E’ la Chiesa o la società a doversi aggiornare?
- Ultimissime
- 06 Mar 2013
Lo scorso mercoledì 27 mi trovavo a Roma, in un’affollatissima piazza san Pietro, come accompagnatore di una gita scolastica. Al termine dell’ultima udienza del nostro caro Papa Benedetto XVI, una giornalista francese ha intervistato un alunno, un bravo ragazzo anche se con un’apparenza un po’ trasgressiva, forse cercando una conferma alla propria tesi. La domanda rivolta era: “Secondo te, col nuovo Papa la Chiesa si dovrà aggiornare? Quanto a gay, aborto, morale?”. La risposta del ragazzo è stato uno scontato “sì”, senza addentrarsi nei vari temi.
Poi, a microfoni spenti, cerco di far riflettere l’alunno, non so con quanto effettivo successo. Questi a grandi linee gli argomenti. La nostra società non sta andando bene sotto diversi aspetti. La famiglia è sempre più disgregata, la morale è sempre più relativista e demagogica, l’altruismo autentico è sempre più raro, e sempre più persone non trovano un senso nella vita, con conseguente ansia, depressione, suicidi…
Forse giornalisti, politici e intellettuali vari non hanno bene chiara la situazione, ma questa è evidente con tutta la sua problematicità a insegnanti, operatori sociali, psicologi, educatori di vario tipo. Fa davvero riflettere il recente film francese Polisse (2011) che ritrae efficacemente, con crudo e mai gratuito realismo, le vicende dell’unità minori della polizia della laica e progressista Parigi.
Nello specifico, è spesso evidente la distanza tra l’insegnamento del Vangelo e della Chiesa e la prassi corrente. Ma sarebbe aprioristico, dogmatico e insensato liquidare la questione con un “la Chiesa si deve aggiornare”. Bisognerebbe invece avere la pazienza e la prudenza di fermarsi a riflettere e vedere come stanno le cose. E, come è doveroso, valutare e ponderare sulla base delle informazioni che ci sono fornite dai molti studi e ricerche scientifiche sulle varie questioni.
Questo vale anche per i tre temi accennati dalla giornalista: l’omosessualità (di particolare attualità per quanto riguarda le adozioni omosessuali, vedi speciale), l’aborto e i suoi effetti sulla salute delle madri (vedi speciale), e la morale sessuale e famigliare, che nella vulgata liberista contemporanea arriva a non rendersi conto dell’importanza, per un bambino, del poter crescere in un nucleo famigliare intatto e armonico (vedi voce su Cathopedia).
In definitiva bisognerebbe arrivare a disfarsi definitivamente di quell’infelice metafora, tanto cara ai laicisti e al teologo “cattolico” Hans Kung, che vuole la Chiesa alla stregua di una nave che affonda. Al contrario, è la società contemporanea, che rischia di essere sempre più orfana di Dio, ad essere una nave che sta affondando. E i valori evangelici e cristiani, in questo scenario, possono costituire una bussola e una scialuppa di salvezza, non certo delle zavorre da gettare precipitosamente a mare.
28 commenti a E’ la Chiesa o la società a doversi aggiornare?
Certo che se poi persino un illustre principe della Chiesa (pace all’anima sua) se ne esce dicendo che la Chiesa ha 200 anni di arretrati da recuperare …
Ciao, a chi ti riferisci? In che contesto, su che temi?
qualche alto prelato milanese recentemente defunto?
Avevo pensato alla stessa persona, o al suo immediato successore
…Rispose bene Socci. La Chiesa deve essere arretrata di 2000 anni, non di 200, perché nulla può essere aggiunto o sottratto al messaggio di Gesù Cristo.
Non penso che la Chiesa sia in crisi. È il Mondo che si vuole il male.
La vera crisi sarebbe un Cristianesimo che si pieghi alla pancia del popolino come fanno le altre Religioni (e purtroppo tra i Cristiani ci sono anche molti Protestanti che seguono questa linea… Ma io sto parlando del Cristianesimo, non dei Cristiani deviati od eretici) per guadagnare consensi, ciò che dovrebbero fare i Cattolici sarebbe semmai saper cogliere la sfida senza paure, capire la propria Religione fino in fondo e saperla difendere e diffondere.
“….saperla difendere e diffondere”.
Ecco, quello è il punto.
E’ lì che la chiesa si deve aggiornare.
Qui non è in discussione l’aborto, l’adozione gay o l’ufficializzazione della loro unione con l’istituto matrimoniale.
Il fatto è che quando il mondo combatte con le armi da fuoco e l’esplosivo, la Chiesa è rimasta a combattere con le spade e le lance: semplicemente con questi sistemi non ha chances. Chiaramente questo è solo un esempio di metodo.
Secondo me è inutile che vai su Twitter a farti massacrare, quando non hai la capacità tecnica di rispondere alle accuse di pedofilia, che sappiamo essere molto gonfiate.
Andiamo a guardare bene a ritroso degli eventi recenti: il maggiordomo per anni entra nelle stanze private, porta via documenti, ne fa commercio, poi l’altro tecnico informatico, non ricordo come si chiama, che sparisce, poi riappare, c’entra, non c’entra, non si sa…..adesso guardiamo da fuori, con gli occhi del mondo: non vi da l’impressione di una grande baraonda? Ma il Santo Padre è il capo della Chiesa o no? In parole povere, comanda o non comanda?
Poi nei casi di pedofilia la Chiesa si riserva il diritto di non denunciare alla pubblica autorità (il “braccio secolare”) quando per lo Stato si tratta di atto da codice penale la pedofilia. La Chiesa dice che non è un pubblico ministero. Ma non sei contenta che ti levano di torno queste zecche? Probabilmente avrà pensato di procedere con un recupero psicologico per “salvare” la persona che è cascata nella pedofilia. In tal caso ripeto la domanda: ma non è contenta che lo Stato le leva queste zecche di torno a costo zero?
Un’altra cosa che lascia perplessa molta gente, tra cui molti cristiani cattolici praticanti o meno, ma sempre cristiani comunque: la tomba di De Pedis. Sono due secoli che non si seppellisce più nelle chiese. Avevo uno zio parroco, don Lorenzo, in una parrocchia toscana. E’ sepolto nel camposanto del paese. De Pedis, invece, è stato talmente santo e benefattore in vita da essere seppellito in una cattedrale. Non so… Le suore portavano le ragazze alle orazioni in un’altra chiesa. Così, per farle fare un po’ di jogging in centro città.
Il caso dell’istituto per sordomuti Antonio Provolo, a Verona, nell’omonima via, vicino Castelvecchio. Una parte degli anni 70 li ho passati a Verona, in quel quartiere, tra San Bernardino e i Carmelitani Scalzi. Diciamolo francamente, ma che lì c’era qualcosa di strano, era opinione comune della gente che abitava tra le Case Popolari e Porta Palio, vicino al Provolo. Va be’ che l’ultimo che scopre di avere le corna è il marito, però in vent’anni un po’ più di attenzione…tutte queste voci…ma vogliamo fare una piccola indagine ed accertarsi se son solo dicerie e malelingue o se ci sia qualcosa di concreto, se non altro per evitare problemi come in effetti è successo quando il coperchio di quel calderone è saltato in aria? Per vent’anni, io non c’ero se c’ero dormivo…mah! E poi la bomba è scoppiata tra le mani.
A volte, e lo sapete che non lo dico per danneggiare la Chiesa a cui io stesso appartengo come laico (sono infatti membro di una Confraternita), ma l’atteggiamento mi sembra come quello di uno studente che ha sfogliato i libri solo qualche volta l’anno, e per guardare le figure, e all’avvicinarsi degli scrutini si lamenta e cerca di annaspare.
Ecco, l’ho detta tutta.
Ciao, beh certo la Chiesa deve essere semper reformanda. Ma non nel senso di cambiare gli ideali in cui crede e su cui si basa, come sottolineava l’articolo. Bensì nel modo di implementarli e attualizzarli, per i singoli contesti enti persone… Che talvolta, per quei problemi che evidenzi, singoli preti o vescovi siano stati un po’ troppo indulgenti e “bonari”, con gli effetti deleteri che sottolinei, penso sia fuori di dubbio. Ma appunto in questi casi, come in tanti altri, il problema è adeguare metodi e prassi *di ecclesiali* agli ideali di carità e servizio del Vangelo. Non certo di cambiare ideali e obiettivi *della Chiesa*!
Concordo con Roberto,
se c’è stata pedofilia, corruzione, connivenze, etc. all’interno della Chiesa è perché i suoi membri si sono distaccati dal messaggio del Vangelo…
In questo caso, adeguarsi non serve a nulla. Serve riprendere in mano il Vangelo e leggerlo con umiltà cercando di praticarlo e chiedendo scusa quando non ci riusciamo (senza però atuoflagellarsi, infatti il giudizio, anche su noi stessi, spetta solo a Dio).
Il problema di molti fedeli (anche consacrati) è che poco si nutrono del cibo spirituale che rende la Chiesa diversa da ogni altra associazione od iniziativa umana: la Parola di Dio e la Santa Eucarestia. Senza questi cibi l’anima appassisce, il cuore tentenna, la mente vacilla… da qui vengono tutti i mali.
Per cui, la Chiesa, per riformarsi, deve prima di tutto nutrirsi di questi cibi e smettere di pensare “ce la facciamo da soli”. Infatti, “se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costrutturi”… e la nostra casa è la Chiesa, edificio mistico.
Purtroppo, mentre il Papa e buona parte del clero hanno sempre esortato a rinnovarsi nello spirito cibandosi della Parola e del Corpo di Cristo, molti altri hanno pensato che potevano fare da soli. Avete mai sentito Don Gallo dire “leggete il Vangelo”? Oppure esortare ad accostarsi frequentemente a confessione e comunione? …e cito Don Gallo, ma potrei citarne altre decine di preti e vescovi più o meno famosi…
La Chiesa non è in crisi? Ammazza, dove vivi su Marte? Il liberalismo massonico-relativista si è attaccato come pece ovunque, purtroppo…
…Però questo è un segno distintivo della Chiesa, sempre al limite della sopravvivenza. Così l’ha voluta il Cristo… Ricordo le parole di San Paolo:
“Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati;
perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi,
portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.” (2 Cor 4, 8-10)
Parole ancora attualissime…
Io l’ho detto, non è la Chiesa in crisi, è il Mondo che la respinge.
La vera crisi, ripeto, sarebbe una Chiesa che pur di trovar consensi si pieghi al “lIBbEr* tUTt*” imperante, o comunque ai mali istinti delle masse. Praticamente quello che fa l’Islam o qualsiasi altra Religione nata dalla fallacia di mani (e menti…) umane.
Quella per me sarebbe una crisi!
In definitiva bisognerebbe arrivare a disfarsi definitivamente di quell’infelice metafora … che vuole la Chiesa alla stregua di una nave che affonda. Al contrario, è la società contemporanea, che rischia di essere sempre più orfana di Dio, ad essere una nave che sta affondando. E i valori evangelici e cristiani, in questo scenario, possono costituire una bussola e una scialuppa di salvezza, non certo delle zavorre da gettare precipitosamente a mare
Non é possibile non concordare, a mio parere con una specificazione: “prima” di tutto la Testimonianza cristiana (e di conseguenza una “coscienza oggettivamente realizzata”) poi il “resto”… dove con resto intendo qualsiasi altra aggiunta (caratterizzazione culturale, sensibilità, proselitismo, ecc…) comunque qualificabile solo come “necessaria” o anche solo come “sufficiente” ma non “necessaria e sufficiente” come appunto la Testimonianza.
E’ la Chiesa o la società a doversi aggiornare?
Si deve aggiornare chi non ha niente da dire o dice poco, in ogni caso, senza fare la differenza. Probabilmente si deve aggiornare anche chi dice molto, forse é pure molto ascoltato, ma non ha però la forza di arrivare all’alba del giorno dopo. Insomma la differenza non può che essere il vivere (o no) alla giornata e il dimenticarsi (o ricordarsi) che domani é un altro giorno. Ho una certa idea su chi dei due é più “papabile” al necessario aggiornamento, ma non ve lo dico 🙂 .
Senza apertura vedo molto duro il cammino della Chiesa: per fare dei sacrifici con gioia ed entusiasmo ci vuole una forte motivazione. oggi credere è molto difficile.
Sia perchè la Chiesa come istituzione di uomini è, a torto o a ragione, antipatica. Si pensi al maggior feeling con i giovani del precedente pontefice, e si pensi al danno di immagine creato dagli scandali della pedofilia.
Sia perchè non è facile credere al giorno d’oggi: troppe sono le possibilità di comunicazione ed apertura mentale. Ieri si diceva “chi l’ha creato il tutto? Da solo non può essere, quindi Dio. Convertiti a Gesù Cristo!”. Oggi ci sono centinaia di percorsi intermedi, con internet sono a distanza di un click da altri religiosi di tutto il mondo. E mi rendo conto che forse non sono fortunato ad essere nato nell’unica regione del mondo dove si insegna la religione giusta, forse ogni regione del mondo ha le sue usanze, i suoi fedeli e le sue religioni, e quella giusta, in senso letterale, non è nessuna.
Beppina, lei saprebbe cosa dire per avvicinare i giovani al culto? Le assicuro che non è impresa facile, dovrebbe vedere la gogna a cui è sottoposto chi si professa pubblicamente cattolico praticante
Credere non è difficile, lo è se la fede è ridotta a sentimento e sentimentalismo. Benedetto XVI ha invece impostato tutto su un altro aspetto, ovvero la razionalità della fede.
I giovani sono in crisi perché sono gli adulti in crisi, gli adulti cattolici confusi dal ’68, incapaci di educare, stanchi di multireligiosità ed ecumenismo socioecumenico. Quando i giovani vedono un adulto certo, che poggia su una roccia, un vero testimone, allora si attaccano a lui in modo incredibile, ho tanti esempi davanti a me.
“non è facile credere al giorno d’oggi: troppe sono le possibilità di comunicazione ed apertura mentale. Ieri si diceva “chi l’ha creato il tutto? Da solo non può essere, quindi Dio. Convertiti a Gesù Cristo!”.
Anch’io sono purtroppo cresciuto con argomentazioni deboli come questa, al punto che, per qualche anno, ho vissuto come se Dio non esistesse. Poi per caso ho letto dei siti dove si discuteva dell’attendibilità della Resurrezione di Gesù Cristo e ho trovato argomenti solidi per una fede razionale e quindi robusta, non sentimentale e quindi fragile, come giustamente osservato da Daniele Borri. Libri come “Ipotesi su Gesù” di Messori o “Indagine su Gesù” di Socci potranno sicuramente esserti molto utili. Ora che ho questa consapevolezza della ragionevolezza della mia fede, mi sembra incredibile che i nostri sacerdoti non ci battano duro, durante le loro omelìe, visto che la verità della Resurrezione è la base di tutto il cristianesimo. Eppure non ricordo un’omelia, neppure a Pasqua, in cui un prete abbia cercato di spiegare quanto l’evento della Resurrezione sia credibile.
…purtroppo sulle omelie i preti peccano molto…. di superbia.
Basterebbere un po’ di omelie dei padri della Chiesa, dei Pontefici o qualche scritto di mistici o Santi per fare delle spendide omelie… Invece, molti credono di avere capito tutto il Vangelo e di essere capaci di improvvisare a braccio… i risultati si vedono.
Se pure il Papa, che certamente potrebbe parlare per ore su un solo versetto del Vangelo, arrivava all’omelia con il suo discorso scritto, e quindi preparato, perché non dovrebbero farlo i comuni sacerdoti?
Senza apertura vedo molto duro il cammino della Chiesa: per fare dei sacrifici con gioia ed entusiasmo ci vuole una forte motivazione. oggi credere è molto difficile
Non la porrei in questo modo… anche perché “credere” non penso possa essere visto in termini di facilità/difficoltà. Ho sempre pensato (forse banalmente e mi scuso da subito se scrivo sciocchezze…) che la Fede é prima di tutto “insicurezza” nella “sicurezza”: “insicurezza” perché non sarà mai acquisita ne raggiunta, “sicurezza” perché si deve / si sente / si ambisce la necessità di doverla / poterla acquisire o raggiungere; in secondo luogo penso che più del concetto di Fede in quanto tale sia più importante il concetto di “ricerca” della Fede. In modo molto banale (e mi scuso nuovamente dell’esempio un poco scemo…) é come girare l’angolo di un edificio ed individuare la persona che si cerca…, poi la persona sparisce… e all’angolo successivo si ripropone la situazione; quello che è importante non é tanto raggiungere la persona (lo scopo sarebbe acquisito e se ciò si verificasse non avrebbe senso “essere”/”vivere” in una vita caduca) ma procedere nell’obiettivo di raggiungerla.
Ieri si diceva “chi l’ha creato il tutto? Da solo non può essere, quindi Dio. Convertiti a Gesù Cristo!”. Oggi ci sono centinaia di percorsi intermedi, con internet sono a distanza di un click da altri religiosi di tutto il mondo.
“Approcciarsi” alla Fede non può che derivare da una “dinamica” (mi scuso per il termine…) necessariamente semplice e di “pelle”. Ho sempre pensato che l’enorme quantità di informazione e possibilità che garantisce la rete può avere alla lunga solo un unico effetto: considerando che prima o dopo ognuno di noi si dovrà esaminare allo specchio, questa enorme quantità di informazioni cosa potrà lasciare se non, almeno in prevalenza, un senso di vuoto?
Beppina, lei saprebbe cosa dire per avvicinare i giovani al culto? Le assicuro che non è impresa facile, dovrebbe vedere la gogna a cui è sottoposto chi si professa pubblicamente cattolico praticante
Penso che prima di pensare ad avvicinare i giovani al culto sia necessario mettere i giovani nella condizione di “sperimentare” e vedere le cose come “essenza” e non come “informazione”. Es. vale di più un rapporto umano reale (fatto di parole, di caldo, di freddo, insomma di banali e semplici sensazioni) che non avere 10.000 contatti su FB. La “liturgia” per il mondo giovanile non so se debba essere proposta da subito o più tardi; sicuramente mi sento di dire che fare forzature peggiora la situazione. Mi permetto di dire questo perché ho l’esperienza diretta di come la comunità salesiana approcciava (nella scuola in cui hanno studiato i miei figli) il momento del raccoglimento e della preghiera.
Non mi permetto di esprimere giudizi o opinioni sul discorso della “gogna”. Mi sembra che Qualcuno, molto più importante di noi, l’aveva comunque chiaramente ed asaustivamente pronosticato molto tempo fa. Rimarcarne l’esistenza serve a poco…
…Apparte il fatto che a Madrid c’erano 2 milioni di giovani, dunque Papa Benedetto è stato comunque piuttosto amato dai giovani cattolici
In ogni caso, anche qui basterebbe un po’ di umiltà. Prima di tutto ascoltare i ragazzi, chidere cosa hanno bisogno, quali sono i loro sogni, i loro desideri. Poi, ispirarsi ai grandi santi, come Don Bosco che riusciva a mettere in ginocchio in adorazione davanti al Santissimo Sacramento anche mezzi teppisti. Di lui ci sono vari scritti, basterebbe che chi ha impegni educativi si degnasse di leggerli e non pensare di essere nato imparato.
Chiede la giornalista “Secondo te, col nuovo Papa la Chiesa si dovrà aggiornare? Quanto a gay, aborto, morale?” e sono daccordo con l’articolista con il giudicare la domanda (molto) tendenziosa e fuorviante. Il mio giudizio é che la giornalista abbia espresso semplicemente il livello con cui la Chiesa viene oggi percepita: una Chiesa tutta identificata con una morale precettistica. Penso io che se un “rinnovamento” la Chiesa vuole perseguire possa essere semmai nel cambiare questa percezione diffusa e distorta, per tornare alle ragioni dello Spirito. La morale ne discenderebbe di conseguenza, come spontaneo moto di adesione, senza bisogno di imposizioni “legaliste”, come insegna San Paolo.
Condivido il contenuto e il senso dell’articolo.
Premesso questo, ritengo che ci sia un ‘inesattezza terminologica quando l’Autore parla, in relazione alla morale sessuale e familiare, di “vulgata liberista contemporanea”: è la parola “liberista” che, a mio giudizio, stona nel contesto.
Il termine appropriato credo sia “libertaria” – ossia, vulgata libertaria – nel senso che viene dato ordinariamente a questo concetto, che richiama, non a caso, le posizioni del pensiero radicale (pannelliano et similia, per capirsi).
La differenza non è di poco conto laddove si consideri che il libertarismo si distingue dalla tradizione liberale classica – e dal corrispondente concetto economicista di “liberismo” – caratterizzandosi come una deriva estremistica e ideologizzata di quel filone di pensiero, per altro verso nobilissimo.
Per sintetizzare la questione – che è molto meno di lana caprina di quanto appare – la concezione libertaria riconosce come unico diritto naturale il diritto di proprietà (delle cose materiali, del proprio corpo, delle proprie scelte individuali) arrivando alla nota posizione secondo la quale (vado a memoria, posso essere approssimato) “ogni diritto umano fondamentale è, in ultima istanza, un diritto di proprietà”.
Si comprende bene che questo impianto “naturalistico” del diritto è cosa ben diversa dal giusnaturalismo delle origini, di Burke, Locke e molti altri, ma anche dal diritto naturale della dottrina sociale cattolica.
Queste tesi rese più tardi famose da autori come Murray Rothbard o David Friedman identificano, appunto, i c.d. “libertarian” o pensatori radicali o anarcocapitalisti (nelle propaggini più spinte della teria), che sono in diverse gradazioni d’intensità gli estremisti dell’individualismo sociale quale noi lo conosciamo come ethos dominante, soprattutto a livello della cultura popolare e di massa, ma non solo.
L’aspra critica dei c.d. “collettivi” (società, bene comune, stato etc.) è infatti alla base di una contrapposizione teorica che non si limita alla volgarizzazione che ne hanno fatto i radicali in questione, ma che investe un ampio settore della filosofia politica, dall’individualismo metodologico della scuola austriaca di Von Mises ed Hayek sino alle più recenti estremizzazioni libertarie.
Insomma, dietro una parola può nascondersi un intero mondo teorico, con tutte le sue difficoltà interpretative e semantiche.
Mi sembrava giusto evidenziarlo, per quanto rientra tra le mie cognizioni.
“stat crux dum volvitur orbis” (“la croce resta fissa mentre il mondo ruota”) fu il motto ideato da San Bruno per rappresentare l’ordine dei certosini da lui creato. Penso che renda bene l’idea di ciò che dovrebbe essere la Chiesa rispetto al mondo, un faro in una tempesta e non una delle navi che cola a picco. Se mettersi al passo coi tempi vuol dire accettare di farsi travolgere dalla legge del piano inclinato, allora la Chiesa NON deve seguire il mondo dissennato, ma è il mondo che dovrebbe seguire una Chiesa pura, che si faccia Viva e mostri la Via.
Questa società si sente piuttosto “aggiornata”. Nel PD di tutto quello di cui si preoccupano dopo questo caos elettorale sono i matrimoni gay…….
spero proprio che si ritorni al voto.
Sei proprio sicuro? Hai sentito i notiziari stasera?
Mi sapresti nominare i partiti che hanno opposto un netto rifiuto alla legalizzazione delle unioni gay?
Io ne ho sentito uno solo, si chiama UDC, ed è stato penalizzato al punto da galleggiare a stento sull’orlo della sopravvivenza.
In compenso ho letto le dichiarazioni di alcuni di quelli eletti con Grillo, relative alla Chiesa, anzi, al Vaticano, che per loro è lo stesso, e alla mariuhana. Sui gay non c’è nemmeno bisogno di dirlo: matrimonio e adozione da subito.
Ho letto proprio oggi uno di loro dire che proporrà il finanziamento de3l clero “alla tedesca”, cioè ognuno si paga una quota delle spese della Chiesa (o il Vaticano) volontariamente senza più 8×1000 (che è volontario anche lui, anzi, mi hanno dato ieri un CUD e domani firmo l’8). Praticamente hanno la ferma intenzione di tagliare i finanziamenti alla Chiesa, ed anche alle scuole paritarie.
C’è da pregare il Padreterno che si riesca a fare un governo come stanno provando a fare, perché se si andasse a breve a nuove elezioni, Grillo/Casaleggio rischiano seriamente di avere la maggioranza assoluta e dirigere un governo monocolore del 5 stelle.
Nel caso sciagurato i tentativi di questi giorni naufragassero, se hai dei BOT o dei BPT, ritirali, che presto ti ci soffi il naso.
In compenso, ci potremo “consolare” con le canne.
Se si ritorna al voto con la riforma elettorale, cioè la preferenza nominativa del parlamentare, non ci pensare proprio che i 5 stelle prendano tutti questi voti.
Ora si può capire la protesta con il simbolo ma se si stratta di indicare un nome non penso proprio la gente indicherà un pinco pallino qualsiasi. Credo ancora in una certa serietà. Spero che si realizzi di nuovo.
Sto sendendo già diversi malumori di chi ha votato 5 stelle comunque. Confido in questo.
Io penso che la Chiesa non dovrebbe più offrirsi all’opinione pubblica quasi come fosse la occulta benedicente di personaggi politici assai in contrasto con i valori del Vangelo.
Dovrebbe semmai fornire un esempio di coerenza con i valori immutabili che rappresenta.
Penso anche che bisognerebbe trovare un lessico più comprensibile, meno astratto, nelle omelie e nelle formule liturgiche.
Tutto qui.