Lo sciopero della fame di Pannella: lo scopo è il consenso elettorale
- Ultimissime
- 04 Gen 2013
Il mese scorso Marco Pannella è riuscito a strappare un plauso a molti italiani per la sua sceneggiata sullo sciopero della fame e della sete a causa delle condizioni carcerarie, l’amnistia e la giustizia. Lo scopo è certamente nobile e legittimo, ma il metodo è evidentemente contrario alla democrazia, sopratutto se realizzato da soggetti politici con a disposizione tutti gli strumenti mediatici adeguati (pagati dai cittadini) per attirare l’attenzione pubblica.
Come ha correttamente spiegato Sergio Romano, si tratta per la precisione di una indebita strumentalizzazione sentimentale, un abuso di forme di protesta dei “non violenti”, come Gandhi, ma realizzato da persone che ricevono 10 milioni all’anno per la loro radio di partito, per non parlare delle somme considerevoli «di alti vantaggi, fra cui quello della rappresentanza politica». Pannella trasforma la politica interna in un campo di battaglia ogni volta che «minaccia di usare il proprio corpo come un’arma letale e si dichiara pronto a morire pur di raggiungere il suo scopo. Se la politica democratica è lotta senza spargimento di sangue, questa, spiace dirlo, non è più democrazia».
L’ex tesoriere dei Radicali, Danilo Quinto, ne ha parlato sulla Nuova Bussola Quotidiana (finalmente ha riaperto, auguri da tutti noi!), spiegando che «l’obiettivo dell’azione di Pannella» è «quella che lui chiama una “riparazione”, in termini di spazi televisivi, che gli assicuri il consenso elettorale. Un’esigenza inderogabile in questa fase, perché il Partito Democratico, che ha “ospitato” i radicali nel 2008, questa volta gli ha chiuso le porte e non si profilano all’orizzonte, almeno per ora, possibilità di “peripezie” che gli consentano di allearsi con l’altra parte dello schieramento».
I giornali parlano poco delle pessime condizioni dei detenuti, ma solo di Pannella, del suo “corpo” ridotto a 72 chili, che per i medici rischia la dialisi e danni irreparabili. L’ex tesoriere, vicino a Pannella per diversi anni, prosegue: «il suo corpo si fa speranza, diventa così un “mito” ed anche il mezzo “tecnico” che si immola per raggiungere l’obiettivo, il fine. L’azione ha in se stessa contenuti ricattatori. La “controparte” non si può sottrarre. Accorre, infatti, o cinguetta con lui attraverso twitter, raggiungendo risultati sbalorditivi di milioni di contatti. Gli accorrenti o cinguettanti si dimenano nell’esprimere solidarietà e condivisione, spesso accettano la “seduzione”. “Giocano di sponda” con quel corpo che si priva di acqua e cibo, che annuncia di aver dovuto mangiare caramelle o mandarini per poter parlare. Ne tessono le lodi, lo invitano a “riprendere” vita. Se ne fanno carico. Il corpo, dal canto suo, si nutre delle dichiarazioni e delle visite, delle pagine dei giornali e degli spazi televisivi dedicati, della posizione nella scaletta delle notizie destinati a propagandare il sequel. Pannella diventa il “centro” di tutta la scena. Crea il suo “mito”, quello di un uomo che si batte per gli altri, per i sofferenti, per il “prossimo”, con quel suo anelito, sempre più evidente, di saccheggiare, con il suo linguaggio e le sue parole, i contenuti del cristianesimo per i suoi fini mondani. Afferma la sua alterità rispetto a quel “regime partitocratico” che disprezza, ma che nello stesso tempo frequenta chiuso in una camera di una clinica privata (mica pubblica, per carità)».
Il martire volontario Pannella davanti alle telecamere gioca dunque ad immolarsi per i diritti degli altri (a scopo di ricevere consenso elettorale), contemporaneamente però viene costretto dalla Corte d’Appello di Roma a versare ad una collaboratrice, Giuseppina Torielli, 250 mila euro perché è stata pagata in nero (la donna ha 81 anni ed è senza contributi) dal cosiddetto “paladino italiano dei diritti umani” (solo in televisione però).
Guarda caso, la sceneggiata di Pannella sullo sciopero della fame segue le dichiarazioni di Emma Bonino, la quale ha pubblicamente escluso la sua candidatura in parlamento poiché il partito radicale rischia di infrangersi sulla soglia del 4%. In un attimo di lucidità ha affermato: «Trovo scontato, ripetitivo, fuori contesto la presentazione di una Lista Bonino-Pannella. E trovo altrettanto scontato che dovessi essere candidata sempre, a qualunque cosa, in qualunque contesto», ricordiamo infatti che la Bonino è un cosiddetto “dinosauro della politica”, mantenuta da vent’anni dai contribuenti. «Non ritengo né indispensabile né automatica una candidatura. Posso anche inventarmi altro», ha dichiarato. Già, chissà quale altro hobby si inventerà.
Ma come mai i radicali non riescono nemmeno a raccogliere le 160 mila firme necessarie per presentarsi al parlamento? La Bonino risponde: «Vedo il rischio di una ennesima riproposizione di una offerta, quella radicale, sulla quale non so neppure se ci sia una domanda. Se una domanda c’è, chiedo che si espliciti, che si faccia viva. Ad oggi, con tutte le nostre battaglie, e anche con i nostri risultati, continuiamo ad essere 1200 iscritti in tutta Italia». In poche parole: checché ne dica Staderini, nessuno si sente rappresentato dalle inutili attività dei Radicali.
Salvatore Abruzzese, sociologo della religione all’Università di Trento, ha risposto in modo più approfondito evidenziando il fallimento dei Radicali nel loro progetto sociale di creare un’Italia laica (cioè laicista), che ha prodotto non soggetti mossi da partecipazione e responsabilità ma «narcisisticamente piegati sul proprio interesse personale ed altrettanto indifferenti a qualsiasi destino collettivo». Invece, ha continuato il sociologo, «affinché i margini di libertà si convertano in progetti di vita, dei quali la partecipazione politica è solo uno degli aspetti, occorre che sia riconosciuta e legittimata una tensione dell’uomo verso l’infinito. Occorre che, da qualche parte, esistano un Vero ed un Bene, non relativi. Occorre che ci sia una natura umana da coltivare che non sia riducibile ad una semplice costruzione mentale, magari socialmente condivisa. Relativizzare tutto, ridurre la realtà al privato quotidiano, ritenere che tutto si chiuda nel perimetro della propria esistenza personale, sono le basi per qualsiasi dimissione, anche dalla politica».
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47 commenti a Lo sciopero della fame di Pannella: lo scopo è il consenso elettorale
Il radicalismo che gli italiani hanno voluto….
Complimenti Pannella…paga in nero le sue collaboratrici, poi davanti alla telecamere nasconde panino e mortadella e finge di fare Gandhi de noantri. Mah…
Su Gandhi ci sarebbe parecchio da dire. Solo apparantemente le sue azioni risultano più “nobili” di quelle di Pannella. Ma la “non violenza” gandhiana è in opposizione alla logica evangelica del porgere l’altra guancia. Il porgere l’altra guancia infatti implica una umiltà interiore che Gandhi ha fatto di tutto per non avere e dimostrare. Non a caso era il capo della massoneria indiana. La differenza sta che nel creare il “mito” Gandhi ci è riuscito eccome. Ma aveva tutta un’altra cultura. Pannella se possiede la licenza media è già tanto.
Una volta tanto sono d’accordo con lei: credo che sia il momento (o comunque verrà prima o poi il momento) di rivalutare la figura di Gandhi (nel senso etimologico di rimettere in discussione) depurandola da quest’aura quasi mistica che ne oscura la realtà storica, politica ed umana.
Poi – visto che vorrei evitare di essere troppo d’accordo con lei 😉 – io auspicherei lo stesso anche per la figura storica di Gesù.
Nel senso che sei a conoscenza di omicidi da parte di Gesù?
No, vuole intentare la blasfema ed impossibile operazione di separare il “gsù storico” dal “Gesù della fede”, quando in realtà sono la stessa persona (come ha spiegato più volte anche Benedetto XVI).
*“”Gesù storico” dal “Gesù della fede”“
Anche per me sono la stessa persona.
@ Giulio Quaresma
Proponga il suo punto di vista.
Sono curioso (sinceramente).
Attenendomi alla lettera di ciò che ha scritto EquesFidus, io penso che esista una fede, quella Cristiana, che crede in Gesù, figlio di Dio, e penso che questa persona sia stata una persona realmente esistita, quindi le due persone coincidono. Poi ovviamente non penso sia figlio di Dio, visto che io non credo neanche che esista, Dio.
Tralascio poi l’assurda accusa di blasfemia ad uno che in Dio neanche ci crede…
Voi da tempo proponete la desacralizzazione… Non è un fatto nuovo… Penso che il passo successivo al Gesù storico sia la distruzione di tutti gli aspetti materiali della fede, comprese statue e materiale vario… Il passo è piccolo… Perché l’uomo è sempre li a estremizzare…
Avete già eliminato Dio dalla scena pubblica!
@ Giulio Quaresma
Però per un cristiano l’uomo è stato fatto per amare conoscere e servire Dio, quindi non esiste un’ignoranza incolpevole della Verità poichè l’uomo è costituito per riconoscere la Verità quando la incontra.
Certamente un cristiano cattolico afferma che la fede non è un salto nel buio, ma è sorretta dalla ragione.
Afferma inoltre che della religione naturale sono proprie verità quali l’anima e l’esistenza di Dio, e che sono verità razionali.
Tuttavia va ricordato che non affermiamo un principio di esclusiva ragione ma un Dio vivente che cerca l’uomo e di un incontro vero tra creatura e Creatore se l’uomo si apre alla grazia.
L’accusa di blasfemia non era rivolta a te, ma al metodo. Inoltre, non basta essere atei per non essere blasfemi…
Infatti la storia ci ha tramandato racconti tremendi di genocidi compiuti da credenti verso altri credenti in nome di pretese blasfemie su questioni di lana caprina…
tipo il clero ghigliottinato durante la tua tanto cara Rivoluzione Francese?
Tipo i Vandeani?
@Dara
tipo i cristiani massacrati ogni giorno sotto i regimi comunisti dal ‘900 fino ad oggi?
A proposito di chi accusa gli altri di fare il troll e poi dichiara di distinguersi da questi comportamenti. mah!
Ma non cambiate mai?? Ma state tranquilli, troverete sempre un Antonio72 che vi darà ragione per il solo gusto narcisistico ed edonistico di andare contro la Chiesa.
Dara, dimmi dove ho mai detto che bisogna mettere a morte (o anche solo perseguitare) chi propone simili idee peregrine.
Per una volta tanto sono d’accordo con Kosmo.
I commenti di Roberto Dara sono puramente provocatori, il classico troll. Stupisce che poi accusi altri di fare altrettanto.
Ricordo che Roberto Dara non ha mai preso le distanze sui crimini commessi dal’ateismo di stato. No, non stiamo parlando del medioevo, ma soltanto di pochi anni fa, e ancora oggi in Corea del Nord.
Sono contento, ma perchè “una volta tanto”??? O_O
Dimmi ti prego, dove ho mancato?? 😀
Ho più volte condannato i crimini commessi dai regimi atei. Io sono una persona democratica che rifiuta qualsiasi totalitarismo. Purtroppo non è colpa mia se accanto ad alcuni regimi atei la storia ha registrato un numero molto superiore di regimi fondamentalisti di ispirazione religiosa, che hanno commesso crimini. Il mio rifiuto è esattamente identico per entrambe le tipologie di regimi.
@eques fidus: non ho mai sostenuto quello che dici, avevo solo concordato con la tua affermazione che non è necessario essere atei per potersi sentire esenti da blasfemia, la storia lo insegna anche in modo molto tragico.
Roberto siamo seri per una volta.
La tua “condanna” è sempre falsa poiché accompagni ideologicamente presunti fondamentalismi religiosi (cristiani, quali?). Se una persona condanna un qualcosa, lo fa e basta. Stop. Senza citare ogni qualvolta quello che hanno fatto gli altri.
Per questo non è matura questa tua considerazione.
PS: i regimi atei hanno fatto tantissimi morti del mondo, più di qualsiasi fantomatico regime cristiano.
@Dara:
“Purtroppo non è colpa mia se accanto ad alcuni regimi atei la storia ha registrato un numero molto superiore di regimi fondamentalisti di ispirazione religiosa,”
vediamo: sono nel ‘900 tra comunismo, nazismo, Mao, Castro, Pol Pot, sono stati ammazzati dai 100 ai 200 milioni di persone. Di queste buona parte era cristiana.
“Molto superiori” dici?
ma per favore…
@Ottavio:
non parliamo poi, sempre a proposito di Dara, del fatto che se degli invasati gay o gay-supporters distruggono una paninoteca per un inesistente panino, lui risponde “Beh… io sono contrario ma… se l’è cercata”, mentre per volgarissime vignette pseudosatiriche contro i cristiani, questi “ci devono stà”, mentre i gay no, mai.
Si vede che il mio pensiero non riesce ad essere abbastanza chiaro, sicuramente è colpa mia. Io, come qualsiasi persona civile nel mondo, condanno qualsiasi regime totalitario, a maggior ragione se commette crimini. I regimi atei sono una relativa novità, sono esistiti dal ventesimo secolo in poi, e la maggior parte dei morti che hanno causato è stata per motivazioni etniche o politiche, piuttosto che religiose. Riguardo alla religione in genere ne hanno proibito od ostacolato la pratica, il che è comunque non accettabile. Quando personalita o gruppi religiosi sono anche diventati avversari politici, allora la persecuzione è diventata anche molto feroce. Nel corso della storia, e ancora oggi, sono esistiti invece molti regimi totalitari di ispirazione religiosa che hanno perseguitato, ed in alcuni casi sterminato, intere popolazioni per il solo motivo che queste ultime professavano una religione diversa (in alcuni casi addirittura la stessa religione ma con qualche differenza dottrinale).
Paragonare poi i regimi totalitari (atei e non) con gruppuscoli di teppistelli è un esercizio che ci si può divertire a fare, ma a me sembra sempre esagerato, per questo ritengo di intervenire per riportare, a mio parere, le questioni nella loro dimensione più corretta.
La non violenza gandhiana ha sconfitto un invasore per la prima volta nella Storia senza armi e senza guerra. In situazioni analoghe gli sconfitti di solito venivano uccisi, lasciarli andare senza alzare un dito contro di loro mi sembra altro che porgere la guancia….
Lui non era “umile”? Probabilmente no, era un patriota che ha ottenuto un risultato quasi inimmaginabile fino ad allora ed è stato di esempio al mondo intero, uno che ha vinto facendo vergognare gli inglesi di ciò che erano. Mi sembra più che sufficiente per essere rispettato da tutti.
già…
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-04-29/lato-oscuro-gandhi-194625_PRN.shtml
Dall’articolo linkato sopra:
“Il quadro che emerge è quello di una persona intensamente umana, con tutti i difetti e le debolezze che questo implica, ma anche un visionario con una profonda coscienza sociale e un grande coraggio, che ha dato al mondo un modello di rivoluzione non-violenta dal quale possiamo ancora trarre ispirazione. È stato un modello di rivoluzione sia sul piano più ampio della politica, sia su quello personale e domestico: nulla era privo di importanza agli occhi di Gandhi, e nulla era impossibile. Si era imposto degli standard altissimi, ai limiti dell’impossibile, e lottava personalmente per raggiungerli.”
Io non mi sento di chiedere di più ad un uomo.
detta così si può applicare a Stalin, a Lenin, a Castro, a Ceausescu, a Pol Pot, e a chiunque altro.
Specialmente la parte della non violenza.
Ma leggi quello che scrivi?
Sta facendo molto discutere una nuova biografia di Gandhi, Great Soul: Mahatma Gandhi and his struggle with India (pp. 425, appena uscita in America per l’editore Alfred A. Knopf), scritta da Joseph Lelyveld, ex direttore editoriale e inviato del New York Times nel Sud Africa e in India, vincitore del premio Pulitzer nel 1986 per il suo libro sull’Apartheid Move your shadow.
Da questa biografia della “Grande Anima”, espressione che dà il titolo al volume e che traduce la parola sanscrita Mahatma, attribuita a Gandhi dal poeta Rabindranath Tagore, emergono dettagli che, come ha scritto il Wall Street Journal recensendo il volume, «danno ai lettori sufficienti informazioni per rendersi conto che Gandhi era sessualmente un tipo strambo, un incompetente politico e un fanatico che seguiva le mode del tempo, e che inoltre era spesso assolutamente crudele con coloro che lo circondavano». Oltre a rivelarsi un politico «che professava amore per l’umanità come concetto astratto mentre in realtà disprezzava il popolo in quanto individui», Gandhi avrebbe vissuto «l’amore della sua vita» nel legame omosessuale con Hermann Kallenbach, un architetto ebreo e sionista con la passione per il culturismo.
I due si conobbero nel 1904 in Sud Africa e scrive Lelyveld che nel 1908 Gandhi lasciò la moglie proprio per Kallenbach, e cita passi di lettere in cui Gandhi scrive all’architetto e compagno di battaglie civili «in che modo completo tu abbia posseduto il mio corpo. Questa è schiavitù accompagnata da vendetta». E ancora, allusivamente: «Il tuo ritratto sta sulla mensola della mia camera da letto, e la mensola è sulla parete opposta al letto». L’ex corrispondente del New York Times racconta anche che Gandhi aveva inventato per sé il soprannome di “Casa Superiore” e per Kallenbach quello di “Casa Inferiore” e in un passo della sua biografia scrive: «Gandhi fece promettere a Casa Inferiore che non avrebbe mai “guardato con desiderio qualsiasi donna”. I due si giurarono “più amore, e ancora amore… un amore tale che c’è da sperare il mondo non abbia ancora mai visto”». Nelle sue lettere, Kallenbach, fa notare Lelyveld, spesso si preoccupa di «cotone e vaselina», che sarebbero potute servire ai clisteri cui Gandhi si sottoponeva oppure a pratiche omoerotiche, oppure entrambe le cose.
Ma oltre ai rapporti con Kallenbach, interrotti bruscamente nel 1914 quando Gandhi tornò in India mentre Kallenbach, allo scoppio della prima guerra mondiale, venne trattenuto in Inghilterra perché di nazionalità tedesca, le «stramberie sessuali» di Gandhi, sempre secondo Lelyveld, comprendevano anche l’abitudine, acquisita in età avanzata, di praticare «coccole notturne», senza vestiti, con ragazze del suo entourage, inclusa la sua pronipote diciassettenne Manu.
A proposito di questa esperienza, Gandhi avrebbe rivelato a una donna: «Nonostante tutti i miei sforzi, l’organo è rimasto eccitato, è stata un’esperienza assai strana e vergognosa». Altrove, Lelyveld mette in luce episodi delle sue lotte in Sud Africa in cui Gandhi, mentre si batte per i diritti degli indiani o dei cinesi, mostra di condividere il razzismo nei confronti dei neri, quando ad esempio li chiama “Kaffir”, termine spregiativo per i neri in Sud Africa, e li definisce «di regola non civilizzati, sono fastidiosi, sporchi e vivono quasi come animali» o ancora, quando si lamenta: «Fummo fatti marcire in una prigione riservata ai Kaffir. Potevamo capire di non essere collocati insieme ai bianchi, ma essere messi sullo stesso livello dei Kaffir ci sembrò insopportabile” . Altrove sembra giustificare l’oppressione sia degli indiani che dei neri, ma per opposti motivi: «Un indiano deve essere vessato perché lavora troppo, un Kaffir deve essere vessato perché non lavora abbastanza». Lelyveld riporta poi una lettera scritta al parlamento della provincia sudafricana del Natal, in cui Gandhi protestava che «gli indiani vengano trascinati al livello dei rozzi Kaffir, la cui occupazione è cacciare e la cui sola ambizione è radunare il bestiame e comprarsi una moglie, per passare la vita nell’indolenza e nudi». Infine, Gandhi scrisse a proposito degli Afrikaaner che «noi indiani crediamo nella purezza della razza quanto loro».
Lelyveld ricorda anche che nelle sue battaglie in Sud Africa non sempre Gandhi era sostenuto dagli indiani, anzi, in un’occasione venne picchiato a sangue da coloro che l’avevano supportato perché pensavano che avesse ceduto troppo rapidamente a un compromesso con il governo. Ma fu anche da episodi come questo, scrive Lelyveld, che Gandhi imparò a coinvolgere nelle sue proteste non solo il ceto medio dei musulmani e hindu emigrati, ma anche le classi molto povere. Lelyveld accusa Gandhi di essere stato anche tirannico con i suoi familiari, proibendo al figlio Manilal di sposare la musulmana Fatima Gool, benché l’alleanza tra hindu e musulmani fosse il primo di quelli che definiva «i quattro pilastri sui quali si reggerà per sempre la struttura del swaray, cioè l’autodeterminazione».
http://falenaverde.wordpress.com/tag/mahatma-gandhi/
Tutti questi digiuni di Pannella ormai sostanzialmente non portano a nulla (se non a soddisfare il grande narcisismo dello stesso Pannella), in quanto troppo inflazionati. Troppe volte negli ultimo decenni si è sentito e visto che Pannella digiunava x i motivi più svariati. Già visto troppe volte anche il film dei soliti notabili politici di varia estrazione che supplicano il “martire” di rinunciare al digiuno. Tutto ciò ormai è diventato stucchevole e irrimediabilmente datato. Stupisce anche che Mario Monti abbia sentito il bisogno di andare a trovare il grande digiunatore. Ma c’è di più. Per quelli come me che in passato hanno avuto gravi malattie renali (e a maggior ragione per chi in oggi deve ad esempio sottoporsi a trattamrnti medici col “rene artificiale”) tutto questo usare il proprio corpo x portarlo ai limiti del non ritorno (insufficienza renale ) x fini “politici” (?) risulta particolarmente irritante ed offensivo.
Per la cronaca: ho appena sentito che Bertinotti, scrivendo a Napolitano, ha proposto Pannella come senatore a vita, posto resosi vacante con la morte della Montalcini.
O la Bonino o Pannella…in qualche modo devono cacciarli al potere.
non è obbligatorio riempire il posto. Anzi, sarebbe ora che i senatori a vita sparissero del tutto considerando anche il fatto che prendono talmente seriamente il loro ruolo di essere “a vita” da arrivare ad età venerande: Andreotti 94 anni, Ciampi 92, Emilio Colombo 92. Se tutti seguissero l’esempio della Montalcini siamo a posto. Senza considerare il fatto che ci costano 25mila euro al mese.
Ci mancava solo un po’ di disprezzo grillino per i vecchi da queste parti.
Scusate ma lo sciopero della sigaretta l’ha mai fatto?
No, quella sarebbe un sacrificio, invece con questa pagliacciata magari perde pure qualche kilo!
Non ho mai letto un articolo cosi’ cattivo e falso contro i radicali,
Se in italia abiamo 4 liberta’ e 4 diritti, lo dobbiamo a loro.
E poi scusate, pannella non ha cominciato a parlare di amnistia e diritti dei carcerati adesso, e’ una lotta storica che porta avanti da anni.
Appunto, il suo ex tesoriere ha chiaramente spiegato che lo scopo è crearsi una nicchia elettorale. Organizzavano assieme queste pagliacciate anche allora, come è scritto nel suo libro. Lo legga, lui si chiama Danilo Quinto.
Roba da matti! Non lo dobbiamo a centinaia di migliaia di persone che sono morte, e molte in modo brutale. Non lo dobbiamo ad un processo avviato nel secondo dopoguerra con tante difficoltà ed ostacoli, a tante persone che hanno lavorato come somari, che hanno rischiato di perdere lo stipendio in scioperi per rivendicare condizioni di lavoro più umane.
Lo dovremmo a quel borghese arricchito che ha fatto il galoppino tra sinistra e destra pur di stare a galla, entrando anche in parlamento dalla porta di dietro per andare a mettere la stampella a Berlusconi che stava per crollare col voto di fiducia due autunni fa.
Ma va là……!!
il che, detto da un militante radicale, ha il suo perchè…
Ma dimmi un po’…di quanta libertà godono tutti quei bambini che ogni settimana, nei giorni prefissati, vengono estratti dal grembo delle loro madri per finire nel mucchio dei rifiuti ospedalieri? Potessero parlare o urlare…
Ti ricordo che al referendum per l’ aborto del 1981 era anche abbinata l’ opzione dei Radicali per l’ interruzione della gravidanza addirittura al sesto mese, uno stadio questo in cui al giorno d’ oggi si riesce a far sopravvivere il bambino prematuro.
Il fatto poi che il concepito sia una persona già in essere, quindi pienamente legittimata ad avvalersi di tutti quei diritti strombazzati dai Radicali ma a lui preclusi, non è un dogma religioso ma una realtà rigorosamente e scientificamente provata.Solo dei caproni come i Radicali possono ignorare una comprovata realtà scentifica e allo stesso tempo scagliarsi contro l’ oscurantismo della Chiesa. Ma andate a studiare un po’ ASINI!
appunto, da decenni ne parla, una lotta “storica” risultati zero. Prendete atto della realtà, avete fallito, siete dei falliti, 1200 iscritti al partito in tutta Italia.
Hazz….l’UAAR ne ha di più!
Il problema non è che un povero essere in perenne sciopero del cervello si creda una mosca cocchiera, ma che molti altri esseri, anche loro in sciopero cerebrale, prestino fede alle sue millanterie.
La cosa che più indispone è la considerazione e la stima di cui questo buffone è fatto oggetto da parte delle più alte cariche dello stato. Ma mai nessuno ha fatto un conto aprossimativo di quanti poveri innocenti sono finiti negli inceneritori deli ospedali anche grazie a lui? penso che a occhio e croce siamo ai livelli di Gengis Kan o di Maometto. Eppure… tutti in fila, come i re Magi, al suo capezzale :Il Crapapelata del Colle,il Professore,il presidente di questo e il rappresentante di quell’ altro…
Come se fosse la prima volta che lo danno per moribondo…é una vita che arriva in fin di vita ma non toglie mai l’ incomodo ( cosa peraltro che io non gli auguro, in primis perchè il male non lo si augura a nessuno e poi perchè costui è indegno dell’ etichetta di “martire”). Ma fatemi il piacere!!!!
Scusate lo sfogo ma quando ci vuole ci vuole!