La vera laicità e il ruolo pubblico del cristianesimo
- Ultimissime
- 11 Feb 2013
È laico o non è laico lo Stato che espone il crocifisso negli spazi pubblici? Il dilemma provocato nel 2006 dal ricorso Lautsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro lo Stato italiano sembra destinato a durare. Almeno fino a quando laico viene contrapposto a religioso, e religioso inspiegabilmente associato a privato. E se invece la religione rivestisse un ruolo nella vita pubblica di una democrazia?
A rispondere, in una recente intervista a un quotidiano nazionale, è Joseph H.H. Weiler, Professore di Diritto presso la New York University e Professore onorario presso la London University. A lui, ebreo osservante e figlio di un rabbino, si deve nel 2010 la difesa del crocifisso nelle aule scolastiche italiane, davanti alla Grande Chambre della Corte europea.
Non è affatto vero – afferma Weiler – e non è ovunque vero che la religione debba essere esclusa dalla vita pubblica. Ad esempio, in Gran Bretagna i leader religiosi sono membri d’ufficio del Legislativo, e non solo in senso simbolico. Nell’arché di tutte le democrazie moderne, il punto di vista religioso rappresenta una delle più autorevoli interpretazioni della realtà sociale, economica e politica, anche in coloro che nella House of Lords non sono religiosi, o cristiani. Sembra, infatti, che per il popolo britannico la presenza della religione – e in particolare della tradizione cristiana – sia fondamentale per raggiungere decisioni legislative necessariamente eque. Se la stessa la cosa capitasse in Italia, se il presidente della CEI, card. Bagnasco, sedesse in Senato a legiferare, quanto sdegno solleverebbe nell’opinione di massa (e soprattutto tra gli indignados di professione, ndr)?
Citando il discorso di Papa Benedetto XVI al Parlamento tedesco nel 2011, Weiler sottolinea che quando il cristiano entra nell’arena pubblica ha l’onore e l’onere di farlo in forza della ragione, e non della fede. In Europa la problematica più allarmante dell’euro è l’attuale crisi demografica; è evidente – spiega l’eminente studioso – che la politica non può affrontare una probabilissima estinzione di civiltà con le sole armi dell’economia e della sociologia. Né tanto meno comprendere la crisi esistenziale di interi popoli nei tempi di uno o più mandati politici, spesso tra loro diversissimi e contrastanti. Considerato poi il dovere di un’Europa tradizionalmente pluralistica, è altrettanto evidente quanto la prospettiva millenaria cristiana rappresenta invece un contributo antropologico fondamentale al dibattito legislativo.
In Usa, conclude Weiler, il crollo della famiglia naturale ha provocato a detta di molti studiosi crisi sociali profonde; equiparare ad omofobia il desiderio di alcuni, compresa la Chiesa, di proteggere la famiglia naturale è una valutazione oltre che offensiva, profondamente pericolosa. È in definitiva sui temi etici – come l’inizio e il fine vita, la questione delle unioni gay o la morale sessuale in generale – che si giocherà sempre di più la sorte della nostra civiltà, mentre la tanto osannata laicità di stato dovrà rispondere delle conseguenze, anche economiche, che determinate scelte legislative comporteranno sulla vita e sul futuro di milioni di persone, e di generazioni.
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35 commenti a La vera laicità e il ruolo pubblico del cristianesimo
“.. In Europa la problematica più allarmante dell’euro è l’attuale crisi demografica..”
Ma non sono tanti a capirlo, eh?! che tra poco su 10 pensionati ci saranno 5 lavoratori, cioè su 10 consumatori ci saranno 5 produttori.
E sì che basta poco a capirlo.
…e se ci mettiamo anche l’allungamento della vita raggiunto artificialmente con chissà quale diavoleria, magari fino a 120 anni, avremo che per 5 produttori ci saranno sì 10 consumatori, ma che consumeranno per 15.
Dalle mie parte si dice: Ah, ce sèmo ripuliti.
(Non so cosa c’entri la pulizia, però ho sempre sentito dire così).
Non ho capito bene dove questo articolo vuole andare a parare. Oltre alle quote rosa, dovremmo introdurre anche le quote di fede?
Non sarebbe mai e poi mai possibile a causa dei sovracitati indignados di professione. E comunque, almeno personalmente, non sono di questa idea. E penso neppure l’articolo lo sia. È più un ricordarvi che laicità non significa ateismo di stato, come certuni vorrebbero.
Ah guardi, le dirò di più, non solo penso che laicità ed ateismo di stato non coincidono, ma che anche l’ateismo militante sia una perdita di tempo…
Bell’articolo, tutto quello che dice Weiler (il rabbino Weiler) mi trova d’accordo.
Mi fanno sorridere quanti parlano della Gran Bretagna come stato laico, senza sapere che in realtà è uno stato teocratico.
Io mi ricordo che quando abitavo in UK, vent’anni fa, leggevo sui giornali a proposito dell’Italia, l’espressione “make-believe Country”, il Paese del far credere, quello dove populismo e demagogia raggiungono i livelli più esasperati di tutt’Europa.
Ed era l’80-85.
Un leader religioso non può stare nel Parlamento italiano soltanto perché non eletto dal popolo italiano. Se Bagnasco si candidasse e venisse eletto, non mi straccerei di certo le vesti, ma una corsia preferenziale no (già é abbastanza assurda per i senatori a vita).
Piuttosto, a voi andrebbe bene se, in qualità di “leader religiosi”, nel Parlamento italiano, oltre a Bagnasco, sedesse pure il rappresentante delle comunità ebraiche, dei musulmani in Italia, Odifreddi (o la Hack) in quanto presidenti ad honorem dell’UAAR e pure il rappresentante del satanismo italiano? La religione non é solo quella cattolica.
Allora, é giusto che ogni confessione religiosa esprima le proprie idee e i propri punti di vista ma, a livello politico, dev’essere la popolazione italiana, eventualmente condividendo le idee espresse da questa o quella religione, a prendere le proprie decisioni.
Per il resto, la chiesa cattolica (così come ogni altro ente o persona) ha pieno diritto di far sentire la propria voce e di combattere le battaglie che ritiene più opportune.
Per laicità dello Stato, personalmente, intendo questo.
Beh, dopotutto, Weiler fa quello che ci si aspetta da ogni buon avvocato: “raccontare” la realtà in modo tale da portare acqua al proprio mulino (operazione che ritengo perfettamente lecita, non fraintendetemi).
Omette però di far presente quali siano le grandi differenze che esistono tra la realtà inglese e quella italiana: quella anglicana è un’eresia, di cui è a capo il sovrano d’Inghilterra.
Ma, anche accettando negli organi democratici membri “operativi” di una qualunque confessione religiosa (ovviamente senza che siano passati per le elezioni) in modo “razionale”, quale confessione dovrebbe entrare in parlamento?
Quella più antica? Allora dovremmo andare a raccattare qualche seguace della religione tradizionale greco-romana.
Quella sulla cui filosofia si basa un governo democratico? Sicuramente non il cristianesimo, che prevede (come ben afferma atheos-aethos) come miglior forma di governo una dittatura “platonica”.
Quella che più ha influenzato la cultura degli abitanti? Personalmente, ritengo che abbia influenzato maggiormente la mia weltanshauung un Kant rispetto ad un Tommaso d’Aquino…
Il problema è reale, la soluzione non è però così semplice come si decide di presentarla.
più che altro (lo chiedo per capire il punto di vista) mi domando cosa ci sia di fastidioso in un crocifisso. A me un piccolo Buddha da una parte (tralasciando che non sia una divinità…) o una qualsiasi Shura dipinta su un muro o la cui statua si trovi in una stazione: NON MI FA NE CALDO NE FREDDO. Tuttavia non mi permetterei mai e poi mai di dire “levatelo” oppure di farlo a pezzi a martellate. Mentre il black block di turno dà in escandescenza e fa a pezzi una madonnina. È questa la vostra laicità?
Caro manuzzo, dipende dal contesto. La statua di un santo o di una madonna o un crocifisso, anche se si trovano, ad esempio, in una piazza o in una strada pubblica dovrebbero essere preservate quantomeno come parte del patrimonio artistico e culturale italiano. L’Italia, per sua storia e cultura, é fatta di chiese, monasteri e simboli della religione cattolica, un po’ come i paesi arabi presentano, ovviamente, una simbologia legata all’islam.
Ergo, il black block di turno é un deficiente e un delinquente.
In altri contesti, invece, credo sia meglio rimuovere i simboli religiosi, di qualsiasi religione e per ragioni che, a mio avviso, sono valide. Esporre, come ho visto, un crocifisso gigantesco in un aula di tribunale, ad esempio, può dare l’impressione, all’imputato musulmano o di altra religione, che magari già fatica a comprendere l’italiano e le regole giuridiche italiane, che i giudici si pronunceranno sicuramente contro di lui per una questione di fede. E un giudice non deve solo essere ma anche sembrare imparziale.
Sinceramente, a fronte di tali ragionamenti, non capisco quale sia il problema di togliere un simbolo da una scuola pubblica o da un tribunale, laddove il maestro, il preside o il giudice credenti possono tranquillamente portare un crocefisso al collo (come faccio io) e nessuno potrebbe toglierlo loro.
Se ricordo bene il black block non ha solo distrutto una statua della Madonna ma ha anche scritto frasi blasfeme, segno che la sua foga era anche dettata da una buona dose di laicismo.
Rispetto ai simboli religiosi, proprio l’ebreo Weiler ha spiegato perché è giusto che siano presenti anche nelle scuole e nei tribunali: https://www.uccronline.it/2010/07/08/lebreo-weiler-ha-difeso-cosi-il-crocifisso-alla-grande-camera/
Secondo me iniziamo a confrontarci da quanto dice lui…
Quanto dice Weiler é che ogni Stato deve decidere se mantenere o no i simboli religiosi in spazi pubblici.
L’Italia ha già deciso di mantenersi equidistante da ogni confessione religiosa (art. 7, 8 e art. 19 Cost.)
Personalmente, ritengo che la presenza di un crocefisso in un aula di tribunale o in una scuola o in un ospedale possa far sorgere anche il semplice dubbio che la giustizia o l’insegnamento siano parziali e a favore di una sola parte.
Non ho niente contro il crocifisso (io lo porto al collo), ma se prossimamente gli alunni di una classe dovessero essere in maggioranza islamici, sostituiamo il crocefisso con una mezzaluna?
Sarei ugualmente contrario ad esporre, ad esempio, fotografie di Giordano Bruno o simili come simbolo dell’ateismo.
Dopodiché, gruppi e persone possono fare tutto ciò che vogliono (messe, messe all’aperto, processioni, spettacoli cristiani…) ma non vedo perché ci sia il bisogno di una specie di approvazione statale che finisce, irrimediabilmente, per essere una prova di forza, del tipo “la mia religione é più importante della tua”, “il mio credo é migliore del tuo”.
Non mi sembra che fin’ora i cristiani in tribunale siano stati favoriti rispetto ai non cristiani, dunque il tuo dubbio credo sia contro fattuale e non fondata. Inoltre, un crocifisso in classe, in un tribunale o sulla bandiera nazionale hanno lo stesso effetto.
Finché siamo in Italia, gli alunni islamici capiranno meglio dove stanno e la storia di questo Paese stando di fronte al crocifisso. Infatti anche gli islamici hanno “votato” a favore.
Come hanno scritto 37 giuristi, “il tentativo di esilio dei simboli religiosi dalla pubblica piazza sarebbe avventato, poiché essi e le idee religiose sono parte integrante della tessitura della civiltà europea”.
Weiler non dice solo quanto riporti tu. Lui spiega che la laicitè, ovvero l’assenza di simboli religiosi nei luoghi pubblici (come in Francia) non è un obbligo per uno stato laico. Leggiti il “secondo errore”: https://www.uccronline.it/2010/07/08/lebreo-weiler-ha-difeso-cosi-il-crocifisso-alla-grande-camera/
Infatti, non ritengo che la laicità dello Stato debba essere un “obbligo”, ma la ritengo più opportuna. Nei tribunali, come hai scritto tu, non ci sono favoritismi ma un crocifisso di un metro alle spalle del giudice non aiuta certo a crederlo. E’ una questione di sostanza, non di apparenza.
Ti sentiresti giudicato in modo equo se, alle mie spalle di giudice, vedessi una gigantesca falce e martello, un enorme stella di David, un ritratto di Lenin o il simbolo dell’ohm?
Anche perché, in alcune aule di tribunale (le più vecchie) il crocefisso non é un piccolo oggettino in un angolo, che non nota nessuno, ma é davvero gigantesco ed in posizione centrale, proprio sopra la testa del giudice.
Io ritengo che togliere i simboli religiosi dagli spazi pubblici non sia una priorità né un’emergenza, ma nondimeno é opportuno e non vedo particolari problemi nel farlo. Il fatto che alcuni vogliano, a tutti i costi, che un ente pubblico esponga il suo simbolo religioso mi sembra tanto una sfida a braccio di ferro, per rivendicare una certa supremazia sulle altre confessioni.
Il crocifisso, anche se non esposto in una scuola o un tribunale, avrebbe comunque un sacco di spazio in Italia (cui é, culturalmente e storicamente, molto legato), nelle chiese, nei musei, negli affreschi, nelle edicole degli edfici più antichi, nelle cappellette lungo le strade… Ce ne sono un’infinità e anche di molto belli.
Come ci insegna Weiler, tu confondi la laicità dello stato con il laicismo di stato (il secondo errore non lo hai ancora letto: https://www.uccronline.it/2010/07/08/lebreo-weiler-ha-difeso-cosi-il-crocifisso-alla-grande-camera/).
Sono due cose totalmente differenti: l’Italia è uno stato laico, la Francia è uno stato laicista e l’Inghilterra è uno stato teocratico.
Non mi pare che nessun ebreo o islamico abbia polemizzato perché si è sentito sfavorito dalla giustizia italiana a causa di un crocifisso nei tribunali. Queste sono fissazioni dei laicisti, gli esponenti delle altre religioni capiscono il significato e lo rispettano. Sulle dimensioni sono completamente d’accordo con te, eviterei crocifissi giganti alle spalle del giudice!! Ma togliamo i crocifissi dai tribunali e li lasciamo sulle bandiere nazionali?
E se la via del tribunale è dedicata a san Pietro apostolo, che si fa? Un islamico che deve farsi giudicare potrebbe sentirsi svantaggiato da questo…no? E se il giudice che lo deve giudicare è cristiano e magari pure uno sporco cattolico? Come farà a giudicarlo equamente? Non sarebbe meglio proibire ai cristiani di fare carriera? Insomma queste provocazioni, che molti fanno, aprono uno scenario ben più ampio e sono il passo successivo all’eliminazione dei crocifissi dall’ambito pubblico.
La falce e martello, la stella di David, un ritratto di Lenin o il simbolo dell’ohm non rappresentano la nostra civiltà europea e dunque mi sentirei a disagio certamente. Se fossi in Israele non avrei problemi con la stella di David, grossi problemi avrei invece con falce e martello e il ritratto di Lenin perché nulla di buono nella storia dell’umanità è venuto da questi due simboli.
Il crocifisso è un simbolo universale, di pace, giustizia e cultura, vederlo soltanto come un simbolo di stretta appartenenza confessionale è riduttivo.
L’esempio che ti ho fatto sui tribunali (ma vale anche per le scuole e gli altri luoghi pubblici dello Stato italiano) non é altro che la mia impressione. Sinceramente, mi interessa poco quello che sostengono i leader delle altre religioni, in proposito. Continuo a ritenere che un enorme crocefisso di fronte ad un imputato, per esempio, musulmano non sia un segnale di giudizio sereno.
Non mi permetterei mai di dubitare che il giudice, anche cristiano o cattolico, non sia imparziale. Il giudice diventa tale anche dopo aver acquisito una certa forma mentis che, salvo mele marce, ne garantisce l’imparzialità. Sono certo che un giudice (anche cristiano o cattolico) sarà assolutamente imparziale. Il problema é che non deve solo esserlo ma sembrarlo.
E, ti ripeto, non contesto il crocifisso in quanto tale ma qualsiasi simbolo di un etnia, di una religione o di un gruppo settario all’interno di un luogo istituzionale.
Fermo restando che i crocifissi, in Italia, resterebbero nelle piazze, lungo le strade e sopra le chiese (così come i dipinti di Gesù, della madonna e dei santi), mi spieghi quale sarebbe il problema a toglierli da tribunali, scuole e spazi istituzionali? Tutta questa polemica mi sembra, torno a ripeterlo, una sterile prova di forza, un inutile braccio di ferro per dimostrare che una religione (in questo caso, cattolica) sia più importante delle altre.
E se per un musulmano è un segnale di giudizio sereno? Anzi, per i musulmani è un simbolo di pace e di giustizia, come dicono loro, per questo un crocifisso in un tribunale è simbolo di giudizio sereno: http://www.abcabc.it/blog/cronaca-locale/i-musulmani-un-simbolo-che-rispettiamo/
La mia era una provocazione perché togliere i simboli cristiani dallo scenario pubblico, in nome dell’imparzialità, è il primo passo per togliere fisicamente i cristiani dallo spazio pubblico, sempre in nome dell’imparzialità.
Togliere un crocifisso dove già c’è è una scelta ben precisa, per capire l’inadeguatezza di tale scelta ti continuo a rimandare alle parole di Weiler (quando parla del “secondo errore”): in particolare all’esempio dei due studenti amici: https://www.uccronline.it/2010/07/08/lebreo-weiler-ha-difeso-cosi-il-crocifisso-alla-grande-camera/
Io invece ritengo che la laicità intesa dalei non debba essere così religiosa da competere con le altre religioni,anche perchè ogni persona ha diritto di manifestare il suo credo in maniera non violenta,non di nasconderlo perchè infastidisce certi fanatismi.
No, onestamente la questione mi tange poco.
Quindi trovo sicuramente degno di miglior causa l’impegno di coloro che vogliono togliere il crocifisso dai luoghi pubblici, sia piuttosto stupida e populista la propaganda di quelli che “togliere il crocifisso è un affronto all’italianità”.
Alla civiltà europea, non all’italianità.
Ribadisco, possiamo parlarne.
Credo che l’Unione Europea abbia, nella sua impostazione, un debito superiore nei confronti di Kant e della scuola “liberal” piuttosto che con gli scolastici.
L’UE è certamente un male per l’Europa, molto probabile che sia figlia dei secoli bui illuministi.
La civiltà europea è unicamente figlia del cristianesimo.
a me sembra un’imposizione che porta dritti allo scontro. non e’ sufficiente portarlo al collo o tenerlo in casa?
Anche a me il muro vuoto in un Paese come l’Italia, formato dal cristianesimo, è un’imposizione.
Come volevasi dimostrare…
E, in ogni caso (e come sostenuto in un commento più sopra…), affermare che l’attuale Repubblica italiana sia “formata” esclusivamente dal cristianesimo, e che il cristianesimo sia l’unica influenza filosofica che anima le menti degli italiani sia davvero falso.
L’attuale non so, io parlo della storia della civiltà europea, alla storia della filosofia europea, alla scienza europea, alla musica europea, alla medicina europea e all’arte europea, tutte nate in ambito strettamente cristiano. Sradicare i crocifissi dai muri per un capriccio ateistico è un’imposizione infantile.
lei non capisce che c’e’ chi si vergogna di quei simboli. tanti italiani che vanno rispettati nella loro dignita’. poi, se preferisce continuare a cercare motivi per scontrarsi, non si lamenti di avere un ateismo militante. e’ cosi’ complicato?
Credimi, ci sono tanti italiani che si vergognano di essere connazionali a persone che la pensano come te di quanti si vergognino di Gesù Cristo. L’ateismo militante è una forma di aggregazione per frustrati, e credo che la loro presenza tiri acqua al mulino dei credenti.
Sostituisci “Gesù Cristo” con scienza, “ateismo” con cattolicesimo, e aggiungi un “non” davanti a credenti, e il discorso sembra essere uscito dalla bocca di uno di quegli atei brutti e cattivi dei quali, oltre a criticare la posizione filosofica, criticate pure i modi dell’esprimersi.
Della serie, predico bene, razzolo male.
Sostituisci il tuo nick “Matyt” con “Fan di Hitler” e il tuo discorso apparirebbe ovviamente come quello di un militante nazista.
Cosa mi interessa se sostituisci le mie parole? E se io ora sostituissi nuovamente le tue per rimettere le mie?
contento lei, ma il suo discorso fa acqua. e’ poco serio.
Dopo che ti sei fatto una risata, fatti aiutare da Matyt per cercare di argomentare quello che sostieni. Per lo meno lui in questo è capace.
c’e’ poco da argomentare. dovrebbe solo ammettere che ci possano essere persone che non la pensano come lei. ma forse chiedo troppo.
Se non stessi perdendo tempo con te avresti ragione, ma visto che sto perdendo tempo a rispondere ai tuoi inutili commenti ammetto implicitamente che esista qualcuno che non la pensa come me. Di solito ne sono contento, nel tuo caso ne sono completamente indifferente.