L’Osservatore Romano diretto da una donna, il Fatto Quotidiano no

Dal primo novembre, Marta Lago, giornalista quarantaduenne di Madrid che dal 2007 collabora con il giornale del Vaticano, è la direttrice dell’edizione in lingua spagnola dell’Osservatore Romano, succedendo a padre Arturo Gutiérrez, che ha guidato l’edizione spagnola per più di 20 anni. Molto bella l’intervista rilasciata per l’occasione a La Razon.

Una scelta normale, in linea con le sempre più numerose indicazioni della Chiesa di riservare posti fondamentali anche alle donne alla guida della comunità cattolica internazionale, come ha anche spiegato di recente Maria Voce, presidente del movimento Focolarini.

Si dice che Marco Politi e i vari ideologhi de Il Fatto Quotidiano abbiano preso con un po’ di imbarazzo questa notizia, proprio loro che hanno avuto successo nello sproloquiare sulla misogina della Chiesa e del cattolicesimo, facendo ossessivamente leva sull’assenza del sacerdozio femminile.

Politi, già da quando era stipendiato dal miliardario anticlericale, massone (come informa Ferruccio Pinotti) e pagatore di tangenti (come ha ammesso lui stesso) De Benedetti, riferiva un dispiacere per il “no” di Giovanni Paolo II alle donne prete, perché ci sarebbe chi vorrebbe «mantenere alla Chiesa la capacità di adeguarsi lentamente ai tempi», come se la Chiesa ne avesse l’esigenza e l’interesse. Oltretutto, a queste accuse di presunta discriminazione della donna, è stato risposto in via ufficiale in modo decisamente adeguato. Da notare comunque, anche allora, il desiderio del vaticanista Politi di insultare papa Wojtyla, scrivendo: «il movimento femminile all’interno della Chiesa dà ormai per scontato che non ha nessun senso discutere finché c’ è un pontefice come Karol Wojtyla». Diceva di parlare a nome del presunto “movimento femminile” cattolico. Nel 2005 ha invece incolpato Giovanni Paolo II di aver fatto scappare «decine di milioni di uomini e donne cattolici», anche per non aver accolto il sacerdozio femminile, mostrandosi dubbioso sul fatto se «la donna partecipa o no a pieno titolo alla conduzione della comunità cristiana».

La stessa ossessione si è riversata identica su Benedetto XVI, fino ai giorni d’oggi. Oltretutto, se qualcuno ha voglia di farsi qualche risata, segnaliamo la recente filippica di Politi sulle «regole deontologiche» che dovrebbe seguire un giornalista, perché «fare il giornalista non è scrivere ciò che mi pare». Proprio lui che, assieme al suo amico Marco Ansaldo, ogni giorno si diletta nell’inventare una bufala anticlericale più grande della precedente, come più volte abbiamo segnalato. Politi, non si sa di chi si senta il maestro, insegna anche che «c’è un patto che i giornalista di qualsiasi tendenza stringono con i lettori. Informare correttamente». Informare correttamente? Come mai allora, dopo aver profetizzato per mesi un responso negativo del rapporto di Moneyval sulle norme norme anti-riciclaggio dello Ior, ha taciuto completamente quando questo è stato pubblicato con un esito positivo, come hanno riportato tutti gli altri vaticanisti sugli altri organi di stampa? Questa è informazione corretta o ideologica? 

Politi e gli altri de Il Fatto Quotidiano hanno preferito il silenzio anche su questa nuova nomina dell’Osservatore Romano (ma queste notizie sono il pane quotidiano del vaticanista), preferendo continuare a fingersi disperati per il presunto ruolo marginale e umiliante riservato alla donna dalla Chiesa cattolica. Curioso dunque notare che la redazione responsabile de Il Fatto sia composta interamente da uomini:  Antonio Padellaro (direttore), Marco Travaglio (vicedirettore), Peter Gomez (direttore responsabile del sito web), Nuccio Ciconte (redattore-capo) e Vitantonio Lopez (redattore-capo). Molto controverso anche che su 50 collaboratori ufficiali, soltanto 11 siano di sesso femminile. Bisogna forse concludere che per loro le donne non sono soltanto indegne di coprire posti rilevanti, ma perfino la loro collaborazione viene accolta con il contagocce?

E se Padellaro e Politi cominciassero a valutare il ruolo riservato alle donne in “casa” loro?

13 commenti a L’Osservatore Romano diretto da una donna, il Fatto Quotidiano no

  • Gab ha detto:

    Non conoscendo nulla di Teologia elementare ci si appoggia su qualsiasi idiozia per parlare di discriminità verso le donne.

    Questa storia del sacerdozio femminile che ha addirittura invocato la DISOBBEDIENZA da parte della chiesa austriaca verso il Papa (comincerei a fare un bel repulisti di cardinali e vescovi di quelle parti se fossi in Benedetto XVI), è quel tipico esempio di come le mere questioni umane (in questo caso un “femminismo” che si vuole legittimare nella Chiesa) vogliono sempre più prendere il posto di Dio e delle Sue Leggi.

    Dio ha tanto amato l’essere umano da non crearlo in “conflitto di interessi” bensì riservando a ciascun sesso il proprio specifico ruolo. Peccato che il concetto di “complementarietà” è stato dimenticato a favore di quel libertinario concetto di “uguaglianza” che, come al solito, è instillato dalle visioni diaboliche. La bellezza del ruolo femminile viene quotidianamente distrutta dalla “mascolinizzazione” del genere. E viceversa.

    Basta semplicemente invocare l’immagine della donna coi pantaloni e gran fumatrice (cavallo di battaglia dell’immagine femminista) per rendersi conto della “defemminilizzazione” di essa. Come per dire: per ottenere “l’uguaglianza” devo fare l’UOMA e non la DONNA.

    • Gab ha detto:

      discriminalità*

    • Giulio Quaresima ha detto:

      Basta semplicemente invocare l’immagine della donna coi pantaloni e gran fumatrice (cavallo di battaglia dell’immagine femminista) per rendersi conto della “defemminilizzazione” di essa.

      Quoto.

    • stefan@ ha detto:

      Fantastico, si propone esattamente quello che gli islamici avevano proposto di introdurre nella costituzione tunisina “E’ garantita la protezione dei diritti della donna, sotto il principio di complementarietà all’uomo, all’interno della famiglia, in qualità di associata all’uomo nello sviluppo del Paese”. Fortunatamente i legislatori tunisini si sono svegliati, ed hanno concordato di sostituire il termine complementarietà con uguaglianza. Si svegli anche lei, signor Gab!

      • francesco ha detto:

        Se l’uomo e la donna fossero uguali il genere umano si sarebbe fermato ai nostri progenitori, ma Dio non ha fatto l’uomo e la donna uguali, ma complementari l’uno all’altro, vuole che le faccia un disegnino di come l’uomo e la donna sono complementari? 🙂

        • stefan@ ha detto:

          Ah, quindi per lei quindi è solo una questione di sesso.. 🙂

          • Pino ha detto:

            beh dici poco? Se invece di essere complementari fossimo uguali sai che problemi

            • stefan@ ha detto:

              Quindi dalla differenza sessuale deriva la differenza dei diritti. Perché complementarietà vuol dire separazione dei ruoli. Che la donna non ha il diritto di ricoprire un ruolo maschile. E che ovviamente, il ruolo della donna è quello di essere casa e famiglia. E’ più che un ragionamento discriminatorio; è un ragionamento volgare, da fissati con il sesso. Che a quanto pare non è solo degli integralisti islamici.

              • Pino ha detto:

                tipica reazione femminile e femminista. Chi ha mai detto che la differenza sessuale provochi differenza dei diritti? E dove sarebbe tale differenza? Che io sappia non esiste affatto una differenza dei diritti, dove sta secondo te? A meno che per “diritti” non si intendano strane richieste femministe prive di senso come fanno i gay quando accampano inesistenti diritti come il matrimonio omosessuale. Chi ha detto che il ruolo della donna è quello di casa e famiglia? Lo dici tu estrapolando in modo del tutto arbitrario ed errato il mio punto di vista che non è affatto questo. La cosa che mi fa divertire sono queste reazioni che attibuiscono ad altri un modo di pensare del tutto falso ma che si vuol far passare per vero.

              • Uomovivo ha detto:

                è un ragionamento volgare, da fissati con il sesso.

                Se è vero che nella notte dei tempi l’umanità si è divisa in maniera naturale in due metà, è facile capire che la linea di demarcazione coincida con il sesso, e in linea di principio la donna, rispetto all’uomo, si è sempre dimostrata più cosciente di rappresentare soltanto metà dell’umanità.
                A essere fissati col sesso sono la donna e l’uomo moderni che compiono, seppur in buona fede, un errore fatale. L’errore nasce dal fatto di credere che tu sei la tua sessualità, quindi che tu sei eterosessuale o omosessuale o che altro. Invece noi, ognuno di noi, è molto, molto di più e la nostra sessualità è solo una parte di ciò che siamo. Ma non si può assolutamente asserire che tra uomo e donna non esiste alcuna differenza fisica, intellettuale ed emozionale. Esiste qualche riscontro a questa pretesa identità? A me risulta di no, anzi, appare evidente il contrario, come ben siamo stati resi edotti da cinquant’anni di propaganda femminista: l’uomo ha delle caratteristiche, la donna altre. Sono diversi, tra di loro. Io alla donna avrei dato più privilegi che diritti.

                il ruolo della donna è quello di essere casa e famiglia.

                Per caso avresti il coraggio di chiamarlo un mestieraccio?
                Ormai è certamente assodato che questa concezione moderna della donna come grazioso parassita della casa è nata da una contemplazione approfondita della famiglia di un qualche ricco banchiere o da un impiegato snob, da cui emerge che il banchiere va in città e finge di far qualcosa, mentre la moglie del banchiere va al parco e non fa assolutamente finta di non far nulla.
                Ma tra tutte le opinioni moderne, generate dalla condizione di ricchezza, la peggiore è questa: l’opinione che la dimensione della casalinga sia monotona e scontata. In casa (dicono loro) c’è la salma del decoro e la routine, fuori c’è l’avventura e la varietà. Questa è decisamente l’opinione di un ricco.
                La verità è che per l’uomo moderatamente povero la casa è l’unico luogo libero. Anzi, è l’unico luogo anarchico.

                • stefan@ ha detto:

                  Ecco una risposta come si deve. Apprezzo le tue parole, su cui comunque concordo solo parzialmente per convizione (la differenza fisica, intellettuale ed emozionale non implica una complementarietà nei ruoli) e per esperienza (mia moglie quando era casalinga è stata sull’orlo di un esaurimento nervoso, solo iniziando a lavorare ne è uscita). Ti ringrazio comunque.

    • Pino ha detto:

      la citazione della Chiesa austriaca mi fa venire in mente la più allucinante messa che abbia seguito. All’inizio del 1989 mi trovavo a Vienna per lavoro. Era una domenica pomeriggio di febbraio e, uscito dall’albergo, faccio un giro in centro. Alle 6 di sera mi trovo sulla piazza della cattedrale di S. Stefano, entro, ed inizia la messa. Nella cattedrale ci saranno state, al massimo una decina di persone tutte molto anziane, io ero il più giovane. A parte la lingua che non comprendevo sono rimasto impressionato dal fatto che così poche persone assistessero alla messa, oltretutto celebrata nella cattedrale più importante. Ne ho tratto una impressione negativa sulla Chiesa austriaca, pertanto non sono affatto meravigliato dalla posizione di vescovi e preti di quelle parti, non fa che confermare la mia impressione.

  • Luca ha detto:

    Politi… un nome una garanzia. Di balle