Le donne sposate subiscono meno abusi di quelle conviventi
- Ultimissime
- 25 Gen 2013
Violenza femminile e matrimonio. Secondo uno studio le donne conviventi o single subiscono più abusi sessuali rispetto alle donne sposate e soffrono maggiormente di depressione e abuso di sostanze stupefacenti.
Un interessante studio sul matrimonio è stato pubblicato lo scorso dicembre sul Journal of Public Health, ed è relativo a un confronto di donne sposate in gravidanza con donne conviventi o single. L’indagine ha mostrato che le donne sposate sono meno soggette all’abuso subito dai partner, all’abuso di sostanze stupefacenti e alla manifestazione di depressioni post-partum.
Lo studio ha in particolare mostrato che su 6421 donne fertili “solo” il 10,6 per cento delle donne sposate era stata soggetta a uno dei tre mali sopracitati. Ma la percentuale saliva al 20 per cento per le donne conviventi, al 35 per cento per le donne single mai state sposate, e al 67 per cento per coloro che avevano divorziato un anno dopo la nascita del bambino. Dati allarmanti! Lo studio rileva anche che la quantità di figli nati fuori dal matrimonio in Europa ha ormai superato quella dei figli nati all’interno di un matrimonio. Il dottor Marcelo Urquia, epidemiologo promotore della ricerca, sottolinea che “la novità di questo studio è che per la prima volta abbiamo osservato la durata della convivenza delle coppie non sposate e abbiamo constatato che più breve è la convivenza maggiore è il rischio nelle donne di essere violentate, di assumere droghe e cadere in depressione per tutto il tempo della gestazione. Non abbiamo visto questo modello tra le donne sposate, che hanno avuto meno problemi psicosociali, indipendentemente dalla durata del tempo con cui hanno vissuto con i loro coniugi”
Recentemente uno studio dell’Istat, riportato da Il Foglio, ha mostrato molto chiaramente che nel Nord Italia il matrimonio religioso abbia perso 3 punti percentuali rispetto al matrimonio civile. Ma molto acutamente il giornalista Roberto Volpi ha fatto notare come, seppur ci siano più matrimoni civili, è anche vero che rispetto a 3 anni fa la percentuale di matrimoni civili sia scesa di un buon 12 per cento, e che anche questo tipo di unione stia già perdendo terreno. Ma il tema centrale dell’articolo è un altro: ciò che suscita timore è come il divorzio abbia smontato la concezione di famiglia e che ormai non si formino più nuclei familiari poiché non ci sono più certezze, in questo momento soprattutto economiche, che spingano i giovani a uscire di casa.
Nonostante i risultati dello studio sopra citato (come quelli di un’altra recente indagine scientifica), rimane verificata la presenza di numerosi omicidi in ambito familiare. Tuttavia, non è distruggendo uno degli elementi sociali più antichi o sostenendo che la famiglia è più pericolosa della criminalità organizzata che si impedirà il verificarsi di queste crudeltà. E’ soltanto ripartendo da cos’è la famiglia, cos’è il matrimonio che si può sperare di spazzare via questa serie di scandali, ripartendo da una maggior consapevolezza dei due coniugi, che si può sperare di debellare il fenomeno. Anche gli uomini di Chiesa dovrebbero prestare più attenzione alle pratiche di preparazione al matrimonio, affinché sempre più gli sposi comprendano quanto non debbano contare solo sulle loro forze e sentimenti, perché senza che Dio operi nel matrimonio, non si raggiungerà mai il motto biblico: “(l’uomo) si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne”. (Gen 2:24)
Vorrei segnalare anche la pagina del nostro sito dedicata proprio ai matrimoni, per chi fosse interessato ad approfondire.
Luca Bernardi
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4 commenti a Le donne sposate subiscono meno abusi di quelle conviventi
qui si parla di aria fritta… i fattori da tenere in conto sono più di quelli citati. E poi il messaggio quale sarebbe? sposatevi e non sarete violentate??? MAH…
autoselezione?
Perché banalizzare? L’articolo a mio parere non va letto in termini di messaggi più o meno subliminali o acculturanti. Fornisce dei semplici dati di natura sperimentale afferenti alle modalità con cui un uomo e una donna si mettono assieme per fare famiglia, evidenziando specifiche caratterizzazioni che potrebbero indurre a chiedersi, ad esempio, dove stà potenzialmente la miglior qualità del legame e del relativo sviluppo. L’uso dell’informazione dipenderà dal bagaglio culturale ed etico del lettore, dal suo modo di interpretare la vita, dalla sua capacità critica di metabolizzare le informazioni… possibilmente senza pregiudizi o verità precostituite.
Il matrimonio è un patto di amore davanti a Dio. Mentre le altre “forme” sono atti egoistici degli uomini. Mi sembra ovvio (purtroppo) come il rischio di violenza sulle donne aumenti enormemente dato anche l’anomalia del contesto in cui si ritrova. Niente Dio = niente amore ma solo egoismo, possesso.
La donna diventa “mia” perché non ho Dio a cui dare conto.
Esiste comunque anche la violenza della donna sull’uomo. Di cui purtroppo non se ne parla mai dato che il femminismo è il dogma a cui oggi siamo abituati.