunismo, e altri che invece proseguono a sostenerlo. Marco Rizzo, leader dei Comunisti italiani (Sinistra Popolare) ha ad esempio recentemente espresso dolore e condoglianze per la morte di uno dei peggiori dittatori della storia del ‘900, Kim Jong-il della Corea del Nord.

Giovanni Fighera, docente nei licei classico e scientifico e ricercatore di Filologia moderna presso l’Università degli Studi di Milano (e autore di questo blog) ha dato un’ottima definizione di “ideologia”: «Il termine indica un pensiero o un sistema di pensiero pregiudiziale, senza un fondamento di verifica nella realtà. Quindi, lo sguardo ideologico è quella modalità di trattare il reale non partendo dall’osservazione e dal desiderio di conoscenza dello stesso, bensì dall’idea preconcetta che si possa già avere». Tutto il contrario del cristianesimo, che non nasce all’interno dell’uomo, non nasce da un’idea ma -come ha spiegato Benedetto XVI- «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva».

Nel suo interessante articolo su La Nuova Bussola Quotidiana ha correttamente spiegato che la madre di tutte le ideologie contemporanee e quelle XX secolo è la Rivoluzione francese, perché, citando Giacomo Leopardi, «lo scopo non solo dei fanatici, ma dei sommi francesi o precursori, o attori, o […] complici della rivoluzione era esattamente di fare un popolo esattamente filosofo e ragionevole […] l’uso intiero, esatto e universale della ragione e della filosofia, dovesse essere il fondamento e la cagione e la fonte della vita e della forza e della felicità di un popolo». Come conseguenza di questo, spiega Fighera, ci furono centinaia di migliaia di morti, una violenza inaudita nei confronti della tradizione cattolica francese, l’eliminazione della libertà di culto e di pensiero. Pensiamo alla ghigliottina di Danton, alla Legge dei sospetti e agli Anni del Terrore, altro che “liberté, égalité, fraternité“!!

E la Rivoluzione francese è figlia dell’Illuminismo, dove «dimenticandosi dell’abisso di male cui può pervenire l’uomo, l’Illuminismo francese propone una visione positiva della storia e del mondo, scordandosi, però, della persona. La positività riguarda la società nel suo progresso, non il singolo. Tutta la vita del singolo deve impegnarsi nella realizzazione di questo ipotetico futuro, che non risponde alle domande di felicità del cuore del singolo». Dall’Illuminismo al positivismo e con la «consolidata fiducia nella scienza e nel progresso, si rafforza nella convinzione che l’uomo possa finalmente realizzare un mondo perfetto senza Dio, confidando nelle “scienze positive” o nelle nuove dottrine politiche».

I totalitarismi del ‘900 furono impostati sull’ateismo e/o sul positivismo scientista (nazismo ed eugenetica, ateismo scientifico obbligatorio nelle università sovietiche ecc.) ma sono arrivate a mostrare «l’inanità dello sforzo umano di poter costruire un mondo migliore senza Dio ricorrendo sempre alla violenza e alla sopraffazione».

Ancora oggi non sono tramontate le ideologie, si continua a presumere di «costruire la nuova città, di creare l’oasi, di fondare il mondo nuovo sulle ceneri del vecchio, che avrebbe palesato tutta la propria insufficienza». Relativismo, progressismo, ecologismo, libertinismo sessuale, teorie del gender…«le nuove ideologie mostrano sempre la medesima presunzione che l’uomo possa prendere il posto non più occupato da Dio e finalmente, lontano da ancestrali fantasie religiose e superstiziose, realizzare il mondo giusto, equo, fondato sul diritto e su una morale al passo con i tempi».

Ancora una volta si ripete il peccato presuntuoso di Adamo ed Eva, ancora una volta la storia è pronta a dichiarare fallita l’ennesima rincorsa all’idolo di turno.

20 commenti a Rivoluzione e illuminismo: genitori di tutte le ideologie moderne

  • edoardo ha detto:

    Cercate “SANFEDISMO” su Wiki e leggete il secondo capitoletto “Nel regno di Napoli”.

    • MarcoF ha detto:

      Grazie, non lo conoscevo!!!! “Stranamente” i libri di storia se ne dimenticano di parlarne, tanto del sanfedismo come dei martiri della Vandea….

    • Controinformato ha detto:

      quindi la Vandea non era l’unica…

    • Lorenz ha detto:

      Ha ragione. Il Sanfedismo fa parte di un periodo storico che viene storiograficamente detto delle “insorgenze”, verificatesi in Italia tra il 1796 ed il 1799, in risposta all’occupazione francese ed alle neonate repubbliche di ispirazione giacobina. In esse le popolazioni locali, profondamente attaccate ai loro usi e tradizioni, nonché alla fede cattolica, mossero contro gli invasori francesi portatori di una presunta “libertà ed uguglianza”, ma pur sempre assatanati da uno spirito anti-religioso (oltre al famoso card. Rufo, ci furono episodi di insorgenze anche nel bresciano, nel bergamesco ed in varie altre aree d’Italia). Purtroppo esse ebbero solo dei risultati temporanei, dato che l’anno seguente (nel 1800) Napoleone scese di nuovo in Italia, occupandola e imponendo i risultati della rivoluzione (per carità con alcuni aspetti positivi come la centralizzazione del potere, l’introduzione dei registri di protocollo, dei codici civili, ma anche con la soppressione di numerosi ordini religiosi e la conseguente espropiazione dei loro beni).

      La cosa nauseante è che si parla esclusivamente bene della rivoluzione e mai dei suoi lati peggiori. Si tace spesso delle insorgenze e, quando se ne parla, si fanno le solite batutte ed i soliti falsi moralismi (senza parlare di coloro che vedono i soliti “complotti” dello Stato Pontificio per impedire l’unità; certo che molti hanno un’ampia fantasia… mha…)

  • Vincenzo ha detto:

    Già prima avevo disistima di Marco Rizzo, soprannominato “Il pelato”da GianPaolo Pansa; dopo questa sua ammissione di simpatia verso il regime paleocomunista della Corea del Nord, non rimane che prendere atto che anche in oggi esistono non poche persone completamente intossicate da continue e fortissime dosi di ideologismo della peggior specie somministrate da tipi come il Rizzo. Già sembra purtroppo preannunciarsi una nuova e folta schiera di persone fortemente ideologizzate a mezzo internet dal duo Casaleggio /Grillo .

    • edoardo ha detto:

      Rizzo e tutti i suoi accoliti li considero dei fuori-gioco.
      Secondo me, concentrare il “fuoco” contro di loro è sprecare munizioni (parlo in linguaggio figurato, non ci dovrebbe essere nemmeno bisogno di dirlo).
      Ormai sono dei falliti, e ripetono la stessa solfa che hanno sempre ripetuto da quando avevano 16 anni o giù di lì perché non sanno fare altro.
      Il nuovo nemico adesso non sono loro.
      Cosa vuoi che facciano che non riescono nemmeno ad avere il minimo per superare lo sbarramento per essere rappresentati in Parlamento, e si coalizzano in neo-formazioni, ma nemmeno così riescono a superare lo sbarramento del 4%?
      Il nemico oggi non ha una etichetta, è sfuggente, parla di rivoluzioni come nel 900, ma alle spalle ha la borghesia laico-massonica, la stessa a cui fanno capo personaggi della finanza e della new-economy neo-liberista.
      Falce e martello è morto e seppellito. Ci hanno pensato Woityla e Walesa a fare da detonatori e poi quel mondo, una volta innescato, è esploso da sé, perché i tempi erano maturi.
      Poi la nuova ideologia ha viaggiato sulle reti televisive, ed ora sui social network.
      Abbiamo solo cambiato nemico, o in molti casi è il nostro nemico di ieri che ha cambiato pelle, come i serpenti a primavera.

    • Emanuele ha detto:

      Millenarismo e new-age sono duri a morire…

  • Gab ha detto:

    http://www.agi.it/estero/notizie/201303091642-est-rt10128-pakistan_3mila_musulmani_assaltano_casa_di_cristiano_blasfemo

    E mentre all’estero i cristiani sono continuamente oggetto di violenza (anche in Italia a dire il vero), noi stiamo qua a costruire moschee da tutte le parti.

    Spero che i Cardinali ci riflettano invece di tendere ulteriormente la mano col rischio di spezzare il braccio.

    La “egalité” religiosa anch’essa figlia dell’illuminismo.

  • Emanuele ha detto:

    Un po’ di tempo fa, sostenni su questo blog che liberismo, comunismo e nazismo era tutti figli della stessa madre: la rivoluzione francese. Purtroppo é passato qualche mese e non riesco a ritrovare il post…

    Sostenevo che gli ideali della rivoluzione erano sostanzialmente eresie cristiane (basta vedere le tre parole, libertà uguaglianza e fraternità, tutte reperibili nei Vangeli). Sostenevo, inoltre, che l’estremizzazione di questi ideali ha portato alle tragedie dell’800 e ‘900. Infatti, la libertà è diventata presto liberismo e poi capitalismo; l’uguaglianza è diventata egalitarismo e poi comunismo; la fraternità è diventata cameratismo e nazionalismo e poi nazismo e fascismo. Del resto ciò era previsto anche nel Sillabo, tanto deriso e criticato…

    Fui deriso da commentatori “laici” ed altri presero le distanze… Oggi noto che però non ero del tutto fuori dal seminato…

  • Pino ha detto:

    per chi ha voglia e tempo di leggerlo ripropongo questo illuminante testo sulla rivoluzione francese

    Dalla rivoluzione francese alla democrazia totalitaria

    La Rivoluzione: strategia di presa del potere da parte di una infima minoranza ideologica

    Scrive Alphonse Marie Louise de Lamartine, uomo della rivoluzione, nelle sue famose – Confidenze- ( libro II, capitolo II ): ” Si è in errore quando si immagina che le origini della Rivoluzione francese debbano cercarsi in basso, (…) non è il popolo che ha fatto la rivoluzione, ma la nobiltà, il clero e la parte pensante”.
    Il rivoluzionario Camillo Desmoulins, che il 12 luglio 1789 dette il via alla sommossa che portò due giorni dopo alla caduta della Bastiglia, scriveva: ” Forse che mi si può negare, a me, che ero al palazzo reale il 14 luglio, che la nostra rivoluzione del 1789 era stato un affare combinato fra il ministero britannico ed una parte della minoranza della nobiltà?
    Forse che mi si può negare che le radici della rivoluzione francese erano tutte aristocratiche?
    Forse che mi si può negare che ci sono stati nel cuore della rivoluzione dei macchinisti della rivoluzione?”.(1)
    Non si può dimenticare che la massoneria è nata in Inghilterra e da là si è diffusa nel mondo.
    In Inghilterra sono stati iniziati alla massoneria i padri culturali della Rivoluzione Francese, Francois Marie Arouet de Voltaire e Jean Jacques Rousseau.(2)
    Sempre in Inghilterra fu iniziato Sebastiao José de Carvalho e Mello marchese de Pombal che può essere considerato un precursore della rivoluzione. Per iniziativa del marchese de Pombal, primo ministro del re del Portogallo, seguito poi da quasi tutti i monarchi d’Europa e in particolare dal re di Francia ( nell’anno 1769 ), si arrivò alla soppressione dell’ordine dei Gesuiti come prima grande strategia per eliminare ogni influenza dottrinale della Chiesa sui detentori dell’autorità e quindi sulla società civile.(3)
    Anche il feroce Jean Paul Marat fu iniziato in Inghilterra: egli, fin dalla sua prima opera ( Le catene della schiavitù ) scritta in inglese nel 1774, teorizzò la necessità della dittatura per il trionfo dello Stato laico, anticipando le figure di Maximilien Francois Isidore de Robespierre e di Napoleone Buonaparte.(4)
    Non c’è niente di più falso del mito storiografico, diffuso da oltre duecento anni, secondo cui la rivoluzione francese fu la rivolta di un popolo oppresso contro una classe dominante. Il mito principale della Rivoluzione francese, che essa fu una rivolta contro la nobiltà, è falsa.
    I recenti studi storici, in particolare le documentazioni dello storico americano Donald Greer e quelle di Norman Hampson, confermano che pochi furono i nobili uccisi dalla Rivoluzione. Fra le vittime assassinate sotto il terrore solo l’8,5% appartiene alla nobiltà, mentre il 91,5% appartiene al popolo.
    Su circa 400.OOO nobili viventi nel 1789, vi sono soltanto 1.158 esecuzioni, equivalenti in percentuale allo 0,03%, e soltanto 16.431 emigrati, cioè il 4%. (5)
    Il sacrificio di questa piccola percentuale di nobili può essere letto come conseguenza di una lotta della nobiltà – settaria – contro quella piccola parte della nobiltà che si ostinava a rimanere fedele alla dottrina naturale e cristiana e che quindi, con la sua presenza, ostacolava il progetto di scristianizzazione della Francia.
    In realtà il principale avversario della rivoluzione è il cristianesimo: la nobiltà e la monarchia vengono attaccate solo quando dimostrano di difendere le istituzioni più vicine alla dottrina sociale del cattolicesimo.(6)
    Nel gergo rivoluzionario il termine – aristocratico – non designa affatto un membro della nobiltà ma un nemico della rivoluzione. Così venivano considerati – aristocratici – gli operai e i contadini cattolici che si ribellavano alla rivoluzione, proprio come accadeva nella rivoluzione bolscevica dove venivano chiamati – borghesi – i contadini e gli operai che si opponevano al comunismo. La Rivoluzione Francese regala ai nobili, con la soppressione della decima, una cifra di circa 100 milioni di lire all’anno che fino ad allora veniva versata alla Chiesa ( una cifra enorme se si pensa che il bilancio statale era di 500 milioni di lire annue ). Nel febbraio del 1794, in pieno Grande Terrore, un decreto della convenzione protegge espressamente i castelli dei nobili e il comitato di salute pubblica rifiuterà sempre di escludere i nobili dall’esercito e dalle cariche pubbliche. I capi principali della Rivoluzione Francese erano membri della nobiltà: il marchese di La Fayette, il conte di Mirabeau, Robespierre, il visconte di Barras. (7)
    L’assolutismo monarchico favoriva l’azione degli – illuminati – perché è più facile conquistare una nazione quando la società è disarticolata ed il potere esiste solo al vertice.
    Il liberale Alexis De Tocqueville descrive come l’accentramento o concentrazione del potere si introdusse lentamente fra gli antichi poteri della società organica della Francia e senza abbattere gli istituti, anzi, conservando ad essi gli antichi nomi e gli antichi onori, li aveva a poco a poco derubati di ogni autorità costruendo all’interno di quelli un altro potere: la figura dell’intendente, del quale in passato non si conosceva neppure il nome, aveva sostituito tutto e tutti.
    La concentrazione del potere, dice De Tocqueville, che era la parte negativa e malata dell’antico regime, fu proprio l’unica istituzione che la Rivoluzione fece sopravvivere adattandola al suo nuovo stato sociale.
    L’accentramento amministrativo dell’antico regime non è morto nella Rivoluzione perché esso stesso era il principio della Rivoluzione.
    Per tali motivi è lecito pensare che l’assolutismo, fenomeno rivoluzionario che costruisce le fondamenta dello stato moderno che uscirà dalla rivoluzione francese, sia stato ispirato e favorito dai macchinisti della rivoluzione.
    D’altra parte il professor Plinio Correa De Oliveira spiega che l’assolutismo dei legisti che si padroneggiavano nella conoscenza vanitosa del diritto romano, fu la conseguenza, nel campo del diritto, di quella mentalità neopagana e di quel materialismo pratico che portarono alla decadenza del medioevo e divennero sempre più chiari a partire dal XV secolo. (8)
    Tuttavia, non è una supposizione ma è un fatto storico che, prima della Rivoluzione, le leve del comando nell’Antico Regime erano nelle mani dei settari: basti dire che, attorno alla metà del settecento, molti difensori dell’autorità avevano avuto noie giudiziarie per aver osato criticare Voltaire e l’Encyclopédie.(9)
    Lo stesso re, Luigi XVI, era iscritto ad una loggia massonica di Corte e aveva costretto alle dimissioni i ministri lealisti. Una potente lobby ( sul tipo della commissione trilaterale ) influenzava il governo in modo determinante: era il Club dei trenta di cui facevano parte – patrioti- come Charles Maurice Périgord de Talleyrand, vescovo di Autun, Honoré Gabriel Mirabeau, Marie Joseph La Fayette e l’abbé Emmanuel Joseph Siéyès.(10)
    La moglie di Luigi XVI, Maria Antonietta, non era da meno del marito: era sorella dell’imperatore massone d’Austria Giuseppe II, figlio di Francesco Stefano di Lorena, primo principe regnante del continente ad iscriversi alla massoneria. (11)
    Maria Antonietta condivideva a tal punto le idee rivoluzionarie che si recò in pellegrinaggio con tutti i principi e le principesse a Ermenonville, per rendere omaggio alla tomba di Rousseau.(12)
    Prima della Rivoluzione Francese il laboratorio delle idee era nelle mani della massoneria e il potere era di fatto nelle mani dei mercanti e dei banchieri che governavano il paese in nome del re e dei ministri: il banchiere, spesso protestante e straniero, è completamente indipendente dal regime, la banca sfugge ai vincoli del sistema corporativo. Il banchiere è per natura un cosmopolita, i suoi depositi sono sparsi in tutto il mondo, dispone di corrispondenti su tutte le piazze d’Europa, è completamente – sradicato – dalla società francese e rappresenta l’agente più attivo della trasformazione in senso capitalistico- liberale della società. (13)
    Nel 1789, nonostante i gravi danni provocati dall’assolutismo ( che aveva distrutto la società organica ispirata al principio di sussidiarietà della Chiesa ), la ricchezza di tutti i ceti sociali era in crescita, fatta eccezione per la nobiltà rurale.
    I contadini possedevano più della metà delle campagne e le tasse feudali non superavano mai il 10 o il 12 per cento del reddito del fondo: oggi il fisco sottrae, in Italia, più del 50 per cento del reddito. (14)
    In una nazione così ricca si verificò il crollo delle finanze statali a causa delle manovre del ministro delle finanze, Necker, voluto da Luigi XVI.
    Necker era un esponente dell’alta finanza internazionale, massone e calvinista: egli precipitò lo stato nell’abisso.
    Questo mago della finanza seppe fare solo una cosa: concedere facilitazioni inconcepibili a chiunque volesse aiutarlo a rovinare la nazione.
    Egli faceva proprio ciò che lui stesso aveva scritto dovesse essere evitato:” (…) fare debiti senza aver provveduto agli interessi” (15)
    Luigi XVI aveva sempre ubbidito ai progetti dei settari: aveva approvato la soppressione della decima alla Chiesa, l’interdizione dei voti religiosi, la dispersione delle comunità religiose, la confisca di tutti i beni della Chiesa, la costituzione civile del clero che laicizzava la Chiesa separandola da Roma e obbligava i sacerdoti a prestare giuramento a questa costituzione.
    L’autore della costituzione civile del clero e il più autorevole rappresentante della Chiesa costituzionale è il cardinale E’tienne-Charles de Loménie de Brienne, arcivescovo di Sens e per due anni primo ministro di Luigi XVI. Il cardinale de Loménie de Brienne, amico dell’illuminista d’Alembert, più amante del lusso e del potere che della religione, aveva già preparato il suo progetto di Chiesa prima della Rivoluzione, negli anni in cui era primo ministro della monarchia.
    Luigi XVI, che aveva sempre dato la sua disponibilità al progetto dei rivoluzionari, non ebbe, in ultimo, la forza di firmare la legge di deportazione per i sacerdoti refrattari che venissero denunciati da almeno 20 cittadini ( legge del 27 gennaio 1792 ). Per questo venne deposto ed ucciso dopo un processo farsa in cui il capo della massoneria francese, Luigi Filippo d’Orlèans, primo principe del sangue, cugino del re, ne votò la morte. (16)
    La Rivoluzione francese non fu una rivoluzione del popolo ma una rivoluzione subita dal popolo e che giunse fino al genocidio.
    La Vandea aveva accolto con entusiasmo la Rivoluzione ma la luna di miele era presto finita a causa degli abusi compiuti dagli amministratori rivoluzionari.
    Il direttorio impose la coscrizione militare obbligatoria ( mentre prima solo i nobili andavano in guerra e, per il tributo del sangue, erano esentati dalle tasse) e nello stesso giorno furono chiuse tutte le Chiese. Fu la scintilla: i contadini vandeani si ribellarono e imposero ai nobili di mettersi al comando dell’esercito cattolico.
    Il governo rivoluzionario decise di sterminare tutta la popolazione della Vandea. Questa decisione, rimasta segreta per duecento anni, è stata recentemente scoperta, grazie a documenti ritrovati negli archivi militari, dallo storico Reynald Secher.
    Il governo rivoluzionario studiò e mise in atto le prime tecniche di sterminio di massa, come i forni crematori con cui venivano uccise le donne affinché nessuno potesse più procreare. Il grasso umano ricavato da questi forni veniva utilizzato per ungere le armi e le ruote dei carri.
    Vennero create concerie di pelle umana con la pelle ricavata dalle persone che venivano scuoiate vive e da questa macabra industria venivano creati gli stivali per i soldati: la storia insegna che un altro settario, Adolf Hitler, riprese con successo le tecniche di sterminio della popolazione la cui invenzione, in epoca moderna, spetta alla Rivoluzione Francese.
    Furono massacrate 250 mila persone su di una popolazione di 600 mila abitanti. Una cifra impressionante che, se viene rapportata alla popolazione francese attuale, equivarrebbe a 8 milioni di vittime. (17)

    Bibliografia:

    1) Camillo Desmoulins, Frammenti della storia segreta della Rivoluzione, citato in Les Documents Maconniques, ed. Librairie Francaise, 1986, pag.522

    2) cfr Les Documents Maconniques, ibidem, pag.923

    3) cfr La Rivista massonica, dicembre 1977, pag 619

    4) cfr Le Documents Maconniques, op. cit., pag 930

    5) cfr Jean Dumont, I falsi miti della Rivoluzione Francese, Effedieffe, Milano 1989, pag 25-26; Massimo Introvigne, La Rivoluzione Francese: verso un’interpretazione teologica?, Quaderni di Cristianità, anno I, n.2, estate 1985, pag 13-14

    6) cfr Jean Dumont, ibidem, pag 32-35; cfr Jean Dumont, La Revolution Francaise ou les prodiges du sacrilége, Limoges 1984

    7) cfr Jean Dumont, I Falsi miti fdella Rivoluzione Francese, op.cit., pag 25-27

    8) cfr Alexis De Tocqueville, L’Antico Regime e la Rivoluzione, Rizzoli Milano 1989,capitoli II e V; cfr Plinio Correa De Oliveira, Rivoluzione e Contro-rivoluzione, Cristianità Piacenza 1977, pag 71-73

    9) cfr Pierre Gaxotte, La Rivoluzione Francese, Mondadori Milano 1989, pag 77-79

    10) cfr Pierre Gaxotte, ibidem, pag 87

    11) cfr Carlo Francovic, Soria della massoneria in Italia, La Nuova Italia 1975, pag 35

    12) cfr Pierre Gaxotte, op. cit., pag 76

    13) cfr Gabriele De Rosa, Storia moderna, Minerva italica, Bergamo 1982, pag 278-279
    14) cfr Pierre Gaxotte, op. cit., pag 29-51
    15) cfr ibidem, pag 47-51

    16) cfr ibidem, pag 78 e pag 226-286; cfr Jean Dumont, I falsi miti della Rivoluzione Francese, op. cit., pag 34-35; Massimo Introvigne, op.cit., pag15

    17) cfr Reynald Secher, Il genocidio Vandeano, effedieffe Milano 1989; cfr Antonio Socci, Come l’89 c’è solo Hitler, , intervista a Pierre Chaunu, Il Sabato 29 aprile 1989, pag 76

    I Falsi miti della Rivoluzione

    In Vandea tutte le famiglie presso le quali si trovasse un crocifisso furono fucilate e le loro case incendiate, i preti furono uccisi o deportati.
    – Bisogna massacrare le donne perché non riproducano e i bambini perché sarebbero i futuri briganti-, questo scrissero e questo fecero: firmato dal ministro della guerra del tempo Lazare Carnot.
    Il generale Clébert si rifiutò di eseguire questo ordine:- Ma per chi mi prendete? Io sono un soldato non un macellaio.-. Allora hanno mandato Turreau, un alcolizzato con un’armata di vigliacchi.
    Dice Pierre Chaunu, lo storico della Sorbona, calvinista e liberale, che la Rivoluzione rese impossibile, in Francia, la trasmissione della fede per 15 anni. La pratica religiosa dopo 10 anni di Rivoluzione diminuì dal 90 al 10 per cento. Alle suore, come ai religiosi, la Rivoluzione offrirà subito la – libertà – dai conventi e perfino premi e riconoscimenti in caso di rinuncia spontanea e di matrimonio. A Parigi su 80 conventi femminili, con 2523 religiose, soltanto 12 suore accettano la libertà offerta dal governo rivoluzionario. Le autorità giacobine ricorrono allora alla forza e si vedranno così suore e frati salire al patibolo piuttosto che rinnegare i loro voti.
    Con la Rivoluzione francese, dice Chaunu, – per la prima volta possiamo osservare in azione una strategia di presa del potere da parte di una infima minoranza ideologica che diverrà il modello di tutti gli analoghi fenomeni del XIX e XX secolo, tra cui la rivoluzione russa -. (18)
    La presa della Bastiglia da parte del popolo di Parigi e la liberazione dei prigionieri è la prima grande menzogna costruita dalla propaganda rivoluzionaria nel corso della seduta dell’Assemblea Nazionale successiva ai fatti accaduti.
    In realtà, come hanno notato, nel momento in cui accadevano i fatti, testimoni assolutamente incontestabili quali i capi rivoluzionari Marat e Barras, si trattò di un’azione di sparuti gruppi di vagabondi e disertori, soprattutto tedeschi, che entrarono nella Bastiglia in cerca di munizioni ed entrarono dalla porta che fu aperta per ordine del governatore de Launay che invitò a pranzo gli assalitori. Dopo il pranzo, per ringraziamento, il governatore e gli ufficiali della guarnigione furono massacrati. La Bastiglia ospitava solo 7 detenuti e precisamente: 4 falsificatori di moneta, 2 pazzi furiosi che, liberati come filosofi, furono rinchiusi al più presto in manicomio, un maniaco sessuale, allievo del marchese De Sade, messo in prigione su richiesta della stessa famiglia.
    Le famose macchine da tortura rinvenute nella Bastiglia erano un’armatura medioevale presentata come un corsetto di ferro per stritolare le articolazioni e una macchina infernale che risultò essere una pressa da stampa che era stata sequestrata al tipografo per pubblicazioni oscene.
    La Rivoluzione Francese ebbe come primo scopo la scristianizzazione della Francia e diventerà antimonarchica solo quando fallirà il disegno di una monarchia al servizio della rivoluzione antireligiosa. Infatti il primo, vero atto insurrezionale che svela l’essenza anticattolica della Rivoluzione Francese non è la menzogna della Bastiglia ma il saccheggio e la distruzione della casa religiosa di San Lazzaro a Parigi, fondata da San Vincenzo de’ Paoli. Saccheggio e distruzione avvenuti il giorno prima della presa della Bastiglia, cioè il 13 luglio 1789. La sera dello stesso giorno, il giornalista Restif de la Bretonne, rischiò di venire massacrato perché scambiato per un prete. (19)
    L’infima minoranza dei settari soppresse la decima che nessun popolo chiedeva di sopprimere perché con la decima venivano finanziati gli ospedali e le scuole. I beni del clero erano stati donati alla Chiesa nel corso dei secoli e però consistevano soltanto nel 7 per cento delle terre ( i contadini possedevano più della metà delle campagne ). I beni della Chiesa, che da secoli mantenevano scuole e ospedali, vengono accaparrati da una masnada di 80 mila famiglie di ladri, nobili e mercanti.
    La Rivoluzione Francese bloccò il progresso del pensiero umano: nel 1788, prima della Rivoluzione, il 43 % dei francesi sapeva leggere e scrivere, dopo la Rivoluzione si crolla al 39 % perché, sottraendo i beni alla Chiesa, il popolo rimase senza educazione. Inoltre la Rivoluzione Francese massacrò l’élite culturale e scientifica e gli scienziati che non furono massacrati dovettero emigrare. Lavoisier, padre della chimica moderna, fu ghigliottinato a 37 anni ( il caso di Lavoisier va moltiplicato per cento ), le Chiese furono trasformate in porcili e i tesori d’arte devastati. (20)
    La Rivoluzione francese portò al crollo dell’economia. Nel 1780 Francia ed Inghilterra erano i paesi più sviluppati del mondo. Nella produzione media pro capite la Francia aveva un indice di 110 e l’Inghilterra di 100. Dopo la Rivoluzione la Francia precipita a 60 contro 100 dell’Inghilterra. (21)
    La Rivoluzione francese inventa la guerra rivoluzionaria di conquista. Carnot, a nome del comitato di salute pubblica, trasmette ai generali il seguente ordine: -Bisogna vivere a spese del nemico-.
    Con questo ordine gli eserciti partono alla conquista del Belgio, della contea di Nizza, della Svizzera, della Renania, dell’Italia per riempire le casse del tesoro svuotatesi per il fallimento economico e finanziario del nuovo regime. (22)
    I veri beneficiari della Rivoluzione Francese non furono i poveri ma piuttosto i ricchi. Non a caso uno dei primi atti della municipalità rivoluzionaria di Parigi è un decreto che abbassa i salari minimi dovuti agli operai. Il salario minimo di un tagliatore di pietra, che era di 5 lire prima della Rivoluzione, fu abbassato a 3 lire. Prima della Rivoluzione lo sciopero era tollerato, dopo la Rivoluzione Saint-Just ordina, nel 1794, l’arresto di chiunque tenti uno sciopero e con la legge Le Chapelier ( 14 giugno 1791 ) viene proibita qualunque associazione di lavoratori.
    Numerose furono le rivolte degli operai di Lione che, per ottenere consiglio e aiuto nei confronti di un’autentica presecuzione anti-operaia, si rivolgevano ai canonici-conti di Lione. (23)
    Altre menzogne costruite dalla propaganda rivoluzionaria sono quelle secondo cui il regime democratico e il riconoscimento dei diritti umani nascono con la Rivoluzione Francese.
    La Rivoluzione francese non inventò il regime democratico che esisteva già nel mondo classico e nel Medioevo era il regime tipico dei cantoni svizzeri. Con la Rivoluzione francese viene instaurata una democrazia rivoluzionaria di tipo illuminista che era già nata in Inghilterra nel 1688. (24)
    I diritti umani nascono con il cristianesimo: che tutti gli uomini sono liberi è un principio del Deuteronomio. A proposito dei diritti del 1789, lo storico liberale e protestante Pierre Chaunu, ripete sostanzialmente un giudizio già formulato dallo storico Fustelle de Coulange:- questi principi hanno mille anni, semmai la dichiarazione li formula in modo un pò astratto.
    Ma una cosa nuova c’è: hanno spacciato dei principi antichi per una scoperta loro e l’hanno usata come un’arma contro il passato. Questo è perverso-.
    I diritti umani della rivoluzione francese sono i principi cristiani interpretati in modo illuminista-massonico, ma la Rivoluzione Francese non ha la paternità di questa riformulazione illuminista perché tutti i principi che si trovano nella dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino erano già stati formulati nella dichiarazione di Thomas Jefferson nel 1783. (25)
    L’illuminismo è un vasto movimento culturale le cui idee si diffondono in tutta l’Europa. Ha come precursore Cartesio e sorge in Inghilterra sotto l’influenza, specialmente di John Locke, come ha riconosciuto Voltaire, ma anche sotto l’influenza della massoneria speculativa nata a Londra il 24 giugno 1717, la cui filosofia originaria, di tipo razionalista e illuminista, fu sintetizzata dal pastore presbiteriano James Anderson.
    L’illuminismo si sviluppa specialmente in Francia con Voltaire, Russeau, Diderot e ha la sua sintesi e costruzione storica con la Rivoluzione Francese. (26)
    La filosofia dell’illuminismo consiste soprattutto in tre principi: infallibilità della ragione, immacolata concezione dell’uomo, onnipotenza della volontà. (27)
    Gli illuministi credono nel mito dell’infallibilità della ragione ma in realtà la ragione umana non sempre riesce a distinguere la verità dall’errore sia per ignoranza e sia perché l’uomo, a causa della lotta fra le passioni e la volontà, finisce per ritenere giusto e vero ciò che gli conviene o ciò che gli piace.
    La ragione umana, nella ricerca delle verità, – (…) viene a trovarsi in difficoltà sotto l’influsso dei sensi e della immaginazione ed anche a causa delle tendenze malsane nate dal peccato originale. Da ciò consegue che gli uomini facilmente si persuadono, in tali argomenti, che è falso o quanto meno dubbio ciò che essi non vorrebbero che fosse vero-( 28)
    La dottrina della Chiesa insegna che senza la grazia, cioè senza l’aiuto di Dio, è impossibile conoscere tutte le verità fondamentali e rimanere nella conoscenza di esse. L’aiuto di Dio è presente nei sacramenti e nella dottrina della Chiesa e con la preghiera tale aiuto viene invocato e inserito nella propria vita.
    La – vita di preghiera – è la continua ricerca della presenza e della comunione con Dio in tutto ciò che facciamo: pensieri, parole, opere, gesti, ringraziamenti. (29)
    E’ merito della rivelazione e del magistero deputato a trasmettere e ad interpretare la rivelazione ( cfr Dei Verbum n.12 ) se la ragione, dopo il peccato originale, riesce a conoscere e a rimanere nella conoscenza della legge naturale con ferma certezza, senza mescolanza d’errore, facilmente e da parte di tutti. (30)
    Gli illuministi credono nel mito dell’immacolata concezione dell’uomo ma, in realtà, l’uomo non è per natura buono ma deve fare uno sforzo per essere padrone di se stesso e per rispettare i diritti degli altri.
    Il Concilio Vaticano II, nella costituzione pastorale Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, insegna che – là dove l’ordine delle cose è turbato dalle conseguenze del peccato, l’uomo già dalla nascita incline al male, trova nuovi incitamenti al peccato, che non possono essere vinti senza grandi sforzi e senza l’aiuto della grazia-.
    Senza la grazia l’uomo non può perseverare nello sforzo di combattere contro il peccato. (31)
    Gli illuministi credono nel mito della onnipotenza della volontà ma tutto ciò che per l’uomo è possibile fare non è, per ciò stesso, moralmente ammissibile: il dominio che l’uomo ha sul suo corpo e su tutti gli aspetti della realtà non è assoluto ma relativo, cioè non può andare oltre i limiti posti dalla stessa legge naturale. Anzi, il vero dominio dell’uomo sulla realtà presuppone la conoscenza e il rispetto delle leggi fondamentali dell’ordine del creato.
    Le conseguenze della filosofia illuminista in politica ed in economia sono evidenti. In politica si ha la divinizzazione dello stato nelle forme dell’assolutismo e della democrazia totalitaria moderna. La volontà degli uomini che costituiscono lo stato ( sia esso il sovrano o la volontà della maggioranza ) diventa onnipotente e si pone al di sopra del bene e del male. In economia l’illuminismo dà origine alla fisiocrazia. I principi della fisiocrazia possono essere riassunti nel concetto secondo cui l’iniziativa del singolo in economia è sempre buona e non deve essere regolata: è come dire che la circolazione stradale è sempre buona e non deve esistere il codice della strada. Dalla fisiocrazia nasce il capitalismo selvaggio ed è la mentalità illuminista fisiocratica che, separando l’economia dalla morale, dà origine al fenomeno della tratta degli schiavi negri.
    Nel medioevo fu la regina cattolica Batilde, in Francia, ad abolire nel 650 la schiavitù. Nel 1500 ricomincia il fenomeno schiavista che assume il massimo spessore sociale e politico nel 1700, cioè proprio nel secolo dei lumi.
    Uno dei suoi fautori sarà Voltaire, padre della Rivoluzione Francese. Nel suo saggio sui costumi egli scrive:- I negri sono per natura, gli schiavi degli altri uomini. Essi vengono dunque acquistati come bestie-. Voltaire investì parte del suo patrimonio in una compagnia di navigazione che esercitava il trasporto degli schiavi negri verso le americhe. Contro la tratta degli schiavi si levò, inutilmente, il grido di protesta e la scomunica di papa Benedetto XIV. (32)

    Bibliografia:

    18) cfr Stefano M. Paci, quante idiozie su quegli anni bui, intervista a Pierre Chaunu, 30 Giorni, 1 gennaio 1987, anno V n.1, pag 19; cfr Antonio Socci, op. cit., pag 76, cfr Massimo Introvigne, op. cit., pag 11, cfr Pierre Chaunu, La civiltà dell’Europa dei Lumi, Il Mulino 1987

    19) cfr Jean Dumont, I falsi miti, op.cit., pag 12-13; cfr Vittorio Messori, Pensare la storia, ed. Paoline, Milano 1992, pag 310-312; Corrado Gnerre, L’illuminismo itinerario di contraddizioni, confutazione di un mito, Il Fedone, Battipaglia ( Salerno) 1994, pag 102

    20) cfr Antonio Socci, op. cit., pag.75, pag 74

    21) cfr Antonio Socci, ivi, pag 74

    22) cfr Jean Dumont, I falsi miti, op.cit., pag 73-77

    23) cfr Massimo Introvigne, op. cit. pag 16-17

    24) cfr Antonio Socci, op. cit., pag 75

    25) cfr Antonio Socci, ivi, pag 75; cfr Stefano M. Paci, op. cit., pag 18-19

    26) cfr Corrado Gnerre, op. cit., pag 7-8; cfr Massimo Introvigne, Massoneria e religioni, ed. Elle di ci, Torino 1994, pag 21-23

    27) cfr Corrado Gnerre, ivi, pag9-11, 33-40

    28) Pio XII cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.37

    29) cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.2565

    30) cfr Dei Verbum n.6; Conc. vaticano 1, sess.III, cap.2, Denz.1786

    31) cfr Gaudium et spes n.25, Concilio di Trento, sess.VI, cap.2, Denz.812

    32) cfr Corrado Gnerre, op.cit., capitoli II° e III°; Massimo Introvigne, intervista con Régine Pernoud, Il medioevo: l’unica epoca di sottosviluppo che ci abbia lasciato delle cattedrali, Cristianità, N.117 gennaio 1985, pag 10

    I diritti e i principi della Rivoluzione Francese

    La Rivoluzione Francese non fu la rivolta contro un regime ingiusto ma fu soprattutto una rivoluzione programmata contro l’ordine naturale e cristiano.
    Alle ingiustizie sostituì l’ingiustizia per eccellenza: il bene d’ora in poi sarà solo ciò che il potere stabilirà essere tale.
    La legge morale naturale non sarà più la misura dell’autorità, il metro di giudizio che indica i suoi limiti: l’autorità della volontà generale non ha più limiti, essa diventa onnipotente. I diritti umani, non derivando dalla natura dell’uomo, non sono più sacri, assoluti, definitivi e inviolabili: essi nascono dal potere della volontà generale che può modificarli, per cui diventano relativi, transitori, soggetti al potere dell’uomo che in questo modo diventa padrone di altri uomini. Si tratta dell’inizio del totalitarismo che, a differenza della dittatura, non solo concentra il potere ma pretende di fondare esso stesso la morale.
    Insegna Giovanni Paolo II:” In gran parte del pensiero contemporaneo, ogni riferimento a una – legge – garantita dal Creatore è assente. Rimane soltanto ciascuna scelta individuale di questo o quell’obbiettivo come conveniente o utile in un dato contesto di circostanze. Non esistono più cose considerate intrinsecamente – buone – o – universalmente vincolanti -. I diritti vengono affermati, ma, poiché non hanno alcun riferimento con una verità oggettiva, vengono privati di ogni solida base “. (33)
    Ai settari che hanno ispirato e preparato la Rivoluzione francese interessava distruggere la legge morale naturale, allontanare la verità dalla società. I concetti di destra, centro e sinistra nascono con la Rivoluzione francese e sono l’anticipazione filosofica e la traduzione politica della dialettica hegeliana della tesi, dell’antitesi e della sintesi, con cui viene negata l’esistenza di un ordine naturale da conoscere e in cui scoprire delle verità: infatti, vero è ciò che corrisponde alla realtà. Ugualmente, definirsi progressisti, conservatori o moderati, è una versione aggiornata delle solite categorie topografiche della sinistra, della destra e del centro. Progredire significa andare avanti, ma non ha senso andare avanti senza sapere dove andare. Conservare, che è l’esatto contrario del consumare, non ha senso senza specificare che cosa bisogna conservare.
    Essere moderati significa essere contenuti entro giusti limiti: si tratta della riedizione del vecchio adagio secondo cui la virtù sta nel mezzo e cioè nel centro. Ma anche qui bisogna specificare quali sono i limiti e quali quelli giusti perché, altrimenti, un centro puramente geometrico trae la sua ragion d’essere solo dall’esistenza di una destra e di una sinistra, senza le quali esso non potrebbe esistere. L’inventore della teoria, secondo cui la virtù sta nel centro, è stato Aristotele. Ma Aristotele sosteneva che questa teoria valeva soltanto per quelle virtù che riguardavano gli eccessi degli istinti o dei piaceri: ad esempio, tra gli eccessi della prodigalità e dell’avarizia, la virtù che sta nel mezzo è la generosità. Lo stesso Aristotele insegnava che la teoria del giusto mezzo non valeva per le virtù superiori ( diano-etiche ): infatti, chi può sostenere che la virtù di un uomo consiste nel tenere il giusto mezzo, cioè il centro, tra la sapienza e l’ignoranza, tra la giustizia e l’ingiustizia, tra la verità e l’errore? La Rivoluzione francese, nata soprattutto dalla volontà di liberare la politica da ogni sottomissione alla legge naturale, ha creato i concetti di sinistra, destra e centro, come acceleratore, freno e frizione della macchina politica, la quale, nel fabbricare ciò che conviene agli uomini ( e ciò che conviene non sempre coincide con ciò che è giusto ) ha bisogno di una continua mediazione tra opposte convenienze.
    La Rivoluzione francese ha trasformato tutto l’ordine giuridico in un mercato; ma non si può assoggettare il diritto alla legge della domanda e dell’offerta, né si possono vendere al mercato i diritti assoluti, sacri ed inviolabili della persona umana, perché questi sono e devono rimanere al di sopra del legislatore stesso. La democrazia atea, nata dalla rivoluzione francese e in cui noi viviamo, ha dato alla volontà della maggioranza un potere illimitato che non ammette alcun appello ad una legge superiore e moralmente obbligante.
    Il funzionamento del diritto, nella democrazia atea, è analogo al lavoro della loggia massonica: quando il lavoro di loggia comincia, i muratori devono accettare il principio secondo cui ogni valore e ogni verità devono essere messi in questione e devono diventare negoziabili e perciò devono accettare la prospettiva secondo cui ogni verità può essere sostituita da una sintesi superiore.
    Per tali motivi la massoneria non è una dottrina ma un metodo, ma il metodo massonico è un dogma: infatti tutto può essere messo in questione, tranne il metodo stesso.(34)
    Il trinomio liberté, fraternité, egalité imita il cristianesimo ma dando a queste parole, che contengono verità cristiane, delle finalità antitetiche al cristianesimo.
    Pio XII spiega che “(…) i grandi princìpi di libertà, di uguaglianza e di fraternità, cui si vogliono richiamare le democrazie moderne (…), pena le peggiori contraffazioni, devono essere intese, è ovvio, come le intendono il diritto naturale, la legge evangelica e la tradizione cristiana, che ne sono nello stesso tempo – ed esse soltanto – gli ispiratori e gli interpreti autentici”. (35)
    Papa Benedetto XV, nel promulgare il decreto sull’eroicità delle virtù del Beato Marcellino Champagnat, pronunciò una memorabile allocuzione dove insegnò che i princìpi rivoluzionari del 1789 contenevano la somma di tutti gli insegnamenti dei falsi profeti:” Erano profeti che si atteggiavano a vindici dei diritti del popolo, preconizzando un’era di libertà, di fraternità, di uguaglianza; e chi non li avrebbe detti ammantati a guisa di agnelli – in vestimentis ovium-!
    Ma la libertà preconizzata da quei profeti apriva l’adito non al bene ma al male; la fraternità predicata da quei profeti non salutava Iddio come unico padre dei fratelli; e l’uguaglianza annunziata dagli stessi profeti non poggiava sull’identità dell’origine, non della comune redenzione, né sulla non diversa destinazione di tutti gli uomini.
    Ahimé erano profeti che predicavano una uguaglianza distruggitrice della differenza di classi voluta da Dio nella società; erano profeti che dicevano fratelli tutti gli uomini, per togliere l’idea della soggezzione degli uni agli altri: erano profeti che proclamavano la libertà di fare il male, di chiamare luce le tenebre, di confondere il falso col vero, di preferire quello a questo, di sacrificare all’errore ed al vizio i diritti e le ragioni della giustizia e della verità.
    Non è malagevole intendere che quei profeti, presentatisi in vesti di agnelli, intrinsecamente, ossia nella realtà, dovevano apparire lupi rapaci(…).
    E qual meraviglia che contro questi falsi profeti dovesse risuonare una parola terribile: guardatevene! -Atténdite a falsis prophetis-.(…)
    Atténdite a falsis prophetis: ecco le parole che praticamente ripeteva chi voleva arrestare la fiumana di errori e di vizi che, per opera della Rivoluzione francese, minacciava di allagare la terra.(…)
    Quei princìpi ( dell’ottantanove) contenevano la somma degli insegnamenti dei falsi profeti (…).”(36)
    Nella sua visita a Frascati, il 1 settembre 1963, facendo riferimento all’opera che in quella città svolse san Vincenzo Pallotti, Paolo VI fece le seguenti considerazioni sulla Rivoluzione francese e il suo motto Libertà, uguaglianza, fraternità: ” Siamo nel periodo successivo alla Rivoluzione francese con tutti i disastri e le idee disordinate e caotiche e nello stesso tempo frementi e ancora fiduciose, che quella rivoluzione aveva posto negli uomini del secolo antecedente. C’era grande bisogno di mettere ordine e, si direbbe, di staticizzarlo, di renderlo saldo come deve essere. Nel contempo si notava il fermento di qualche cosa di nuovo; c’erano delle idee vive, delle coincidenze fra i grandi princìpi della rivoluzione, che null’altro aveva fatto se non appropriarsi di alcuni concetti cristiani: fratellanza, libertà, uguaglianza, progresso, desiderio di sollevare le classi umili: adunque, tutto questo era cristiano, ma ora aveva assunto un’insegna anticristiana, laica, irreligiosa, tendente a snaturare quel tratto del patrimonio evangelico, inteso a valorizzare la vita umana in un senso più alto e più nobile “.(37)
    Nell’omelia alla Messa tenuta all’aereoporto Le Bourget, a Parigi, il 1 giugno 1980, Giovanni Paolo II ha affermato:” Cosa non hanno fatto i figli e le figlie della vostra nazione per la conoscenza dell’uomo, per esprimere l’uomo mediante la formulazione dei suoi diritti inalienabili!
    Si sa il posto che le idee di libertà, uguaglianza, fratellanza occupano nella vostra cultura, nella vostra storia. In fondo, sono delle idee cristiane. Lo dico consapevole del fatto che quelli che hanno formulato per primo questo ideale, non si riferivano all’alleanza fra l’uomo e l’eterna saggezza; ma volevano agire per l’uomo.
    Per noi, l’interiore alleanza con la saggezza eterna sta alla base di ogni cultura e dell’autentico progresso dell’uomo. Nello stesso tempo si può dire che il potere dell’uomo sull’altro uomo diventa sempre più pesante.
    Abbandonando l’alleanza con la saggezza eterna, egli sa sempre meno governare se stesso, non sa più governare gli altri. Come è diventato pressante il problema dei diritti fondamentali dell’uomo!
    Che volto minaccioso rivelano il totalitarismo e l’imperialismo, nei quali l’uomo cessa di essere il soggetto, cioè cessa di contare come uomo.(…) Esiste solo un problema, quello della nostra fedeltà all’alleanza con la saggezza eterna, che è fonte di una vera cultura, cioè della crescita dell’uomo, e quello della fedeltà alle promesse del nostro battesimo nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo!”. (38)
    Il trinomio liberté, fraternité, egalité , dunque, è costituito da concetti cristiani ma che non fanno più riferimento al cristianesimo e si collocano nella prospettiva della filosofia illuminista.

    Bibliografia

    33) Giovanni Paolo II, Non è tempo di nascondere il Vangelo, è tempo di predicarlo dai tetti! Questo mondo meraviglioso è il teatro di una battaglia che va combattuta per la nostra dignità di esseri liberi. L’omelia della Santa messa celebrata dal Papa nella solennità dell’Assunta a conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù a Denver. L’Osservatore Romano, supplemento settimanale n.34 ( 2669), 27 agosto 1993, pag 20, n.4

    34) cfr Massimo Introvigne, Massoneria e religioni, op. cit., pag 34-37

    35) Pio XII, lettera per la XXXIII Settimana sociale di Francia al Signor Professor Charles Flory, Presidente della istituzione del 10-7-1946, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol.VIII, pp.453-458 (p.456)

    36) L’Osservatore Romano, 12-13/7/1920,II° edizione

    37) Insegnamenti di Paolo VI, tipografia Poliglotta Vaticana, 1963, vol.I, pag 569

    38) Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Libreria editrice Vaticana, 1980, vol.III, 1, p. 1589

    La Liberté

    Esaminiamo il concetto di libertà, il suo significato secondo l’ordine naturale e cristiano e il suo significato secondo l’illuminismo.
    La libertà per il cristiano è quella che nasce dalla verità oggettiva che l’uomo non crea ma può solo conoscere, per il rivoluzionario la libertà, invece, è la libertà da una verità di cui egli non sia padrone: la dipendenza da una verità di cui non sia autore è vista, dal rivoluzionario, come un limite alla libertà.
    L’istruzione della Sacra Congregazione per la dottrina della fede, Libertà cristiana e liberazione, approvata da Sua Santità Giovanni Paolo II, sottolinea le gravi ambiguità del moderno processo di liberazione:” (…) nuove minacce, nuove schiavitù e nuovi terrori sono sorti proprio mentre si sviluppava il moderno movimento di liberazione. C’è in questo il segno che gravi ambiguità circa il senso stesso della libertà hanno fin dal suo inizio intaccato tale movimento dall’interno”.(39)
    ” Per quanto riguarda il movimento moderno di liberazione interiore dell’uomo, si deve costatare che lo sforzo inteso a liberare il pensiero e la volontà dai loro limiti si è spinto fino a ritenere che la moralità, come tale, costituisca un limite irragionevole che l’uomo deve superare, se vuole divenire veramente padrone di se stesso” (40)
    Ma ” quando l’uomo vuole liberarsi dalla legge morale e divenire indipendente da Dio, lungi dal conquistare la propria libertà, la distrugge”(41)
    ” Verità e giustizia sono ( …) la misura della vera libertà. Quando si allontana da questo fondamento, l’uomo scambiando se stesso per Dio, cade nella menzogna e anziché realizzarsi si distrugge. (…) La libertà non è libertà di fare qualsiasi cosa: è libertà per il bene, nel quale scopo risiede la felicità. Il bene è, quindi, il suo scopo. Di conseguenza, l’uomo diventa libero nella misura in cui accede alla conoscenza del vero, e questa conoscenza – e non altre forze quali che siano – guida la sua volontà” (42)
    Giovanni Paolo II, nel 1990, in occasione del discorso tenuto ai vescovi riuniti in preparazione del sinodo speciale, ha riassunto il processo filosofico che ha condotto all’ateismo dicendo che la sottomissione dell’uomo alla verità e la ricerca della verità erano assicurate fino a quando ” (…) il centro della tensione filosofica restò l’oggettività del – l’ – essere-.
    Dal tempo di Cartesio, come è noto, è venuto operandosi uno spostamento di questo centro verso la coscienza soggettiva, e delle conseguenze di tale spostamento noi tutti siamo testimoni. La filosofia è diventata prima di tutto gnoseologica ( teoria cioè della conoscenza ), con la conseguenza che al centro della realtà è venuto a trovarsi l’uomo come soggetto conoscitivo, ma vi è restato solo.
    “(…) Il soggettivismo gnoseologico e l’immanentismo ( particolarmente dai tempi di Kant ) vanno di pari passo con un atteggiamento di autonomia nell’etica. L’uomo stesso diventa la fonte della legge morale, e soltanto tale legge, che l’uomo si dà da sé, costituisce la misura della sua coscienza e del suo comportamento”.
    ” Un ulteriore passo è stato l’ateismo che, dal punto di vista filosofico, ha assunto la sua espressione più radicale nel materialismo dialettico marxista. (…) Il marxismo è la forma estrema di questo processo intellettuale (…).
    Il positivismo filosofico non costituisce sicuramente una forma così estrema di ateismo; anche esso tuttavia rinchiude la conoscenza umana entro limiti puramente empirici, negando all’idea di Dio, e quindi alla religione, la possibilità di una fondazione razionale “.( 43)
    A proposito del positivismo, Giovanni Paolo II dice:” Apprezzo tutto ciò che è stato conquistato nel campo delle ricerche e degli esperimenti delle scienze positive. Ma non ammetto la regola positivista. Non sono d’accordo perché essa ha dell’esperienza una nozione ristretta e perciò erronea che priva l’uomo di realtà accessibili alla sua conoscenza”. ( 44)

    Bibliografia:

    39) Libertà cristiana e liberazione, istruzione della Sacra Congregazione per la dottrina della fede, San Paolo 1986, Milano, n.10

    40) ivi n.18
    41) ivi n.19

    42) ivi n.26

    43) Giovanni Paolo II, Il cristianesimo rifonderà l’Europa, Avvenire, 6 giugno 1990, pag 11, n.5

    44) cfr André Frossard dialoga con Giovanni Paolo II, -Non abbiate paura!-, Rusconi, Milano 1983, pag 63

    Fraternité: la fratellanza senza Dio

    Ogni uomo per il fatto di appartenere alla natura umana si sente fratello degli altri uomini. Dalla comune fratellanza nasce la solidarietà che è la tendenza ad aiutare gli altri e a ricercare l’aiuto degli altri.
    Il principio di solidarietà è il fondamento di ogni società e può essere riassunto con questo concetto: gli uomini hanno dei doveri verso la società e la società ha dei doveri verso di loro.
    Ma la solidarietà è un mezzo e non un fine: essa può essere posta al servizio del bene come del male. Esiste, infatti, una solidarietà fra giusti come esiste una solidarietà fra peccatori.
    Dunque, la vera solidarietà con il prossimo consiste nell’aiutare gli altri in ciò che è buono: ” Il bene della persona è di essere nella verità e di fare la verità” (45)
    Dio ha riassunto la verità della legge morale naturale ( che può essere conosciuta dalla ragione umana) nei dieci comandamenti: ” I comandamenti (…) sono destinati a tutelare il – bene- della persona, immagine di Dio, mediante la protezione dei suoi – beni -“. (46)
    Dice il Signore ” Se mi amerete, osserverete i miei comandamenti” . (47)
    Dunque è possibile aiutare veramente il prossimo, ma solo all’interno di un ordine morale oggettivo e solo con grande sforzo e con l’aiuto della grazia di Dio.(48)
    Il peccato originale ha portato in noi la divisione: ognuno può vedere in se stesso l’esistenza di due tendenze. La tendenza a riconoscere e ad approvare la giustizia e la tendenza al piacere. La tendenza al piacere può essere buona o cattiva: essa è cattiva se il piacere contrasta con la giustizia che la ragione ha riconosciuto. Oltre tutto, la ragione stessa, dopo il peccato originale, offuscata dalla ignoranza e confusa dalle passioni non sempre riesce a distinguere con certezza ciò che è giusto. C’è il rischio continuo che la nostra debolezza diventi la misura del bene e del male in modo da farci ritenere falso ciò che non vorremmo fosse vero.
    Omero, che è il primo autore del mondo pagano che ci sia pervenuto, ci presenta in tutte le sue opere il più vistoso dei conflitti che assillano l’uomo: la lotta fra la mente e il cuore.
    Questo conflitto all’interno dell’uomo spinge gli eroi omerici alla instabilità.
    Così, nel libro XXII dell’Odissea, Odisseo – rimproverò il suo cuore col ragionamento-.
    L’episodio che meglio mostra questo conflitto che c’è all’interno dell’uomo e il tentativo di unificare le componenti psichiche in lotta, è quello delle Sirene.
    Odisseo prevede con la mente la possibilità che il proprio impulso, passando accanto alle Sirene, venga allettato dal loro canto così da disubbidire alla ragionevolezza e andare a sbattere contro gli scogli.
    Odisseo previene il pericolo facendosi in anticipo legare dai marinai. In questo caso l’istinto viene ridotto all’obbedienza con la previsione e con la coercizione. Ma il collegamento fra la mente e il cuore per funzionare stabilmente e non solo momentaneamente con l’uso continuo della previsione e della accortezza ( pinytés) è una sorta di talento che viene dall’alto e che solo alcuni personaggi come Achille possiedono in maniera eccezionale.
    Achille è un eroe che ha quel fortunato stato psichico di unione stabile fra la mente e il cuore che Omero indica con il termine di risolutezza ( menos ), per cui riesce ad agire senza essere messo in crisi dalle passioni come la pigrizia o la paura. Ma l’uomo con la sua sola volontà non è in grado di procurarsi questa stabile padronanza al suo interno per cui ad Omero non resta che attribuire l’origine della – risolutezza – a qualche divinità. (49)
    L’etica pagana, che raggiunge una delle sue più alte espressioni con Lucio Anneo Seneca , giunge alla conclusione che tutti gli uomini sono colpevoli a causa di una intrinseca debolezza che colpisce ogni uomo nell’interno.
    Scrive Seneca:” Il nostro male non viene dal di fuori: è dentro di noi, dimora nelle nostre viscere, e, perciò, difficilmente riusciamo a guarire(…)”(50)
    E ancora:” Se vogliamo essere giudici giusti di tutte le situazioni, in primo luogo dobbiamo convincerci che nessuno di noi è senza colpa.
    Lo sdegno maggiore nasce da questa mentalità: – Non ho commesso colpa-, e – Non ho fatto niente-.
    No: è che non confessi nulla!” . (51)
    Per tali motivi Seneca giunge a questa conclusione: ” Dio scende verso gli uomini, anzi, negli uomini, vincolo ancor più stretto: non c’è anima virtuosa senza l’aiuto di Dio”.(52)
    I cristiani sanno che senza Cristo l’uomo non può vincere se stesso in modo duraturo:” (…) Senza di me non potete fare nulla”. (53)
    Senza la grazia non può esserci vera solidarietà fra gli uomini perché gli uomini non riescono a rimanere stabilmente nella conoscenza di tutti i comandamenti e non riescono a perseverare nello sforzo di combattere contro il male. Il primo comandamento è: ” Amerai il Signore Dio tuo, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente. Questo è il massimo e primo comandamento”. (54)
    Il secondo comandamento è quello dell’amore per il prossimo:” Amerai il prossimo tuo come te stesso”. (55)
    Quindi Gesù insegna che, per amare gli altri, bisogna prima amare se stessi, ma per amare se stessi bisogna amare Dio al di sopra di se stessi:” Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; (…) e chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me (…) chi avrà perduto la sua vita per amore mio, la ritroverà”. (56)
    La carità è la virtù cristiana che ci fa amare Dio al di sopra di ogni cosa e il prossimo per amore di Dio. Dio, infatti, non ci comanda di amare il fratello solo per amore del fratello ( che sarebbe filantropia ) ma ci comanda di amare il fratello per amore di Dio. L’amore cristiano per il fratello è un “(…) amore (che) viene da Dio e va a Dio” . (57)
    Il semplice amore umano, invece, viene solo dall’uomo e va all’uomo, ma è proprio l’assenza di Dio la causa di tutti i mali: dice il Concilio Vaticano II° che ” la creatura senza il Creatore svanisce”. (58)
    L’esclusione di Dio produce la morte dell’uomo ( il peccato dei nostri progenitori), provoca la divisione tra i fratelli ( Caino uccide Abele ).
    L’esclusione di Dio dalla società, nell’episodio di Babele, provoca la distruzione della società stessa. (59)
    Il semplice amore umano, che nasce dalla fratellanza senza Dio, finisce per ridursi ad un amore di concupiscenza che tiene legati gli uomini in vista di una reciproca utilità o di un reciproco piacere ed esso ha fine quando si esaurisce il proprio tornaconto. La fraternità illuministica non è la solidarietà all’interno di un ordine morale naturale ma un istinto collettivistico puramente animale, una generica tendenza ad essere solidali che finisce per essere posta al servizio delle passioni disordinate e delle ideologie che nascono da queste passioni.

    BIBLIOGRAFIA:

    45) Giovanni Paolo II, Veritatis splendor n.84

    46) ivi n.13

    47) Gv 14,15

    48) Gaudium et spes, op. cit. n.25

    49) cfr Armando Plebe, Storia del Pensiero 1° volume, ed. Ubaldini, Roma 1970, pag 12-15

    50) Seneca, Lettere a Lucilio, 50, 4-5

    51) Seneca L’ira, II, 28, 1-4

    52) Seneca, Lettere a Lucilio, 73, 12-16

    53) Gv 15,5

    54) Mt 22,37-38

    55) Mt 22,39

    56) Mt 10,37-39

    57) Libertà cristiana e liberazione, op.cit., n.68

    58) Gaudium et Spes, op. cit., n.36

    59) cfr Giovanni Paolo II, Reconcliatio et paenitentia n.15 e 16

    Egalité: la falsa uguaglianza degli illuministi

    Per il cristiano l’uguaglianza è quella della uguale dignità di tutti gli uomini di fronte a Dio: si tratta del concetto di equivalenza, cioè di uguale valore.
    Dalla comune appartenenza alla natura umana derivano i diritti fondamentali che sono uguali per tutti gli uomini: diritto alla vita, all’onore, a condizioni di esistenza sufficienti e, dunque, al lavoro e alla proprietà, diritto alla costituzione di una famiglia e diritto di non essere obbligato dallo stato in materia religiosa. Le disuguaglianze che attentano a questi diritti sono contrarie all’ordine della Provvidenza. Però, entro questi limiti, le disuguaglianze derivanti dalle diverse capacità degli individui e delle famiglie, dalla virtù, dal talento, dall’ingegno, dalla bellezza, dalla tradizione, dal sesso, ecc., sono giuste e conformi all’ordine voluto da Dio. (60)
    L’ordine della creazione nasce dall’esistenza delle giuste disuguaglianze: ordinare, infatti, significa mettere ogni cosa al giusto posto secondo una disposizione gerarchica. Dio ha voluto la giusta disuguaglianza non solo in terra ma anche fra gli angeli del Paradiso e pertanto un universo di creature assolutamente uguali sarebbe un mondo in cui verrebbe cancellata la volontà e l’immagine del Creatore. Dall’orgoglio e dall’invidia nasce l’ugualitarismo che è quella falsa uguaglianza che cerca di distruggere l’ordine della creazione in qualche suo aspetto.
    La rivoluzione francese ha cercato di realizzare questa falsa uguaglianza fra gli uomini e Dio, nella sfera ecclesiastica, tra le diverse religioni, nella sfera politica e nella struttura sociale.
    Uguaglianza tra gli uomini e Dio: da questa volontà ugualitaria nascono tutte le forme di panteismo, di immanentismo e di esoterismo che cercano di porre l’uomo sullo stesso piano di Dio. L’ateo è un ugualitario che, non riuscendo ad essere uguale a Dio, afferma che Dio non esiste. Il laicismo è il fratello minore dell’ateismo.
    Uguaglianza nella sfera ecclesiastica: questa intenzione ugualitaria era nata con la rivoluzione protestante e consiste nella progressiva soppressione del sacerdozio dotato dei poteri di ordine, magistero e governo.
    Uguaglianza fra le diverse religioni: in questa sfera l’ugualitarismo considera inammissibile la pretesa di una religione di essere vera e di godere di legittimi privilegi.(61)
    Uguaglianza nella sfera politica: nell’ambito politico l’ugualitarismo cerca di trasformare il popolo, che è il ceto politico gerarchicamente organizzato, in massa. La massa è l’insieme numerico degli individui che contano solo per il voto che danno.
    Uguaglianza nella struttura sociale: in questo ambito l’ugualitarismo si attua soprattutto attraverso l’abolizione dei corpi intermedi.
    Dalla falsa uguaglianza teorizzata nella Rivoluzione Francese nasce il movimento comunista di Babeuf che cerca di realizzare l’ugualitarismo negli altri aspetti della vita e precisamente nell’aspetto economico. Da questi progenitori nasceranno le scuole del comunismo utopistico e poi del comunismo scientifico di Marx. L’ugualitarismo economico è l’obbiettivo dei vari socialismi: per il socialismo l’attività economica deve essere condotta socialmente e quindi il diritto d’iniziativa economica deve essere trasferito dalla persona alla società.
    Dopo il socialismo si prospetta una nuova rivoluzione che può essere definita più propriamente come anarchica e tribale. Questa rivoluzione, partendo dal dogma ugualitario, vorrebbe estendere l’ugualitarismo negli aspetti esteriori dell’esistenza, in tutti i rapporti sociali, nell’ordine internazionale e soprattutto nell’anima. Uguaglianza negli aspetti esteriori dell’esistenza: abolizione progressiva delle differenze negli abiti, nelle abitazioni, negli arredamenti, nelle abitudini.
    Uguaglianza in tutti i rapporti sociali: tra anziani e giovani, tra padroni e dipendenti, tra insegnanti e studenti, tra genitori e figli ( favorendo anche la pratica dell’incesto ), tra marito e moglie.
    Uguaglianza nell’ordine internazionale: le nazioni sono le famiglie dei popoli. Invece di realizzare l’unità dei popoli conservando la loro diversità, l’ugualitarismo vuole abolire la sovranità delle nazioni e cioè il loro diritto d’iniziativa politica, economica e culturale.
    Ugualitarismo nell’anima: esiste una gerarchia nell’anima per cui l’intelligenza deve guidare la volontà e la volontà deve guidare le passioni.
    L’ugualitarismo all’interno dell’uomo produce la ribellione delle passioni e la loro tirannia su di una volontà debole ed un intelletto obnubilato.
    L’influsso sproporzionato e l’uso disordinato della civiltà delle immagini ( televisione, cinema, realtà virtuale ), come insegnava Paolo VI, sta abituando l’uomo ad una vita sempre più passiva, distogliendolo dalla vita interiore ( razionale, consapevole, cosciente, soggettiva ), la pornografia, che è una sorta di iniziazione al sesso separato dall’amore nei confronti di una persona concreta e quindi una iniziazione all’orgia anonima e collettiva, la droga, la musica rok, la filosofia della psicanalisi, lo spiritismo, le filosofie orientali dell’annullamento, sono tutti mezzi che predispongono alle avventure psichiche, alla fuga nell’irrazionale, all’abbandono della personalità, alla anestesia della coscienza, alla ipertrofia delle reazioni primarie, al predominio della fantasia, delle esperienze e delle sensazioni in modo da ridurre la parte della logica e della volontà.
    Questo processo ugualitario porta alla nascita di un tipo umano selvaggio pronto ad immettersi in una vita di tipo tribale in cui le varie individualità, caratterizzate da comuni sensazioni e da una comune volontà, si fondono nella collettività anonima e schiava della tribù.
    Il tipo umano selvaggio e la vita tribale riuscirebbero a conciliare la libertà del liberalismo con l’uguaglianza del socialismo perché non esisterebbe più né la personalità né la famiglia e la società sarebbe ridotta ad una sorta di formicaio in cui la coesione tra gli individui sarebbe assicurata dal sesso comune, da comuni sensazioni, da una vita psichica collettiva: in questo modo dall’esercizio della libertà non deriverebbe più alcuna disuguaglianza.
    Si può intravedere il prototipo di questa vita tribale nel magma umano che frequenta le grandi discoteche: la vita notturna che anima le discoteche è una vita di tipo tribale. (62)

    Bibliografia:

    60) cfr Pio XII, Radiomessaggio natalizio ai popoli del mondo intero, del 24-12-1944, in Discorsi e radiomessaggi, vol VI, pag 239; cfr Concilio Vaticano II, dichiarazione Dignitatis Humanae n.2

    61) Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, op. cit., n.76, e Dignitatis Humanae n.1.

    62) cfr Plinio Correa De Oliveira, Rivoluzione e contro-rivoluzione, Cristianità, Piacenza 1977, pag 98-105, pag189-195

    • Emanuele ha detto:

      Grazie per il testo, hai mica un link o un riferimento bibliografico?

      Purtroppo non mi meraviglia per nulla, io ho letto “L’altro Risorgimento. Una guerra di religione dimenticata” della Pellicciari. Libro che svela molti falsi miti del Risorgimento italiano mostrandone la matrice massona ed anticattolica… più o meno ho riletto le stesse cose nel tuo testo…

  • Gab ha detto:

    Anche Malta caduta nelle grinfie del liberismo. Vince il partito laburista. Molto probabile che l’ultima roccaforte veramente cattolica venga ormai conquistata.

  • Lucio ha detto:

    Complimenti per questa ricerca imponente Pino!
    Naturalmente non ho la competenza storica necessaria per poter dire che tutto quello che qui hai riportato e’ corretto, ma le linee di fondo di questo scritto mi sembrano giuste e condivisibili. Grazie per avermi fatto conoscere questa interessante ed approfondita analisi su un periodo storico cosi’ importante e cruciale per la civilta’ occidentale!

    • Pino ha detto:

      se ti interessa dai un’occhiata anche a questa recensione

      http://www.cesnur.org/2008/mi_rivoluzione.htm

      come ho già avuto modo di dire in altre occasioni la Chiesa francese è una specie di Chiesa fantasma. Ho vissuto molti anni a Parigi e la prima cosa che mi ha colpito è stato notare come per la strada non si vedesse un prete o una suora. Evidentemente si vestono in borghese. Il cattolicesimo è bandito dalla vita pubblica, la TV non trasmette mai una cerimonia religiosa, non fa mai alcun riferimento al Papa se non per parlarne male. Questo è il lascito della rivoluzione francese.

  • Daniele ha detto:

    Al tempo della Rivoluzione Francese c’erano gli Illuministi, mentre oggi la Loggia Massonica più potente al mondo (quella cioè che prende le decisioni chiave nell’ambito della politica e dell’economia internazionale, scavalcando la sovranità popolare e infiltrandosi in ogni ambito della vita sociale, dalla politica allo sport, dall’economia alla cultura, ecc…) è quella degli Illuminati.
    Gli Illuminati sono persone corrotte, senza scrupoli, che odiano il bene comune e che adorano soltanto il denaro, il potere e il demonio.
    Controllano tutti (o quasi) i Governi delle Nazioni, attraverso Presidenti loro affiliati, e gli organi d’informazione.
    Agiscono indisturbati ed in gran segreto.
    Notate l’inquietante somiglianza del nome “Illuministi” al nome “Illuminati”…

    • Pino ha detto:

      da anni voci insistenti sostengono che al circolo degli illuminati appartenga Romano Prodi, la cosa non mi meraviglierebbe.

      • Daniele Borri ha detto:

        Da quando disse di aver saputo del nascondigli di Moro durante una seduta spiritica…

        • Pino ha detto:

          talmente spiritica che lo “spirito” che glielo rivelò era uno studente del suo amico Beniamino Andreatta. Certo che frequentavano proprio della bella gente.

  • Emanuele ha detto:

    Grazie per il testo, hai mica un link o un riferimento bibliografico?

    Purtroppo non mi meraviglia per nulla, io ho letto “L’altro Risorgimento. Una guerra di religione dimenticata” della Pellicciari. Libro che svela molti falsi miti del Risorgimento italiano mostrandone la matrice massona ed anticattolica… più o meno ho riletto le stesse cose nel tuo testo…

    • Emanuele ha detto:

      …scusate il commento era in risposta a Pino… ho sbagliato a postare…