Il fisico Lucio Rossi: «la scienza mi aiuta a credere in Dio»

Lucio Rossi«L’attività scientifica mi conferma nell’ipotesi positiva che la fede mi dà: lo slancio verso il Mistero di cui siamo costituiti è valorizzato dalla scienza e dalla sete di rispondere ad alcune domande fondamentali». Queste le parole del fisico italiano Lucio Rossi, in una intervista ripresa da La Nuova Bussola Quotidiana. Rossi è tra i responsabili della recente scoperta del Bosone di Higgs, avendo presidiato fin dal 2001 la costruzione e la messa in produzione dell’HLC, il Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle del Cern di Ginevra che poi ha permesso di dimostrare l’esistenza della cosiddetta “particella di Dio”.

Tuttavia ci tiene subito a precisare: «vorrei rilevare come la scienza in se stessa non dà una risposte: essa può indicare una strada per chi questa strada vuole vederla e non la indica a chi non vuol vederla. Alla fine la fede, e la non-fede, resta un atto di libertà e trovo meraviglioso che la scienza strutturalmente rispetta questa libertà. Altrimenti dove sarebbe la nostra libertà se credere o non credere fosse un atto dovuto costretto dalle equazioni della fisica?».

La fede è certamente un atto di libertà, ma «per me», spiega il fisico, «ci vuole più fede a non credere che a credere. Quando si vede come è organizzato il mondo, da che leggi precisissime è retto, non vedo certo contraddizioni con la fede in Dio. So che è una posizione minoritaria (ma non troppo) nel mondo scientifico, tuttavia la negazione della fede è certamente un atto arbitrario. Io vedo che nel mio lavoro di scienziato e dirigente di ricerca, la posizione integralmente umana, quale professata dal cristianesimo, non solo aiuta a far meglio ad avere una posizione più efficace nel contesto stesso del lavoro ma mi sembra che sia più adeguata agli indizi che la natura ci lascia. L’esistenza di Dio, cioè della fonte di razionalità è una esigenza dell’intelletto ed è non solo incompatibile, ma risulta l’ipotesi più congrua con la inesauribilità della conoscenza».

L’Incarnazione di Dio, oltre a non porre problemi alla scienza, sembra anzi «la via più certa per affermare che noi siamo fatti strutturalmente per comprendere – e fino in fondo – il mondo fisico e la sua razionalità. Se Dio si è incarnato, allora il mondo, anche il mondo fisico!, è importante da conoscere, ne val davvero la pena, e non solo per “utilizzare” le conoscenze». Questa è la precisa motivazione per cui il metodo scientifico è nato nell’alveo della teologia cattolica, come infatti ci tiene a sottolineare: «la scienza moderna ha la sua origine nel medioevo e nel rinascimento cristiano. E in più: nel mondo occidentale la cultura antica ha potuto essere valorizzata strutturalmente: la scienza moderna è certamente, per me, uno dei più bei fiori della valorizzazione che il cristianesimo ha fatto della razionalità greca, come Papa Ratzinger sta spiegando, da Ratisbona in poi».

Rispetto ai vari tentativi, anche di suoi colleghi, di combattere la religione, Rossi spiega: «Una ragione che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell’ambito delle sottoculture è incapace di inserirsi nel dialogo delle culture. Solo un uso distorto della ragione può confinare il tentativo di risposta alle domande fondamentali, cioè la religione, al rango di sottocultura. Sottocultura è, per esempio, la scienza quando si proclama come unica fonte valida di conoscenza, con gli esiti che abbiamo visto generare dai vari razionalismi e società laicizzate del ‘900!».

Ricordiamo che in questa pagina abbiamo raccolto decine e decine di citazioni di prestigiosi scienziati circa la loro visione sul rapporto tra scienze e fede.

31 commenti a Il fisico Lucio Rossi: «la scienza mi aiuta a credere in Dio»

  • manuzzo ha detto:

    semplice e limpido. Uno che non vuole credere (o più precisamente: trova comodo credere che dal nulla nasce l’universo e per giunta senza motivo!) deve invece arrivare a negare l’esistenza delle leggi fisiche (come lo stesso Planc fece….)…..che assurdità. E poi pretendono di insultare liberamente in nome della libertà di pensiero (ricordate la gmg di Madrid?). A me sembra più un sintomo di cancrena cerebrale che altro un simile atteggiamento (intendo l’ultimo, a scanso di equivoci)

    • anna ha detto:

      E’ proprio così; solo una mente dominata dal pregiudizio può immaginare che la scienza sia incompatibile con l’esistenza di Dio.
      Solo un io che non sopporta di dovere la sua vita al Signore, può (s)ragionare ateisticamente.
      A nulla valgono dunque pazienza e logica: se l’io orgoglioso non è disposto ad ammettere le ragioni psicologiche che lo costringono a negare l’evidenza, niente da fare.

  • Giuseppe ha detto:

    Alt! Mettiamo un po’ d’ordine. L’articolo è certamente suggestivo e certamente presente degli elementi di verità. Però lasciamo anche a chi non professa una religione la possibilità di ammirare e comprendere le leggi di natura, a meno che non si voglia affermare che Weinberg, Feynman e altri siano deli imbecilli. Comunque Planck non disse che non esistono leggi di natura, ma che non siamo autorizzati a credere che esistono nella forma da noi concepita, ovviamente.

    • Paolo Viti ha detto:

      Ci mancherebbe, caro Giuseppe! Qualcuno ti ha mai detto che non devi ammirare e comprendere le leggi di natura??! Nessuno, spero.

      Tuttavia, come diceva Einstein, bisognerebbe provare ad andare oltre e domandarsi da dove arriva la perfezione che noi osserviamo con i nostri telescopi. Einstein ha provato a dare una risposta, che secondo me è l’unica possibile: «Io non sono ateo e non penso di potermi definire panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino che è entrato in una immensa biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri, ma non sa come e non conosce le lingue in cui sono stati scritti. Sospetta però che vi sia un misterioso ordine nella disposizione dei volumi, ma non sa quale sia. Questa mi sembra la situazione dell’essere umano, anche il più intelligente, di fronte a Dio. La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell’incomprensibile universo, fonda la mia idea su Dio»
      (citato in Isaacson, “Einstein: His Life and Universe”, Simon e Schuster, pag. 27)

      • Giuseppe ha detto:

        Concordo con Einstein…

      • Daphnos ha detto:

        Credo che forse Giuseppe abbia tentato di prevenire questa risposta sul perché della perfezione del mondo citando quei due nomi (il secondo soprattutto) non a caso…

        • Giuseppe ha detto:

          sinceramente io non so se il mondo sia perfetto. Penso che sia entusiasmante e meraviglioso ma la perfezione è qualcosa che mi sfugge. Giusto per fare un esempio spicciolo e stemperare la seriosità: io amo la mia fidanzata e la trovo meravigliosa, ma certo da qui a definirla perfetta ce ne passa! 😀

          • Daphnos ha detto:

            Caro Giuseppe, potremmo trascorrere molto tempo a scrivere, ma non ne dispongo. Preferisco sfruttarlo dando sfogo alla mia vis polemica da anticlericale mancato, parlando di Weinberg! Perciò, pollice su e in bocca al lupo con lo studio dell’universo.

    • Daphnos ha detto:

      Hai ragione. Però ne’ l’articolo ne’ Rossi dicono questo, ti riferisci al commento di Manuzzo?

      Che Feynman fosse una persona di grande intelligenza è evidente, anche se personalmente ne rifiuto praticamente tutta l’impostazione di pensiero (soprattutto quella sulle cause finali). Su Weinberg, per quanti contributi abbia potuto dare alla fisica, non nasconderò mai un forte disgusto per le sue parole sui credenti, non solo perché offensive, gratuite, incoerenti, inconsistenti e del tutto pretestuose, ma anche semplicemente per il fatto che se le avesse rivolte ad una qualsiasi altra categoria di persone sarebbe stato trattato come Odifreddi fa con Zichichi. Per me, le sue teorie unificate può anche tenersele per se’, non mi sento in debito proprio di nulla, e figuriamoci se mi abbasso a credere che abbia ragione su qualcosa solo perché è bravo a fare le addizioni.

      • Giuseppe ha detto:

        Ammetto che Weinberg ci vada giù pesante, ma almeno ha il merito di dire, quasi con pacatezza disarmante, quello che pensa davvero. Feynman, per certi versi, rimane un personaggio imperscrutabile, che conosciamo solo come “personaggio” e poco più…

        • Daphnos ha detto:

          😉

          Ok, lo ammetto, anch’io ci sono andato giù pesante con Weinberg. Mi spiego meglio: tu hai detto che sarebbe ingiusto dire che Weinberg è un imbecille perché non crede che dalle leggi naturali si possa risalire a un legislatore.

          Quello che volevo dire, in primo luogo, è che se avesse parlato contro un’idea politica, un’etnia, un gruppo di persone politicamente protette sarebbe stato massacrato (il Papa e le offese alla pace… suona simile al nostro Weinberg, ma Ratzinger è stato linciato dai media). Persino Watson, altro Nobel, quando affermò -scientificamente, diceva lui- che le razze africane sono meno intelligenti e la cosa era scritta nei geni, fu isolato da tutti e costretto a ritrattare. Ed era lo scopritore del DNA che parlava del DNA, figuriamoci!

          Poi, per quanto il suo contributo all’unificazione delle teorie elettromagnetiche (sulle quali tu discorrerai estremamente meglio di me) sia indiscutibile, oltre che da Nobel, quella sua frase sulle religioni è semplicemente: priva di significato, poiché parla di bene e di male, di uomini “buoni” e “cattivi”, di dignità, proprio in termini religiosi (dal suo punto di vista), perciò autoreferenziale; incredibilmente riduttiva, e profondamente offensiva per i suoi colleghi religiosi bravi quanto lui, oltre che per tutte le persone che in nome della religione utilizzano meno soldi dei suoi in modo molto migliore; potenzialmente pericolosa, perché facile da ripetere a pappagallo, versatile come argomentazione, indimostrabile, perciò molto accattivante per i piccoli e scatenati fans di Dawkins che -inutile dirlo- non forniscono alcun contributo all’umanità ne’ alla scienza, ma semplicemente appagano i loro ancestrali bisogni di aver qualcuno contro cui indirizzare la propria aggressività ormonale, e di aver l’illusione di migliorare il mondo senza sforzarsi sul serio.

          Perciò, anche se secondo me Weinberg non è un imbecille, la mia opinione conta poco. E mi capiterà di vedere, in questo sito o altrove, qualcuno affermare che invece si tratta davvero di un imbecille, non me la sentirò di contraddirlo.

  • beppina ha detto:

    Ho sempre pensato che una persona normale riesce qualche volta a trovare, con umiltà e semplicità, la trascendenza, spesso non preoccupandosi o disinteressandosi (da “incosciente”) della mancata conoscenza del mondo fisico circostante. Al contrario lo scienziato mi ha sempre dato l’impressione di non cercare la trascendenza in quanto umiltà e semplicità non possono che passare in secondo piano rispetto all’avanzare della conoscenza della realtà e della presa di consapevolezza dell’importanza delle proprie speculazioni. E’ bello vedere come grandi personalità riescano a percorrere le vie “incoscienti” di tanti uomini/donne “comuni” e non si facciano problemi a darne testimonianza.

    • Giuseppe ha detto:

      Se mi permette, è proprio l’umiltà e lo stupore quasi infantile che spingono lo scienziato a confrontarsi con la Natura…

      • beppina ha detto:

        Io parlavo di “umiltà e semplicità”; umiltà tipica delle persone non “potenti”, e “semplicità” tipica delle persone di normale o limitata conoscenza delle leggi deterministiche che governano la realtà (dotate quindi di una più o meno implicita sensazione di “impotenza” e di una genuina capacità a valutare l’essenza delle stesse cose anche oltre la loro semplice fisicità). Certamente c’é “stupore” nella maggioranza dei ricercatori… un po meno forse la presenza di umiltà; quasi nulla la semplicità.

  • Max ha detto:

    La scienza non puo’ ne’ confermare ne’ negare il trascendente – il metodo scientifico funziona con la misura, e se non c’e’ misura, non ci puo’ essere indagine scientifica in senso galileiano.

  • Ugo La Serra ha detto:

    La bellezza è un concetto soggettivo. Se uno dovesse trovare l’universo, le leggi della fisica, e tutto quanto, brutto?

    • Daphnos ha detto:

      Si può sempre credere in un dio brutto e cattivo 😉 .

    • Paolo Viti ha detto:

      Se non sarà la bellezza, allora sarà il perfetto ordine razionale dell’universo. E quest’ultimo non è affatto un dato soggettivo.

  • Alberto ha detto:

    E’ bellissima la “frasetta” che avete messo recentemente tra quelle che scorrono nella home page, direi che si adatta molto bene a questo articolo:
    “..Anche la fede nelle possibilità della scienza, generata prima dello sviluppo della moderna teoria scientifica, è un derivato inconscio della teoria medievale.” (Alfred North Whitehead, Filosofo e matematico)

  • bestboy81 ha detto:

    Mi sembra strano che uno scienziato accetti l’idea che la scienza non sia “l’unica fonte valida di conoscenza”, non fosse altro perchè si impegna profondamente a costruire teorie inoppugnabili dal punto di vista logico per dare una spiegazione coerente dei risultati sperimentali, quindi ci tiene ad essere sicuro che quello che ha per le mani non siano frottole. Giusto per mostrare lo spirito che ha uno scienziato su queste cose cito questo aneddoto. Alla fine della prima guerra mondiale tutti pensavano di possedere il concetto intuitivo di spazio e tempo e lasciavano andare l’immaginazione sulla nuova rivoluzionaria teoria di Einstein. Lui, che sapeva essere corretta, diceva a Max Born, in una lettera del 1924, che il mondo gli sembrava “uno strano manicomio” in cui “ogni cocchiere e ogni cameriere discute se la teoria della relatività sia giusta o no”.
    Accetto, non condividendola, l’opinione di Rossi. Mi chiedo solo un paio di cose. Intanto a quale Dio crede? Al Dio di Spinoza o al Dio cattolico con tutti i suoi dogmi? E qual è la sua concezione di incarnazione divina? Anche in questo caso quella del dogma? Infine, se si professa cattolico, ha analizzato criticamente i dogmi in cui crede o nel suo animo più profondo si illude e si sforza di credere?
    Per me sarebbe interessante sapere cosa ne pensa.

    • Daphnos ha detto:

      “Nel suo animo più profondo si illude e si sforza di credere”?!?

      Bestboy, sarai anche il migliore ma ti assicuro che E’ POSSIBILE pensarla in modo diverso e crederci sul serio. SI PUO’. E si può anche essere intelligenti e crederci. Certo, non possiamo essere tutti intelligenti come te, ma ci proviamo. Grazie umilmente per averci degnato di condividere un po’ della tua superiorità!

    • Leonardo ha detto:

      Dogmi in cui crede?
      Hai una visione alquanto bizzarra, e permettitimi, tutta tua ed errata, del Cattolicesimo.

  • Max ha detto:

    La scienza non e’ l’unica fonte valida di conoscenza, perche’ vi sono tantissimi campi in cui il metodo scientifico galileiano, basato sulla misura, non si puo’ usare, perche’ manca l’unita’ di misura. Sappiamo tutti la differenza tra un’opera d’arte e spazzatura, o l’importanza che per noi ha una persona amata, ma non la misuriamo. Un vero scienziato sa benissimo che non deve applicare la scienza a campi ad essa estranei, perche’ si fa un torto alla scienza stessa.

    Mi pare che Lucio Rossi parli di incarnazione, quindi penso che il suo Dio sia piu’ vicino al concetto del Cristianesimo di quello di Spinoza (che dell’uomo non si interessava particolarmente).

    • bestboy81 ha detto:

      Qui si sta parlando di conoscenza, comprensione di fatti, e di validità di questa conoscenza, cioè se mi posso fidare di ciò che ho compreso, non se un’opera d’arte è bella o brutta. L’arte mi da una conoscenza bassissima e per giunta filtrata attraverso la mente di chi la fa. Mettiamo di osservare la Gioconda, ti susciterà un turbine di sensazioni e sentimenti daccordissimo, ma che conoscenza in più otterrai rispetto a ciò che sai già? In potenza ci sono infiniti possibili ritratti di persone come la Gioconda, anche avendo la possibilità di vederli tutti cosa speri di comprendere dei fatti che riguardano l’uomo? Giusto per dire, se analizzi il DNA dell’escherichia coli ottieni una conoscenza infinitamente superiore rispetto alla situazione precedente. Ma lasciamo stare la quantità e soffermiamoci sulla validità di questa conoscenza. E qui mi pare che siamo in alto mare: è talmente valida che spessissimo non troviamo accordo nemmeno sul significato stesso dell’opera, quindi figuriamoci se possiamo utilizzarla come strumento di analisi di altri fatti.
      In ogni caso, come dici tu, la scienza non sconfina in altri ambiti, ma nel suo campo ci fornisce sicuramente, e ribadisco sicuramente, una conoscenza valida, non a caso poi esiste la tecnologia.

      • Max ha detto:

        Allora si dorrebbe definire prima cosa sia “conoscenza”. Mi pare che per te conoscenza riguardi solo osservazioni ripetibili che si possono inquadrare nell’ambito della misura. Certamente, quella e’ una parte importantissima della conoscenza umana. Ma, per quanto mi riguarda, anche il sapere, da parte mia, che la Gioconda e’ bella, attraverso le sensazioni intime che una sua visione ci da’, e’ una conoscenza. E questo tipo di conoscenze forse sono quelle con cui abbiamo a che fare piu’ spesso e sono tra le piu’ profonde. Il nostro io, con i suoi pensieri, le sue sensazioni, i suoi sentimenti, e’ un qualcosa che soltanto noi stessi conosciamo bene. Se una persona non riesce ad ammirare la bellezza della Gioconda e pensa che sia la stessa cosa della spazzatura, o che la nona di Beethoven sia equivalente ad una cacofonia, o che non ammiri la bellezza delle equazioni di Maxwell… e che non ha compreso o guadagnato niente a vedere o sentire queste bellezze, che pensa che non siano “vere” perche’ le proprie sensazioni non sono ripetibili o misurabili, e che non sia valido cio’ che ha capito… sono problemi suoi, non miei.
        Anche il DNA di un batterio e’ una combinazione di atomi e forze fisiche che li legano, ma il metterli insieme ha generato qualcosa di incredibile. Un po’ come il pennello di un pittore, o lo scappello di un artista, o la penna di uno scrittore che crea qualcosa di nuovo. Il vedere come cio’ che esiste, si ricombina e puo’ qualcosa di sempre diverso e nuovo, e meraviglioso, e’ un qualcosa di fantastico, e certamente ci aiuta a capire di piu’ il “mind-blowing universe” che ci sta intorno, nelle sue infinite ricchezze e potenzialita’. Arricchendo la nostra conoscenza.

        Anche l’intuizione e’ una forma di conoscenza. Anche il sapere se una cosa e’ giusta o sbagliata e’ una forma di conoscenza. Sono cose di enorme importanza, ma dobbiamo usare le nostre intuizioni per muoverci in questi campi, perche’ non esiste una unita’ di misura. Portando all’estremo una certa logica, poiche’ non esiste una unita’ di misura per cio’ che e’ giusto e sbagliato, non dovremmo inseguire la giustizia? Ovviamente no.

        Piu’ in generale, come dice il buon H. Allen Orr, un biologo che conosce perfettamente l’Escherichia Coli,

        ” It may seem obvious that there are mathematical truths (1+1 = 2), logical truths (All men are mortal; Socrates is a man; Socrates was mortal), historical truths (Socrates was mortal), folk psychological truths (someone who’s blushing is embarrassed) and socially constructed truths (paper bearing George, but not Grover, Washington’s likeness is worth something). And it may seem equally obvious that none of these is scientific. The world is not all science and there are places where science cannot and even should not go. But this lesson has come surprisingly hard to many philosophers and scientists. ”

        Spero di riuscire a far riflettere un poco.

      • Giorgio Masiero ha detto:

        Secondo me, bestboy81, il metodo della scienza moderna(inventato da Galileo, Newton, Bacone, ecc.), ha i suoi vantaggi ed i suoi svantaggi in termini di conoscenza della Natura. Filtrare dalla sostanza delle cose le “affezioni”, bloccando le “essenze”, dà il vantaggio dell’oggettività, della predittività e dell’applicazione tecnologica. Inoltre il metodo scientifico dà una conoscenza incrementabile. Tutte cose meravigliose.
        Però le affezioni non esauriscono l’infinita ricchezza contenuta nell’essenza del reale. Sapere che la lunghezza d’onda del rosso è 7000 A non dà al cieco, neanche lontanamente, la stessa conoscenza del rosso che ha un vedente ignorante di fisica; così come la conoscenza del DNA di un topo e di un gatto (quasi uguali), e di tante altre affezioni feline, non ti darà mai la conoscenza del gatto che hai frequentandolo e accarezzandolo…
        Escludere le essenze, soprattutto, obbliga la scienza naturale a rinunciare a chiedersi i perché? I perché ci perseguitano dalla nascita (perché questo, perché quello, chiede il bambino) e di fatto nessuno vi può rinunciare. Donde le risposte (parziali, incerte, ma sono quelle che ci scaldano l’anima…) della filosofia, dell’etica, dell’arte, ecc., che sono forme di conoscenza della realtà che ogni uomo esplora.
        Infine, ricorda: nessuna verità scientifica è certa. Einstein ha corretto Newton che aveva corretto Aristotele. Ma neanche della teoria della relatività ti puoi “fidare”, perché attende di essere falsificata (come tutte le teorie scientifiche!), essendo già da oggi in contraddizione con la MQ.

      • StefanoPediatra ha detto:

        Tenderei ad essere d’accordo con Max: la scienza non è l’unica fonte valida di conoscenza. E non è nemmeno una fonte “certa e definitiva” di conoscenza.

        Che dire ad esempio dell'”esperienza” (e non parlo della ripetibilità di un esperimento scientifico)? Che è fatta di osservazione, intuito, interpretazione, sentimento, … Magari uno scienziato può conoscere a fondo la fisio-patologia dell’essere umano ma la conoscenza che ha dello stesso essere umano una qualunque persona che si dedichi, ad esempio, al volontariato non è certamente da meno. Certo, si tratta di due forme di conoscenza diversa che hanno anche fini diversi. Due forme di conoscenza però che quando si integrano portano a risultati decisamente migliori.

        Lo scienziato conosce come l’uomo si muove, come si moltiplicano e muoiono le sue cellule, quali processi metabolici servano al nostro organismo per produrre energia, … La sua conoscenza peraltro è parziale e vera fino a che qualche ulteriore scoperta non apporta una conoscenza superiore che può anche essere in contraddizione con la conoscenza precedente.

        Il volontario, colui che sta in mezzo alla gente in un villaggio indiano o in un istituto per persone con handicap, ma anche l’insegnante che lavora con i suoi studenti, il parroco che si preoccupa dei suoi parrocchiani, la mamma che accudisce i suoi bimbi sanno di quelle persone cose diverse rispetto a quelle che sa lo scienziato, ma hanno di quelle persone un’altrettanto valida conoscenza.

        Di mia moglie so molto più io di quanto non potrà mai sapere un’intera equipe di fisiopatologi, psicologi, radiologi, … Anche l’amore è una fonte di conoscenza, dunque.

        Per quanto riguarda la scienza, poi, non trovo che ci sia nulla di anti-scientifico e di strano nel sostenere che la perfezione delle leggi che regolano i fenomeni naturali, la fisiologia, la chimica, la fisica e tutto il resto possono anche aiutare a credere in Dio. Io faccio il medico e non sono meno professionale nei confronti dei miei pazienti se in ogni bambino vedo una meraviglia creata ad immagine di Dio laddove altri colleghi (spero davvero pochi) vedono solo un ammasso di cellule e sostanze chimiche la cui vita è regolata unicamente da leggi fisiche.

        Proprio in quanto ho studiato medicina, proprio in quanto conosco la fisiologia, proprio perchè mi sono occupato di ricerca biomedica posso dire di avere delle conoscenze sull’essere umano. So che queste conoscenze sono solo parziali e valide ora e fino a prova contraria. Per conoscere davvero l’uomo occorre molto più della scienza: occorrono anche esperienza e amore. Ma ogni cosa che conosco e amo dell’uomo (ma lo stesso discorso vale per la natura e il cosmo e tutto ciò che è oggetto di speculazione scientifica) aumenta la mia fede in Dio creatore. E da questa fede traggo ogni giorno la volontà di progredire in questa mia conoscenza per poter amare e servire sempre meglio l’uomo, nel mio caso in quella fase del suo sviluppo che va dai 0 ai 14-18 anni.

        E … no, questa mia fede non mi fa sentire un medico meno obiettivo o meno “bravo” di un medico ateo.

        Tutto insieme, scienza, esperienza e amore contribuiscono ad una conoscenza di gran lunga più profonda rispetto alla sola scienza. Almeno io la penso così. 🙂

  • Lucio ha detto:

    Perdonatemi “l’invasione di campo” ma sento il bisogno di replicare ad un intervento che Luigi Pavone mi ha indirizzato nel dibattito sul recente articolo di F. Agnoli circa “La contraddizione di chi nega una morale naturale universale”.

    Ciao Luigi,
    Nel mio intervento ho scritto che “a volte ho questa impressione” proprio per dire che stavo volutamente estremizzando il mio giudizio sul tuo pensiero. Volevo insomma rivolgerti una critica benevolmente ironica. Tornando alla realta’ dei fatti quello che realmente mi sento di rimproverarti (sempre con il dovuto rispetto) e’ il fatto che tu, nei tuoi interventi, non sembri voler in alcun modo accogliere le “provocazioni” che la rivelazione cristiana pone alla razionalita’ umana. A questo riguardo mi sembra significativo ricordare che un filosofo latino convertitosi al cristianesimo, Giustino il martire, dopo la sua conversione giunse a comprendere che solo grazie al Cristianesimo aveva scoperto la vera filosofia, la vera chiave di accesso alla verita’. Sia io che te concordiamo che la razionalita’ e’ una parte essenziale della nostra natura umana, ma anche sul fatto che questa non e’ la sola a formarla nella sua interezza. Proprio per questo motivo credo che bisognerebbe accettare le provocazioni positive che la rivelazione Cristiana pone alla nostra ragione. Soprattutto Concetti come quelli di creazione, di peccato originale e di un Dio in cui si fondono insieme Logos e Agape, sono in grado di aprire alla nostra indagine razionale orizzonti inaspettati, che possono realmente portare a dare una risposta soddisfacente e credibile al nostro bisogno di trovare risposte circa il senso della nostra vita e dell’ universo in cui viviamo. Per conto mio ho accettato queste provocazioni e la mia razionalita’ non mi pare proprio che se sia stata umiliata….

    • Luigi Pavone ha detto:

      Non sono riuscito a trovare il commento a cui ti riferisci sulla questione della contraddizione di chi afferma i valori etici essere relativi. In ogni caso, mi pare, e credo di averlo argomentato, che la contraddizione non esista.

      Sulla razionalità non credo di avere un’idea sufficientemente precisa, ma in quanto essa è umana è certamente influenzata da tutto ciò che è umano, inclusa la fede. Certo, le risposte della fede religiosa sono ritenute vere perché soddisfacenti, altrimenti sarebbero rigettate. Se qualcuno ti bussasse alla porta e ti dicesse di essere il Messaggero e in verità annunciasse che l’uomo è mortale, che non sopravvive alla morte, questo sarebbe senz’altro un messaggio non soddisfacente. L’uomo cerca un senso ai fatti del mondo, e in primis al fatto della sua esistenza, io non trovo soddisfacente nessun discorso che aggiunga altri fatti, i quali, benché soprannaturali, ciò non toglie siano fatti (Dio crea il mondo, Dio si fa uomo, Dio salva gli uomini buoni etc.). Noi crediamo che la loro soprannaturalità sia soddisfacente, ma dal mio punto di vista la soprannaturalità non cancella che essi stessi, benché soprannaturali, siano fatti di cui sarebbe altrettanto legittimo interrogarci intorno al loro perché, al loro senso.

  • Lucio ha detto:

    Tra l’altro mi pare che il mio intervento sia comunque pertinente con i temi che si stanno trattando in questo dibattito!