Il suicidio assistito aumenta il tasso di suicidi nella popolazione
- Ultimissime
- 19 Nov 2012
La dottoressa Jacqueline Harvey del Lozier Institute e docente presso l’University of North Texas, ha analizzato la letteratura scientifica relativa al suicidio assistito negli ultimi 20 anni, laddove consentito dalla legge e particolarmente in Olanda e nord-ovest degli Stati Uniti: Oregon e Washington.
«Il suicidio può diffondersi per contagio, come una malattia infettiva» dice. «In realtà è stato dimostrato statisticamente che, dopo che il suicidio assistito è stato legalizzato in Oregon, il tasso di suicidio è aumentato, soprattutto per gli adolescenti. Lo stesso vale nello stato di Washington e, anche se i dati sono disponibili solo a partire dal 2009, hanno evidenziato che la legalizzazione crea quella che alcuni chiamano una “cultura della morte”». La Harvey ha anche rilevato che le persone votate a farsi assistere medicalmente nel suicidio sentivano generalmente che fosse loro “dovere” morire: erano motivati dal desiderio di non essere di peso agli altri e non da un senso di libertà o di dignità.
La studiosa ha anche fatto notare che in Oregon ci sono stati casi in cui il programma di assistenza sanitaria statale ha offerto di pagare per il suicidio assistito, ma non le cure palliative di controllo del dolore, spingendo di fatto le persone verso il suicidio. Inoltre, molti suicidi potrebbero essere evitati in quanto attribuibili ad uno stato di depressione, che è curabile.
Parallelamente, il 31 ottobre 2012 l’American Nurses Association (ANA), un’associazione che rappresenta tre milioni e centomila infermieri americani e partecipa alla definizione degli standard di pratiche di cura, ha pubblicato un documento di presa di posizione “forte” contro la partecipazione degli infermieri alla eutanasia attiva e al suicidio assistito. All’associazione degli infermieri si è unita quella dei medici nel dire che la «partecipazione clinica al suicidio assistito è incompatibile con integrità del ruolo professionale» e che il suicidio assistito e l’eutanasia «violano il contratto che i professionisti sanitari hanno con la società». Entrambe le organizzazioni hanno promesso di onorare la santità della vita e il loro dovere “primum non nocere”.
Il documento riconosce il “disagio” che gli infermieri soffrono quando vien chiesto loro di partecipare all’eutanasia attiva o al suicidio assistito, e afferma che esistono limiti al loro impegno nei confronti del diritto del paziente all’autodeterminazione. All’infermiere non è consentito «somministrare il farmaco che porterà alla fine della vita del paziente», dice la bozza del documento. Anche nei paesi in cui il suicidio assistito è legale – Oregon, Washington e Montana – l’ANA comanda agli infermieri di astenersene, in quanto sarebbe in contrasto con il loro Codice Etico.
Allo stesso tempo, Alex Schadenburg, uno dei principali attivisti anti-eutanasia ha espresso preoccupazione per il linguaggio ambiguo del documento per la sospensione di nutrizione e idratazione, che non distingue tra coloro che morirebbero comunque e coloro che muoiono proprio a causa della sospensione di cibo ed acqua.
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40 commenti a Il suicidio assistito aumenta il tasso di suicidi nella popolazione
Ora che l’ho letto, dico che non mi fido di una proposizione “è stato dimostrato statisticamente” non accompagnata da una citazione. Detto questo affermo che anche se fosse vero che i suicidi fossero aumentati per questo, non significherebbe che il suicidio assistito sia, in linea di principio, sbagliato.
Quanto poi all’affermazione che “in Oregon ci sono stati casi in cui il programma di assistenza sanitaria statale ha offerto di pagare per il suicidio assistito, ma non le cure palliative di controllo del dolore”, se fosse vero questo mi fa semplicemente orrore. Purtroppo il tema del suicidio assistito in un paese dove tutta la sanità è privata (e soggetta alle leggi del profitto) è quanto mai scabroso.
L’altra volta ho riportato un fatto di cronaca, cmq lo riporto (se volete il link me lo dite che lo riposto):
Un testimone di Geova in fin di vita ha avuto bisogno della trasfusione di sangue. Ebbene i medici sono andati contro il suo precetto religioso salvandolo. Lui li ha denunciati.
I giornali hanno ripreso a scrivere di autodeterminazione, suicidio assistito, accanimento terapeutico.
Ora Quaresima sei pronto a difendere questo signore? (ti ricordo che sei contro il fondamentalismo religioso; in questo caso la morte è provocata a causa di una norma religiosa) Sostieni lo stesso, anche in casi simili, l’autodeterminazione?
Ancora vorrei chiederti perché consenti a un precetto religioso fondamentalista, in questo caso, di avere precedenza sulla vita del paziente?
L’autodeterminazione di un individuo non deve essere vincolata al fatto che segua o non segua un precetto religioso: il cittadino rifiuta in piena facoltà di intendere e di volere, per se stesso, una cura, qualunque ne sia la motivazione, la sua volontà dovrebbe essere rispettata. Ben diverso è il caso in cui dei testimoni di Geova (sempre solo come esempio) volessero rifiutare delle cure per un proprio figlio.
Affermazioni molto, troppo direi, semplicistiche. Certamente è da rispettare la scelta del “cittadino” sulla sua salute, ma la situazione in fine vita si modifica notevolmente sopratutto se occorre chiamare in causa una seconda persona, come complice, per raggiungere l’obiettivo prefissato. Sopratutto se questa seconda persona è lo Stato, il quale invece ha un compito di tutela della vita dei suoi cittadini entrando così in aperta conflittualità.
Le affermazioni saranno pure semplicistiche, ma è l’argomento ad essere semplice: il rifiuto delle cure è un diritto costituzionale, punto. Sul suicidio assistito entrano in gioco altri fattori, ma, nei casi in cui è riconosciuta l’incurabilità e la sofferenza di eventuali palliativi, a mio giudizio non ci dovrebbero essere ostacoli alla libera decisione individuale di chiedere di morire.
Roberto Dara: la vostra “conquista laica” consisterebbe nel permettere ad un Testimone di Geova, o integralisti et similia, di suicidarsi per un pretesto religioso?! Siamo nel ridicolo 😀
Cadete enormemente in contraddizione con le vostre politiche… , se da un lato lottate il fondamentalismo religioso, dall’altro, per non contraddirvi apertamente, permettete l’autodeterminazione di un soggetto religioso, il quale è mosso da fondamentalismo (che condannavate precedentemente)!
O forse, sono talmente rispettoso della libertà altrui da permettere a chiunque di agire come meglio crede, nonostante non condivida le sue motivazioni.
Parafrasando non mi ricordo più chi “secondo me stai dicendo una vaccata, ma sostengo il tuo diritto ad esprimerla (o a farla…)”
Mi dissocio da questo grave insulto di Matyt verso i vigili urbani, i bagnini, i pompieri e gli addetti alla sicurezza dei cantieri.
Secondo lui loro non sarebbero rispettosi della libertà altrui perché impedirebbero ai cittadini di agire come meglio credono sulla loro vita obbligandoli ad indossare cinture, caschi di protezione, impedendo l’ingresso in acqua con mare mosso, impedendo l’entrata nei cantieri senza caschetto protettivo, impedendo la costruzione di una casa pericolosa per la propria salute e così via.
Assolutamente vero, queste sono le enormi contraddizioni del laicismo!
Stranamente, non mi risulta esista un diritto costituzionale a non portare il casco.
Diritto che invece esiste, per quanto riguarda il consenso informato.
Mi spiace, niente suicidio assistito o eutanasia in Italia. Non esiste il consenso informato sul terminare anticipatamente la vita, ma soltanto giustamente sul lasciar decorrere la malattia in modo naturale senza accanimento terapeutico
Esiste un diritto costituzionale anche a non portare il casco, purché tu non faccia lavori che ne obbligano l’utilizzo, lavoro che nessuno ti obbliga a fare, così come nessuno ti obbliga a condurre un’automobile se tu non vuoi metterti la cintura di sicurezza. La malattia invece non è una libera scelta. Il principio costituzionale relativo alla possibilità di scegliersi le cure deriva proprio da questo.
Il principio costituzionale relativo alla possibilità di scegliersi le cure deriva dal principio di proporzionalità delle cure, non c’entra nulla con il suicidio assistito che nemmeno è contemplato in Europa (a parte rarissimi casi).
L’esempio di Rebecca calza a pennello per evidenziare il ruolo dello Stato nei confronti dei cittadini su questioni che riguardano la vita degli stessi.
È il vostro progresso tanto invocato????
Quello che ho cercato di spiegarti è che non si tratta per nulla di una “libera decisione individuale”, ma è la richiesta ad un altro di essere complice del proprio suicidio, contravvenendo così alle regole deontologiche fondamentali e ippocratiche per l’eventuale complice e snaturando il ruolo dello Stato.
L’argomento sarà semplice per te che scrivi le tue opinioni dal salotto di casa tua, anche guidare la Nazionale di calcio è sempre una cosa semplice per tutti i tifosi.
Posso anche scrivere i miei commenti dal salotto, ma il problema di una malattia terminale può riguardare benissimo me e persone a me vicine in qualsiasi momento, e la mia idea sarà comunque quella di assecondarne la volontà espressa liberamente e coscientemente, che non necessariamente sarà quella di voler morire. Io stesso non penso affatto di volere per me, se dovessi trovarmi in quelle condizioni, l’eutanasia, ciononostante rivendico il diritto per chiunque di decidere per se stesso.
quello che a voi laici non riesce ad entrare in testa è che una cosa sono le decisioni individuali, altro è la regolamentazione giuridica. Ripeto per l’ennesima volta un semplice concetto espresso su questo sito: il diritto non è fatto per soddisfare i desideri o i capricci dei singoli ma per contrastarli, altrimenti, se fosse concesso a tutti di fare quello che meglio credono, la società finirebbe nel caos. L’ammettere una legge che permette l’omicidio del consenziente (di questo si tratta) ha un impatto di ordine sociale, invia un messaggio di un tipo piuttosto che di un altro. Le scelte giuridiche, come quelle politiche, non sono mai neutre, ma si ispirano ad una scala di valori o di disvalori. Dire “se vuoi suicidarti sarai aiutato da un medico ed accontentato” vale a dire “la vita ha un valore relativo, non ha più una difesa assoluta, è l’uomo che decide quando altri uomini possono vivere o meno” con tutte le conseguenze del caso.
Evidentemente da non addetto ai lavori rimani con le tue convinzioni da salotto, d’altra parte tutti pensano di saper dare consigli a Prandelli per guidare la Nazionale, giusto?
Il diritto costituzionale a rifiutare le cure è in linea con il principio di proporzionalità delle cure, non c’entra nulla con il suicidio assistito che nemmeno è contemplato in Europa (a parte rarissimi casi).
Il fatto che legalizzando i suicidi si verifichi un aumento degli stessi è semplicemente ovvio.
Anche la prostituzione o la droga seguono le stesse regole, perchè se lo Stato permette qualcosa automaticamente le persone sono portate a pensare che non sia un male, quindi ne fanno uso più frequentemente e con meno freni.
Esempio: un mio amico pro-aborto non mi ha saputo spiegare perchè è giusto uccidere il feto a 2 mesi, ma non lo è all’8o mese. La risposta definitiva è stata “perchè a 2 mesi è legale”. Ottima conclusione…. alquanto triste
ehm… GT scusa ho sbagliato qualcosa, non era un post in risposta a te
Luca, per favore fai i miei complimenti al tuo “amico”… la sua risposta “è legale” mi ha illuminato… ora capisco che quelli che sotto Hitler salvavano gli ebrei erano dei criminali senza scrupoli, visto che per salvare i perseguitati dovevano contravvenire esplicitamente alle leggi tedesche del tempo (Perlasca, Schindler, …).
Per fortuna c’erano tanti eroi che si prodigavano perché le leggi fossero rispettate e gli ebrei (ed altri) fossero eliminati (come mengele, minuscola voluta).
… ora, tornando seri dopo questa triste ironia, mi chiedo come facciano ad esserci persone con tanto prosciutto sugli occhi…
Mah!
ovvio, di che ti meravigli. Questa si chiama ideologia della giustizia, ciò che è legale è giusto e morale. Il diritto orienta i comportamenti, ma i laici non riescono a capire questa banale verità.
il fatto è che “accettando” come soluzione il suicidio assistito questa prospettiva si riverbera anche al di fuori della situazione clinica, abbassando la soglia di quella che viene definita vita degna o non degna, portando così individui “deboli” a suicidarsi con sempre più facilità, il famoso piano inclinato.
“Se anche fosse vero”
Quaresima persiste con il travalicamento della realtà scomoda, i dati dicono che “è vero”: http://www.lozierinstitute.org/wp-content/uploads/2012/10/Massachusetts-Death-With-Dignity-Initiative2.pdf
Ovviamente non essendo loro d’accordo con la tua impostazione, questi dati saranno sicuramente “meno veri” di altri.
L’oggetto dell’articolo non è valutare la correttezza morale o meno del suicidio assistito, ma considerare una delle conseguenze sociali della sua legalizzazione, smentendo così la classica affermazione: “Legalizziamo il suicidio assistito, chi lo vuole lo pratica e per gli altri non cambia nulla”.
Senta Borri, se lei leggesse anche quello che scrivo io quando mi critica, oltre a leggere tutti questi articoli, avrebbe letto che io ho scritto: “affermo che anche se fosse vero che i suicidi fossero aumentati per questo, non significherebbe che il suicidio assistito sia, in linea di principio, sbagliato”.
il problema è che il suicidio assistito, soprattutto in linea di principio, è sbagliato
Questa sua “dimostrazione” è degna del suo nickname.
Il tasso di suicidi aumenta con il suicidio assistito, in quanto il suicidio viene associato alla commiserazione della società alla quale il suicida spesso aspira. Per giustificare il suicidio si deve inevitabilmente commiserare il suicida. Nel caso specifico la società viene incarnata dall’infermiere che assiste il suicidio. Al suicida infatti non è sufficiente l’autocommiserazione che non diventa di pubblico dominio, salvo i casi patologici, come i depressi.
Credo che sia stato Dostoevskij ad aver analizzato da molte prospettive l’estremo gesto sucidiario, soprattutto ne I Demoni, ma anche ne L’idiota. In quest’ultimo romanzo, se non mi ricordo male, con il personaggio nichilista Kolja. Costui, dopo aver letto agli astanti un lungo “pippone” per spiegare il suo gesto estremo, lo mette in scena improvvisamente premendo il grilletto di un revolver puntato alla sua testa. Ma, purtroppo o per fortuna, aveva dimenticato di caricarlo. Ciò ovviamente trasforma la tragedia manacata in una commedia involontaria. Ed è questo il punto che forse il grande romanziere russo voleva mettere in evidenza: la razionalizzazione di un gesto irrazionale come il suicidio, rischia di far scadere la tragedia nel grottesco, fino addirittura a sfiorare il ridicolo (il senso del ridicolo insito nelle brutte azioni assilla anche il demone Stavrogin). Ne I demoni si vede il suicidio da altri punti di vista: c’è il titanismo suicida di Kirillov, personaggio tutt’altro che negativo per D., di una fragilità e sensibilità eccessiva, e quindi caduto vittima dei demoni. Al demone per eccellenza Stavrogin in cui il suicidio assume i connotati che D. voleva dare: il compimento del male che induce l’uomo all’autodistruzione. Non a caso il romanzo si conclude con il suicidio di Stavrogin. Per quanto riguarda l’influenza negativa sugli adolescenti invece non sono d’accordo. Tutti gli adolescenti, che ancora attraversano una fase in cui la personalità non è ben delineata e completa, si identificano con determinati personaggi, soprattutto oggi nel mondo della musica e della tv. Lo dimostra il cosiddetto ‘wertherismo’ che causò veramente una sfilza di suicidi tra i giovani. Essi, al contrario delle intenzioni del poeta Goethe, si identificarono con il personaggio Werther piuttosto che giudicare e liquidare il suo sentimentalismo introspettivo narcisistico. Quindi, da questo punto di vista, ovvero per i giovani, non credo che il suicidio assistito possa contribuire ad aumentare il tasso di suicidio. Semmai la sua legalizzazione s’inquadra in una più ampia cornice, che per i giovani comprende la famigerata triade nichilista di sesso, alcol e droga. Soprattutto il secondo non è da sottovalutare perchè, a quanto pare, oggi non riguarda solo gli adolescenti ma addirittura anche i preadolescenti.
Questa è letteratura, caro Antonio. La realtà è che uno come Monicelli è stato costretto a buttarsi da un balcone.
Per me la letteratura racconta la realtà, o se vuoi la realtà è letteratura. Monicelli non è stato costretto a buttarsi dal balcone, non più di un certo sedicenne che dalle mie parti qualche tempo fa si buttò giù da un viadotto.
Monicelli novantenne non merita commiserazione più di quel ragazzo sedicenne. Ebbene quest’ultimo si suicidò proprio per una ragazzina, o meglio per il sentimento introspettivo narcisistico wertheriano che in lui suscitava quella ragazzina. Ed in quanto a narcisismo Monicelli non poteva essergli di certo inferiore. Ripeto, il suicida che vuole sentirsi compatito o addirittura vuole ergersi a simbolo di libertà o dignità, da parte mia non avrà mai una tale soddisfazione. Non m’importa le sofferenze che è costretto a subire. Una volta mi espressi in favore dell’eutanasia nel caso dello stato vegetativo, o meglio nel caso il sottoscritto fosse costretto ad uno stato del genere. Ma mi espressi per la soddisfazione del mio personalissimo ego narcisista e ne sono consapevole. O meglio, ho coscienza di non essere un buon cristiano. Ma non ho l’ipocrisia di affermare che il gesto suicidiario possa vantare una qualsiasi dignità nel consesso umano. Non ce l’ha per niente ed in nessunissima situazione, salvo il caso di sacrificare la propria vita per salvarne un’altra o altre.
lo hanno minacciato di stuprargli la figlia se non lo faceva?
Secondo me il problema è più una situazione di feedback: il suicidio e l’eutanasia purtroppo si alimentano a vicenda.
A ciò ovviamente contribuiscono l’edonismo ed il nichilismo in cui il “primo Mondo” s’è a lungo immerso e purtroppo è tutt’ora immerso…
@G.T.
Guardi, circa i Testimoni, a me che m’importa se uno rifiuta il sangue per la sua religione? Faccia pure: io lo avrei lasciato libero al suo destino. Diverso il caso quando i genitori proibiscono le trasfusioni ai loro figli minorenni. In quel caso, penso che la trasfusione si debba imporre.
Comunque sono scocciato: oggi parecchi miei commenti sono stati censurati. Spero fosse solo un disguido tecnico.
Oggi hai scritto anche parecchi commenti inutili e palesemente O.T.
Inutile lamentarsi quando si usa male la possibilità di commentare, come se fosse una chat. E comunque a quanto pare non sei l’unico: https://www.uccronline.it/2012/11/18/acta-pediatrica-legame-tra-aborto-indotto-e-maltrattamento-figli/#comment-96562
Io sono coerentemente per la libera autodeterminazione del paziente, che deve essere libero di scegliere se accettare o rifiutare una cura, e me ne infischio di quali siano le sue ragioni. Detto questo, nono condanno quei medici, perché non conosco i dettagli della situazione.
Allora Giulio, chi si batte per il suicidio assistito minimo minimo una colpa ce l’ha: non guardare più in là del proprio naso, a differenza di ciò che fa la Chiesa che è sempre infinitamente più lungimirante di noi.
Attenzione perché ti faccio questo appunto ancora da cattolico semi-adulto.
Forse la cosa ti sorprenderà, ma da giovane sono stato un cattolico adulto, poco alla volta mi sono trovato sempre a dover ammettere i miei errori di fronte alla logica della Chiesa che superava abbondantemente la mia (e tieni conto che sono ing. e razionale quasi alla paranoia).
Ti dico questo perché proprio il fatto dei suicidi assistiti è l’ultimo degli argomenti con cui ho attaccato la Chiesa, prima di capire che anche su tale argomento avevo torto marcio. Il mio errore era quello di guardare il caso singolo ed un arco di tempo troppo limitato. Un essere veramente razionale (anche laico, senza mettere in mezzo la religione) non avrebbe fatto mai lo stupido errore che ho fatto io.
La descrizione sarebbe lunga e c’è chi l’ha già fatta, ti riporto giusto il link.
http://deliberoarbitrio.wordpress.com/2011/05/10/non-aprite-quella-porta-ragioni-laiche-contro-leutanasia/
Chi ha scritto qui segue un ragionamento a cui poco alla volta sono arrivato anche io autonomamente ma a fatica.
Articolo interessante (ma purtroppo senza fonti, ammetto) è questo:
http://www.molecularlab.it/elaborati/elaborato.asp?n=18
Purtroppo fin’ora a tale articolo ho trovato solo indizi a favore, nessun indizio che ne metta un dubbio e nessuna prova certa che affermi/smentisca. In ogni caso è interessante da leggere ed invito anche te a fare una ricerca a riguardo.
Invito anche te a guardare più in là del tuo naso. Non fare lo stesso errore che ho fatto io.
Ho letto a fondo e anche io, in un commento precedente, avevo detto che questa era l’obiezione più seria per un laico. E’ una obiezione molto forte, ma non è una obiezione di principio: essa infatti chiama in causa le distorsioni che, si presume inevitabilmente, il suicidio comporterebbe. Aggiungo che, in paesi come gli USA dove la sanità è massimamente privata, si aggiunge il rischio che nascano cliniche della morte, e che comunque agli eventuali interessi degli eredi si sommino quelli delle assicurazioni, che dovendo scegliere tra anni di costosissime cure palliative e il suicidio assistito, spingerebbero inevitabilmente per quest’ultima.
Quindi la mia risposta è che io sono a favore in linea di principio, ma non sono affatto sicuro che questo principio sia applicabile. Però, non rinuncio a cercare un modo, perché continuo a ritenere che il linea di principio il diritto al suicidio assistito sia giusto. Se si rilegge il mio primo commento in cima, vedrà che è coerente con questa mia impostazione.
Se spesso mi infervoro, è perché non accetto che, a me ateo, si venga a dire che il suicidio assistito deve essere illegale perché lo dice Dio o lo dice la Chiesa. Lei, che è intelligente, mi ha fatto una obiezione che non chiama in causa una fede che io non ho.
A te ateo, viene detto che il suicidio assistito deve essere illegale non perché lo dice Dio o lo dice la Chiesa ma perché ci sono motivi più che razionali. Che a proporli siano credenti deriva semplicemente dal fatto che un’educazione equilibrata e completa, come quella del cattolicesimo, stimola il buon senso.
E infatti io ho ammesso, con Azaria, che ci sono molte motivazioni razionali e forti. Ma non riconosco motivazioni valide per principio, a parte quelle che chiamano in causa una sacralità della vita cui io non credo.
I fratelli Iazzone ringraziano