La Chiesa e il Mpv aiutano le donne vittime dei traumi post aborto
- Ultimissime
- 01 Nov 2012
Il 22 maggio 1978 è stata introdotta in Italia la legge 194 con la quale è stato legalizzato l’aborto. Una grave sconfitta per la vita, per i pro-life e per tutti coloro che –in linea con l’evidenza scientifica– ritengono immorale e sbagliato sopprimere un essere umano, indesiderato, nella prima fase della sua esistenza.
La Chiesa cattolica e molti cattolici, tuttavia, hanno preso atto di questa sentenza continuando comunque ad esprimere la loro posizione contraria. Senza interessarsi troppo delle accuse (infondate) di discriminazione delle donne, la Chiesa non solo ha proseguito il suo lavoro a livello culturale ma ha anche avviato progetti per aiutare ed accogliere le donne che hanno abortito, molte delle quali diventate vittime della sindrome post-aborto.
Proprio in questi giorni sono stati aperti a Roma due spazi di consulenza totalmente gratuiti. Si chiamano “Da donna a donna” e sono stati attivati dal Movimento per la Vita. Nelle due sedi, che si trovano presso il Cav Palatino (piazza Sant’Anastasia) e nel centro Caritas di via delle Zoccolette, psicoterapeute, sessuologhe, sociologhe e operatrici del Cav aiuteranno le donne a superare i propri disagi. L’iniziativa, che è stata presentata recentemente a Roma nel corso del convegno “Le conseguenze psichiche dell’interruzione volontaria di gravidanza“, rientra nell’ambito del progetto “Futuro alla vita” realizzato con il contributo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Come riportato da Avvenire, il presidente del Mpv Carlo Casini ha spiegato: «Dobbiamo recuperare queste madri alla fiducia e alla speranza della vita, occorre studiare il problema, ancora poco conosciuto, e formare i nostri operatori». Sopratutto bisogna superare le forze abortiste che si oppongono all’informazione scientifica circa la gravità di questa sindrome: «Molte ricerche in tutto il mondo, tranne che in Italia», – ha spiegato lo psichiatra Tonino Cantelmi, «hanno dimostrato che l’interruzione volontaria di gravidanza nelle sue varie forme, chirurgica e anche chimica, costituisce un fattore di rischio per la salute mentale. Questa è un’informazione che dovrebbe essere data a qualunque donna si avvicini a un percorso abortivo». Un elenco di questi studi si può trovare nella nostra pagina creata apposta sull’argomento.
Il movimento “pro-choice” (in America chiamato anche “pro-death”) purtroppo contrasta violentemente la presenza di queste informazioni all’interno dei consultori, preferendo che le donne abortiscano nell’ignoranza di quello che stanno facendo e delle sue conseguenze. Secondo vari studi, ha poi spiegato la psicoterapeuta Cristina Cacace, «il 44 per cento delle donne dopo l’aborto ha disturbi mentali, il 36 per cento disturbi del sonno e l’11 per cento deve assumere psicofarmaci». Il cosiddetto «disturbo post traumatico da stress – ha aggiunto Cacace – può condizionare la regolazione dei sentimenti. Il 20 per cento delle donne che abortisce prova grande stress abortivo, i sensi di colpa complicano la situazione e impediscono l’elaborazione del lutto».
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12 commenti a La Chiesa e il Mpv aiutano le donne vittime dei traumi post aborto
scusate, ma con tutte i posti che ci sono a Roma, proprio in via delle Zoccolette?
Anch’io, quella è la prima cosa che è balenata nella mia mente, ma non l’ho scritto.
Pare una barzelletta alla Alvaro Vitali!
Ok esco allo scoperto, l’ho pensato anch’io!
Suggerisco di cambiare sede, o di far cambiare il nome della via… quello attuale è davvero improponibile!
Inopportuno il nome della via? Dipende dai punti di vista. Infatti, credo che non sia inverosimile sospettare che a qualcuno risulti azzeccatissimo.
Scusate l’O.T., per il sig. Carmine, che replica a commenti bloccati in un altro thread.
Che vita squallida… Marcoz
Mah, devo dire che, col suo commento, dimostra di non averne imbroccata una (dalla mia opinione sul sesso all’età che avrei).
Invece di giocare a fare il profiler, poteva farci su una risata (sì sì, lo so che se l’è fatta, però io intendo un altro tipo di risata) e finirla lì.
Stia bene.
P.S.: la natura ci prende costantemente in giro, ma non è mica il caso di prendersela.
la natura ci prende costantemente in giro
E con lei e’ stata particolarmente crudele vero?
E lei accetta di essere continuamente ingannato dalla natura? Non è certo sintomo di un’esistenza lieta, semmai esprime sudditanza e frustrazione: la natura umana cerca continuamente un significato ultimo alla vita, ma questo è per lei un inganno continuo. Non è certo una posizione invidiabile, la sua.
Per quanto mi riguarda ho preso sul serio l’invito della mia natura umana, ho cercato se ci fosse una risposta a questa indomita domanda e l’ho trovata solo nel cristianesimo.
Ognuno ha la sua strada, dirà lei. E’ vero, ma ora io sono in pace verso la natura umana (detto anche “io”), mentre lei persiste nel vivere il presunto inganno continuo.
Devo dire che è impressionante la facilità con cui si giunge a conclusioni di carattere personale, sulla base di tre righe scritte in croce. C’è di buono che è gratis e che non ho dovuto accomodarmi su uno di quegli antipatici lettini.
Rinnovo la mia esortazione a farsi casomai una risata, se si è letto il mio siparietto sul “sesso matrimoniale”.
Non siate sempre così seriosi.
Buona serata.
E’ un peccato che non voglia entrare nel merito. Sinceramente davanti a uno che invita gli altri a fare sesso il più possibile prima del matrimonio perché se no “dopo non si può più” (con la solita tiritera del matrimonio tomba dell’amore) una risata me la faccio, ma è per compassione.
Apprezzo però il tentativo di voler divertire a tutti i costi, però sia più costruttivo.
Saluti.
Divertire a tutti i costi, non direi: il tentativo di suscitare un po’ di ilarità – sottolineando quanto sia per certi versi comico, aspettare di essere sposati per far sesso – è stato uno ed è rimasto tale.
Se sono stato costruttivo o no, forse lo potrà decidere chi raccoglierà il mio invito a mettere fieno in cascina finché è stagione; nella speranza che nessuno si faccia prendere eccessivamente dalla foga, per poi finire con la mietitrebbia in un fosso.
Ora mi congedo e lo faccio lasciando qualcosa che, sono certo, farà piacere ai frequentatori di questo sito: http://tinyurl.com/d48xg6u
Saluti
Marcoz.
Lei con quella esortazione di basso livello intendeva comunicarci la sua cultura sessuale.
Ebbene io che provengo (posso dirlo?) da un impostazione simile: posso che concordare, ma allo stesso tempo rifiutare il valore che lei dà all’atto sessuale.
Appartengo pure io ad una generazione malata di sesso. E’ stato bello condividere spesso queste emozioni…
Però ha avuto sempre tutto un significato, non l’ho vissuto mai banalmente e ho sempre cercato di non squalificare la persona che mi stava accanto; comunque avessi un figlio non permetterei mai di comportarsi come mi sono io, quel mio modo di fare era sintomo di malessere affettivo. La nostra generazione ha dimenticato ad amare.