La vera guerra è tra scienza e scientismo (I° parte)
- Ultimissime
- 16 Gen 2013
di Francesco Agnoli*
*scrittore e saggista
Il grande dibattito che oppone oggi due antropologie differenti non è quello tra scienza e fede, tra cui non esiste alcun contrasto, semmai divergenza di interessi, di mezzi e di fini, quanto quello tra scientismo e scienza.
Scienza sì, scientismo no: questa è la posizione filosofica di chi crede, ma anche di chi è semplicemente aperto al dubbio e alla complessità della realtà. Di chi non vuole per forza sostituire le certezze religiose, rivelate, cui non aderisce, con presunte certezze di rimpiazzo, con surrogati improbabili e infondati, ma da presentare come rocciose sicurezze.
La scienza, come sappiamo, nasce dal matrimonio tra il pensiero greco, tra la sua concezione di ragione, e l’idea biblica di Dio come Logos. Che il mondo si presenti a noi ordinato, come cosmos, e che sia indagabile e intellegibile è la profonda intuizione della grecità. Che la sua intelleggibilità sia causata dalla sua Origine, né casuale, né caotica, ma Intelligente, è in termini simili, e più esaustivi, il cuore di quanto rivelato dal Genesi. L’influenza di questo libro della Bibbia, dal punto di vista filosofico e scientifico, non sarà mai abbastanza ribadita. Che infatti la scienza moderna nasca “in casa nostra”, come direbbe il fisico italiano Antonino Zichichi, deriva molto semplicemente dal fatto che il modo di vedere l’universo, proprio del cristianesimo, apre le porte alla possibilità stessa dell’indagine naturalistica.
Il mondo divinizzato, abitato da elfi, folletti, gnomi, e divinità della terra, dell’aria e del fuoco, tipico delle religioni animistiche e politeistiche, non poteva infatti partorire una ricerca scientifica basata sull’idea che a determinati effetti naturali corrispondano altrettante cause ugualmente naturali. Il panteismo infatti produce alchimia, astrologia, magia, terrore degli dei e superstizioni; l’idea di un universo creato invece sottintende che tale universo non è Dio, ma ne deriva: per questo può essere studiato, indagato e compreso. “Il cristianesimo, ha scritto Nicolaj Berdjaev, estrasse quasi a forza l’uomo dalla prigionia della natura e lo mise spiritualmente in piedi, lo collocò in alto, come essere spirituale autonomo, lo sciolse da questa sottomissione al tutto universale naturale…Solo il Cristianesimo restituì all’uomo la libertà spirituale della quale era stato privato quando era in potere dei demoni, degli spiriti della natura, delle forze elementari, come avveniva nel mondo precristiano”. Aggiunge: “Il cristianesimo meccanizzò la natura per restituire all’uomo la libertà, per disciplinarlo, per distinguerlo dalla natura ed elevarlo al di sopra di essa”. Così solo “il cristianesimo ha reso possibile una scienza positiva della natura”.
Ciò significa che gli antefatti filosofici all’indagine naturalistica sono nell’ordine: l’idea di un mondo ordinato, il cui mistero, come direbbe Albert Einstein, sta nella sua comprensibilità, ma che nello stesso tempo non è esauribile dalla ragione umana; l’idea di un mondo che non coincide con Dio, e il cui ordine quindi è derivato, come quello di una macchina, o di un orologio, per utilizzare gli esempi dei padri della scienza moderna, da una Intelligenza superiore, un Orologiaio divino, un Pantocrator universale (Isaac Newton); l’idea che all’interno della natura l’uomo non sia, come sostenevano e sostengono i panteisti, uguale alle altre parti del Tutto, equivalente, come scriveva il pagano Celso, e come affermano oggi i sociobiologi, gli psicologi evoluzionisti, i darwinisti materialisti, gli Eugenio Scalfari e gli Umberto Veronesi, ad una formica o ad un’ape o ad un verme.
In un universo così concepito, che l’uomo, che alla natura appartiene, ma cui è, nel contempo superiore, essendo a “immagine e somiglianza di Dio”, cerchi di comprenderla, di leggerne la struttura, e di servirsene per i propri fini, è la cosa più “naturale” che possa esistere. Proprio in quanto re del creato, infatti, l’uomo fa parte della creazione, e nello stesso tempo la trascende, la supera, la “possiede”, o meglio, per utilizzare il linguaggio biblico, se ne serve col compito di custodirla. Se invece ne fosse solo una parte, come l’ape o la mosca, certo non sentirebbe nella sua natura l’esigenza di conoscere ciò che non è strettamente necessario alla sua sopravvivenza, e non avrebbe mai dato vita alla chimica, alla fisica, alla biologia, all’astronomia, alla geologia…-cioè all’indagine su tutto ciò che della natura non umana fa parte-, né tanto meno alla filosofia, all’arte, alla poesia e alla teologia, cioè a tutto ciò che riguarda l’uomo e solo lui, in una prospettiva più ampia.
Ha dichiarato lo storico agnostico Leo Moulin: “Allora mi sono chiesto perché l’unica civiltà tecnologica e scientifica sia la nostra. Ho cercato di trovare le ragioni, posso garantire che ci rifletto da parecchio tempo, e l’unica spiegazione che ho trovato è la presenza del terriccio, dell’humus della cristianità. Perché? Perché Dio ha creato il mondo, un mondo diverso da Lui. Non si integra nel mondo, lo crea. L’uomo ha un destino particolare perché viene creato fuori del regno animale. Gli uomini, gli occidentali in particolare, hanno vissuto con questa idea che erano creature di Dio, fatte ad immagine e somiglianza di Dio. Inoltre Dio dice ai figli di Noè: “Vai, conquista e domina il mondo”. In buona coscienza, a volte siamo stati un po’ energici nel domare il mondo, ma l’unica civiltà che ha a conquistato il mondo e che lo conquista ancora oggi, che è latrice di valori accettati in tutto il mondo è la nostra. Faccio un esempio; ad un dato momento i minatori tedeschi, tra il XV e il XVI secolo, vivono nel terrore degli gnomi, dei folletti, di tutti questi esseri che dovevano vivere nelle miniere e che minacciavano i minatori, e li chiamano con due nomi: Coboldo, oppure col nome tedesco Nikolaus. E quella credenza dei minatori tedeschi darà origine a due parole che noi tutti conosciamo: Nikolaus darà la parola “nichel”, e Coboldo diventerà “cobalto”. Ma questo è un retaggio del passato. A questo punto i teologi dicono una frase che dominerà l’intero destino dell’occidente: Dio ha visto che ciò che ha fatto era buono e lo ripete, lo ripete sei volte, quindi per voi non è una trappola, il mondo è fatto per essere conquistato da voi, e i minatori riprendono il loro lavoro. Nello stesso tempo in Tibet i Lama proibiscono ai minatori di scavare la terra perché così facendo si va a scavare nella madre e la si ferisce. Quindi nessuna possibile metallurgia se non con i minerali di superficie allo stato nativo”. L’uomo, dunque, “ha un destino particolare perché viene creato fuori del regno animale”, e il mondo, che gli è dato in affido, da scoprire ed utilizzare, è “cosa buona”: nasce qui la scienza moderna, da una precisa idea di uomo e da una altrettanto definita idea di universo.
Questa introduzione mi serve per arrivare ad analizzare, come dicevo, lo scientismo, cioè un’ideologia che è essa sì in contrasto con la fede in un Dio creatore, ma, nel contempo, anti-scientifica. Su questo andremo avanti nella seconda parte.
Da: Scritti di un pro life (Fede & Cultura 2009)
19 commenti a La vera guerra è tra scienza e scientismo (I° parte)
Francesco il tuo pezzo è commovente: mi ci sono ritrovato tantissimo, non sai che pena per chi come me è scianziato appassionato e anche credente essere considerato ‘per default’ in varie occasioni ‘sociali’ (feste in cui si è presentati a sconosciuti, sedute di laurea, in viaggio..) come ‘agnostico o ateo perchè scienziato’ quando invece io sono convinto che la contemplazione seria e rigorosa della natura sia forse il campo ‘meno inquinabile da quelle perniciose ideologie che spesso gettano veleno in altri campi dell’indagine culturale.
Allargando lo sguardo in maniera meno personalista credo che di questi tempi noi cattolici dovremmo essere in prima linea per difendere la vera scienza dagli attacchi concentrici dello scientismo (la scienza di base ha detto tutto, ora si tratta solo di applicare ciò che sappiamo visto che ciò che sappiamo lo sappiamo infallibilmente) e dell’emotivismo (la scienza è brutta e cattiva, meglio la natura incorrotta in cui l’uomo è un intruso, meglio lo stregone che il medico, la matematica è arida e chi la coltiva una specie di mostro senza sentimenti..).
Tutto ciò che scopre progressivamente la scienza è -sempre- quanto DIO ha creato.
A LUI ogni lode.
Quando leggo articoli di questo genere, mi sorge spontanea una domanda da rivolgere agli autori: ma chi ve lo fa fare? non vi è ancora abbastanza chiaro, che la visione cristiana del mondo è oggi incompatibile con un approccio razionale alla conoscenza?
Non siamo più ai tempi del medioevo, quando la religione cristiana filtrava e permeava ogni disciplina del sapere, e non siamo nemmeno ai tempi di Newton, quando la rivoluzione scientifica muoveva passi decisivi ma si poteva ancora pensare che studiare la natura significasse scrutare il disegno di un grande orologiaio.
Oggi non c’è più nulla che possa giustificare in un contesto scientifico l’uso di termini come Dio, creazione, genesi, finalità, spiritualità ecc.
Il vostro linguaggio, cari cristiani, è adatto ad un altro scopo e può ancora risuonare a buon diritto laddove gli individui umani manifestano i loro bisogni di spiritualità, senso, trascendenza ecc.
La mia intenzione non è malevola e credo di parlare anche nel vostro interesse: non sforzatevi di conciliare l’inconciliabile, perché i risultati che ottenete sono francamente modesti e inadeguati, come in questo articolo che è pieno di “non sequitur” giustificati solo dalla fede di chi scrive.
@cabellen
Se c’è un intervento che dimostra la bontà dell’articolo, cabellen, è proprio il suo.
Dio, creazione, genesi, finalità, spiritualità
Queste sono tutte questioni di ordine metafisico e non scientifico.
Dunque non vedo come possa la conoscenza attuale invalidarle, se per conoscenza si intende il sapere scientifico.
Forse lei con approccio razionale alla conoscenza intende un approccio più ampio, che abbraccia anche la logica e la metafisica.
In questo caso dovrebbe essere più chiaro nel definire il perchè, a suo dire,la visione cristiana sia incompatibile con un approccio razionale alla conoscenza.
Il punto, Enrico, è che la filosofia cristiana non ha alcunchè di interessante da dire nei campi del sapere scientifico, per il motivo che sovraimpone al mondo uno schema di interpretazione “a priori” che non può essere di alcun aiuto nelle indagini sperimentali.
Per quel poco che ne so (a livello divulgativo) oggi è inadeguato persino il linguaggio comune a descrivere la realtà del mondo fisico quantistico, figuriamoci quanto può essere adeguato quel sottoinsieme di linguaggio che si è sviluppato per tutt’altro ordine di problemi in seno al cristianesimo.
Dire che la scienza poteva nascere solo in ambito cristiano è un evidente salto logico, ovvero una derivazione impropria. Si potrebbe discutere sull’ipotesi che la Scienza sia nata in seno all’occidente come conseguenza dell’attitudine dualistica che ha caratterizzato il pensiero europeo (l’uomo separato dal mondo e quindi osservatore del mondo), contrapposta al prevalente carattere olistico delle culture orientali.
Il commento mi pare una classica arrampicata sui vetri, un modo come un altro per aggredire ciò che si odia.
La filosofia cristiana è oggi il pensiero maggioritario nelle università internazionali, come ha spiegato (lamentandosi) Smith: http://www.philoonline.org/library/smith_4_2.htm
La scienza è nata nel cristianesimo, il motivo è stato spiegato da tutti questi studiosi qui citati: https://www.uccronline.it/2010/11/23/lorigine-della-scienza-e-nel-cristianesimo/#La scienza nasce in europa.
Interessante l’ultimo lavoro di James Hannam, dottore in Storia e Filosofia della Scienza presso l’Università di Cambridge, intitolato “La genesi della scienza: come il cristianesimo medioevale ha lanciato la rivoluzione scientifica”. Il libro è stato selezionato per l’assegnazione del Royal Society Science Book Prize. In esso si spiega che l’origine della scienza è da vedersi unicamente all’interno della cultura cristiana e sotto il patrocinio della Chiesa cattolica: http://www.amazon.com/gp/product/1596981555/
I poveri scientisti sono costretti ad adorare un prodotto del cristianesimo, questo spiega le reazioni scomposte dei cagnolini da guardia di Odifreddi.
Nella presentazione online del libro “scienziati, dunque credenti”, di Agnoli, si ricordano alcuni dei grandi scienziati che erano religiosi o comunque credenti-
e prosegue: La ragione di questo felice connubio fra fede e scienza sperimentale è semplice: se si accetta l’esistenza di DIO creatore, è ovvio dedurre che nel mondo si possano ritrovare le leggi da LUI impresse e che sostengono il mondo stesso.
Via libera, dunque, alla ricerca vera, che invece di caos e disordine sempre più “ritrova” nella natura leggi precise e intelligenti catene numeriche (qualcuno ha detto che la matematica è il linguaggio di DIO…).
Ti prego, non renderti ridicolo.
Non credo che tu possa avere alcuna competenza né per capire l’articolo qui sopra, né tanto meno per produrre una riflessione razionale. D’altra parte tu stesso ti sei umiliato definendoti un “cagnolino di Odifreddi”: http://odifreddi.blogautore.repubblica.it/2012/12/26/due-parroci-fuori-di-testa/comment-page-12/#comment-68807
Tu sei uno dei liberi pensatori (sic!) che Odifreddi è riuscito a legare al suo guinzaglio, tant’è che ripeti le stesse cretinate del Troglodita.
Vai Cabellen, Odifreddi ha lanciato il bastoncino vicino ai suoi piedi. Bau bau! 😀
E’ arrivato il cagnolino di Odifreddi…. 😉
Sentite come abbaia: “bau bau, cristiani stupidi, bau bau”
Eh si, si perde davvero tempo con questa gente…
A me basterebbe che fossero un po’ meno invadenti!
Nell’articolo di Agnoli ci sono solo due parti che salverei (con riserva).
1. l’osservazione di Berdjaev: “il cristianesimo meccanizzò la natura per restituire all’uomo la libertà, per disciplinarlo, per distinguerlo dalla natura ed elevarlo al di sopra di essa”;
2. l’idea che tra gli antefatti filosofici all’indagine naturalistica ci sia la separazione dell’Uomo dalle altre parti del Tutto.
In queste due idee è riconoscibile una giusta intuizione (anche se è sbagliata l’attribuzione del merito al cristianesimo) ed è appunto l’intuizione del carattere dualistico della cultura occidentale, un carattere che Marshall McLuhan spiegava come una conseguenza dell’impatto visivo degli alfabeti fonetici e che ovviamente raggiunse la sua massima intensità con l’invenzione della stampa e della omogeneità tipografica.
Nelle culture olistiche orientali è rimasto prevalente il senso dell’udito rispetto a quello della vista, e più difficilmente poteva svilupparsi l’atteggiamento distaccato e teoretico caratteristico dell’indagine scientifica.
Interessante punto di vista. Puoi fornire le tue credenziali di storico della scienza? Studi? Pubblicazioni? Quale facoltà dirigi?
Nel frattempo ti cito l’opinione di un tuo collega, seppure di minore livello, ovvero lo storico della scienza Alfred North Whitehead: «La scienza moderna deve provenire dall’insistenza medievale sulla razionalità di Dio […]. La mia spiegazione è che la fede nella possibilità della scienza, generata anteriormente allo sviluppo della moderna teoria scientifica, sia un derivato inconscio della teologia medievale […]. Le ricerche sulla natura non potevano sfociare che nella giustificazione della fede nella razionalità».
Ti prego non distruggermelo troppo in fretta 😉
… « L’uomo, dunque, ha un destino particolare perché viene creato fuori del regno animale… »
@Francesco Agnoli :
Nell’analizzare le strutture cromosomiche, con i migliori mezzi possibili, possiamo dimostrare che la quasi totalità del materiale cromosomico è conservato tra l’uomo, coniglio, scoiattolo, manzo, gatto, ecc..L’organizzazione -e elementi comuni- di queste strutture è un dato di fatto indiscutibile. Ciò dimostra che tutti noi abbiamo antenati comuni, che non sono così lontani da noi nella scala dell’evoluzione.
Lei, signor Agnoli, che cosa ne pensa ?
Nell’analizzare la composizione atomica del ficus sotto al portone da me ho scoperto che la sua composizione atomica (qualcosa di molto più intimo dei cromosomi) è identica alla mia, io gli parlo ma lui non mi risponde, cosa mi consiglia ?
Caro Alessandro P. scusa il mio atteggiamento sarcastico ma veramente questo mescolamento indebito di piani non consente un discorso serio, sarebbe forse più opportuno evitarlo…
“La scienza, come sappiamo, nasce dal matrimonio tra il pensiero greco, tra la sua concezione di ragione, e l’idea biblica di Dio come Logos.”
“Come sappiamo”? Forse voi lo “sapete”, ma questa è una opinione e basta. Del resto, se fosse vera questa tesi, perché la scienza moderna sarebbe nata 1500 anni dopo che il pensiero greco e l’idea biblica di Dio si sono incontrati?
La scienza moderna è caratterizzata invece da un punto fondamentale: l’idea che l’osservazione della natura, e solo questa, potesse fondare la verità scientifica. Cosa c’entra Dio?
Con tutto questo voglio ribadire, come ho fatto altre mille volte, che la scienza non ha nulla a che vedere con la fede, e che si può essere benissimo un buon scienziato sia se si crede in Dio sia se non si crede.
La scienza nasce nel cuore del cristianesimo e grazie alla concezione che esso ha della realtà (e che non avevano i greci).
Peter Hodgson: «l’incarnazione di Cristo ha fornito ulteriori convinzioni per la scienza: ha spezzato l’idea che il tempo fosse ciclico, ha nobilitato la materia pensando che fosse adatta a formare il corpo e il sangue di Cristo; ha superato il panteismo, dichiarando che la materia è creata e non generata». Tutte convinzioni «necessarie per lo sviluppo della scienza»
E’ tutto spiegato qui: https://www.uccronline.it/2010/11/23/lorigine-della-scienza-e-nel-cristianesimo/#La scienza nasce in europa.
E qui: http://www.amazon.com/gp/product/1596981555/
Tutto questo è ormai evidente a chiunque (tranne i soliti militanti), e comunque non c’entra nulla con l’articolo.
In primis c’entra con l’articolo. In secundis è vero che la scienza nasce in Europa, ma è nata, ripeto 1500 anni dopo l’incontro tra cultura greca e cristianesimo, per ragioni che probabilmente hanno a che fare con il particolare fervore culturale che è seguito all’umanesimo e al rinascimento, in particolare alla riscoperta dei classici e al rifiuto del principio dell’auctoritas.
Sulla militanza, se continuiamo a ragionare pensando che chi non la pensa come noi sono “i soliti militanti” non andiamo da nessuna parte.
La scienza non è nata nel 1500, non è che nasce da un giorno all’altro. E’ una strada che ha portato a tutto ciò.
Mi sembra inutile discutere quel che non vuoi accettare quando gli studiosi si sono già pronunciati chiaramente. Le motivazioni le trovi qui: https://www.uccronline.it/2010/11/23/lorigine-della-scienza-e-nel-cristianesimo/
Non è un’opinione, ma è frutto di studi storici e filosofici che tu probabilmente ignori.
Le tue, si, sono opinioni, oltretutto prive di autorevolezza.
Questa voglia quotidiana di scontro su qualunque argomento non è affatto piacevole, caro Giulio.