La clausura in monastero: una scelta di libertà
- Ultimissime
- 04 Mar 2013
Clausura e libertà, sembra un ossimoro. In realtà è soltanto una errata concezione della libertà, confusa banalmente con l’avere possibilità di scelta. Ma la vera libertà è il non dover più scegliere, perché si è già trovato quel di cui si ha davvero bisogno.
Per questa confusione, oggi, per molti è davvero difficile capire una scelta come quella della clausura, del monastero, come quella abbracciata da Benedetto XVI, papa emerito. Chi non capisce solitamente disprezza: sono persone che non servono a nulla, non aiutano nessuno, si negano al mondo e alle gioie della vita, scelgono di vivere in una prigione perché è troppo difficile vivere al di fuori, e così via con i luoghi comuni.
Interessante, seppur deformato da molto femminismo, a questo proposito l’articolo di Ritanna Armeni su Il Foglio sulle monache del monastero di Viboldone in occasione della imminente uscita del libro “Mentre vi guardo” (Einaudi Stile libero 2013) della badessa madre Ignazia Angelini.
Madre Ignazia rompe uno stereotipo, quello del convento come luogo separato, quasi romantico, nel quale la solitudine assurge a vetta dello spirito e la non contaminazione diventa obiettivo da perseguire nella quotidianità. Non è così. Non ci sono angeli misteriosi, ci dice madre Ignazia, donne chiuse in se stesse e nei propri pensieri. Non si fanno scelte eroiche ed eccezionali. Il libro racconta, nella sua concreta umanità, la vita di relazione, la cura degli oggetti, l’accoglienza. Racconta del manager che chiede conforto, della ragazza che non sa trovare se stessa, dei visitatori che cercano la quiete.
«Il portone del monastero – spiega la badessa – non serve a ripararci o a escludervi: ogni volta che qualcuno bussa viene aperto. Le mura del monastero non servono a dividere lo spazio fra interno ed esterno: a ben vedere, infatti, sono trasparenti. La comunità monastica non nasce per garantire l’isolamento, ma per cercare, ogni giorno, relazioni affidabili».
Il monastero è una vocazione, significa togliere l’effimero per far posto all’Altro, l’unico indispensabile, l’unico che dona davvero senso alla vita. Questa è la sola cosa che rende davvero liberi come spiega la badessa del Monastero di clausura delle Monache benedettine di Fermo (Marche), Maria Cecilia Borrelli: «Nel Monastero c’è quanto è necessario, non di più! “Il di più” ci distrae da Dio. Il godimento e l’apprezzamento delle cose che ci vengono date aumentano nella misura in cui abbiamo consapevolezza che ogni cosa ci viene affidata da Dio e non ne siamo padroni. Che libertà! Ecco perché la dimensione della gioia è una nostra caratteristica: quando non si è schiavi delle cose, si ha la gioia della libertà».
Madre Ignazia tocca anche il tema del sacerdozio femminile spiegando che le donne non devono cercare l’eguaglianza con l’uomo, non devono aspirare a diventare preti e tanto meno pontefici, non devono accedere al mistero in chiave di potere e assumere questo modello che “tra l’altro è già marcio”, anche perché “se una donna prende il potere nella maniera maschile fa ancora più danni”. Perfettamente in linea con il “testamento” di Benedetto XVI: «ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è Sua e non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto».
Qui sotto la breve testimonianza di Suor Maria Milena Russo del monastero S. Chiara di Trevi (Pg)
La redazione
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13 commenti a La clausura in monastero: una scelta di libertà
Il vero nuovo nella Chiesa è l’antico, grande, grandissima fonte di speranza, i monasteri di clausura sono gli unici che non conoscono crisi di vocazione..
Ammiro tanto le suore (e in generale tutti gli ordini) di clausura.. è un mondo davvero affascinante che meriterebbe più attenzione e rispetto.. Ho avuto modo di vedere una felicità, una forza e una serenità sui volti di queste persone che è impossibile trovare nel mondo di tutti i giorni! Spero che sempre più gente possa conoscere la realtà di pace e libertà di questi luoghi!
Pregare è bellissimo.
Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
Il segreto per vivere bene è trovare un po’ di tempo per fare silenzio in questa vita frenetica lasciando fuori dalla porta pensieri e sofferenze…
E’ scritto nell’articolo “la vera libertà è il non dover più scegliere, perché si è già trovato quel di cui si ha davvero bisogno”.
In realtà i membri degli ordini religiosi in cui vige la clausura sono chiamati periodicamente a rinnovare la libera scelta, compiuta a suo tempo, di vivere nascosti al mondo in totale dedizione a Dio.
Secondo me chi critica la scelta della clausura (conosco due ragazze che l’hanno intrapresa) concepisce la fede in modo superficiale, come se fosse solamente un “fare” o, peggio, come se nei monasteri le persone non facessero niente, in realtà – come dice l’articolo – i monaci e le monache fanno molto. Ma il “fare” non può che seguire il “pregare”; anche gli apostoli, prima della Pentecoste, non fecero nulla, Gesù stesso prima di agire pregava. Fondamentalmente disprezzando il valore della contemplazione si dimostra di non conoscere Dio o di non dargli il primo posto. Mi viene in mente l’episodio e angelico di Maria e Marta, in cui di fatto Gesù disse che la prima, ascoltandolo, aveva “scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”.
Tanta stima, affetto e ammirazione per i monaci!
Un grazie di cuore per voi che pregate per il mondo intero e beate voi che vi siete dedicate esclusivamente a Dio l’unica vera strada per la felicità eterna ….Sia lodato Gesù Cristo vorrei tanto amarlo più di me stessa ma non ci riesco spero tanto nelle vostre preghiere un forte abbraccio
Personalmente credo che il sacerdozio femminile sarebbe una buona cosa.
Non è l’opinione di Gesù, il quale ha scelto come apostoli soltanto uomini mentre alle donne ha affidato un altro compito, non certamente meno importante.
Quello geologo, non quello qui sopra.
Come dice Daniele qui sopra (se ho capito bene) anche a me non piace molto l’idea che la libertà sia non dover scegliere, come se la responsabilità delle azioni fosse annullata o per un altro verso come dipendesse dalle possibilità fisiche. Ho una zia carmelitana, conosco bene ed invidio la sua grande libertà interiore, alla prima occasione glielo voglio chiedere.
Quello è il libero arbitrio, ti confondi. Non è la stessa cosa. La vera libertà è l’aderire alla verità (“la verità vi farà liberi”), è trovare la verità. Se uno sceglie (arbitrio) vuol dire che non ha ancora trovato quel di cui ha bisogno, perciò non è ancora libero. Il ragionamento è profondo, capisco che non sia alla portata di tutti.
Infatti anche con quest’idea di appagamento della ricerca personale non sono sicuro che zia sia in sintonia. Per come la sento quotidianamente partecipe “dal di dentro” alle nostre scelte umane (nostre di noi che la conosciamo) credo piuttosto che la contemplazione sia un diverso livello di partecipazione umana alle scelte, proprio a loro. Perché senza libero arbitrio non ci sarebbe umanità né incarnazione né spiritualità, né libertà e i diversi piani non mi pare possano essere scissi.
Grazie x tutto quello che fete per noi