Nuovi psicologi prendono posizione contro l’adozione gay

Famiglia Proseguono fortunatamente le prese di posizione degli esperti circa l’argomento caldo del momento, ovvero l’adozione per persone dello stesso sesso. Il pregio di questi professionisti è quello di concentrarsi sul benessere del bambino, al posto dell’inesistente diritto alla genitorialità della coppie omosessuali, escluse dalla natura stessa alla procreazione.

 

Così la psicologa Maria Rita Parsi, fondatrice dell’associazione “Movimento Bambino”, ha spiegato: «Per i bambini quel che vale è l’amore. Però è importante che le bambine trovino un punto di riferimento maschile e i maschietti uno femminile per sviluppare e indirizzare la loro ricerca di un partner quando saranno adulti. Crescere con genitori omosessuali senza avere punti di riferimento dell’altro sesso costituisce un limite». Chi è a favore dell’adozione per le coppie omosessuali intende volontariamente mettere il bambino in una condizione di svantaggio. Ha poi proseguito la psicologa: «cure e amore non sono patrimonio esclusivo delle coppie etero. Vero è, però, che quando si arriva alla fase del complesso edipico è importante avere una doppia realtà di riferimento, maschio e femmina. È fondamentale per sviluppare il cervello e la personalità. Perché i bambini abbiano uno sviluppo pieno e completo, i modelli di riferimento devono essere maschili e femminili. E non devono essere necessariamente il papà o la mamma, possono venir individuate figure esterne alla coppia. Ci tengo però a precisare una cosa. Il rapporto fondamentale e primario resta quello con la madre. Un rapporto prioritario che comincia nella vita prenatale, che è determinante al momento del parto, fondamentale nei primi attimi e nelle prime settimane di vita. Talmente importante ed essenziale che non può essere sostituito da nessun altro». La madre è fondamentale, ma numerosi studi mostrano anche l’insostuibilità della figura paterna per un corretto sviluppo del bambino.

 

Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra infantile ed esperta di famiglia, ha a sua volta confermato«Fra i bisogni primari del bambino c’è l’amore, la cura, l’accudimento e questo può essere effettivamente dato sia dalla figura maschile sia da quella femminile, ma poi ha bisogno di essere accompagnato nella costruzione della propria identità. La negazione del valore della differenza sessuale – il corpo è un dato – provoca una gravissima interferenza nella costruzione dell’identità». Che magari non si vede nell’infanzia, ma esplode con la pubertà e la preadolescenza».  

 

Anna Oliverio Ferraris, docente di psicologia dell’età evolutiva alla Sapienza di Roma, è più pragmatica: «se a quattro anni un bambino scopre di avere due mamme o due papà» questo è un problema. Bisogna avere la sensibilità di seguire figli nei vari passaggi; è un po’ come per i bambini adottati, a un certo punto vogliono sapere la verità. Non si può negare che è una complicazione in più, che però si può fronteggiare se la società esterna mette da parte pregiudizi e razzismi, e se all’interno i genitori omosessuali evitano a loro volta di chiudersi nella difesa ideologica». Non si capisce però perché correre questo rischio, correndo questo azzardo non si cerca certamente l’interesse del bambino.

 

Rosa Rosnati, docente di Psicologia dell’adozione e dell’affido presso l’Università Cattolica di Milano ha spiegato che «crescere godendo della presenza di un padre e di una madre consente al bambino di conoscere dal vivo cosa vuol dire essere uomo e donna e, quindi, definire nel tempo una solida identità maschile o femminile. Allo stesso tempo il bambino potrà fare esperienza della relazione tra uomo e donna, capace di accogliere e valorizzare le differenze. Due genitori dello stesso sesso non possono fornire questa esperienza di base, quindi il bambino sarà gravato da un compito psichico aggiuntivo. Ai bambini adottati la società deve fornire condizioni ideali di crescita, non esporli ad altri fattori di rischio».

 

Domenico Simeone, psicologo, psicoterapeuta e professore associato di Pedagogia generale presso l’Università degli Studi di Macerata, ha affermato«Crescere con una madre e con un padre, quando è possibile, significa conoscere il valore educativo della differenza, significa inscrivere la parentalità in una rapporto che chiama in causa la corporeità, significa sperimentare una rete relazionale costruita sul riconoscimento dell’alterità. Il fenomeno delle coppie omoparentali è relativamente recente. Molti studi mettono in guardia sulle difficoltà che i bambini che crescono con persone dello stesso sesso possono incontrare. Dal punto di vista scientifico credo sia necessario approfondire le conoscenze del fenomeno in modo rigoroso, guardando la questione dal punto di vista del bambino e dei sui bisogni. Troppo spesso nel dibattito prevalgono i presunti “diritti” degli adulti e ci si dimentica di tutelare la crescita dei bambini.  La differenza di genere tra padre e madre e tra genitore e figlio costituisce l’elemento fondamentale per imparare ad amare, costruendo relazioni e accettando il limite che è in esse inscritto. Nel crogiuolo di tali relazioni i bambini vivono processi di identificazione e riconoscono le differenze, stabilendo relazioni significative. È la differenza che permette la triangolazione della relazione e il riconoscimento dell’alterità. Non è qui in discussione la capacità di cura che possono avere le coppie omogenitoriali quanto piuttosto l’articolazione delle relazioni che i figli possono stabilire».

 

Ricordiamo che in questa pagina abbiamo raccolto i giudizi più recenti espressi su queste tematiche da psicologi, giuristi e   filosofi. In questa pagina, infine, un elenco di studi scientifici contrari all’adozione per le persone dello stesso sesso.

23 commenti a Nuovi psicologi prendono posizione contro l’adozione gay

  • Ottavio ha detto:

    Articoli molto interessanti, anche perché dimostrare la scorrettezza delle adozioni gay porta anche a rendere superfluo il matrimonio omosessuale, che come tutti sanno serve solo per aprire all’adozione.

    • Diplomatico ha detto:

      Da omosessuale ti posso dire che per quanto riguarda il matrimonio gay, non serve assolutamente ad aprire alle adozioni, ma semplicemente per godere dei diritti civili delle coppie eterosessuali. Lo sa che se domani il mio compagno avesse un incidente d’auto non potrei neanche accompagnarlo in ospedale?
      Comunque, a me non interessa che si chiami matrimonio, coppia di fatto o coppia di froci, ormai ci sono abituato, ma quello che sogno veramente è che io e il mio compagno potessimo essere riconosciuti dallo stato come coppia reale con i relativi diritti e doveri.
      Per quanto riguarda l’adozione, attualmente non ne sento il bisogno e sarei il primo ad oppormi se fosse provato una volta per tutte che sarebbe dannoso per il bambino, ma in giro ci sono talmente tante campane che è difficile orientarsi.
      Buona giornata a tutti.

      • Paolo Viti ha detto:

        Caro Diplomatico, ti ringrazio per la tua rarissima capacità di dialogo, forse è la prima volta che mi capita di conversare con una persona omosessuale che commenta senza sbraitare, insultare o bestemmiare.

        E’ possibile riconoscere certi diritti ad una coppia omosessuale senza arrivare al matrimonio e anche senza le unioni civili, è sufficiente realizzare singole modifiche al codice civile come quello dell’accompagnamento in ospedale da te citato.

        Vorrei chiederti una cosa che spesso emerge su questa tematica e a cui nessuno ha intenzione di rispondere: tu chiedi un riconoscimento dallo stato per godere dei diritti civili come le coppie eterosessuali. Benissimo, ma mi sapresti spiegare perché questo discorso non dovrebbe valere per tutte le altre relazioni umane? Ovvero perché una coppia di incestuosi non dovrebbe essere equiparata anch’essa al matrimonio etero, o una relazione poligamica con diverse donne e un uomo o diversi uomini e una donna, oppure una semplice relazione di amicizia affettuosa e così via. Perché mai soltanto le coppie omosessuali dovrebbero godere dei diritti delle coppie eterosessuali e non tutte le altre forme di relazione?

        Se si vuole puntare sull’uguaglianza dei diritti non ti sembra ragionevole che tutti davvero siano uguali al matrimonio naturale e non soltanto gli omosessuali? Perché discriminare le altre forme di amore/affetto/amicizia?

        La domanda è provocatoria ovviamente, ma mi piacerebbe leggere una risposta e da come ti sei posto mi sembri una persona ragionevole.

        • Diplomatico ha detto:

          Il matrimonio l’ho sempre visto come un impegno molto serio, è come dire “Voglio vivere con te per tutta la vita e condividere ogni cosa”, e questo si può solo fare in due. E’ un concetto che si può ampliare a tutte le relazioni, ad esempio non si hanno mai due amici del cuore, è sempre solo una la persona con cui si ha più confidenza, affetto e complicità, per cui secondo me è giusto che il matrimonio (permettimi di usare questo termine) sia possibile sono tra due persone, per cui escludiamo le relazioni poligamiche.
          Per quanto riguarda i casi di amicizia affettuosa dico solo che il matrimonio si dovrebbe fare solo se si è veramente innamorati, e l’amore è due gradini sopra ad un’amicizia affettuosa.
          Coppie incestuose? Sicuramente sarete in totale disaccordo, e magari anche un po’ schifati, ma se si trattasse di amore vero, io non avrei problemi a riconoscere civilmente una coppia incestuosa. Da qui si aprirebbe il capitolo dei possibili figli che avrebbero un rischio maggiore di riscontrare malattie e malformazioni, ma questo è un altro capitolo. C’è anche da dire il nostro corpo già ci mette in guardia da queste situazioni e nella stra grande maggioranza dei casi c’è un forte ripulso sessuale verso i propri parenti, ma in quei rari casi in cui non è così, io sarei favorevole a riconoscere civilmente coppie incestuose alla pari delle coppie eterosessuali e omosessuali.
          Questo ovviamente è quello che penso, so benissimo che nessuno qua condividerà un minimo il mio pensiero ma mi hai fatto una domanda più che lecita e mi sembrava giusto risponderti nella maniera più sincera possibile.

          • Paolo Viti ha detto:

            Ti ringrazio nuovamente.

            Non ho ben capito perché secondo te il matrimonio debba essere un “impegno molto serio” e una relazione senza matrimonio no. Non credo affatto che la serietà sia soltanto in coloro che decidono di sposarsi, se guardiamo il termine “matrimonio” vediamo che deriva da “matris munia”, ovvero “doveri della madre”. In poche parole: il matrimonio implica la presenza dei figli, ed infatti è l’istituto pensato come ideale contesto di crescita di un bambino. E’ questo che differenzia il matrimonio dalle altre forme di relazione, non tanto la “serietà” dei due soggetti.

            Ho difficoltà anche a capire la tua esclusione delle coppie poligamiche, in quanto il loro è “vero amore”, tanto quanto quello di due omosessuali. Almeno è questo che dicono loro. Se il criterio per paragonare una relazione al matrimonio eterosessuale è l’amore e la serietà, appare una discriminazione negare i rapporti poligamici e accogliere solo quelli omosessuali.

            Noto che invece hai coerentemente aperto alle coppie incestuose, rimanendo dubbioso sul fatto di avere figli e parlando di avvertenze dalla natura e di ripulso sessuale. Mi tocca far presente che tali argomenti sono gli stessi usati per criticare l’omosessualità: la natura ha deciso che due uomini o due donne non posso addirittura procreare e il loro apparato sessuale non è fatto per questo tipo di relazione ma “costruito” appositamente per relazionarsi con un apparato sessuale complementare. La fisiologia è nota a tutti. Se tu chiedi giustamente di ascoltare la natura in merito all’incesto, perché non fai altrettanto in merito all’omosessualità?

            Sono certo che d’ora in avanti accanto alla battaglia per i diritti omosessuali abbinerai quella per i diritti degli incestuosi, perché non sarebbe accettabile chiedere diritti per una categoria e nel frattempo discriminare altre categorie di relazioni. Dovrebbe farlo anche Obama quando parla di “uguaglianza di cittadini”, che però si dimostra sempre disuguaglianza, escludendo tutte le altre forme di relazioni sessuali.

            • Diplomatico ha detto:

              Ciao Paolo, intanto mi scuso per il ritardo della risposta ma ieri ero molto di corsa e non avrei voluto darti una risposta frettolosa.
              Per piacere non fossilizziamoci sul “serio” o “non serio”, non mi piace quando ci si sofferma troppo sul senso letterale della parola e si perde il concetto della frase, comunque il matrimonio non implica affatto la presenza di figli, ma “semplicemente” la creazione di un nuovo nucleo familiare, altrimenti due persone sterili non si potrebbero sposare.

              Inutile girarci intorno alle coppie poligamiche, ammesso e non concesso che una donna possa amare allo stesso modo due uomini, è altamente improbabile, forse impossibile che i due uomini amino la donna e si amino reciprocamente, e lo stesso discorso può valere con un uomo e due donne, o tre uomini, o tre donne, in questo senso sarei contro alle coppie poligamiche.

              Per quanto riguarda la coppie incestuose/omosessuali posso solo dire per le coppie incestuose è scientificamente provato che gli eventuali figli concepiti sarebbero esposti a probabili malattie gravi e malformazioni, mentre non siamo ancora sicuri se un bambino cresciuto da due omosessuali possa avere dei seri problemi o ne abbia come tutti i bambini adottati dalle coppie etero, ma, a parte questo, io non sarei contrario al riconoscimento civile per tali coppie.

              Tu mi chiedi di battermi per le coppie incestuose come per le coppie omosessuali, io ti dico che non sto combattendo nessuna battaglia, mi piacerebbe molto che mi fosse riconosciuto il diritto di sposare il mio compagno, ma sono convinto che non siano i gay pride, o le manifestazioni plateali a farci fare dei passi avanti (non sopporto l’Arcigay, tanto per intenderci), ma una presa di coscienza che due omosessuali si amano tanto quanto due etero e meritano gli stessi diritti e doveri civili.
              Per le coppie incestuose onestamente non ne conosco nessuna e che io sappia nessuna coppia ha mai affermato di provare amore vero per un consanguineo, ma questo ovviamente non vuol dire che non ci sia, quindi, se così fosse, non avrei nulla in contrario.
              Buona giornata.

              • Paolo Viti ha detto:

                Ciao,
                se però andiamo a prendere la parola “matrimonio” troviamo che è composta da “matris munia”, ovvero “doveri della madre”, il che implica la presenza di minimo un figlio. Se vai su qualunque dizionario troverai che il matrimonio serve come ambito di crescita idoneo per un bambino. Le persone sterili hanno una patologia e non credo sia possibile inserirle in tale argomento. Anche perché, se fosse come dici tu, non si capirebbe la differenza tra una unione di fatto e un matrimonio.

                Sulle coppie poligamiche hai espresso il tuo parere, ma loro ti risponderebbero che si amano tantissimo e forse più di due persone eterosessuali e omosessuali. Dunque perché discriminarle in base ad un’opinione, sono proprio loro ad assicurarti che il loro amore non è di serie B!

                Rispetto alle coppie coppie incestuose/omosessuali tu ti affidi alla natura: le prime hanno figli malati, ma le coppie gay non possono avere figli proprio in seguito ad una chiara decisione della natura umana, non sono dunque attrezzate per avere figli ed è per questo una forzatura naturale privare un bambino di un padre o di una madre: lo dico guardando alla scelta che è stata fatta dalla nostra natura umana.

                Infine vorrei ribadire che il matrimonio non è un riconoscimento dell’amore, ma tecnicamente è l’istituzione nata per proteggere e garantire la filiazione, stabilita in modo da determinare i diritti e i doveri che passano fra le generazioni. Una coppia omosessuale è diversa da una coppia eterosessuale e la ricerca utopica dell’uguaglianza, a mio avviso, è una negazione della verità che intacca una delle strutture base della società umana, la famiglia.

  • Penultimo ha detto:

    Una domanda che è legata al tema:ma il rapporto che un bambino ha con una figura materna è lo stesso del rapporto che si ha con la figura paterna?

    Perchè non pare siano la stessa cosa nemmeno sotto il profilo eterosessuale.Anzi pare ci siano dei problemi proprio quando non c’è distinzione di ruoli durante la fase educativa.Non nel senso discriminatorio “uno è superiore all’altro” ma nel senso di complementarietà “uno è più idoneo a fare cio che l’altro non sa fare e viceversa,vista la diversa sensibilità tra uomo e donna”.

    Comunque vorrei capire di più sulla questione.

    • Paolo Viti ha detto:

      Esistono studi che mostrano come l’amore del padre e quello della madre siano di tipo diverso, non sono affatto intercambiabili.

      Qui un breve estratto: http://www.familiesinsociety.org/ShowDOIAbstract.asp?docid=1452

      David Popenoe, professore emerito di Sociologia presso la Rutgers University, nel libro “Life without Father” (Harvard University Press 1999) ha mostrato come madri e padri svolgono ruoli diversi nella vita dei loro figli: «attraverso il loro gioco, così come nelle altre attività dei figli, i padri tendono a sottolineare competizione, sfida, iniziativa, l’assunzione di rischi e di indipendenza, mentre le madri, al contrario, forniscono sicurezza emotiva e personale». I genitori inoltre disciplinano i loro figli in modo diverso: «Mentre le madri forniscono una grande flessibilità e simpatia nella loro disciplina, i padri offrono prevedibilità e coerenza». Ed ancora: «Entrambe le dimensioni sono fondamentali per una efficiente, equilibrata educazione dei figli, in tre decenni di attività come scienziato sociale sono a conoscenza di dati in cui il peso delle prove è così decisamente schiacciante: nel complesso, per i bambini, le famiglie con due genitori eterosessuali sono preferibili alle altre forme di relazioni» (p. 176)

      Fonte: https://www.uccronline.it/2013/01/16/adozione-agli-omosessuali-gli-studi-scientifici-dicono-di-no/

    • Pino ha detto:

      di già che ci siamo aggiungiamo anche questo articolo, veramente illuminante sul “cattolici adulti”, da notare questo passo: “Insomma, il cattolico Vendola – che i Paolini due anni fa fanno diventare, accanto a Madre Teresa di Calcutta, al cardinale Van Thuan, a Charles de Foucauld, testimone della quaresima nel loro Sussidio liturgico-pastorale diretto principalmente ai sacerdoti, strumento per preparare le omelie del tempo liturgico penitenziale – non è dissimile da Rosy Bindi, la Presidente del PD, di cui è alleato. Entrambi sono “cattolici adulti”. Solo che il primo vuole sposare il suo compagno e magari adottare bambini, la seconda dice, più prudentemente: ”Noi regoleremo le unioni civili, anche quelle omosessuali. Dobbiamo fare insieme un grande sforzo italiano per dare finalmente non mezzi diritti, ma diritti. E ritengo debba essere un impegno. Il Pd lo ha già assunto e lo porterà avanti nella prossima legislatura”
      Vendola, testimone della quaresima!!!!!!!

      http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-crociata-di-vendola-contro-gli-obiettori-5705.htm

    • Daphnos ha detto:

      Se è per questo ho visto anche un pezzetto della trasmissione. Ma, come sicuramente hai già capito, caro vecchio Pino, residuato della gender-binary, il problema non si pone nemmeno, perché tutto è già stato deciso.

      Circa 6 anni fa vidi una trasmissione in seconda serata su Rai3, chiamata “Tatami”, il cui spot annunciava una discussione in tema di matrimonio e adozioni gay. Mi aspettavo che si discutesse delle questioni sociologiche, culturali, legislative, psicologiche che inevitalmente si sarebbero sollevate. Ma ero giovane e ingenuo. In studio erano presenti soltanto una giovane coppia di gay spagnoli, altri due invitati gay, e una tale quantità di zucchero filato che ho dovuto farmi tre iniezioni di insulina per abbassare la glicemia. Ovviamente mi sono ripromesso che mai e poi mai avrei guardato nuovamente simili programmi.

      Qui non ci dividiamo tra pro e contro, perché avendo queste persone ormai astutamente iniettato nel tessuto sociale l’equivalenza “perplessità sulle adozioni=razzismo”, “scetticismo verso le teorie del genere=fascismo sessista”, non ha neanche senso votare per risolvere la controversia, visto che fascismo e razzismo sono per definizione ripudiati dal sistema democratico. E in quanti sono disposti a barattare le proprie opinioni personali, in cambio dell’etichetta di rispettabilità, di fronte a simili ricatti psicologici? E’ inevitabile quindi che la tv nazionale mandi in onda questi servizi e dia eco alle stronzate di Sansonetti e Creper perché è risaputo che io, schifoso fascista xenofobo razzista maschilista bigotto clericale cavernicolo (e anche un po’ puzzone), ora che spengo il pc, andrò a picchiare mia moglie, violentare la cameriera, frustare i figli disobbedienti e votare Mussolini, chiaramente nel nome di Dio. Ed è inevitabile che persone anche intelligenti siano disposte a prendere a calci il buon senso e la realtà per abbracciare questo stile di pensiero così appagante.

      Cosa possiamo fare, se non sopportare?

  • Umpalumpa ha detto:

    Molto interessante.
    Ultimamente sto scoprendo i commenti in internet.
    Altri bei siti dove è possibile commentare notizie di questo genere sono Tempi.it e il sito del FattoQuotidiano.
    Sebbene la linea editoriale del Fatto sia nota c’è da dire che alle volte fra i commenti escono buone conversazioni e si può commentare praticamente in tempo reale.

    • Daphnos ha detto:

      Paradossalmente si commenta più facilmente sul Fatto. Benché i fanatici siano in gran numero, a volte esistono margini di dialogo.

      Invece su Tempi.it la situazione è più difficile (e non parlo solo di quella blogger vegetariana che rimane 24 ore su 24 a commentare lì), perché, essendovi la possibilità di mostrare i commenti di facebook all’articolo, vengono visualizzate le “opinioni” di alcuni militanti dell’altro fronte che creano profili fasulli con l’obiettivo di insultare nell’impunità, e minacciare denunce se vengono contraddetti. Dal mio punto di vista di osservatore divertito, questi profili sono un simpatico passatempo, anche se mediaticamente preoccupanti.

      • Umpalumpa ha detto:

        Ahah..si ho notato anch’io quello che dici.
        Nel sito del Fatto ci sono fanatici? Mah..non so. Non credo. Sicuramente ci sono utenti che si infervorano. Alle volte personalmente sono stato oggetto di veri e propri insulti. Ciò nonostante ho dormito lo stesso la notte e ho dimostrato a chi leggeva le discussioni chi aveva gli argomenti e chi si limitava a slogan e insulti. Queste prove valgono molto di più di mille discorsi.

        Tra l’altro la moderazione del Fatto è sempre gentile e disponibile. Anche con me che spesso non sono “in linea” con la linea editoriale del Fatto.
        Per il poco che ho avuto modo di scrivere, ti consiglio (se ti capita) di scrivere sul sito del Fatto. L’incontro fra idee diverse è sempre prezioso per entrambe le parti. (scusate non voglio fare pubblicità ad altri siti..è così tanto per parlare..se volete cancellate pure questo commento)

        • Daphnos ha detto:

          Ti ringrazio per l’invito, ma non so se accetterò… sì, è vero, anche a me piace discutere e confrontarmi, sempre dove ci sono i margini per poterlo fare, ma preferisco limitarmi alle pagine che mi sono abbastanza vicine, come questa di UCCR, dove abbiamo peraltro un buon campionario 😉 di utenti in controtendenza, molto diversi tra loro.

  • Birdy ha detto:

    Io pochi giorni fa stavo vedendo una sfilata di vestiti, di uno stilista, in TV. I modelli sfilavano vestiti proprio da donna con tanto di gonna vera e propria. Lo so che non c’entra niente con l’argomento del topic però… bho!

  • beppina ha detto:

    Nelle ultime settimane ho letto quasi tutti gli interessanti articoli presenti su UCCRONLINE riguardo “matrimonio omosessuale” e “omogenitorità”. Ieri sera ho passato un po’ di tempo in internet fra vari forum e vari blog (anche su forum di omosessuali). Ho tratto alcune considerazioni che volevo farvi leggere.

    Dato oggettivo sulla condizione e sulla omogenitorità omosessuale.
    Allo stato attuale della conoscenza in ambito scientifico sembra non sia condivisa “inequivocabilmente” l’abolizione della patologia omosessuale, mentre nel campo della omogenitorità omosessuale, pur essendoci alcuni studi al riguardo, si osserva generalmente la mancanza di campionamenti casuali, campioni statistici poco consistenti e, talvolta, l’anonimato non garantito (di conseguenza possibili “valutazioni fuorvianti” conformate alle opinioni dei soggetti interrogati). Inoltre molti studi relativi alle convivenze omosessuali con figli sembrano finanziati dagli stessi omosessuali, al contrario altri studi sembrano finanziati da enti fortemente contrari all’omogenitorità, ciò comportando il reciproco “discredito” della ricerca tra gli uni e gli altri.

    Stile di vita sessuale.
    In genere (senza ovviamente non pensare che può esserci l’eccezione) non può non essere oggettivamente criticabile lo stile di vita sessuale nel rapporto omosessuale “medio” e la conseguente promiscuità in particolare circa il numero di partner. Ciò “porterebbe” a pensare che la maggior parte degli omosessuali identificano l’amore col sesso; se ciò “fosse vero” ne consegue che al venir meno dell’attrazione sessuale si avrebbe la “fine” automatica del rapporto di coppia.

    Durata della coppia omosessuale.
    Quanto “dura” in “media” la coppia omosessuale in rapporto a quella etero? Non si può non pensare che molti omosessuali avrebbero interesse a sentirsi liberi di sperimentare la loro sessualità anche in tarda età; di converso altri omosessuali, ad esempio dopo i 40-45 anni, potrebbero “andare in crisi” ritornando del tutto o prevalentemente ad un comportamento etero e comunque facendo “saltare” la coppia formata. Leggendo i forum gay ci si fa l’idea che la durata media di una relazione omosessuale sia prevalentemente di pochissimi anni; chiaramente la conseguente “non stabilità” della coppia non andrebbe certamente a vantaggio del bambino in caso di omogenitorità. Nelle coppie etero, se le cose vanno male, ci può essere separazione e divorzio (comunque traumatici per un bambino…) e normalmente si ha il conseguente affidamento alla madre; fra due omosessuali come si svilupperebbe la cosa?

    Stabilità della coppia omosessuale.
    Le coppie omosessuali certamente esistono e, contrariamente a quanto espresso in precedenza, ci si potrebbe fare l’idea che la durata media di vita della coppia omo sia “mediamente” uguale o confrontabile a quella etero; si tratta però di capire se ciò riguarda una “minoranza” o una parte significativa della “popolazione” omosessuale (in senso statistico). Anche ammettendo l’equivalenza della durata si tratta di capire la stabilità del rapporto; quante sono effettivamente le coppie omosessuali stabili nel tempo? 1 su 5, 1 su 10, 1 su 100, 1 su 1000?

    Madre surrogata e fecondazione assistita.
    Ammettendo “stabilità”, “durata” e “qualità” della coppia omosessuale é indubbio che per avere figli la coppia deve necessariamente passare per una “madre surrogata” e/o per la “fecondazione assistita”. Ciò apre una infinità di interrogativi. Nella fecondazione assistita é possibile che prevalga la logica da “mercato”? La coppia come approccerà il problema? Scegliendo da cataloghi gli eventuali donatori? E in base a cosa: titolo di studio? altezza? caratteri genetici? peso?

    Violenza di coppia.
    Andrebbe approfondito il problema del tasso “medio” di violenza esistente nelle relazioni omosessuali; secondo alcuni é possibile affermare con relativa sicurezza che il tasso di violenza e litigiosità sia mediamente superiore ai corrispondenti tassi delle coppie etero. Comunque non esistono dati certi.

    Psicologia dei figli.
    Vari studi evidenzierebbero una certa maggior “confusione sessuale” dei bambini cresciuti in coppie omosessuali. Evidentemente non si può non ricordare che la diversità biologica dei genitori é ritenuta universalmente presupposto necessario per avere uno sviluppo equilibrato; il figlio necessiterebbe psicologicamente, per avere la miglior “combinazione in partenza”, di entrambe le figure genitoriali naturali (padre e madre) come elementi psichici non mutuabili.

    Responsabilità verso i figli.
    Un genitore ha il dovere di prendersi cura del figlio fino all’età adulta, dal punto di vista legale, e in ogni caso, dal punto di vista morale, un padre e la madre sono legati al figlio per tutta la vita; ciò comporta in capo al genitore importanti responsabilità e di conseguenza presupposti per la coppia di continuità, solidità, stabilità, ecc…

    Banalizzazione della realtà femminile.
    Senza passare per l’affidamento, nel caso di coppia uomo-uomo, “aver figli” passa necessariamente per la “banalizzazione” dell’essenza stessa di essere donna. E’ necessario infatti “affittare” un utero femminile e passare attraverso la “mercificazione” della messa al mondo di un essere umano. Inequivocabilmente l’affitto dell’utero si configurerebbe come un mercanteggiamento sulla testa del futuro bambino e della madre surrogata che fornisce l’ovulo. Alla fine, in definitiva, é impossibile non pensare che l’utero in affitto, praticamente, sarebbe la scelta più semplice e immediata per la coppia uomo-uomo che voglia avere un figlio…

    Banalizzazione della genitorità.
    Soprattutto le coppie donna-donna potrebbero facilmente “generare” un figlio anche senza l’uomo (come termine di riferimento). Ma ciò pone necessariamente il problema non solo della evenienza che ci sia voglia di avere bambini ma si pone anche il problema della mancata volontà della donna di scegliere un uomo come padre.

    Incompatibilità fra desiderio sessuale e l’essere genitore.
    Il desiderio sessuale “sarebbe” incongruo con l’omogenitorità; l’omosessuale biologicamente non potrà “mai” essere “veramente” padre o madre e quindi sarebbe comunque una persona con qualcosa di “mancante”.

    Desiderio di essere genitore “implicitamente” egoistico.
    Dopo aver ipotizzando la coppia omosessuale nella “norma” per durata e stabilità, non si può non pensare che la coppia é probabilmente destinata a sentire la “solitudine”, col passare degli anni, in modo diverso dalle coppie eterosessuali. Una coppia etero, a parità di reciproco amore, quando é finita l’intesa sessuale forse ha maggiori motivi per rimanere unita; invece una coppia omosessuale, specie se senza figli, col passare del tempo potrebbe essere più sensibile al processo di inaridimento, ciò comportando inevitabilmente “rotture” o l’inizio di possibili “perversioni senili di coppia” (ad esempio andare con qualche prostituto più giovane). La “voglia” di figli potrebbe basarsi, forse in modo neanche trascurabile, su sensibilità esterne alla semplice valutazione di “amore di coppia”, ciò aprendo la porta di fatto a scelte e comportamenti implicitamente egoistici, ancorchè non esplicitamente valutabili.

    Interpretazione “libertaria” del senso di coppia.
    In genere pare che le coppie omosessuali siano “coppie aperte”; proprio per essere “aperte” potrebbero anteporre la soddisfazione libidica ad una crescita etica correlata della dinamica di coppia rapportata alla genitorità (ad esempio ritenere non importante e rinviabile l’acquisizione della maggior responsabilità nell’essere “coppia fedele”). Può considerarsi coppia, nella prospettiva di avere figli, la coppia che fonda lo “stare insieme” su rapporti brevi e in rapida successione, correlati sostanzialmente a ragioni di natura libidinica?

    Il dato oggettivo e acclarato della scienza.
    Gli psicologi ed i pedagoghi in genere affermano che sono necessarie entrambe le figure (mamma e papà) per la crescita serena ed equilibrata del figlio; ci sono casistiche di “famiglie” in cui bambini crescono con “mammi” e “babbe”, ma sostanzialmente é un fenomeno relativamente recente che interessa campioni relativamente limitati di popolazione (in senso statistico) . Forse é troppo presto affinchè il metodo scientifico, basato su procedure deduttive, fornisca dei risultati oggettivi e definitivi…

    Mercificazione della esigenza di coppia.
    Da dove arriverebbero i figli in una eventuale coppia omosessuale? Indubbiamente dall’adozione ma soprattutto da “uteri in affitto” e “madri surrogate”; il bimbo verrebbe quindi messo al mondo da una madre naturale per motivazioni meramente economiche. Una evenienza che apre la porta ad una infinità di conseguenze non prevedibili.

    Mancanza di caratterizzazione biologica della coppia omosessuale.
    Una coppia omosessuale stabile che riesce ad avere figli o con l’inseminazione/fecondazione o con adozione, in realtà non sarebbe comunque una famiglia biologicamente “vera”; i figli sarebbero figli solamente per la “legge giuridica” e non per “legge naturale”.

    A quali genitori dovrebbero “appartenere” i bambini?
    In senso generale é impossibile non ritenere che i figli dovrebbero appartenere alla coppia di genitori in rapporto al proprio ovulo e al proprio seme.

    Genitori sul piano etico e morale.
    Coppie omo con figli (adottati o “a metà” per la parte biologica) sarebbero sullo stesso piano dal punto di vista strettamente legale\burocratico, ma non lo sarebbero dal punto di vista “etico” o “morale”. Quelli adottati non sono stati concepiti ne partoriti mentre quelli “biologici a metà” non ricomprenderebbero ambedue le parti della coppia. Dal punto di vista sociale una “possibilità” diventerebbe una “certezza” con tutte le conseguenze del caso.

    Bambini e donne come cavia.
    Rispetto alla figura dell’uomo “omogenitore”, vi sarebbero sicuramente due soggetti “deboli” di cui sarebbe difficile “pianificare efficacemente” la tutela: la “madre” (surrogata, biologica e/o “affittuaria”, ma comunque caratterizzata sempre da un ruolo puramente strumentale) e il “bambino” (che potrebbe essere anche un “minorenne” nato da un matrimonio etero). Ci sono studi scientifici “definitivi” ed “esaustivi” che dimostrino “in media” (perlomeno allo stesso livello “medio” delle coppie etero) la crescita sana di un figlio educato in modo esclusivo da coppia omo sin dalla nascita? Nella fecondazione artificiale pare permangano ancora dei dubbi che l’impianto dell’ovulo di una donatrice nell’utero di una mamma “surrogata” e successivamente “fecondato”, sia un modo biologicamente “sicuro” al 100% di concepire un figlio. Importa a qualcuno? Tanto la parte della cavia la fanno sempre bambini e donne…

    • Paolo ha detto:

      Mi spiace dirglielo Sig.ra Beppina ma indubbiamente in queste ultime settimane si è documentata male, probabilmente su siti propensi a supportare una certa ideologia. Già la frase “Allo stato attuale della conoscenza in ambito scientifico sembra non sia condivisa “inequivocabilmente” l’abolizione della patologia omosessuale” evidenzia bene questo fatto dato che la realtà oggettiva è l’esatto opposto. Teorie che cercano di far credere che l’omosessualità sia patologia, o “disagio” come piace dire, sono tutto furchè scientifiche, anche se, chi cerca di proporle utilizza un linguaggio “pseudo-scientifico”. Non per nulla tali “teorie” sono state condannate da tutta la comunità scientifica e sono, sempre, accomnpagnate da ideologie di stampo religioso.

      • beppina ha detto:

        Signor Paolo, forse ha ragione ad evidenziare l’utilizzo “con leggerezza” del termine “patologia”. Questo termine presuppone infatti la conoscenza completa di una realtà sociale, umana e dello stato dell’animo umano che attualmente non c’é o perlomeno non è sicuramente completa. Il suo utilizzo nel contesto della discussione comporta quindi una qualificazione nelle possibili conclusioni che le renderebbero non oggettive ed equivocabili. Detto questo comunque spero di avere un suo parere sulle varie considerazioni.

      • Laura ha detto:

        Mi diverte questa ricorrenza nei commenti di Paolo di termini quali: “tutta la comunità scientifica” e “ideologia religiosa”. Sembra quasi che applichi uno schema imparato a memoria nei corsi promossi dall’Arcigay.

        • Pino ha detto:

          parlano a pappagallo, ovviamente per “tutta la comunità scientifica” sono gli “scienziati” che la pensano come Paolo, quelli che la pensano diversamente non sono scienziati.