L’ex blogger atea Leah Libresco ha ricevuto il battesimo cattolico
- Ultimissime
- 30 Nov 2012
E’ giusto seguire le belle notizie fino in fondo: la popolare blogger americana, Leah Libresco, ha ricevuto il battesimo domenica 18 novembre, entrando così ufficialmente nella Chiesa cattolica.
Filosofa laureata a Yale e collaboratrice dell’Huffington Post, la sua storia ha scosso la blogsfera quest’estate, in quanto fino a poche settimane prima la Libresco era una militante atea, star del “Patheos Atheist Portal” e proprio da questo blog ha annunciato la sua conversione e quindi il suo trasferimento su “Patheos Catholic channel”.
Ciò che l’ha portata alla conversione è stata l’evidenza che «non potevo più nascondere che il cristianesimo dimostrasse meglio di ogni altra filosofia quello che riconoscevo già come vero: una morale dentro di me che però il mio ateismo non riusciva a spiegare». Ha capito che il cattolicesimo era la «religione che sembrava essere più promettente per raggiungere quella Verità vivente».
Domenica 18/11, sul suo account Twitter ha postato questo messaggio («e il mio lungo viaggio è cominciato…accolta nella Chiesa cattolica oggi. Alleluia!»):
Benarrivata a casa, cara Leah!
42 commenti a L’ex blogger atea Leah Libresco ha ricevuto il battesimo cattolico
Amen
La mia Carlotta Maria c’è la fatta anche questa volta.Seconda operazione per hlhs.
Un grazie a chi ha pregato per lei, e continuate per favore perchè la strada è lunga e difficile.
Sono tanto contenta per la tua bambina! Mandale un bacione da parte mia 🙂
SIA SEMPRE LODATO IL TUO NOME O SIGNORE
Tutta la mia fiducia è in Te o Signore;
Butterò la rete sulla Tua Parola
Tutta la mia vita tra le Tue mani;
Le mani di chi se non le tue danno la benedizione
Ti ho cosegnato la mia vita;
e dico sempre sia la tua volontà
Già col mio cuore in peccato ;
ho gustato la Tua tenerezza e Ti ho conosciuto
Sono sicuro che Sei con me ;
fiducioso delle Tue scelte per me
Fortezza sei per la mia debolezza ;
e la via del bene Tu mela illumini
il mio cuore grida e supplica ;
che Tu accetti di entrare in casa mia
e se io in passato Ti ho venduto ;
Tu benedici la mia vita futura
tutta la mia fiducia è in te o Signore
Bellissimo, mi ricorda che dono è per me essere battezzato e che devo tenerlo caro.
Deo Gratias.
Sono contento specie per questa frase
una morale dentro di me
Dentro di me,si quella morale che non è moralismo tanto osannato oggi,ma è legge interiore.Non obbligo, non dovere,non un “tu devi” imposto,ma un tu vuoi rispettare una morale non perchè è obbligo ma perchè “capisci che vuoi.”
Non un “tu devi seguirmi”!
Ma
“Tu vuoi seguirmi?”
Non potevo più nascondere che il cristianesimo dimostrasse meglio di ogni altra filosofia quello che riconoscevo già come vero: una morale dentro di me che però il mio ateismo non riusciva a spiegare.
Esattamente quanto capitato anche a me, o meglio esattamente le conclusioni a cui sono arrivato di recente.
Da notare che la considerazione sulla legge morale “dentro di me”rinnova la conclusione della “Critica della ragion pratica” di Kant, ove è scritto: “Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente…..il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me”
Benvenuta sorella Leah
Ho letto la storia della signora Libresco, sono contento per lei, e sono contento anche per il suo coraggio, quello di abbandonare l’ateismo dopo anni di militanza ammettendo di avere sbagliato.
Se però non dispiace vorrei proporre una discussione sull’argomento morale, scusate se insisto.
L’argomento morale per l’esistenza di Dio non era quello secondo cui Dio esiste poichè esistono valori morali oggettivi?
Ciò che non comprendo è su quali basi si può ammettere che alcuni atti siano oggettivamente sbagliati?
Esempio: sacrifici umani.
Oggi è giustamente ritenuto abominevole, ma se effettivamente è moralmente e universalmente sbagliato, perchè numerosi popoli lo praticavano pensando di essere nel giusto?
Grazie per eventuali chiarimenti e buona serata!
Wanrod, ti rispondo io, poi immagino che altri faranno altrettanto.
I sacrifici erano permessi, così come era permesso tenere schiavi, mettere a morte le persone, relegare le donne a certe e secondarie funzioni… perchè la religione, lungi da rappresentare dei valori assoluti ed inamovibili è l’interpretazione del momento, dell’epoca in cui viene professata. I cambiamenti avvengono poco a poco, senza strappi e senza grossi salti. Ma visto sulla lunga distanza, quello che era giusto ieri è sbagliato oggi, esattamente come succede nella società civile, con la differenza che questa riconosce i cambiamenti mentre la religione lo fa con molta più reticenza e comunque sempre giustificando ogni sua azione passata.
Cominciamo con le argomentazioni degli argomenti morali sono soggettivi:
Sono sia oggettivi che soggettivi.Infatti non è possibile che il soggettivo sia contrapposto all’oggettivo.L’oggetto è la razionalità ma il soggetto è la spiritualità, la volontà, l’intenzione,la ragione che esplora l’oggetto che esiste a prescindere dal suo pensiero,del perchè segui quel valore.Il principio di contraddizione non esiste tra due inclusioni.
Senza un mondo non posso fare esperienza dell’ogetto.
Senza me che ragiono sul mondo, il mondo non ha senso.
Non sono una condizione contradditoria sono una condizione in sinergia l’una con l’altra.
Non esiste l’ogetto senza un sogetto che lo indaghi.Non esiste un soggetto senza un oggetto.
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Nella legge morale significa:
Non rubare
Oggettivamente è giusto non rubare per non compiere del male.
Perchè non cuoi rubare?
Non rubo per ipocrisia,non perchè sogettivamente sono convinto che la legge sia giusta da seguire,non rubo semplicemente per apparire grande giusto agli occhi degli altri.
Dicesi anche cristianamente condizione del “sepolcro imbiancato”
Un sepolcro non è altro che questo un moralista che predica il bene,ma non lo predica perchè per esempio vuole il bene per qualcuno,lo predica per farsi chiamare rabbi,mastro grande,quindi per appagare solo se stesso.Fuori il sepolcro è splendente desta amirazione,ma dentro è carico di morti.
Ecco che allora non basta solo caomprendere oggettivamente dunque razionalmente perchè è giusto non rubare,ma anche soggettivamente perchè in realtà vuoi seguire la legge morale.
Da una parte vi è il conoscere dall’altra vi è il comprendere a fondo quello che conosci.
Non puoi comprendere cio che non conosci,non puoi conoscere cio che non comprendi.
Ma perchè vuoi comprendere e conoscere?
Per farti chiamare intelletuale e cercare la Gloria,per ergerti dentro a te stesso come un Dio,oppure solo per ricerca personale?
A dimenticavo questa domanda porta la persona (almeno così mi è sucesso) alla sua dimensione quello che viene chiamato “rientra in te stesso” e comprendi le ragioni non del perchè il mondo è malvagio,del perchè la chiesa è malvagia.
Ma del perchè loro sono malvagi oggettiamente,ma del perchè anche tu oggetivamente non sei buono,infatti sei ogetto incluso dell’umanità ma sogetto diverso da ogni singola persona,l’individualità si accompagna all’uguaglianza.
Le persona parlano spesso di uguaglianza,e sono tutte uguali,persone sono e persone rimangano,ma tutte diverse.
Di pensa che il desideri di grandezza sia quello di diversità tra un’individuo e l’altro.
Ma siamo sicuri che poi scendendo più a fondo tu non li vuoi uguali a te stesso solo perchè li vuoi a tua imagine e somiglianza e solo perchè in fin dei conti metti talmente al centro te stesso,tale che vuoi parlare con te stesso è rifiutarli perchè non sono pari a quella che chiameresti la tua grandezza.
Fare questo significa scrutarsi,lo sguardo non è più solo verso il mondo ma verso anche se stessi,oggetivamente il male non è che una condizione imparante dell’io.La sua condizione quella va curata non è il giudicare (giudicare è un atto di ragionare),se non giudicassi nemmeno potrei ragionare,ma del processare.
sinceramente non ti so rispondere (anche se potrei avanzare molte ipotesi a riguardo, ma non lo farò): per noi cristiani è stato Dio a sacrificarsi per noi, non il contrario. Poi dimostrartene l’esistenza è impossibile, ma questo è un altro paio di maniche… essere nel giusto: ma anche Stalin pensava di esserlo! forse è proprio il pensare di voler decidere da soli quello che è giusto o sbagliato (quello che ci piace e quello che non ci piace) il peccato originale? forse, non so…. cmq se posso darti un consiglio, chiedi pure su http://www.amicidomenicani.it/ che ti arriverà (dopo un pò di tempo, il necessario) una risposta ben attinente alla tua domanda.
Credo che si debba affrontare la questione che poni inquadrandola nell’ambito più generale della conoscenza umana, che non è data una volta per tutte, ma è progressiva.
In ambito scientifico questo è abbastanza chiaro: un tempo gli uomini credevano che la terra fosse piatta, poi sferica, poi schiacciata ai poli. Le risposte sono state diverse, ma l’approccio, la domanda che sta dietro ogni risposta, è unica: qual’è la forma della terra? qual’è oggettivamente la forma della terra? Nessuno si sogna di dire “ognuno può decidere la forma che vuole”, oppure che la terra ha cambiato forma ad ogni generazione.
In campo etico naturalmente le cose sono meno evidenti, ma l’uomo, se non mente a se stesso, porta dentro di sè la medesima domanda: ha la consapevolezza dei concetti di bene e male, giusto o sbagliato e si chiede “cosa è bene? cosa è male?”, “cosa è oggettivamente bene?”. Le azioni morali del passato che oggi ci sembrano aberranti, ci mostrano che anche in campo etico esiste una progressività della conoscenza (o una regressione, come spesso possiamo vedere oggi). Anche la conoscenza in campo etico non è data una volta per tutte, deve essere conquistata, ma sempre in un’ottica di conoscenza oggettiva: sia io che tu sappiamo benissimo che lanciare in aria un neonato e crivellarlo di colpi con una mitragliatrice sotto gli occhi della madre è un crimine orrendo, un male assoluto, oggettivo, qualcosa cioè che non dovrebbe esistere, nè ora nè mai, nè in passato nè in futuro e che se qualcuno l’ha fatto è perchè questo qualcuno è malvagio o perchè ha sviluppato dentro di sè un’etica aberrante, oggettivamente sbagliata.
Finchè l’approccio rimane questo, tenere viva cioè la fede nell’esistenza di un’etica oggettiva, la cui conoscenza dev’essere continuamente approfondita, allora l’uomo è sulla buona strada, per quanti errori possa commettere.
Il disastro relativista è dato dalla vigliaccheria di aver gettato la spugna, di avere soffocato la domanda “che cosa è bene?”, abbandonando l’umile e perenne ricerca della verità.
Ma non lo so… E se quel neonato si chiamasse Hitler? Certo, nessuno saprebbe cosa sarebbe diventato Hitler, ma oggettivamente ed eticamente era forse meglio sopprimere quel neonato che vedere milioni di persone sterminati nelle camere a gas. Facciamo un esempio mentale (che ho letto da qualche parte).
Sei vicino al comando a leva di smistamento binari di una ferrovia e ti accorgi che il binario dal quale sta provenendo un treno passeggeri è deviato su un ramo morto, al posto che su quello buono. Che fai? Facile, agisci sullo scambio e salvi il treno passeggeri. Metti ora che sul binario buono sia stesa una persona con l’intento di suicidarsi. Che fai, sacrifichi quella persona per salvare il treno? Credo che molti di noi lo farebbero. Ora, un’altra variante. Sei su un ponte sopra i binari e vedi un uomo sul ciglio che pare abbia l’intenzione di buttarsi di sotto. Arriva ancora il treno e questa volta non hai modo di accedere direttamente al comando dello scambio. Ma, guarda caso, esso si trova proprio sotto al corpulento aspirante suicida. Sei certo che il peso del suo corpo possa azionare lo scambio e salvare il treno passeggeri. Che fai, butti di sotto quell’uomo? Qui la cosa si fa ovviamente più complicata rispetto a prima, in quanto non puoi più agire a mente fredda. Nessuno può uccidere direttamente una persona spingendola di sotto senza esserne coinvolto emotivamente. E’ quindi probabile che non farai proprio un bel nulla.
Esci da questo corpo, Dawkins! 😉
….sto sorridendo divertito.
Per quanto riguarda il primo quesito, è chiaro che, per stare nel sicuro, dovremmo sopprimere tutti i neonati: è la logica di Erode, quello della strage degli innocenti (e anche di altri, ma non voglio aprire ulteriori questioni).
Nel secondo quesito, senza entrare nel merito del problema, dico che sei nell’ottica giusta, quella dell’etica oggettiva: ti chiedi infatti che cosa si debba fare; poni due opzioni e ti chiedi quale sia quella giusta; potremmo discutere e litigare per arrivare ad una risposta, ma l’importante è che tu non abbia preso nemmeno in considerazione la terza opzione, quella relativista, secondo cui chi è al comando dello scambio, può decidere di volta in volta cosa fare.
Nell’ultimo quesito che poni dai per scontata una cosa che non lo è, cioè il coinvolgimento emotivo. Gli orrori di tante guerre ci hanno insegnato che l’uomo può essere addestrato a commettere le peggiori atrocità a sangue freddo. Non è vero dunque che “nessuno può uccidere direttamente una persona senza esserne coinvolto emotivamente” e allora il dilemma morale, prima ancora di affrontare il problema se sia giusto uccidere direttamente un innocente per salvare altre persone, deve porsi la seguente domanda: è giusto educare gli uomini ad uccidere a sangue freddo, senza coinvolgimento emotivo? Pensi che la risposta affermativa a questa domanda sia una buona soluzione per risolvere il dilemma che hai posto?
E no, caro amico Semelets! Un conto è il tempo di guerra ed un altro è il tempo di pace. Le atrocità che si commettono in guerra restano appunto atrocità, in quanto inconcepibili in tempo di pace. O se vuoi, il soldato non è un uomo, perchè il primo non può scegliere a differenza dell’ultimo, il prima rappresenta il braccio di una mente che è altrove, l’ultimo sia il braccio che la mente, entrambi suoi.
Inoltre, non è solo la teoria relativista ad affermare la libertà di chi è al comando della leva, almeno mi pare. O vogliamo negare il libero arbitrio! Non si discute della libertà soggettiva di chiunque, ma che debba esistere un’etica oggettiva assoluta indipendente dalle circostanze e dal contesto particolari, i quali possono essere analizzati e giudicati solo dalla libera coscienza umana.
E guarda che le tue ultime domande sono del tutto evasive rispetto alla prima. E’ giusto sacrificare un innocente per salvarne molti, si o no? Se hai capito il mio ragionamento, questa domanda non ha senso.
Non c’entra nulla tempo di guerra o tempo di pace. La criminalità organizzata addestra i propri affiliati ad uccidere a sangue freddo in tempo di pace e così pure il medico che pratica l’eutanasia è addestrato ad uccidere a sangue freddo in tempo di pace, così come anche il suo collega abortista. Tu avevi posto un dilemma e avevi detto che ciò che impediva la soluzione era la difficoltà di agire a sangue freddo. La domanda dunque è pertinente e te la ripropongo: è giusto addestrare uomini che in tempo di pace riescano ad uccidere a sangue freddo altri uomini innocenti per determinate finalità? Pensi che la risposta affermativa a questa domanda sia una buona soluzione per risolvere il dilemma che hai posto?
Dici che le circostanze e il contesto particolari possono essere analizzati e giudicati solo dalla libera coscienza umana, ma qual’è il metro di riferimento per questo giudizio? La teoria relativista dice che questo metro oggettivo non esiste; non che facciamo fatica a conoscerlo, ma che proprio non esiste. Senza un metro di riferimento però nessun giudizio è possibile, o meglio, ogni giudizio è equivalente, o ancor meglio irrilevante.
Non ho capito infine perchè la domanda se sia giusto sacrificare un innocente per salvarne molti sia priva di senso. Non esistono domande prive di senso, tranne le pseudodomande del tipo “è più freddo un treno o è più alto un acquedotto?”
Qual è il metodo? Il primato della coscienza, non esiste altro metodo. La coscienza che viene nullificata nel caso della associazioni violente e malavitose, ma che resta presente e attiva nei dibattiti sul fine vita, l’aborto ed altre questioni etiche.
L’ultima è una domanda senza senso perchè dipende dal contesto, e dal fatto che la libertà di qualsiasi azione umana pretende sempre un prezzo, più o meno costoso, che batte cassa alla propria coscienza. E te l’ho dimostrato sopra con l’esempio del treno.
Come vedi la domanda non è senza senso, perchè una domanda senza senso non può avere risposta.
La tua risposta invece è “dipende dal contesto”, mentre la mia è “non è mai lecito sopprimere la vita di un essere umano innocente, perchè l’uomo non può mai essere un mezzo”; la risposta di Caifa invece fu “è meglio che un uomo solo muoia per il popolo”.
Sono tre risposte perfettamente sensate, il che dimostra (senza entrare nel merito di quale sia la risposta giusta), che anche la domanda non era priva di senso.
Se la domanda è senza senso anche la risposta deve esserlo. Ed infatti la tua risposta è senza senso. E domanda e risposta sono senza senso perchè sono generiche e non si riferiscono a nessun contesto. Il contesto particolare te l’ho fornito, ma tu hai preferito glissare, o meglio lo hai intellettualizzato (in senso psicologico significa che hai risposto facendo considerazioni generali per evitare di affrontare direttamente il dilemma personale da me posto).
E poi non credo che l’hai neanche capito, ora te la spiego meglio. Quando devi decidere di azionare una leva non hai alcun diretto coinvolgimento emotivo nell’azione, che deriva esclusivamente da una tua considerazione razionale, direi digitale: aziono non-aziono la leva (non so se ha visto quel film di cui non ricordo il titolo della scatola col pulsante rosso che comanda un omicidio in cambio di una forte somma di denaro; è pressappoco la stessa cosa).
Ma quando devi aggredire un uomo, il coinvolgimento emotivo è inevitabile perchè non hai più a che fare con un oggetto inanimato. E’ vero che quell’uomo è un aspirante suicida, ma ciò non significa che voglia essere buttato giù dal ponte. Potrebbe anche reagire e venirne una collutazione, ed anche se non avvenisse ti toccherebbe convivere per il resto della tua vita con la consapevolezza di essere un assassino. La stessa cosa se gli sparassi, perchè l’azione di premere il grilletto è direttamente collegata alla consapevolezza di voler ammazzare qualcuno, o almeno tentarci. Cosa che non avviene con lo spostamento della leva.
PS
Se vuoi puoi ancora rispondermi sul merito del dilemma, tralasciando le vane intellettualizzazioni. Ti accorgerai che non è così facile rispondere, anche per le evidenti, inevitabili e gravi conseguenze che derivano dalla tua scelta. Lo dico terra terra così per spiegare meglio cosa significhi: la tua risposta generica che mi hai fornito, e che a me, tutto sommato, potrebbe stare bene qui nel blog, non mi starebbe sicuramente bene se avessi un parente o amico su quel treno. E come me decine, forse centinaia di persone, alle quali dovresti dare una spiegazione adeguata. Capisci cosa intendo quando dico che la tua risposta non ha senso?
Molto estremo come esempio. Come se volessi dirmi di scegliere tra due mali il minore, sarebbe una questione “relativa” hihi
http://www.catholicmemes.com/your-argument-is-invalid/batman-vs-relativism-part-5/
Dici bene nel notare che non è solo questione di terra piatta o sferica, cioè di cose legate alla conoscenza materiale della natura. Però anche quei concetti considerati assoluti ed inamovibili hanno subito drastici cambiamenti, l’idea di bene e di male, di giusto ed ingiusto esiste da che esiste l’uomo ma è cambiata radicalmente nel corso dei tempi, dimostrando così che la religione non è più avanti o indietro del passo del tempo ma dimostra essere l’espressione del pensiero dell’uomo al pari di altre filosofie o considerazioni la spoecie umana possa fare, non risulta quindi plausibile che tali pensieri vengano suggeriti da divinità alcuna e forse per questo Wanrod ha chiesto riguardo i sacrifici.
La riflessione suggerita da Wanrod poneva la questione dell’esistenza di Dio in relazone all’esistenza di valori morali oggettivi e la sua domanda era “su quali basi si può ammettere che alcuni atti siano oggettivamente sbagliati?”.
La mia replica era il tentativo di riflettere su questa domanda, senza fare riferimenti a Dio o alla religione, perchè ritengo che la domanda sia pre-religiosa.
Riguardo all’osservazione che fai tu sulle religioni invece, che non sono più avanti o più indietro del passo del tempo, dico che se lo fossero (più avanti o più indietro) sarebbero incomprensibili. Esse sono la forma in cui si esprime la dimensione spirituale dell’uomo e questa forma non può che essere incarnata, cioè condizionata dal proprio tempo. Il problema è sapere se questa forma è una forma vuota, dietro cui si nasconde il nulla, o se questa forma esprime una relazione, la relazione tra l’uomo e il silenzioso mistero che l’avvolge e che chiamiamo Dio.
No, non è vuota perchè dietro è impossibile che si nasconda il nulla, in quanto c’è comunque l’uomo. Noi due possiamo infatti dire le stesse cose, con la differenza che tu puoi dire che te le ha suggerite o ordinate Dio mentre io posso dire di esserci arrivato tramite riflessioni e ragionamenti propri.
Sulla tua prima affermazione non sono d’accordo, perchè se dietro le religioni c’è solo l’uomo allora esse non sono l’espressione di una relazione, ma di un guardarsi allo specchio e dietro uno specchio non c’è un uomo, ma un muro, o il vuoto.
Per quanto riguarda la seconda parte del tuo intervento, in un certo senso si potrebbe dire che riflessioni e ragionamenti sono la tua “pratica religiosa” e la questione fondamentalmente non cambia: le tue riflessioni sono orientate a SCOPRIRE il bene o a DECIDERE cosa è bene? nel secondo caso anche tu ti troveresti come davanti ad uno specchio e le risposte non sarebbero altro che l’eco sorda delle tue domande.
Il discorso morale o sulla giustizia che fanno le religioni lo può fare anche la filosofia e senza per questo tirare in ballo la relazione con una divinità. L’esempio dello specchio è corretto, però devi convenire che quando l’uomo riflette su sè stesso, cioè fa filosofia, non fa altro che guardarsi allo specchio. Aggiungo anche che il credente potrebbe essere colui che parla invece con un essere, immaginario o reale che sia, che ad esempio potrebbe trovarsi dall’altra parte di una porta. Ora le differenze possono essere sostanziali, perchè allo specchio sappiamo chi realmente parla e quindi di chi è la responsabilità di quanto si dice, mentre il dialogo che avviene con chi potrebbe trovarsi dietro una porta è lasciato all’immaginario e all’interpretazione, o alla mediazione se vuoi, di chi sta dalla parte visibile della porta.
Un appunto solo invece sulla tua seconda domanda: tra lo scoprire ed il decidere cosa sia bene o cosa sia male non vedo sostanziale differenza, in quanto se arrivo a una conclusione è perchè ho “scoperto” qualcosa e quindi è naturale, se sono una persona coerente, che poi la metta in atto, quindi che “decida” di dar corso alla mia scoperta. A mia maniera di vedere, una cosa è conseguenza dell’altra.
Non sono d’accordo sull’idea che la filosofia sia un guardarsi allo specchio. La filosofia è ricerca, ricerca sull’uomo, sul mondo e sull’Essere, cioè su Dio. L’uomo riflette quindi su se stesso, ma anche su ciò che è fuori da sè e cerca di comprendere quale sia la sua relazione col cosmo che lo circonda e quella tra lui e il grande punto interrogativo che lo sovrasta, chiedendosi se quel punto interrogativo sia una grande beffa, cioè un vuoto nulla, oppure qualcosa o qualcuno che lo riguardi. Il concetto di Dio non è appannaggio esclusivo della religione.
Sulla seconda questione invece è vero quello che dici, ma io mi riferivo a un’altra cosa; nel tuo ragionamento lo scoprire e il decidere appartengono a due momenti diversi(correggimi se sbaglio): scopro cosa è bene e decido, in una determinata situazione, cosa devo fare per conformarmi a quel bene. Io invece intendevo dire che nel primo momento devo scegliere se pormi in atteggiamento di ricerca, per scoprire un bene che non invento io, oppure se penso che non esista nessun bene da scoprire e che il bene dipenderà da quello che io deciderò essere bene.
Beh, è certo che la filosofia non è solo guardarsi allo specchio, ma i nostri erano solo esempi e come tali necessariamente riduttivi. Diciamo che davanti a quello specchio c’è l’umanità intera che dialoga, discute, osserva, sperimenta… Non capisco però perchè all’idea di Dio (cioè un ente intelligente e creatore che interagirebbe con noi) devi necessariamente contrapporre “il vuoto” ed “il nulla”. Ci siamo noi, c’è la natura con le sue leggi e di tutto questo dobbiamo ancora scoprire tantissime cose. Io non lo definirei come “il nulla”.
Riguardo invece la seconda parte credo la pensiamo a lo stesso modo, cioè con senso comune, la differenza sta solo nel fatto che tu pensi che il concetto di bene viene da Dio e quindi l’uomo deve scoprire qualcosa che è già stato stabilito, mentre io penso che questo concetto sia invece definito da noi stessi nel trascorso del tempo, ma non in maniera arbitraria o capricciosa perchè, appartenendo ad una stessa comunità, dovremo comunque confrontarci e dare le ragioni di ciò che riteniamo bene o male, nessuno insomma può fare completamente di testa propria.
Nell’ambito di questo nostro confronto, utilizzo il termine “Dio” con un’accezione molto ampia; è più un “concetto” di Dio, che precede l’idea di un Dio personale, o del Dio cristiano in particolare. Il percorso mentale che mi fa contrapporre l’idea di dio al nulla è più o meno questo:
ci sono le cose che tu dici, cioè ci siamo noi, la natura che ci circonda con le sue leggi e in generale tutte quelle cose per le quali sentiamo che vale la pena vivere: il nostro desiderio di conoscenza, la capacità di creare cose grandi e belle, arte, scienza, relazioni profonde con altri esseri umani, ecc. Insieme a tutto questo però, è presente la consapevolezza che l’orizzonte ultimo di tutte queste cose, me compreso, è un orizzonte chiuso, un muro invalicabile in fondo ad un vicolo cieco: ogni cosa, per quanto bella e grande, è destinata ad essere ingoiata nel buco nero della morte, il vuoto nulla. Dopo questa ventata di leopardiano ottimismo, torno sulla terra e mi trovo di nuovo ad avere a che fare con le cose per le quali vale davvero la pena vivere e “sbattersi”. Sperimento dentro di me questa continua oscillazione, con la consapevolezza di non poter trovare, all’interno del mio orizzonte, un senso ultimo, perchè ogni cosa, grande o miserabile che sia, ha davanti a sè il medesimo destino, il cassonetto della spazzatura.
Posso vivere questa consapevolezza come amara conclusione, ma posso anche arrestarmi davanti ad essa come davanti ad un grande punto interrogativo, mantenendo una specie di speranza senza fondamento, senza appigli, parlando della quale inizio ad usare il termine “Dio”.
Nel suo libro “introduzione al cristianesimo”, Ratzinger esprime l’esperienza di questa oscillazione dicendo che in ogni uomo convivono il credente e il non credente e che tra queste due realtà deve rimanere vivo un confronto continuo e che mettere a tacere l’una o l’altra voce significa tradire l’assetto fondamentale della persona umana.
E’ un’esperienza interiore dalla quale nessun uomo può prescindere e che lo tiene in bilico tra speranza e disperazione. E’ in questo senso che contrappongo l’idea di Dio al nulla.
Riguardo alla seconda parte anch’io credo che la pensiamo allo stesso modo, “con senso comune”, come dici tu, perchè probabilmente siamo stati educati a cercare il bene. Se però rifletti solo a livello teorico, vedrai che l’opzione “decidere cosa è bene” ti costringerà a dover accettare come legge fondamentale “la legge del più forte”, la legge cioè secondo cui il più forte detta le regole, senza la possibilità, nemmeno teorica, di potersi appellare ad una legge superiore, la legge non scritta di cui parlavano anche gli antichi.
ma se effettivamente è moralmente e universalmente sbagliato, perchè numerosi popoli lo praticavano pensando di essere nel giusto?
Che si pratichi qualcosa contro la legge morale non vuole dire che la persona, posta davanti a cosa ha compiuto, non ne sia consapevole. Un esempio? Nella nostra civiltà l’aborto è un fatto conclamato, accettato. Ma metti la madre davanti a quel figlio che non c’è più. Faglielo vedere, prima che sia soppresso. Un aborto è qualcosa che può fare a sé solo se si continua a ripetere che lo fa per qualche motivo più grande. Tipo ad esempio poter indossare il costume al mare.
Andando più indietro nel tempo, in tutte quelle civiltà dove era modus operandi praticare sacrifici umani, l’omicidio era depenalizzato? No. Perché nel caso del pater familias o degli schiavi Maya non è che si approvasse l’omicidio: semplicemente non era omicidio. Il ragazzo nel diritto romano non era un uomo, ma un’appendice del genitore. Lo schiavo non era un uomo, ma uno strumento. La legge naturale scritta nel cuore c’è, ma si trova una giustificazione per aggirarla e fare il proprio comodo. Esattamente come oggi nel caso dell’aborto o l’altro ieri nell’età dei lumi in cui ghigliottinavano e fucilavano a tutto spiano. L’uomo si crea una legge, la legge positiva, che aggiri quello che il proprio cuore dice, e preferisce seguire quella.
San Paolo scrive: “Vedo il Bene che voglio, e faccio il Male che non voglio”.
Questa è la filosofia profonda della Caduta dell’uomo; una filosofia realistica e in un certo senso ottimistica, perché ci ricorda che non è vero che siamo intrappolati in una realtà malvagia ma che siamo noi ad aver abusato di un mondo buono.
Wanrod,i valori morali sono nati con l’uomo e sono in in esso connaturati, così come lo sono i parametri di valutazione del bene e del male ,e, per quanto possa sembrare strano,le linee guida su cui poggiano questi parametri non sono mai cambiate.Infatti fin dalla sua comparsa sulla terra l’ uomo ha sempre percepito come male l’ infliggere sofferenza al prossimo colpendolo nella sua persona o nei suoi averi.Il fatto che in determinate culture tale percezione venisse meno (solo però in determinate circostanze, in genere legate alla ritualità o alla sopravvivenza del gruppo)sta a significare che la moralità, al pari di tutte le altre capacità dell’ uomo (pensiamo all’ arte e alla letteratura per esempio),hanno bisogno di essere educate per esprimersi al meglio.
E proprio per educare il nostro innato senso della moralità un signore nato in Palestina 2012 anni fa ci ha fornito quelle linee guida, validissime ancora oggi, grazie alle quali siamo in grado, per esempio, di definire abominevoli i sacrifici umani nell’ antichità oppure l’ aborto nella modernità e di defire santo l’ operato di madre Teresa di Calcutta e di tanti altri.
Si progredisce un po’ alla volta. Per progredire, pero’, e’ importante scegliere la strada giusta fin dall’inizio. Vedi i 10 comandamenti.
Non potrai mai naufragare se al timone della tua vita ci sarà Gesù. Sicuramente in cielo si e fatta una grande festa. Ben arrivata sorella!
Welcome home, Leah!
Questi sono i miracoli più potenti del Signore.
Dominábitur a mari usque ad mare,
et a flúmine usque ad términos orbis terrárum.
Et adorábunt eum omnes reges terrae:
omnes gentes sérvient ei.
(Egli dominerà da un mare all’altro,
e dal fiume fino alle estremità della terra.
E tutti i re della terra lo adoreranno:
e tutte le nazioni lo serviranno.)