«Che importa se l’aborto termina una vita umana?»
- Ultimissime
- 09 Feb 2013
Il movimento abortista è in una fase di profonda difficoltà, lo ha chiarito recentemente anche il settimanale inglese Time. Il 2012 è stato l’anno con il maggior numero di leggi restrittive in tema di aborto, motivo fondamentale è proprio il progresso scientifico –come dimostra una recente sentenza della Corte Suprema dell’Alabama-, grazie al quale più nessuno può ingannare le donne dicendo loro che quel che portano nel grembo è soltanto un grumo di cellule. Ed ecco quindi che la strategia si modifica e dalle colonne progressiste di Salon la scrittrice Mary Elizabeth Williams se ne esce con questa provocazione: “Che importa se l’aborto termina una vita umana?”
Ha spiegato infatti: «Mentre gli oppositori dell’aborto si definiscono con entusiasmo “pro-vita”, il resto di noi ha dovuto arrampicarsi in giro con parole come “scelta” e “libertà riproduttiva”. Eppure per tutta la mia gravidanza non ho mai avuto un dubbio che stavo portando una vita umana dentro di me. Io credo che è quello che un feto è: una vita umana. E questo non mi fa essere, nemmeno di una virgola, una meno solida pro-choice». Ha quindi continuato: «Un feto può essere una vita umana senza avere gli stessi diritti della donna nel cui corpo si trova. Lei è il capo. La sua salute dovrebbe automaticamente prevalere sui diritti dell’entità non-autonoma dentro di lei. Sempre».
Ecco dunque la chiara teorizzazione dell’esistenza di esseri umani privi di diritti umani (controsenso?) in quanto non autonomi. Ma il neonato sarebbe invece una vita umana autonoma? No, senza la madre morirebbe in poco tempo ed è superfluo il fatto che stia dentro o fuori di lei. Un disabile sarebbe autonomo? Purtroppo no, dunque avrebbe meno diritti delle altre persone? L’argomento è pericoloso e gioca di sponda alle recenti dichiarazioni dei responsabili della Consulta di Bioetica Laica, di Maurizio Mori, che hanno chiaramente teorizzato l’infanticidio (definito aborto post-partum) proprio in quanto non ci sarebbe differenza -e in questo hanno ragione- tra il neonato (e il disabile grave) e il feto umano.
La Williams ha comunque proseguito sottolineando -correttamente- le varie contraddizioni dei suoi amici abortisti: «Ho amici che hanno fatto riferimento ai loro aborti in termini di “grattar via un mucchio di cellule” e poi qualche anno più tardi erano esultanti per la gravidanza che senza esitazione hanno descritto in termini di “il bambino” e “questo ragazzo”. I feti non si qualificano come vita umana soltanto se sono destinati a nascere». La sua conclusione è comunque perentoria: «riconosco che il feto è una vita. Una vita che vale la pena sacrificare».
Anche sul Washington Post un articolo di un altro militante pro-choice, Frances Kissling, segue la stessa direzione: «Gli oppositori usano argomenti sempre più sofisticati – concentrandosi su progressi della medicina fetale», noi invece, continua l’abortista, «ci aggrappiamo agli argomenti che hanno portato alla legalizzazione dell’aborto negli USa: l’aborto è una decisione privata, diciamo, e lo Stato non ha alcun potere su di un corpo di donna. Tali argomenti possono essere stati utili nel 1970, ma oggi, stanno fallendo, e concentrandosi su di loro rischiamo solo tutte le conquiste che abbiamo fatto».
Qual’è la nuova strategia, allora? «Non possiamo più fingere che il feto sia invisibile. Dobbiamo porre fine alla finzione che un aborto a 26 settimane non sarebbe diverso da uno a sei settimane. Questi non sono compromessi o semplici concessioni strategiche, sono una necessaria evoluzione. Le posizioni che abbiamo preso fino ad ora non sono sufficienti per le domande del 21° secolo. Sappiamo più di quello che sapevamo nel 1973, e le nostre posizioni dovrebbero riflettere». E ancora: «Il feto è più visibile che mai, e il movimento per i diritti dell’aborto deve accettare la sua esistenza e il suo valore. Esso non può avere un diritto alla vita, e il suo valore non può essere uguale a quello della donna incinta, ma terminare la vita di un feto non è un evento moralmente insignificante».
Siamo certamente contenti di questo passo in avanti, anche se rimangono milioni e milioni le donne appositamente ingannate, quando i sedicenti “difensori della donna” dicevano loro che «l’aborto non è niente di più di un intervento medico ambulatoriale, come l’incisione di un foruncolo o la medicazione di una scottatura» (R. Sgarbi e G. Vivi, Ma l’amor mio non muore, Arcana 1971, p. 250). Oggi con il progresso scientifico e l’ecografia 4D presente in ogni ospedale (americano) è impossibile continuare a mentire alla donna, ecco dunque che i “pro-choice” hanno dovuto cambiare strategia: “il feto è un essere umano, ma è privo di diritti umani”.
Nuova strategia e nuove contraddizioni, ovviamente. In quasi tutti gli stati in cui è legalizzato l’aborto esiste un limite per interrompere la gravidanza (in Italia è la 22° settimana), e dunque da quel momento in poi si è obbligati a non uccidere l’essere umano che la donna porta nel grembo (a parte delle rare eccezioni), come chiede la legge 194. Tale limite è stato ritenuto necessario perché dopo quell’istante era impossibile continuare a sostenere che non ci fossero in gioco due esseri umani, e il diritto alla vita del neo-concepito prevaleva sul diritto ad interrompere la gravidanza (a parte alcune eccezioni).
Ora la domanda da fare agli abortisti è questa: come giustificare filosoficamente l’esistenza di esseri umani privi di diritti umani? Forse con la fallimentare e pericolosa filosofia utilitarista (ovvero, in poche parole: “sei una persona se me lo sai dimostrare”), già usata dagli eugenisti in passato? Altra questione: in Italia il neo-concepito comincia ad acquisire dei diritti alla 22°settimana. Ma cosa giustifica tale limite? Ovvero, che differenza c’è tra questo momento e la 21° settimana e sei giorni? Forse che un essere umano può acquisire i diritti umani ad una certa ora, di un certo giorno, di una certa settimana? Oppure, per evitare di cadere nel ridicolo, si dovrebbe razionalmente anticipare tale momento all’istante in cui appare il nuovo essere umano, unico e irripetibile dal punto di vista scientifico, ovvero al momento del concepimento?
Se prima il grande nemico del movimento abortista era la realtà stessa, rifiutandosi capricciosamente di riconoscere l’evidenza di un essere umano, oggi si parla di incoerenza razionale. Attendiamo fiduciosi il prossimo momento di illuminazione dei cosiddetti “pro-choice”, ovvero di coloro che sostengono che un essere umano è libero di scegliere della vita o della morte di un altro essere umano, con il beneplacito di tutti i militanti per i diritti umani.
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95 commenti a «Che importa se l’aborto termina una vita umana?»
“Lei è il capo. La sua salute dovrebbe automaticamente prevalere sui diritti dell’entità non-autonoma dentro di lei. Sempre.”
D’accordo sulla prima affermazione ma con una precisazione, non sulla seconda. La precisazione: lei è il capo del suo corpo, non è il capo del corpo del nascituro. La seconda affermazione è infondata: non si capisce perché la salute della madre dovrebbe contare di più rispetto a quella di un individuo non-autonomo.
Tra l’altro se ci sono rischi per la vita della madre l’aborto è assolutamente superfluo: basterebbe mettere il neonato in un incubatrice e tentare di salvare anche lui. Se, per esempio, la madre avesse una malattia curabile, ma le cure per la quale potrebbero danneggiare od uccidere il feto per lei in questo caso non cambierebbe nulla, il bambino rispetto ad un aborto poi ci guadagnerebbe di sicuro. Insomma, la vita della madre, quella del figlio o possibilità per entrambi? Fossi un padre di famiglia (e bisognerebbe sentire anche il loro parere) sarei per la terza…
Insomma, non regge un quarto di argomento pro-aborto.
La seconda affermazione non è infondata: la sua fondatezza dipende dal quadro etico di riferimento.
Se il quadro di riferimento è “vale la legge del più forte”, ne consegue che la salute del capo, cioè del più forte, ha automaticamente la prevalenza.
1) Dai Luigi, ti sei dimenticato il tuo cavallo di battaglia: “l’aborto è una decisione privata, diciamo, e lo Stato non ha alcun potere su di un corpo di donna”.
2) Naturalmente sbagli tragicamente anche sulla verità della prima affermazione, da cui deriva quella al n. 1, su cui hai voluto sorvolare. Nessuno ha il diritto morale di usare il proprio corpo in modo che direttamente comporti la morte di un innocente. Non c’è alcuna signoria di diritto su di sé, quando si è in questo caso, perché altrimenti anche nel caso di un qualsiasi altro omicidio si potrebbe invocare il diritto a vedere rispettato il libero espletarsi delle azioni del proprio corpo.
Tanto per prevenire le tue solite obiezioni:
2.1) Che lo stato o chiunque altro (anche un privato cittadino ha il diritto di intervenire per sventare un omicidio) abbia il diritto di intervenire coercitivamente, a priori o a posteriori (nella stragrande maggioranza dei casi, purtroppo, solo a posteriori), per impedire/punire un omicidio, non porta come conseguenza che debbano essere resi obbligatori gli atti di donazione di organi nemmeno del sangue.
2.1.1) In primo luogo perché una donazione, appunto, non è un atto dovuto (e una gravidanza non può essere considerata una donazione, ma all’opposto un atto dovuto, una volta che una donna sia incinta).
2.1.2) In secondo luogo perché, ammesso per ipotesi, ma non concesso, che portare a termine una gravidanza possa costituire in un qualsiasi modo un danno (quando invece è dimostrato il contrario sia dal punto di vista fisiologico, che da quello psicologico), tale danno non sarebbe in alcun modo paragonabile a quello dell’essere assassinati. Ecco perché si ricorreva, almeno fino a quando il gioco ha retto, al tentativo di trovare ogni scusa per dichiarare non-umano, meno-umano, non-persona, meno-persona il feto, onde pareggiare l’evidente e assurda sproporzione tra una pura dichiarazione di “danno futuro di tipo psicologico” e un omicidio.
1) D’accordo.
2) D’accordo. Mi sono sbagliato.
2.1) D’accordo: non segue che lo stato può obbligarti a donare il sangue, come non segue che può obbligarmi alla gravidanza.
2.1.1) Non ne capisco la ragione. E’ chiaro che donare il sangue e portare avanti la gravidanza siano cose diverse, ma ciò non toglie che siano identiche relativamente ai limiti di coercizione dello stato. Che siano diverse anche relativamente a questo, lo devi dimostrare. Detta in soldoni, perché diavolo non è un atto dovuto anche donare il proprio sangue a chi ne ha bisogno?
2.1.2) Può darsi, non so. Non mi sembra rilevante,
La differenza, relativamente ai limiti di coercizione dello Stato nel caso della donazione di sangue e della gravidanza, consiste in questo:
la mancata donazione di sangue non è la causa della morte del soggetto: un tale viene investito, perde molto sangue e muore: la causa della sua morte è la perdita di sangue, di cui io non sono responsabile; non ne sono cioè la causa diretta. Se lo Stato volesse introdurre la coercizione relativa alla donazione di sangue, dovrebbe farlo prendendo come riferimento il campo relativo al reato di omissione di soccorso, non quello dell’omicidio.
Nel caso dell’aborto la situazione è diversa: l’aborto è la causa diretta della morte del bambino e questo lo configura come omicidio. La coercizione pertanto sarebbe legittimata dal fatto che non è lecita la soppressione dell’innocente: in pratica lo Stato mi vieterebbe di abortire, che non è la stessa cosa che dire “lo stato mi obbliga a partorire”. La gravidanza non sarebbe imposta dallo Stato, ma sarebbe la conseguenza di un divieto (Il codice della strada non mi obbliga a frenare, ma mi vieta di investire i pedoni e questo comporta che io debba frenare ogni volta che mi imbatto in un pedone, anche se ho fretta e rischio di perdere un appuntamento decisivo per la mia vita).
E se lo Stato ti obbligasse a partorire, invece di vietarti semplicemente di abortire, lo troveresti giusto? Dal tuo discorso mi pare di no. E allora ti chiedo: perché non sarebbe giusto?
La 194, come tutte le leggi abortiste in Europa e America, mi obbliga già a partorire dato che vieta l’aborto illimitato.
Arridaglie. Tiè, eccoti Laura. Ma quante volte ti ho risposto su questa cosa? 😀 Incredibile. Invece di farmi la stessa domanda, perché non ci dici perché la mia risposta non ti convince. L’esercizio di qualunque diritto è sottoposto a delle limitazioni di vario genere, anche quelle temporali. Nulla di strano che lo sia anche il diritto ad interrompere la gravidanza. Vuoi il rimborso elettorale? Devi fare domanda entro la data x. Vuoi partecipare a un concorso pubblico? Devi fare domanda entro x. Vuoi impugnare una sentenza? Lo devi fare entro x. Stabilisci che x è reato, x è reato a partire dalla data di emanazione della legge, non prima. I motivi delle limitazioni, le quali non cancellano il diritto, ma lo rendono esecutivo, per così dire, possono essere diversi. Ora, mi raccomando, invece di controbattere, eclissati, e quando ci sarà un nuovo post sull’argomento, mi rifarai la solita osservazione: la legge 194 obbliga la donna a partorire etc. NO. La legge 194 non obbliga la donna a partorire, ma all’interno del riconosciuto diritto ad interrompere la gravidanza, stabilisce le regole secondo le quali quel diritto deve esercitarsi.
Finché rigiri la frittata io dovrò riportarti alla realtà 😀
La smetterò quando riuscirai a dimostrare che la frase: “permettere di interrompere la gravidanza”, non è l’esatto contrario di “obbligare a portare a termine la gravidanza”.
Finché non lo dimostri, e non puoi farlo, dovrai accettare che la legge obbliga già a portare a termine la gravidanza se siamo oltre i 90 giorni dal concepimento, l’articolo spiega bene perché in ogni caso tale limite è completamente fasullo.
Essendo vietato l’omicidio, esiste il diritto ad interrompere la gravidanza SOLTANTO entro un certo momento quando (nel 1978) si pensava non ci fosse un altro essere umano nell’utero della donna.
Il diritto alla interruzione di gravidanza è un diritto che si esercita insieme ad altri diritti ed obblighi. Il mio diritto all’assistenza medica ordinaria va esercitato insieme al diritto del mio medico di famiglia ad avere un giorno libero a settimana. Non è che il quel giorno io non ho diritto all’assistenza medica ordinaria! Che cavolata è questa?! Piuttosto: sapendo che il mio medico non c’è il venerdì e non avendo scelto un giorno alternativo IO HO RINUNCIATO AL MIO DIRITTO. Non c’è qualcuno che mi nega il mio diritto, sono io che vi ho rinunciato. La donna sa che il suo diritto ad interrompere la gravidanza va esercito entro un certo quadro normativo, fuori da questo quadro non succede che alla donna sia negato il diritto ad abortire, piuttosto ella vi ha rinunciato.
Giochi con le parole, ed è comprensibile che tu possa fare solo questo. Lo dimostra il fatto che i tuoi sofismi non raggiungono mai alcuna conclusione, rimangono vaganti nell’aria.
Nonostante i tuoi sforzi, cosa fa una donna che si accorge di essere incinta soltanto alla 23° settimana (come una mia carissima amica)? E’ obbligata a partorire da parte di Luigi Pavone, il quale sostiene la legge 194 che, vietando l’aborto illimitato, obbliga a portare a termine la gravidanza.
Te lo ripeto: finché non dimostri che “permettere di interrompere la gravidanza”, non è l’esatto contrario di “obbligare a portare a termine la gravidanza”, allora dimostri che la legge 194 mi obbliga a partorire se non ho una motivazione valida a farlo e se sono oltre i 90 giorni, indipendemente che io ne sia stata consapevole o meno.
Dal punto di vista formale Luigi sta legittimamente mettendo in luce qualcosa che in altri casi corrisponde a realtà: certi diritti hanno limiti entro i quali possono essere esercitati, senza che il non poterli esercitare di fatto al di fuori di tali limiti corrisponda a negare quel diritto.
Peccato però che nel caso dell’aborto questo bello schemino non sia applicabile, per due motivi.
1) Il limite in questo caso ha come referente nella realtà proprio il momento in cui si suppone decadere tale diritto, poiché esso si basa sul fatto che fino a prima di quel limite il feto, per un qualsiasi sofisma, non è ritenuto avere titolarità piena dei diritti umani.
2) Il problema vero consiste proprio nel diritto stesso in questione, che non esiste nemmeno prima di quel limite, dato che è impossibile dimostrare che un feto non sia un essere umano a pieno titolo.
E aggiungo: la legge 194 mi obbliga a partorire se le mie motivazioni sono superficiali, per la 194 l’aborto in Italia dovrebbe essere una eccezione rarissima, basta leggere l’articolo 4: posso abortire solo in presenza di un un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica o per previsioni di anomalie o malformazioni del concepito: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_normativa_845_allegato.pdf
…non sono stati così tonti… Riporto un pezzo dell’articolo per mostrare la luciferina perversione di questa legge:
Per l’interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni, la donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito…
Ovviamente in queste definizioni può rintrare tutto…
Sono disoccupata o precaria? Bene, la gravidanza, a causa delle mie condizioni sociali ed economiche, potrebbe indurmi depressione… allora è giusto abortire.
Sono rimasta incinta in una relazione precaria? sono stata lasciata? Bene, non potrò allevare un figlio senza il sostegno di un compagno… giusto abortire.
Sono rimasta incinta mentre aspettavo un’importante promozione sul lavoro? Bene, ne andrà certamente della mia autostima se perdo questa occasione… bene abortire.
…e via dicendo.
E lo stesso dicasi per l’art 6 (aborto dopo il 3° mese)… ovviamente nel termine “salute psichica della madre” rientra tutto. Compreso uccidere il figlio “disabile” con labbro leporino:
http://www.tempi.it/il-labbro-leporino-e-un-problema-insopportabile-per-le-madri-inglesi-che-preferiscono-abortire#.URboOv39vzk
Ecco a cosa ha portato questo grande progresso…
Se lo Stato obbligasse a partorire senza giustificare tale imposizione, come imposizione arbitraria di un’autorità che può imporre ciò che vuole in quanto autorità senza doverlo giustificare, tale imposizione si configurerebbe come atto con conseguenze incidentalmente positive (la salvaguardia della vita del bambino) da parte di un’autorità delegittimata.
Se invece lo stato mi obbligasse a portare a termine la gravidanza giustificando tale imposizione con la motivazione che è l’unico modo per salvaguardare la vita del bambino, allora si tratterebbe solo di una forma verbale diversa (meno appropriata) per esprimere il medesimo concetto espresso nella formula “ti vieto di abortire”, la quale sarebbe peraltro superflua essendo già compresa nel più generale divieto di uccidere l’innocente.
Quello che non capite è che la legge 194 non permette l’omicidio, ma l’interruzione della gravidanza, che ha come conseguenza la soppressione del feto, in modo analogo alla donazione del sangue: la legge permette di non donare il sangue, azione che ha come conseguenza la morte di altri cittadini (alcune malattie richiedono continue trasfusioni di sangue). Lo stato, è vero, mi obbliga a non allungare il braccio alla cui estremità e collegata una rivoltella e a non premere il mio indice su quella cosa che si chiama grilletto etc etc. Ma questa è un’azione molto diversa dal mio rifiuto di donare il sangue, la quale è molto più simile all’azione che consiste nel rifiuto di donare il proprio corpo al feto affinché esso possa svilupparsi.
Ma quante sciocchezze che dici Pavone! Davvero c’è bisogno di spiegarti che il mio non donare sangue non causa direttamente la morte di un individuo, mentre il mio abortire causa direttamente la morte di un individuo?
Ultimamente è una perdita di tempo dialogare con te, ti prego…evolviti!!
Non è come dici, non c’è nessuna analogia. Se ragioni con similitudini poetiche (donare il corpo come donare il sangue), non riuscirai a cogliere la verità della questione.
Nel caso dell’aborto la causa diretta di morte del bambino è l’aborto stesso (qualunque sia il rivestimento poetico che tu voglia dare a questa azione).
Nell’altro caso la causa diretta di morte non è la mancanza di donazione di sangue, ma l’evento che ha causato la perdita di sangue del malcapitato.
Le due cose sono diverse nella sostanza.
Vuoi dire che la legge attuale consente di uccidere il feto? 😀 Non solo non consente di fare ciò, ma non consente nemmeno di recare ad esso danno. La soppressione del feto si dà come conseguenza dell’interruzione di gravidanza. Nella ipotesi che noi avessimo gli strumenti per interrompere la gravidanza senza sopprimere il feto la donna non potrebbe richiederne la soppressione appellandosi alla attuale legge. Solo nei sogni di Moraldi la legge 194 ratifica il diritto a sopprimere il feto.
Non ho capito la logica: la legge non ti permette di fare del male al feto, però, dato che ti permette di interrompere la gravidanza, ti permette di fare a pezzettini il feto. Come dire: la difesa che Luigi Pavone fa della legge è basata sul fatto che la legge sarebbe cattiva, se ti permettesse di fare a pezzettini il feto…
E’ evidente dunque che sei favorevole al diritto di sparare sulla folla, perché non è per nulla consentire di uccidere qualcuno tant’è che è possibile che il killer non colpisca nessuno.
Legalizzare lo sparo sulla folla non significa affatto consentire l’omicidio, l’uccisione di qualcuno si dà come conseguenza dello sparare sulla folla. Infatti tu sei favorevole allo sparare sulla folla, perché sei una persona coerente.
In realtà tu dovresti accettare anche che sparare con una pistola contro una persona sola dovrebbe essere legale, perché è possibile che la pistola si inceppi. Anzi, se avessimo gli strumenti per far sparare al killer senza che il proiettile uccida la vittima…
Mi auguro che tu abbia solo voglia di trollarci, perché altrimenti saresti un caso grave. E non solo nei miei sogni.
@Moraldi
ma che stai impapocchiando? Lo sparo sulla folla? Io non ho mai parlato di spari sulla folla. Se spari sulla folla e non becchi nessuno immagino che il capo di imputazione non sarò quello di omicidio, ma di tentato omicidio, o qualcosa del genere, in ogni caso un reato. Ma sarebbe ingiusto condannare lo sparatore sulla folla di omicidio, dal momento che non ci sarebbe il cadavere. Non cambiare discorso e citami i passi della legge 194, magari facendoti aiutare da a-theos, in cui sarebbe sancito il diritto della donna a sopprimere il feto.
Caro Luigi,
dopo quello che ha scritto, le posso dire che con uno sforzo sovraumano cerco di scrivere questa risposta senza offenderla…
Ora, ci commenti, se vuole questo articolo:
http://www.mpv.org/mpv/s2magazine/AllegatiTools/6372/16-18rossano.pdf
Ci spiegi come questo non è un omicidio, come è stata tutelata la salute del feto. Ci spieghi come mai i “prodotti abortivi” sono rifiuti ospedalieri, se il feto è così prezioso.
Soprattutto, ci spieghi cosa differenzia questi medici, queste persone, tutti quelli che si sono resi complici di questo abominio, da Mengele o altri criminali. Certo, in questa vicenda sub-umano non-persona non è certo stato il feto, ma i medici che hanno prodotto questo crimine.
Infine, ci spieghi quale vantaggio avrà avuto questa madre dopo questa vicenda.
P.S.
Le consiglio di valutare bene le parole. Eviti i sofismi, gli esempi assurdi… se vuole può non rispondere. Le ricordo che per la mia scala di valori uccidere un innocente è un peccato che grida vendetta nel cospetto di Dio… perciò, la mia pazienza nei suoi confronti si è esaurita con questo post.
LUIGI, LUIGI!!! Sono d’accordo con Fabio Moraldi, se rileggi quello che hai scritto, sono sicuro che, almeno nel tuo intimo, ti renderai conto delle boiate che scrivi. Sei un logico, per la miseria! Abbi un po’ di orgoglio professionale, abbandonando quello egoistico che ti obnubila completamente.
Se invece non sei veramente in grado di vedere la differenza essenziale che passa tra sparare in bocca a qualcuno e donare il sangue, differenza che, ovviamente, all’esatto contrario di quanto affermi tu, rende l’aborto azione della stessa specie dello sparare (senza contare che nel caso dell’aborto non c’è nulla da donare); allora non c’è niente da fare, come non vi sarebbe nulla da fare di fronte a un cieco nato rispetto alla visione dei colori. Però, appunto, di patologia si tratterebbe.
Luigi Pavone ha scritto:
Lo stato, è vero, mi obbliga a non allungare il braccio alla cui estremità e collegata una rivoltella e a non premere il mio indice su quella cosa che si chiama grilletto etc etc. MA QUESTA E’ UN’AZIONE MOLTO DIVERSA DAL MIO RIFIUTO DI DONARE IL SANGUE.
Dunque, come vedi, la differenza mi è nota. Quello che non mi è noto è il perché donare il proprio sangue nei confronti di colui che ne ha bisogno non sia, come tu sostieni, un atto dovuto! Ancora lo devi dimostrare. Se vuoi fatti aiutare da Fabio Moraldi. Tu dici che nella gravidanza la donna non dona nulla. A me pare proprio di sì. Infatti, ciò che si può affittare, si può anche donare (mai sentito parlare di uteri in affitto?).
Gravissimo errore, poi, è sostenere che la legge 194 ratifica il diritto di soppressione del feto. Sfido chiunque a dimostrarlo citando il testo della legge.
Lo Stato non ti obbliga affatto a non sparare, ti obbliga solo a non uccidere. Non è mai morto nessuno per il mio sangue non donato, sono morti milioni di individui per i milioni di morti causati dall’aborto.
Come ti ho detto sopra: tu sostieni che sparare sulla folla dovrebbe essere legale, perché non significa per nulla uccidere qualcuno, tant’è che si può non colpire nessuno.
L’aborto causa direttamente la morte del feto, la legge che permette l’aborto permette di uccidere un essere umano come conseguenza dell’aborto. Per andare avanti con le tue cretinate puoi solo argomentare che l’aborto non uccida il feto, altrimenti arrenditi e datti pace.
fabio moraldi, le tue amenità sulla folla, direi di tralasciarle. Piuttosto, se vuoi sostenere la tua tesi, e cioè che l’attuale legge 194 permette la soppressione del feto, allora ti chiedo di riportare i passi della legge in cui vi sarebbe sancito ciò che tu paventi. Grazie. Se no parliamo a vuoto.
@ Luigi
Ti riporto una carrellata delle comuni tecniche utilizzate per abortire:
https://www.uccronline.it/2010/04/22/la-violenza-disumana-delle-tecniche-abortive/
Tutto ciò è perfettamente legale in Italia ed è dunque in linea con la 194.
Cosa dicevamo sul permesso di sopprimere il feto…?
Luigi, ma lo capisci che stai sparando cavolate, anche nel caso in cui tu avessi ragione a dire che la 194 si occupa solo di permettere alla madre di interrompere la gravidanza, senza esplicitamente accennare al permesso di omicidio!
1) Sono d’accordo anche io che se si potesse interrompere una gravidanza senza sterminare i bambini, la legge lo prescriverebbe; MA IL PROBLEMA E’ CHE DI FATTO CIO’ NON E’ POSSIBILE e dunque fino ad ora il supposto diritto all’interruzione di gravidanza HA SEMPRE COINCISO CON LO STERMINIO!!!
2) Inoltre un diritto all’interruzione di gravidanza non vi sarebbe nemmeno nel caso fantasioso che ipotizzi, perché i più deboli (che sono i feti e non le madri) hanno il diritto di essere tutelati con ampi margini di sicurezza, che in questo caso consistono nel fare andare le cose come madre natura da sempre ha stabilito.
2.1) Nessuno nega alla madre la possibilità di abbandonare il figlio, basta che lo metta al mondo. Oltretutto si è ampiamente dimostrato quali gravi effetti abbiano sulla salute delle donne le interruzioni di gravidanza…
Svegliati e guarda la realtà!
una donna in cinta non è una donna con dentro un bambino bensì un bambino con attorno una mamma.
un padre e una madre non sarebbero pronti in qualsisi momento a dare la vita per i propri figli?
Pensiamoci prima di decidere di avere un figlio.
Che obbrobrio. Ma almeno ora gettano la maschera…
possiamo dire che nella loro demenziale follia queste posizioni hanno per lo meno il pregio della chiarezza. Come l’eugenetica nazista non negava che l’handicappato, l’ebreo, l’omosessuale fosse un essere umano ma si diceva che era inutile se non pericoloso per la purezza della razza ariana e quindi andava eliminato, nello stesso modo di giustifica la soppressione di un essere umano non ancora nato con il “diritto” della donna a decidere per lui. Posizioni identiche, con la differenza che i gerarchi nazisti vennero appesi a Norimberga, questi personaggi invece pontificano indisturbati.
Beh, anche i gerarchi nazisti per anni ed anni sono andati avanti indisturbati, poi si sono rovinati con l’avidità delle loro stesse mani… Il paragone comunque regge eccome, e purtroppo mi sa che dovremo aspettare che anche i naziliberisti si rovinino con le loro stesse mani perché anche loro hanno dalla loro il popolino; il quale toglierà loro l’appoggio solo quando vivrà sulla propria pelle i loro orrori.
Già ora in Francia, in Inghilterra e nel Nord Europa l’eutanasia viene applicata anche senza la volontà del malato e le donne usate come “serbatoi” di figli per coppie gay, magari quando poi la capiranno chissà che qualcuno non inizi a ragionare…
c’è una differenza, nel primo caso si era in una dittatura, nel secondo caso questo tipo di comportamento è giustificato nell’ambito di Paesi democratici, anzi, come dice quel chiacchierone di Luigi Pavone che parla solo per dare aria ai denti sono dei “diritti” e quindi perfettamente leciti dal punto di vista giuridico e, per la morale (si fa per dire) laica, eticamente ammissibili.
se qualcuno pensasse che l’eugenetica sia cosa vecchia e sorpassata, sappia che ora viene aggiornata e riproposta con il più accattivamente nome di “moral bioenhancement (MB)”:
http://jme.bmj.com/content/early/2013/01/24/medethics-2012-101157.full.html
il nome è diverso ma la sostanza è la stessa ovvero c’è qualcuno che si prende il diritto di decidere quale sia l’uomo ‘giusto’ da far nascere.
Avete notato come la massima parte delle forze dell’ideologia radicale sia impegnata nell’ingegnarsi su come uccidere questo o quest’altro? Come uccidere i bambini? come uccidere i vecchi? come uccidere i malati? come uccidere quelli che vogliono uccidersi? Come convincere a uccidersi quelli che non vorrebbero?
C’è solo una mente che può avere questa mono-ossessione come ragione di vita: Satana, il Cadavere per eccellenza.
Già…ma se lo dici alla gente ti rispondono che il demonio non esiste, che è un’invenzione.
Pure molti satanisti lo dicono, e satana non è altro che il proprio io, e satanismo è il culto dell’io assoluto.
Praticamente combattere contro satana è come combattere contro il fumo: c’è ma non riesci ad agguantarlo.
Noi sappiamo che c’è, e ci combatte; ma di quelli che ce l’hanno dentro e lo assecondano, molti non ne sono coscienti, si illudono di essere liberi.
“noi sappiamo che c’è”
magari tutti i cattolici avessero questa consapevolezza!
Ciò deriva dall’illusoria dipendenza da parte nostra delle libertà economica! E quindi ci si illude di potere traslare il concetto alla morale.
Mi viene in mente solo una cosa. Per ragionare in questo modo, senza alcun tipo di scrupolo, queste persone hanno un’anima già dannata… hanno scelto il Male.. e ne sono rimasti schiavizzati fino all’osso. E’ una dimensione tragica e terribile, sembrerebbe ormai senza speranza.
Vorrei postare delle foto per vedere “cosa” si può uccidere in Italia…
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/381938_vicenza_parto_prematuro_francescapesa_solo_tre_etti_ma_sta_bene_e_vivr/
…Per provare a fermare questo crimine, ricordiamo di firmare la sottoscrizione “Uno di noi”… certo non sarà la soluzione, ma almeno un passo per il riconoscimento dei diritti degli esseri umani dal loro concepimento.
http://www.mpv.org/mpv/download/UnodiNoi/homepage.html
qui il caso incredibile di una bambina salvatasi solo perchè c’è stato un errore nel determinarne il peso; senza quell’errore sarebbe stata uccisa nel rispetto di una regola assurda e burocratica.
http://www.dailymail.co.uk/health/article-2249383/The-tiny-premature-baby-lived-doctors-recorded-weight-incorrectly-battled-alive.html#axzz2KUV2Zo8k
Già, la dignità di essere umano si conquista in base al peso… Sarà perche hanno grossi problemi di obesità? …Proprio un paese da prendere a modello!
Che amarezza, che Dio ci perdoni!
Il feto è un essere umano, ma è privo di diritti umani.”
L’embrione é un essere umano ed é dotato di (maggiori) diritti se non altro perché inequivocabilmente possiede (maggiore) “credito” di vita rispetto tutti gli altri soggetti (madre, padre, famigliari, ecc…). All’embrione non possono essere ricondotti altresi’ doveri (come quello di lasciarsi mettere da parte…) semplicemente perché non in grado di prendere posizione e decidere se aderire o meno al dovere stesso.
a-theos=a-theos scrive:
Non ho capito la logica: la legge non ti permette di fare del male al feto, però, dato che ti permette di interrompere la gravidanza, ti permette di fare a pezzettini il feto. Come dire: la difesa che Luigi Pavone fa della legge è basata sul fatto che la legge sarebbe cattiva, se ti permettesse di fare a pezzettini il feto.
Proverò a farglielo capire. Siamo nell’anno 3251, la tecnologia ci permette di interrompere le gravidanze senza arrecare danni ai feti. La legislazione italiana, però, è rimasta quella del 2013. Fabiola è incinta e vuole uccidere il proprio feto. Mi sa indicare a-theos, o chi per lui, a quale legge italiana la signora Fabiola dovrebbe appellarsi per fare rispettare il suo presunto diritto di uccidere il feto che porta in grembo? Qual è questa legge? Esiste? In quale codice si troverebbe?
In questo fantomatico anno 3251 ci troveremmo semplicemente di fronte ad uno Stato delegittimato, che impone per puro arbitrio il divieto di un atto, l’interruzione di gravidanza, le cui finalità sono terapeutiche.
Non ci troveremmo più in uno stato di diritto, ma in uno stato le cui leggi sono emanazione arbitraria del potere. In questo contesto, se accettato, ogni discussione relativa alla giustizia o ingiustizia di una legge è priva di senso.
Poichè ritieni che le condizioni attuali siano nella sostanza le stesse dell’ipotetico anno 3251, tutto il discorso è applicabile all’oggi e all’attuale legge 194: imposizione arbitraria svincolata dal diritto.
Per chiarire:
ANNO 3251:
la legge mi vieta di interrompere la gravidanza, causa per me di disagio fisico o psichico, oltre il terzo mese, nonostante detta interruzione non arrechi alcun danno al bambino (se però il bambino non è sano posso farlo anche dopo i tre mesi). E’ chiaro che, non essendoci alcuna relazione tra l’ interruzione della gravidanza ed eventuali conseguenze sul bambino, queste limitazioni sono poste in modo arbitrario ed è come se lo Stato vietasse di fare la chemioterapia nei giorni di pioggia.
Lo Stato mi impedisce di salvaguardare la mia salute per puro arbitrio. Se viene accettata la legittimità di un simile Stato, ogni discussione relativa alla giustizia o meno delle sue leggi è priva di senso, perchè si accetta che le leggi vengano poste in modo arbitrario, svincolate dal diritto.
Poichè Luigi Pavone ritiene che le condizioni attuali siano nella sostanza le stesse dell’ipotetico anno 3251, ne consegue che anche l’attuale legge 194 è l’imposizione arbitraria e priva di senso di uno Stato svincolato dal diritto.
Io proverei a uscire dagli eterei (per quanto affascinanti) campi della logica formale e mi abbasserei a guardare la cruda realtà.
siccome non è possibile separare la vita del feto dal corpo della madre se non nella mistica terra dell’immaginazione (per ora e,molto probabilmente, anche in futuro) l’atto stesso di interrompere la gravidanza coinciderà con la morte del feto (non credo quindi possa sussistere nemmeno a livello logico una dicotomia tra diritto a interrompere la gravidanza e uccisione del feto)
trovo anche io per nulla rilevante l’analogia con l’uomo bisognoso di trasfusione a causa di un incidente, e concordo che la causa di morte sia l’incidente stesso e non la mancata donazione di sangue.
allo stesso modo, applicando questa analogia “corretta” al caso della madre e del feto risulterebbe sempre non rilevante: l’imponderabilità e la casualità di un incidente non è certo paragonabile al concepimento, frutto dell’esercizio della sessualità all’interno di una coppia
Grazie, Andrea C., per aver considerato la mia boiata, come si esprime a-theos. Intanto è chiaro che, stante il mio esperimento mentale, la signoria Fabiola non potrà fare appello alla legislazione italiana del 3251, per uccidere il feto, dal momento che nessuna norma glielo permetterebbe, e poiché, per ipotesi, la legislazione del 3251 è la stessa di quella attuale, nessuna norma attuale sancisce il diritto di uccidere feti (altrimenti la signora Fabiola l’avrebbe trovata). Tuttavia, è fuori discussione che attualmente le due azioni (interruzione di gravidanza e soppressione del feto) coincidano, ma solo estensionalmente e contingentemente.
Lei trova irrilevante l’altro mio esperimento mentale, quello della trasfusione, argomentando che nel caso in cui il possibile donatore si sottraesse, la morte sarebbe causata dall’incidente (o dalla patologia), e non già dall’atto rinunciatario del possibile donatore. Ovviamente ci sono alcune differenze, ma queste non sono mai tali da essere pertinenti relativamente alla questione dei confini dell’azione dello Stato. Infatti, l’incidente (o la patologia) non è la causa della morte (dal momento che la trasfusione, per ipotesi, la eviterebbe), l’incidente (o la patologia) è la causa dello stato di bisogno di sangue del paziente per sopravvivere. Chi si sottrae alla donazione compie un’azione che ha come conseguenza la morte del paziente.
Come ho cercato di mostrare nei miei precedenti interventi , il quadro da lei delineato col suo esperimento mentale configura la legge 194 come imposizione arbitraria e non come legge di uno stato di diritto. E’ chiaro che qualsiasi discussione relativa a tale legge non può prescindere dal definire il contesto in cui tale legge è stata promulgata. Occorre quindi definire se le coordinate di riferimento sono quelle di uno stato di diritto o di un’ autorità arbitraria.
Per quanto riguarda la questione delle trasfusioni, direi che le manca un certo rigore. La causa della morte è la mancanza di sangue e la causa della mancanza di sangue è l’emorragia e la causa dell’emorragia è il trauma. Il fatto che la trasfusione potrebbe evitare la morte non altera la sequenza di causa-effetto.
Sempre a proposito di rigore terminologico, nel suo intervento (9 febbraio 2013 alle 19:10) ha definito il non donare il sangue come azione.
E’ chiaro che se definiamo azioni anche le non azioni, che sono infinite, l’intera nostra vita è infinita causa di morte per qualcuno e lo stato dovrebbe metterci tutti in galera.
siccome non è possibile separare la vita del feto dal corpo della madre se non nella mistica terra dell’immaginazione (per ora e,molto probabilmente, anche in futuro)
Non é peregrino pensare al possibile trapianto dell’embrione anche in un futuro non tanto lontano. Quando questo si verificherà la strada dell’IVG non potrà che considerarsi inequivocabilmente impercorribile.
@ Luigi
nel 3251 la donna avrebbe diritto ad abortire con conseguente soppressione del feto, proprio grazie alla 194.
Infatti, all’art. 4 non solo la gravidanza, ma anche i traumi conseguenti il parto e la maternità sono cause per chiedere l’aborto.
Per estrarre il feto vivo si dovrebbe praticare un parto (cesareo o simili), per poi trasferirlo in una speciale incubatrice (non si può contare su uteri in prestito perché se non ce ne fossero disponibili al momento, la salute del feto sarebbe compromessa).
Trattandosi di un parto vero e proprio, la madre potrebbe dichiarare di accusare gravi traumi spicologici a seguito del parto e potrebbe rifiutarsi optando per l’aborto.
Non a caso, anche oggi basterebbe aspettare qualche settimana, partorire in modo naturale o cesareo e lasciare il figlio all’ospedale, senza riconoscerlo (cosa permessa e tutelata dalla legge)… ciò sarebbe praticabile nella maggior parte dei casi poiché un feto di 28 settimane ha già buone chance di sopravvivenza… perché allora aspettare il 3251?
Poichè pare che Luigi ci abbia lasciato e siamo rimasti solo noi due, provo ad anticipare la sua possibile obiesione.
Il quadro prefigurato nel 3251 è un quadro puramente teorico, fantascientifico, in cui è possibile immaginare la possibilità di estrarre un feto vivo senza un parto (ad esempio tramite teletrasporto).
Sì, non mi meraviglerei… Ma in qualunque metodo si faccia uscire il feto dal corpo della madre o è un parto (se vivo) o un aborto (se morto).
…certo potrà sempre ricorrere al “Newspeak” profetizzato da Orwell (ormai al bipensiero già ci siamo…)
Anche tu già in piedi?
Giusto: anche nell’ipotesi del teletrasporto infatti l’atto compiuto sarebbe l’estrazione del bambino e non l’interruzione di gravidanza, la quale si configurerebbe solo come conseguenza e non come atto.
Naturalmente il professor Pavone potrebbe obiettare che si potrebbe applicare il teletrasporto alla madre e non al bambino, quindi senza compiere alcuna azione sul bambino, compiendo così un atto che si configurerebbe finalmente come pura “interruzione di gravidanza”.
Questo scenario renderebbe però la situazione dell’anno 3251 radicalmente diversa da quella del 2013. Oggi infatti non esiste la possibilità di compiere l’atto di “interruzione della gravidanza” previsto dalla 194: l’interruzione di gravidanza non può esistere cioè come atto, ma solo come conseguenza di un altro atto che è un atto sul bambino e ne è causa diretta di morte.
Ovviamente il professor Pavone obietterà che… ecc. ecc., ma a questo punto ti confesso che non mi ricordo più di cosa stiamo parlando.
Come ho scritto in un altro post, Satana è il Cadavere per eccellenza, in eterna putrefazione: sembra vivo, ma il suo sembrar vivo è il brulicare dei vermi.
Penso che chiunque possa riconoscere questo brulicare nel vorticoso effluvio di parole vuote del professor Pavone.
Troppi film horror fanno male Semelets! 😀
Mi guardo bene dal guardarli, mi fanno paura! L’ultimo credo sia stato “Profondo Rosso”, che comunque non è un horror.
Bravo. Tutti pensano sia un horror.
Lo sapevo che in fondo eravamo sulla stessa lunghezza d’onda! 🙂
…ben tornato.
Aspetto con ansia le risposte ai miei commenti sopra… Hai finito i sofismi o pensi di dedicarti solo alle battute di spirito?
A queste scempiaggini ho già risposto sopra. Il tuo è un caso non reale, perché fino ad ora l’unico modo di interrompere una gravidanza è quello che coincide con l’omicidio del feto. Di fronte a questo dato di fatto cosa ritieni giusto fare? Permettere di realizzare un supposto diritto, che però di fatto coincide sempre con un omicidio? SVEGLIATI!!!
Sono in attesa di capire perché non giudichi un atto di giustizia (e come tale suscettibile di una obbligazione da parte dello Stato), e non già di mera generosità, il donare il sangue per salvare una vita umana.
…a me non rispondi più?
Veniamo dunque al problema della donazione di sangue.
Innanzitutto occorre precisare che lo Stato non è mai in grado di costringere nessuno a compiere alcunchè. Può punirmi o multarmi per non aver compiuto un determinato atto, ma non può costringermi a farlo (prescindendo dal fatto che io possa o meno avere sufficienti forze per resistergli).
Di fatto lo stato non è mai in grado di obbligare (in senso positivo), ma soltanto di vietare o punire.
Nel caso della donazione di sangue dunque lo stato non potrebbe mai costringermi a “donarlo” ma, tutt’al più, potrebbe estorcermelo con la forza, nel caso ritenesse la donazione un atto dovuto.
Legittimare però l’estorsione di sangue in quanto atto dovuto significherebbe riconoscere lo stato come proprietario del mio corpo, o quantomeno come azionista di maggioranza (essendo lo stato il più forte).
Ancora diventa quindi necessario definire, prima di ogni discussione, le coordinate di riferimento, se cioè stiamo ragionando relativamente a uno stato padrone dei suoi cittadini.
Giusto. Nel caso della donazione del sangue, l’obbligazione implica che il corpo del cittadino sia proprietà dello Stato. Ottimo. Si tratterebbe di capire che anche l’obbligazione alla gravidanza — la quale è obbligazione indipendentemente dalle modalità di applicazione della corrispondente legge proibizionista — implica lo stesso tipo di proprietà. Ma si può capire questo soltanto con uno sforzo di astrazione onde si si veda che la legge attuale consente l’interruzione di gravidanza, la quale soltanto estensionalmente e contingentemente comporta la soppressione del feto.
…rispondi ai miei post sull’argomento?
Come ho cercato di mostrare nel mio intervento del (10 febbraio 2013 alle 09:31), nel 2013 l’interruzione di gravidanza non può configurarsi come atto (nel 3251 sì, grazie al teletrasporto della madre, ma oggi no), ma solo come conseguenza di un altro atto, cioè la soppressione del bambino. Se dunque nella legge 194 l’interruzione di gravidanza è intesa come atto, tutta la legge è priva di senso, facendo riferimento a un atto che, in quanto atto, non può essere compiuto.
Se invece poniamo come presupposto che il contenuto della legge non sia privo di senso, allora la facoltà di interrompere la gravidanza si configura come vizio di forma e il suo vero contenuto può solo essere “concedere la facoltà di uccidere il bambino, atto che ha come conseguenza l’interruzione della gravidanza”; l’idg può anche essere l’intenzione primaria, ma non può comunque essere l’atto.
La legge dunque, che non può intervenire sulle intenzioni, ma solo sugli atti, pone la discriminante dei tre mesi sull’unico atto in gioco, cioè l’uccisione del bambino.
Non mi permette dunque di interrompere la gravidanza nè mi obbliga a portarla a termine dopo il terzo mese (non avrebbe senso infatti obbligare un processo che comunque non potrei interrompere, non esistendo l’atto dell’interruzione).
L’unico contenuto della 194 (presupponendo che il suo contenuto non sia privo di senso) può dunque soltanto essere: prima del terzo mese è lecito uccidere il bambino (unico atto possibile) e dopo il terzo mese no, con le relative conseguenze (non atti) che prima del terzo mese è possibile che la gravidanza risulti interrotta, mentre dopo il terzo mese no.
E ridaje! Le ragione che illustrano la differenza essenziale che passa tra una gravidanza e una donazione di sangue, ti sono già state proposte MOLTE volte. Riporto solo le principali.
E’ assurdo ritenere una gravidanza un atto di donazione (del corpo della madre allo sviluppo del figlio), poiché si tratta esattamente del contrario: un atto dovuto, a cui moralmente non ci si può sottrarre. Ciò per le seguenti ragioni.
1) Essendo la gravidanza un processo naturale rispetto a cui la presenza del corpo femminile non è accidentale, ma essenziale per la vita del feto, ovviamente, non si è obbligati a rimanere incinte, ma una volta che lo si sia, si è moralmente obbligati a portare a termine la gravidanza.
1.1) Che debba esserci un obbligo legislativo a portare a termine la gravidanza (sotto forma di sanzione penale per chi abortisca, sanzione analoga a qualunque altra finalizzata a punire l’omicidio), non significa che lo stato (o qualunque altra autorità o soggetto) si arroghi il diritto di proprietà sul corpo femminile, proprio perché DI PER SE’ NON ESISTE DIRITTO DI PROPRIETA’ SUL PROPRIO CORPO in questi casi (ove tale nozione di “proprietà” implichi la possibilità di sottrarsi alla funzione naturale che, una volta avviata la gravidanza, il corpo della donna assume).
1.1.1) Una volta avviata una gravidanza (indifferentemente da come sia avvenuto il relativo incipit, sia cioè esso avvenuto per inseminazione naturale o artificiale) quel particolare corpo di donna ha un legame causale diretto e inscindibile (pena la morte del feto) con la vita di quel particolare feto.
Ora, rispetto a questi 3 punti essenziali, non vi è alcuna analogia con il caso della donazione di sangue, per le seguenti ragioni.
1) La donazione di sangue non è un processo naturale, un processo cioè a cui il corpo umano (sia del donatore, che del ricevente) sia predisposto per natura, al contrario della gravidanza che vede invece il corpo femminile e il corpo del feto reciprocamente ordinati per natura.
1.1) Da ciò segue immediatamente che qui si parli di vera e propria donazione, poiché si mettono a disposizione parti del proprio corpo (in questo caso il sangue, ma ciò vale anche per la donazione degli organi), quando ciò non è richiesto dalla natura umana (creata da Dio). E, a converso, ciò implica che un eventuale obbligo legislativo alla donazione, configurerebbe una vera e propria ingiusta coercizione.
1.1.1) Il mio particolare sangue PUO’ avere relazione con la vita di un altro corpo, ma non ce l’ha necessariamente in quanto mio, dato che tutte le persone con gruppo sanguigno compatibile sono intercambiabili.
Inoltre, se si dovesse configurare la necessità morale della donazione, ciò implicherebbe l’assurdo di essere ancora più necessaria (non meno necessaria) nei casi più gravi, che riguardano la donazione degli organi; dunque poiché è possibilissimo vivere senza un rene, tutti avremmo l’obbligo morale di donarlo e lo stato avrebbe non solo il diritto ma il dovere di imporci tali tipi di donazione.
In definitiva a nessuno è dovuta una terapia che implichi la cessione artificiale e obbligata (non volontaria) di parti del corpo altrui; cosa che non avviene nel caso della gravidanza (che non è una terapia).
Io non ho mai letto ciò che hai riportato, immagino da altri post. Mea culpa.
Possiamo tracciare tutte le differenze che vogliamo tra la gravidanza e la donazione di sangue del mio esperimento mentale. Ciò che si deve provare — ciò che continui a non fare — è che tali differenze sono rilevanti relativamente al raggio di azione della obbligazione dello Stato, nei termini che sappiamo. Nei commenti che hai riportato hai semplicemente rilevato alcune differenze, e poi DETTO (NON ARGOMENTATO!) che tali differenze sono tali da giustificare non solo due differenti legislazioni (il che potrebbe essere vero a priori), ma due legislazioni che differiscono IN UN CERTO MODO, cioè in un modo da prevedere l’obbligo alla gravidanza e il permesso a non donare di sangue.
Alcune considerazioni, comunque, sulle differenze che riporti, benché la critica fondamentale è quella che ho già esposto.
1) tu dici che la donazione non è naturale, mentre la gravidanza sì. Così dicendo fai uso grossolano di natura, intesa semplicemente come natura biologica. Così non deve essere intesa. Per natura dobbiamo intendere l’essenza umana, la quale include la ragione, la scienza, la tecnica. Dal mio punto di vista trovo perfettamente naturale per uomo salvare la vita di un altro uomo attraverso la propria donazione di sangue.
2) scrivi che nel caso della gravidanza vi è un rapporto causale diretto, mentre nella donazione del sangue no. Per semplificare le cose, il mio esperimento mentale prevede sempre un rapporto causale di quel tipo. Questa operazione non è arbitraria, dal momento che nella donazione del sangue quel rapporto può in linea di principio darsi talvolta.
Luigi Pavone ha scritto: “la legge attuale consente l’interruzione di gravidanza, la quale soltanto estensionalmente e contingentemente comporta la soppressione del feto”.
Il che equivale esattamente a dichiarare lecito ogni omicidio preterintenzionale, dato che io sarei titolare del diritto a non subire la coercizione di un obbligo a fermarmi ai semafori rossi, se ciò comporta la frustrazione del mio insopprimibile bisogno psicologico di arrivare sempre in orario; tanto più perché nel futuro potrebbe essere inventato il teletrasporto, che mi permetterà di non tenere conto dei semafori rossi, senza correre il rischio di risultare omicida.
scusate non capisco perchè si debba perdere tempo a confutare le fantasiose e irrazionali tesi di Pavone che sostiene che l’interruzione della gravidanza e la sopressione del feto sono due cose distinte che non hanno fra loro relazione. E’ evidente che siamo in un caso di conclamata incapacità ad esercitare il benchè minimo uso della ragione.
Che diamine, perchè è divertente!
…è come giocare a scacchi con un bambino.
Dipende dal bambino: http://www.youtube.com/watch?v=lD333XXEKu0
Niente male!
Ma essere battuti da un bambino dev’essere ancora più divertente!
Io voglio che Luigi, di fronte all’evidenza del suo inutile agitarsi nell’astratto, un bel giorno si butti in ginocchio, chieda perdono della propria ideologia-feticcio e diventi un santo.
Il primo miracolo che farei è di trasformarti in un filosofo.
Temo che nella tua accezione di filosofo, ciò corrisponderebbe ad un peccato mortale dovuto a falsità…, ma, appunto, io spero che la santità che ti auguro, elevi il tuo attaccamento disordinato alle “subtilitates” da sofista, in vero amore per la verità (da cui unicamente può sorgere il vero filosofo).
E’ il classico caso di chi fa fuori DIO dalla propria vita: l’errore ricade su di lui.
Non può riconoscere la verità nemmeno quando le è dimostrata.
L’uomo che non si sottomette al suo Creatore resta comunque dominato dalla passione di assoluto, la quale, non unita all’Assoluto/DIO, non può che condurre a vaneggiamenti demenziali; si svalvola, inevitabile.
rispondo a te ma anche agli altri. E’ evidente che Pavone ha qualche problemino con la logica e quando si è così qualsiasi argomentazione razionale è inutile. Se si impostano le cose in modo ideologico il confronto è un dialogo fra sordi, si perde solo tempo. Converrebbe dargli ragione.
Certo, puoi cavartela anche così. Ma puoi anche decidere di scendere nei suoi inferi a tenergli compagnia.
Sei sicuro che Pavone Luigi abbia problemi con la logica? a-theòs=a-éthos dice che è un logico (9 febbraio 2013 alle 20:23) ed io sono propenso a credergli. Potrebbe essere un logico (ateo, ovviamente) che cerca di creare labirinti tortuosi avvalendosi di un pizzico di ambiguità terminologica.
non credo, credo piuttosto sia un personaggio che si sia costruito un suo mondo irreale nel quale vive e nel quale tutto è perfetto e sensato, secondo lui. Non può essere logica una persona che sostiene che fra interruzione di gravidanza e soppressione del feto non c’è alcun rapporto.
Non saprei che dire: a-theòs=a-éthos ha detto questo e generalmente non parla a vanvera.
Logica diabolica?
Esatto: non la menzogna sfacciata, ma la verità meno uno (V-1). La logica dell’illusionista: è tutto vero quello che vedi, solo che qualche piccolo dettaglio può sfuggire, e il gentile pubblico in fin dei conti si trae in inganno da solo (“voi non state guardando, perchè in realtà volete essere… ingannati” The Prestige)
Luigi è un logico e anche competente, a mio avviso.
Solo che ha due tare: la prima comune a molti logici, è quella di confondere spesso il possibile con il reale; cosa che porta inevitabilmente all’errore, poiché premesse vere si possono trarre solo da una perfetta adeguazione alla realtà e non semplicemente dalla coerenza logica.
La seconda è caratteriale ed è peggiore: è orgogliosamente ostinato.
Sono d’accordo con te, ma sulla prima tara vedrei anche un’altra possibilità:
penso che quelle che lui propone siano sostanzialmente delle sfide scacchistiche in cui vince chi trova, nell’avversario, il punto debole sul piano della logica. Per questo i richiami alla realtà hanno poca presa su di lui; è come se dicesse “cerca di stare alle regole del gioco”.
Sulla seconda tara concordo in pieno: non ha l’umiltà di fermare l’orologio (in senso scacchistico) e stringere la mano.
Sembra non rendersi conto che si può perdere senza essere sconfitti.
Caro Luigi,
ormai hai poche ore per rispondere alle mie osservazioni sul fatto che la legge italiana non permette l’eliminazione diretta del fato, ma solo come conseguenza dell’interruzione di gravidanza.
Certo, è tuo diritto non rispondere, come ti avevo consigliato… Ma a questo punto ho capito che persona sei…
Ma un po’ di sensibilità e rispetto per i milioni di bambini aspirati, avvelenati, fatti a pezzi, smembrati, gettati nella spazzatura, ce l’hai? A questo punto dubito… Conta di più un fine ragionemento o l’evidenza dei fatti che ti ostini a negare?
“se questo è un uomo…”
Ci rendiamo conto cosa sta per essere scoperchiato?
Ormai perfino gli abortisti ammettono (forzatamente) che in pancia di una donna c’è un bambino..Vogliamo cominciare a fare i conti di quanti “errori d valutazione” sono stati fatti nel mondo negli ultimi decenni??
A chi chiediamo conto? Certamente non alle mamme che sono le seconde vittime di questo gigantesco imbroglio.
Però una bella class action contro quelli che su queste “ideonze” hanno lucrato e propagandato (sapendo di mentire) ci starebbe.
Hai ragione,
2.860.000 aborti all’anno nella sola europa… numeri da Terzo Reich.
…La colpa, comunque, è un po’ di tutti. Anche del lassismo medio di chi, pur essendo contro l’aborto, non si oppone a questo crimine. Io sto valutando se sia possibile fare obiezione di coscienza per non pagare la quota delle spese sanitarie relative all’aborto (qualcuno lo sta già facendo). Credo che, con un giusto sostegno legale, si potrebbe avere ragione anche al Tribunale dei Diritti Umani… infatti, lo stato non può chiedermi di essere partecipe in nessun modo ad un’azione che reputo immorale (sull’aborto l’obiezione del medico e degli infermieri è garantita per legge, perché io dovrei collaborare sostenendo economicamente questa iniziativa?).
Attualmente la sola via è la disobbedienza civile:
http://www.apg23.org/ambiti-dintervento/maternita-difficile/obiezione-di-coscienza-alle-spese-abortive
Non cambierebbe le cose, ma può essere un gesto simbolico di grande valore, soprattutto se fatto come consigliato dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.
Certamente coalizzandosi si potrebbe ottenere molto di più… Nella tua proposta di class action si potrebbe sia inserire le madri ed i padri danneggiati direttamente, i medici che hanno operato in buona fece, tutti i cittadini che hanno pagato tasse ingiuste, tutti quelli che ritengono di aver subito un danno esistenziale a causa delle pratiche abortive (e qui rientriamo tutti noi contrari all’aborto, che per decenni ci siamo sentite offendere, ingiuriare, ridicolizzare).
…cercherò di informarmi meglio… sono stanco di aspettare!
Il trucco da parte dello stato consiste proprio nel non scorporare quella voce. Bisognerebbe battersi legalmente perché si abbia il diritto a vedere scorporata la voce e di conseguenza a non pagarla. Se ti attivi seriamente in questa direzione, tieni(mi)ci informati, perché è vero che si tratta di un’assurdità insopportabile.